Dopo di te nessuno mai || 2

By Littlestupidgirl_13

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C'è un istante, nella propria vita, in cui ci si chiede cosa riservi il futuro per noi e come possiamo relazi... More

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Prologo
1 ~ La parola amore
2 ~ Nel viaggio
3 ~ Venire ai fatti
4 ~ Notte di sorprese
5 ~ Una giornata al mare
6 ~ Tanti auguri, Chris!
7 ~ La prima lettera
8 ~ Tutti in campeggio
9 ~ Qualsiasi cosa accada
10 ~ Tutto ciò che conta
11 ~ Sorrido con te
12 ~ Quello che non ti ho detto
13 ~ Nuovi incontri
14 ~ Taci o baci
15 ~ Tutti al luna park!
16 ~ Frustrazione sessuale
17 ~ Conquistare la strada
19 ~ Un amore di fratello
20 ~ Mancanza di te
21 ~ Sognare ad occhi aperti
22 ~ Ma la vita cos'è?
23 ~ Avventurarsi
24 ~ Rasentare la pazzia
25 ~ Soffocanti delusioni
26 ~ Ridere per nulla
27 ~ L'importanza che possiedi
28 ~ Molto rumore per nulla
29 ~ Alessandro
30 ~ Sentirsi demoliti
31 ~ Tornerò da te
32 ~ Inevitabilmente sempre noi
33 ~ Aspettando il verdetto
34 ~ L'inizio della fine
35 ~ Un orizzonte chiamato Grecia
36 ~ Canea
37 ~ Ho imparato ad amarti
38 ~ L'ultima lettera
39 ~ L'ultima prova
40 ~ Il matrimonio
Interludio
Epilogo
Ringraziamenti e informazioni
#Challenge
What if...?
IT'S TIME!
Ops... Forse il precedente non era l'ultimo
0.1 ~ La prima volta che ti ho vista
0.2 ~ Pazza pizza e un cuore che batte
0.3 ~ Bastardo fortunato
0.4 ~ Non ti spaventare
0.5 ~ La ragazzina bruttina
0.6 ~ Crisi
0.7 ~ Crisi

18 ~ Notte di terrore

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By Littlestupidgirl_13

<<Che qualcuno sia lodato! È un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro, quello?>>

Elena si sporge in avanti, costringendo Stefano a venirle dietro. Dopo un'altra ora, o forse un'ora e mezza, a camminare tra radici, insetti e foglie secche, siamo arrivati sul ciglio di un'autostrada, probabilmente dalla parte opposta in cui eravamo diretti.

Non ci sono molte macchine ma quelle che camminano per la strada in realtà sfrecciano veloci come treni. Dall'altra parte, oltre un grande spartitraffico e una siepe in decadenza, c'è un piccolo supermercato con le luci al neon scariche e una pessima pubblicità.

Forse avrebbe dovuto funzionare da autogrill ma, in assenza di quest'ultimo, la gente si deve pur accontentare. Almeno abbiamo ritrovato la civiltà!

Ci sporgiamo oltre sul cemento aspettando che sia il momento adatto per attraversare e poi con una corsetta siamo al salvo.

Chris e Step hanno ancora i vestiti bagnati ma almeno i capelli e il volto non sembrano più imbrattati e almeno non sono sporchi di fango.

Entriamo nel supermercato con delle espressioni illuminate e anche stanche, probabilmente sembriamo dei disperati e dei turisti che si sono persi nel bosco. Effettivamente, siamo dei turisti che si sono persi nel bosco.

Nel supermercato non c'è nessuno, se non si sentisse il ticchettio di un orologio lontano direi sia un luogo abbandonato. Poi il rumore di una cassa che segna uno scontrino si erge tra l'abitacolo e presto camminiamo tra i corridoi colmi di scaffali per raggiungere chiunque ci sia dietro il bancone.

Il rumore dei tacchi degli stivali di Elena si ripercuote tra le mura illuminate e fresche annunciando a chiunque sia di turno in questa notte fortunata che siamo entrati.

