Soap Girls

By Lice_and_catz

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Lisa Andrews è la classica ragazza perfetta: fa parte del gruppo delle cheerleader e passa il suo tempo a pen... More

Diritti d'autore
Prima di iniziare
Dediche
Prologo: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il cadavere
1: un bastoncino di zucchero a tiratura limitata
2: una lista di cose odiate e odiose
3: benvenuti nel club
4: essere diversa dalle altre
5: si sta/come femministe/in mensa/a settembre
6: ricetta per l'impeachment di una femminista
7: non fidarti dell'uomo calvo nell'ufficio beige
8: mondi paralleli, pronti a collidere
9: molestie, pulizie, la fine del mondo
10: monaci buddisti sulla tazza e terroristi ceceni in erba
11: i microsonni della giovane Mintha
12: the fault in our Nowak
13: ricorda chi sei stata
15: cose successe prima del disastro
16: il club degli addominali decomposti
17: Galina giovane fa buon brodo
18: dalla padella alla brace, in salsa russa
19: dolce casa Zhukov
20: nella tana del Lyubov
21: marmellata di lamponi nella steppa russa
22: Fidelity Cards e Rainbow Prom Nights
23: The Fucking Hurricane Nowak
24: Policija zdes'
25: bimbe cattive a Jurassic Park
26: effetti collaterali delle chiamate perse
27: un secondo a mezzanotte
28: il topolino nel granaio
29: casa in fiamme, mamma dorme, lasciami qui
30: Lyuba fa una scelta

14: segreto di due segreto di Dio, segreto di tre segreto di tutti

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By Lice_and_catz


Per la prima volta in quattro anni di servizio, Mintha si svegliò, ricordò che era mercoledì e non ebbe alcuna voglia di andare alla riunione del club.

Era la prima volta, in assoluto: anche nei momenti più bui, quando gli scherzi erano all'ordine del giorno e la sua pazienza ai minimi storici, Mint aveva trovato dentro di sé la forza di gestire il suo piccolo ma prezioso club. In quel momento invece, con gli occhi aperti a fissare il soffitto verde della sua camera, avrebbe voluto semplicemente tornare a dormire e dimenticare ogni impegno.

Erano stati giorni molto pesanti quelli appena trascorsi: non aveva fatto altro che pensare al cadavere nello spogliatoio delle cheerleader e a un certo punto aveva avuto la sensazione che tutti fossero in grado di leggerle nella mente e capire ciò che era successo. La persona che puntualmente rendeva verosimile quel pensiero era Vic: il suo sguardo sospettoso e guardingo non la abbandonava mai, rendendola nervosa e perennemente in allarme.

Mint lo conosceva a sufficienza per essere certa che avesse annusato la puzza – mai termine fu più azzeccato – del suo segreto e che non avrebbe mollato l'osso per nessun motivo al mondo.

Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare. Era passata quasi una settimana dal fattaccio, compresi i giorni del fine settimana. Non aveva cercato nessuna informazione in internet, per paura di dar future prove alla polizia, ma la biologia di base e una sana dose di serie tv crime erano più che sufficienti per ricordarle che un corpo morto, prima o poi, avrebbe iniziato a decomporsi. Chissà in quanto tempo l'avrebbe fatto? Non aveva abbastanza conoscenze per prevedere come l'umidità e lo schifo del bagno delle cheerleader avrebbero influenzato la marcescenza di quel corpo, ma le previsioni non erano per niente positive.

Alzarsi e andare a scuola erano stati passi lenti e dolorosi, anche se Bolek le aveva lasciato dei pancake ancora caldi e una tazza di tè già pronta. Ancora più dolorosamente si era trascinata lungo la giornata, fino al pomeriggio, sempre con lo sguardo sospettoso del migliore amico puntato sulla schiena e le orecchie ben ritte, come se fossero pronte a captare il minaccioso suono delle sirene della polizia.

Mintha sapeva di essere seduta su una mina antiuomo già attivata. Non aveva dubbi che prima o poi sarebbe esplosa: gli unici due interrogativi erano il quando e il come sarebbe successo.

