Stockholm Syndrome

By Loveonly277

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Camila Cabello ritorna nella sua città nativa dopo essere stata via per un paio di anni. Camila, possiamo dir... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Epilogo
Speciale #1
Speciale #2

Capitolo 21

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By Loveonly277

Osservai il corpo di Lauren che dormiva tranquilla accanto a me nel suo letto. La sua pelle pallida, coperta da tatuaggi sull'addome e le braccia, era coperta dalle lenzuola. Aveva le sopracciglia aggrottate e le labbra rosee erano semiaperte, quindi potevo sentirla emettere dei piccoli sbuffi di tanto in tanto.
Non potei evitare di sorridere guardandola, siccome mi rendevo conto che nonostante fossero passati così tanti anni, dormisse ancora come una bambina piccola ed innocente. 
Guardai l'orario dalla sveglia che si trovava sul comodino, e mi resi conto che erano le sei di mattina. Avevo mandato un messaggio a Shawn, chiedendogli di coprirmi con i miei genitori, proprio come se fossi un adolescente. Lui mi aveva risposto dicendo che sarebbe rimasto a dormire a casa del suo amico, ed era più che disposto a dire che anche io ero insieme a loro e la sorella di lui. Mio cugino era proprio il migliore da questo punto di vista.
Mi alzai dal letto, sentendomi leggermente intorpidita. Lauren c'era andata giù pesante- non che io mi lamentassi-, quindi potevo dire che una piccola passeggiata per cercare di rilassare i muscoli delle gambe andava più che bene.
Non era poi così strano uscire a quest'ora. Le persone iniziavano ad andare a lavoro, e siccome si avvicinava l'estate, tutti preferivano correre la mattina presto, quindi quando non c'era ancora il sole. Mi vestii rapidamente, cercando di fare meno rumore possibile. Alla fine, decisi che anche io mi sarei unita a quelli che andavano a correre. Non lo facevo da parecchio tempo, tuttavia, e sperai di non aver perso l'abitudine.
Uscii da casa di Lauren senza lasciare alcun bigliettino, speravo che la corsa mi aiutasse a chiarirmi le idee ed immaginavo che una volta finito, Lauren sarebbe stata ancora a letto. Ieri mi sembrava abbastanza ubriaca, quindi immaginai che una bella dormita lunga non gliel'avrebbe tolta nessuno.
Proprio come sospettavo, alcuni negozi stavano iniziando anche già ad aprire. Le macchine passavano lungo le strade di tanto in tanto, poiché andavano a lavoro. Poi, lungo la strada, trovai anche i corridori che avevo nominato prima. Alcuni chiacchieravano tra di loro, altri portavano le cuffie e correvano in solitudine, altri si limitavano solo a camminare a passo un po' più svelto (e qui parliamo di donne di mezza età).
Mi misi a correre anche io, stabilendo come meta un bar che si trovava non poco distante da casa di Lauren. Tirai su il cappuccio della felpa, ed iniziai a correre, isolandomi dal resto del mondo. Non mi piaceva usare le cuffie quando correvo, ma comunque riuscivo ad entrare in un modo tutto mio. Mi concentravo sul mio respiro, oppure sul cinguettio degli uccellini mattutini che diventavano la mia unica musica. 
Una volta giunta al bar, decisi che finalmente, sapevo cosa fare. Lauren doveva sapere la verità, poi, le avrei chiesto se le andava di venire via con me, in modo tale da cercare di avere una vita normale. Quella classica vita che entrambe meritavamo ma che non potevamo ancora avere. Non potevo più tenerle nascosta una cosa simile, anche se in mia difesa, potevo affermare che ieri volevo dirglielo. Tuttavia, si era addormentata poco prima che iniziassi il mio discorso. Fermandomi a comprare qualcosa con cui fare colazione, pensai alle parole adatte da poterle dire una volta ritornata da lei.
Ma si sa, il destino può giocare brutti scherzi.

