Soap Girls

By Lice_and_catz

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Lisa Andrews è la classica ragazza perfetta: fa parte del gruppo delle cheerleader e passa il suo tempo a pen... More

Diritti d'autore
Prima di iniziare
Dediche
Prologo: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il cadavere
1: un bastoncino di zucchero a tiratura limitata
2: una lista di cose odiate e odiose
3: benvenuti nel club
4: essere diversa dalle altre
5: si sta/come femministe/in mensa/a settembre
6: ricetta per l'impeachment di una femminista
7: non fidarti dell'uomo calvo nell'ufficio beige
8: mondi paralleli, pronti a collidere
9: molestie, pulizie, la fine del mondo
10: monaci buddisti sulla tazza e terroristi ceceni in erba
11: i microsonni della giovane Mintha
13: ricorda chi sei stata
14: segreto di due segreto di Dio, segreto di tre segreto di tutti
15: cose successe prima del disastro
16: il club degli addominali decomposti
17: Galina giovane fa buon brodo
18: dalla padella alla brace, in salsa russa
19: dolce casa Zhukov
20: nella tana del Lyubov
21: marmellata di lamponi nella steppa russa
22: Fidelity Cards e Rainbow Prom Nights
23: The Fucking Hurricane Nowak
24: Policija zdes'
25: bimbe cattive a Jurassic Park
26: effetti collaterali delle chiamate perse
27: un secondo a mezzanotte
28: il topolino nel granaio
29: casa in fiamme, mamma dorme, lasciami qui
30: Lyuba fa una scelta

12: the fault in our Nowak

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By Lice_and_catz


L'allenamento non stava andando male: Ashley non aveva ancora urlato e insultato nessuno, le ragazze sembravano in gran forma e le coreografie venivano particolarmente bene. Sarebbe stato un giorno trionfale per Lisa se solo, la sera prima, non avesse contribuito ad uccidere il suo fidanzato.

"Forza, ragazze!" urlò Ashley, battendo le mani a tempo con la musica. "Alzate quelle cosce!".

Lisa posò gli occhi sulla sua schiena. La ragazza stava ritta con lo stesso orgoglio di un conquistatore spagnolo, le mani sui fianchi e una gamba leggermente piegata in avanti, come in un passo di danza. I biondi capelli color miele erano raccolti in un grazioso chignon e Lisa riusciva anche a intravedere le due lunghe ciocche sapientemente arricciolate con la piastra, che le incorniciavano il viso come la rappresentazione di una dea del pantheon greco. Lisa poteva osservarla da quella posizione privilegiata solamente perché, in quel felice giorno per le sue compagne, lei non faceva parte del gruppo.

Non aveva trovato il coraggio di entrare nello spogliatoio delle cheerleader.

Aveva passato una giornata scolastica allucinante, in preda a sudori freddi, crampi da tensione e attacchi di panico smorzati sul nascere da periodiche visite al bagno. Aveva avuto ben più di una colica e ogni volta era rientrata in classe con la sofferenza dipinta in volto. Avrebbe voluto supplicare di chiamare suo padre e tornare a casa con lui, come succedeva quando aveva nove anni e si sentiva male a scuola.

Per un'ora, durante letteratura inglese, aveva speso le ultime forze che le rimanevano in un delirio di ricordi legati al suo papà, a come fischiettava le canzoni che passavano alla radio mentre guidava, alla presenza di un CD di musiche di Mary Poppins solo per lei ogni qual volta dovevano intraprendere un lungo viaggio assieme, al posto in cui la portava sempre a comprare una ciambella ricoperta di glassa rosa dopo essere andati dal medico.

Durante tutta la lunga e penosa lezione, intervallata da un paio di visite al bagno, Lisa aveva ripensato con nostalgia e rimorso a quel passato che tanto facilmente si era trovata a rinnegare. Non era una novità, tuttavia: ogni volta, quando era più debole, si ritrovava a pensare a quanto fosse bella e serena la sua vita prima del liceo. Ovviamente, quei pensieri faziosi scomparivano nel momento in cui la sua mente tornava lucida, ma questa volta Lisa sapeva che sarebbe stato differente, perché Aidan non sarebbe tornato in vita. Mai più.

