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Bởi Hanny_Fiergirl

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Un avvocato specializzato in economia e un agente di polizia del distretto di Dublino. Uno rigido, severo e c... Xem Thêm

Iniziamo!
2 - Rei
3 - Rei
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Epilogo - Pasty (non corretto)
Ultra thanks!

1 - Rei

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Bởi Hanny_Fiergirl

Okay, okay. Non è grave.

A tutti può capitare di avere quarantacinque minuti di ritardo al colloquio che potrebbe cambiare per sempre la propria vita, no? Insomma, cosa sarebbe la vita senza qualche piccolo intoppo? Chimasi "intoppo" dimenticarsi di impostare la sveglia del cellulare poi.

Faccio un'altra volta il giro dell'isolato e mi ritrovo, per la terza volta di fila, su Constituiton Hill alla maledetta ricerca di un parcheggio dove mollare la mia auto e dirigermi verso la Everent Tower, una multinazionale che offre diversi sbocchi lavorativi. Allungo il collo per scorgere qualche posto sgombero dalle eleganti e lussuose auto che sfilano accanto alla mia, ma tutto ciò che vedo sono altri interminabili minuti di ritardo che stanno andando ad aggiungersi alla mia più grande ed epica figura di merda. E dire che avevo anche assillato il responsabile delle risorse umane per questo posto!

«Merda...» sbotto tra i denti non appena un elegante grissino esce dalla sua Audi; come diavolo è riuscita quell'anoressica biondo ossigenata a trovare parcheggio prima di me?! Ma che ingiustizia è mai questa? Dai, ti prego, ti prego! Ho bisogno assolutissimamente di questo lavoro: sono anni che studio per diventare una designer degna di nota e dopo tre anni rinchiusa in un'azienda pubblicitaria londinese a creare manifesti per sconosciuti teatri celati nei sobborghi della città inglese, ora mi si presenta l'occasione di tutta una vita. Chi non vorrebbe lavorare alla D.Dyshing Company? È solo una delle sette aziende grafiche e pubblicitarie più importanti di tutta l'Irlanda!

Svolto a destra e imbocco una breve traversa iniziando a pregare di trovare posto. Lancio un'occhiata furtiva all'orologio digitale del cruscotto: le undici meno cinque. Il mio volto si tinge di pura disperazione ed emetto uno verso di frustrazione, ma come per magia intravedo uno spazio libero proprio di fronte ad un bar. Esulto mentalmente e mi appresto a parcheggiare lì l'auto, spengo il motore, afferro velocemente la cartella con il mio book grafico contenente tutti i miei lavori e mi allungo verso la borsa abbandonata sui sedili posteriori della mia fidata Nissan: non è il massimo, lo so; ma questo "gioiellino" è il regalo di laurea di mamma e papà e per me vale più di una Ferrari... più o meno.

Non appena i miei piedi toccano l'asfalto mi pento amaramente della scelta del mio abbigliamento: come faccio a correre i cento metri con dei tacchi così vertiginosi? Guardo sconsolata l'unico paio di decolté nere lucide e inspiro profondamente, chiudo l'auto e mi affretto a tornare su Phibsborough Road. Mentre cammino a passo spedito cerco in tutti i modi di non perdere l'equilibrio e cadere rischiando di spezzarmi l'osso del collo, e intanto mi ripeto mentalmente una scusa che possa risultare plausibile per giustificare il mio ritardo: mia nonna è morta? L'auto mi si è rotta? Ho trovato traffico? Ma che! Abito a soli quindici minuti da qui, come diavolo è possibile che io abbia trovato tutto questo traffico?!

«Maledizione» impreco ad alta voce e un signore in giacca e cravatta si volta per scoccarmi un'occhiataccia. Ora siamo realisti: togliendo il fatto che voglio lavorare in quell'azienda, ho disperatamente bisogno di soldi. Sono in arretrato di due mesi con l'affitto; sono due settimane di fila che continuo a mangiare vasetti di yogurt e insalata e non posso deludere i miei genitori. Ho rotto così tanto loro l'anima per potermi trasferire qui in Irlanda che non mi perdonerei mai se fallissi in un compito così semplice come la ricerca di un lavoro. Ammetto che forse sono "leggermente" ambiziosa e miro sempre in alto, ma non è ingiusto passare anni e anni a studiare per poi accontentarsi? Dov'è il "Siate affamati" di Steve Jobs?

