¡Mala Mía!paulo dybala

بواسطة basiqally

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Fe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football ... المزيد

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epílogo
ringraziamenti
missing moments: 1, no corras
missing moments: 2, talking helps a lot
missing moments: 3, mira quien volviò!
missing moments: 4, quien es la otra?
missing moments: 5, concluir algo con él
missing moments: 6
missing moments: 7
missing moments: 8
missing moments: 9
missing moments:10, quella foto di noi due

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بواسطة basiqally

«Quando esattamente hai pensato che organizzare una cena di Natale con me, tua madre, Nahuel e la sua ragazza e due tuoi amici fosse una buona idea? Lo sai che prima di dire le cose bisogna contare almeno fino a dieci, per riuscire a capire se sono cazzate ed è meglio stare zitti o no?» e così era cominciata la mia Vigilia di Natale, tra pacchetti e pacchettini sotto l'albero e cappelli di Babbo Natale sparsi per la casa.

Paulo, dal canto suo, era più eccitato del solito. Sembrava quasi un bambino mentre correva per la casa, sprizzando energia da tutti i pori, mentre organizzava le ultime cose.

«Stai tranquilla che ho già preparato tutto, e mamma adora il Natale, sicuramente non cercherà di rovinarlo a tutti per un capriccio» mi aveva rassicurato, stamattina alle dieci, quando avevo sbottato contro di lui.

Inutile dire che la intraprendente Alicia aveva stupito il figlio ancora una volta, inasprendosi come un limone e trovando insulti nuovi e sempre più fantasiosi da rivolgermi tra la preparazione di una portata e l'altra.

«Okay, Rodrigo mi ha scritto che stanno per arrivare, metti queste» Paulo, con in una mano il cellulare e nell'altra un cerchietto con le corna da renna, mi guarda sorridendo da un orecchio all'altro.

«Io le corna da renna non me le metto» dico categoricamente, sedendomi a gambe incrociate sul divano ed evitando di guardare il suo cappellino forse un po' troppo eccentrico.

«Dai, entra nello spirito natalizio» Alicia si siede sul divano accanto a me, anche lei con un cerchietto imbarazzantemente natalizio in testa.

«Tesoro, accontentalo per una volta e mettiti quelle corna da renna,visto che non lo soddisfi negli altri campi» spalanco la bocca nel sentire quelle parole con un malcelato doppio senso uscire dalla bocca della donna e afferro quelle maledette corna dalle mani di Paulo proprio mentre suona il campanello.

«Vado ad aprire, visto che a quanto pare non apro mai niente» ribatto acidamente, marciando verso la porta d'ingresso e fortunatamente mi ritrovo davanti un volto conosciuto.

«Nahuel, ciao!» lo abbraccio velocemente, dando immediatamente più attenzione alla ragazza che è con lui «E tu devi essere Florencia! Mi fa veramente piacere conoscerti finalmente, non finiva di parlare di te» saluto anche lei con un abbraccio, facendo entrare entrambi in casa.

«Tu devi essere Fe, invece, la ragazza che ha fatto perdere la testa a Paulo» il fatto che lei pronunci queste parole proprio dove Alicia possa sentirla me la fa adorare sempre di più, quasi costringendomi a rivolgerle un sorriso spontaneo.

«Sono io, e non pensavo tu fossi argentina!» ci stringiamo la mano, poi le indico il divano mentre vedo Paulo e Nahuel andare a prendere qualcosa da bere.

«Lo sono, ma non torno da molto tempo a casa» dice, con tono malinconico, accavallando le gambe.

«Oh, e posso chiederti perché?» ringrazio silenziosamente il mio ragazzo, afferrando il bicchiere che mi sta porgendo. I due poi si allontanano, parlando delle loro cose in un angolo della stanza. Alicia sembra essersi smaterializzata.

«Ho viaggiato molto per lavoro negli ultimi anni e ho avuto poco tempo per la mia casa e la mia famiglia e, quando mi sono stabilita in Italia, ho conosciuto Nahuel, una delle tante ragioni per restare qui. Tu invece? Sei a Torino da tanto tempo?» prendo un sorso di ciò che mi ha portato Paulo, pentendomi subito quando mi rendo conto che è vino bianco. Credevo di avergli detto che non bevo alcolici.

