Stockholm Syndrome

By Loveonly277

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Camila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dir... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Epilogo
Speciale #1
Speciale #2

Capitolo 24

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By Loveonly277

Quattro mesi dopo

<<Ma non è vero...>>

<<Quindi mi stai dicendo che sono una bugiarda? Oltre ad essere stupida, anche bugiarda...ma guarda un po' tu che mi tocca sentire!>>

<<Ma io...non sto dicendo...>>, mormorò Lauren, ma la interruppi con un gesto della mano.

Eccoci lì a litigare a causa dei miei ormoni, nella nostra nuova casa. Ebbene sì, aveva deciso di abbandonare il suo vecchio stile di vita per poter trovare la calma e la tranquillità che tanto desiderava.
Mi aveva seguita senza pensarci su due volte, e grazie alla sua grande abilità nello scrivere a macchina, aveva trovato un posto di lavoro come insegnate di scrittura creativa per un corso aggiuntivo di un liceo. Era stata così emozionata all'idea di iniziare tutto daccapo, sopratutto perché proprio come Christopher, anche Lauren sentiva di non appartenere a quel mondo e a quella vita. Lei era diversa da suo padre, finalmente l'aveva capito e finalmente era pronta ad andare avanti e prendersi la sua libertà.
Per quanto riguardava gli altri ragazzi, ognuno di loro aveva continuato la sua vita. Jacob era rimasto in città, per poter restare accanto ad Alex, anche se quei due avevano un rapporto abbastanza strano. Zayn aveva deciso di girare per il mondo alla ricerca del vero amore. Sì, lo so, il classico pensiero da protagonista di un film.
Normani e Dinah avevano deciso di continuare a stare insieme, come amiche o amanti, questo lo avrebbero deciso loro due. Ma siccome nessuna delle due riusciva a stare lontana da Lauren, avevano deciso di venire ad abitare dalle nostre parti, in modo tale da poterci vedere il più spesso possibile. Inoltre, volevano entrambe essere le prime a vedere il bambino nascere, quindi, per nulla al mondo si sarebbero allontanate da noi due.
I miei genitori, mio padre sopratutto, sembrava essersi rassegnato all'idea che fossi perdutamente innamorata di Lauren. Anche se, dovevo ammettere, che scegliendo di cambiare vita, la mora aveva migliorato un tantino la sua posizione sulla lista nera di mio padre. Sapevo però che la nascita del bambino, il nostro matrimonio e magari il tempo, avrebbero fatto in modo che Alejandro cambiasse totalmente idea su di Lauren.

<<Sono arrivato in un brutto momento?>>, chiese una voce maschile.

<<Assolutamente no!>>, disse Lauren.

<<Sì, Christopher>>, dissi, nello stesso momento. L'altro Jauregui alzò le mani in segno di resa, rendendosi conto che adesso, quella da temere ero io. Quindi, proprio come se non fosse proprio entrato in cucina, fece retromarcia ed immaginai che fosse andato in soggiorno per vedere la televisione.
Chris era l'unico che non sapeva ancora cosa fare, insomma, aveva passato tutto il tempo cercando di prendersi cura di Lauren, ma ora non c'era più bisogno che restasse con lei. Adesso, però, sembrava il turno di Lauren di prendersi cura di lui, per questo, gli aveva detto che sarebbe potuto restare con noi finché non avrebbe trovato almeno un posto dove stare e un lavoro.

<<Camz, amore mio dolce, mai e poi mai ti guarderei come se tu fossi ingrassata>>, disse Lauren, ricordandomi perché ero arrabbiata con lei.
Ero incinta di quattro mesi, avevo un pancione grandissimo, perché il signorino se la prendeva comoda nel muoversi nella mia pancia, e lei aveva osato guardarmi come a dire che ero ingrassata. Potevo leggerglielo negli occhi. Chiaramente. Adesso, stava solo cercando di non farmi incazzare ancora di più, ma io sapevo che mi vedeva più grassa!

<<Stai continuando a mentirmi!>>, sbottai, incrociando le braccia al petto. Nel fare ciò, le mie braccia portarono verso l'alto il mio seno- che era diventato particolarmente più grande-, e Lauren abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore. 
A causa dei maledetti ormoni, quel gesto mi sembrò particolarmente sexy e sembrò quasi che qualcuno avesse acceso un fuoco nel mio basso ventre.

<<Non ti mentirei mai, bellissima>>, disse, facendo un passo in avanti. Quando si rese conto che non avrei afferrato nessun piatto da lanciarle contro, mi posò dolcemente le mani lungo le braccia e mi sorrise, guardandomi con quegli occhi verdi che mi facevano perdere la testa.

<<Anche se, sono ingrassata per davvero>>, dissi a voce bassa, sentendomi improvvisamente in colpa per averle urlato contro.