Giungo dinnanzi ad una porta girevole limpidissima e alzo il capo per ritrovarmi davanti ad un enorme grattacielo che riflette i palazzi paralleli e persino il cielo: la Everent Tower. Mi catapulto dentro l'imponente struttura in acciaio e vetro e il ticchettio dei miei tacchi sul luminoso marmo bianco rimbomba ovunque. Una receptionist in tailleur nero e con i capelli perfettamente acconciati in uno chignon mi riceve con un sorriso paragonabile ad una paralisi facciale: «Salve, come posso aiutarla?» domanda squadrandomi dalla testa ai piedi.

«Sono Rei Roberts, sono qui per il colloquio alla D.Dyshing Company» mi affretto a rispondere. La ragazza, che deve avere sicuramente un paio d'anni in meno di me, batte velocemente qualcosa sulla tastiera del suo PC e mi porge un badge: «Ventisettesimo piano. Buona fortuna» mi sorride, questa volta con un po' più di sincerità. Che sappia del mio ritardo colossale?

Afferrato il badge mi affretto a raggiungere i tornelli per l'ingresso, successivamente mi catapulto verso uno dei cinque ascensori d'acciaio e schiaccio il pulsante che mi porterà al piano indicato poco prima. Inizio così la mia rapida salita fin quando la scatola di metallo non rallenta e le porte si aprono con un rumore sordo. Mi si forma immediatamente un cipiglio incuriosito e inclino il capo quando, proprio davanti a me, si apre un openspace con una sfilza di cubicoli e uffici... Non ha tutta l'aria di essere un'azienda grafica questa, penso facendo qualche passo nella piccola area riservata alla reception. Mi guardo un attimo attorno disorientata mentre alle mie spalle le porte dell'ascensore si chiudono e una donna sulla quarantina vestita molto elegante si avvicina sbraitando contro quella che credo sia la sua segretaria: «Una! Ce ne fosse una dico io; ma dove diavolo studiano le ragazze al giorno d'oggi? Abbiamo ancora altre candidate Missy?» domanda seccata e si toglie gli occhiali dalla montatura rossa; prende a massaggiarsi una tempia e mi sfila accanto senza degnarmi neanche di uno sguardo mentre la sua segretaria consulta freneticamente un tablet: «In realtà avremmo ancora un appuntamento, ma...»

«Ma cosa? Dov'è questa ragazza?» la interrompe la donna arrestandosi e voltandosi verso di lei. «Ehm... credo sia leggermente in ritardo Mrs Dunney» bisbiglia impacciata la biondina mentre la donna sbatte gli occhi incredula: «Come sarebbe a dire che è leggermente in ritardo?» sputa indignata, come se non si capacitasse di sentire parole simili. Oh-oh, vuoi vedere che stanno parlando di me e la ragazza sta tentando di pararmi il culo?

«Sono io» esclamo richiamando così l'attenzione di entrambe: «Sono io e scusate il gravoso ritardo, ma ho avuto un piccolo contrattempo con... ehm...» mi blocco sulle mie stesse parole e cerco di formulare una scusa, una qualsiasi che possa sembrare credibile. La donna, Mrs Dunney, mi guarda sbalordita e inarca le sopracciglia piacevolmente sorpresa. Mi squadra dalla testa ai piedi ed emette un basso verso di apprezzamento: «E cosa ci fa lì impalata? È qui per il colloquio che le è stato fissato con il responsabile delle risorse umane, giusto?» domanda sbrigativa e mi affretto ad annuire.

«Bene, non perdiamo altro tempo che ho una riunione esattamente tra...» si guarda l'elegante orologio al polso «trentadue minuti e ventisei secondi» conclude abbassando di scatto il polso e sorridendomi sbrigativa. «Prego, mi segua nel mio ufficio. Missy prepara la documentazione necessaria per l'incontro con Ethan e non combinare pasticci» le intima marcando con tono severo la parola "non". La giovane annuisce in segno di conferma e gira sui tacchi dirigendosi verso la sfilza di cubicoli, svolta a sinistra e la sua lunga coda di cavallo sparisce con lei.

