Sweet

By AnnaGargiulo442

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"La sua dolcezza è stata la mia rovina". Un anno di riformatorio non era bastato a cambiare, quelle che erano... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
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Capitolo 74
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Capitolo 66

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By AnnaGargiulo442




Damon's pov

Voglio quello che vuoi tu.

La vita, è fatta di tanti momenti sbagliati, di tante occasioni perse, di scelte prese.

Probabilmente, quella che stavo per prendere, avrebbe portato con se, conseguenze ben più grandi di molte altre cose, ma non riuscivo a pensarne neppure ad una, mentre Krystal mi guardava. L'unica cosa che volevo, che desideravo realmente, oltre lei, era che quella notte, durasse il più a lungo possibile. Nessuno avrebbe rovinato il nostro momento, perchè io me lo sentivo, sapevo che fosse quello giusto, fra tutte le cose sbagliate della mia vita.

Non servivano parole, non sarei neppure stato in grado di trovarle, mentre avvolgevo il suo corpo con le mie braccia. Presi un lungo respiro, cercando di calmarmi, non potevo e non volevo rendere quel momento uguale agli altri, anche perchè non sarebbe mai stato possibile. Non avevo mai provato quello che stavo provando e che probabilmente, mi avrebbe messo a teppeto nel giro di cinque minuti, in ogni caso, sarebbero stati i più belli di tutta quella giornata, o meglio degli ultimi cinque mesi passati con lei.

"Io...", avevo la bocca asciutta e un urgente bisogno delle sue labbra sulle mie e quindi lo feci, perchè era l'unico modo, con il quale, le avrei potuto far capire tutto, prima ancora che fossi io a farlo. Le sue mani, raggiunsero i miei capelli, consideravo quel gesto, uno dei miei preferiti, dei più naturali, spontanei che esistessero e che a lei, riuscivano che una meraviglia. La spinsi, camminava all'indietro non staccando mai quelle bellissime labbra dalle mie ed era questo, quello che volevo. Sfiorò il mio viso, era così dolce mentre lo faceva, stavo tremando. La sollevai, le sue gambe ancorate al mio bacino, le mie mani ovunque riuscissero ad intrufolarsi. Amavo quel vestito su di lei, e dovevo ricordarmi di non strapparglielo di dosso. Non l'avrebbe presa molto bene. Poggiai un ginocchio sul divano letto alle sue spalle, per poi farla stendere su questo, e vederla lì, sotto di me, con le guance rosse e gli occhi che le brillavano, era molto più che il paradiso.

"Vieni qui", sussurrò, allungando le braccia verso il mio collo, leggevo paura, emozione, vergogna sul suo viso, ma non dubbi, quelli sembrava non averne ed era così strano, che non ne avessi neppure io. Per cinque mesi, avevo desiderato il suo corpo, le sue labbra ovunque. Ora non si trattava più solo di quello, certo la desideravo da impazzire e se non fosse accaduto subito, sarei sicuramente morto, ma c'era altro, qualcosa che mi spingeva a volere il meglio per lei, per noi. Non avrebbe mai dovuto dimenticare quella notte, mai.

La guardai e mi sentivo un coglione, perchè mi tremavano le gambe mentre mi abbassavo su di lei e sfioravo le sue. Mi erano sempre piaciute e sapere che di lì a poco, sarebbero state attorno a me, completamente nude, mi mandava in estasi.

"Sono qui", sfiorai le sue labbra con le mie, doveva sapere che per nulla al mondo me ne sarei andato. Eravamo solo io, lei e il mare e non sarebbe stata una brutta prospettiva di vita, nel mio mondo ideale, che purtroppo non corrispondeva quasi mai con quello reale.

Rilasciò un respiro tremolante, allacciando le sue braccia attorno al mio collo e io, continuai a baciarla, ad accarezzarla a volte più lentamente, altre volte, non riuscivo a fare il bravo, ma nemmeno lei, quando all'improvviso, portò le sue mani sull'orlo della mia maglia, sfilandomela dalla testa e lì capì, che il tempo che avevamo perso, era stato fin troppo. Io la volevo, lei mi voleva e non c'era sensazione più bella di quella che potessi provare con la ragazza che mi piaceva davvero, che mi aveva letteralmente fatto perdere la testa. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo, ma ora non avrei mai potuto pensare ad altro che non fosse lei.