Non aveva idea di cosa fare. Quando Ashley, che era anche la sua compagna di banco, le aveva chiesto se si sentisse poco bene, Lisa era quasi andata in panico e solo un improvviso lampo di genio, la sempreverde scusa delle mestruazioni, l'aveva salvata in corner dall'inizio di un pericoloso interrogatorio. Conosceva la sua migliore amica: era in grado di fiutare una bugia a metri di distanza. Inoltre, Lisa era un libro aperto per lei, ne era cosciente. Doveva assolutamente evitare l'argomento quarterback e, miracolosamente, le sue condizioni fisiche a pezzi avevano distratto Ashley per tutto il giorno. Non aveva chiesto di Brooke e di come fosse andata la sera precedente e Lisa iniziava a sperare che avesse scampato il pericolo, almeno per quel giorno. Si sarebbe inventata qualcosa, continuava a ripetersi mentre osservava Ash gestire il branco di cheerleader intente a fare spaccate e salti in una complicata coreografia sulle note del nuovo inno dei Brooklyn Bears che Ryan, l'anno prima, aveva espressamente richiesto ai grandi capi della squadra come regalo di addio del liceo. Sì, si sarebbe inventata qualcosa per giustificare la sua presenza nello spogliatoio maschile, mentre avveniva un efferato omicidio ad opera di quella disgraziata fanatica di Mintha Nowak.

L'aveva solo intravista durante quella lunga mattinata e aveva pensato più e più volte di avvicinarla e parlarle della faccenda, ma ogni volta qualcosa dentro di lei le aveva tirato un calcio in pancia, ricordandole che c'erano delle regole nella scuola e che tutto il mondo, compresa Ashley, avrebbe compreso che doveva essere successo qualcosa, vedendola parlare con Mintha.

Si era ritrovata inquietata a rendersi conto che il giorno prima era stato molto facile per lei dimenticarsi la posizione di quella ragazza, addirittura collaborare con lei nel nascondere un crimine. Certo, in quel momento era paralizzata dall'orrore di aver quasi subito una violenza... ma davvero di violenza si poteva parlare? Tornando a casa, singhiozzando e rabbrividendo, sempre sull'orlo di un attacco di panico, si era chiesta se davvero avrebbe potuto considerarla tale. In fondo Aidan aveva solo preso ad accarezzarla, a farle complimenti... erano complimenti, no? E quel coltello che le aveva puntato in faccia e che era stato poi sapientemente nascosto assieme allo stesso cadavere... era stato solo il risultato dell'irritazione generata dal comportamento invasivo e benpensante di Nowak. Non c'era altra spiegazione, Aidan non le avrebbe mai fatto del male. Non volontariamente, per lo meno.

Lisa percepì una nuova colica in arrivo, una pericolosa avvisaglia presentata da un crampo all'intestino.

Avrebbe potuto cambiarlo. Sì. Se Mintha non fosse intervenuta, le sue lacrime l'avrebbero indotto a capire che lei non era una cagnetta come le altre, che era portatrice del vero amore e che lui, quindi, avrebbe dovuto abbandonare i suoi soliti modi rudi che probabilmente utilizzava con tutte le altre, perché Lisa era speciale e da persona speciale andava trattata. Continuava a ripetersi questa specie di filastrocca, mentre grandi nubi nere si addensavano sopra la figura della persona che per una manciata di ore, la notte prima, aveva considerato come sua salvatrice. Era tutta colpa di Mintha. Mintha, che si era immischiata in una situazione che avrebbe benissimo potuto trattare da sola e aveva fatto un disastro. Sì! Mintha avrebbe dovuto pagare per i suoi errori, non lei. Lisa non avrebbe mai usato la violenza, era una prerogativa dei fanatici come quella femminista pazza.

Si strinse lentamente le mani attorno alla pancia, piegandosi lentamente in avanti e socchiudendo gli occhi, mentre la voce di Ashley le entrava nella testa e rimbombava dolorosamente nel momento in cui rimproverava qualcuna delle altre cheerleader.

