Dopo di te nessuno mai || 2

By Littlestupidgirl_13

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C'è un istante, nella propria vita, in cui ci si chiede cosa riservi il futuro per noi e come possiamo relazi... More

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Prologo
1 ~ La parola amore
2 ~ Nel viaggio
3 ~ Venire ai fatti
4 ~ Notte di sorprese
5 ~ Una giornata al mare
6 ~ Tanti auguri, Chris!
7 ~ La prima lettera
8 ~ Tutti in campeggio
9 ~ Qualsiasi cosa accada
10 ~ Tutto ciò che conta
11 ~ Sorrido con te
13 ~ Nuovi incontri
14 ~ Taci o baci
15 ~ Tutti al luna park!
16 ~ Frustrazione sessuale
17 ~ Conquistare la strada
18 ~ Notte di terrore
19 ~ Un amore di fratello
20 ~ Mancanza di te
21 ~ Sognare ad occhi aperti
22 ~ Ma la vita cos'è?
23 ~ Avventurarsi
24 ~ Rasentare la pazzia
25 ~ Soffocanti delusioni
26 ~ Ridere per nulla
27 ~ L'importanza che possiedi
28 ~ Molto rumore per nulla
29 ~ Alessandro
30 ~ Sentirsi demoliti
31 ~ Tornerò da te
32 ~ Inevitabilmente sempre noi
33 ~ Aspettando il verdetto
34 ~ L'inizio della fine
35 ~ Un orizzonte chiamato Grecia
36 ~ Canea
37 ~ Ho imparato ad amarti
38 ~ L'ultima lettera
39 ~ L'ultima prova
40 ~ Il matrimonio
Interludio
Epilogo
Ringraziamenti e informazioni
#Challenge
What if...?
IT'S TIME!
Ops... Forse il precedente non era l'ultimo
0.1 ~ La prima volta che ti ho vista
0.2 ~ Pazza pizza e un cuore che batte
0.3 ~ Bastardo fortunato
0.4 ~ Non ti spaventare
0.5 ~ La ragazzina bruttina
0.6 ~ Crisi
0.7 ~ Crisi

12 ~ Quello che non ti ho detto

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By Littlestupidgirl_13

Vi consiglio la lettura del capitolo, o almeno l'inizio, sotto le note della canzone "Quello che non ti ho detto" dei Modà. Buona lettura, Xoxo


<<Stai pensando troppo.>>

<<E tu troppo poco.>>

<<Ah sì?>>

<<Oh sì.>>

La mia mano è ancora in quella di Chris, i suoi occhi ancora fissi nei miei; se si avvicina ancora i nostri nasi si toccheranno e poi sarà il turno delle fronti. Ed entrambi sappiamo così succederà dopo.

Non so come abbia fatto a ritrovarmi in questa situazione, persa ancora una volta nei suoi occhi, incapace di scappare quando dovrei, incapace persino di ragionare lucidamente. Se avessi buon senso, mi scanserei, sorriderei, direi di andare via o semplicemente lascerei che questo non accada. Ma sta succedendo, proprio ora, proprio adesso, e io sono capace solamente di guardarlo negli occhi.

Ripenso all'ultima volta che l'ho avuto così vicino e che l'ho baciato, all'ultima volta in cui i nostri respiri si fusero per crearne uno comune e un moto di nostalgia mi sale in gola. Non mi ero nemmeno resa conto di quanto lo volessi prima di adesso.

Poi un suo sospiro mi fa sussultare leggermente mentre stringe più forte le mie dita e si scosta leggermente.

<<Voglio farti sentire una cosa.>> La sua voce non è più ridotta a un sussurro, il suo naso non più accostato al mio, i nostri respiri nettamente separati.

Il velo di nostalgia cade impetuoso davanti ai miei occhi mentre sento quelle parole e tutta la realtà del momento mi fa tornare con i piedi -o meglio la testa- per terra.