Lauren's pov

Uno strano rumore in lontananza, iniziò ad infastidirmi. Emisi un piccolo grugnito in risposta, come se così avessi potuto fermare quel rumore. Nel voltarmi, mi resi conto che la parte di letto al mio fianco era troppo fredda e vuota. Aprii di scatto gli occhi, quindi avvertii un forte dolore alla testa. Tuttavia, quel dolore non poteva essere paragonato per niente al dolore che sentivo al centro del petto. Camila non c'era. Non era rimasta con me, quando aveva promesso che questa volta sarebbe stato diverso. Credevo che ieri mi avesse perdonato, altrimenti...perché mi avrebbe permesso di stare con lei? Perché avrebbe deciso di venire di nuovo a letto con me? Magari, era solo la sua vendetta. Magari, voleva farmela pagare ferendomi come io- secondo il suo punto di vista- avevo ferito lei.
Fu allora che mi resi conto che il fastidioso rumore che tanto sentivo era il campanello. Mi alzai dal letto, indossai velocemente un paio di boxer e un reggiseno sportivo e scesi al piano di sotto.

<<Chris, o Dinah, se avete di nuovo dimenticato le chiavi di casa, giuro che...>>, stavo per urlare, ma mi fermai una volta aperta la porta.
Mi ritrovai faccia a faccia con l'ultima persona che credevo di vedere.

<<E tu che vuoi?>>, chiesi, confusa. Era mattina presto, avevo un maledetto mal di testa a causa della sbornia di ieri, Camila mi aveva distrutta per l'ennesima volta e l'ultima cosa che volevo, era avere a che fare con lui e le sue stupide idee in quel momento.
Se non avesse messo subito un piede in avanti, come a volermi impedire di chiudere improvvisamente la porta, gliel'avrei sbattuta in faccia.

<<Posso entrare?>>, mi chiese. 

<<Sii breve>>, mi limitai a dire. Mi spostai di lato, permettendogli di entrare in casa mia. Chiusi la porta e mi voltai per guardarlo, rendendomi conto che già andava verso la cucina.

<<Fa' come se fossi a casa tua>>, dissi a voce bassa. Lo raggiunsi in cucina, e lì vidi che si stava versando un bicchiere di succo. Ma davvero? Che razza di fottuto coglione.

<<Tieni>>, disse, porgendomi il bicchiere. Lo guardai, confusa.

<<Ti servirà per il mal di testa. I sintomi post sbornia sono terribili>>, disse lui, come a lasciarmi capire che aveva avuto un passato pieno di episodi post sbornia. 
Stranita dal suo comportamento gentile, presi il bicchiere di succo e lo guardai con aria sospetta. Stava tramando qualcosa, potevo leggerglielo negli occhi. Anche se non sapevo molto bene cosa aspettarmi da lui, sapevo che ora più che mai, avrei dovuto tenere la guardia alta.

<<Sei da sola?>>, chiese, guardandosi intorno. I suoi occhi si posarono sulla borsa di Camila, che si trovava su una delle sedie in cucina. Strinsi le sopracciglia, rendendomi conto che aveva dimenticato la sua borsa qui. Non poteva essere stata così distratta da averla dimenticata, nemmeno se avesse provato a sgattaiolare fuori da casa mia. Insomma, le donne l'avevano fatto in passato ed ero più che convinta che non dimenticassero mai un qualcosa di così importante come la borsa.
Una piccola speranza si accese dentro di me e prima di rendermene conto, avevo posato il bicchiere sul tavolo e stavo correndo al piano di sopra. Entrai di scatto nella camera da letto, ed un piccolo sorriso si formò sul mio volto quando mi resi conto che il vestito rosso di Camila si trovava ancora a terra. In cambio, notai che l'anta dell'armadio era leggermente aperta. Andai a controllare e mi resi conto che mancava una mia felpa, insieme ad un paio di vecchi pantaloncini che avevo smesso di usare perché erano troppo stretti. Nel periodo di tempo in cui Camila era stata qui, li aveva indossati quando sentiva troppo caldo.
Non potetti evitare di sorridere felice, perché ciò significava che stava per tornare. Non sapevo per quale motivo fosse uscita di casa, ma sarebbe tornata. Da me.
La mia felicità, tuttavia, non durò molto, perché un qualcosa di duro si scontrò dietro la mia testa, facendomi subito perdere coscienza.

