On Writing - [1/8]

By mattiafrigeri

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Primo volume della collana "On Writing". Questo non è un saggio e nemmeno una guida. È vita reale, sono io ch... More

Una partenza, sempre un addio
A "Bottega Finzioni"
Birra e sceneggiatura
Quando siete felici, fateci caso
Contro ogni aspettativa
Never give up
Sono un indeciso
Stiamo parlando di storie, no?
Scrivere è magico
Mentori e maschere
Direttamente on the wall
Scrivere come se fosse un fumetto
Quando scrivere
Quanto scrivere
Resisti
Una corsa al parco
La massa è disattenta
Più social
Quanto mettere in gioco di se stessi?
Consiglio
Rabbia
Let's play
Let's play... again.
Fiera a Roma
E la musica?
12/12/2017
Perché gli pseudonimi?
Ronan è un maleducato
Difficile
Cose che odio: chapter 1
Verso Bologna
Black Coffee
La tredicesima fatica
Mio libro in uscita
To be continued?
In coda
Wontolla
26/01/2018
27/01/2018
Like Jason Bourne
09/02/2018
Il metodo "Fiocco di Neve" e "La Grande Bellezza"
16/06/2018
24/06/2018
29/06/2018
02/07/2018
6/07/2018
11/07/2018
22/08/2018
23/08/2018
24/08/2018
25/08/2018
26/08/2018
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Il peso del legno
Bugie bugie
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Foto che da sole...
Pausa americana
13/12/2018
Mens sana in corpore sano
23/12/2018
Il terreno emotivo
Coherence
Leggendo Tondelli
Gente normale vs. scrittori
Delle città straniere
Mr. Yellow
Incontri ravvicinati della terza età.
Jovino e il Bunga bunga
Ieri su Facebook
Corri

02/01/2019

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By mattiafrigeri

Una curiosità che forse non tutti sanno su Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda Sayre:

La grande Zelda. Alla fine degli anni Venti, Zelda scrive con una certa continuità, e Scott pubblica questi pezzi a proprio nome, pur con il permesso di Zelda e l'avvallo di Harold Ober, l'agente di Scott. Il motivo era di ordine pratico: a nome Fitzgerald si potevano ottenere compensi molto più cospicui. Con quei soldi Zelda rinsaldava la sua indipendenza, pagandosi le lezioni di danza.

Per il biografo Jeffrey Mayers è indubitabile che Fitzgerald abbia usato materiale di Zelda (parti dei diari, lettere, discorsi, episodi) già a partire da Di qua dal paradiso). Zelda aveva talento, uno strano modo di associare le idee. Edmund Wilson ne era incantato: «Ho conosciuto poche donne capaci di esprimersi con tanta deliziosa freschezza. [...] I suoi discorsi evaporavano in un baleno».

Nel 1922, all'uscita di Belli e dannati, Zelda dichiara a una giornale: «Ho riconosciuto in una pagina un passo di un mio vecchio diario, scomparso misteriosamente, e stralci di mie lettere. Il signor Fitzgerald a quanto pare pensa che il plagio inizi a casa».

Il loro è un gioco di rimandi e accuse vertiginoso. «La scuola Fitzgerald è evidente», dice una volta al marito. «Però io sono più estatica, forse troppo. Visto che non sono capace di inventarmi qualcosa di diverso dalla reiterata serie di "disse", l'ho enfatizzata à la Hemingway ma in base alla mia pena».

(testo tratto da Sarà un capolavoro, Leonardo G. Luccone)

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