Deglutisco a vuoto e mi do della stupida per aver creduto anche un solo piccolo istante che mi avrebbe baciato. Mi sarei dovuta scostare per prima e non lasciare che lo facesse lui.

Mi tiro indietro, cercando di ricacciare dentro la vergogna che provo in questo momento e concentrandomi sullo spettacolo che ho davanti; sulle onde calme e lente, sul loro suono e non sul mio respiro irregolare. Nel frattempo Chris infila una mano nella tasca posteriore dei jeans e quando la estrae, noto che ha un paio di cuffiette attorno alle dita lunghe e il suo telefono sul palmo.

Senza staccare mai le dita della mano sinistra dalle mie, sblocca il telefono e si affretta a cercare qualcosa, il volto illuminato dallo schermo acceso. Quando finalmente sembra averlo individuato, infila le cuffiette nell'apposita apertura e poi con uno slancio si tira su a sedere, alzandomi il braccio di conseguenza. Con difficoltà mi stiro anch'io, sollevandomi prima sulle ginocchia e poi in piedi e spolverandomi il vestito e le gambe.

Non ho ancora il coraggio di parlare, lascio che siano i suoi movimenti a dare rumore all'ambiente intorno a noi.

<<Non ti spaventare.>> borbotta con un sorriso sommesso prima di districare le nostre mani e armeggiare per infilarmi le cuffiette nelle orecchie attraverso movimenti lenti e delicati, mi scosta piano i capelli e io lo aiuto, sfiorandogli appena le nocche. È un singolo tocco, ci siamo appena lasciati le mani, eppure sembra potente quanto un terremoto.

Dopo la sua frase, come potrei non spaventarmi? Non so cosa stia architettando ma ho ancora la lingua impastata e insoddisfatta per dare suono ai miei pensieri.

Lascio che Chris si ponga dietro di me e quando faccio per girarmi, lui delicatamente posa le mani sulle mie spalle e continua a farmi vedere il mare, davanti a lui. La sua presa non mi lascia nemmeno quando una melodia pervade nelle cuffiette ed entra dritta nella mia testa.

È sonora e allegra e subito mi fa sorridere chiedendomi cosa possa averlo spinto a scegliere una canzone che non conosco ma che subito mi da allegria. In qualche strano modo sono ancora più entusiasta del fatto che anche se le parole ancora non sono partite, Chris abbia trovato una canzone in grado di farmi sorridere solo dall'inizio. Il suo scopo però, rimane ignoto.

Mi carezza le spalle, bloccandosi qualche volta, forse sente anche lui la musica, seppur attutita, attraverso le cuffiette.

Poi arrivano le parole e riconosco subito il gruppo italiano, seppur non lo segua molto. I miei occhi sono fissi sul mare, tra quelle onde ormai scure che riflettono l'immagine di una bellissima sfera argentea nel cielo che ha deciso di nascondersi un po' tra le nuvole frastagliate questa sera. Forse si vergogna a mostrarsi come io mi sono vergognata poco fa.

E poi lascio che le parole catturino la mia totale attenzione.

Scusami
Se quella sera sono stato troppo fragile
E non ho avuto proprio forza per resistere
Per fregarmene, oh, oh

Scusami
Ma la voglia di sentirti era incontrollabile
Dirti tutto in quel momento era impossibile
Era inutile, eh, eh

Scusami,
Se ho preferito scriverlo,
che dirtelo,
ma non è facile dirti che...
sei diventata il senso
di ogni mio giorno,
momento, perché...
perché sei fragile

Le mie braccia s'irrigidiscono mentre sento la presa di Chris farsi più forte, mentre il suo petto si avvicina alla mia schiena sfiorandola appena e facendomi sentire il suo respiro tra i capelli. Lentamente le sue mani mi carezzano le spalle, scendono giù per le braccia provocandomi piccoli brividi di piacere, scosse quasi elettrice, e le sue mani s'intrecciano di nuovo alle mie già aperte per accoglierle. Aspetto che le parole riprendano prima di circondare il mio stesso corpo con le sue braccia e giurerei di averlo sentito sospirare seppur ho la musica nelle orecchie.