Le mie mani raggiunsero frenetiche la cerniera del suo vestito. Inarcò la schiena, aiutandomi a sfilarglielo del tutto e gettarlo in chissà che angolo di quella barca. Tornai a baciarla, a toccarla, a morderla, doveva essere piena di me e l'avrei fatto.

Sbottai i miei jeans con una mano, mentre con l'altra avvolgevo il suo corpo, avvicinandolo il più possibile al mio, dovevo sentirla, sapere che fosse mia, soltanto mia.

Sospirò quando infilai due dita nei suoi slip, mi sarei preso tutto il tempo di questo mondo, non le avrei mai fatto del male, piuttosto mi sarei preso a pugni da solo e l'avrei fatto sul serio.

"Dam", ansimò quando infilai prima un dito, poi l'altro.

"Fidati di me", sussurai, strofinando il mio naso nell'incavo del suo collo. Sarebbe stata una dipendenza d'ora in poi. Per uno come me, era da pazzi temere una cosa simile, ma lei non era una delle tante, una senza nome , senza un valore. Lei, era tante cose, forse tutto ed era questa, la parte che più mi spaventava. Non eri prevista.

"Mi fido di te", sorrise, uno di quei sorrisi che mi avrebbero facilmente potuto porre fine a tutto questo ancor prima di inizialo. krystal era tanto dolce, quanto sexy e questa era una combinazione assolutamente letale in una ragazza.

Le sorrisi anch'io come l'idiota che ero, scossi il capo, cercando di darmi un contegno e riacquistare quel minimo di virilità che tanto vantavo di possedere ed era così cazzo e la mia Krystal, avrebbe goduto solo per me, solo con me e per tutta la notte.

Calai le sue mutandine, lungo le sue gambe, sfilai il reggiseno e lo gettai alla rinfusa sulle altre cose, poi mi presi un secondo per guardare quella ragazza, stesa sotto di me, che mi racchiudeva fra quelle gambe che ora, erano solo mie. Distolse lo sguardo, quando puntai i miei occhi nei suoi, il viso in fiamme, era tremendamente carina. Afferrai il suo viso a coppa fra le mie mani, avvicinandomi ancor di più a lei. Dovevo assolutamente liberarmi di quei dannati boxer, prima di romperli.

"Voglio che mi guardi", soffiai sulle sue labbra.

Prese un lungo respiro, prima di sporgersi e lasciarmi un bacio a stampo sulle labbra, lo faceva sempre quando era a disagio. Era bello quando era a disagio.

Le sorrisi ancora e sapevo che probabilmente l'avrei fatto altre mille volte quella notte e poco importava, perchè mi sentivo davvero bene ogni volta che lo facevo e questa, era una cosa che non capitava da troppo tempo.

Mi presi qualche altro secondo a guardarla, prima di abbassarmi sul suo corpo e iniziare a fare, quello che avrei sempre voluto fare. Alzai una sua gamba, baciandola dal basso verso l'alto. Chiuse gli occhi e glielo concessi, solo perchè immaginavo quanto potesse essere bello avere la sua di bocca, su di me. Ogni centimetro di lei lo feci mio, non lasciai nulla al caso, per poi arrivare al mio vero obbiettivo. Sussultò, spalancando gli occhi, quando immersi il mio viso fra le sue gambe aperte per me. Leccai, morsi, mi presi cura di ciò che per lei era importante e anche per me. Sapere di essere il primo, mi faceva impazzire, non avrei accettato il contrario ed era un'idea malata. Non avevo alcun diritto di pensare una cosa simile, eppure la pensavo e la pretendevo.

"Oddio". gemette, quando leccai un punto ben preciso, ma non era ancora arrivato quel momento, era ancora presto. Mi alzai, quando mi resi conto che continuare era una vera e proprio tortura. Volevo affondare in lei, perdermi in lei, farmi curare da lei.

"Mi fermo quando vuoi", abbassai i miei boxer, togliendoli del tutto, prima di abbassarmi sul suo corpo teso.

Lei annuì, ma io volevo che mi credesse davvero.

"Sono serio Krys, tu sei più importante", e la baciai ancora, perchè non potevo farne a meno. Le sue piccole braccia, racchiusero il mio corpo. Mi sentivo protetto, a casa. Poggiai la mia fronte contro la sua, perchè volevo vederla e non perdermi un sol secondo nel quale sarebbe diventata mia.

