Stay Here

By Hanny_Fiergirl

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- Stay Here è il sequel di Hundred Kisses . . È passato un anno da quando Axel ha conosciuto Camille, un ann... More

Iniziamo!
PROLOGO
1 - Axel
2 - Axel
3 - Sam
4 - Sam
5 - Axel
6 - Axel
7 - Sam
8 - Sam
9 - Sam
10 - Axel
11 - Sam
12 - Sam
13 - Axel
14 - Axel
15 - Sam
17 - Axel
18 - Axel
19 - Sam
20 - Sam
21 - Axel
22 - Axel
23 - Sam
24 - Sam
25 - Camille
26 - Axel
27 - Axel
28 - Sam
29 - Sam
30 - Sam
31 - Evan
32 - Axel
33 - Axel
34 - Sam
35 - Samuel Jones
36 - Axel
Epilogo
Quasi quindici anni dopo...
RINGRAZIAMENTI

16 - Sam

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By Hanny_Fiergirl

Voglio seriamente sapere chi è quell'idiota che ha scelto i letti dei dormitori, e tirargli un pugno in faccia. Ma davvero sono così scomodi e non me ne sono resa mai conto? Puah!

Ieri sera, dopo il turno al Cavalier, sono tornata a Fillowship House verso le due e mezza, e addormentarmi è stata un'impresa divina. Altro che Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo. Ho finito col ribaltarmi nel letto fino alle quattro e mezza quando stremata dalla fatica mi sono addormentata per forza di cose, ma non è durato tanto il mio sonno riposante dato che alle sette ero già in piedi.

Io odio i lunedì... mi chiedo come diavolo facciano alcune persone a svegliarsi con l'adrenalina che scorre a mille nelle vene. Ma prendono la caffeina direttamente in endovena, o hanno qualche abbonamento speciale a qualcosa? Forse hanno l'ausilio di qualche bonus... Che ne so, magari uno gnomo che ti rallegra le giornate o trascina al tuo posto da una parte all'altra la tua tracolla che pesa tre quintali. Emetto un altro sommesso sbadiglio e mi lascio cadere su una delle sedie dell'aula di Marketing e Design, poi poggio la tracolla sulla sedia accanto alla mia e mi concedo cinque secondi ti tempo per pensare. Sì, è lunedì e sto pensando: è sacrilegio, lo so.

Ieri mattina, dopo che sono tornata dalla mia breve gita ad Oakland, io e Axel ci siamo dedicati lentamente e pigramente a sistemare tutti i miei effetti nei borsoni e nelle valigie, poi abbiamo caricato il tutto sulla sua Chevrolet e con due carichi siamo riusciti a riportare tutto al dormitorio delle ragazze. Molte di loro si sono prese la mattinata di oggi per effettuare il ri-trasloco, e Kayla è una di loro dato che in questo momento sta sistemando le sue cose in camera con Mike, altre ancora sono atterrate ieri ieri sera dalla loro prematura pausa bisettimanale. Io, invece, ho semplicemente preferito anticipare il mio rientro a ieri per non perdere lezioni e per tornare ad un minimo di stabilità mentale. Mi sembra di non avere più un fottuto controllo sulle mie emozioni, e la cosa mi fa incazzare parecchio. Sto provando talmente tante nuove sensazioni, diverse, contrastanti, che mi sento come una di quelle donne impazzite in procinto di andare in menopausa.

Comunque, fatto sta che dopo il ri-trasloco io e Axel ci siamo semplicemente guardati negli occhi, l'uno di fronte all'altra, sull'uscio della mia camera. Sembrava quasi un addio il semplice "A dopo" che ci siamo detti, anche perché l'avrei rivisto da lì a poco al pub, ma non toglie di fatto che mi manca già la sua presenza... E questa consapevolezza è stata parte delle mie seghe mentali notturne. Oltre al letto decisamente troppo grande e scomodo per una persona sola. Il ribrezzo, Dio mio. Sono arrivata a sospettare che ci fossero ancora altre larve schifose, tanto che verso le tre mi sono alzata e l'ho rifatto del tutto. Grazie a Dio Kayla era ancora da Mike.

...E va bene. Okay, lo ammetto. Siete veramente noiose quando avete ragione. Il letto non aveva niente che non andava; era perfettamente perfetto nonostante la sua qualità dubbia. Scommetto che la SFSU ha un qualche patto segreto con Ikea, o robe simili. No, il letto era anche abbastanza comodo se proprio vogliamo dirla tutta. A me mancavano semplicemente le braccia di Axel.