Scusami
Se io non sto facendo altro che confonderti
Ma vorrei far di tutto per non perderti
Voglio viverti, oh, oh

Parlami, eh, eh
Ma ti prego di qualcosa oppure stringimi
Ho paura del silenzio e dei tuoi brividi
E dei miei limiti, oh, oh

Scusami,
Se ho preferito scriverlo,
che dirtelo,
ma non è facile dirti che
sei diventata il senso
di ogni mio giorno,
momento, perché...
perché sei fragile
e come me sai piangere

Mi giro tra le sue braccia, sciogliendoci un po', per vederlo negli occhi. Ricaccio indietro sia le lacrime sia il sorriso che mi sta spuntando e finalmente lo vedo, fragile tra le mie braccia quanto io lo sono tra le sue. Mi carezza una guancia con così tanta premura che quasi chiudo gli occhi al suo tocco, poi mi dico che non c'è nessun problema se lo faccio. Lascio che le palpebre mi oscurino la vista mentre Chris comincia a dondolare piano, l'ultima strofa che sta per ripetersi, e io mi lascio avvolgere dalle quiete tenebre che sanno di casa.

Scusami,
Se ho preferito scriverlo,
che dirtelo,
ma non è facile dirti che
sei diventata il senso
di ogni mio giorno,
momento, perché...
perché sei fragile
e come me sai piangere







I fari ci illuminano la via tra i marciapiedi quando la notte è ancora giovane e molta gente esce per le strade ridacchiando e starnazzando. Le luci dei bar o dei locali creano allegria all'ambiente mentre la brezza del litorale da sollievo al mio collo; e non m'importa se la mia mano sinistra sente caldo, non ho intenzione di toglierla da quella destra di Chris e non ho intenzione certo di separarmi dal suo fianco.

Stiamo tornando a casa, mi sta riaccompagnando all'appartamento. La melodia della canzone ancora suona nella mia testa, il ritornello ricomincia incessante come una radio rotta ma non mi dispiace, mi fa ricordare anche le parole che si è portata dietro così dirette e perfette per lui, o per noi, che quasi mi stupisco.

Non abbiamo parlato molto, da quanto lentamente mi sono sfilata le cuffiette dalle orecchie e gli ho buttato le braccia al collo, lasciandoci così per qualche istante. Non so dove abbia trovato la forza per sussurrargli: <<Ti ho già perdonato.>>

E quando lui si è staccato, mi ha sorriso, e ha detto: <<La prossima tappa è fidarti di me?>>

<<Mi fido ancora di te, Chris, non ho mai perso la fiducia.>>

<<Cos'è che manca?>>

Avrei voluto rispondere che mancavo io, mancava la mia più totale partecipazione. So cosa voleva dire Chris, so dove voleva arrivare, e so perfino i suoi scopi così simili ai miei di solo un anno prima. Ma ho fatto un passo indietro, gli ho carezzato la guancia e ho abbassato la testa.

Così lui, senza perdere il sorriso, ha detto: <<Giusto, tocca a me aspettare adesso.>>

E poi ci siamo incamminati verso la strada ma non gli ho lasciato la mano, forse perché mi sentivo in colpa.

Cosa mi abbia spinto a desistere non lo so nemmeno io. Paura? Probabile.

Chris mi fa paura, mi ha sempre fatto paura. Tutto ciò che mi fa provare e tutto ciò che sono è così liberatorio che quasi mi sembra di essere tutto e niente; e questo mi fa paura. Perché lui sa modellarmi in modi che nemmeno io riesco a comprendere.

Se, come ha detto lui, le sue intenzioni sono quelle di farsi perdonare, credo che il suo compito sia assolto. Io l'ho perdonato, non ho ancora capito appieno, però l'ho perdonato.

Forse le lettere che ancora mi deve dare saranno il prossimo indizio, forse questo lo farà restare ancora un po'. Ma dopo? Che cosa succederà quando avrò capito fino in fondo e quando risolveremo tutto –perché so che succederà-, cosa accadrà allora?

