Capitolo 27

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Hermione artigliò con tutte le sue forze la pietra della parete, conficcando le dita tra una discrepanza e l'altra, le gambe che non reggevano più il peso consistente del suo corpo senza forze. Reduce dal recente - ed ennesimo - battibecco con Malfoy, la giovane Grifona si sentiva sconquassata, debole come gelatina. E questa volta non provava quelle cose per l'offesa ricevuta dal Serpeverde, bensì da quello che aveva provato nei mendri del proprio petto: un miscuglio di emozioni, intense sebbene ancora dormienti, che l'avevano destabilizzata fino a indurla ad allontanarsi da quel ragazzo sfuggente, il più delle volte aggressivo e velenoso.
In un impeto disperato, nel tentativo di inalare quanta più aria possibile nei polmoni, Hermione afferrò il nodo della cravatta - come sempre perfettamente composto - e lo disfò con vago gesto rabbioso. Rabbioso... sì, perché in fondo era così che si sentiva, oltre che frustrata e confusa: rabbiosa. In primo luogo, nei propri confronti perché si era permessa anche solo di provare qualcosa, nei confronti di quella serpe; in secondo luogo, ovviamente, nei confronti di Malfoy, il quale sembrava gongolare nell'instillarle confusione e rabbia. Chiuse un attimo gli occhi, assaporando una lunga boccata d'aria, le dita tremanti di una mano a tapparle le labbra anch'esse scosse da piccoli fremiti quasi stesse per scoppiare a piangere. Solo un lieve sibilo abbandonò la sua bocca dischiusa, mentre con un sobbalzo violento si rendeva conto che una mano si era andata a posare sulla sua spalla, facendo debolmente leva affinché si voltasse nella sua direzione.
Hermione si voltò, incontrando gli occhi confusi e preoccupati di Ron, che la scrutavano con un fare talmente apprensivo da stringerle il cuore in una morsa ferrea. -Ronald!- biascicò quand'ebbe trovata la forza necessaria per parlare, cercando di ricomporsi, assumendo un'espressione pressapoco tranquilla. Ormai era diventata una maestra a regola d'arte nel mascherare i propri sentimenti, e Hermione si chiese quando avesse cominciato a farlo... proprio non ricordava. -Ron, che ci fai qui?- un sorriso vacuo aleggiò tra le sue labbra e i suoi occhi, meno luminosi di come apparivano solitamente. Ron li conosceva bene, gli occhi della sua migliore amica, per intere ore era rimasto a guardarli con fare incantato; quindi, si rese immediatamente conto che qualcosa non andava. Era come se avessero rubato un pezzo di Hermione, come se l'avessero fatta a pezzi per poi ricomporla malamente, una sorta di puzzle assemblato in maniera errata.
-Stavo cercando te e Harry- borbottò il rosso, aggrottando le sopracciglia. -Era venuto a cercarti, pensavo foste insieme- aggiunse, guardandosi attorno come se il loro amico dovesse comparire da un momento all'altro, quasi stesse indossando il Mantello dell'Invisibilità.
La Granger boccheggiò, spalancando le palpebre: che Harry avesse visto qualcosa e avesse fatto qualcosa di stupido? In fin dei conti, non sarebbe di certo stata la prima volta che il ragazzo agiva seguendo l'impulso del momento... Eppure, lo escludeva. Era stata molto attenta, no? Avrebbe notato se qualcuno li spiava. E poi anche se Harry li avesse visti non aveva importanza, dato che non stavano facendo nulla di strano o fuori dall'ordinario: Malfoy l'aveva importunata, come al solito. La ragazza continuò a ripeterselo, ma dentro di sé Hermione sentiva che c'era dell'altro, percepiva che avrebbe dovuto grattare un po' quella superficie opaca che erano diventati i suoi pensieri per poter scorgere finalmente quello che si celava sotto; tuttavia più scavava, più si sentiva ottenebrata, confusa, come se le mancasse qualche tassello di tutta la storia.
Trovandosi dunque senza forze nel tentativo di cercare una risposta che effettivamente sembrava non esserci, la Granger scrollò impercettibilmente le spalle, chinando un attimo lo sguardo sui propri piedi. -Dev'essersi perso chissà dove, perché io non l'ho proprio visto- replicò in un sibilo. Quella era la pura verità, nonostante ciò si sentiva terribilmente in colpa come se avesse appena raccontato un'imperdonabile bugia; con gli occhi di Ronald puntati addosso, la giovane deviò lo sguardo dall'altra parte, con l'inconsistente paura che - se solo le loro pupille si fossero incrociate - lui avrebbe potuto vedere nel riflesso dei suoi occhi bruni ciò che era appena accaduto. -Andiamo a cercarlo- aggiunse subito dopo, vedendo che l'altro non aveva alcuna reazione eccessiva.
Ron annuì un poco, incassando la testa tra le spalle e seguendola lungo il corridoio silenzioso, pieno di spifferi che si insinuavano dentro le maniche dei vestiti, correndo lungo i loro arti fino a farli rabbrividire leggermente. Il ragazzo dalla caratteristica chioma rossa aveva come un retrogusto amaro in bocca, una spiacevole sensazione in fondo allo stomaco. Benché spesso distratto e con la testa fra le nuvole, Ronald aveva percepito benissimo il divario che si stava creando tra loro tre, una distanza che si era creata con le sparizioni sfuggenti della loro migliore amica ed era ultimata con i comportamenti incomprensibili di Harry. Con una fugace occhiata in direzione della Grifona, Ron si chiese per l'ennesima volta cosa diamine stesse accadendo.