Ecco. L'ho detto. Contente? Non appena provavo a chiudere gli occhi, una strana sensazione di vuoto e di freddo si impossessava di me, facendomi girare e rigirare sul materasso più e più volte. Credo che Buz e Woody mi abbiano odiata ieri notte...

«Scusa, è libero?» eh? Chi è che rompe? Alzo gli occhi dal quaderno degli appunti dove avevo preso a scarabocchiare strani ghirigori, e alzo lo sguardo su un tizio in felpa verde e un sorriso da ebete stampato in faccia. Sta indicando il posto occupato dalla mia tracolla. «Sì, non lo vedi? Levati dalle scatole» borbotto acida, al che il tizio dilata gli occhi incredulo e, senza fare commenti, passa oltre. Mio Dio, ma la gente è scema? Dico io, se la mia fottutissima tracolla è comodamente seduta su una di queste poltroncine da quattro soldi, vuol dire che il posto è occupato, no? Un po' di rispetto anche per gli oggetti. Questa povera tracolla sta portando il fardello di tre tomi di tre corsi diversi quest'oggi. Ma tu guarda che maleducato....

«Accidenti. Qualcuno si è svegliato con il piede sbagliato oggi» il mio cuore fa immediatamente una capriola e alzo lo sguardo verso Brant, che mi sta sorridendo dall'alto del suo metro e ottantacinque. Noto immediatamente il leggero cenno di occhiaie che ha anche lui sotto alle palpebre, e sorrido istintivamente. Allora non sono l'unica che ha patito le pene d'inferno ieri notte.

«Vediamo cosa rispondi a me: scusa, è libero?» domanda sorridendomi sbilenco. Alzo un sopracciglio divertita dalla sua strana esuberanza di questa mattina, e inclino la testa di lato facendo finta di pensarci: «Dipende...» mormoro infine incrociando le braccia al petto. «E da cosa dipende, signorina Jones?»

«Mi hai appena chiamato signorina Jones?» domando incredula mente tento di soffocare una risata.

«Sì, l'ho appena fatto.» e confermato questo si china verso il mio viso posandoci sopra una mano, per poi baciarmi delicatamente le labbra. Chiudo immediatamente gli occhi per gustarmi il piccolo gesto di saluto, e non appena lui si scosta da me il mio cuore prende a battere più velocemente, e un piccolo sospiro di soddisfazione mi sfugge: mi era mancato da morire, ma non glielo dirò mai. Potrebbe iniziare ad andare in giro tutto impettito, peggio di un pavone arrapato. Un campanello d'allarme suona nel mio cervello: oh merda, ma ci stavano guardando tutti o sbaglio? «Ma non ti avevo detto niente effusioni in pubblico? La gente si farà strane idee.» lo riprendo mentre lui ridacchia e scosta la tracolla per sedersi accanto a me. E infondo il posto era per lui... ma non ammetterò nemmeno questo. Ho una certa reputazione da difendere, io.

«Vedo che hai dormito bene» mi prende in giro il ragazzo tatuato. Oggi indossa una maglietta a righe blu e bianche e i soliti jeans blu scuro. Molla ai piedi lo zaino nero e ne recupera libro e quaderno degli appunti. «Da che pulpito arrivano certe osservazione se neanche tu hai dormito bene?» con l'indice gli indico le occhiaie appena visibili che ha sotto le palpebre, e lui mi sorride scompigliandosi i capelli imbarazzato. Ho notato che è una cosa che fa molto spesso. «Beccato. Diciamo che ieri notte il letto mi sembrava decisamente troppo grande per una persona sola. E tu? Come mai quest'aria stizzita di chi non dorme da tre anni?»

«Non fare l'esagerato Brant. Io sono una persona che ha dormito benissimo. Anzi, non mi sono proprio accorta della differenza. Queste che tu chiami occhiaie sono solo uno sbaffo della matita per gli occhi. Ma tu guarda che sbruffone che sei, mica penserai che sono rimasta sveglia tutta la notte a rotolarmi nel letto perché tu non eri al mio fianco, vero?» forse mi conviene fare un corso accelerato di recitazione, perché ogni volta che devo sparare una cazzata che lo riguarda, lui mi becca immediatamente e mi guarda con uno sguardo mezzo ironico, mezzo divertito. Come in questo momento per la precisione.