Alla cassa troviamo una donna di circa mezza età o poco più, non troppo in forma che, seduta su una sedia girevole dai colori azzurri sgargianti, annota qualcosa su uno scontrino vecchio. Appena tutti e quattro ci fermiamo davanti a lei, alza lentamente lo sguardo, come fosse terribilmente stanca anche lei, e gli occhiali, bassi sul naso, sembrano un paio di occhi in più.

Ci guarda come fossimo dei pazzi o dei criminali.

<<Va tutto bene?>> chiede, lanciando un'occhiata più lunga verso i ragazzi.

<<Vorremo delle informazioni.>> dico subito, sorridendole e cercando di farle capire che abbiamo buone intenzioni e siamo tremendamente disperati.

Le spiego la situazione con parole semplice e concise, senza dilungarmi in particolari e alla fine del racconto lei sembra sia in pena sia spaesata, come se si stesse chiedendo se credermi oppure no. Alla fine, con un tiepido sospiro, ci dice di poterci aiutare anche se con poco.

Afferra una piccola agenda scarlatta da sotto il bancone e leccandosi un dito grassoccio comincia a sfogliare le pagine ingiallite.

<<C'è un piccolo ostello, infondo a questa strada, al quale facciamo da rifornimento. Non saranno più di dieci o quindici minuti di camminata, dovete solo costeggiare la siepe e... oh, adesso vi scrivo le indicazioni stradali.>> Afferra un telefono con il filo nero e compone un numero trovato sull'agenda mentre si affretta a scrivere su un figlio le presunte indicazioni.

Mentre parla al telefono, io mi volto verso gli altri. <<Ormai si è fatta notte, restiamo nell'ostello e raggiungiamo gli altri domani mattina?>>

<<È l'opzione più ragionevole.>> mi sostiene Stefano, così mi volto ancora verso la signora che sta sorridendo alla cornetta.

<<Va bene, allora li indirizzo da te. Grazie cara.>>

Subito dopo aver messo giù, alza di nuovo lo sguardo e ci porge il foglio. <<Avete dei soldi con voi?>>

Annuisco e la ringrazio. Prima che ci possiamo allontanare, ci blocca ancora. <<Ho telefonato agli osti, dei miei conoscenti, vi stanno preparando le stanze e vi accoglieranno. Ho detto che siete dei forestieri, ho sbagliato?>>

<<No, va benissimo. La ringraziamo molto.>>

<<Buona fortuna.>>

Lasciamo il supermercato più speranzosi di prima e io porgo subito il foglio ai ragazzi che si cimentano nella lettura dei cartelli e delle strade per prendere quella corretta.

<<Lavinia si starà preoccupando.>> mi sussurra Elena, dietro di me, mentre iniziamo a camminare. Mi tiene per mano per avermi vicina dato che, costeggiando la strada, dobbiamo camminare in fila.

<<Appena saremo al sicuro nella camera dell'ostello la chiameremo e le diremo che siamo vivi. Adesso l'importante è assicurarci che stiamo bene.>>

Quando lancio uno sguardo ai due davanti a noi, noto che Chris si è stretto ancora di più il mio golfino sulle spalle e anche se gli da l'aria un po' ridicola so che ha bisogno di una coperta. Fa caldo ed è una notte d'estate ma girare per il bosco con i vestiti completamente bagnati da una sorgente gelata non deve essere il massimo.

Costeggiamo la strada come ci ha detto di fare la cassiera e dopo aver svoltato in una strada buia senza lampioni siamo arrivati ad un vicolo cieco. Lì c'è l'ostello, dietro di esso probabilmente un altro boschetto e un campo, comunque niente più edifici e niente più strada.

L'ostello, dall'esterno, si presenta come una piccola casa di campagna con le mura di cemento e un piccolo giardino non curato. Superiamo un piccolo cancelletto la cui chiusura è stata compromessa e dopo aver cigolato in maniera inquinante ci lascia la strada libera. Solo una luce è accesa ed è al piano inferiore, accanto alla porta d'ingresso. Camminiamo veloci per il viale arido, non c'è un filo d'erba curato, tutto selvatico. Quando siamo prossimi all'uscio, questo si apre presentandoci un paio di figure: sembrano una coppia sposata da molto tempo, entrambi con dei golf di lana sulle spalle e i capelli grigi.

