Nashell: Il maleficio (#3)

By MariannaPropato

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#3 libro della trilogia Nashell Il dolore, la morte, l'oscurità. Tutto ti sfiora e tutto ti inghiotte. La su... More

|| Booktrailer
capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
Capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 55
capitolo 56
Sigillo del fiore 🌹
capitolo 57
capitolo 58
epilogo
LE COSE CHE NON SAPEVI
RINGRAZIAMENTI

capitolo 54

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By MariannaPropato

Dopo aver passato il recinto distrutto e aver oltrepassato la città di Albron, inizio a sentire del panico che si attorciglia al mio stomaco. L'ansia che corrode ogni angolo sano e si duplica in paranoia. Poi il terrore che qualcosa gli sia capitato mi ferisce l'anima. 
Per tutte queste ore non siamo riusciti a raggiungerlo.
Mi sento male, malissimo.
Sentirlo di nuovo lontano riapre delle ferite ben chiuse e che avrei preferito non sentire più in tutta la mia vita.
Avrei voluto tanto godermi le loro presenze senza sentirmi in dovere di far qualcosa, di essere consapevole che nessun'altro mi avrebbe tolto il bene di me stessa.
Perché loro sono la parte buona di me.
La mia famiglia, i miei amici e persino Max costituiscono una parte importante.

《Forse capisco perché nella tua visione c'ero io.》borbotta Jo da dietro Alex.
Entrambi hanno viaggiato su un solo cavallo, perciò ci siamo dovuti fermare un paio di volte per farlo riposare. Altro tempo perso.
Tutti i presenti la osservano dubbiosi. Si tiene la fronte con una mano e dubito che sia stanchezza. L'ho vista che si è riposata sulla schiena del suo ragazzo.
《Senti qualcosa?》 Chiede Alex.
Lei annuisce e scende da cavallo.
《No, sali su. Non possiamo perdere altro tempo.》esclamo.

So che non ho dovuto costringerla a venire, perché lei stessa si è ritrovata incastrata. Ha ragione, inglobo chiunque nella mia cerchia del bisogno.
Le persone si ritrovano a dover fare delle cose per me, cose che non volevano.

《Lissa, lasciala stare!》 Mi ammonisce Henry.
Anche lui scende da cavallo e raggiunge la giovane ragazza.
《È da un po' che percepisco qualcosa di diverso, ma ora è più accentuato.》borbotta.
《Vuoi riposare?》le chiede premuroso Alex.
Sento i minuti scivolarmi via e le distanze che si allungano.

L'alba è ormai giunta e riscalda l'ambiente intorno a noi. Cavalchiamo da ore in un sentiero scroscioso e buio. Sono stata così impaziente e colta dalla sprovvista che non ho pensato di fare un incantesimo di localizzazione. Ci dobbiamo solo fidare dei nostri istinti e dai nostri sensi ereditari.

《Siamo vicini a qualcosa di oscuro.》sussurra.
È tutto sbagliato.
Ci ficchiamo in cose più grandi di noi e non sappiamo gestire le complessità.

Questo non è come il "club degli strambi" o come i satanici della Rocca, noi siamo un gruppo ancor più pericoloso.
Vogliamo agire per il bene, ma dimenticando che in questo mondo nulla è davvero buono. Discendiamo da una stirpe creata da una lotta tra due dei: quello del paradiso e quello dell'inferno.
Quello buono ha creato la carne umana, ma quello cattivo ha invidiato il suo capolavoro e ha deciso di scagliarsi contro il suo stesso simile. Noi siamo il simbolo di quella lotta antica.

Siamo la ragione delle loro polemiche.
Abbiamo eredito le loro gelosie, invidie, l'egoismo e le prepotenze. Ed ecco i suoi figli prodigi.
Un'unione tra il bene e il male.

《Non ho idea dove ci troviamo, ma sono sicura che siamo vicini dal trovarlo.》dico.
《Dovremmo dividerci.》 Propone Henry.
《Cosa? Assolutamente no. Non hai mai letto dei libri non adatto ai bambini? In ognuno di loro i protagonisti decidono di separarsi e alla fine muoiono uno alla volta. Dai, non dire cazzate.》Interviene subito dopo Alex.
《Non sappiamo dove sia Albert, ma posso portarvi al fiore.》sussurra Jo che preme i polpastrelli sulle tempie.