«Beh, sappi che invece, il sottoscritto, non ha chiuso occhio proprio per tale motivo. Sei sicura di non volerci ripensare? Guarda che la mia offerta è sempre valida» mi ricorda con un tono speranzoso. Ah, l'offerta. Ieri, in un moto di idiozia pura, Axel mi ha fermata afferrandomi per un braccio mentre caricavo uno scatolone in auto e ha sganciato quello che secondo lui era un'idea geniale. «So che ieri ti ho detto che puoi venire qui ogni volta che vuoi...» ha iniziato schiarendosi la voce decisamente a disagio, «...ma che ne dici di trasferirti qui? Aspetta prima di fare quella faccia.» mi ha bloccata mentre sgranavo gli occhi incredula. «È un'idea geniale. Potresti levare dalla quota della retta la parte che versi per il dormitorio, mentre stando con me andresti a spendere solo una piccola somma per le spese. Tanto luce, gas e internet passano direttamente sul mio conto, quindi non dovresti pagare quasi niente.»

«Ma ti ha dato di volta il cervello? Axel, non posso lasciare il dormitorio così, dall'oggi al domani. Ho pagato una quota che mi copre l'intero anno accademico, e in più non ci lascio Kayla da sola in quella casa di pazze sociopatiche. Ti rendi conto che da sola non può affrontare venti ragazze in preda agli ormoni che alle tre del mattino si mettono a mangiare orsetti gommosi, vero?» pronunciata questa parte del discorso, che nella mia mente giuro aveva un senso catastrofico e apocalittico, lui mi ha semplicemente guardata come se fossi pazza.

«Axel, ne abbiamo parlato ieri... No. Verrò a vivere con te solo quando i ghiacciai del globo si saranno sciolti del tutto.»

«Ma potrebbero volerci secoli Sam.»

«Allora mettiti ad inquinare di più. Sei già un danno ecologico andandotene in giro con la tua macchinetta da bravo figlio di papà, tanto vale dare il peggio di te, no?» Axel sbatte gli occhi incredulo, poi scoppia a ridere fragorosamente catturando l'attenzione di alcuni studenti che si girano nella nostra direzione. Siamo seduti nella terz'ultima fila a partire dall'alto, esattamente in centro. Qualche sedia più in là noto il ragazzo con la felpa verde che mi getta un'occhiataccia, e inarco un sopracciglio schioccandogli un'occhiataccia. Che vuoi Clark Kent uscito male? Io te l'avevo detto che il posto era occupato. ...Non ho specificato per chi o cosa era destinato.

«Buongiorno ragazzi. Mi fa piacere che siate riusciti a degnarmi della vostra presenza nonostante le sbronze del weekend» parla al microfono il docente del corso, e immediatamente il brusio dell'aula si azzera. «Oggi parleremo di stima e valuta: le migliori tecniche marketing per elevare lo stimatore di questi due parametri. Vi ho preparato anche delle slide da studiare insieme ai vostri appunti e al libro. Allora...» e prende a spiegare l'argomento odierno. Axel, al mio fianco, inizia a prendere appunti e lo imito.

O almeno ci provo, sono troppo distratta dalla sua mano poggiata sulla mia coscia che continua a carezzarmi lentamente, mandandomi brividi di piacere lungo tutto il corpo. Deglutisco silenziosamente, serrando la mascella e inspiro lentamente. Okay Sam, ricordati che siete in un'aula con più di quattrocento studenti che stanno seguendo la lezione più noiosa dell'intero globo.

Axel mi passa il suo quaderno e noto con stupore che non stava prendendo appunti. Ha disegnato una pizza e un controller dell'Xbox. Accanto c'è scritto: "Serata One da me? Prendiamo la pizza con la salsiccia, le olive verdi e le patatine. Però giochiamo a Takken questa volta. ;) ".

Sorrido come una deficiente e mi affretto a scrivergli la mia risposta, poi gli restituisco il quaderno e con la coda dell'occhio noto il ragazzo tatuato sorridere sempre più.

Stasera ho promesso a Kayla di stare con lei dato che Amy vuole fare una "riunione" speciale di "bentornate", ma domani sera posso anche dormire da te... quindi vedi di prepararti a morire sotto i miei fenomenali pugni.
P.s. possiamo mangiare anche i pop corn, vero?

Axel si volta verso di me e annuisce, poi torna a guardare la proiezione delle slide e riprende il suo piccolo massaggino sulla mia coscia. Ragazzo dalle mani d'oro; potrei diventare burro tra le tue dita. ...Oddio, che doppio senso schifoso, penso arricciando il naso. Scuoto la testa e trattengo una risata, poi poggio la mia mano su quella di Axel e prendo a seguire la lezione.

Mi sbagliavo, è decisamente la lezione più interessante dell'intero globo.

***

«...Ed è così che si può prevedere lo stanziamento di un'azione all'interno del suo andamento in borsa» concludo l'ultimo paragrafo del capitolo di economia che sto studiando, e lo chiudo con un tonfo. Basta. Ho studiato troppo per oggi.