<<Non sei ingrassata, Camz. Il nostro bambino sta crescendo, ed ha bisogno di spazio. Questo è quanto>>, sussurrò, strofinando il suo naso contro il mio. Ridacchiai, avvolgendo le braccia intorno al collo di Lauren.
Non avrei mai creduto che avesse avuto la pazienza necessaria per sopportarmi, dato che spesso io stessa faticavo a convivere con questa me incinta e vittima degli ormoni. Però, fino a questo momento, mi aveva sempre mostrato di sapersi prendere cura di me e del bambino. Indipendentemente da cosa volessi- a causa delle voglie-, e indipendentemente dall'orario, lei usciva sempre a cercarmi quello che avevo chiesto. E se quando tornava a casa, io avevo trovato altro con cui saziarmi, lo conservava per un eventuale secondo momento oppure per mangiarlo al mio posto.
Sopportava i miei continui sbalzi d'umore, che si limitassero ad un paio di minuti, a costringerla a dormire sul divano, fino a doversi nascondere a causa di piatti che volavano. Per non parlare delle notti insonni che aveva passato al mio fianco, perché scoppiavo in pianti assurdi per cose accadute come minimo sette o otto anni fa. Assecondava la mia fame sessuale, anche se non credevo che questo le dispiacesse.
Da quando avevamo saputo che sarebbe stato un maschietto, lei aveva iniziato a preparare la sua stanza. Aveva montato la culla, disposto i mobili lungo la stanza e si era assicurata che la stanza rimanesse bianca, in modo tale da pitturarla quando nostro figlio ci avrebbe detto il suo colore preferito.
Anche se Lauren sopportava me in ogni piccolo capriccio, ciò non significava che non avessi notato le sue insicurezze. Per quanto amava l'idea di diventare madre, sapevo benissimo che temeva di diventare come suo padre. Ma io lo vedevo nei suoi occhi: non sarebbe mai stata come lui. Me ne rendevo conto dai suoi gesti: non avrebbe mai fatto del male al bambino o al me. E per quanto il piccoletto scalciasse ogni volta che Lauren gli parlava oppure mi toccava la pancia, immaginai che anche a lui piacesse già. Anche lui sapeva che si sarebbe presa cura di noi.

<<Voglio che diventi mia moglie. Ti voglio sposare>>, sussurrò Lauren, baciandomi dolcemente sulle labbra.

<<Sono già tua moglie, Lauren. Semplicemente, dovremo fare il matrimonio dopo la nascita del bambino. Immagini quanto sarà carino mentre ci porta le fedi?>>, sussurrai in risposta, immaginandomi già un piccoletto dai capelli mori ed occhi verdi che camminava verso di noi, pronte a sposarci.

<<Immagino eccome, solo...perché non potevamo sposarci prima?>>, chiese.

<<Hai visto i mie sbalzi d'umore? Potrei uccidere l'estetista perché non ha usato la sfumatura che volevo io sugli occhi, potrei dare di matto perché non mi entrerebbe il vestito la mattina delle nozze, o peggio ancora, potrei urlarti contro mentre il prete sta per dire "vuoi tu prendere...">>, dissi, facendola ridacchiare.

<<E perché mai dovresti urlarmi contro?>>, chiese, fingendo di essere sconvolta. Alzai le spalle.

<<Forse perché non lo dici in maniera troppo convinta, ed inizierei a pensare che hai un'altra o cose simili>>, dissi, stringendo le sopracciglia.

<<Oddio...>>, mormorò lei a voce bassa. Portai le mani sulle sue spalle e l'allontanai da me, guardandola dritta negli occhi.

<<Mica hai un'altra?>>

***

Quella mattina, Lauren sarebbe dovuta andare a lavoro, quindi si sarebbe persa l'ecografia di quel mese. Sembrava davvero dispiaciuta di non poter essere al mio fianco, dato che non ne aveva persa nemmeno una, ma i suoi alunni stavano organizzando un saggio e c'era bisogno di allenarsi il più possibile. Le avevo detto di stare tranquilla, e le avevo promesso che avrei portato le foto dell'ecografia a casa, in modo tale che potesse vedere come cresceva il nostro principino.
Entrai in ospedale, nell'ospedale dove lavoravo, siccome ero già entrata in maternità. Conoscevo i miei colleghi e sapevo di potermi fidare di loro, quindi mi affidavo completamente a loro per qualsiasi evenienza. Uno dei ginecologi migliori che c'era, ed anche un mio vecchio amico, Edward, era stato scartato dalla lista. Lauren l'aveva visto, rendendosi conto che era un giovane affascinante dagli occhi grigi, e mi aveva detto che se non volevo vedere come glieli strappava a mani nude, avrei dovuto scegliere una ginecologa donna. Così, ero finita nelle mani di un'altra mia collega, Veronica.
Adoravo quella ragazza. Era sempre così solare ed allegra, sempre pronta a fare una battuta per farti scoppiare a ridere, e sempre pronta a tirarti su di morale quando le cose andavano male. A Lauren era piaciuta subito proprio per questo, perché mi faceva ridere, e quindi era diventata lei la "prescelta" (per così dire).

