¡Mala Mía!paulo dybala

basiqally द्वारा

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Fe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football ... अधिक

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epílogo
ringraziamenti
missing moments: 1, no corras
missing moments: 2, talking helps a lot
missing moments: 3, mira quien volviò!
missing moments: 4, quien es la otra?
missing moments: 5, concluir algo con él
missing moments: 6
missing moments: 7
missing moments: 9
missing moments:10, quella foto di noi due

missing moments: 8

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basiqally द्वारा

«Cosa guardi?» chiedo, con un tono di voce scocciata, mentre Paulo è fermo davanti a me, guardandomi come se non mi conoscesse, come se vedermi lì gli avesse tolto la terra da sotto i piedi. Lo guardo anche io, spero di non sembrare così sconvolta quanto lo è lui, anche perché devo sembrare almeno un po' seria e sicura di me.

«Io non... ti aspettavo» annuisco leggermente. Non so cosa dire, anzi, sto quasi pensando di tornare indietro, di lasciar stare questa missione suicida che mi era stata consigliata non solo da una ma da due delle mie più care amiche «Entra dai» si schiarisce la voce e mi fa spazio, spostandosi e lasciando aperta la porta per farmi entrare. Io lo sorpasso facilmente e mi fermo giusto a qualche metro da lui, guardando l'appartamento che abbiamo condiviso per un paio di mesi.

«Fa caldissimo qui, solo perché prendi tantissimi soldi non vuol dire che devi spenderne altrettanti in riscaldamento» affermo appena lui chiude la porta. È così che reagisco quando non mi sento a mio agio e l'insicurezza punge come un ago ogni centimetro della mia pelle.

«Scusa se ti rispondo bruscamente, ma non penso che tu abbia il diritto di mettere parola nelle mie decisioni al momento» sorride teneramente e si muove in imbarazzo sui piedi, spostando il peso da una gamba all'altra e continuando a sistemarsi la maglietta a maniche corte e i pantaloncini che gli arrivano giusto sopra le ginocchia. Sospiro. Sono venuta qui per chiarire cosa stia succedendo, non per aggredirlo, anche se per quello avrei tutto il diritto.

«Hai ragione, scusa» ammetto. La mia voce esce quasi strozzata e abbasso lo sguardo, immediatamente in imbarazzo. Sento, dentro di me, che il muro di sicurezza che mi ero costruita durante il tragitto si sta smontando, mattoncino dopo mattoncino, e non posso permettermelo se voglio ottenere la verità dall'uomo che ho davanti.

«Puoi toglierti la giacca, se hai freddo, o sederti sul divano. Vuoi qualcosa da bere?» chiede lui quasi subito, per evitare che il silenzio si insinui troppo in questa "conversazione", se è così che possiamo chiamarla.

«L'ultima volta che sono venuta qui non mi hai riservato questa accoglienza» nonostante le mie parole pronunciate con un tono tagliente, mi sfilo la giacca di dosso e l'appoggio sul divano, dove mi siedo subito dopo. Da qui non posso vedere la cucina, ma posso sentire Paulo armeggiare con i cassetti e gli utensili per portarmi qualcosa da bere.

Appena pronuncio quella frase, lui si ferma. Lo sento chiaramente sospirare e posso immaginarlo mentre chiude gli occhi e appoggia la fronte a una delle ante chiuse in cucina, mentre cerca di respirare regolarmente e ragiona su come rispondermi senza risultare cattiva come ho fatto io.

«Hai ragione, e riconosco di aver sbagliato» dice poi, riprendendo a muoversi per la cucina. Mi rendo conto che, prima d'ora, poche erano le volte in cui aveva messo da parte l'orgoglio ammettendo di avere sbagliato «Ma è stato tanto tempo fa» aggiunge poi, facendo sospirare me.

«A me questo mese non è passato così velocemente, ma d'altronde il tempo passa più velocemente quando ci si diverte, o no?» finisco di dire questa frase proprio mentre lui sta venendo da me con un bicchiere pieno di -probabilmente- succo ace, l'unica bevanda che non sia acqua che ha sempre in casa. Lo vedo fermarsi bruscamente e far uscire qualche goccia di succo dal bicchiere, ma è solo un attimo, perché si riprende subito e in pochi secondi è davanti a me e mi sta porgendo il tutto.