Sono spaparanzata sul mio letto dalle cinque di pomeriggio, e dopo un breve break per cenare con dell'insalata di pollo con mais e pomodori, mi sono rintanata nuovamente nella mia stanza nonostante alcune ragazze mi abbiano invitate a stare con loro nel salotto a vedere uno stupido programma di appuntamenti al buio. Davvero, voglio proprio sapere cosa ci trovano di romantico in un incontro tra due sconosciuti che non sanno nulla l'uno dell'altro. Per quel che mi riguarda potrei avere davanti anche l'ultimo discendente di Dracula, o peggio ancora un maniaco stupratore, manipolatore e killer seriale di giovani ragazze ingenue... Bah. Tanto sono così gli uomini, tutti teneri e coccolosi, che ti regalano cioccolatini e mazzi di rose, poi te lo piazzano proprio nel... «Che emerita testa di cazzo.».

Sobbalzo sul letto e mi volto di scatto verso la porta che si è aperta e richiusa violentemente annunciando l'arrivo di una Kayla decisamente furiosa. Ma che cavolo... non mi ha lasciato nemmeno finire il mio pensiero. «Ma perché i ragazzi non capiscono? Cosa c'è di equivocabile nella parola "no"?» asserisce la mora iniziando a marciare avanti e indietro nello spazio tra i nostri due letti. Mi era un po' mancata la nostra stanza totalmente divisa a metà, tra rosa e blu, tra ordine e confusione.

«Davvero Samantha, non capisco proprio.» continua con fare bellicoso mentre alza in aria le mani frustratamente. Questo spettacolo non voglio perdermelo nemmeno morta. «Kayla, ferma un secondo.» le intimo seriamente, al che la ragazza si blocca immediatamente e mi guarda confusa. Mi getto dal letto verso l'armadio e ne recupero un pacchetto di patatine, poi torno di corsa sul letto e mi ci siedo a gambe incrociate. Sono già struccata e in pigiama, mentre i capelli sono raccolti in una piccola coda disordinata, mentre la mia amica sembra uscita da una rivista di moda: jeans attillati scuri, golfino beige, scarpe con il tacco. Ha persino scaraventato la sua borsa Mark Jacobs sul letto, e lei ama quell'insulso oggetto. Non scherzo, se qualcuno minacciasse Mike e la borsa, lei salverebbe la borsa.

«Ma che diavolo stai facendo?» mi domanda incredula. «Mi preparo allo spettacolo» le spiego con un'alzata di spalle e torno a mangiucchiare le patatine al gusto classico. «Sam.» urla la mia amica furiosa.

«Okay, Okay... sentiamo cos'ha combinato questa vola Mike. Ti ha detto che non crede nel matrimonio?» domando annoiatamente. La mia amica è una di quelle classiche ragazze che sognano il principe azzurro moderno; quello che ti coccola e ti porta fuori, che fa il distaccato ma in dosi giuste; che conosci a scuola, o in un pub o dovunque vogliate, e con lui passi parte della tua adolescenza o età semi adulta. Poi, un giorno, ti chiede se ti va di andare a fare un viaggio nella tua città preferita; ti prepara una mega sorpresa che nemmeno il flash per cancellare la memori di Man in Black può farti dimenticare, e si inginocchia davanti a te chiedendoti di sposarlo.

Devo proseguire, o si è capito? Io, dal mio punto di vista, la reputo una grandissima cazzata. Ma ripeto: io sono io, il mio concetto di romanticismo si limita a raccogliere caramelle e mangiare pizza stravaccata sul divano. No aspetta, perché sto pensando nuovamente ad Axel? Buono cervello, la tua amica ha bisogno della nostra lucidità.

«No, nient'affatto... mi ha semplicemente chiesto di andare a convivere. Ha detto che dopo queste due settimane si è trovato benissimo, e che gli piacerebbe fosse così ogni giorno...»

«E il problema dove sta?» domando confusa. Non capisco, Kayla tendenzialmente avrebbe urlato al mondo intero di sì. Insomma, dopo che due persone vanno a convivere e si amano come loro due, non passano al livello successivo? Matrimonio, casa, figli, cane... se dovessi mai sposarmi, voglio passare al livello del cane in fretta e furia, magari surclassando le altre cose inutili. Si può benissimo vivere sotto ad un ponte, constato mentalmente.

«Come dove sta?» sbotta la mia migliore amica guardandomi come mi fossi fottuta il cervello. Ma che ho detto? «Sam, non ti lascio da sola. Avevamo detto che saremmo state a Fillowship House fino alla laurea, e mancano ancora quattro anni e quattro mesi accademici» mi informa aggrottando la fronte facendo un veloce calcolo mentale. «Oh...» è tutto quello che riesco a mormorare, mentre uno strano senso di colpa inizia a strisciare insistentemente nella mia mente.