Io torno alla mia vita e lui torna alla sua?

Che cosa siamo o cosa saremo?

Forse sono queste le risposte che vuole Chris alle quali io ancora non posso rispondere.

Quando ormai ci siamo immessi nel viale verso l'appartamento, Chris mi stringe un po' le dita per attirare la mia attenzione.

<<Te lo avevo detto di non spaventarti.>>

<<Non mi sono spaventata.>> ribatto subito, il fischio del vento dietro di noi in questo vicolo buio.

Lui rimane silenzioso e quasi ho paura di averlo turbato, così decido di parlare, di dirgli qualsiasi cosa, ricordando giusto qualche verso della canzone.

Per la mano che ci unisce lo strattono e ci fermiamo, il suo busto mezzo rivolto nella mia direzione.

<<Chris, perché mi hai fatto sentire quella canzone?>>

Seppur il cielo è nero e la notte sta subentrando intorno a noi, i suoi occhi rimangono dei fari lucenti, i suoi capelli corti degli spuntoni oscuri, lucidi e perfettamente disordinati.

Sul volto gli passa un'espressione che non so decifrare, spiegazioni forse?

<<Sei sempre stata più brava tu con le parole, ho creduto la canzone potesse aiutarmi.>>

<<Per cosa?>>

<<Per dirti tutto ciò che ti avrei voluto dire da quando sono tornato.>>

Sospiro un po', incapace di uscir fuori da questo vortice di sentimenti e spiegazioni, non vedo alcuna via d'uscita se non un immenso silenzio di riflessione tra di noi.

<<Ora che lo hai fatto, cosa credi che accadrà?>>

Una risata amara esce dalle sue labbra e il mio petto ha uno spasimo, quasi fosse ferito. <<Te l'ho già detto, non ho mai avuto aspettative su questo appuntamento.>> Prende un grande respiro e torna serio nell'istante in cui mi sprona a continuare a camminare. <<Maggie, cerco solo di essere costantemente sincero con te e ti assicuro che non è semplice.>>

Mi sono accorta di quanto tutto quello che dice sia calibrato e meticoloso; riflette, pensa, elabora e poi tira fuori le parole sempre in maniera controllata. Ma il Chris che conosco non si preoccupa delle conseguenze, si butta e poi vede come va.

Questo cambiamento, forse dovuto in parte persino a me, mi fa quasi arrabbiare. Non lo voglio così, lo voglio vero. Un sincero lui, com'è sempre stato. Non voglio parole sincere, voglio sentimenti sinceri.

<<Non sono davvero così fragile.>> decido di dire infine, sentendomi le braccia colpite da una brezza quasi fredda che piuttosto di darmi sollievo mi provoca qualche brivido. È come se la natura mi stesse punendo per aver appena mentito. <<O comunque, cerco di non esserlo. Ci siamo dentro assieme, giusto? Voglio che tu sia tu e non una versione controllata e mesta di te. Sarebbe inutile altrimenti.>>

<<Io sono qui solamente per farti capire, per farmi capire, e se questa è la strada dovrò per forza seguirla.>>

<<No.>> ribatto a gran voce. <<Non può esser l'unica strada, mi rifiuto di crederlo. Da quando sei arrivato è stato tutto così calcolato e pensato, tutto così organizzato. Non fraintendermi, apprezzo i tuoi gesti e sai già cosa ne penso a riguardo; ma se davvero vuoi farti capire devi essere il primo ad esporti come sei. Non ti trattenere, non pensare. Sii tu, sei entrato così nella mia vita.>>

Adesso, quando sorride, non sembra più un gesto aspro ma un sincero ringraziamento, come se gli avessi appena tolto un macigno dal petto. <<Se è così che mi vuoi, allora sarò così. Non voglio fare errori, Maggie.>>

<<Siamo noi, è impossibile non fare errori. E poi, se non li facessi, non saresti tu e io non starei qui.>>

<<Mi stai dicendo che se io non fossi io, tu non staresti qui con me?>>

<<Ovviamente, equivarrebbe a dire che tu saresti qualcun altro e non tu e perché dovrei stare con qualcuno che non sei tu?>>

Contorto, reale, troppo sincero... Mi mordo la lingua per evitare di parlare ancora.

