Stay Here

By Hanny_Fiergirl

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- Stay Here è il sequel di Hundred Kisses . . È passato un anno da quando Axel ha conosciuto Camille, un ann... More

Iniziamo!
PROLOGO
1 - Axel
2 - Axel
3 - Sam
4 - Sam
5 - Axel
6 - Axel
7 - Sam
8 - Sam
9 - Sam
10 - Axel
11 - Sam
12 - Sam
13 - Axel
14 - Axel
15 - Sam
16 - Sam
17 - Axel
18 - Axel
19 - Sam
21 - Axel
22 - Axel
23 - Sam
24 - Sam
25 - Camille
26 - Axel
27 - Axel
28 - Sam
29 - Sam
30 - Sam
31 - Evan
32 - Axel
33 - Axel
34 - Sam
35 - Samuel Jones
36 - Axel
Epilogo
Quasi quindici anni dopo...
RINGRAZIAMENTI

20 - Sam

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By Hanny_Fiergirl

«Stai ancora fissando Axel come se volessi staccargli la testa a morsi Sam. Sei inquietante» mormora Kayla sfogliando il libro che ha sotto al naso.

«Ma io voglio staccargli la testa a morsi.» batto un pugno sul libro di Diritto Privato che ho accanto. «Perché continua ad ignorarmi? Prima mi bacia davanti a due fottutissime università e ora si comporta come... come... un perfetto non-amico.» sibilo inspirando profondamente. A che razza di gioco stai giocando Brant, eh? Qual è la tua prossima mossa?

«Non-amico? Ma se si comporta come se fosse il tuo migliore amico. Ti apre le porte per farti passare per prima; ti chiede se hai bisogno di una mano con i libri; ti aspetta al Cavalier fino a quando non stacchi per riaccompagnarti al dormitorio. Sei tu che non lo vuoi come amico... o come altro» ribatte la ragazza senza staccare gli occhi dal tomo. Sarà tutto vero, ma sono tutte cose irrilevanti queste. Se prima cercava il contatto fisico, adesso il massimo che fa è darmi un bacio sulla guancia a mo' di saluto. E non sopporto il fatto che tutte quelle stronzette, non vedendomi più tanto spesso accanto a lui, si siano messe in testa l'insensata idea di provarci con lui. Lo so, sono io la prima a dire che non stiamo insieme e che non staremo mai insieme, ma... Sono stressata, frustrata, incazzata. Questa cosa va avanti da dieci giorni. Dieci.

Non capisco se lo faccia di proposito per distruggermi il cervello, o voglia effettivamente darmi il mio spazio. Se fosse la seconda cosa ne dovrei essere felice, ma perché provo questa sensazione di disagio? Si è forse arreso? Non capisco... dove diavolo so o finiti tutti i suoi "mi piaci", eh? Qualcuno mi dia una risposta per favore, perché a furia di pensarci mi sta venendo un'emicrania allucinante.

«Secondo me sta tramando qualcosa... non ti dimenticare che è malefico.» borbotto cupa.

«Sssshh.» sento sbottare... oh, ma guarda chi c'è. Vi ricordate del rompi palle occhialuto della biblioteca? Ecco, è di nuovo lui. Mi volto nella sua direzione e gli lancio un'occhiata di fuoco: "Sssshh" lo fai a tua madre. Qui si sta cercando di risolvere l'arcano. Non capisci che ne vale della mia sanità mentale? Il ragazzo, in tutta risposta, inspira profondamente e si toglie gli occhiali per massaggiarsi brevemente le palpebre, poi alza lo sguardo e mi incenerisce. «Jones, mi hai davvero rotto le scatole.» sbotta a bassa voce. Dilato gli occhi incredula; questo tizio mi conosce?