<<Ciao, Alycia>>, dissi, salutando l'infermiera. Lei mi sorride dolcemente, portando la sua completa attenzione sul mio stomaco.

<<Ma tu guarda come cresce! Sicura che non siano due?>>, chiese lei, allegra.

<<Nah! Me ne sarei resa conto, è uno solo. Basta ed avanza>>, disse Veronica, arrivando alle mie spalle. Mi poggiò un braccio intorno alle spalle, sorridendomi e facendomi un occhiolino.

<<Alla buon'ora!>>, disse Alycia, guardando l'orologio. Mi resi conto che Vero portava dei vestiti casual e non il solito camice bianco, quindi, questo significava che aveva fatto tardi di nuovo.

<<Non guardatemi in quella maniera!>>, disse. <<Sei il mio primo appuntamento, cara. Quindi, ne ho approfittato per prendere qualcosa da mangiare>>, disse, indicando la fetta di dolce che aveva tra le mani.

<<Ne vuoi un po'?>>, chiese, rendendosi conto che lo stavo guardando. Scossi la testa, sorridendo dolcemente.

<<Mi stupisce vedere che non sei capace di vivere se non hai qualcosa in bocca>>, disse Alycia, mentre la castana iniziava a camminare verso il suo studio.
Si girò, guardando la ragazza con un sorriso malizioso. Alzai un sopracciglio, pronta a sentire cosa aveva da dire quella pervertita.

<<Cosa c'è? Gelosa che non sia tua...la cosa che ho sempre in bocca?>>, disse. Alycia arrossì profondamente, mentre Veronica scoppiava a ridere.

<<Andiamo Cabello!>>, disse dopo un po', facendomi capire che dovevo seguirla.
Entrammo insieme nel suo studio, lei chiuse la porta alle sue spalle, indossò il camice ed andò a sedersi dietro la scrivania. Mi accomodai davanti a lei, aspettando che facesse le solite domande di routine.

<<Avresti bisogno di un assistente>>, dissi, guardando il disordine che si trovava sulla sua scrivania.

<<Ne ho una...>>, disse. Alzò lo sguardo sull'orologio che si trovava al muro, poi sorrise. <<Anzi, credo proprio che stia per arrivare>>, continuò. Stavo per chiederle di spiegarmi meglio, dato che l'ultima volta che ero venuta, non c'era nessuna assistente. Veronica, però, alzò una mano come a dirmi di fare silenzio. Allora mi resi conto che si sentivano dei passi affrettati, che sembravano essere addirittura più forti di quelli di tutti gli altri che passavano per quel corridoio.
La porta venne spalancata all'improvviso, Veronica sorrise divertita e poi, chiunque fosse entrato prese a parlare.

<<Mi dispiace tantissimo! Non ho sentito la sveglia...la macchina non partiva...è proprio...Camila?>>, chiese, quando mi voltai, mostrando chiaramente che anche lei era sorpresa quanto me.

<<Vi conoscete?>>, chiese Veronica, confusa. Annuii. Eccome se ci conoscevamo.

<<Ciao, Taylor>>

Lauren's pov

Siccome il corso era finito prima, decisi di recarmi all'ospedale. Inviai un messaggio a Camila per chiederle se fosse ancora lì, tuttavia non ricevetti risposta e decisi che non mi sarebbe costato nulla andare a controllare. 
Così, ero arrivata all'ospedale dove lavorava Camila, quindi ero entrata dalla porta e aspettavo che il signore davanti a me, terminasse di parlare con Alycia. Lei mi sorrise, facendomi poi segno che non ci voleva molto prima che terminassero.

<<...quindi gira a destra ed è arrivato alla stanza di suo fratello>>, disse, spiegando all'uomo anziano dove andare.

<<Grazie mille, signorina. E mi scusi se ho dovuto farle ripetere la strada più di una volta>>, disse lui, educatamente.

<<Non si preoccupi. Anche questo fa parte del mio lavoro>>, disse lei. L'uomo andò poi via, permettendomi così di parlare con Camila.

<<Camz è ancora con la dottoressa Iglesias?>>, chiesi.

<<In realtà, è uscita poco fa con una ragazza. Da come si comportavano, sembrava proprio che fossero vecchie amiche>>, disse lei.

<<Tu non sai chi lei fosse?>>, domandai, confusa.

<<No. Però, so che è la nuova assistente di Veronica>>, disse Alycia.