«Già, "Oh".» ripete cupa Kayla sedendosi accanto a me sul letto. Le porgo il pacchetto di patatine e ne prende una. «Gli ho spiegato che non volevo lasciarti da sola, ma lui mi ha detto che se mi vuoi bene avresti capito, e non avresti fatto storie. Però lui non sa tutto...». Accidenti. Non avrei mai pensato che Kayla mi volesse bene fino a questo punto. ...Mi sento una piccola merda ad essere la causa indiretta del suo litigio con Mike. Loro due non litigano mai. Bisticciano su cose stupide, come i vestiti e le partite di Allen a cui Kayla a volte manca per lo studio, ma fanno pace nel giro di cinque secondi. Non scherzo, sono cinque contati. Si tengono il muso, stanno in silenzio e dopo un'occhiata si chiedono immediatamente scusa tornando a tubare come due piccioni, che dalla felicità ti cagano pure addosso.

«Beh, ma tu vuoi andare a vivere con lui?» domando gentilmente. Sì, ho usato un tono gentile... cosa sono quelle facce sorprese, anche io ho un cuore sapete? Che ogni tanto viene a galla. Va bene. Non ogni tanto, solo con Kayla in momenti di estrema rarità, contente?

«Credo di sì. Voglio dire, sono state due settimane magnifiche Sam. Era proprio quello che sognavo da quando ci siamo messi insieme, e in queste due settimane ho avuto una sorta di piccolo assaggio di quello che potrebbe essere la nostra vita insieme. Ma mi sei mancata anche tu...» mormora poi, voltandosi a guardarmi con i suoi occhioni azzurri. «Mi è mancata la tua presenza spinosa, le tue battute taglienti e il tuo caratterino inacidito ventitré ore al giorno su ventiquattro.»

«E nell'ora restante cosa sono?» domando ridacchiando.

«Quell'ora è frazionata in proporzione ai minuti che passi con Axel. Quando sei con lui ti ammorbidisci...»

«Non ti ci mettere anche tu Kayla. E non provare a cambiare argomento, stavamo parlando di te e di Mike.» la blocco immediatamente. Già questa mattina, quando ci siamo incrociate giusto per una ventina di minuti fuori dal dormitorio, aveva iniziato ad assillarmi con la storia che devo parlare con Axel a tutti i costi dei miei sentimenti e chiarire il nostro rapporto. Ma se non so nemmeno come si porta avanti una relazione, figuriamoci questa sorta di non-relazione. A pranzo, poi, è stato semplicemente disagiante. Axel era seduto accanto a me e, per grazia divina, ha evitato qualsiasi tipo di contatto fisico con me, mentre Mike, Kayla, Nick (quell'emerita tesata di cazzo di Nick) e il suo amico Noha mi martellavano ognuno dal proprio posto con battutine e provocazioni sul mio "non-fidanzato". Avrei voluto strozzarli tutti e quattro.

«Sam...» inizia con il tono. È lo stesso che usa una madre per riprendere il proprio figlio quando fa una cazzata. «Niente Sam, Kayla. Tra me e Axel le cose sono leggermente più complicate di quel che sembra. Non è affatto semplice come credi.»

«Ma cosa diavolo c'è di complicato nell'ammettere che ti piace una persona? Davvero, non ti capisco Samantha. Sembra quasi che tu abbia paura.» mi accusa esplodendo. Avevo già detto che la mia amica tiene molto a queste cose? Potrebbe fare la psicologa di coppia o robe simili. Guai se una storia tra due persone non ha cuoricini e strane nuvolette rosa scintillanti che le aleggiano attorno. Mi fissa con le guance arrossate, gli occhi scintillanti per l'improvviso scatto di stizza e sbuffa aggrottando la fronte.

«Non ho paura.» mento spudoratamente portandomi una mano al petto, «Dico solo che ci sono alcune questioni irrisolte tra di noi che mi mettono... ansia?» tento. Forse potrei parlarle del ciondolo, del bambino del Jock Mock Lake, delle caramelle al limone.

La mia amica inspira e apre bocca per rispondermi con qualcosa di sicuramente intelligente, almeno credo, ma viene interrotta da Amy che irrompe nella nostra camera senza nemmeno bussare: «Scendete tra cinque secondi. Si inizia la festa di benvenuto.» squilla eccitata, mentre alle sue spalle una mandria di ragazze in pigiama si affretta in direzione delle scale per scendere al pian terreno. Oh cielo; non mi erano prorpio mancate queste stronzate.