«Questa è una di biblioteca! La gente ci viene per studiare, non per spettegolare. Ti piace Brant, è evidente Cristo santo; vai e diglielo.» alza la voce esasperato, al che un mucchio di teste si girano nella sua direzione e gli rivolgono in coro un sonoro "Ssssshh.". «Oh, andate tutti quanti al diavolo. Lei urla a mari e monti i suoi problemi e ve la prendete con me? Sul serio?» sbotta riabbassando la voce e si guarda intorno.

Scuote la testa esasperato poi si alza di scatto, prende i suoi libri e se ne va sotto allo sguardo esterrefatto mio e di Kayla... ma da dove escono certi individui? «Che tipo... come fa a sapere il mio nome?» bisbiglio alla mia amica che continua spietata a studiare Sociologia. «Sam, chi non conosce la ragazza che "Mani d'oro" ha baciato dopo la prima vittoria del campionato da parte dei Gators?» oh... non pensavo che ne avrebbero parlato tutti.

Maledetto Brant. Non l'avevo chiesta mica io tutta questa notorietà., penso sbuffando sonoramente. Io volevo solo iniziare il mio primo anno al college, ignorare mia madre e David, laurearmi con la lode e sbattermi per ottenere qualche stage a scopo assuntivo in una qualche società di Consulting & Economy. Ma no; perché rendere la vita semplice a Samanta? Mandiamole Brant come distrazione dal suo scopo principale. Di questo passo non riuscirò nemmeno ad arrivare a San Diego. Quando, quando potrò evadere dalla California e allontanarmi da questo luogo? Quando potrò guardarmi indietro e trovare miglia e miglia che mi distanziano da Oakland?

Sono quasi due settimane che David continua a chiamarmi e sono prontamente due settimane che continuo ad ignorare le sue chiamate. Gli avevo detto di non rompermi i coglioni, che una volta fuori da Oakland poteva considerarmi morta. Non ho idea di quel che voglia dirmi, ma sinceramente non m'interessa. Sicuramente sarà in qualche casino e cerca il mio aiuto, ma può star certo che il massimo che posso fare io è chiamare il 911.

Sospiro. Prendo in mano la mia adorata matita nera e torno a fissare, sì a fissare, l'oggetto principale dei miei pensieri. Si trova a circa quattro file da dove mi trovo io, ed è intento a leggere qualcosa dal libro di Design e a schizzare qualcosa sul suo blocco dei disegni. Lo stesso blocco dove so esserci un mio ritratto... Oggi indossa una strana felpa che non gli avevo mai visto prima: è rosso cremisi con una sigla in giallo cucita sulla parte sinistra che recita "NHS". Corruga la fronte soffiandosi il naso e tutto concentrato sposta lo sguardo dal libro a ciò che ha disegnato, poi sussulta e tira fuori dalla tasca dei jeans il cellulare. Immediatamente il suo sguardo si colora di un bellissimo sorriso mentre legge sul display e ridacchia piano. Scommetto le ovaie che si tratta di quella maledettissima Camomilla. Dio, quanto non la sopporto.

Oh, Axel. come stai? L'hai trovata una ragazza? No? Ah, e chi se ne frega, tanto io sto con Mr. Miliardi. ...Devo davvero sprecare la mia materia grigia per proferire altri pensieri su quest'elemento? No, perché in alternativa ho una sfilza di sberle da tirarle mentalmente. Scuoto la testa leggermente stizzita: ogni volta che ripenso a ciò che mi ha detto Axel nei suoi confronti, mi sale il crimine. Solitamente prima di odiare una persona la conosco di persona; ma dopo aver conosciuto Axel mi viene spontaneo da chiedermi "Che c'avevi nella testa rincoglionita?". Non ho mai visto questo Evan di cui il ragazzo tatuato mi parla spesso, ma sinceramente non me ne frego: è dura da ammettere, ma per me nessuno è come Axel. dovresti essere una cogliona per non voler stare con lui.
Come te?, domanda la vocina nella mia mente che dovrebbe evitare di spuntare fuori in circostanze come queste. Axel alza gli occhi dallo smartphone e incrocia gli occhi con i miei, al che trattengo immediatamente il respiro. Mi rivolge un sorriso gentile che arriva a coinvolgergli anche gli occhi, alza la mano e mi saluta. Successivamente si alza e prende a rassettare le sue cose dirigendosi fuori dalla biblioteca del campus.