<<Posso sapere il suo nome...>>, chiesi. Ero curiosa di sapere chi fosse questa ragazza, anche perché chi mai poteva essere che Camila conosceva? Magari, una sua vecchia amica durante il periodo in cui Shawn la portava in giro per la città, nel tentativo di tenerla lontana dalla sua stanza.

<<Purtroppo non è un'informazione che posso darti. Tuttavia, c'è un bar di fronte all'ospedale. Sicuramente saranno lì, perché Camila lo adora>>, disse. La ringraziai, dopo mi affrettai ad uscire dall'ospedale.
Sapevo di che bar parlava, dato che dopo ogni appuntamento con Veronica, Camz chiedeva sempre se potevamo fermarci a prendere qualcosa. Diceva che preparavano delle crostate alla fragola buonissime, e lei non era contenta se non ne mangiava almeno due fette.
Mentre camminavo verso il bar, qualcuno si scontrò con violenza contro di me. Un corpo si strinse contro il mio, stringendomi in un abbraccio che sembrava spezzarmi le ossa. All'inizio ero confusa e stranita, poi mi resi conto che Camila mi guardava sorridendo, prima di rendermi conto che conoscevo benissimo quel profumo e quel corpo. Certo, era passato parecchio tempo dall'ultima volta, ma sapevo benissimo chi fosse.

<<Lolo>>, sussurrò contro il mio petto.

<<Tay>>, mormorai, ricambiando il suo abbraccio spaccaossa. Mi era mancata così tanto. La mia sorellina.
Poggiai le mani sulle sue spalle per poterla guardare negli occhi. Quegli occhi di un castano così chiaro da raggiungere quasi il verde, simili in tutto e per tutto a quelli di nostra madre.
Il suo volto era diventato più maturo ed adulto, proprio come tutto il resto. Non era più la ragazzina che entrava al college, ma una donna cresciuta.

<<Taylor...>>, mormorai, sentendo l'amaro in bocca. <<Credevo che tu mi odiassi>>, dissi a voce bassa.
Lei posò una mano sulla mia guancia, scuotendo la testa e guardandomi con gli occhi lucidi.

<<No, Lauren! Non potrei mai odiarti...sei la mia sorellona! Solo che...sentivo che facevi quella vita perché credevi di doverti prendere cura di me. Quindi ho pensato che più tempo avrei passato lontano da casa, più avresti capito che posso prendermi cura di me stessa anche da sola. Rifiutavo i tuoi soldi perché lavoravo e volevo che tu capissi che...ero indipendente, quindi potevi smetterla di metterti in pericolo per me. Solo prima, mentre parlavo con Mila, mi sono resa conto di averti sempre dato l'impressione sbagliata. Perché nel tentativo di farti vedere che potevo perfettamente cavarmela da sola, ti ho dato l'impressione di non avere bisogno di te. Ma tu sei mia sorella, Lauren, ed io non potrei mai odiarti. Mai. Hai capito?>>, disse. I suoi occhi erano pieni di lacrime, e potevo sentire quanto fosse furiosa con sé stessa, ma quanto, al tempo stesso, fosse felice di vedermi.

<<Non farmi mai più una cosa simile, Taylor. Ti chiedo solo questo. Tu, Chris, Camila e quel bambino siete la mia famiglia. Non posso rischiare di perdervi>>, dissi, stringendola di nuovo tra le mie braccia. Non ero mai stata brava con le parole, ma sperai che comprendesse cosa volevo dirle.

<<Forza, Mila, vieni anche tu>>, disse Taylor, voltandosi verso Camz, che ci fissava commossa e felice. Si avvicinò a noi, quindi la stringemmo, assicurandoci di non fare del male al bambino.

<<Sentite, devo tornare a lavoro, ma...Dopo passerò da voi. Voglio rivedere anche Chris>>, disse Taylor.

<<Va benissimo>>, dissi, senza poter evitare di sorridere.

<<Solo, non ditegli che sono io. Voglio che sia una sorpresa anche per lui>>, ci disse. Annuimmo entrambe, Taylor ci salutò e poi prese a camminare verso l'ospedale. Mi limitai a guardarla camminare, fino a che non sparì dietro le porte vetrate dell'ospedale.

<<Io te l'avevo detto che non poteva odiarti, però>>, disse Camila, asciugandomi una lacrima che non sapevo nemmeno avesse iniziato a scendermi lungo la guancia.

<<Tu hai sempre ragione, amore mio>>, dissi, voltandomi per poterle dare un bacio sulla guancia.

<<Mh, così mi piaci, ragazza!>>, scherzò lei.
Portai una sua ciocca di capelli dietro l'orecchio, prima di lasciarle un bacio a fior di labbra.

<<Ti amo, Lolo>>, disse. Come sempre, il mio stomaco iniziò a fare le capriole a causa dell'intensità del suo sguardo.

<<Io ti amo di più, Camz>>.

A/a

E il prossimo è l'epilogo...

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