La signora, più bassa dell'altro di almeno una spanna, ci sorride. <<Voi siete i forestieri?>>

<<Possiamo chiederle una stanza?>> chiede mio fratello, porgendole la mano da saluto.

Il signore, accanto a lei, ci accoglie. <<Posate tutto quello che avete all'ingresso e seguitemi.>> dice premuroso ma dopo esserci lanciati un'occhiata a vicenda –non abbiamo niente con noi se non le borse mia e di Elena che ci teniamo strette al fianco- lo seguiamo.

Arriviamo fino a quella che deve essere la cucina ma che hanno allestito come fosse una reception. Stefano chiede quattro letti, possibilmente nella stessa stanza o in due vicine e il pasto del giorno dopo; dopo che Elena si è avvicinata al suo orecchio, però, ha ritrattato con un aggiuntivo pasto, se possibile, per quella stessa sera.

<<Siete fortunati.>> mormora la signora seduta su una sedia a dondolo, mentre raccoglie della lana e comincia a cucire. <<Stavamo giusto per chiudere.>>

<<Non vorremmo disturbare.>> tento, timorosa che la quiete di questi due teneri, anche se leggermente inquietanti, signori sia stata compromessa. Non sento rumori provenire dal piano superiore per cui deduco che siamo gli unici a restare qui per questa notte.

<<Nessun disturbo>> sorride, facendo risaltare le rughe intorno alle labbra e intorno agli occhi piccoli e vispi. Il signore, nel frattempo, si è preso la nostra prenotazione e quindi non ci resta che pagare.

<<Prendete qualsiasi stanza del piano superiore.>> ci dice, indicandosi il soffitto. <<Sono tutte libere. Dovrebbe essercene una con quattro letti, potete occupare quella. Io e mia moglie siamo su questo piano, oltre quella porta. Se sorge qualsiasi problema, chiamateci. Suppongo ci rivedremo domani mattina.>>

Gli porgiamo ancora una volta la mano e poi se ne vanno, lasciandoci libera la possibilità di cucinarci un pasto per la cena.

Quando varcano la porta, Elena ed io porgiamo ai ragazzi le nostre borse. <<Andate al piano superiore e trovate la stanza, poi datevi una sistemata in bagno, asciugatevi se potete, nel frattempo noi cuciniamo qualcosa. Sto morendo di fame.>> Elena impartisce gli ordini severa e non da modo di replicare. Loro, ubbidienti, subito salgono le scale alla ricerca della nostra camera.

Poi, batte le mani e si sistema i capelli dietro le orecchie. <<Bene, diamoci da fare.>>

La stanza è illuminata da qualche candela posta sui mobili adiacenti alle pareti e dei quadri che ritraggono vecchie fattorie o montagne maestose risaltano agli occhi. Mi avvicino al piano cottura mentre la bionda cerca nel frigorifero e tra gli scaffali qualcosa di commestibile.

<<Pasta e pane?>> suggerisco, notando che pensa troppo. Dopo un attimo di esitazione scrolla le spalle e mi da il consenso, così mi metto all'opera.

Sento distrattamente il rumore di un phon per capelli accendersi e immagino i ragazzi si stiano asciugando e sistemando per evitare di prendere una polmonite. Ci manca solo che Chris prenda la febbre un'altra volta.

<<Che notte assurda, eh.>> apostrofa la mia amica mentre stiamo sistemando uno dei tre piccoli tavoli di legno nella cucina.

Per un istante mi lascio andare a una risata liberatoria, un po' drammatica. <<Sì, assurda è l'aggettivo adatto.>>

Quando mi ricordo che adesso siamo al sicuro, mi scatta il pallino d'avviso. Lascio i bicchieri che avevo in mano sul tavolo e corro al piano superiore per prendere il cellulare e provare a contattare gli altri.