I suoi occhi socchiusi, mi diede un altro bacio e io, trovai quel momento infinitamente giusto per farlo, senza rimpianti, senza rimorsi. Mi spinsi in lei, pressai le labbra fra loro, lottai per tenere gli occhi aperti, mentre leggevo nei suoi tutto il dolore che le stavo infliggendo e non lo volevo, mi odiavo per questo. Schiuse le labbra, strinse le sue braccia sempre più forte attorno a me, facendomi mancare il respiro, ma per quanto era bella in quel momento, non me ne importava poi molto di morire senz'aria.

"Piccola", ansimai fra le sue labbra.

"Dam", sussurrò, sfiorandole con le mie. "Continua". Aprì gli occhi, i più belli che avessi mai visto e lo feci, affondai in lei di nuovo, poi ancora e ancora. Il suo petto andava su e giù, il suo respiro che batteva contro il mio, i suoi ansimi, il mio nome, che non avevo mai amato più di allora. Era tutto perfetto, fin troppo e mai, avrei potuto rinunciare a tutto questo. Come avrei fatto senza di lei?

"Tieniti a me", portai le mie mani sotto la sua schiena, baciai il suo collo, lo divorai, mentre lasciavo segni del mio passaggio. Mi piacevano su di lei, da morire.

Le sue unghie, graffiavano la mia schiena e ne ero felice, volevo sapere che c'era stata, che non era solo un sogno, che esisteva davvero Krystal.

Afferrai il suo sedere fra le mie mani, spingendo sempre più affondo ed era bellissimo, sentire tutto di lei. La sua pelle contro la mia, i suoi seni contro il mio petto, le sue labbra sulle mie e i suoi occhi solo per me, come i miei, infondo, erano stati solo per lei, da quella sera e sarebbe sempre stato così, purtroppo o per fortuna. Nessuno lo sapeva, non ancora almeno.

"Oddio Damon", strinse i miei capelli a pugno fra le sue mani, inarcò la schiena, facendomi morire. Era l'angelo del mio inferno.

"Dio...Krys". Chiusi gli occhi, travolto dalle mille emozioni che stavo provando, dalle mille paure mentre le nostre gambe tremavano, le nostre mani pure. Afferrai la sua, portandola sulla sua testa, incrociai le nostre dita, lei mi sorrise ancora, prima di rovesciare la testa all'indietro e farmi perdere nel limbo più bello del mondo, che solo quella giusta, poteva farti provare.

"Mia", sussurrai, sorridendole anch'io.