La sento che geme dal dolore, lo fa in silenzio ma soffre.
Provo un senso di colpa terribile e le prendo gentilmente la mano.

《Non me ne frega un bel niente della visione. Benton mi ha mostrato un luogo, e sono sicura che il fiore si trovi lì. Tornate a casa.》dico rivolgendomi alla coppia.
Alex mi agghiaccia con un solo sguardo e prende a dire che non mi lascia. Non ho idea con quale emozione lo stia dicendo. Se rimane perché ho bisogno di aiuto o perché vuole starmi accanto per via di quei sentimenti che si ostina a nascondere.
《È mio amico, te l'ho detto. L'oscurità che penetra nelle ossa non è piacevole, per questo non ho nessuna intenzione che si avvicini.》
La ringrazio silenziosamente e decidiamo di proseguire a piedi.

Il sole piano piano si fa strada nel cielo e schiarisce la nostra strada. È più un modo di dire, considerando che abbiamo lasciato il sentiero già da un bel po'.
Ci siamo immedesimati nella natura ed io ho la sensazione di essere osservata.
Lucertole strisciano infastidite sulle corteccia degli alberi e sembrano volerci inghiottire, mentre conigli e persino volpi si allontano frettolosamente al nostro passaggio.
Siamo degli invasori.
Tramite la visione di Benton rammento i piccoli dettagli dell'ambiente circostante, ma ritrovandomi dal vivo tutto mi sembra uguale.
Gli alberi sembrano essere gli stessi e persino le posizioni dei rami sembrano voler oscurire i raggi nello stesso identico modo.
Però una cosa che sono certa è che questo è il posto giusto.

《Ma dove diamine siamo finiti?》domanda Alex che si scrolla di dosso uno scarafaggio.
Henry sghignazza divertito e i due prendono a spingersi.
Poi d'un tratto Jo si blocca e si accascia al suolo e vomita tutto ciò che ha in corpo.
《Non andare avanti, ti prego. Sappiamo cavarcela.》borbotto.
La sofferenza che le leggo negli occhi mi stordisce. Ad ogni passo le sue forze vacillano.
Si piega in due e continua a resistere.
Solo ora Alex si rende conto della gravità della situazione.
Le trascina il braccio sulla spalla e la rimette in piedi. Le scosta dei capelli dal viso e le accarezza dolcemente la guancia.
《Siamo quasi arrivati.》 Bofonchia con le parole che si smorzano nell'aria.
Non ha forze, è chiaro.
Questa energia scura la sta trascinando verso il basso.
《Andate avanti senza noi.》 Interviene Alex.
《No!》sbotta la ragazza. 《È solo un mal di testa, riesco a resistere.》

Le chiediamo se ne è sicura, ma Jo ci supera con tanto coraggio e orgogliosamente riprende a salire la collina.
Sento i piedi che bruciano e i muscoli che inplorano risposo,  ma non demordo e continuo a far vagare lo sguardo fra gli alberi.
Non mi sento sola.
Poi, dopo aver percorso mille passi, giungiamo davanti una grossa cavità. Oltre di noi vi è un enorme buco nero e piccoli arbusti e massi ricoperti di muschio fanno da decorazione all'enorme spiazzo. Attentamente ci addentriamo in essa è rivolgiamo contemporaneamente lo sguardo verso l'alto.
Un viso di pietra, almeno grande quanto la facciata del castello, è incastrato nella montagna dietro di essa. Rampicanti ben visibili le coprono metà viso, ma le lascia le caratteristiche di un architettura leggiadra,  antica e dalla bellezza eterea.
Differenziamente dalla visione data dal guardiano Benton, ora nessun fiume di lacrime le scende dalle orbite. I suoi occhi sono secchi e freddi, esattamente come il materiale di cui è composta.
I lineamenti del viso sembrano delicati e questo ci permette di distinguerli dal sesso maschile. Chiunque ha costruito questa deliziosa opera deve aver avuto una musa ispiratrice.
Però poi mi guardo più dettagliatamente intorno e contasto che la prospettiva cui rilevo il volto è diversa da quella avvenuta nella visione data. Siamo dove un tempo esisteva il lago.