«Signorina?» mi richiama con tono stizzito Mrs Dunney, «Da questa parte» ribadisce indicandomi con un gesto del braccio di seguirla verso un ufficio che dà sulla strada principale. Appena entrate mi colpisce la totale assenza di manifesti pubblicitari; menabò; storyboard... Non c'è niente in questo ufficio che faccia pensare a qualcosa di creativo e grafico; sembra piuttosto uno di quei noiosissimi e comuni uffici che si vedono spesso e volentieri nelle serie TV sui polizieschi.

Una volta accomodate Mrs Dunney poggia la schiena contro l'elegante schienale in pelle della sua poltrona e incrocia le mani davanti a sé, in attesa della mia presentazione. Mi schiarisco la voce e cerco di sistemare come meglio posso la gonna a tubino color giallo canarino che mi sono messa per l'occasione: insomma, il giallo è un colore allegro no? Ispira gioia; ricorda il sole, elemento che si vede ben poco anche da queste parti ed è.... Carino?

«Allora signorina...?» inizia la donna lasciando la frase in sospeso. La fisso per qualche secondo e aggrotto le sopracciglia quando lei inizia a gesticolare verso la mia direzione: ma che vuole? «Ce l'ha un nome signorina?» sbotta infine vedendo che non capivo il suo tentativo di estrapolare il mio nome.

«Ah sì, mi scusi. Mi chiamo Rei Roberts, ho ventisei anni e sono di Brighton» inizio presentandomi, «Ho lavorato per tre anni presso la Bryn Drowing di Londra, una piccola agenzia pubblicitaria dove ho potuto applicare tutte le nozioni acquisite durante gli anni universitari e-»

«Sì sì, tutto molto bello signorina Roberts, queste cose posso benissimo recuperarle dal curriculum che ha sicuramente inviato al mio collega. Quello che voglio sapere da lei è perché dovremmo assumere proprio lei?» domanda interrompendomi con un cipiglio tra lo speranzoso e l'annoiato. È una di quelle fottutissime domande a trabocchetto, vero?

Mi schiarisco la voce e penso intensamente a cosa vorrebbe dire per me lavorare qui, in quest'azienda tanto nota quanto efficiente e illustre: è lo sbocco perfetto per più grandi società di comunicazione e design; è il lasciapassare per una carriera da favola!

«Sono una persona molto creativa e tento di canalizzare questa dote in elementi concreti e dal forte impatto comunicativo; questo per merito anche delle mie caratteristiche caratteriali che comprendono una certa empatia verso il cliente. Dovreste assumere me perché sono precisa, puntuale e determinata, e per quanto questo possa sembrarle simile alla solita pappardella che le rifilano io le posso garantire con assoluta fermezza che è la pura verità. La puntualità e la precisione sono caratteristiche fondamentali per questo tipo di lavoro, pensi se si sbagliasse... un calcolo! Andrebbe tutto in rovina, non crede?» domando con le guance leggermente arrossate per l'emozione. Quante volte ho mandato a rotoli un mucchio di pagine pubblicitarie per una griglia aurea calcolata male o una proporzione errata; ma dagli errori si impara... e anche dalle detrazioni dallo stipendio direi!

Mrs Dunney mi osserva compiaciuta e annuisce lentamente, concorde con le mie parole. «Interessante... quindi lei se a cava bene con i numeri signorina Roberts?» domanda increspando le labbra in un sorriso. Beh, che ci vuole a fare due più due? Si tratta di questo, vero? Insomma, ho realizzato una marea di timoni per riviste e assistito alla progettazione di scatti fotografici quindi la regola dei quattro terzi e i quartini li so eseguire meccanicamente ormai!

«Ormai ci ho fatto l'abitudine ai numeri Mrs Dunney» rispondo fermamente e per enfatizzare il tutto annuisco convinta. «Se vuole qui ho anche degli esempi da mostrarle» aggiungo sporgendomi verso la cartellina contenente i miei lavori e non appena le mie dita sfiorano la cartellina la donna mi blocca con un gesto della mano, come se volesse scacciare una mosca: «Non ce n'è bisogno signorina Roberts. Lei è la prima oggi ad avermi detto quello che volevo sentirmi dire. Magnifico!» esulta con gli occhi che le luccicano.

«E mi dica, quando avrebbe disponibilità a lavorare casomai decidessimo di assumerla?»