Krystal's pov
Amare qualcuno era la sanzione più bella di questo mondo, amare Damon, era molto di più.
Il suo corpo ancora sul mio, si teneva sulle braccia, così forti e possenti, nelle quali mi ero persa e l'avrei rifatto mille altre volte. Non esisteva una parola, una sola che potesse descrivere quello che questo ragazzo mi aveva fatto provare e non parlavo del sesso, quello era stato bellissimo, intenso, ma ad altro. Il suo cuore premuto sul mio, i suoi occhi che non avevano abbandonano mai i miei e questo era molto, molto più di quanto potessi immaginare da quel momento.
Sospirò, poggiando la fronte contro la mia, sorrideva ancora ed ero sicura di avere la sua stessa espressione. Era stato esilarante, non avevo parole, solo due che però avevo fin troppa paura di dire. Avrei rovinato tutto e non avrei mai voluto questo per noi e per quella notte, che mai avrei potuto dimenticare a prescindere da come le cose sarebbe potute andare da oggi in poi. Era forse quella, la parte che più temevo, ma che prima o poi entrambi avremmo dovuto affrontare, ma non ora. Ora volevo solo godermi questi attimi con lui, in cui tutto era semplice, in cui tutto era giusto e anche noi.
"Tutto bene?". Sussurrò, spostandosi di lato, ma portò anche me con lui. Sentivo un legame così forte, che pensai quasi, fosse impossibile spezzarlo ne ora, ne mai.
"Si", annuì leggermente, poggiando le mani sul suo petto. Afferrò una coperta al nostro fianco, mettendola su di noi. Mi avvicinai a lui, perché era di questo che avevo bisogno per star bene.
"Sicura?". Circondò la mia vita con un braccio e non ero l'unica a volere che quella distanza fosse minima, se non nulla.
"Si, sto bene", sorrisi, giocando con la sua collana. Mi imbarazzava guardarlo, forse sarebbe stato così per un bel po di tempo. "Tu?". Chiesi titubante, mantenendo lo sguardo basso, cosa che a lui, non andava molto bene. Sollevò il mio mento con due dita e pensai, che Damon, non fosse mai stato più bello di così. I suoi occhi brillavano, e mi piaceva pensare che fosse per merito mio. Lo speravo. D'ora in poi, avrebbe davvero potuto distruggermi con poco, ero vetro fra le sue mani e sapevo che lui, non avrebbe avuto paura di ferirsi se fosse stato necessario, ma non volevo questo. Per una volta, volevo che davvero mi considerasse qualcosa di importante nella sua vita, non un opzione, ma una scelta. Una vera scelta.
"Si, è poco", accarezzò il mio viso, le sue dita si posarono sulle mie labbra che sfiorò delicatamente prima di baciarle ancora.
Legai le mie braccia al suo collo, strofinai il mio naso contro il suo, facendogli scappare un altro sorriso. Non era mai stata meglio di così, mai stata così felice.
"È molto bello qui", mi guardai intorno, non avrei potuto desiderare posto migliore per fare l'amore per la prima volta.
"Già", sussurrò, le sue labbra vicine al mio orecchio. Sentì le sue mani posarsi sotto le mie ginocchia, ero avvinghiata a lui, e questo, gli rese le cose molto più facili.
"Ma che fai?". Spalancai gli occhi quando mi sollevò, cercando di comprimi il più possibile con quella coperta.
"Voglio farti vedere una cosa", si alzò, camminando su quella piccola barca, fino a raggiungere la porta finestra che dava sulla zona esterna.
"Vuoi uccidermi, ho capito", ridacchiai, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Ero così felice da non sentire neppure freddo.
"Prima o poi succederà il contrario", morse la mia spalla, ero piena di lui, piena di segni del suo passaggio e stavolta, mi sarebbero piaciuti ancor di più.
"Stai attento", sbriciai oltre la sua spalla, era un pazzo ed io, più di lui, a stare completamente nuda su una barca in pieno inverno.
Prese posto, su una sorta di grosso baule, posizionandomi sulle sue gambe.
"Guarda", bisbigliò nel mio orecchio. Alzai il capo, la bocca si schiuse. Tutto questo era magico, irreale.
"La tua fissazione ti perseguita", disse, guardando la luna, che rifletteva nel mare, proprio come me. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quello spettacolo della natura. Era perfetto, tutto lo era, lui lo era.
"È....".
"Lo so", mi guardò, baciando la mia spalla.
"È tua questa barca?".
"No, di amico", fece una smorfia, ma non mi andava di sapere altro per quella sera.
"Oh, peccato".
"Possiamo tornarci ogni volta che vuoi", rispose prontamente.
"Davvero?".
"Si".
"Grazie....è...appena diventato il mio posto preferito".
"Beh, voglio ben dire".
"Cretino", ridacchiai, poggiando la guancia contro il suo petto.
Chiusi gli occhi quando spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, sentivo il suo viso, sempre più vicino a mio.
"Ti ho fatto male?". Alzai lo sguardo, arrossendo all'istante, non mi aspettavo una domanda simile, eppure, era così dolce da parte di sua, interessarsi di questo.
"Credo sia normale", sussurrai, abbozzando un sorriso. "Ma...", sentivo di doverlo dirlo, fregandomene forse di sbilanciarmi troppo con lui. "Non pensavo potesse essere così bello".
"A no?". Le sue mani sotto le mie gambe, accarezzavano la mia pelle, senza mai staccarsene. "E cosa pensavi?".
"Non prendermi in giro ora". Borbottai.
"Non lo farei mai", la vive roca, seducente. Damon, sapeva il fatto suo, era fin troppo furbo, ma ora, sentivo di conoscerlo davvero.
"Mh", mugugnai, arricciando il naso e lui mi guardava, guardava ogni mio minimo gesto, in un modo così forte ed intenso, da rendere speciale anche la cosa più banale.
"Che c'è?". Inclinai la testa di lato, spostando un ciuffo ribelle dalla sua fronte.
"Niente", scosse il capo, sbuffando un sorriso. Era un sogno, il mio sogno personale e non mi sarei mai voluta svegliare da questa realtà così stupenda.
Annuì, accettando il suo silenzio, che infondo non era male, alle volte non c'era bisogno di tante parole per star bene. Noi avremmo potuto vivere di sguardi, baci e ora anche di qualcos'altro.
Puntai lo sguardo sulla luna per quale secondo, prima di rendermi conto che forse si era fatto un po' troppo tardi e che sarei dovuta tornare in istituto il prima possibile. Mi girai verso di lui, con lo scopo di dirglielo, ma trovai le sue labbra ad accogliermi e le sue braccia ad imprigionarmi in qualcosa dalla quale non mi sarei mai voluta liberare.
Le nostre lingue si inseguivano, lottando l'una con l'altra. Avvolsi il suo busto fra le mie braccia, lasciandomi completamente trasportare da lui, dal suo ritmo, che man mano diventava sempre più frenetico. Afferrò una mia gamba, poi l'altra, portandosele ai lati del suo corpo. Sussultai, quando notai la protuberanza fra le sue gambe, sempre più vicina a me. Temevo di non essere capace, ma i suoi occhi e le sue parole, mi diedero un coraggio che non sapevo neppure di avere.
"Sei perfetta", afferrò la mia vita, avvicinandomi sempre più al suo bacino. Alzai le braccia, poggiandole sulle sue spalle. Stavo tremando e non per il freddo.
"Dam".
"Vieni qui", sussurrò, accarezzando la mia schiena, aiutandomi poi a calarmi su di lui.
"Oddio", strinsi gli occhi. Faceva malissimo, quasi più di prima, era una sensazione completamente diversa, ancora più forte, ma non per questo meno bella, quando i suoi occhi brillavano dal basso, implorandomi di continuare, di lasciarmi andare e lo feci.
Il suo viso immerso nel mio seno, mentre mi muovendo dal basso verso l'alto. Le sue mani, sui miei glutei, mi guidavano verso l'apice che avrei voluto raggiungere sempre e solo con lui.
"Così", sfiorò le sue labbra con le mie. La sua voce tremava, mentre mi ripeteva in continuazione quanto fossi bella, quanto tutto questo lo stesse mandando completamente fuori di testa.
Chiuse gli occhi, la sua presa sempre più salda su di me. Sentì qualcosa di caldo, invadere il mio mondo, che ora, era anche il suo.