Vi prego, strappatemi tutti gli organi del copro anche senza anestesia, ma un altro PP-Night, appena rientrate tra l'altro, non lo posso proprio reggere. Le rivolgo uno sguardo di puro orrore e disgusto, mentre Kayla sospira con fare grave. «Ma che modi sono Amy. Potevamo essere nude a sbaciucchiarci sul letto.» la riprendo acida. Il concetto è diverso: idiota, bussa prima di entrare nelle camere altrui.

«Ma se state con i due giocatori più fighi dei Gators. Poche storie Jones, voglio anche te giù tra cinque secondi esatti.» e detto questo sparisce richiudendosi la porta alle spalle. «Sai che ti dico Kayla?» chiedo alla mia amica voltandomi verso di lei, «Credo proprio che domani mattina qualcuna di loro si risveglierà con le sopracciglia di un colore diverso. Che ne dici di lilla?» azzardo. Kayla scoppia in una fragorosa risata, poi scuote la testa «Direi che è perfetto.» sputacchia tra una risata e l'altra.

«Forza, andiamo ad affrontare il giorno del giudizio cara. Armati di pazienza e tanta forza di volontà.» e detto questo ci alziamo di malavoglia dal mio letto; afferriamo i nostri cuscini e ci dirigiamo fuori dalla stanza.

«Comunque, qualsiasi questione ci sia tra te e Axel, parlatene Sam. Non credo di averti mai vista così felice da quando ti conosco» mormora Kayla poco prima di varcare l'ingresso del salotto, poi mi sfila accanto senza darmi il tempo di risponderle e si siede vicino ad Amber, che si è ripresa del tutto dagli sfoghi procurateli dalle larve velenose.

Fanculo... domani devo assolutamente parlare con Axel di noi, e della promessa che mi ha fatto. Quella nel passato intendo...

***

Io e Axel non ci siamo dati un vero e proprio orario, quindi ho pensato che le sette e quadrata fosse un orario abbastanza accettabile come "sera", no? Infilo la mano nella tracolla e frugo alla ricerca del piccolo mazzo di chiavi che Axel mi ha regalato. Non appena le mie dita sfiorano il freddo del metallo della chitarra attaccata al mazzo, il mio cuore prende un sussulto e una strana sensazione si impossessa di me. È come se non me ne fossi mai andata; è come rientrare a casa dopo una notte o due fuori per lavoro...

Infilo la chiave nella serratura e apro la porta. Vengo immediatamente investita dai profumi della casa di Axel: sandalo muschiato, biscotti al cioccolato e una strana fragranza fresca, che mi ricorda lontanamente la salsedine. Il ragazzo tatuato è intento a preparare un'insalatona nell'angolo cottura, ma non appena mi richiudo la porta alle spalle si gira verso di me. Il sorriso che va a schiudersi sul suo viso è qualcosa di illegale, talmente illegale che non ricordo nemmeno come si respira porca troia.

«Sam. Ho già ordinato le pizze, tra poco dovrebbero essere qui. Tutto bene?» domanda mentre mi avvio lentamente verso il divano e mollo sul bracciolo la tracolla, poi lo raggiungo e rubo una fogliolina d'insalata dalla ciotola che ha davanti a sé sul piano cottura. «Mi sono sentita meglio nell'esatto istante in cui hai nominato la parola "pizza"» lo informo rubando anche una carotina sbucciata. Axel prende a ridere a mi cinge il fianco con una mano, poi china il capo mentre io mi alzo leggermente sulle punte dei piedi, e ci scambiamo un dolce, breve bacio di saluto.

Perché la testa mi gira così tanto? Stai zitto cuore. Vedi di fare meno rumore, Dio santo. «Ho messo la tua playlist, ma se vuoi mettere su altro fai pure» mi informa il ragazzo tatuato. Indossa già la tenuta da casa: pantaloni del pigiama neri e una maglietta a maniche corte bianca, che lascia intravedere metà del suo tatuaggio tribale. I capelli arruffati mi sembrano più attraenti del solito, mentre i suoi occhioni nocciola scintillano di felicità. Possibile che sia io a fargli quest'effetto? Non è che dal suo condizionatore fuoriesce qualche sostanza dannosa per il sistema celebrale?