Ma... dove sta andando?

«Sam, che stai facendo?» domanda Kayla sbigottita mentre faccio i salti mortali, e un casino della Madonna, per riporre in fretta e furia i miei libri nella tracolla e seguirlo. «Ehm... ho finito di studiare.»

«Ma siamo qui da soli venti minuti»

«Sono più che sufficienti. A dopo.» e detto questo schizzo come un razzo all'inseguimento di Brant. Questo suo comportamento è inammissibile. Non che il mio non sia da meno; mi rendo perfettamente conto di quello che sto facendo e se qualcuno avesse osato dirmi che un giorno mi sarei ritrovata nella posizione di inseguire Brant probabilmente gli avrei sputato in un occhio. Ma io ho dei motivi per prendere le distanze e si chiamano Charlie, David e Oakland. E anche il mio cervello contorto è un motivo extra.

«Axel.» lo richiamo a squarciagola mentre corro per il cortile della struttura. Lui si ferma e si volta verso di me corrugando la fronte confuso, scommetto che nemmeno lui si aspettava di vedere me che inseguo lui. «Sam. Ma non stavi studiando?» domanda indicando con un cenno del capo la struttura alle mie spalle. Mi affretto ad andargli accanto e iniziamo a camminare lentamente mentre alcuni ragazzi carichi di libri ci sfilano accanto e io riprendo fiato. «Per oggi può bastare. Tu piuttosto, perché mi eviti?» arriviamo al dunque. Non ho minimamente voglia di passare altri dieci giorni a spremermi le meningi come fossero due coglioni in cerca di una risposta. Axel sbatte le palpebre confuso, corruga la fronte e scoppia a ridere. Bombolino, ti ho fatto una domanda mica ti ho raccontato una barzelletta. Lo fulmino con lo sguardo intanto che cerca di darsi una calmata e scuote la testa: «Non ti sto evitando. Mi hai chiesto di darti tempo ed è quello che sto facendo»

«Ma ti stai comportando in modo... strano. Non mi piace»

«Non ti piace, eh? E come dovrei comportarmi?» domanda sorridendomi sbilenco, poi si ferma un attimo e mi si avvicina pericolosamente. Sento immediatamente il cuore andarmi in gola intanto che lui abbassa il viso verso il mio, continuando a guardarmi con un sorriso ironico. Ma che cosa vuole dimostrare così? Che in questo istante mi gira la testa? Che non riesco a formulare un pensiero intelligente? O che il suo profumo è talmente buono che vorrei solo tuffare la testa nell'incavo del suo collo e ubriacarmici? No, aspetta. Questi pensieri no. devo mantenere il controllo della situazione.

«Come sempre. Come un'arrogante megalomane, narcisista e figlio di papà.» rispondo dopo un po'. Deve esserlo per forza... ne vale della mia sanità mentale.

«Capisco» sospira ritraendosi, «Ti va un giretto?» eh? Sbatto le palpebre più stordita che confusa. Forza Samantha, hai una spina dorsale. Ricordati di usarla. «Certo che no. Ti ho detto che ti preferivo come prima, non che voglio essere tua amica. Qual è il tuo problema? Prima...» mi mordo immediatamente la lingua per non proseguire il discorso. Ma che mi prende?

«Prima cosa?» domanda tornando ad incamminarsi verso il parcheggio. Cazzo, cazzo, cazzo. Inventati qualcosa Sam. Non posso dirgli che prima mi diceva che gli piacevo e mi baciava, mentre adesso mi considera una ragazza qualunque. So che sono stata io a chiedergli tempo, per pensare a lui e all'altro, ma alla fine ho semplicemente accettato il consiglio di Brant: viviamo tutto come se fosse un nuovo inizio. Non nego però che mi piacerebbe proprio sapere che diavolo gli passava per la mente a Maxon quando ha finto di essere Axel. Non è normale come cosa, assolutamente.