Poi Chris ride e allenta la tensione. <<Va bene, ho capito. Niente maschere, come sempre. E niente più ragionamenti così contorti, mi sta scoppiando la testa.>>

Siamo arrivati ormai davanti all'appartamento, le luci dentro sono ancora accese ma dubito che qualcuno stia spiando dalla finestra il mio ritorno. Forse Lavinia...

<<Chris?>> quando lo richiamo, il suo sguardo è pronto a sovrapporsi al mio in una tacita richiesta. Mi avvicino a lui veloce, gli stringo la mano, mi alzo sulle punto e poggio delicatamente le labbra sulla sua guancia liscia, lì dov'è più morbida. <<Grazie per oggi.>>

Un sorriso nasce e svanisce in fretta per il tempo in cui mi stacco e il mio braccio ricade sul fianco.

<<Buonanotte.>> sussurra quando gli passo accanto e lo sorpasso, pronta per entrare in casa. Rimane a guardarmi, apro la porta ed entro mentre lui alza un braccio e poi la lascia cadere nuovamente nella tasca della giacca.

<<Notte, Chris.>> Sussurro a mia volta, scoprendo subito che avrei voluto dirglielo prima e in un altro modo ma ormai ho chiuso la porta e la sua figura è stata sostituita con quella di Lavinia e Andrew sul divano, abbracciati, mentre vedono un film.

<<Già di ritorno?>> mi domanda la rossa tirandosi a sedere. Le faccio segno di rimanere com'è, non ho voglia di parlarne.

<<Diego è in camera?>>

Lavinia annuisce piano mentre con gli occhi indica la porta della stanza di Elena e Stefano. <<Come va tra di loro?>>

<<Sembra andare tutto bene, credo si siano chiariti.>>

In quell'istante, Elena fa capolino in soggiorno, porta i capelli raccolti in una coda e una maglia lunga, forse di mio fratello. Esce chiudendosi piano la porta alle spalle e appena mi vede, sorride. <<Sei tornata presto.>>

Scrollo le spalle e subito i suoi occhi scorrono lungo le mie gambe fino a fermarsi sui piedi. Spalanca le labbra. <<Dove sono le scarpe alte?>>

Il cuore mi palpita nel petto veloce. <<Maledizione!>> esclamo prima di fare dietro front e aprire fulminea la porta. Mi sono dimenticata le scarpe nella busta sotto un cespuglio sulla strada, posso essere più sbadata?

Ho già preso la rincorsa per andarle a recuperare ma davanti a me c'è Chris con una mano alzata forse intenta a bussare e l'altra stretta per i manici di una busta. Sospiro e mi accascio sullo stipite.

<<Hai dimenticato le scarpette, Cenerentola.>>

Sorrido debolmente mentre Elena spunta alle mie spalle, strappando la busta dalle mani di Chris e osservandoci dentro. <<Dove le avevi messe?>>

Sto per rispondere inventando una bugia –potrei dirle che me le sono portate dietro- però Chris fa un passo indietro e dice: <<Le aveva lasciate nel mio furgoncino, dovevamo camminare troppo.>>

Elena fa una smorfia e le butta sul pavimento, io ci guadagno un'occhiataccia.

<<Che c'è, dovevamo camminare.>>

La bionda finge di credere alla versione –che alla fine è proprio ciò che abbiamo fatto- e liquida il discorso con un gesto della mano. <<Chris, domani sei impegnato?>>

Questa domanda sorprende sia me sia il moro, che alza lo sguardo non aspettandosi di essere coinvolto in una conversazione. Lo osservo mentre si avvicina ancora alla porta, le luci del soggiorno e della televisione che si riflettono alle nostre spalle e sul suo volto. <<Intendi dire nella mia solitaria stanza d'albergo?>>

Elena ride, io faccio un passo indietro mentre armeggio con i lacci delle scarpe e comincio a togliermele. C'è un bellissimo istante, quando i miei piedi toccano il freddo pavimento liscio, in cui mi lascio andare a un sospiro.

