My butler | ERERI/RIREN

By ayumillu

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[COMPLETA] "Gli mordo le labbra perché ormai baciarle non è più abbastanza." Nonostante i dodici anni che lo... More

Prologo
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Wattpad non funziona
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Copertina
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 60.5 -Lettera di Isabel-
Capitolo 61
Epilogo
Ringraziamenti
100mila
DREAME

Capitolo 30

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By ayumillu

QUESTA STORIA È DISPONIBILE IN VERSIONE MIGLIORATA E REVISIONATA SULL'APP DREAME GRATUITAMENTE, se volete supportarmi anche lì ne sarei davvero felicissima. Mi trovate sempre sotto il nome AYUMILLU.

Levi
Mi alzo dal soffice prato, guardo per un attimo il viso di Eren, rosso sulle gote.
I capelli castani sono sparsi sul terreno ed i suoi occhi spalancati mi seguono in ogni mio più piccolo movimento.

Una volta in piedi mi passo velocemente le mani sui pantaloni neri, parte del completo da maggiordomo, e, con tono seccato, impreco leggermente.
<<Tsk, mi hai fatto sporcare tutto di terra (meglio specificare) moccioso>> faccio, schioccando la lingua sul palato e pulendomi anche i residui di terra dalla camicia bianca che, ormai, è da buttare.
Sento una delicata risata da parte sua che si trasforma, dopo qualche secondo, in una risata di gusto.

Gli lancio uno sguardo assassino ma, dentro di me, sento un peso in meno. La sua risata mi fa sentire più leggero, e ormai ho capito che è inutile cercare di non provare niente per non provare qualcosa, quella cosa che mi ha fatto tanto soffrire e pentire. Quella cosa, il mio passato, tutta la tristezza va chiusa in uno scrigno. È un'esperienza di vita, ora vado avanti.
È inutile rifugiarsi nel passato dimenticandosi di vivere il presente. E quindi mi godo anche io il suono della sua risata e la vista della sua felicità.

Porgo una mano ad Eren, che si regge la pancia con le braccia, continuando a ridere.
Si ferma, o almeno tenta di fermarsi, quando vede la mia mano e, subito dopo, la afferra con una stretta e la usa per aiutare ad alzarsi.
Si passa anche lui le mani sui pantaloni e sulla maglietta per scacciare via la terra, che copre i suoi abiti anche più dei miei.
Che palle... non vedo l'ora di andare a casa e pulire questo schifo.

Saliamo in silenzio in macchina, io tentando di non appoggiarmi troppo al sedile per non sporcare, Eren, invece, lasciandosi scivolare totalmente sul sedile, non preoccupandosi della terra che lo ricopre.
Sospiro rassegnandomi ormai all'idea che dovrò pulire per bene anche la macchina.
La terra particolarmente bagnata si è attaccata facilmente ai vestiti, e così anche alla macchina.
Ci sarà molto lavoro da fare...
Penso prima di accendere il motore.

Con un rombo la macchina parte, visto l'orario le strade sono quasi deserte.
Eren, in silenzio, guarda con occhi attenti il finestrino, ed un sorriso sul volto.

La mattina seguente, appena alzatomi dal letto, sento una brezza gelida pungermi la pelle provenire dalla finestra della mia camera spalancata.
Con un mugolio mi alzo lentamente dal materasso e, con calma, mi avvio alla finestra per chiuderla.
Appena vedo, però, il giardino immenso da soffice polvere bianca, mi fermo a guardare il paesaggio per qualche secondo.

A quanto pare stasera ha nevicato.
Non faccio in tempo nemmeno a chiudere definitivamente la finestra che il rumore della porta della camera che si spalanca mi fa voltare immediatamente verso l'ingresso della stanza.
<<LEVI! NEVICA!>> Eren entra capolino nella stanza, urlando, con il sorriso sul viso.

