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Af discrive

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In seguito alla morte di sua madre, Dyana si trasferisce a Steeland, una cittadina sconosciuta fuori dal mond... Mere

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
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Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
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Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
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Capitolo 36
Capitolo 37

Capitolo 17

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Af discrive

Phoenix andò via quando l'orologio della cucina scoccò le tre di notte.

Il giorno dopo Dyana raggiunse Isabel a casa sua. Doveva parlarle di ciò che era successo e non si curò di risultare inopportuna. Era sabato e non poteva aspettare il lunedì per vederla.

Si alzò di buon ora, scese le scale e si presentò in cucina. Frank era davanti a una tazza di caffè, con due cerchi neri attorno agli occhi. Si vedeva che non aveva dormito per nulla

-Il lavoro ti uccide, zio. Dovresti rilassarti. Ti vengono le rughe- gli disse, mentre si riempiva una tazza di latte. Non immaginava dove fosse stato Frank la sera precedente, lo credeva dietro la sua scrivania a lavorare, o per le strade della città per il turno di notte.

-Ne subirò le conseguenze. Dove vai a quest'ora, di sabato?-

-Da Isabel. Non puoi neppure immaginare quanto abbiamo legato. E non aspettarmi per pranzo, starò via tutto il pomeriggio- uscì di casa.

Frank la guardò andare via, scuotendo la testa in disappunto. Sapeva che gli stava nascondendo qualcosa.

Quando suonò il campanello di casa Grayson, le venne ad aprire una donna che era la fotocopia della sua amica: alta, sinuosa, capelli biondi, occhi azzurri, naso all'insù e lunghe ciglia svolazzanti. Portava un completo elegante femminile con giacca e pantaloni color panna, con sotto una camicia nera di pizzo, dello stesso colore delle scarpe col tacco.

-Desidera?- chiese la madre di Isabel

-Sono un'amica di Isabel. È in casa?-

-Sta prendendo il sole in giardino. Ora la chiamo- raggiunse la portafinestra che, infondo alla cucina moderna, dava sul giardino.

Fu in quel momento che Isabel, fasciata da un costume intero e con un paio di occhiali da sole in testa, fece il suo ingresso, ciabattando sul pavimento di marmo lucido.

-Ma ciao, vedo che sei sempre pronta a disturbare- l'accolse tagliente, aprendo il frigo -stavo giusto per prepararmi un'aranciata. Vuoi favorire?-

-Non chiederei di meglio- rispose Dyana, sedendosi dietro il tavolo.

La madre di Isabel salutò freddamente entrambe, prese un mazzo di chiavi dal mobile del corridoio e uscì di casa.

-Perché sei qui?- tagliò corto la bionda

-Ieri sera Andrew ha portato in casa mia Phoenix, sanguinava: è stato accoltellato e picchiato da Ashton e dai suoi amichetti. Non pensi sia il caso di fare qualcosa?-

Isabel stava spremendo la prima arancia -Del tipo? Non abbiamo nessun potere e Phoenix non vuole essere aiutato-

-Penso che dopo ieri abbia cambiato idea. E poi tu sei la figlia di un avvocato, non puoi impegnarti un po'?-

-Da mia madre non riuscirei a sapere niente, ma dal suo fidanzato sì. È anche lui un avvocato e ha difeso Bred Lee in un altro processo, anni fa. Ho un certo ascendente su di lui, è molto riservato su questi argomenti, ma sono sicura che toccando le corde giuste, potrei anche convincerlo- Isabel parlava con un tono sicuro e spedito, ma il tremore delle sue mani la tradiva. Dyana notò quell'improvviso nervosismo.

-Per quanto riguarda la storia tra me e il professor Daves...-

-Quale storia?- Dyana si alzò di scatto, premendo i palmi sulla superficie del tavolo. Non aveva nessuna intenzione di rovinare Isabel, tutt'al più si sarebbe divertita a punzecchiarla.

Tutti nascondiamo dei segreti, e Isabel ne aveva più di quanti sembrava.
Non avrebbe mai immaginato cosa quegli occhi azzurri e puri potevano nascondere.

Isabel si ricompose sulla sedia -Niente- si affrettò a rispondere.

-Vado in bagno- annunciò Dyana, Isabel indicò con l'indice il piano di sopra, segno che doveva salire le scale.

Entrò in bagno e chiuse la porta alle sue spalle, si legò i capelli rossi e si sciacquò il viso. Quel giorno non aveva indossato neppure un filo di trucco. La sua bocca rossa e liscia veniva coperta dalle gocce d'acqua fresca, che bevve per rinfrescare la sensazione di secchezza che la stava attanagliando.
Tutto d'un tratto sentì la porta di casa chiudersi, dopo un po' un forte rumore dal piano di sotto, qualcosa di vetro che si era infranto contro il pavimento.
Si asciugò il volto e uscì dal bagno, scese le scale e si fermò a metà, dove la visuale della cucina era parziale: Isabel era schiacciata contro il tavolo, le si vedevano solo i capelli e metà della faccia, mentre tutto il resto era coperto dalla schiena di un uomo alto, con una barba curata.