"Hai preparato il Power Point per oggi?".

La voce di Vic, con quella particolare e sotterranea vena polemica, fece breccia tra le immagini di mine che scoppiavano e manette che si chiudevano con sinistri scricchiolii ai suoi polsi. Mintha alzò gli occhi dal suo pranzo – non era andata meglio del solito, a vedere che pasta aveva nel vassoio – e incrociò gli occhi a mandorla del suo amico. Si strinse rapidamente nelle spalle, riempiendosi la bocca con una nuova forchettata di penne scotte e scondite.

"Sì".

"Quando?".

"Ieri sera".

"Quante slide?".

Erano quattro slide di cui non aveva minimamente curato la forma, ma Mint decise che poteva esagerare per il bene della quiete comune. "Dieci".

"Sono poche".

"Se vuoi possiamo...".

"Non capisco perché tu non ti stia impegnando come al solito" la zittì Vic. "Forse mi hai davvero scambiato per uno degli scimmioni che gigioneggiano per la scuola, come se davvero non fossi in grado di capire che ti passa per la testa".

Mint pregò che dal suo viso non si comprendesse quanto fosse sul punto di rimettere la colazione e quel poco pranzo che aveva ingollato a fatica. Accennò un sorriso e mormorò: "Sono sempre più preoccupata".

"E per cosa?".

"Per il college. Dobbiamo deciderlo entro gennaio".

Vic incrociò le braccia sul petto, alzò gli occhi e sbuffò molto, molto lentamente. Mintha sapeva che quel discorso puntualmente lo distraeva, funzionava sempre. Non aveva ancora capito quali problemi Vic avesse con il pensiero dell'università, ma era dall'estate precedente l'ultimo anno di liceo che si rifiutava di parlarne. In un altro momento, si sarebbe preoccupata della cosa e avrebbe indagato, ma in quel caso era solo felice che funzionasse tanto bene come diversivo.

"Pensiamo alle slide, che è meglio".

Mintha annuì senza aggiungere altro: l'importante era non parlare di Aidan. Mai. Per nessuna ragione al mondo.

***

In due o tre settimane dall'inizio della scuola, non erano avvenuti cambiamenti all'interno del gruppo femminista: nessun nuovo acquisto, nessun interessamento da parte di altre persone Mintha ormai se n'era fatta una ragione, ma era sempre un poco triste al pensiero che il gruppo degli sfigati Incel avesse un numero di componenti superiore al suo.

L'odio va di moda diceva sempre Mai Kaur, che prendeva sempre con filosofia ogni cosa, osservando il mondo con il suo sguardo sereno, distaccato e, forse, un pochino alienato.

Mint sapeva che in quel caso aveva ragione piena: l'odio andava di moda, il classismo era la regola. Pur vivendo in una democrazia, quel piccolo regno scolastico aveva deciso di volere una mezza tirannia. I fratelli Brooke avevano rappresentato quello per il loro liceo: una piccola monarchia ereditaria. Quando Ryan era andato al college, Aidan aveva preso il suo posto al comando.

Mintha pensava a se stessa come a una rivoluzionaria, mentre accendeva il PC per iniziare la riunione. Aveva ucciso il re, no? No, no: il re si era ucciso da solo, lei aveva semplicemente fatto ciò che la sua morale le ordinava, ovverosia difendere un'innocente.

Già, chissà dov'era finita l'innocente in questione. Non vedeva Lisa da qualche giorno ormai. Con una vena di inquietudine si chiese se non avrebbe dovuto tenerla più controllata, per assicurarsi che non spifferasse niente a nessuno. Subito dopo corresse quel pensiero: Lisa non avrebbe voluto cacciarsi nei guai, tanto quanto lei. Tanto valeva aspettare.

"Bene" esclamò, cercando di sembrare decisa ma serena come al solito. "Avete voglia di iniziare?".

Chastity smise di sogghignare, con una cicca incastrata tra gli incisivi, mentre rispondeva a un messaggio sul cellulare, mentre Mai Kaur smetteva di sottolineare con un evidenziatore azzurro alcune pagine di storia. L'unica ad esultare a quella domanda, fu Galina.