<<Moccioso che diamine->> non faccio in tempo a finire la frase che mi sento tirare per il braccio dal castano.
<<Andiamo fuori Levi! Andiamo, andiamo!>> esclama, cercando di trascinarmi fuori dalla camera.
Lancio uno sguardo all'orologio, sono solo le 7 e Eren non si è mai svegliato così presto, nemmeno per andare a scuola.
<<Moccioso sono solo le 7, sta calmo la neve non scappa mica>> faccio calmo, rimanendo fisso sul posto mentre lui cerca ancora di trascinarmi dal braccio.
<<Mmh>> inizia a fare dei versi dovuti allo sforzo e, dopo poco, lascia andare improvvisamente il mio braccio e si accascia a terra.
<<Ma Levi!>> esclama, ma, prima che possa dire qualsiasi altra cosa, gli chiudo la porta in faccia.
<<Levi!>> l'ultima cosa che riesco a sentire sono le sue urla ed i suoi passi che si allontanano.

Solo dopo un paio d'ore scendo finalmente al piano di sotto.
Appena arrivato in salotto noto Eren seduto, con un gomito poggiato sul tavolo e una guancia sulla mano.
Guarda con sguardo imbronciato un punto davanti a lui e, appena mi nota, il suo viso si dipinge di gioia.

Spunta un sorriso sul suo viso e, prima che possa fermarlo, inizia ad urlare.
<<Levi! Levi! Andiamo adesso?>> domanda alzandosi dalla sedia e saltellando.
Io sospiro.
<<Prima però fammi fumare una sigaretta>> gli faccio.
Lui sbuffa, mentre io mi dirigo fuori da casa, con un pacchetto di sigarette in mano.

<<Ti ho già detto che fa male fumare>> mi dice, dopo avermi seguito fuori da casa.
<<Mmh mmh>> mugolo, facendo finta di ascoltarlo.
<<Ascoltami!>> esclama con tono divertito, avvicinandosi a me.
A pochi centimetri di distanza da me, mi guarda per qualche secondo negli occhi per poi prendermi la sigaretta dalla bocca e tenerla fra pollice e indice con sguardo di rimprovero.
<<Moccioso ridammi la sigaretta>> dico, guardandolo anche io a mia volta con sguardo di rimprovero.
<<No!>> esclama, negando con la testa come un bambino.
<<Moccioso hai due secondi e mezzo>>
<<Ah perfino due e mezzo?>> fa con tono sarcastico.

Lo guardo con occhi severi, ma lui, nonostante lo veda deglutire, non mi ridà la sigaretta.
<<Moccioso...>> mi avvicino ulteriormente a lui, facendolo arrossire quasi immediatamente.
<<È carino il modo in cui arrossisci appena mi avvicino>> gli dico, avvicinandomi al suo orecchio e mordendolo delicatamente.

Sento un leggero gemito da parte sua che mi fa ghignare, in questi secondi di distrazione gli afferro nuovamente la sigaretta dalle dita e la metto in bocca, allontanandomi.
<<Ma! Hey!>> esclama arrabbiato.
<<Sei troppo ingenuo>> dico io, aspirando il fumo e sentendolo passare per tutto il corpo.
<<Sei cattivo>> esclama, incrociando le braccia e facendo il broncio.
<<Ah ah>> annuisco, espirando il fumo volutamente sul suo viso, facendolo tossire leggermente.

<<Va bene ho capito, io intanto inizio a fare un pupazzo di neve>> dice con tono serio, allontanandosi da me.
Serio? Un pupazzo di neve? Hai veramente 17 anni?

Eccomi qui, io, Levi Ackerman, uomo adulto, scontroso e perennemente serio, indifferente verso gli altri e tutto ciò che mi circonda, sto facendo un pupazzo di neve con un ragazzino di 17 anni.
Dove è finito il mio orgoglio?

<<Levi! Levi! Va a prendere una carota!>> mi dice Eren, con un sorriso dipinto sul volto.
<<Vacci tu moccioso>> rispondo scocciato.
<<No io devo finire di sistemare il cappello>> dice, concentrato a sistemare un cappello di lana marrone scuro sul capo del pupazzo di neve.
Sospiro per poi alzarmi di malavoglia dalla mia posizione accovacciata.

