Choose You?

By Hanny_Fiergirl

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Un avvocato specializzato in economia e un agente di polizia del distretto di Dublino. Uno rigido, severo e c... More

Iniziamo!
1 - Rei
2 - Rei
3 - Rei
4 - Rei
5 - Rei
6 - Rei (non corretto)
7 - (non corretto)
8 - Rei (non corretto)
9 - Rei (non corretto)
10 - Rei (non corretto)
11 - Rei (non corretto)
12 - Rei (non corretto)
13 - Kayn (non corretto)
14 - Rei (non corretto)
15 - Rei (non corretto)
16 - Rei (non corretto)
17 - Rei (non corretto)
18 - Rei (non corretto)
19 - Rei (non corretto)
20 - Rei (non corretto)
21 - Rei (non corretto)
22 - Rei (non corretto)
23 - Rei (non corretto)
24 - Rei (non corretto)
26 - Rei (non corretto)
27 - kayn (non corretto)
28 - Rei (non corretto)
Epilogo - Pasty (non corretto)
Ultra thanks!

25 - Rei (non corretto)

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By Hanny_Fiergirl

«Telefonagli»

«Non posso»

«Sì che puoi Rei, è una telefonata. Che ti costa?»

«Omar, non ce la faccio!»

«Oh, dà qua!» sbotta il mio migliore amico strappandomi di mano il cellulare. «Omar, molla l'arma» lo minaccio allungandomi verso il suo braccio ma vedo inesorabilmente lo schermo dello smartphone che si illumina di verde.

Ethan ha risposto.

Merda.

«Rei? Tutto bene?» lo sento domandare e Omar mi riporge il telefono con il sorriso soddisfatto. Maledetto stronzo.

«S-sì, ciao Ethan; tutto bene?» domando schiarendomi la voce.

È da ieri sera che Omar continua a dirmi che devo telefonare a Ethan per parlargli di quello che è accaduto, del discorso tra me e Kayn e di quello che secondo me è giusto fare.

In realtà non sono affatto sicura della mia scelta. Affatto.

È una scelta sicura però, di quelle che ti permettono di avere un materasso su cui cadere, se cadrai. Ed Ethan lo è: le sue braccia sono un ottimo rifugio dove nascondersi se qualcosa andasse storto.

Però c'è qualcosa che non va. Non riesco a muovere la lingua, ho il cuore che batte a mille, come quando si guarda un film horror e inizia la scena piena di inquietudine e di ansia. So che è la scelta migliore, ma dentro una voce urla a squarciagola che migliore non è sinonimo di "giusto".

Il giusto e lo sbagliato non esistono; esistono decisioni di oggi che si ripercuotono sul domani.

E allora mi viene da pensare: cosa sto facendo?

«Sì sto bene, grazie...» un attimo di silenzio, «Rei devi dirmi qualcosa? Ti sento in ansia» aggiunge restando in attesa di una risposta da parte mia. Mi mordo le labbra, faccio mente locale di tutti i bellissimi momenti belli passati insieme all'uomo dalla voce profonda che si sta preoccupando per me e inspiro profondamente prima di emettere la mia sentenza: «Mi manchi» mormoro.

Non farlo Rei!

Zitta coscienza!

«E vorrei dirti una cosa, ma preferirei farlo di persona»

Ma non è vero! Non vedi che fai fatica a scegliere cretina!

Omar mi guarda con occhi indecifrabili.

«E se per te non fosse un problema venerdì tornerei a lavoro per dirtelo...» concludo mordendomi il labbro inferiore. Okay, è fatta. Ora niente ripensamenti e vai dritta verso la tua strada Rei, puoi farcela. Direi che come incitatrice faccio veramente pena, la mia coscienza mi sta linciando con lo sguardo.

Tanto lo so che te ne pentirai mormora un'ultima volta prima di zittirsi del tutto. Maledetta bastarda! È peggio di quando vado dal gelataio e non so che gusti scegliere, magari provo a cambiare il classico due gusti che prendo sempre, ma lei è lì intenta a dirmi che poi mi farà schifo.

E ha ragione.

Sempre.

«Mi fa assolutamente piacere sentirti dire queste parole Rei» esclama Ethan dall'altro capo della linea «Vedrò di concludere il prima possibile queste scartoffie burocratiche per rientrare entro venerdì mattina a Dublino, okay?»

Annuisco come una deficiente e mi accorgo che non può vedermi: «Certo! È magnifico» trillo sorridendo. È la scelta giusta, deve esserlo per forza perché sto esaurendo i neuroni ancora attivi che mi restano nel cervello.

«Perfetto, ora resterei a parlare con te giuro, ma devo finire di rileggere le pratiche della Lions King e stilarne una relazione dettagliata. Senza la mia segretaria di fiducia è ardua l'impresa» ridacchia e mi ritrovo a sorridere, questa volta sinceramente.