«È stato un mese molto lungo anche per me» ammette, sedendosi dall'altra parte del divano, consapevole di non poter stare a meno di un metro da me.

«Ah scusa allora, ma da quanto ho potuto vedere non mi è sembrato per nulla» prendo un breve sorso di succo dal bicchiere prima di continuare «Proveniva dal tuo appartamento la ragazza che stava scappando in lacrime quando sono arrivata?» chiedo, ritrovando l'aggressività che avevo perso quando aveva ammesso di aver sbagliato.

«Sì, proveniva da qui» ribatte lui subito «E quel ragazzo con cui ti diverti a passeggiare al parco del Valentino, è mica mio nipote Lautaro?» mi torna pan per focaccia, lasciandomi senza parole. Cosa sta insinuando?

«Sì, tuo nipote, il famoso modello e attore argentino che nel tempo libero, oltre a farsi foto in biancheria intima, fa anche il cantante» alzo di mezzo tono la mia voce mentre attribuisco tutte le caratteristiche della presunta ragazza a Lautaro e mi rendo conto, per la millesima volta, di non avere niente in comune con lei. Ogni volta, è come se il mio cuore affondasse sempre un po' più in giù, arrivando fino alla punta dei piedi.

«Ti senti sminuita dalla figura di Oriana? Pensa a me, che mi vedo messo da parte da mio nipote» guardo Paulo come se avesse detto una bestialità. Di tempo ne è passato, e anche di acqua sotto i ponti- o di ragazze nel suo letto, mi verrebbe da aggiungere- ma lui continua ad essere convinto del mio amore sconfinato per Lautaro.

«Cosa vuoi dire?» voglio delle spiegazioni, voglio capire perché dopo tutto quello che gli ho dimostrato lui non cambia ancora idea.

«Ogni volta che c'era un problema tra di noi tu correvi tra le sue braccia! È successo a più riprese per le nostre litigate minori, ma è successo anche subito dopo la litigata che ha portato a separarci poco più di un mese fa, prova a capire come mi sento!» si ferma, come se si aspettasse una mia risposta che non arriva.

La verità è che la sua argomentazione mi sembra così debole da poter cadere da sola in qualsiasi momento, come se il minimo soffio di vento potesse spingerla giù. Mi sembra così strano che lui pensi che stia in piedi, che abbia un minimo senso quello che sta dicendo.

«Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Cerchi di paragonare quello che ho fatto io con quello che hai fatto- e che stai continuando a fare- tu?» esclamo, alzando la voce tutta d'un colpo e facendo passare un'ombra di inquietudine sulla sua pelle pulita.

«Parli come se fosse successo chissà cosa! Oriana è un'amica di Dolores, siamo andati a ballare insieme una volta e lo stesso discorso si può fare per le "interminabili passeggiate" al parco» adesso ha le braccia stese lungo i fianchi e le mani serrate a formare un pugno. La sua aggressività, quando non si satura completamente in campo, ha bisogno di essere mandata fuori anche nella vita reale, e questo è chiaramente uno di quei momenti.

«Perché era qui allora?» gli chiedo a bruciapelo, sparando a zero su tutto ciò che ha detto fino ad adesso. Lui sembra boccheggiare per un attimo, considerando i pro e i contro del dire la verità e quelli di dire una bugia a fin di bene.
Questa lotta si riflette perfettamente sul suo viso: le sopracciglia aggrottate, gli occhi stretti, le labbra mordicchiate dai denti e la fronte corrucciata.

«Era venuta a salutarmi, riparte tra poco» dice poi, con un tono talmente traballante da causare dei dubbi pure a se stesso. Gli lascio qualche secondo per riformulare la frase, per dirmi la verità, ma quando mi rendo conto che non lo farà senza una piccola spinta da parte mia mi decido. Faccio due passi verso di lui, diminuendo la distanza tra di noi e sperando di suonare almeno un po' convincente adesso.

«Ed era per il vostro saluto tragico che è scappata in lacrime?» allaccio le braccia sotto il seno e aspetto una risposta «Dimmi la verità, Paulo» puntualizzo, quasi sussurrando, implorandolo di dirmi una volta per tutte chi è questa ragazza e perché sono - o sembrano- tanto intimi.