"Dai", ridacchiai, trascinandolo per un braccio. Erano le tre del mattino, fra quattro ore, mi sarei dovuta trovare in mensa, ma Damon, non era molto propenso a lasciarmi andare, mentre lo trascinavo via da quella barca.
"Mettiamo la sveglia", sbuffò, tirandomi indietro. Persi quasi l'equilibrio, mentre saltavo per raggiungere la banchina, alla quale avevamo attaccato la barca.
"Mi controlla, non posso rischiare", strinsi meglio il suo regalo fra le mani, prima di incrociare le braccia al petto.
"Che noia", sbuffò, raggiungendomi alla fine. "Andiamo", afferrò la mia mano, incrociando le nostre dita, spalancai gli occhi, ma per mia fortuna, non l'aveva neppure notato, mentre mi trascinava riluttante verso la sua moto. Sorrisi quando passammo dinanzi a quel disegno, lo guardò anche lui, prima di gettare lo sguardo nella mia direzione, facendo però il finto tonto.
"Sei ancora in tempo per cambiare idea", il casco a mezz'aria. Non aveva idea di quanto avessi desiderato passare l'intera notte con lui, ma se non volevo rischiare di non vederlo per i prossimi due mesi, era meglio tornare a casa.
"Dam", sussurrai.
"Ho capito", sospirò, infilandomi il casco, non volevo che ci rimanesse male, così, per darmi prova che non avesse appena subito un attacco di bipolarismo, mi sporsi verso di lui, lasciando un bacio all'angolo delle sue labbra.
Mi guardò male, ma dietro quella maschera, ero riuscita a scorgere l'ombra di un sorriso.
"Salta su imbrogliona".
Ridacchiai, abbracciandolo da dietro, avevo ancora qualche minuto da passare con lui in quel modo e l'avrei sfruttato fino alla fine.