«Allora ci sentiamo presto...»

«A presto Rei» e il cellulare si illumina di rosso.

Sospiro e mi volto verso Omar, che non ha smesso un secondo solo di fissarmi. «Kebab?» domanda alla fine e il mio viso, che poco prima era tinto di ansia, si scioglie in un sorriso a trentadue denti.

«Ci voglio mezza tonnellata di cipolla e piccante»

«Ethan sverrà ai tuoi piedi così, fidati!» mi prende in giro e scoppiamo in una fragorosa risata.

***

Non pensavo che questo locale fosse così frequentato dagli agenti di polizia, penso osservando i tavoli ghermiti di prelibatezze e occupati da uomini in divisa.
Ho accompagnato Omar in aeroporto, dove mi ha promesso che una volta arrivato a Londra mi avrebbe mandato un messaggio. Non ho ancora ben capito cosa vada a fare da Sidney, ma confido nelle sue strane decisioni.

Osservo un uomo chino sul giornale, i capelli che gli ricadono sulla fronte e l'espressione leggermente corrucciata. È lo stesso locale dove mangio di solito con Beth, lo stesso in cui entrai furente a cercare Kayn la seconda volta che mi ritrovai una multa sul parabrezza dell'auto.

Inspiro e giocherello con il bordo del bicchiere, in attesa delle dodici e un quarto: la ragazza con i capelli rosso fuoco mi ha chiesto se potevamo pranzare insieme e ho accettato. È da un bel po' che non ci vediamo e mi dispiace da morire la cosa: è l'unica amica che sono riuscita a farmi qui a Dublino.

«Cosa ci fa una bellissima donna in carriera qui sola soletta?»

Alzo di scatto il volto e mi ritrovo Kayn davanti che mi sorride sia con gli occhi che con le labbra. E il mio cuore si ferma, il senso di malessere aumenta, la stretta allo stomaco che ho avuto in questi giorni si fa insistente.

Calma Rei, è solo il tuo vicino.

«Kayn, cosa ci fai qui?»

«Mi assicuravo che la tua Nissan fosse parcheggiata bene» mi prende in giro sedendosi di fronte a me. Gli scocco un'occhiataccia e inarco un sopracciglio: «Io so parcheggiare divinamente, difatti non ho mai preso una multa in vita mia quando vivevo a Londra. L'unica che mi ha affibbiato qualcuno è stata per mera disperazione lavorativa» asserisco alzando il mento.

Lui ride scuotendo il capo e si protende verso di me: «Mangiamo qualcosa insieme? O stai aspettando qualcuno?» chiede enfatizzando l'ultima parola.

«Sto aspettando Beth, la mia amica» mi sento in dovere di chiarire immediatamente e i suoi occhi, che poco prima si erano scuriti, riacquistano uno scintillio disarmante.

«Bene, mi fa piacere. Come stai Pasticcino? Sono tre giorni che non riesco a beccarti in giro» e no, non lo sto evitando.

Okay, quasi. Sto quasi cercando di non evitarlo, ma è piuttosto semplice ultimamente: è sempre a lavoro o da Alice.

«Sto bene, sto girando la città e tutti i luoghi che ancora non ho visitato» e sono tantissimi! L'Irlanda è un posto magnifico, dove il verde e la natura predominano una volta usciti dalla città. Per quasi-evitare Kayn ultimamente io e Omar siamo stati in giro in diversi paesini, su alcune coste magnifiche e alla scoperta di boschi e foreste nell'entroterra da urlo.

L'ultima volta ci siamo ritrovati in cima ad una montagna, intenti ad osservare miriadi di laghi di origine vulcanica che venivano colpiti dal sole... Semplicemente magnifico.

Perché non sto più facendo queste cose? La mia vita si è davvero ridotta a scegliere tra due uomini?

«Alice come sta invece?» chiedo sinceramente interessata alla piccola: è dal famoso barbecue in casa dei suoi nonni che non la vedo.

«Stasera è a casa da me, ma ha l'influenza e si annoia. Odia essere mogia» mi spiega lui sospirando. «Magari puoi fare un salto da noi se ti va: il programma di stasera consiste nel mangiare insalatona di riso e nachos davanti a Tarzan»

«Tarzan?»

«Stiamo guardando tutti i film Disney e stasera è il turno dell'uomo della giunga» e per sottolineare il concetto si batte i pugni sul petto con fare scimmiesco.

Scoppio a ridere di gusto e lui si unisce a me. «Va bene e Tarzan sia» acconsento. Lui apre bocca per aggiungere altro, ma viene anticipato da Beth che si materializza al nostro fianco: capelli rossi e vaporosi tenuti raccolti in una strana capigliatura da un enorme fermacapelli a forma di farfalla e abbigliamento stravagante al punto giusto.