Quando salgo le scale mi accorgo che sono in legno e che cigolano in maniera ancora più inquietante del cancelletto nel giardino. La moquette è di un giallo scolorito e invecchiato, è decorata con dei fiorellini rosa piccoli come puntini che assomigliano ad animaletti fastidiosi. Altri quadri infestano le pareti ma questa volta ritraggono volti. Osservandoli meglio, noto che in realtà si tratta di foto, in bianco e in nero, che ritraggono persone forse di anni lontani, parenti, amici o chissà chi.

Alla fine raggiungo il corridoio delle stanze e mi avvicino a quella dal quale viene messo il rumore dell'asciugacapelli. Quando entro, una piccola lampada è accesa sull'unico comodino della stanza spoglia. Un paio di letti a castello sono posti l'uno accanto all'altro con solo il materasso, un lenzuolo bianco e un cuscino. Davanti ai letti c'è uno specchio nel quale Stefano si sta specchiando mentre asciuga i vestiti con il phon attaccato alla presa sulla parete.

<<È pronto a tavola?>> mi chiede appena mi vede entrare. Mi inoltro ancora più nella camera e noto la mia borsa accasciata su uno dei letti in alto. Con un saltello la raggiungo e poi immergo le mani dentro per afferrare il cellulare.

<<Sì, abbiamo cucinato la pasta.>>

Quando mi volto per tornare al piano terra, Chris entra con gli occhi bassi sulle sue mani, nelle quali tiene la sua camicia. <<Se hai finito, io asciugo questa.>> mormora rivolto a mio fratello ma non vedendomi, mi urta una spalla.

<<Oi, scusa, non ti ho vista.>>

<<Nulla, appena avete fatto, venite in cucina.>> lo informo prima di uscire di nuovo dalla stanza e tornare da Elena. Il corridoio adesso mi si presenta ancora più buio e più silenzioso, mi accosto a una parete per non inciampare e quando raggiungo le scale, corro giù perché un brivido mi sta percorrendo la schiena.

Entro in cucina con l'affanno.

<<Ei, hai visto un fantasma?>> domanda Elena, vedendomi scossa.

<<No.>> mi affretto a rispondere e subito dopo mi guardo le spalle. Ho uno strano presentimento, questa casa è troppo buia per i miei gusti; prima il bosco e adesso l'ostello cigolante con le sue stupide candele.

Mi siedo a tavola, cercando di calmare i nervi e compongo il numero di Lavinia senza badare alle quindici chiamate perse che sono segnatale sullo schermo.

Risponde al secondo squillo. <<Qualcuno vi fulmini! State tutti bene?>>

Sentire la sua voce mi calma, anche se per poco, e sorrido oltre la cornetta. <<Stiamo tutti bene.>> rispondo con voce non troppo sincera. Me la schiarisco e riprendo il controllo delle mie paure. <<Abbiamo avuto qualche problema.>>

Le racconto cosa è successo e questa volta mi prendo la briga di non risparmiarle i dettagli rivelandole ogni mia paura e ogni incertezza sul cammino. Lavinia si preoccupa, ci sgrida per non averle fatto sapere niente fino a così tardi e poi mi chiede per la decima volta se stiamo davvero bene.

Quando la passo ad Elena, lei è più risoluta e si assicura che anche loro se la stiano cavando. Quando poi attacca, m'informa che si sono fermati nell'agriturismo assieme a Iacopo, Anna, Ilaria e Sergio e che ci aspettano l'indomani. Passeremo un'intera giornata lì fino a sera, per fortuna faranno i fuochi nuovamente e non ci siamo persi molto. Quando controllo l'orario sul telefono, uno sbadiglio mi esce spontaneo. È superata l'ora di cena e perfino qualsiasi coprifuoco abbia mai avuto in questi anni. È tardi e se mi trovassi nell'appartamento sarei andata a dormire da un bel po'.

Subito dopo, mentre versiamo il cibo nei piatti, Stefano e Chris fanno la loro comparsa in cucina.

<<Non ci sono luci in questa cucina?>> domanda il moro guardandosi attorno.

<<Solo candele.>> rispondo mentre mi siedo.