                               ***

Rabbioso come poche altre volte nella sua vita, con l'espressione altezzosa di Potter ancora impressa nella mente, gli occhi bruni della Mezzosangue che lo guardavano pieni di una terribile confusione, Draco divorò il corridoio con lunghe e veloci falcate. La sua meta svettava a pochi metri da lui, con la divisa nera perfettamente in ordine e i capelli lisci appiattiti lungo un viso smunto, tanto annoiato da apparire inespressivo. Severus Piton sembrava quasi lo stesse aspettando, quando Malfoy aveva volto i propri passi nella direzione dell'ufficio del professore che, di lì a poco, era diventato il nucleo fondamentale della sua rabbia. Potter e la sua stupidità boriosa non era stato altro che sale sulle sue ferite, solo altro concime per la rabbia e il tumulto che aveva inizialmente provato dentro di sé. Dimentico di dove si trovasse, del fatto che quell'uomo dalla figura austera fosse un suo professore, Draco sfoderò la bacchetta e la puntò contro il petto di Piton, le nocche delle dita sbiancate da tanto era salda la sua presa. Tremava, Draco. Lo guardava con occhi furenti, le labbra talmente strette da apparire come una linea sottile e pallida.
-Come ha osato farlo?!- fortunatamente riuscì almeno a calibrare il tono di voce, facendo uscire solo un sussurro roco che gli grattò fastidiosamente la gola. Avrebbe voluto urlare con tutto il fiato che aveva in gola, non solo per quello che aveva fatto Piton, ma per tutto quello che gli stava accadendo in quel periodo; la sua vita si era trasformata in un circo delirante, tanto che si sentiva fortunato a non essere divenuto matto. Il compito che gravava sulle sue spalle - che non aveva mai smesso di appesantirgli l'animo - lo stava torturando: perché a lui? Perché non a qualcun altro?
Come c'era da aspettarsi, tutto quello che ricevette da Piton fu una lunga e fredda occhiata. Il professore non fece una piega, e non si scomodò nemmeno nel tentare di fargli abbassare la bacchetta, rimanendo col mento mezzo alzato e gli occhi scuri che lo fissavano con palese disgusto. -Ti avevo avvisato, Malfoy- mormorò lentamente, scandendo le parole una ad una. -L'Oscuro Signore ti ha dato un compito, e sarebbe davvero magnifico se tu non seminassi problemi lungo il tragitto- calcò su ogni singola parola con enorme sarcasmo, approfittando di un momento di debolezza del ragazzo per spostarsi lontano dalla punta della sua bacchetta. Con fare pieno di noncuranza, Piton entrò nello studio lasciando che il ragazzo lo seguisse al suo interno, fremente di rabbia.
Malfoy continuò a tenere la bacchetta alzata, seppur con meno spavalderia di prima. La forza d'animo che aveva raccimolato lungo i corridoi di Hogwarts, alimentata dall'ira, stava lentamente sfumando per lasciare il posto alla stanchezza. Tutte quelle forti emozioni lo stavano prosciugando di ogni energia, distogliendo la sua attenzione dal motivo principale per cui si trovava ancora fra le mura di quella scuola.
-Non c'era assolutamente nessun problema, fin quando è arrivato lei!- sibilò contrariato Draco, mentre Piton chiudeva la porta con un rapido gesto della bacchetta. -Herm... la Granger non costituiva alcun intralcio al compito che l'Oscuro Signore mi ha affidato-
Severus si voltò di scatto. -Commovente- inarcò un sopracciglio scuro, gettandogli un'occhiata dall'alto verso il basso. -Vedo che i tuoi sentimenti ardono di vera passione, Malfoy. Davvero commovente. Peccato che tali sentimenti sembrano averti fatto dimenticare totalmente quello che l'Oscuro Signore ti ha affidato- nella stanza c'era talmente silenzio che i passi di Piton risuonarono tutto attorno, nonostante di fatto si muovesse con la solita lenta eleganza. Malfoy non ebbe il coraggio di obiettare, seguendo semplicemente con lo sguardo il professore. Severus si fermò in corrispondenza della scrivania, dando le spalle al giovane Malfoy. -Come farai ad affrontare tale compito, se non sei nemmeno in grado di portarne a termine uno semplicissimo? L'Oscuro Signore non è paziente quanto me-
C'era del ridicolo nell'ultima sentenza: da quanto Piton era paziente? Ma Draco decise di nuovo di stare in silenzio per qualche istante, riponendo saggiamente la rabbia in un angolo del suo essere. Dopodiché, quando si fu debitamente calmato, proclamò: -Ci riuscirò-.

                                ***

Ciao a tutti!
Ho quasi paura ad aggiornare, dopo tutto questo tempo passato nel silenzio. Posso solo scusarmi enormemente e per la millesima volta dei miei rari aggiornamenti. Come motivo di tale assenza posso dar la colpa all'Accademia che mi ha assorbito completamente fino ad un mese fa, e soprattutto alla totale assenza di creatività. Fortunatamente un po' è tornata, anche se non so proprio dire come sia uscito questo capitolo... beh, ditemelo voi! Fatemi sapere cosa pensate con un voto ed un commento, se vi va.
Come sempre vi ringrazio immensamente!

lastelladelmattino✩


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