«Direi che Steppenwolf va più che bene» acconsento iniziando a battere il ritmo del piede a tempo con Born to be Wilde. Axel posa la ciotola sul tavolo, già apparecchiato per due, e afferra il cellulare. Pochi istanti dopo il volume della musica si alza di qualche tacca mentre rimango stupita di tale novità. «E da quando puoi controllare l'Xbox anche da cellulare?» domando iniziando a ballare sul posto. «Da quando la Microsoft ha messo a disposizione un'App per il controllo remoto. Forza, balliamo.» mi propone afferrandomi per una mano iniziando a trascinarmi aldilà del salotto, nello spazio vuoto tra l'angolo cottura e il salotto. «Ma io non voglio ballare con te. Sono incapace.» esclamo incredula. Io non ballo mai. Oddio, non ho mai ballato con un ragazzo.

«Ma se sai muovere benissimo i fianchi. Forza, tanto non ci vede nessuno.» ammicca facendomi l'occhiolino. Ma non appena iniziamo a ballare come due deficienti al ritmo di uno dei pezzi gold della musica anni novanta, la canzone finisce e parte immediatamente una decisamente più soft. Corrugo la fronte leggermente stordita, perché questa canzone proprio non me la ricordavo nella mia playlist. Oh merda. Me n'ero totalmente dimenticata.

Dalle casse dell'impianto stereo collegato alla consolle e alla TV, le lente note di 21 Guns, rivista dal cast musicale di Broadway, fuoriescono mentre il ragazzo che ho di fronte mi guarda stupito. Nemmeno lui si immaginava qualcosa di così soft per una come me. «Hmm...interessante scelta Sam. Mi concede questo ballo signorina Jones?» domanda porgendomi la mano con fare cavalleresco. Inarco in sopracciglio incredula, indecisa se mettermi a ridere o assecondare quest'idiozia. I violini iniziano ad emettere le loro dolci melodie, mentre il coro dei cantanti intona le note della seconda strofa. «Sei serio?» domando stupita. «Assolutamente»

E afferro la sua mano, tentennante. Mi cinge i fianchi con le mani mentre io gli avvolgo le mie intorno al collo, come ho visto fare in miriadi di film sdolcinati subiti per colpa di Kayla. Iniziamo a muoverci lentamente, vicini, a tempo con l'orchestra. Dalla portafinestra aperta giungono i rumori della città, e una leggera brezza di vento scosta pigramente le tende bianche carezzandoci i visi. Alzo lo sguardo sul viso di Axel, che mi guarda curioso. «Che c'è?» gli chiedo corrugando la fronte.

«Niente... è che sei così tranquilla in questo momento. Mi piacerebbe fossi così sempre» mormora piano. Sbatto le palpebre stordita da quello che mi ha appena detto, e apro la bocca per ribattere che sicuramente non è per merito suo, giusto per impedire che capisca quanto riesce ad influenzarmi. Mi sento quasi debole tra le sue braccia. È l'unica persona che riesce ad abbattere ogni singolo mattone che posiziono sul muro che sto costruendo intorno a me, e ciò è seriamente preoccupante. Ne vale della mia sanità mentale. Sto per ribattere quando accadono due cose contemporaneamente: la canzone finisce, e suonano al campanello.

«È arrivata la pizza.» esclama Axel sciogliendo l'abbraccio. Benedetto Dio del Brughi, se stasera non gli parlo potrei davvero rischiare di impazzire... giuro.

***

Due ore e mezzo dopo siamo seduti sul divano, intenti a suonarcele di santa ragione. Gli tiro un destro, poi premo la combinazione X Y X A e il mio personaggio gli sferra un colpo micidiale mandandolo al tappeto. L'inconfondibile scritta rossa "K.O." di Takken compare sul mega schermo di Axel, mentre io balzo in piedi per l'ennesima volta saltellando: «Sì.. Ti ho battuto un'altra volta. Wiii.. Alla faccia tua Brant.» rido mentre il ragazzo poggia stizzito il controller sul tavolino di vetro e mi lancia un'occhiataccia. Mi sono già struccata e mi ha prestato una maglietta delle sue come pigiama, è tornato esattamente tutto come pochi giorni fa.

«Non ci posso credere...» borbotta cupo inspirando. È già la quinta volta che lo batto di fila. «Arrenditi all'evidenza Brant, sono più brava di te.» mi pavoneggio sorridendo e alzo in su il mento. Ammettiamolo, sono mitica.

«Ma hai premuto tasti a caso.. Non vale così.» sbotta il ragazzo tatuato sul punto dell'esasperazione. «E quindi? In amore e in guerra tutto è lecito.»

«Ma davvero?» domanda ironico, lanciandomi una strana occhiata. «Davverissimo.» affermo sorridendo. Ah, come ci godo che abbia perso. Sono le piccole soddisfazioni che una donna si guadagna con il sudore, la fatica, e le combinazioni a caso sul controller. Anche la Clinton avrebbe dovuto fare così, se le elezioni presidenziali fossero state un videogame.