Avrebbe dovuto andare dalla polizia? Denunciare Mintha prima che succedesse altro? Avrebbe dovuto spiegare per filo e per segno ciò che era successo: la matta si era avventata sul ragazzo e l'aveva ucciso. Era ovvio che trovassero i suoi capelli e la sua pelle sotto le unghie di Aidan: le stava toccando e, semplicemente, Nowak aveva rovinato tutto.

"Tutto. Tutto quanto" sibilò tra sé, mentre la colica le ingiungeva di alzarsi e di correre al bagno, ma Lisa si rifiutava in tutti i modi, perché avrebbe significato entrare nella toilette a fianco a quella in cui riposava la carcassa di Aidan. Rabbrividì pensando a come il suo corpo avrebbe iniziato a marcire in brevissimo tempo, dati i funghi e l'umidità che albergavano pacificamente in quello spogliatoio. Serrò i glutei e tentò di stirare l'addome, nel tentativo di ridurre al minimo il dolore e così facendo il suo viso si storse in una smorfia sofferente, mentre la sua fronte si imperlava di sudore e tutto il corpo era preda di brividi freddi.

"Stai proprio male oggi".

La voce di Ashley ebbe l'effetto di un petardo scoppiato a pochi centimetri dalle sue orecchie. Lisa si raddrizzò di scatto, scossa da formicolii, e incrociò il suo sguardo. Ashley aveva le sopracciglia alzate e la fissava stranita, come se non l'avesse mai vista così.

"Sì" bisbigliò Lisa, rendendosi conto che i crampi al ventre iniziavano anche a provocarle un senso di nausea, sempre più forte, che le rendeva la bocca amara. "Mi sento malissimo".

Solo a quel punto si rese conto di non essersi nemmeno accorta della fine degli allenamenti. Le altre cheerleader erano già sparite oltre la porta dello spogliatoio e Lisa contenne a fatica il sibilo acuto che le sarebbe sfuggito dalle labbra se solo avesse lasciato il panico montare nel suo petto. Si aspettava che da un momento all'altro una di loro cacciasse un urlo dopo aver aperto per sbaglio la porta del bagno sbagliata. Avrebbe voluto non trovarsi lì.

Ashley si sedette di fianco a lei, lentamente, sempre fissandola.

"È successo qualcosa?" mormorò.

"Ho le mie cose" bisbigliò in risposta Lisa.

"Non stai così male, di solito".

"Sì... non so".

"È strano. Sei sicura che non sia successo niente?".

"Niente" confermò la ragazza, pur essendo sicura che gli occhi di Ashley le stessero scavando l'anima come faceva sua madre con un cucchiaino nelle vaschette di gelato a tre gusti durante la visione di un film. Quel pensiero così improvviso e spontaneo, quasi piacevole, legato alla mamma, aumentò semplicemente il suo bisogno di vomitare.

"Niente niente? Non avevi appuntamento con Aidan?".

"Sì" confermò Lisa, rendendosi conto, terrorizzata, di non essere mai stata una brava bugiarda. "Ma alla fine non ci sono andata".

"Come mai?".

"Mia madre. Avevo... la cena con i miei".

"Ah" confermò Ashley, sembrando pronta a credere a quella storia, a giudicare dal sorrisetto disgustato e compassionevole sul suo visetto angelico. "Certo. Dovevo immaginare che alla fine non l'avresti spuntata".

"Già" confermò Lisa, per poi aggiungere, subito dopo, nel disperato tentativo di sembrare la stessa ragazza che Ash conosceva da sempre: "Io li odio".

Il conato di vomito fu improvviso e tremendo: Lisa sentì risalire in gola la bile nel momento in cui pronunciava quelle parole che, proprio quel giorno, suonavano falsissime. Deglutì faticosamente quel disgustoso liquido amarognolo e chiuse gli occhi, cercando di calmare la nausea, anche se la sua saliva salata glielo impediva.