«Niente. Non c'entrava con te» borbotto aggrottando la fronte e incrocio le braccia al petto. Al mio fianco Brant emette uno starnuto e tira su con il naso. Anche prima ho notato che si soffiava spesso il naso. Non starà mica male, vero? «Mamma mia, e io che credevo che in California facesse sempre caldo» commenta soffiandosi il naso. Siamo in pieno novembre e la cara signorina nebbia si è presentata con il suo gelo. Lo dicevo io che la gente è scema: certo possiamo andare in giro con le felpe e i maglioni, ma anche qui fa freddo, mica siamo in Marocco.

«Credevi male. Ti consiglio di andare a casa a farti una doccia bollente e di prendere qualcosa prima che ti venga un accidente ben peggiore di una semplice influenza»

«Ti stai preoccupando per me Samantha?» mi canzona. Ma che diamine, uno non può essere nemmeno gentile per una buona volta? Sbuffo e alzo gli occhi al cielo: «Affatto. Cerco di tenerti al massimo della tua forma solo perché non c'è guasto a stuzzicarti se sei mezzo rincoglionito... cosa che sei già, ma con l'influenza peggioreresti» spiego annuendo fermamente mentre lui ride di gusto. «Non hai idea di quante cose vorrei dirti adesso, ma so che rischierei la vita se lo facessi» asserisce intanto che svoltiamo a sinistra su un lungo viale alberato. Manca poco al parcheggio ormai.

«Tipo?» ci riflette un attimo, poi si volta verso di me e mi sorride: «Tipo che ti adoro e adoro di te ogni sfumatura sella tua personalità. Sei dolcissima mentre ti preoccupi per me ma lo neghi malamente». Okay, non mi aspettavo proprio questo... Sento le mie labbra schiudersi senza alcun ritegno, mentre il cuore ha semplicemente deciso di esplodere. Per la prima volta in tutta la mia vita sento il cervello totalmente sgombero da pensieri e tutto ciò che lo popola è l'eco delle parole che mi ha appena detto Axel.

Boccheggio mentre lui mi guarda sorridente, poi starnutisce un'altra volta e la magia si spezza. «Oddio... sono proprio messo male. Non potevo ammalarmi settimana prossima?» domanda a se stesso. Colgo l'occasione della sua momentanea distrazione per riprendermi mentalmente e faccio un lungo sospiro silenzioso. Forza Sam, forza. Erano banalissimi complimenti che probabilmente fa a tutte... credo.

Il ragazzo tatuato, dopo essersi nuovamente pulito il naso, torna a guardarmi negli occhi. Ha il naso leggermente arrossito e gli occhi lucidi. Mi sa che qui l'influenza è inevitabile. «A proposito di settimana prossima, che cosa fai per il Giorno del Ringraziamento?» domanda di punto in bianco.

Eh?

«Beh, mangio il tacchino?»

«Scema, non intendevo quello.» ridacchia fermandosi davanti alla Chevrolet nera. «Vai da tua madre ad Oakland, o fai qualcosa con Kayla?» ma perché tutte queste domande? «Kayla e Mike vanno a casa di lui a Phoenix per il Ringraziamento. I genitori di Mike vogliono conoscere la ragazza che sta frequentando da quasi due anni» patetico... «Quindi penso che me ne starò nel dormitorio a mangiare cinese d'asporto e guarderò qualche film d'azione» in realtà miravo al Viaggio di Arlo, ma questo lui non deve necessariamente saperlo, vero?

«E se lo passassi con me?» propone appoggiandosi contro la fiancata dell'auto. Woh. Questo proprio non me lo aspettavo. Sbatto un paio di volte le palpebre sbalordita e rifletto sulla sua proposta: passare il Ringraziamento con Axel? Beh, se mangiamo cinese e passiamo la giornata a giocare all'Xbox One a me può anche andare bene. È da tanto che non torno nel suo appartamento, e sotto sotto, molto sotto, mi manca da morire.