Mancavano pochi metri alla mia meta, che purtroppo, quella volta, non corrispondeva alla sua. Man mano che ci avvicinavamo, aumentava l'ansia. La paura del dopo, il timore di quello che sarebbe successo una volta fatto quello che avevamo fatto.
Cosa sarebbe successo? Era felice? Era deluso? Cosa si aspettava? E io?
Mille domande, che avrei voluto urlargli una dietro l'altra, ma mi sentivo una stupida a pensare una cosa simile in un momento come quello. Alle volte, sapevo essere una gran guastafeste e non volevo questo per noi. Ci sarebbe stato sicuramente modo per parlarne, ma sul serio. La moto rallentò, fermandosi poi al solito posto. Spense il motore, girando la testa di lato. Scesi, poggiandomi alle sue spalle. Durò tutto pochi secondi, e non bastarono per trovare le parole giuste.
Cosa si diceva in quel caso?
Non riuscivo ad incrociare il suo sguardo, ero a disagio, ed era ironico dopo quello che era appena successo fra noi. Poi lui scese dalla moto, rendendo tutto molto più facile e difficile nello stesso instante. Desideravo averlo con me sempre, desideravo baciarlo, desideravo le sue braccia attorno a me in ogni attimo della giornata. Quello che provavo per lui, aumentava ogni giorno di più. Sarei arrivata al punto, in cui tenersi tutto dentro sarebbe stato impossibile ed inutile.
Schiusi le labbra, sperando che in quel modo, qualcosa ne uscisse, ma nulla. Fu lui, a prendere finalmente la situazione in mano. Si abbassò alla mia altezza, poggiando la fronte contro la mia.
"Smettila di pensare", sussurrò. "L'ho fatto anch'io stanotte".
Rilasciai un lungo respiro, dovevo dir qualcosa, una qualunque cosa che non fosse ti amo Damon, da mesi ormai.
"Ok", fu l'unica cosa che mi uscì. Sollevò il mio viso, avvolgendo un braccio dietro la mia schiena.
"Non finire nei guai, ho bisogno di vederti. Il prima possibile".
"Anch'io", soffiai sulle sue labbra, trovando il coraggio di incorniciare il suo sguardo. "E...grazie per...per il regalo", mormorai.
"C'è una regola da rispettare", lo guardò, prima di guardare me.
"Cioè?".
"Poi te la spiego", ammiccò.
"Poi quando?".
"Presto, molto presto".
"Mh, meglio che vada". Mi guardai intorno. "Allora..buonanotte".
Sfiorò il mio viso, prima di afferrarlo sul serio. "Buonanotte", e mi baciò ancora, divorando tutto di me, anche la mia anima.