A questo punto lui cammina fino a una mensola e afferra un paio di candele bianche, di quelle profumate, poi torna e le pone come centro tavola. <<Molto meglio.>>

Mangiamo in fretta, un po' avidamente, tutti stretti nel piccolo tavolo. Le nostre gambe si toccano e ci impediscono di stare comodi; tant'è che poco dopo, Elena decide di alzare le sue e poggiarle sulle ginocchia mie e di Stefano.

Quando le conversazioni si esauriscono, subito le riprendo perché il silenzio non mi è amico in questo momento. Ho bisogno di rumore, di non pensare al fatto che ci troviamo in questo posto che m'incute timore. Non voglio rivelarlo agli altri perché mi sentirei ancora più bambina di quanto già non pensi di me stessa.

Quando non c'è niente da dire, faccio rumore con i piatti o con la sedia, giusto il tempo di pensare a qualcosa di nuovo che subito esce dalle mie labbra e coinvolge gli altri.

Finita la cena, i ragazzi si offrono di sparecchiare e lavare i piatti mentre io e la bionda saliamo in camera e ci diamo una sistemata della notte.

<<Mi toccherà dormire con il vestito.>> si lamenta Elena mentre è davanti allo specchio.

<<Prendi la camicia di Stefano.>> le consiglio io. <<Probabilmente dormirà senza.>>

<<Buona idea!>>

Pensando a lei con solo la camicia di mio fratello addosso, quindi senza il vestito, mi ricorda che ci sarà anche Chris nella stanza e non credo che né Stefano né il mio subconscio vogliano lasciare libero accesso agli occhi di Chris sulle spettacolari gambe della mia amica e sul suo intimo. Sto per aprire bocca e dirle di non farlo ma i due entrano e chiudono la porta. Il silenzio regna padrone e una morsa mi stringe il petto.

<<Non sento più le gambe.>> si lamenta quel riccio di mio fratello mentre si butta su un letto basso, quello che non si trova sotto il mio. Dove c'è la mia borsa, ci sarà anche il mio corpo, quindi suppongo in uno di quelli alti. Quando anche Elena apre i lenzuoli di un letto basso, quello sotto il mio, capisco anche che Chris sarà il mio compagno di letto superiore.

<<Io vado a letto, ho voglia di lasciarmi alle spalle questa giornata.>> annuncio a tutti, mentre mi adopero per salire. In assenza di scalette o appigli, anche saltellando non riesco a salire.

<<C'è un problema...>> Assottiglio le labbra, sentendomi un'incapace, ma presto Chris, dietro di me, piega il busto e unisce le mani.

<<Poggia il piede.>> mi dice e io lo ascolto, ancorandomi alle sue spalle. Con una piccola spinta sono sopra e gli sorrido per ringraziarlo.

Da sopra, la stanza sembra ancora più spoglia e triste di quanto sia effettivamente e mi chiedo se riuscirò a prendere sonno sul serio.

Sento Elena chiedere a Stefano la sua camicia e mentre mio fratello si lamenta sul fatto che resterà in mutande, osservo Chris aggrapparsi al ferro che regge la struttura del letto e poi spingersi in alto, cadendo d'un fianco sul materasso.

<<Non puoi restare in mutande!>>

<<Stiamo andando a dormire! A chi vuoi che importi?>> replica la mia amica, un po' esasperata. Chris, mentre si sistema le coperte, sorride. <<Non guarderò amico.>>

Da sotto, il silenzio e so che Stefano sta cercando di mantenere i nervi calmi e tranquilli, prossimi al riposo.

<<Non chiamarmi amico.>> lo sento borbottare prima che un "Grazie amore", da parte di Elena, mi faccia capire che Stefano si è arreso e ha ceduto la sua camicia alla ragazza che deduco si nasconderà subito sotto le coperte per farlo contento.

<<Tu dormi con i vestiti addosso?>> mi chiede Chris una volta che tutti ci siamo sistemati.

<<Non è un problema.>> gli rispondo, alzando le spalle.