《Direi che ci siamo.》Prende parola Henry.
《Cosa hai intenzione di fare? Vorresti salire fin là? 》chiede Alex con un pizzico di frustazione sulla lingua.

Jo, invece, rimane in silenzio e preme una mano sullo stomaco. Le poso il palmo sulla schiena e le chiedo come si sente.
Non c'è debolezza tanto forte da annullare la sua forza.
Lei ci sorprende, in ogni momento. Come quella volta che le sue dita hanno premuto sul grilletto della balaustra e le frecce mi si conficcarono nella carne.
Nessuno di noi è ben in grado di saperlo usare, tranne lei. È una sorpresa ben accetta.

Quando finalmente giungiamo in quella che deve essere l'entrata di questa indole, una boccata di aria fredda mi fa rabbrividire.
È come se quella brezza ci stesse dicendo di non entrare, di non avvicinarci troppo.
Leggiamo segnali di ogni tipo, ma che ovviamente ignoriamo.
Con mio stupore, e forse sollievo, non scorgo nessuna figura simile ad Albert. Però nello stesso istante percepisco la paura che striscia sotto la cute e che fa drizzare i peli delle braccia.

《Non è qui.》dico ad alta voce.
《Ci saremmo dovuti dividere.》puntualizza la sua iniziale mossa.
Avrei dovuto dargli retta. Albert potrebbe trovarsi in qualunque posto, e potrebbe trovarsi in pericolo.
Oh, non voglio immaginare agli scenari che mi passano per la testa.
《Non può essere davvero lontano.》continua Alex.

Eppure che differenza fa? Queste parole di conforto non allevano un bel niente.
Non dovrei essere paranoica, ma ammetto che avrei preferito trovarlo qui.
Ora sono giunta nel posto dove secondo molte probabilità si trovi il fiore e senza colui che lo vuole davvero.

《Ehi, stai calma. Lo troveremo.》le mani di Henry premono sulle mie spalle e mi fa notare che sto tremando.
Le dita prendono la stoffa del vestito e la stringono in un forte pugno. Si stropiccia secondo il mio nervosismo.
Il freddo non mi fa nemmeno più rabbrividire.
《Io vado a cercarlo. Voi rimanete qui, d'accordo? 》ci informa.
《Vengo con te.》 Interviene Alex.
Non abbiamo neanche il tempo di replicare che i due ragazzi si imbattono nell'aria fresca del primo mattino e ci lasciano impietriti.
È il momento di stare ferma.
È il momento che altri risolvano i vari enigmi.

《Come ti senti?》le domando dolcemente.
Jo è seduta per terra e si è portata le gambe al petto. La fronte è imperlata di sudore e so che sta tenendo a freno il suo tremoliccio.
È una piccola foglia che lotta con tutta se stessa contro il vento. Non vuole cedere, non vuole cadere al suolo.
《Non è come i demoni. È così... così oscuro.》un brivido la scuote leggermente.
Con la mano le sfioro le spalle e lascio che il mio calore la faccia stare meglio. Non è il massimo, ma è confortevole sentir qualcos'altro.
Nel frattempo che la aiuto a darle altro conforto, mi guardo intorno e noto un grosso buco nella parete. Dalla mia posizione non sono in grado di capire a cosa sia dovuto, ma il sole riesce a filtrare di poco. Un piccolo raggio si scontra con il muro di fronte e illumina parte della caverna. Non sembra essere fatto di legna, di pietra o di qualche altro materiale particolare. Sembra a tratti granulato e tratti liscio. Ai nostri piedi il terreno è ricoperto da un leggero strato di breccioline , e tutto il perimetro è decorato da diverse strisce di vegetazione. Muschio, penso.