«Si potrebbe fare. Ad una condizione però: scelgo io i giochi della One. L'ultima volta hai scelto tu» acconsento sorridendo. Lui corruga la fronte confuso poi scuote la testa: «Sam intendevo dire se ti andava di venire con me a casa» e io che ho detto? Va bene che lo passiamo a casa sua. Davanti alla mia espressione confusa si sente in dovere di specificare meglio: «A Newport, a casa dei miei» ed ecco che la bomba è stata sganciata.

Sgrano gli occhi che potrebbero schizzarmi dalle orbite da un momento all'altro, mentre arretro di un passo. Ma è scemo o cosa? Ha sicuramente la febbre a quarantanove: sta delirando. «Prima di iniziare a dare in escandescenza vorrei dirti che anche lì ho l'Xbox» si affretta ad aggiungere.

«MA DICO SEI SCEMO O COSA?» prorompo mentre un leggero senso di panico inizia ad attanagliarmi le budella. Non andrò a Newport nemmeno morta. Ma siamo scemi? Kayla va a casa con Mike perché stanno insieme, sono fidanzati e fanno regolarmente sesso porca troia. Io e questo carciofo lo abbiamo fatto una volta sola, esperienza fantastica per la precisione, e anche se ogni tanto mi ritrovo a fare pensieri poco innocenti sul suo conto non stiamo comune insieme. Non so che diavolo siamo, e... e dovrei conoscere i suoi genitori? Gli stessi di Maxon? Andare nella casa dei Brant in culo al Mondo? Ma siamo seri?

«Tu hai qualche rotella fuori posto. Io pensavo che te ne saresti stato qui a San Francisco.» continuo con lo stesso tono di voce di prima: impanicato e rabbioso. «E comunque NO. Non ci vado a casa dei tuoi e nemmeno a Newport.» chiarisco scostandomi violentemente una ciocca di capelli dal viso. «Come immaginavo» sospira lui staccandosi dalla fiancata dell'auto e alza una mano verso il mio viso. Mi scosta delicatamente i capelli portandomeli dietro l'orecchio e sfiora con l'indice i tre piercing sulla corona dell'orecchio.

Un brivido mi percorre immediatamente, mentre immagini di lui nudo sopra di me che me li bacia uno ad uno affollano la mia mente. Arrossisco violentemente e retrocedo di un altro passo, creando distanza tra di noi.

«Se lo immaginavi si può sapere perché diavolo me lo hai chiesto? Ma dico, hai la febbre? Ti prego evita di sparare stronzate e vai a casa a curarti.» sibilo alterata. La faccia del ragazzo è un mix tra incredulità e ilarità e mentre mi guarda tenta disperatamente di trattenersi dal ridere. Mi stava prendendo per il culo?

«Accidenti. Come sei avversa nei confronti di una semplice gita di quattro giorni al mare»

«Axel, ho trecento coste qui. Non ho bisogno di andare in Oregon per trovare il mare.»

«Ma Newport è magica. Non vuoi vedere il nostro molo? C'è anche un faro meraviglioso e in estate spiaggiano i leoni marini. Ah, e devi assolutissimamente mangiare all'Old Steak.» parte in quarta elencandomi posti che non riesco minimamente ad immaginarmi. «E se ti piacciono le escursioni nel bosco possiamo andare a Winter Forks. E al tramonto potremmo guardare Marine Bay che si tinge di arancione.»

«Cosa non hai capito della parola "no"? La enne o la o? NO.» sbotto incazzata. Ho detto che non andrò in quella maledettissima città, e resto questa volta è un no categorico. Capite che mi sta chiedendo di accompagnarlo a casa sua? Chi non capirebbe male in circostanze come queste? È ovvio che i suoi penseranno che stiamo insieme. Sono certa che la temperatura da quarantanove è passata a cinquantanove: il suo cervello dev'essersi fuso.