«Sono a Torino da meno di una settimana, in realtà» aggrotta la fronte, probabilmente confusa dalle mie parole «Vivo in Argentina, ho appena finito le superiori e sono venuta qui per stare un po' con Paulo, visto che a causa del suo lavoro non ci vediamo quasi mai» le spiego, e mi aspetto una reazione esagerata da lei, che invece sembra calma.

«Ah, capito. Ma quindi hai diciannove anni?» annuisco semplicemente, sperando che non scoppi come aveva fatto Alicia prima di lei.

«Oddio, ti posso dire che sembri più grande? Sapevo che fossi più piccola di Paulo, ma non così tanto! E dimmi, ti trovi bene per il momento qui a Torino? Ti sei ambientata abbastanza con la lingua o almeno in città?» prendo un altro sorso di vino, sorridendo per quanto mi trovo a mio agio con lei anche se la conosco da poco.

«Grazie, sei una delle poche che me lo dice» ridiamo insieme, e io trovo un attimo per guardare Paulo, il cui sguardo è fisso su di me già da un po'. Mi sorride, come a chiedermi se va tutto bene, e io annuisco quasi impercettibilmente, un po' stranita dal fatto che nessuno abbia ancora tirato i capelli a nessuno «Non conosco bene Torino, se devo dire la verità. Ho girato poco quest'estate quand'ero venuta l'ultima volta e anche in questa settimana. Diciamo che qui non conosco nessuno, se non Paulo, Alicia e Nahuel, e non volevo disturbare nessuno per passare un po' di tempo con me, quindi ho deciso di abbandonare le mie idee alla "Donnavventura" per dedicarmi ai test per entrare all'università» ammetto, con un po' di rammarico, ricordando che non ho ancora avuto il coraggio di scrivere a Lea.

«Oh, non devi farti problemi, se resterai ancora per un po' e se vorrai, potremmo uscire insieme qualche volta, così magari ti mostro un po' Torino e le cose che mu piacciono di più di questa città, che ne dici?» la sua voce esaltata e il sorriso costantemente stampato sul volto mi spingono ad annuire vigorosamente.

«Certo! È una bellissima idea» proprio mentre sto dicendo di sì, il campanello suona, annunciando l'arrivo degli altri due invitati.

Negare di aver controllato chi siano sui social è inutile, perché tanto sarebbe ovvio. Diciamo che il ragazzo mi sembra simpatico, ma la ragazza mi intimidisce un po' e non so nemmeno perché.

«Vado io» esclama Paulo, dirigendosi verso la porta. Alicia, a quanto pare, si è fatta viva di nuovo, e sta sistemando i regali che hanno portato Florencia e Nahuel sotto l'albero proprio mentre entrano gli altri due ospiti.

«Allora» comincia Paulo, con un berrettino da Babbo Natale in mano e le corna da renna nell'altra «Fe, Florencia, lui è Rodrigo, un mio compagno di squadra» gli stringiamo entrambe la mano prima che il ragazzo gli metta il berretto in testa «E lei è Mel, la sua ragazza» le porge le corna da renna, che lei guarda scettica prima di prendere in mano.

«Tranquilla, nemmeno io volevo metterle, l'ho fatto per la suocera» la rassicuro, facendola ridere e attirando l'attenzione di Alicia. Paulo sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

«Rodrigo, Mel, loro sono Fe Jazmín e Florencia, rispettivamente la mia ragazza e quella di Nahuel» finisce di presentarci, guardando la ragazza accanto a me per riuscire a capire quale sia il particolare che stona.

«Florencia! Tu non hai nessuna corna da renna!» esclama poi, sentendosi fiero di sé stesso come se avesse appena risolto un caso di omicidio.

«Credo che sia una cosa positiva?» dice lei, cercando di buttarla sul ridere mentre Paulo si china a cercare quelle benedette corna in uno scatolone gigantesco che ha lasciato in un angolo della sala.

«Non è una cosa positiva, non sei ancora completamente nello spirito natalizio!» replica lui, non cogliendo l'ironia e tirando fuori un cerchietto rosso con delle corna sopra da quello scatolone gigantesco.

«Bene, adesso manchi solo tu Mel» dice, con il sorriso di un bambino stampato in viso.

«Io queste non me le metto» dice categoricamente, rigirandosele in mano come se fossero un manufatto alieno.

«Ti conviene mettertele, sennò non cominciano più a mangiare» le consiglia Florencia, avvicinandosi al tavolo della cucina.

«E fidati che c'è tanto da mangiare, quindi prima cominciamo meglio è» le do una pacca sulla spalla, cercando di consolarla almeno un po' mentre si mette quel cerchietto orribile in testa e tutti i commensali si riuniscono attorno al tavolo.