«Lei è venuta qui per salutarmi, sì, ma poi mi ha baciato» comincia a spiegare lui, arrivando subito al sodo come piace a me. Le sue parole, però, mi toccano più di quanto sperassi. Mi sento come se, tutto d'un tratto, il mio stomaco fosse scomparso, lasciando un grande e doloroso vuoto nella mia pancia che mi fa quasi piegare in due. Sbatto gli occhi più volte. Si sono baciati.

E, d'altronde, potevo anche aspettarmelo. Era un mese che io e Paulo non ci scambiavamo nemmeno un saluto, né ci incrociavamo per strada, e io mi aspettavo che restasse religiosamente dedito a me come avevo fatto io con lui?
Sicuramente siamo due persone diverse, e il suo atteggiamento lo dimostra.

«Lei ti ha baciato quindi a te non ha nemmeno sfiorato la mente il pensiero di tirarti indietro, mi sbaglio?» ora che mi sembra di aver perso tutto, punto sull'aggressività. Se devo sapere cosa succede, avrò almeno il diritto di sapere tutto e non solo una parte?

«Sì, ti sbagli, perché mi sono tirato indietro. Non volevo che mi baciasse, non volevo che mi baciasse nessuno che non fossi tu» ammette, guardandosi nervosamente in giro e facendomi quindi capire che quella non è tutta la verità.

«È per questo che è scappata?» chiedo, in modo circostanziale, per capire anche solo dal suo sguardo quanto sta mentendo e quanto di ciò che sta dicendo è invece vero.

«No, io...» fa una pausa, sembra contare fino a dieci prima di convincersi e trovare il coraggio per ricominciare a parlare «Io avevo bisogno di distrarmi, di distogliere l'attenzione dal mio pensiero fisso da un mese ormai: tu» non mi lascio abbagliare da quelle parole perché so che sotto c'è qualcosa che sicuramente non mi farà piacere.

«Quindi?» chiedo infatti, aspettandomi un'altra secchiata gelata in faccia come minimo.

«Dopo essermi allontanato, l'ho baciata. Avevo bisogno di sfogarmi e sapevo di piacere a Oriana più del doppio di quanto lei piacesse a me, quindi ci avremmo guadagnato entrambi» fa una breve pausa, giocando con le proprie dita «Ma non è successo nulla, ci siamo solo baciati. Ho capito che era una follia prima che le cose degenerassero solo guardando questo» alza la mano destra, posizionandola davanti al mio viso, e la mia attenzione ricade subito sul pollice, dove ha un anello. Ma non è un anello qualsiasi, è il mio anello, quello che avevo tolto e lasciato nel comodino di Paulo la mattina dopo che avevamo fatto l'amore per la prima volta.

«Non penso di capire... questo anello cosa vuol dire?» chiedo, toccandolo timorosa. Sto attenta ad essere precisa con i polpastrelli, per evitare anche solo di sfiorare la pelle del ragazzo e provocarmi dei brividi inutili.

«Subito dopo la nostra litigata sono andato a cercarlo e l'ho trovato esattamente dove mi avevi detto che sarebbe stato. Mi sono sentito un idiota ad aver dubitato di te, ho provato a cercarti ma tu non rispondevi, così ho deciso di portarlo con me. Questo rappresenta quanto sono legato a te» me lo sventola ancora davanti alla faccia, come se fosse la prova decisiva in un processo molto importante.

«Questo non rappresenta proprio nulla! Se tu pensi che il fatto che tu non sia andato a letto con una modella per dimostrarmi di essere rimasto "fedele" a me mi possa far cambiare idea ti sbagli, e anche di grosso. Una relazione non è fatta solo di non-tradimenti, è fatta di fiducia, di sincerità e di forza di volontà. E io, dopo tutta questa storia, sinceramente, non ho poi così tanta voglia di tornare con te»

lollissimo

questo capitolo è stato un parto perché, anche se a scuola vado male (🙃) ho veramente poco tempo per mettermi lì e scrivere scrivere scrivere quindi da adesso in poi adattatevi!

Fe non vuole perdonare Paulo, voi cosa ne pensate? Fa bene? Fa male? Parlatemi!

sennò alla prossima,

ciaone❤️

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