<<Abbiamo deciso di fare un'escursione per la città: musei, locali, architetture... tutto ciò che c'è di più noioso da visitare, insomma. Sei dei nostri?>>

Questo coinvolgimento da parte di Elena nei confronti di Chris non è da prendere alla leggera e seppur m'insospettisce, faccio finta di niente, più tardi sarà tempo delle domande. Chris volta lo sguardo verso il mio, mi osserva come se da me dipendesse la sua risposta. Gli sorrido appena, forse facendogli capire che è il benvenuto se vuole. Alla mia approvazione, lui annuisce con un gesto netto. <<Molto volentieri.>>

A quel punto Elena si ritiene soddisfatta e ci fa indietreggiare, rientrare lentamente in casa per far capire a tutti che la discussione sta terminando. <<Maggie ti invierà un messaggio per tutti i dettagli. Buonanotte.>> detto questo gli sbatte letteralmente la porta in faccia e ci lascia entrambi con il respiro sospeso.

<<Va tutto bene?>> domando mentre mi volto verso di lei con aria estremamente corrucciata. Sembra stanca ma anche eccitata, su di giri ma anche sul punto di vomitare. <<Non potrebbe andare meglio.>>

Mi da una leggera pacca sulla spalla, di quel genere che danno i padri mentre manifestano il proprio orgoglio, manda un bacio volante a Lavinia seduta sul divano e tra le braccia di Andrew, e infine scompare di nuovo nella sua camera.

<<Strano.>> commenta la rossa con una risata prima di riaccoccolarsi sul petto di Andrew le cui palpebre stanno lentamente cedendo al sonno.

Strano è la parola perfetta per definire il comportamento di Elena, non mi ha nemmeno chiesto com'è andato l'appuntamento.



<<Così non va bene, mettiti più a destra.>>

Stefano si sposta sotto indicazione della ragazza, solleva il braccio dal mio collo e poi lo riappoggia dopo essersi sistemato a dovere. <<I turisti ci stanno guardando malissimo.>> sussurra tra i denti mio fratello e io cerco di trattenere una risata per non scomporre la posa.

Ci troviamo in un museo bizzarro il quale ospita statue di ogni genere, fatte con ogni materiale malleabile, costruite in ogni posa immaginabile. È un museo divertente, adatto per l'intrattenimento e per la fantasia, che stimola risate e molte fotografie stravaganti. In questo momento, stiamo imitando una statua ed Elena ha assolutamente voluto catturare il momento con la sua meravigliosa macchinetta fotografica. Da un po' di tempo sta prendendo gusto nel fotografare in sostanza ogni cosa, persona o paesaggio le si presenti davanti che sia abbastanza rilevante da voler ricordare per sempre. Per lei questo è il potere delle foto, illimitati attimi in questa vita finita; imprimere un'immagine legata a un ricordo, a un sentimento e a un momento della tua vita per sempre.

Ammetto che il concetto affascina anche me.

Stefano si tiene il mento con il gomito alzato e lo sguardo assorto, la posa delle sue sopracciglia è esilarante; mentre io, accanto a lui, fingo di sorprendermi alla vista di un adorabile qualcosa ai miei piedi. Le statue alle nostre spalle sembrano rappresentazioni di una coppia degli anni venti un po' stravagante e noi cerchiamo di imitarle come meglio possiamo.

Elena scatta e segue una sua risata, assieme a quella degli altri; poi ci scansiamo per lasciare libero il passaggio a chiunque voglia vederla.