«Ma perché? Tanto non hai nulla da perdere. Vitto e alloggio sono gratis, e poi andremmo in auto così non devi neanche spendere soldi per il biglietto del treno o dell'aereo»

«Primio: smettila di pensare alle mie condizioni economiche. Non sono una poveraccia. Secondo: ti rendi conto che mi stai chiedendo una cosa da fidanzati?» sputo quest'ultima parola con una faccia disgustata. «Cosa credi che penseranno i tuoi? Che sia la tua compagna di giochi?»

«No, una mia amica che ho invitato per il Giorno del Ringraziamento. Guarda che ho una madre e un padre particolari: se gli dico che sei solo un'amica loro ti considereranno solo come mia amica»

E io ti devo credere. Le madri sono pericolose...tutte quante. No, io me ne sto a San Francisco. Scaricherò illegalmente il mio cartone animato sui dinosauri e mangerò talmente tanti udon e ravioli al vapore che quando tornerà Kayla sarò diventata una polpetta umana.

«La mia risposta resta invariata: no» e detto questo gli volto le spalle e mi incammino impettita verso la fermata del tram più vicina. Cielo, ma perché deve piacermi un testardo come lui, eh? La prossima volta che decido di innamorarmi di qualcuno lo voglio stupido e rammollito.

Almeno ammetti che ne sei innamorata, mi ricorda la mia coscienza. Ho già detto che odio questa vocina, vero? C'è un modo per soffocarla?

***

Una settimana dopo...

Non posso credere di esserci cascata una seconda volta. Ma che problemi ho? E dire che potevo essere a Fillowship House in mutande adesso, invece sono con il mio giubbottino di pelle, gli stivaletti borchiati e questa fottutissima valigia. Quando, quando mi sono lasciata fregare, eh? Devono essere stati i suoi maledettissimi baci. O le due bottiglie di birra... Che donna debole, che vergogna.

«Liam. Da quanto tempo.» esplode gioiosamente il ragazzo che ho accanto non appena varchiamo le porte automatiche del minuscolo aeroporto di Newport. Sì, avete capito bene: sono a casa sua. Cielo, saranno i quattro giorni più umilianti e disastrosi della mia vita me lo sento.

«Axel.» lo saluta un ragazzo che credo abbia più o meno la nostra stessa età. Si scambiano un abbraccio caloroso scambiandosi i soliti convenevoli, mentre io me ne sto in disparte a guardare il mio respiro che forma la condensa: ma quanto fa freddo fa qui? Rivoglio il sole di San Francisco. Non mi lamenterò mai più della nebbia, lo giuro.

«E lei chi è? Piacere sono Liam Timeberry» e questo che razza di cognome è? Sbatto le palpebre leggermente disgustata mentre il tizio che ho di fronte continua a tendermi la mano in segno di saluto. «Che razza di cognome è "Timeberry"?» domando accigliata ignorando volutamente la sua mano. Sono venuta qui contro la mia volontà sia chiaro; non ho mai detto che sarei stata educata.

«Sam...» mi riprende Axel intanto che la "bacca del tempo" si mette a ridere. «Lo so, non è proprio comune. Mi piace, ha carattere la ragazza» dice poi rivolto al ragazzo tatuato. Osservo attentamente il ragazzo: capelli castani corti, alto quanto il mio Axel; ha gli occhi di un marrone scuro e quando sorride gli spuntano due fossette, ma niente in confronto a quella dannatissima fossetta che ha il ragazzo al mio fianco. È immerso nel suo giaccone e ai piedi indossa degli scarponcini da montagna. Quancosa mi dice che questo è l'abbigliamento standard in questo luogo.