La mano di quest'ultimo saettava velocemente sotto la stoffa del costume della ragazza, che tentava di respingerlo invano. Sarà stato per quel motivo che il bicchiere di aranciata giaceva per terra con il contenuto rovesciato sulle mattonelle.

Dyana quasi corse per raggiungere i due. L'uomo si staccò da Isabel nel sentire il rumore di passi estranei, mentre Isabel sfoderò un sorriso verso l'ospite.

Fu incredibile come riuscirono tutti e tre a fingere che non fosse successo niente

-Dyana, ti presento il compagno di mia madre- disse Isabel squillante, mentre si abbassava per pulire -Guarda qui che sbadata-

-Robert- si presentò l'uomo.

-Io e la mia amica parlavamo giusto di te. Non è vero che anni fa hai rappresentato Bred Lee in un processo?-

-Sì, ma parliamo di circa vent'anni fa- rispose Robert -Io mi ero appena laureato e avevo aperto la mia agenzia, Bred viveva a New York. Eravamo amici dall'università, lui mi chiese di rappresentarlo in un processo.-

-E di cosa era accusato?- domandò Dyana

-Perché vi interessa?-

-Ci interessano le storie misteriose che non conosce nessuno. Dovremmo intrattenerci in qualche modo, no? Io quando mi annoio divento molto chiacchierona. Sai, non vorrei chiacchierare proprio con mia madre...- Isabel lasciò la frase in sospeso.

Dyana trattenne una risata, Robert si sedette al tavolo difronte alle due.

-Cos'altro volete sapere?-

-Di cos'era accusato?- chiese la bionda

-Sfruttamento di prostituzione. Aveva un bar a New York, al piano di sopra c'era un appartamento  che sarebbe dovuto servire come cantina del locale. Lo accusarono di aver organizzato lì degli incontri-

-Era la verità?- chiese Dyana, mentre Isabel a quella notizia era come se fosse caduta in trance. Aveva gli occhi vuoti puntati su Robert, ma non lo guardava veramente.

-La verità non interessa a un bravo avvocato. Io difesi semplicemente il mio amico e cliente. Fu assolto, nessuna delle ragazze interessate si presentò né prima né dopo il processo per denunciarlo, né tanto meno i clienti. Sarebbero stati tutti accusati, non conveniva a nessuno. Dopo Bred pensò di trasferirsi in un posto più tranquillo e ritornò qui, a Steeland, dov'era nato e cresciuto. Io lo seguii qualche anno più tardi. Quando ci rincontrammo si era sposato con Ellen, la sua fidanzata. Avevamo entrambi trent'anni, io continuai con il mio lavoro, aprii la mia agenzia qui, mentre lui puntava molto più in alto. Devo dirvi che rimasi scioccato quando scoprii che era diventato sceriffo, non mi sarei mai aspettato che Bred votasse la sua vita alla legalità, né che sposasse una donna che ambiva a diventare il futuro sindaco. Trascorsero gli anni, nacque Ashton, entrambi ottennero ciò che volevano. Erano la coppia più bella di Steeland- si fermò e si rivolse a Isabel -Intanto tu già sai che incontrai tua madre, iniziò a lavorare per me, a rappresentare molti clienti dell'agenzia al di fuori di questa città...-

-Il resto è una storia che conosco fin troppo bene- lo fermò Isabel con una mano

-E perché in quest'ultimo processo non ha rappresentato lei il signor Lee?- domandò Dyana.

-Perché venne ritenuto che per il legame stretto con Bred avrei avuto un conflitto di interessi. Infatti sarebbe stato così. Mia moglie è stata bravissima, è riuscita a far uscire Bred completamente pulito.-

-Peccato che la giustizia abbia fatto il suo corso in altri modi, no?- chiese retorica Isabel.

-Assassinare un uomo non è giustizia, ma omicidio. Quel selvaggio, Phoenix, è un delinquente, non un giustiziere. Lo sanno tutti-

-Ma non tutti sanno che le accuse verso Bred Lee erano vere- Isabel si alzò di scatto.

-La giustizia dice il contrario.-

-La giustizia dice che non ci sono prove sufficienti per accertare il fatto che continuasse a incentivare spaccio e prostituzione, in questa città di merda. Anzi, la giustizia non ha voluto cercarle, queste prove.-

-Ed è lo stesso motivo per cui il tuo fidanzatino è ancora a piede libero- rispose acido Robert, riferendosi a Phoenix -Arrenditi, Isabel. Cerca qualcos'altro con cui divertirti. Questa è una questione più grande di te. Non hai idea di cosa potrebbe succedere se continuassi a ficcare il naso in cose che non ti riguardano- Robert non volle sentire più nulla, raggiunse la porta di casa e uscì sbattendosela alle spalle.

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