«Allora vediamo se questo è lecito, piccola imbrogliona che non sei altro.» esclama afferrandomi per i fianchi e mi attira a sé. Il gesto è così improvviso che mi sfugge un urlo unito a mezza risata, e pochi secondi dopo mi ritrovo schiacciata sul divano sotto al suo peso. «Deficiente. Non riesci nemmeno ad accettare la sconfitta» ridacchio mentre lui prende a baciarmi il collo. Oh sì, se perdere ti fa diventare così, la prossima volta getto fuori dal balcone il controller. Sia mai che vinco un premio extra.

Axel mormora qualcosa contro la pelle del mio collo che non comprendo, e prende a mordicchiarmi piano la mascella, fino ad arrivare alle mie labbra. Porto immediatamente le mani tra i suoi capelli morbidissimi, che letteralmente mi fanno impazzire, e schiudo le labbra impaziente di sentire le sue contro le mie. Il bacio è immediato, intenso, piacevole. Sento la sua lingua insinuarsi lentamente nella mia bocca, carezzando e stuzzicando la mia, mentre in me iniziano a confluire settecentomila emozioni diverse. Vorrei urlargli di allontanarsi da me, che non sono la ragazza giusta per lui. Che una come me è solo un guaio ambulate e fonte di grandi e gravi disagi, ma l'altra parte di me mi sta mandando a fare in culo. E fa bene, perché sinceramente non voglio essere da nessun'altra parte se non qui, dove sono in questo preciso istante. Sento una mano di Axel insinuarsi sotto all'orlo della maglietta, e subito dopo si posiziona sul mio seno sinistro e sono più che certa che riesca a sentire il mio cuore che galoppa a trecento chilometri orari. Mi sfugge un gemito, mentre inizio a strusciarmi contro di lui senza ritegno. Sbaglio o lui stesso ha detto che tanto non ci vede nessuno?

«Mi sei mancata tantissimo...» mormora Axel contro le mie labbra. Okay, se dovessi scegliere un momento per morire felice, questo è indubbiamente quello giusto. «Se ti dico che mi sei mancato anche tu, ma un pochino, ti monti la testa?» mormoro sorridendo. Axel scoppia in una fragorosa risata e si protendi di più verso di me. Facendo così tocca con il capo la mia tracolla, rimasta abbandonata sul bracciolo del divano, che cade a terra. Sentiamo un lieve rumore metallico, come quello di una monetina che cade per terra, e Axel si protende per vedere cosa sia caduto. «Che cos'è?» domanda scostandosi da me e corruga la fronte. Mi alzo sui gomiti e volto la testa verso la tracolla, e sento il mio cuore mancare un battito: il ciondolo.

«È... è un ciondolo» mormoro tornando a guardare il ragazzo. Si scosta da me del tutto, e continua a fissare l'oggetto in maniera strana. Mi affretto ad alzarmi dal divano e mi chino sul parquet chiaro per recuperarlo, poi mi volto verso il ragazzo tatuato. È tutto rigido, ha la mascella contorta e fissa intensamente la mano con cui sto avvolgendo il piccolo medaglione.

«Samantha, dove diavolo hai preso quello?» mi domanda con una calma glaciale. Non ho mai visto Axel così da quando ci siamo conosciuti. Mai.

«Questo?» glielo mostro, al che dilata gli occhi e si alza di scatto dal divano. Scatta immediatamente verso l'oggetto, ma lo ritraggo immediatamente. «Ehi, ma che diavolo ti prende?» sbotto poggiandogli una mano sul petto, mentre lui mi rivolge un'occhiata tagliente. Ma che diavolo gli prende?

«Samantha, dove hai preso quel coso?» sbotta inspirando profondamente, ma si scosta un po' da me. «Me lo hai regalato tu, testa di cazzo.» sbotto imbestialita. Ma che diavolo ha? Non ditemi che anche i maschi soffrono di una qualche strana forma sindrome premestruale?

«Non può essere...» mormora incredulo mentre continua a spostare lo sguardo da me al ciondolo che pende dalla mia mano. «Cosa non può essere? È da quando ci siamo rincontrati che continuo a ripeterti che ci conosciamo. E dal tuo viso intuisco che tu conosca molto bene questo ciondolo, o sbaglio?» gli domando tagliente.

«Samantha, non te l'ho regalato io quel ciondolo» dice fermamente.

Questo mi sta prendendo per il culo. Dev'essere per forza così.



*** Perdonate gli errori, ma sono stravolta. Correggerò domani quando torno dall'UNI (sempre se un'intera giornata di economia non mi renda il cervello sterile dalla creatività letterale.). Notte, notte ***

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