Sbuffo stra-incazzata e mi accingo a seguire i due ragazzi che si hanno preso a dirigersi verso una Jeep grigia a tre posti. Axel si offre di trascinare anche la mia valigia, ma gli scosto brutalmente la mano e mi incammino verso il velivolo senza degnarlo di uno sguardo. Meno male che aveva detto "Tranquilla che prendiamo il treno". Mi ha praticamente fatto il biglietto aereo senza chiedermi il permesso. Solo una volta in prossimità dell'aeroporto ho capito che non avremmo per niente imboccato l'autostrada per l'Oregon. Ma perché si deve comportare da fidanzatino, eh? E poi come diavolo è riuscito a fare il biglietto così in fretta se gli ho detto che sarei venuta con lui solo ieri mattina?

Non appena avremo un secondo libero voglio torturarlo con l'olio bollente. Non può davvero passarla liscia anche questa volta. Ma come ci riesce? Istintivamente mi lascio sfuggire un piccolo urlo stizzito e aumento il ritmo della mia marcia. Prima arriviamo, prima ce ne andiamo. Forza Samantha, puoi farcela... sono solo quattro giorni.

«Sì, diciamo che ha un carattere un po' burbero, ma è un amore se la conosci bene» mi prende in giro Axel. Stasera vedrò di vendicarmi a cena... devo solo ricordarmi di raccontare a sua madre di quella volta che, totalmente ubriaco, mi ha praticamente regalato le chiavi della sua auto. Stanne certo Axel, questa è guerra.

«Quindi cosa siete voi due? State insieme?» chiede tranquillamente Liam aprendo la portiera posteriore dell'auto per permetterci di mettervi dentro i nostri bagagli: due valigie a mano contenenti lo stretto necessario. Ovvero pantaloni di pelle, canottiere nere e maglioncini di lana. Spero basti, anche se qualcosa mi dice che fa leggermente più freddo che a casa. Perché non ho portato un fottutissimo cappotto di lana e un cappellino? Ah sì, perché non ne ho mai avuto bisogno Dio burundiano.

«ASSOLUTISSIMANETE NO.» scatto immediatamente voltandomi verso i due ragazzi che mi fissano sconcertati. Liam sussulta leggermente e retrocede istintivamente davanti al mio sguardo assassino, mentre Axel scoppia a ridere come un cretino. «Ti prego, se troviamo i miei a casa e fanno questa domanda rispondigli così.» pronuncia tra le risate, «Renderesti davvero l'idea.» conclude rivolgendomi l'occhiolino.

«Tu sta certo che questa me la paghi cara Brant, oh sì. Non la passerai liscia, quanto è vero che mi chiamo Samantha Jones giuro su Dio che ti renderò la serata un inferno.» sbotto minacciandolo con l'indice. Axel mi rivolge un altro sorriso radioso per niente intimorito dalle mie minacce. Alza le mani come a chiedere venia e mi si avvicina: «Una mano con il bagaglio signorina?»

VAFFANCULO. Davvero.

Urlo esasperata e scaravento letteralmente la valigia sul retro della Jeep. «Muoviti, prima affronto il supplizio, prima posso tornare in California» e detto questo saliamo tutti e tre in auto.

«Allora ragazzi...» inizia Liam dopo venti minuti buoni di silenzio, «...vi va di ascoltare Radio Newport?» e subito dopo parte dell'orribile musica country dalle casse dello stereo. «Oddio. Esiste ancora questa stazione radiofonica?» ride di gusto il ragazzo tatuato seduto al mio fianco mentre sospiro pazientemente e ripeto il mio mentre: puoi farcela Samantha, puoi farcela. Hai superato con il massimo dei voti l'esame di Budgeting, puoi benissimo affrontare questo schifo per quattro giorni. Dai che venerdì sera hai l'aereo, dai.

«Alza il volume Liam.» e con un "Yahoo." e una strimpellata di chitarra che merita di finire sul libro nero della Morte, sfrecciamo lungo la costa della cittadina. Sul serio, qualcuno mi spari prima che riesca ad arrivare a destinazione.

«Ma lo sapevi che ieri sono arrivati anche Evan e Camille?» ci informa cortesemente Liam.

Ho detto prima di arrivare a destinazione? Mi correggo: uccidetemi adesso.

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