"Sì!" disse decisa, sistemandosi meglio sulla sedia accanto a Chastity.

"Di che parliamo oggi?" domandò quest'ultima, mentre Vic brontolava, seduto alla postazione PC, litigando con il Power Point.

"Il mio Windows 98 lo faceva meglio" lo udì ringhiare a bassa voce, perché Word continuava a impallarsi.

"Riassunto della situazione della settimana" disse Mint, che in ogni caso sapeva a memoria il suo programma, pur sentendosi sempre lievemente frastornata.

"Ieri è stato pubblicato un video sul gruppo Facebook dei giocatori di lacrosse" disse Chastity, masticando la gomma come se stesse staccando a morsi brandelli di carne dai corpi dei suoi nemici. "Una ragazza negli spogliatoi. Ora tutto il mondo sa che Sheila Goldsteen ha le mutande con i panda".

"Molto male" commentò Mint, che non sapeva assolutamente che fosse successo quel fattaccio.

"Tre giorni fa mi hanno di nuovo messo del prosciutto nell'armadietto" comunicò Mai Kaur, chiudendo l'evidenziatore con un pop.

"Perché non ce l'hai detto?" domandò Mintha, cominciando ad avere una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

"Ti ho scritto" chiarì Mai, piegando leggermente la testa, dando l'impressione che il turbante fosse sul punto di cadere, mentre invece rimase perfettamente saldo e granitico nella sua massiccia e perfetta presenza.

"Ti ho scritto anche io" aggiunse Chastity.

"Già" aggiunse Vic, con un tono a dir poco caustico. Mintha gli diede un'occhiata e si ritrovò il suo sguardo torvo puntato addosso. Ecco perché era così arrabbiato! Ecco perché aveva annusato tanto la puzza di stranezza! Era da quasi una settimana che Mint non calcolava il proprio cellulare e ancora meno succedeva con le e-mail. Quando era in casa non faceva altro che dormicchiare o appostarsi alla finestra, osservando il niente. Aveva perfino pulito tutto il salotto due o tre volte pur di pensare ad altro. Si era completamente dimenticata dei suoi colleghi del club.

"Mi dispiace, ragazzi" balbettò, incredula davanti a quella sua inammissibile mancanza. "Sono stata un po' distratta in questi giorni e...".

"Che sta succedendo, Mint?" la interruppe Chastity.

"Niente, perché?".

"Tutto questo non è da te".

"Lo so, mi dispiace, vi chiedo scusa".

"Vorremmo sapere il perché" affermò Mai Kaur, suonando dolce ma decisa.

"Non c'è un perché, sono solo molto distratta a causa della scuola e di mio padre... e della mia punizione notturna. Dormo poco e...".

Sapeva di non star convincendo nessuno dei presenti, ma quantomeno Chastity e Mai non protestarono ancora. La prima tornò a masticare la gomma e l'altra sospirò triste, arresa di fronte a quel muro impenetrabile. Galina rimase semplicemente a fissarla confusa e preoccupata, con i suoi azzurri occhietti acquosi e il visino di chi non si aspetta che una sorella maggiore possa entrare in crisi. Mint vi leggeva tutto questo e si sentiva male al pensiero di averla delusa, a tre settimane dall'inizio della scuola e dell'apertura del club. Avrebbe dovuto impegnarsi di più, come sempre, come aveva sempre fatto. Lo doveva a tutte le sue ragazze e a Vic, che non si meritavano di certo di essere coinvolti nelle sue angosce. Accennò un sorriso, raschiando il fondo di ciò che rimaneva della sua voglia di vivere, prese un fiato e disse: "Benissimo, aggiorniamoci ora, così...".

Non terminò mai la frase.

Un lieve ma insistente bussare la zittì all'istante. Con il cuore in gola e uno scatto esagerato, si voltò verso la porta. In un solo istante nella sua mente si affastellarono le peggiori immagini: poliziotti pronti ad arrestarla, Ryan Brooke venuto a chiederle se avesse visto suo fratello, il fantasma di Aidan.