La cena, tutto sommato, non è stata malissimo. Le frecciatine di Alicia, seduta davanti a me, non sono mancate, ma per attenuarle è bastata la compagnia di altra gente rispetto ai soliti volti, che sicuramente mi ha rallegrato la serata.

Allo scoccare della mezzanotte, tutte e due le coppie presenti si scambiano un bacio di auguri, lasciandomi con l'amaro in bocca quando do un semplice bacio sulla guancia a Paulo, per poi indicargli la madre che ci osserva da lontano come un cecchino pronto a sparare al primo passo falso.

Ci scambiamo tutti gli auguri, brindando al Natale e facendoci fotografie che so che domani riguarderò e mi faranno schifo, ma che adesso sono contenta di fare.

Arriva il momento dello scambio di regali, e mi sento un po' in imbarazzo a porgere il mio regalo a Paulo. Lui spalanca gli occhi, piacevolmente sorpreso dal piccolo pacchetto che gli sto dando. So per certo che nessuno ci sta guardando, tutti troppo impegnati a ringraziarsi a vicenda per i fantastici regali, ma mi sembra di avere addosso mille riflettori.

«Niña, non serviva» mormora lui, prendendo il pacchetto in mano e attirandomi a lui per darmi un bacio sulla guancia, sempre sotto lo sguardo vigile della madre.

«Non serviva ma ho voluto dartelo comunque, perché è Natale anche per te» gli sorrido, incoraggiandolo ad aprirlo. Lui mi guarda per un attimo, poi comincia a sfilare il nastro argentato.

«Non hai speso tanto, vero?» chiede, prima di strappare la carta e gettarla per terra, spaventandomi un po' per quanto sembri un bambino mentre lo fa.

«Il giusto... Dai, aprilo!» lo incoraggio, annuendo mentre guarda la piccola scatolina e se la passa tra le mani, cercando di capire cosa sia.

Toglie il coperchio, tenendo il pezzo sotto della scatola scura tra le mani per evitare che cada per terra, poi prende il braccialetto rigido che contiene tra le dita, sorridendo mentre legge quello che c'è inciso all'interno.

«"me quitas el aliento"» cita, guardandomi con un sorriso stampato in volto, segno che ha capito il mio riferimento «È quello che ti ho detto la mattina dopo che abbiamo dormito insieme, mi togli il fiato» se lo mette al polso, posando la scatolina per terra e abbracciandomi per ringraziarmi.

«È bellissimo» mormora tra i miei capelli, stringendomi a sé per i fianchi.

«Ho pensato che tu fai sempre tanti complimenti a me e io te ne faccio così pochi quando in realtà te ne meriteresti almeno dieci volte tanti, quindi ho deciso di dirti che anche tu mi togli il fiato, solo che sono troppo orgogliosa per ammetterlo» dico, il volto premuto sul suo petto, che poi sento vibrare quando ridacchia per la mia spiegazione.

«Ironia della sorte, anche io ti ho preso qualcosa che c'entra con quella mattina» si china per prendere il suo regalo, e porgendomelo sposta il peso da un piede all'altro, chiaro segno che è in imbarazzo.

«Non hai speso tanto, vero?» lo imito, facendogli alzare gli occhi al cielo e sorridere.

«Non ti dirò quanto ho speso, aprilo e basta» mi incoraggia, più esaltato di me per questo regalo.

«Oh mio dio» la prima cosa che vedo quando apro il pacchetto è una semplice catenina, identica a quella che ha lui. Intravedo la sua sul suo collo e la prendo tra le dita, tirandola fuori da sotto la felpa per vedere che sono effettivamente uguali.

«Ho pensato che volessi qualcosa che ci legasse anche quando siamo lontani, quindi te ne ho fatta fare una uguale. Siamo gli unici due al mondo che le hanno così» mi spiega, con un sorriso fanciullesco dipinto in volto. Prende la catenina che mi ha regalato tra le dita e va dietro di me, allacciandomela «Però non è finita qui, guarda meglio»

Prendo di nuovo il pacchetto tra le mani, vedendo un foglio bianco, con una frase che conosco bene scritta sopra con un pennarello nero e una firma.

«Non ci credo!» esclamo, leggendo e rileggendo quella unica frase su quel foglio almeno un milione di volte, con una mano davanti alla bocca per mascherare almeno un po' lo stupore.