<<Eh no, mi basta la mia ragazza in mutande al tuo fianco.>> La voce di Stefano fa alzare gli occhi a me e fa spuntare un sorrisone al moro davanti a me.

<<Notte.>> alzo la voce, facendo capire a tutti che è meglio andare a dormire adesso. Scivolo dentro le coperte osservando il soffitto bianco e un po' ammuffito.

Mi copro fino al collo, rannicchiando le gambe al petto e stringo forte le mani sotto il cuscino. È il mio modo per tenermi al sicuro la notte quando sento che qualcosa non va o quando sto male. Adesso è il primo caso: mi trovo in un luogo sconosciuto, dopo una serata stancante.

Appena i miei occhi si immergono nell'oscurità delle mie palpebre chiuse e non sento più nessuno replicare ma solo il lento andare dei loro respiri quieti, solo allora, la mia mente è libera di poter riversare nel pensiero tutta la sua frustrazione.

Ti riconquisterò Maggie, te lo prometto

Chris. Maledetto Chris e maledette le sue frasi e le sue intenzioni. Maledetta questa serata che non mi ha dato modo di rimuginare affondo su questa accenda, di estrema urgenza. Prima ero troppo impegnata ad assicurarmi di star bene e di non perdermi ulteriormente in un bosco sconosciuto per poter dare libero avvio alle mie illusioni contorsionistiche. Ma adesso, sola con me stessa, non ho più scuse né difese.

Da una parte sono stata fortunata ad avere altro per la testa fino ad adesso, almeno non mi sono comporta da pazza davanti a tutti gli altri, specialmente davanti al ragazzo che mi ci ha portato a essere così.

Perché sto impazzendo, completamente, non bastano i dubbi che ho su di me e su questa situazione, adesso si aggiungerà anche la sua insistenza, la sua indiscrezione e una nuova tecnica per conquistarmi. Questa poi, voglio proprio vederla. Quello che dicevo a Elena, era la verità; Chris non ha mai cercato di conquistarmi né adularmi e se ci è riuscito è solo grazie a qualcosa che è nato nel tempo all'oscuro di entrambi. È arrivato da solo, non abbiamo istigato nulla. Adesso, però, è esattamente questo il suo piano. E io sono terrorizzata.

Scatto in allerta, spalanco il occhi e alzo il busto. Un rumore cigolante e un soffio del vento lontano mi hanno spaventata, letteralmente spaventata.

Aguzzo l'udito e osservo la porta, timorosa che da un momento all'altro si apra lentamente. Non accade ma sono comunque spaventata.

Altri cigolii lontani, come se qualcuno stesse camminando piano, per non disturbare o forse per non farsi sentire, ma il pavimento lo tradisse.

Il mio cuore accelera.

<<Ragazzi?>> Sussurro, come se la mia voce potesse tradire la nostra protezione e la nostra sicurezza. <<Ragazzi? Avete sentito?>>

Nessuno mi risponde, stanno dormendo. Questo mi fa sentire ancora più esposta, sola.

<<Maggie?>>

Sussulto, il mio cuore perde un battito.

<<Sei impazzito? Mi hai fatto morire d'infarto!>> 

Chris, seduto come me, si sta stropicciando un occhio. <<Che cosa succede?>> ignora il mio tono terrorizzato. Entrambi parliamo a sussurri ma le nostre voci sono abbastanza alte per sentirci a vicenda e non disturbare i dormienti di sotto.

<<Ho sentito dei rumori e... >> rivelo, adesso che non sono più sola mi sento leggermente confortata. <<Scusa, scusa, sto solo morendo di paura.>>

<<È il posto, vero?>>

Annuisco veloce, guardando di nuovo in direzione della porta. A quel punto Chris si scosta le coperte di dosso e quando sto per chiedergli cosa sta facendo, lui si porta un indice alle labbra, facendomi segno di tacere. Lo osservo sporgersi oltre il suo letto e allungare braccia e gambe verso il mio. Poi, quando mi è accanto, fa cigolare il letto fino ad addossarsi alla parete, al mio fianco.