L'unica persona che non le passò neanche per l'anticamera del cervello fu quella che, effettivamente, aprì la porta.

Il musino pallido e infelice di Lisa Andrews fece la sua comparsa nel sottile spiraglio della porta. Mint percepì il proprio cuore precipitarle nello stomaco, all'istante.

"Buongiorno" pigolò la ragazza, dando un'occhiata nervosa ai presenti, che erano tutti ammutoliti e senza parole per quella inaspettata comparsa. Subito dopo il suo sguardo tornò su Mint. "Possiamo parlare un momento?".

Mintha rimase immobile, sconvolta, pietrificata. Lisa era il colpo di vento che avrebbe facilmente distrutto tutto il castello di carte faticosamente costruito in quei giorni.

Si alzò, in modo talmente rapido e immediato che Vic si portò una mano al petto simulando un infarto. Sorrise in maniera terrorizzata alle presenti, disse: "Torno subito, scusate" e si slanciò verso la porta, la raggiunse e, in una frazione di secondo, richiuse il battente alle sue spalle. Le faceva male la testa da tanto forte le batteva il cuore.

"Che ci fai qui?" domandò, guardandosi attorno e rendendosi conto che quello non era il posto adatto per parlare. Quando Lisa fece per aprire la bocca, Mintha l'afferrò per un braccio e la trascinò verso la porta a fianco dell'aula della professoressa Reed. Non era altro che un deposito di strumenti scientifici non utilizzati – il regno del professor Lloyd, il pazzo di biologia – ma era perfetto per il loro scopo.

Le lasciò il braccio solo quando si trovarono nella penombra polverosa della stanza.

"Allora?" domandò Mint, rendendosi conto di non essere molto gentile. Pensava che Lisa fosse lì semplicemente perché stava vivendo qualche incredibile senso di colpa e fosse sul punto di andare dalla polizia, ma ancora una volta – come era successo per tutta la giornata – i suoi pensieri vennero confutati. La biondina aprì la bocca e l'unica parola che uscì dalle sue labbra esangui fu: "Puzza".

"Come puzza?" bisbigliò Mintha, mentre quella parola si posava sul suo viso con la stessa dolcezza di uno schiaffo tirato da un uomo della stazza di suo padre.

La risposta di Lisa fu uno sguardo terrorizzato.

"Ha iniziato a marcire".

"Oh, cazzo" bisbigliò la ragazza. "L'hai visto?".

Lisa scosse la testa. "Si sente. Per ora pensano che sia un gabinetto otturato. Ma non lo è".

I suoi occhi, Mint se ne rese conto solo in quel momento, erano profondamente cerchiati di nero.

"Cosa facciamo?" domandò, più a se stessa che a Lisa. "Cosa facciamo? Dove lo nascondiamo?".

"Dobbiamo dirlo a qualcuno".

"Non andremo dalla polizia, Lisa".

"Ma...".

"Non andremo dalla polizia. Non capirebbero".

"Abbiamo ucciso una persona, Mintha" bisbigliò Lisa. Mint rimase in silenzio, mentre per la prima volta quel pensiero sedimentava con tutto il suo peso dentro di lei.

Già, avevano ucciso una persona. Cioè, si era uccisa da sola, però loro, in particolare lei, avevano sicuramente dato una mano nel farlo. Deglutì a fatica, cercando di trovare un ordine ai suoi pensieri sconvolti e spauriti, nel tentativo di trovare disperatamente una soluzione.

Non ce ne fu bisogno. In quel momento, la porta del deposito che pensava di aver chiuso con tanta cura, si aprì. Lisa e Mintha si voltarono nello stesso istante, con gli occhi sgranati e il viso livido. Si ritrovarono a fronteggiare un volto molto simile nel colore e nella sorpresa.

"Oh cazzo, Mintha" sibilò Vic, che a quanto pare l'aveva seguita per capire cosa stesse succedendo. "Cosa cazzo hai fatto?".


Ah, dimenticavo di dire: Soap Girls ha vinto il primo premio nel concorso indetto da animedicarta-


IL TRASH HA VINTO, CAMPIONI DEL MONDO, GRAZIE A TUTTI.

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