O meglio, solo la maglietta lo è: metà della t-shirt che indossa ha lo stampo di uno smoking, l'altra metà sembra il corpetto di un abito nuziale da sposa.

«Oh, salve agente, vi disturbo?» saluta con un certo fare allusivo nella voce.

«No, si figuri, stavo solo parlando con Rei» le risponde alzandosi immediatamente. «Ci vediamo stasera allora» mi saluta alzando la mano.

«A stasera...»

osservo Kayn fin quando non si siede sul bancone vicino ad un suo collega e prende a parlare di qualcosa sorridendo.

«Quelli sono occhi da innamorata o sbaglio?» il tonfo di Beth che si lascia cadere senza tante cerimonie sulla sedia mi obbliga a prestarle attenzione e me la ritrovo intenta a fissarmi con il suo solito sorrisetto di chi ne sa una più del diavolo.

«Sono gli occhi di un'amica, fine della questione» ribatto prontamente.

«Sarà... Sei... uhm...» mi osserva a lungo, inclina il capo e corruga la fronte: «Sei cambiata. Sembri stressata» conclude.

«Ma tu dici? Sarà che ultimamente ho troppe decisioni da prendere»

«Sei ancora in ballo con poliziotto sexy e capo da stupro?» domanda osservando con occhi eccitati il menù. La adoro, avevo già detto che la adoro vero?

«No, credo di aver scelto... spero solo di non pentirmene»

«Hai scelto Ethan, vero?» domanda alzando gli occhi dal menù. Vengo colta dalla sorpresa: «Come fai a saperlo?» le chiedo con gli occhi sgranati.

Lei mi osserva attentamente e mette da parte il menù con un sospiro sofferente.

«Ascolta, parliamoci francamente Rei. Mi piaci, sei l'unica dipendente della B&R Lower che ha un minimo di carattere e stile... Ma non sei più la stessa ragazza che ho conosciuto quando è entrata nella nostra reception vestita con una gonna giallo canarino e mortificata a morte per aver sbagliato colloquio.

Cosa, esattamente, non ti convince di quegli uomini? Non devi dirlo a me, devi dirlo a te stessa ed essere sincera prima con te che con il resto del mondo. Ethan è la scelta scontata: non ha Alice, non ha un gatto, non ha elementi impegnativi nella sua vita. Ma anche l'agente Price è scontato, l'unica cosa non scontata qui sei tu.

Cosa vuoi? Questo è ciò che ti devi chiedere e poi quel che sarà sarà. Se fossi io al tuo posto scegliere con l'istinto, perché l'istinto non mente mai: è la nostra unica fonte di salvezza sia dai guai della vita, che dalle decisioni che attaccano l'anima» e quando conclude mi guarda con gli occhioni celesti colmi di preoccupazione: «Scegli quello che più ti fa stare bene adesso» aggiunge e poi mi porge il menù.

«Iniziamo dalle cose semplici: Pasta al forno con spolverata di formaggio oppure una bella bistecca con patate al forno e rosmarino?» domanda e mi ritrovo a sorridere nonostante gli occhi pieni di lacrime.

Più i secondi passano, più tutto diventa confuso e chiaro al tempo stesso.

***

Busso un paio di volte alla porta di Kayn e poco dopo si apre mettendo in mostra il bell'agente intento a parlare al cellulare. Resto per qualche attimo indecisa se accomodarmi o meno, mentre lui continua a parlottare con qualche suo superiore credo «Non posso garantire la notte, ho mia figlia a casa con la febbre...» sta dicendo con il volto duro.

Mi lancia un'occhiata e con le labbra mima un "entra", al che eseguo gli ordini e mi richiudo la porta alle spalle. Sul divano intravedo immediatamente una testolina corvina che sbuca da una copertina soffice ed Alice, accortasi della mia presenza, mi regala un sorrisino stanco, ma carico di affetto.

«Ciao Rei» mormora con voce bassa e graffiata. Corrugo immediatamente la fronte e vado a sedermi accanto a lei, che protende le braccia e la stringo a me iniziando a carezzarle i capelli. «Tesoro, cosa ti è successo?» le domando piano mentre lei tira su col naso e si protende verso i fazzoletti con la stampa dei Looney Tunes.

«Ho preso freddo dopo la piscina» mormora piano dopo essersi soffiata il naso tutto rosso.

Povero amore, penso baciandole la fronte calda. «Hai preso le medicine?» annuisce piano. «Brava»

«Okay, vedrò di fare il possibile. A dopo» termina la chiamata Kayn e si volta verso me e sua figlia: «Ragazze, io devo andare. C'è stata una tentata rapina alla Wire Bank in Dublin Street e c'è un agente ferito. Se tra un'ora non torno faccio venire il nonno a prenderti, va bene amore?» chiede a sua figlia accovacciandosi ai nostri piedi.