<<Tanto non riesco a dormire nemmeno io.>>

<<Perché sei qui?>>

Sforzo il mio sguardo a finire nei suoi occhi e non sulla pelle nuda ed esposta dell'addome.

<<Così non dobbiamo sforzarci per parlare.>>

È inutile mentire e dirgli di tornarsene a letto, di provare a dormire, perché io non ne avrò la capacità e averlo vicino mi conforta in questa notte tenebrosa. Mettendo da parte quella zona del mio cervello razionale, anch'io mi scosto le scoperte e lo affianco, poggiando la testa al muro, accanto alla sua spalla e potendo così osservare bene la porta.

Dopo pochi attimi di silenzio, è lui a disturbarlo. <<Ci ritroviamo sempre insieme quando non riusciamo a dormire.>>

Ha ragione e il pensiero mi fa sorridere, mi sa di confortante e abituale, di una routine quasi perfetta. <<Meglio insieme che da soli.>>

Quando non riesco a dormire, sintetizzando la situazione nella mia solita esclamazione "ho gli incubi", spesso mi trovo da sola perché non ho voglia di disturbare uno dei miei genitori o persino mio fratello affinché mi tengano compagnia. Ma da quando mi sono trovata a condividere con Chris qualche colloquio nelle notti insonni ho capito quanto sia confortante avere qualcuno vicino nei momenti in cui stare solo è deleterio.

<<Vorrei diventasse una filosofia di vita.>>

Le sue parole mi fanno paura, non perché siano inquietanti o dette in chissà quale tono minaccioso, ma per il loro significato. Per l'importanza che so Chris ha dato loro.

Osservo ancora una volta la porta, più imponenti sono i pensieri che qualcuno si trovi dall'altra parte del corridoio, qualcuno di indefinito.

Poi la sua mano è nella mia, le mie dita al contatto con le sue calde e confortanti e torno concentrata sulla conversazione. Osservo per un momento le nostre mani, abbondonate sul mio grembo e un'osservazione si fa spazio nella mia mente.

<<Devo sembrarti una bambina.>>

Resta in silenzio ed è a quel punto che alzo lo sguardo. Lui mi osserva e sorride, senza replicare.

<<Allora lo pensi sul serio!>> Blocco una risata che sta per nascere, facendo leva con le nostre mani unite sul una sua spalla e lui sorride ancora più immensamente.

<<Ma no, hai solo paura del buio.>>

<<E di questa casa. Ammetti che è terrificante.>>

<<Forse solo un pochino.>>

Felice che abbia ammesso anche lui che non è solamente una mia paranoia, lascio ricadere le mani sulle gambe. Non voglio staccarle, mi danno il conforto che so che mi serve. È stata una sua iniziativa, come sempre, se vuole staccarsi dovrà essere lui a fare il passo.

<<Non devi confortarmi sempre, quando sono in difficoltà.>>

<<Cosa vuoi dire?>> dal suo tono, capisco che le mie parole future potrebbero infastidirlo oppure farlo sorridere ancora una volta. Secondo i miei calcoli, probabilmente si avvererà la prima possibilità.

<<Ogni volta che ho un problema, magicamente appari e mi aiuti.>>

Senza che potessi prevederlo, stringe ancora di più la pressione tra le nostre dita, facendo diventare pallide le sue nocche e poi si sistema meglio sul materasso. Cigola ancora un po' e quasi temo che Elena si possa svegliare ma il silenzio continua imperterrito.

Lui continua a tacere e io continuo a voler parlare.

<<Allora eri serio, quando hai detto che vuoi riprovarci?>>

Ancora silenzio, solo i nostri respiri. Mi incanto sul movimento sul suo petto che si alza e si abbassa piano, poi la sua voce bassa mi giunge all'udito. <<Credi davvero che potrei mentire su una cosa del genere?>>

Un po' sono stupita dalla sua risposta ma non demordo. <<No, ma potresti esserti sbagliato.>>

<<Tu vorresti che mi fossi sbagliato?>>

<<Non rispondere a una domanda con un'altra domanda.>>

<<Lo sto facendo?>>

Anche se l'argomento è serio e delicato, almeno per me e per i sentimenti in gioco, riesce comunque a farmi divertire e quindi ad alleggerire la tensione.