"Sonno?".
"Eh? Oh, buongiorno Miss Morris", passai una mano fra i capelli, stando  attenta a non mostrare zone che era meglio non lasciare scoperte per la prossima settimana, se non oltre.
"Buongiorno Krystal", mormorò guardinga, prendendo posto al mio fianco. "Insonnia?".
"Leggevo un libro e..ho perso la cognizione del tempo".
"Capisco", sussurrò. Mi era passata la fame, l'ansia mi stava mangiando viva e non era un buon modo per iniziare la giornata, che però avrebbe preso decisamente una piega diversa, non appena vidi il mio telefono segnalare l'arrivo di un messaggio di Damon, che non avrei mai potuto aprire con al fianco la Morris.
"Non lo leggi?".
"È Tate. Lo leggerò quando finisco di mangiare". Deglutì.
"Bene". Afferrò un cornetto alla nutella, portandolo nel suo piatto. Iniziò a mangiarlo, sembrava nervosa, scossa. Come se sapesse tutto o forse io, mi stavo lasciando suggestionare troppo ultimamente.
"Miss Morris, mi chiedevo se oggi potessi andare da Tate?". Smise di masticare, guardandomi con la coda dell'occhio.
"Da Tate?".
"Si, da Tate". Affermai, stavolta non le stavo mentendo. Avevo un urgente bisogno della mia migliore amica e magari di una riunione anche con Corinne. Sarebbe stato l'ideale anche se sapevo che gran parte dei nostri discorsi, sarebbero stati arricchiti dalle urla di Tate, ogni qual volta, avrei tentato di spiegare qualcosa, che neppure io ero ancora riuscita a realizzare.
Avevo fatto l'amore con Damon, lui si era preso cura di me. Mi aveva fatto capire quello che, in realtà stava succedendo anche a lui. Forse non era amore, non ancora, ma era qualcosa, qualcosa che l'aveva sconvolto tanto quanto aveva sconvolto me, ammettere di essermi innamorata di uno come lui. Chiunque, vedendoci avrebbe notato le differenze, solo noi, forse, eravamo in grado di vedere in quelle, la nostra unione. Mi sentivo completa con lui, era il mio pezzo mancante e non avrei mai potuto funzionare senza quello giusto, senza quello fatto apposta per me.
"A che ora?". Domandò, poggiando un gomito sul tavolo. Dopo tutti quegli anni, era triste sentire quel tono di accusa nei miei riguardi, ma sapevo che infondo lo meritavo. Lo meritavo, in base alle regole dell'instituito, ma in tutta onestà, non mi pentivo di aver iniziato finalmente a vivere.
"Dopo scuola", dissi, alzandomi. Era già tardi, e dovevo darmi una mossa se non volevo rischiare davvero di perdere l'autobus.
"Per le otto devi essere qui, non un minuto dopo".
"Grazie", sospirai. Avrei dovuto subito avvisare Tate, nonostante fra meno di un'ora l'avrei vista a scuola. "A stasera", le lasciai un bacio sulla guancia, perché nonostante tutto, nonostante l'età o l'amore che non mi faceva più ragionare lucidamente, io amavo quella donna e sapevo che, tutto quello che faceva, punizioni comprese, era solo per il mio bene. Nient'altro.
Corsi verso il portone principale, mentre con una mano tentavo di infilare il cappotto e con l'altra di leggere il messaggio che Damon mi aveva mandato. Scesi le scale a due a due, immergendomi nel freddo delle otto del mattino che mi spezzò il respiro.
Ho voglia delle tue labbra, ti aspetto fuori.
"Quel sorriso è per me?". Sobbalzai un metro da terra, ogni volta sempre la stessa storia. Una storia che avrei voluto ripetere all'infinito, se c'era lui dentro.
"Ciao", sorrisi ancora. "Ho..ho appena letto". Avanzai verso di lui, solo il cancello ci separava.
"E hai letto bene?". Le braccia incrociate al petto, la solita espressione spavalda stampata in faccia. Il solito Damon.
"Certo", sussurrai lentamente, poggiando la mano sul pulsante che avrebbe eliminato l'ultima barriera fra di noi. Il suo sguardo cadde lì, impaziente. Ma l'idea, di essere io, per una volta, quella ad avere il coltello dalla parte del manico, era appagante.
"Krystal", mi guardò. "Credo che la tua padrona, mi odi già abbastanza", le sue mani sulle sbarre. "Le dispiacerebbe molto, doverlo riparare".
"Sono sicura sia così", poggiai le mie mani ad un centimetro dalle sue.
"Non giocare col fuoco bambina", assottigliò lo sguardo.
"Dovresti saperlo che non ho paura di bruciarmi".
"Apri questo dannato cancello Krystal", così serio, io scoppiai a ridere, ma alla fine lo feci, arrendendomi  all'idea di quello che sarebbe accaduto e che mi sarebbe piaciuto da impazzire. Mi afferrò per un braccio, facendo così scontrare i nostri petti, prima di imprigionarmi letteralmente.
"Andiamo, se non vuoi dare una chiara dimostrazione a quella vecchia, di quello che è successo stanotte", sussurrò sulle mie labbra, tirandosi poi indietro.
Mi voltai, la tenda dietro la finestra si mosse. Mi accigliai, ma quando la sua mano raggiunse la mia, capì che era lui che volevo guardare, era lui che volevo seguire.
La moto sfrecciò via da un posto che sarebbe sempre stato la mia casa, ma dal quale, prima o poi, avrei dovuto sciogliere le catene e questo, doveva capirlo anche Miss Morris.