《Cosa pensi che sia il fiore?》chiede per tamponare la freddezza del silenzio.
《Immagino che già la parola gli dia una forma.》
《Oh... io non penso che sia così scontato. Un fiore non può essere pericoloso, non può. ..》 tossisce.
Le sposto i capelli dal viso e sussurro un incantesimo di guarigione.
Ma per sua sfortuna non c'è nulla da guarire. Questa sua sensibilità è un derivato dei poteri sensitivi. Ma la sua è ben diversa, basta osservarla.
Lei sente l'oscurità che penetra nei meandri della mente, negli angoli più remoti di noi stessi.
È come quando sento la malvagità scivolarmi via e prendere possesso di ogni mio controllo.

《Non hai mai sentito qualcosa di diverso in me?》 Le chiedo.
La vedo mordersi il labbro inferiore e inarcare la testa all'indietro.
《Non sei cattiva, Lissa.》 Sussurra.

Cattiva, diabolica, il male peggiore.
Tanti sinonimi che non mi rappresentano appieno.
Forse la mia oscurità non può essere molto percettibile a causa della mia anima spezzettata, forse deve esserci una ragione se lei non sente del marcio in me.

《Non mi stai mentendo, vero?》
《Non c'è nulla di cattivo in te. Hai solo commesso degli sbagli, che...che ti hanno portata in direzioni sbagliate. Il tuo spirito è incontrollato, non oscuro.》vuole spiegarmi.
Per una qualche ragione, forse fiducia, dó retta alla sua spiegazione e imprimo le sue parole nella testa.

Non sono cattiva.

Sono solo pessima a fare delle scelte.
Contraria ad ogni singolo pensiero, mi metto in piedi e vago per la caverna.
Quel buco non è altro che un occhio che porge la sua visione sulla magnificitá della natura. Sembra che da qui si ha il controllo su tutto.
Si ha il potere di decidere.
Più mi sporgo più riesco a vedere sotto di me.
Vuoto, c'è tanto vuoto in basso.
È tutto così silenzioso, sbagliato.
Questo viso sembra voler allontanare chiunque.
Poi riprendo ad ammirarmi intorno e scorgo diverse sfaccettature, diversi lati.
La caverna si allunga su altri direzioni, ed intuisco che questo volto è più misterioso di quel che sembra.
Massi obligui, distorti, lunghi e persino corti sono attaccati al muro e sembrano gocciolare verso il basso. Sono attaccati l'uni dagli altri e rendono splendente l'ambiente ombrato.
Sfioro le dita sui muri e lo sento.... sento come se nascondesse qualcosa al suo interno.
Non mi sento a mio agio qui.

《Perché non andiamo...?》ma la domanda si disperde nell'aria.
Due uomini armati tengono in ostaggio Jo. Uno di loro la tiene ferma e le avvicina un pugnale intorno la gola. I loro volti mi sono sconosciuti, ed ho il terrore che vengono proprio dalla remota e sinistra Terra del Nord.
Sono alti, possenti e indossano abbigliamenti articolati. Il busto è coperto da una giacca spessa cui una fascia la divide obliguamente, i pantaloni in stile guardia sono tenuti fermi da grossi stivali di pelle scura, e il volto è pitturato da un colore bianco cui ,però, alcuni disegni fanno da contorno agli occhi. Sembrano star indossando delle maschere, peccato che la pittura scelta sia colata di poco sulle guance.

《Chi siete?》 urlo loro.
《Voi chi siete.》 parla quello a destra. 
Vedo la sua mano che si poggia sul manico della spada e attende che qualche segnale impercettibile gli dia il via ad una lotta impari. 
《Lasciatela!》 ringhio a denti stretti.
L'uomo che la tiene ferma le fa allungare il collo all'indietro e preme ancor di più la lama contro la pelle.
《La Dea Madre è stata occupata da stranieri. Chi siete, nemici?》 continua a parlare lo stesso che ,ora, stringe più saldamente la spada.
《Che cosa volete?》 alzo le mani verso l'alto.
《Dio, il quale crea e conserva tutte le cose, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sè.  Dopo la sua caduta, con la promessa di redenzione, risolleva la speranza della salvezza ed assidua cura del genere umano, per dare vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene.》 borbotta.
Sono seguaci di Dio?
《Non siamo qui per distruggere il vostro santuario.》cerco di spiegare.
《Avete sporcato la sua castità con la vostra impurezza.》
Con un cenno del capo dico loro che una lama pronta a ferire non è un mezzo per rimanere fedeli alle loro promesse di costanza.
《Con la sua manifestazione, presenza, le sue parole e le sue opere, con i segni e con i miracoli, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio, è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e resuscitarci per la vita eterna.》
Inarco un sopracciglio verso l'alto e rido silenziosamente alle loro dicerie. Non c'è nessuna presenza, nessuna scrittura che riveli quel miracolo che si può ottenere e comprendere.
《Per concepire il giusto valore di ciò che il Dio vuole asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di intendere, di esprimersi e sia a quelli che allora sono generalmente in uso in rapporti umani. Credete che tagliare una gola a uno dei suoi figli vi possa far avvicinare alle sue manine magiche?》 mi prendo gioco di loro.