«Hai detto che volevi tatuartela, quindi ho chiesto all'autore di quella frase di scrivertela, così almeno avresti avuto quella vera» scrolla le spalle come se non fosse nulla, ma io lo guardo con gli occhi sbarrati.

«Come diamine hai fatto ad avere l'autografo di Niall Horan e questa frase scritta?» gli chiedo, rendendomi solo dopo conto che forse il tono della mia voce è troppo alto visto che ho attirato l'attenzione di tutti in quella stanza.

«Ho le mie risorse, niña, tu solo dimmi, ti piace?» glissa di nuovo sul punto, facendomi sorridere un pochettino.

«Se mi piace? Me lo tatuerei in fronte, altroché!» esclamo, gettandomi su di lui e allacciando le gambe dietro al suo bacino, stando però attenta a non stropicciare quel foglio che ho ancora in mano mentre lui mi tiene per il retro delle cosce.

Lo scambio dei regali termina quando tutti riusciamo a dare il nostro pensiero agli altri, anche ad Alicia, che però sembra essersi un po' ammorbidita con me dopo aver assistito alla scena dello scambio dei regali mio e di Paulo.

Quando Rodrigo e Mel vanno via, è tardi e siamo tutti stanchi quindi, dopo aver aiutato un po' a mettere in ordine, anche Nahuel e Florencia decidono di allontanarsi per tornare a casa. Io e Paulo, gli unici rimasti con ancora il berrettino da Babbo Natale e le corna da renna, li accompagniamo alla porta.

«È stato bello passare la Vigilia con voi, spero di rivedervi presto» dice Nahuel, salutandoci con un abbraccio e poi cingendo con un braccio i fianchi della sua ragazza.

«Nahuel ha ragione, dovremmo farlo più spesso. Ci sentiamo, okay Fe?» annuisco vigorosamente, intrecciando la mia mano a quella di Paulo, che è sopra le mie spalle.

«Oh, guarda, c'è il vischio, sarà un segno del destino perché non vi siete baciati per tutta la serata!» Nahuel chiude la porta di casa dietro di sé dopo aver detto quella frase, lasciando me e il ragazzo accanto a me un po' spiazzati.

«Nella frenesia di aprire i regali non ti ho fatto gli auguri» mi rendo conto, girandomi verso Paulo.

«Hai ragione» replica lui accarezzandomi il fianco.

«Buon Natale» sussurro, avvicinandomi a lui e allacciando le braccia dietro al suo collo.

«Buon Natale» ripete lui, per poi alzare lo sguardo verso il vischio.

«Pensi che tua madre mi ucciderà?» chiedo, ridacchiando a pochi centimetri dalle sue labbra.

«Potrai usarmi da scudo umano» mi rassicura, avvicinandosi ulteriormente a me.

Sono io a baciarlo, stranamente, ma l'intera serata passata a guardare le sue labbra senza poterle toccare doveva aver avuto un effetto terapeutico sulla mia innata timidezza.

Le nostre lingue si incontrano proprio mentre mi metto in punta di piedi e piego un po' la testa, accarezzando il suo collo e venendo in contatto con il materiale freddo della sua catenina, che da stasera è uguale alla mia.

«Io vado a dormire, voi se dovete fare cose del genere andate in camera da letto. Ah, e Buon Natale!» la voce inconfondibile di Alicia rimbomba nella sala, facendomi scoppiare a ridere prima ancora di rendermi conto di cosa abbia detto.

«Andiamo in camera?» chiede Paulo, che è scoppiato a ridere con me.

«Ah, io resterei qui anche solo per farle un dispetto» gli lascio un bacio a stampo sulle labbra, sorridendo involontariamente alla sua reazione.

«Andiamo in camera» mi prende per i fianchi e mi solleva, posizionando il mio stomaco sulla sua spalla, facendomi ricordare chiaramente quando lo faceva questa estate.

«Paulo, mettimi giù! Guarda che so camminare!» mi lamento, scalciando con le gambe, che però lui riesce a tenere ferme usando soltanto un braccio.

«Stai ferma, Jazmín, questo culo è il mio regalo di Natale!» esclama, entrando in camera e facendomi cadere sul letto, per poi scoppiare a ridere fragorosamente.

lollissimo

sono le 3.09 del 31 dicembre 2018 e io non riesco a dormire. great.

se qualcuno è ancora sveglio mi faccia un fischio

ciaone🥰🥰

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