***

Aprii lentamente gli occhi, rendendomi conto che il dolore alla testa era peggiorato. Fu allora che mi resi conto di non essere capace di vedere nulla, quindi avvertii un tessuto premuto contro i miei occhi. Provai a muovere le mani, prima di rendermi conto che non potevo muoverle per niente, poiché erano bloccate da qualcosa. La realizzazione mi colpì in quel preciso istante: ero stata rapita. Davvero? Guarda un po' tu che ironia. Avrei dovuto immaginare che quel figlio di puttana avesse in mente qualcosa, ma non credevo fosse capace di arrivare a tanto. Immaginai che questa fosse la mia fine, e non potei evitare di sperare che dopo avermi ucciso, non facesse del male anche alla mia famiglia.

<<Dannato Lewis, vieni fuori, ora! Sii abbastanza uomo da cacciare le palle e farti vedere>>, urlai al nulla. Non sapevo se era presente nella stanza, oppure se non c'era, non sapevo se sarebbe stato in grado di sentirmi. Non mi importava, perché volevo solo che tutto finisse presto. Avrei raggiunto mio padre, e gli avrei dato la lezione che si meritava quel maledetto bastardo.
Non potevo credere di sentire subito una risposta, ma soprattutto, non avrei mai creduto di sentire quello che avrei sentito.
Il sangue mi si congelò nelle vene, il tempo smise di scorrere e il mio cuore prese a battere con violenza, mentre mi aspettavo di svegliarmi improvvisamente di svegliarmi e rendermi conto che fosse tutto un incubo.

<<Lauren>>, mormorò una voce dolce e femminile. Iniziai a dimenarmi sulla sedia, nel tentativo di fare qualcosa. Quasi sperai che la benda cadesse dai miei occhi e mi facesse vedere che era solo frutto della mia fantasia. Quando mi resi conto che era tutto inutile, mi fermai.

<<Camz?>>, sussurrai a voce bassa.

<<Lauren, che diavolo è successo?>>, chiese lei. Cercai di seguire il suono della sua voce, per provare a farmi un'ideai di dove fossimo. La sua voce proveniva davanti a me, ma non era vicinissima. Tuttavia, la sentivo chiaramente, quindi la stanza o doveva essere molto piccola, oppure lei non era troppo lontana. In qualunque modo, dovevo assicurarmi che stesse bene e dovevo fare di tutto per farla uscire illesa da tutto questo.

<<Quel bastardo di Lewis mi ha fatto venire a rapire! Solo che...non capisco tu cosa centri...Non dovresti essere qui. Perché sei qui? Perché sei uscita di casa?Se fossi rimasta, non sarebbe successo nulla>>, dissi, cercando di illudere me stessa.

<<Siamo realiste, Lauren. Ci volevano entrambe, quindi, sarebbe accaduto in un modo o nell'altro>>, rispose lei, dicendomi quello che stavo pensando anche io. Era solo colpa mia. Non avrei mai dovuto mettere in mezzo la storia del rapimento. Lei sarebbe stata in città con suo padre, poi sarebbe ritornata alla sua vita perfetta sana e salva, senza alcuna preoccupazione. Invece, avevo dovuto rovinare tutto con il mio egoismo. Sapevo che non c'era bisogno di rapirla. Mi sarebbe bastato dire ad Alejandro che ero molto più vicina a Sofia di quanto credesse, e l'avrei convinto perfettamente a non dire nulla riguardo l'accaduto. Invece, appena avevo saputo che era ritornata, avevo dovuto cercare un modo per averla di nuovo al mio fianco. Almeno per un po'. Che stupida che ero stata.

<<Lewis me la pagherà cara>>, borbottai.

<<Peccato che Lewis abbia già pagato. Adesso, sarà da qualche parte nel fondo dell'Inferno a bruciare con suo padre...e con il tuo>>.

A/a

Chi è il nostro misterioso rapitore?
Cosa deve dire Camila a Lauren?
Riuscirà a dirglielo? Ma cosa più importante, riusciranno a venirne fuori? Oppure, una delle due non sopravviverà?

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