Passiamo oltre, troviamo scene di ogni genere. Una statua che raffigura un uomo seduto nonostante non ci sia nemmeno una sedia a sostenerlo; Diego ha voluto imitarlo per forza. Un trio di ballerine che alzano le braccia e si tengono sorrette sulle dita di un piede, il loro corpo di nuovo mosso e contorto in eleganti pose; Elena non si è persa l'occasione e ci ha trascinate a imitare quella posa. Chris a preferito imitare la scena di un uomo, forse un antico greco, che manifestava la sua vittoria da gladiatore su uno sconfitto ai suoi piedi –imitato da Andrew-; ha assunto la tipica posa di chi mostra i bicipiti e la tipica espressione di chi sa di essere bellissimo. Il povero biondo, ai suoi piedi, ha solamente dovuto stendersi a terra.

Usciamo con i residui di mille risate mentre Elena passa in rassegna a tutte le foto scattate. Ci sediamo in una piazza arieggiata con tanto di panchine che seguono le linee naturali della circonferenza della zona; al centro della piazza una bellissima aiuola dove giocano bambini e cani e una fontana dalla quale un piccolo angelo fa spuntare dell'acqua splendente che riflette i raggi del sole alto sopra di noi.

<<Prossima tappa: il Ponte dei Desideri.>> esordisce Elena, stesa per terra e con la testa poggiata alle ginocchia di Stefano, seduto sulla panchina accanto a me. Lavinia, seduta anche lei sull'asfalto accanto alla bionda ma con lo sguardo rivolto a noi beve un sorso d'acqua da una bottiglietta di plastica e subito dopo me la passa.

<<Si tratta solo di un ponte, giusto?>> dice Diego, alle nostre spalle, ha posato gli avambracci sullo schienale e il suo volto si trova tra il mio e quello di Stefano. <<Perché dovremmo visitarlo?>>

<<Passa sotto un fiumiciattolo che sgorga nel mare.>> risponde Elena carezzando piano i polpacci del ragazzo al quale è poggiata. <<Si dice che se si lancia una monetina nel fiume ad occhi chiusi e si esprimi un desiderio, poi questo potrebbe avverarsi.>>

<<Come la nostra fontana dei desideri.>> questa volta a subentrare nel discorso è Chris, seduto accanto a me ma più in disparte, con le braccia poggiate alle ginocchia e il busto flesso in avanti; gli occhiali da sole che non mi permettono di verificare chi i suoi occhi stiamo guardando.

<<Esatto.>> esclama Lavinia. <<Suppongo che ogni città abbia il suo luogo di speranza.>>

<<Quindi è così fondamentale andarci?>> domanda ancora Diego, stirando le braccia e ponendosi dritto in piedi. Mi volto leggermente verso di lui, incuriosita da questo suo desiderio di andare da tutt'altra parte. <<Qualcosa non va?>>

<<Non amo i desideri, ti fregano sempre.>> borbotta con un sorriso mesto, nascondendo forse ciò che davvero prova.

Elena balza in piedi e subito Step le afferra la mano. <<E io non amo chi rovina i miei piani, puoi anche restare qui se lo desideri, noi andiamo a chiedere un po' di bontà per queste vite malandate.>>

Con un piccolo slancio fa alzare anche il riccio e se lo pone al fianco. Li osservo mentre fanno combaciare i movimenti, mentre si accostano l'uno all'altra come se le discussioni di questi giorni addietro non fossero mai esistite. Non ho ancora avuto il tempo di chiedere a nessuno dei due cosa sia davvero successo e come tutto sia stato risolto ma per adesso l'importante è che vada tutto bene e che loro siano felici, e innamorati.

<<Avanti.>> esorto Diego mentre mi alzo e lo affianco. <<Non può essere così terribile sperare che un desiderio si avveri.>>

Lui mi da il gomito e io lo afferro subito. <<E se non si hanno desideri da voler esaudire, fiore?>>

<<Si chiede la pace nel mondo, suppongo.>> 

Alla fine lo convinco a seguire il gruppo nonostante le sue continue lamentele, gli stilo una lista dei possibili desideri comuni al mondo e lui si lascia trasportare.