«Beh... anche da subito!» e chi diavolo si fa scappare un'occasione del genere?! Vogliamo parlare dello stipendio poi? Sono tremila euro al mese e con quelli posso saldare benissimo l'affitto arretrato. Sento le mie labbra schiudersi in un radioso sorriso e la strana sensazione e consapevolezza di esser riuscita a convincere questa donna che valgo qualcosa inizia a scaldarmi il petto: stasera per festeggiare andò dal giapponese! E dire che pensavo di essermi giocata qualsiasi possibilità per via dell'ora di ritardo.

«Perfetto! Allora le faremo sapere al più presto Miss Roberts, posso chiamarla così vero? Ha già consegnato una copia della sua documentazione alla reception? Una delle ragazze si occuperà della stesura del contratto di lavoro qual ora Mr Huges accettasse il suo profilo lavorativo»

«Non ancora, ma posso lasciarla a lei?» domando estraendo dalla mia borsa a tracolla una cartellina contenente il necessario. La donna annuisce fermamente e si alza facendo il giro della scrivania diretta verso la porta di vetro dell'ufficio: «Entro giovedì le faremo sapere Miss Roberts. Prego, la accompagno agli ascensori» esordisce afferrando il materiale che le porgo. Mi alzo dall'elegante poltroncina e mi sistemo nuovamente la gonna che continua ad alzarsi, afferro il mio materiale e la seguo attraverso lo stesso corridoio che abbiamo percorso prima.

Giunte davanti agli ascensori incrocia un'altra ragazza vestita formalmente e le consegna la mia cartellina. Lo prendo come un segno positivo e il mio cuore sussulta: vorrei togliermi queste maledette scarpe e mettermi a fare la danza della felicità, ma sarebbe troppo immaturo. Lo farà una volta giunta a casa!

Le porte dell'ascensore si aprono e alcune persone escono: perché sono tutti in giacca e cravatta? Possibile che siano davvero così formali qui? Non dovrebbero essere vestiti in maniera eccentrica e colorata? Insomma, sono grafici o no? Sbatto le palpebre leggermente confusa da tutto l'ambiente mentre Mrs Dunney prosegue a parlarmi di qualcosa che riguarda gli orari, la mensa dell'azienda e le varie pause: «E poi Ethan è... particolare diciamo; ma sono sicura che con la sua determinazione andrà tutto bene» conclude mentre entro nella scatola metallica.

«Allora le faremo sapere, d'accordo? Ma può star certa che noi della B&R Lower ricerchiamo spessissimo figure come la sua» mi congeda sorridendo. Le porte dell'ascensore si chiudono nell'esatto istante in cui le sue ultime parole vengono assimilate con violenza dal mio cervello e tutto il calore e la sensazione di felicità di prima vengono spazzate via in un battito di ciglia: cos'ha detto?! Benvenuta dove?

Sbatto furiosamente le palpebre e premo freneticamente il pulsante dell'ascensore che riapre le porte e mi ritrovo nuovamente nell'ambiente di prima. La ragazza presente alla reception mi guarda incuriosita e increspa la fronte. «Si è dimenticata qualcosa Miss Roberts?» domanda gentilmente.

Mi precipito verso di lei con il panico che prende il sopravvento su di me e prego mentalmente che si tratti solo di uno scherzo: deve essere uno scherzo; non ci sono alternative!

«Sì, mi scusi... Ma questa non è la D.Dyshing Company?» domando con voce quasi tremante. La ragazza solleva le sopracciglia colta di sorpresa e scuote lentamente la testa: «No Miss Roberts, questo è lo studio legale fiscalista B&R Lower. L'azienda grafica è al piano di sotto»

«Come al piano di sotto!?» quasi urlo. «Questo non è il ventiseiesimo piano?!» domando disperata mentre prendo consapevolezza di quanto appena accaduto.

«No Miss Roberts, questo è il ventisettesimo. C'è qualche problema?»

«Oh cazzo...» è tutto quello che fuoriesce dalle mie labbra e scatto immediatamente verso l'ascensore: il tasto ventisette lampeggia ancora. Ma quanto, quanto, sono idiota da uno a un milione!? Premo freneticamente il pulsante del ventiseiesimo piano e poco dopo le porte si aprono su un'enorme insegna dall'elegante calligrafia che recita "D.Dyshing Company - Create. Live. Image". Un enorme openspace è colmo di piani lavoro, tavoli luminosi, bacheche e tutto quello che ci si deve aspettare da un luogo grafico. E i dipendenti? Sono vestiti informalmente e miriadi di colori e pettinature bizzarre spuntano qua e là: questo è il mio ambiente, non un maledettissimo ufficio fiscale!