Se fosse stato così semplice, che bastasse semplicemente pregare il Signore per ricevere il perdono e persino una liberazione dal male, avrei iniziato ad invocare il suo cospetto.
《E' più clemente e paziente di quel che credi, figlia del demonio.》

Una risatina nervosa sfugge dalle mie volontà e per un attimo perdo il controllo sulla situazione.
L'uomo mi si avventa furioso verso me ed estrae veloce la spada e me la punta alla gola. Mi inchioda al muro e mi costringe ad analizzare meglio il contesto.

《E questa vostra Dea Madre sa quello che fate? Che prendete in ostaggio ragazzine e le imbottite di chiacchere scadenti?》 borbotto.
《La Dea Madre è sua figlia, lei crede in ciò che facciamo. La preserviamo e la difendiamo dalle mani del demonio.》
《Oh, che accusa, signor fanatico religioso.》

Ora la punta della spada spinge contro la cute e lacera leggermente la laringe.
Sento Jo che implora ai due uomini di lasciarci andare, ma l'uomo che la tiene ferma le dice che solo con la morte dei peccatori si può annulare il marchio delle colpe.
Che fanatici, vorrei ripetere.
Secondo le loro menti contorte, noi avremmo macchiato questa caverna, o per meglio dire la Dea Madre, con i nostri vizi, perversioni, violazioni.

《Che cosa volete proteggere,  per davvero?》bisbiglio.
《Vuoi dire un ultima parola?》mi domanda l'uomo che ho di fronte.
《Si...Incendia.
Un vortice di magia di fuoco gli si scaglia contro e lo allontana da me. Poi agisco di sorpresa e una sferzata di aria gelida spinge lontano l'assaltatore. Raggiungo presto Jo e la copro dietro me.
《Possiedi la magia!》urla lo stesso che mi ha ferito.
《Non siamo qui per infettare il vostro illustre santuario.》 Mormoro.
《La Dea Madre non vi lascerà mai andare via. Le avete tolto la sua innocenza, usando l'impulso ereditato dal Dio dell'inferno.》
Ecco spiegata la definizione della magia nera. È semplice genetica.
《Esiste anche la magia bianca, se vogliamo essere precisi. Ma poco importa,  no?》
I loro occhi ben nascosti sotto la maschera disegnata mi inquietano. Sembrano viscidi, delle sanguisughe.

Poi lo stesso uomo di prima lancia un pugnale nella mia direzione, e sono fortunata ad averlo schivato in tempo.
Sollevo saldamente Jo da terra e la invito ad andare fuori. Però il tempo perso a darle indicazione facilità loro ad attacarmi.
Uno di loro mi graffia la pelle con la spada ed urlo sorpresa. L'estremità smussata della sua spada ora mi colpisce dietro le ginocchia. Cado di schiena nella polvere, con un tonfo. 
Poi l'altro balza su di me e affonda la punta accanto il mio orecchio.
  Il corpo a corpo è sempre stato il mio punto debole, soprattutto quando sono in minoranza. 
Sferro un calcio al mio secondo assalitore e con un gesto spedito colpisco col gomito il primo che mi ha lanciato il pugnale. Approfitto della loro instabilità e mi rimetto in piedi, incurante del sangue che cola dal braccio. 
Poi osservo come uno dei due si mette da parte e fa girare l'arma in moto circolatorio.
Quello più grosso mena un fendente non troppo convinto con la sua spada. Paro d'istinto il suo colpo comunque possente con il mio. L'addestramento del sogno deve aver funzionato, almeno fino a un certo punto. Sembra sorpreso. Ma questo non gli impedisce di caricare immediatamente il colpo successivo. Riesco a capire che stavolta lo prende più sul serio. 
  Un lamento involontario mi esce di bocca quando vengo colpita di nuovo. 
Stacco il pugnale scagliato minuti prima dalla parete e lo rigiro tra le dita. 
《Non fatemi reagire.》 cerco di avvertirli.