Lei scuote la testa e mette il broncio stringendosi di più a me: «Rei» dice solo.

«Alice, non fare i capricci: Rei deve tornare a casa sua dopo il film»

«Non voglio la nonna e il nonno» piagnucola e nasconde il viso sul mio petto. Kayn sospira intendendo aggiungere altro ma gli faccio un cenno col capo di non dire nulla. Mi guarda confuso: «Io ed Alice staremo insieme fin quando non tornerai. Pasty sarà la nostra guardia del corpo» affermo osservando il gattino che sonnecchia sul bracciolo del divano. Sentendo il suo nome muove piano le orecchie, apre gli occhietti fissandoci con sufficienza e torna a dormire.

«Sicura?» mi chiede Kayn.

«Sicura»

Sorride, mi guarda con una tenerezza negli occhi spaventosa e prima di uscire di casa afferrando pistola e quant'altro, si alza lasciandomi un veloce e dolce bacio sulle labbra: «Grazie»

Resto stordita, ma non aggiungo altro.

***

«Rei, tu sei Jane?» domanda Alice verso la fine del cartone. Siamo accoccolate entrambe sul divano, intente a coccolarci sotto al piumone che ho recuperato dalla camera da letto di suo papà. Abbiamo decretato che vogliamo una scimmietta come animaletto domestico, al che Pasty si è sentito offeso e ha iniziato a saltarci addosso miagolando in cerca di attenzioni.

Così mi sono ritrova a fare le carezze ad Alice con un braccio, tenendola stretta a me, e a Pasty i grattini con l'altro. Come ci sono finta in una situazione simile?

«Non penso, credo che mi piacerebbe essere Belle» rispondo sovrappensiero, concentrata sulle scene finali del film: Rei, non metterti a piangere. Hai ventisei anni, quasi ventisette, e non... oh al diavolo, dove sono i fazzoletti dei Looney Tunes di Alice?!

Mi asciugo una lacrima con una mossa ninja per non far vedere ad Alice che piango, lei è ancora intenta a fissare con il visino corrugato Tarzan sotto la pioggia e Jane che si dispera»

«Si ma se a papà succede qualcosa, tu faresti come Jane?» continua insistentemente senza staccare gli occhi dallo schermo.

«Beh... credo di sì. Ma tuo papà è in gamba, non gli succederà niente». Lei distoglie il viso dal film e mi penetra con i suoi occhioni azzurri, gli stessi del papà: «Me lo prometti?»

Silenzio.

Cala un silenzio carico di significato... e poi, come in ogni attimo della nostra vita, scelgo se dirle la verità o meno. Se promettere l'impossibile o spiegarle che la vita è imprevedibile: «Te lo prometto» e mentre il suo volto si schiude in un sorriso scacciando la preoccupazione, io le bacio la fronte.

Poco prima di coricarci a letto invio un messaggio a Kayn preoccupata da morire: Ti prego, dimmi che stai bene.

La sua risposta arriva dopo un bel po', direi dopo tutti i filmini mentali più apocalittici che sono riuscita a farmi delle diverse tragedie che potessero capitargli: Sto bene, abbiamo quasi finito. Siamo in centrale, tranquilla.

Ed è solo allora che riesco a dormire.


Kayn

Sono bellissime.

Alice accoccolata a Rei e Rei che la tiene stretta tra le braccia mentre dormono entrambe sul mio letto.

Sono semplicemente bellissime, penso nuovamente sbadigliando. Non pensavo che avrei finito alle tre del mattino, credevo fosse una cosa più semplice del previsto, e invece si è trattata di una vera e propria sparatoria senza esclusioni di colpi e feriti.

Ogni volta che mi ritrovo in situazioni del genere il mio pensiero va a lei: senza mamma e senza papà? No.

Non lascerei mia figlia nemmeno per sogno. Non posso abbandonarla, né ora né mai. Con questi pensieri nella mente mi spoglio lentamente della mia divisa, l'arma e il resto li ho lasciati in centrale. Mi infilo una maglietta a caso raccattata dal mucchio di roba abbandonata sulla sedia che ancora devo piegare; lo stesso vale per i pantaloni e finalmente mi infilo nel mio letto con le due donne della mia vita.

Almeno, una lo è da cinque anni, l'altra deve ancora capire cosa vuole dalla vita.

Ma quando la abbraccio, lei sospira e mi chiama nel sonno: «Sì, sono io» la rassicuro e lei si riassopisce immediatamente. Lei tra le mie braccia ed Alice tra le sue.

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