Con il cuore che batte a mille per l'ansia e l'umiliazione mi precipito verso una giovane ragazza che porta i capelli a raccolti in una coda di cavallo alta e all'orecchio ha un'auricolare: non appena mi vede sorride e fa un cenno d'apprezzamento verso la mia mise.

«Quella camicetta crema e quella gonna giallo canarino sono stupendi! Hai un appuntamento con qualcuno dolcezza?» domanda allegramente.

«Sì, avevo un colloquio alle nove e trenta... sono Rei Roberts» esclamo disperatamente al che lei arriccia il naso ed emette un basso sibilo, come quello di qualcuno che si è appena scottato col fuoco. «Mi dispiace dolcezza, ma le selezioni si sono concluse venti minuti fa. Tu devi essere quella che non si è presentata...»

COSA!? Io mi sono presentata!

Al piano sbagliato...

«Ti prego... ti prego dimmi che stai scherzando... Beth!» piagnucolo leggendo il suo nome sul cartellino conficcato nella sua camicetta a tema scozzese. Mi guarda desolata e scuote lentamente la testa: «Purtroppo non è uno scherzo... Ehi, tutto bene?» domanda protendendosi verso di me mentre sbatto ripetutamente la testa sul lucido ripiano della scrivania della reception.

«No che non va bene! Ho appena dato un fottutissimo colloquio in un disgustoso ufficio finanziario convinta che fosse questo! La mia vita è rovinata...» se non fossi in un luogo pubblico mi metterei a piangere, giuro.

«Mi dispiace dolcezza...»

Davvero; non può essere vero. Io mi chiedo come diavolo sia possibile che abbia sbagliato piano; COME? Queste cose capitano solo nei film, non nella vita reale! Avanti, se mi assumono è anche il colmo: io so fare solo due più due Cristo santo! Ma non l'hanno vista la mia gonna giallo canarino? Solo l'indumento avrebbe dovuto far capire a quella vecchia megera che non sono una contabile! Ma poi, mi domando adesso, per quale ruolo ho fatto il colloquio alla fine della fiera? Di cosa si occupa uno studio legale in ambito fiscale?

Oddio... Non so come, ma prevedo solo guai. Un mucchio di guai.

Osservo sconsolata la mia auto che mi attende nell'unico posto libero che sono riuscita a trovare prima e mi viene quasi da ridere: a che diavolo è servita tutta la maratona che mi sono fatta stamattina se non sono riuscita nemmeno a fare il colloquio che dovevo presidiare? Mi gratto la nuca mentre la mia mente vola altrove, a come spiegherò a Mrs Dunney che in realtà è stato tutto un enorme malinteso e che non sono affatto interessata alla sua proposta lavorativa.

Oh cazzo. Vuol dire che devo iniziare a cercare lavoro da capo. Faccio una smorfia sofferente e prendo a cercare le chiavi nella tracolla nera e, una volta trovate, mi appresto ad aprire le portiere e scaraventare sui sedili posteriori la cartellina dei lavori e la borsa, ma non appena le mie dita sfiorano la maniglia del posto del guidatore un fogliettino di carta, posizionato tra il parabrezza e i tergicristalli, cattura la mia attenzione: no. Non dirmelo... Non dopo tutto quello che mi è successo!

Prendo in mano la multa e leggo il verbale dell'agente, ma il mio occhio cade direttamente sull'importo: settanta euro di multa.

«Merda...» sbotto tra i denti e scuoto il capo esasperata. Osservo la mia auto e poi poso gli occhi per terra: effettivamente queste sono delle strisce pedonali, ma sono stata via mezz'ora! Avanti, non può essere serio questo... Guardo un'altra volta la multa per leggere il nome del tizio e scopro così che si tratta dell'agente Price. Price... Bene, ti odio a prescindere. Una riga scritta con una penna differente nel verbale mi incuriosisce più del resto e spalanco gli occhi quando leggo: "La prossima volta vada direttamente al deposito. Si ritenga fortunata Mrs Roberts".

Ma tu guarda che stronzo! Oh, ma vai al diavolo!

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