Riesco a percepire la magia che pompa nelle vene, e non è piacevole. Sento il bisogno di dare sfogo, ma così facendo libero la mia parte incontrollata, animale.

《Non c'è pace senza lotta.》calza quest'ultimo.
Mi corre incontro per attacarmi.  Mi difendo, mi abbasso, mi alzo, mi giro e lo colpisco al braccio. La manica inizia a bagnarsi di sangue, ma un po' di sangue esce anche dalla sua guancia.
Devo averlo colpito mentre giravo su me stessa, penso compiaciuta mentre l'uomo tocca la guancia ed osserva il proprio sangue sulla mano. Non riesco a capire cosa stia provando, ma devo stare attenta.
L'altro, rimasto in disparte, mi lancia la sua spada e aspetta che io la prenda.
《Non è valoroso combattere con una donna senza armi.》spiega.
Oh...

Senza nemmeno accorgersi del sangue che fuoriesce dal braccio, l'uomo afferra la sua spada ed inizia ad attaccarmi con forza. Indietreggio e mi sento un po' persa perché non riesco a trovare la forza che avevo prima. Questo fa sì che abbia la meglio. Difendo in alto, poi a destra e a sinistra, poi di nuovo in alto. Finisco a terra di botto sbattendo la testa mentre la spada scivola lontano da me . L'uomo lascia cadere la spada e, posizionandosi sul mio corpo, mi blocca mani e piedi.
《Non puoi sconfiggere ciò che è puro, ciò che è salvezza.》mormora a pochi passi dal mio viso.
Cerco di liberarmi, ma senza riuscirci.
Poi d'un tratto sento un rumore metallico e l'uomo cadere all'indietro. Sgrano gli occhi spaventata e mi volto verso l'entrata.
Jo si mantiene a stento sulla parete  ed estrae con poca difficoltà il pugnale dal petto del nemico. Ma non è tanto ciò ad interessarmi.
Il fuoco del segugio che divora la carne del mio avversario mi fa rabbrividire. Albert è chinato su di lui e tiene ferma la mano sul suo viso. Riesco a vedere piccole scie di fumo salire verso l'alto.
《Fermo!》 Urlo a lui.
Lui si stacca dal mio rivale ed osserva quasi soddisfatto ciò che il suo palmo è riuscito a creare. Allora corro verso lui e mi tappo la bocca con una mano.
Il volto ,della cieca ammirazione verso un Dio inesistente, è completamente ustionato. Le orbite hanno solamente due grossi folchi bruciati e il restante è di un colore rossastro con diverse sfumature nere. Non c'è più nulla che lo possa identificare.
《Dove? Dove... dove diamine eri?》 Urlo.
I suoi occhi rossi mi fissano adorati. Le mani ancora calde mi sfiorano i capelli ed infine scivolano intorno al mio collo. Sento un brivido invadente che mi scuote le interiora.
La sua oscurità ha fatto il primo ingresso.
《Dovevo farlo. Non mi avresti ascoltato, se non fossi stata costretta.》
《Alb, ma hai capito cosa hai appena fatto? Non capisci la gravità delle nostre curiosità? 》continuo ad urlare.
《Ti ho protetto.》
Dietro lui sento Jo ansimare e le corro subito incontro.
《Sta male, e sai perché?  Perché questo maledettissimo fiore è velenoso.》sputo con rabbia.
Ho seguito le regole. Ho fatto in modo che non seguisse i miei stessi passi. Ma a cosa è servito? Ad alimentare curiosità morbose e prepararlo per l'imprevisto.
Non avrei voluto,ma è successo.
Quando si tocca l'oscurità non si torna più indietro.

-4 alla fine.

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