<<Hai ancora paura?>>

Ha cambiato argomento, alla fine non ha risposto nemmeno ad una delle mie domande. In passato, cambiava argomento quando nascondeva qualcosa ma adesso mi chiedo cosa possa esserci dietro. Notando il mio sguardo indagatore e facendo uso del suo potentissimo radar verso i "pensieri di Maggie", alla fine poggia la testa al muro con un impeto di sconfitta e sospira. <<Non vorrei diventare ripetitivo.>>

<<Ti fermerò se accadrà.>> gli prometto, fingendo sincerità.

Si lascia convincere grazie al tenero faccino che esibisco. <<Sì, Maggie, ero così serio da risultare persino ridicolo ai miei stessi occhi. Mi sento un'idiota e anche un vincente, ho questa strana sensazione che mi dice che alla fine tutto questo mi porterà da qualche parte, ovunque sia; che alla fine capirò che niente di ciò che ho fatto è stato inutile. E se non fosse così, non so proprio quali insegnamenti ne potrei trarre perché sarebbe come perdere tutto quello in cui ho sempre creduto.>>

Mi sono un po' persa ma afferro il concetto, o almeno le prime parole, quando mi conferma che era serio e che ha intenzione di continuare per quella strada.

Ma riesco a percepire dei sentimenti turbati, un po' scossi, un garbuglio di idee e controbattiti che si sta avverando in questo momento nella sua testa; riesco quasi a sentirne il rumore e capisco che non avrei mai dovuto parlargliene. Con una stretta forte alle sue dita, questa volta da parte mia, lo faccio tornare da me.

<<Ti va di raccontarmi una storia?>>

Felice che lo abbia distratto, scioglie le mani per darmi modo di tornare sotto le coperte. Per un momento aspetto che si stenda accanto a me oppure si metta più vicino, ma lui rimane fermo al suo posto; l'unico contatto che ci unisce è quello della sua mano sul mio bacino, come quella di un padre sul corpo infreddolito della figlia.

<<Ti aiuterà a dormire?>> mi chiede paziente, aspettando che io mi accomodi. Invece che pormi verso la porta, mi volto verso di lui, ormai non pensando più a ogni possibile minaccia dietro di essa.

<<Lo spero. Se non ti dispiace, altrimenti possiamo continuare a parlare.>>

Scuote leggermente la testa, tenendo sempre il contatto visivo attivo tra i nostri occhi. <<Vada per la storia.>>

Decido di non abbandonarmi al sonno per un po', preferiscorimanere a guardarlo, sentire il suo contatto caldo sul mio copro e la sua vocecome fosse una canzone fluttuare verso di me e riempirmi di dolcezza. Delle voltemi guarda, altre osserva il soffitto, altre ancora la sua mano che mi carezzadolcemente il fianco. E lui è l'unica cosa che sento, in questa notte troppoprofonda perché io senta davvero qualcosa e alla fine mi abbandono al suosuono, il suo dolcissimo suono, che ancora una volta, è riuscito a salvarmi.    









****

È tardi, lo so, ma amatemi lo stesso come io amo voi. 

Ah, sto cominciando a diventare troppo smielata, dovrei darmi una regolata. Coooomunque, date la colpa a mia madre che mi ha trattenuto a cena offrendomi dei pasticcini a cui non ho saputo dire di no (capitemi, mi stavano supplicando di mangiarli!) e quindi ho ritardato sulla tabella di marcia. Ma, ei, sono qui alla fine, come promesso. Spero che questo capitolo vi piaccia come è piaciuto a me scriverlo, ora devo andare ad ammirare le lucine del mio bellissimo albero di Natale come fossi un gatto che vede una farfallina.

E voi invece, come avete passato questa giornata?

Fatemi sapere oooogni cosa e... Commentate, commentate, commentate!

Vi lascio, stelline, buonanotte 🌘

P.S. Scusate eentuali errori

Xoxo

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