Entro in casa e, continuando a domandarmi esterrefatto cosa io stia facendo, vado a prendere una carota di un arancione splendente in cucina.
Appena uscito dalla cucina noto Carla sul divano.
<<Ti stai divertendo immagino>> dice ridendo, lanciando uno sguardo alla carota che tengo in mano.
<<Molto>> dico sarcastico, facendola ridacchiare ancora una volta.

Esco di nuovo dall'ingresso e raggiungo Eren, questa volta in piedi di fronte al pupazzo di neve di modeste dimensioni.
Il castano tiene le mani sui fianchi, in una posizione fiera e vittoriosa.
<<Ah eccoti Levi!>> esclama appena mi vede, si sistema il cappello verde di lana che porta sulla testa e corre verso di me.
Senza nemmeno guardarmi afferra dalla mia mano la carota e corre di nuovo verso il pupazzo, sistemandola sul suo viso, al posto del naso, affondandola nella candida neve.

<<Tadà!>> esclama contento, aprendo le braccia con un grande sorriso luminoso sul volto.
<<Levi hai il cellulare con te?>> chiede dopo qualche secondo.
Io annuisco, senza dire nulla, semplicemente osservando e gustandomi in qualche modo la sua ilarità.
<<Bene! Dammelo un attimo>> dice poi, tendendo la mano verso di me.
<<A cosa ti serve?>> domando ma, prima di rispondermi, infila una mano della tasca del mio giubbotto nero e velocemente tira fuori il cellulare.

<<Facciamo una foto, no?>> domanda ovvio, attivando la fotocamera interna.
Io sospiro, rassegnandomi alla sua vivacità.
Il castano si avvicina ancora a me e cerca l'inquadratura perfetta, in modo che si veda fra di noi il pupazzo di neve di sfondo.
Appena trovata la posizione perfetta, scatta la foto con un sonoro <<cheese>> e un grande sorriso, mentre io fisso semplicemente la telecamera.

<<Vediamo com'è venuta...>> inizia ad armeggiare con il cellulare, zoomando ogni particolare dell'autoscatto e, con una faccia soddisfatta, sussurra un: <<è bellissima! Guarda Levi, stai sorridendo>>.
Sporge il braccio verso di me per farmi vedere la foto e, senza che me sia nemmeno accorto, nella foto ho l'ombra di un sorriso sul volto e lo sguardo fisso sulla telecamera.
<<Non sto sorridendo>> nego, cercando di coprire la realtà dei fatti.
<<Sì che stai sorridendo, è palese!>> esclama poi, indicando il mio viso.
Sospiro arruffandogli i capelli castani e spostando il cappello verde che ha sulla testa, costringendolo poi a sistemarlo di nuovo.
<<Va bene moccioso, pensa quello che ti pare. Ridammi il telefono però>> dico poi, tendendo la mano.

<<Sì ecco aspetta solo un secondo...>> armeggia ancora col mio telefono, con lo sguardo fisso e concentrato sullo schermo, mordendosi leggermente il labbro inferiore.
Alla vista del suo gesto involontario mi avvicino a lui, senza che lui se ne accorga vista la sua concentrazione, e lo bacio, lasciandolo di stucco.

Un leggero e dolce bacio che sembra scaldare entrambi dal freddo pungente di Gennaio.
Appena mi stacco torno alla mia posizione iniziale, con sguardo indifferente, mentre lui arrossisce sino alle orecchie.
<<Emh... ho fatto... tieni...>> balbetta, porgendomi il telefono e correndo subito dentro casa, imbarazzato.

Lo afferro, e un sorriso involontario spunta sul mio pallido viso.
La foto appena scattata è stata impostata come sfondo del mio cellulare.

Spazio autrice
Ciauu come va? Io sto... bene/male (?) diciamo che sono parecchio stanca ed è per questo che non sono riuscita ad aggiornare prima... scusate!!*^*

Bene... spero che il capitolo vi sia piaciuto vi auguro una buona giornata e... alla prossima!
Baci,
Autrice.

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