Il ponte unisce due strade principali ma su di esso possono passare solamente pedoni, biciclette e al massimo dei motorini; ai lati di questo dei muri in mattone rosato e rosso danno la possibilità ai passanti di sostenersi mentre osservano il paesaggio davanti a loro e sotto di loro. Il fiumiciattolo, a detta di Elena, è un vero e proprio fiume, meno limpido di quanto mi fossi immaginata, ma pur sempre una bellissima visione. Vi è un tratto di muro, non fatto di mattoni ma di semplice rete grezza di metallo, al quale sono attaccati decine e decine di lucchetti. Elena si cimenta in un set fotografico, prima del ponte in generale, poi di noi con lo sfondo sulla città del mare, infine dei lucchetti; si fa scattare persino qualche foto smielata da me con Stefano.

Quando tutti costeggiamo il muretto, ci mettiamo l'uno affianco all'altro; alla mia sinistra Diego e alla mia destra Chris, che fa terminare la fila. Tutti ci guardiamo, ci sorridiamo, ed estraiamo una moneta a testa.

<<Esprimete un desiderio.>> esclama felice Elena al centro mentre tutti stringiamo i pugni. Prima di chiudere gli occhi mi guardo attorno: la luce riflette sul fiume il quale sembra salutarci con i suoi rumori frastagliati, con le sue rocce umide e quei pesciolini lontani. Intorno a me l'aria è fresca, estiva, sussurra felicità.

Accanto a me ci sono due ragazzi, due dei più importanti.

Un nuovo amico e un nuovo amore.

Scuoto la testa, è meglio non pensarci adesso.

<<Tre...>> urla Lavinia dall'altro capo della fila. Tutti alziamo un braccio.

<<Due...>> continua Elena mentre chiudiamo gli occhi.

<<Uno...>> mormoro io e nella testa esprimo il mio desiderio. Vorrei che questi istanti durassero per sempre.

Ricordo di aver espresso questo stesso desiderio quando Chris mi portò alla fontana dei desideri, il ricordo mi fa sorridere mentre lancio la monetina il più lontano possibile e tutti insieme ridiamo, liberandoci di sogni e speranze. Mentre siamo ancora in lancio, gioiosi e pieni di ilarità, riesco a sentire il desiderio del ragazzo al mio fianco e sbarro gli occhi, il cuore palpita nel suo familiare riconoscere la sensazione a cui ormai sono abituata.

<<Desidero te.>>









****

Buonaseratina a voi, piccoli spettatori!

Scusate se questo capitolo è più semplice degli altri e magari più noioso ma vi prometto che il prossimo sarà più emozionante e soprattutto capite che per il proseguimento della storia dovevo inserirlo. Comunque spero di non avervi deluso troppo quindi non so, fatemi sapere :)

Commentate, commentate, commentate!

Vi lascerò presto, quest'oggi, perché non ho molto da dire; solo una piccola e insignificante cosuccia.

Vorrei dedicare queste parole a qualcuno di davvero importante e che oggi festeggia il compleanno:

Caro, piccolo essere, sei al mondo da meno tempo di me eppure sei già entrato nel mio cuore. Sei così piccolino e con un cervellino tanto carino, che vorrei stritolarti per tutto il tempo ma non posso... ahimè! Spero che tu abbia passato un giorno felicemente felice quest'oggi, magari sgranocchiando più del dovuto e facendo diventare il tuo pancino più pieno di quanto dovresti! Ah, oggi che puoi, mangia il doppio del cioccolato anche per me! La notte è ancora giovane, puoi fare rifornimento!

Va bene, finisco qui altrimenti annoio la gente, quello che ti dovevo dire te l'ho detto perciò...

AUGURI CRICETINO TOMMY!

🐳 Credevi stessi parlando con te, vero? Ehehe, oggi non sei nata solamente tu eh... pff, queste nuove quindicenni!

Buona serata caprette del mio cuore, rimanete splendenti💕

Al prossimo capitolo

Xoxo

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