Il parcheggio di scuola, quella mattina, mi sembrava essere ancor più pieno, così come gli sguardi dei miei compagni su di noi che si erano letteralmente triplicati. Qualcosa stava accadendo, qualcosa alla quale ne io, ne loro, eravamo abituati.
Restituì il casco a Damon, che invece sembrava non importarsene affatto di quello che stava accadendo attorno a noi. Le risate e il chiacchiericcio di qualche giorno fa, stava per tornare e non ero pronta ad affrontarlo di nuovo.
"Che hai?". Domandò, inarcando un sopracciglio.
"Ehm...non lo so", mi guardai intorno. "Ho la sensazione che tutti stiamo parlando di noi".
"È così infatti", scrollò le spalle. "Benvenuta nel club". Infilò le chiavi nella tasca della sua giacca.
"Ma non ti dà fastidio?". Mi accigliai, lui invece afferrò la mia mano, camminando verso il retro della scuola, poi si fermò, le mie spalle contro il muro, le sue mani ai lati della mia testa.
"Sai cosa mi dà davvero fastidio?". Non ebbi modo di replicare che continuò. "Il fatto che tu, non mi abbia ancora baciato". Assottigliò lo sguardo, poggiando la fronte contro la mia.
"Sei sicuro di voler essere ancora baciato da me?". La mia, era chiaramente una domanda a trabocchetto, fremevo dalla voglia di sentire la sua risposta.
"E da chi altra potrei volerlo?". Si morse il labbro, gli occhi puntati sulle mie di labbra, che stavo torturando, ma non ne potevo più di questo giochetto.
Volevo baciarlo ed anche tanto. Mi alzai sulle punte, poggiando una mano sulla sua spalla, ero troppo bassa e lui troppo alto, ma questa, era una cosa che mi era sempre piaciuta, soprattutto quando poi avvolgeva tutto il mio corpo fra le sue braccia, per potermi attirare a se. Lo baciai, come voleva lui e come volevo io da quando avevo staccato le mie labbra dalle sue ieri sera. I nostri ansimi, riecheggiavo in quel posto solo nostro perché era questo ciò che facevamo, andava bene tutto, ci andava bene ovunque, purché stessimo insieme.
Poi il suo telefono suonò, eppure non riuscivo ad essere infastidita da questo, ero troppo felice per esserlo. Lui sbuffò, io ancora fra le sue braccia e le sue mani che accarezzavano la mia schiena.
"Che vuoi?". Sbottò.
"Quando?". Alzò gli occhi al cielo, prima di guardare me, che mi accoccolai contro il suo petto. Rilasciò un lungo respiro, stringendo ancora più forte.
"Arrivo", disse ed a quel punto, forse, un po' di fastidio iniziai a provarlo. Volevo che restasse con me. Mise giù la chiamata, la mascella serrata.
"Tutto bene?". Sussurrai, alzando il capo.
"Devo andare", spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
"Oh, non entri?".
"Ho un lavoro da fare".
"Ho capito", mormorai, abbozzando un sorriso, che di sincero aveva ben poco. Non avevo alcun diritto di lamentarmi, non stavamo insieme e non sapevo quali fossero le sue intenzioni dopo la scorsa notte.
Avrei trovato il modo e il tempo giusto per affrontare anche questo argomento. "Allora..ci vediamo".
"Si, dopo", sospirò sulle mie labbra. "Vengo a prenderti all'uscita", il tono serio, risoluto. "Non prendere l'autobus", aggiunse.
Stavo per dirgli che nel pomeriggio avrebbe dovuto accompagnarmi da Tate, quando il suo telefono prese a suonare all'impazzata e la campanella suonò.
"Ma che cazzo", imprecò.
"Io..devo andare". Lui si era già spostato per afferrare il telefono, così lo feci anch'io, ma alle mie parole, la sua testa scattò nella mia direzione, ignorando chiunque ci stesse assiduamente interrompendo. Posò il telefono, si avvicinò di nuovo e mi baciò di nuovo. In quel modo, non sarei mai riuscita a staccarmi da lui.
"Devo andare davvero ora", ridacchiai, quando prese a baciare il mio collo.
"Mh, anch'io", sbuffò, puntando poi i suoi occhi nei miei. "Allora a dopo", disse.
"A dopo", sorrisi. Era come una promessa, una promessa che entrambi eravamo disposti a mantenere. Io, di sicuro.

Angolo autrice.
Buongiorno ragazze il momento tanto atteso è arrivato, spero di essere stata brava e di aver mantenuto le vostre aspettative. Ma questo, è solo un punto di inizio per i nostri krymon, se bello o brutto, bisogna ancora capirlo. La sorprese non sono finite qua...buona giornata, alla prossima XX.

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