"Sai" pronunciò all'improvviso Ashley. "È un peccato".

"Lo so".

"Non solo perché tu abbia dovuto soddisfare nuovamente quei due vecchi del cazzo, Lisa. In realtà, speravo che tu sapessi dirmi che fine avesse fatto Aidan".

Lisa ci mise ben più di un secondo prima di alzare gli occhi sulla sua migliore amica. Quando finalmente lo fece, fu investita dal terrore che le si potesse leggere in fronte la verità, che i ricordi che le turbinavano in testa senza posa venissero scrutati con la facilità con cui si può visualizzare un trailer su YouTube. Fu con labbra tremanti e una voce gracchiante, che alle sue orecchie suonò insopportabilmente falsa, che disse: "Perché?".

"Ryan mi ha detto che non l'ha sentito rientrare a casa, ieri" spiegò Ashley. "Pensavo aveste combinato qualcosa assieme, ma non si è presentato oggi a scuola".

"Oh" mormorò Lisa, rendendosi improvvisamente conto che avrebbe dovuto apparire quantomeno preoccupata, essendo la sua fidanzata. "Non... non lo so. In effetti non mi ha scritto ieri sera".

"Sarà andato a divertirsi con qualche puttanella del primo anno" ridacchiò Ashley, lanciandole uno sguardo malizioso. "Ci sta, no? D'altronde tu non c'eri".

"Già" confermò stupidamente Lisa. "Io non c'ero".

"Ma non ti preoccupare: può scoparsi tutte le cagne e le vacche della scuola, amerà solo te. Lo sai come sono fatti gli uomini... ne amano una, ma sono sempre così generosi" rincarò la dose, ridacchiando, l'altra.

In un'altra occasione Lisa sarebbe stata ferita a morte da quelle illazioni, ma quel giorno Ashley non avrebbe ottenuto il risultato sperato. Sì, non sarebbe stato difficile credere che Aidan avesse deciso di consolarsi con una delle sue puttanelle, ma Lisa sapeva che non era successo e che non sarebbe mai più potuto accadere.

"Scusa, Ash" bisbigliò sofferente. "Devo andare al bagno".

"Vai, vai" disse la sua amica, con un sorriso carico di pietà. "Hai pensato che potrebbe essere stato quello che hai mangiato ieri con i vecchi? Non siete andati in qualche decrepito e merdoso ristorante italiano?".

"Già" confermò dolorante Lisa, alzandosi, rimanendo piegata a metà per la colica in arrivo. "Già".

"Perché non vai in quello degli spogliatoi?" domandò Ashley, quando Lisa le diede le spalle per avviarsi zoppicando verso l'ingresso della scuola.

Lei fece finta di non udirla. Decise che avrebbe inventato una scusa nel futuro, non in quel momento. Si allontanò dalla panchina su cui aveva passato l'ultima ora seduta e, proprio quando stava imboccando la strada che l'avrebbe condotta verso un tanto amato gabinetto non infestato da blatte e giocatori di football stecchiti, percepì gli occhi di qualcuno sulla nuca. Pensando che fosse Ashley, arrabbiata per non aver ricevuto una risposta, lanciò solo uno sguardo di sguincio alle sue spalle.

Il sangue le gelò nelle vene quando si rese conto che no, Ash era già scomparsa oltre le porte degli spogliatoi ma sì, qualcuno la stava fissando.

Non era altro che un ragazzetto anonimo, uno dei tanti che popolavano la scuola senza infamia e senza merito. Non sapeva chi fosse e perché mai fosse lì, in piedi sulle tribune a gambe larghe, con le mani appoggiate alla ringhiera. Lisa lo squadrò e pensò ad una semplice paranoia, ma poi il ragazzetto sorrise. Sorrise in maniera viscida.

Lisa capì subito che quel tizio sconosciuto, chissà come e chissà perché, sapeva. Si voltò e riprese la sua disperata corsa rallentata dalla zoppia e dai crampi, con le lacrime agli occhi e i conati di vomito a sconquassarle il petto.

Era tutta colpa di Nowak.

Tutta colpa sua. 

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