โžฃ The daughter of Sirius Blac...

By chiaa1bam

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AVVISO
๐…๐ˆ๐‘๐’๐“ ๐๐€๐‘๐“
Capitolo 1: A casa Caroline
Capitolo 2 : Origliare una riunione top secret
Capitolo 3: Questioni di Casa
Capitolo 4 : Come primo giorno non c'รจ male
Capitolo 5 : La coppia che scoppia
Capitolo 6: Sabato e domenica
Capitolo 7: Necessitร  di un esecito
Capitolo 8: Charlie, lo studioso di draghi
Capitolo 9: Grandioso addio
Capitolo 10: Visita al Ministero
๐’๐„๐‚๐Ž๐๐ƒ ๐๐€๐‘๐“
Capitolo 12: Una lettera inaspettata
Capitolo 13: C'รจ qualcosa di strano in Draco
Capitolo 14: Segreti
Capitolo 15: Saper andare avanti
Capitolo 16: Il capovolgersi dei momenti
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Capitolo 11: In morte di Sirius Black

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By chiaa1bam

Ci sembrò di poter morire in quel momento. Semplicemente perché non avevamo la più pallida idea di come saremmo stati una volta alla fine del tunnel. Una volta aperto la porta, eravamo precipitati verso il basso, sempre più in giù, verso le viscere della terra, quando finalmente vedemmo il suolo. Di scatto, presi la mia bacchetta. «Aresto momentum!» urlai, così da poterci fermare ancora prima di poterci perdere non solo la faccia, anche la vita. Avevamo combinato un vero disastro con tutte quelle profezie rotte nell'Ufficio Misteri, di una gravità inimmaginabile, ma se eravamo abbastanza fortunati ci avrebbero trovato lì a combattere contro i mangiamorte. Quando toccai il suolo con le membra sentii un leggero dolore all'altezza dell'addome, ma nulla che non c'entrasse con la caduta.

«Stai bene? Tutto ok?» Fred si mosse velocemente, aiutandomi ad alzarmi da terra. Feci un cenno con la testa per assicurargli che io e la bambina eravamo a posto. Nulla di rotto.

Eravamo finiti in una stanza, ai miei occhi molto macabra. Il suo non essere piena mi infastidiva, quel silenzio assordante dava fastidio alle mie orecchie, mentre gli occhi perlustravano attentamente ogni angolo. Di mangiamorte non c'era manco l'ombra; forse erano andati via dopo averci visto persi, fallendo miseramente nella loro missione. Mi guardai intorno ancora e ancora, e inevitabilmente i miei occhi riconobbi che si trattava della morte. Era un grande anfiteatro con grossi gradoni di pietra e al centro si trovava un arco a cui era appeso un velo nero, il quale oscillava lentamente da un lato all'altro da cui provenivano strane voci.

«Siamo nella stanza della Morte, ragazzi!» dissi.

«E ciò non è positivo, immagino» Ron mi guardò con viso al dir poco scioccato.

«È una delle sette stanze che compongono l'Ufficio Misteri, insieme a quella del cervello, dell'amore, del tempo. Per di più quell'arco collega il mondo di vivi con quello dei morti» spiegò Hermione. La ragazza come al solito aveva concluso la mia spiegazione.

Forse Hermione aveva paura per le voci, o perché quello spazio angusto non era molto rassicurante, sta di fatto che c'era qualcosa di strano. «Fred, tu le senti?» chiesi. Il ragazzo scosse il capo. «Stai attenta...» mi intimò quando vide che stavo lasciando la sua mano per raggiungere Harry e Luna, poco più vicini all'arco di pietra.

«Le sentite le voci?» domandò il ragazzo con gli occhiali.

«Io non sento nulla Harry». «Le sento anch'io» risposero la riccia e Luna.

«Credo che ci sia un motivo per cui solo noi tre riusciamo a sentire quelle voci ragazzi, e penso che c'entri col fatto che abbiamo visto la morte in faccia. Ha ragione Hermione, neanche io mi fido, dovremmo...».

«Andarvene?» una voce maschile mi precedette, prima che intorno a noi si formassero nubi nere, travolgendoci nel loro vortice oscuro. Presi la mano di Harry, per tirarlo giù. Con una buona probabilità non ci avrebbero presi, o forse non era mai stata loro intenzione.

«Bene bene. Credevate davvero che ci fossimo arresi di fronte a quattro maghetti come voi? Specialmente tu, Caroline, mi deludi parecchio. Mio cugino non ti ha forse spiegato che noi non ci arrendiamo di fronte a nulla? I Malfoy non lasciano mai scappare la loro preda». Lucius Malfoy era sopraggiunto proprio di fronte a noi, sul fondo di quell'arena dove presto si sarebbe tenuto un duello magico. Intorno a noi, i nostri amici erano stati presi in ostaggio dai suoi scagnozzi, pronti a ridersela di ciò che sarebbe avvenuto. «Te lo ripeterò solo un'ultima volta. Dammi la profezia, o per i vostri amici non andrà a finire bene». la sua mano venne tesa verso il ragazzo.

Harry stava sudando freddo, in una maniera che non si poteva neanche immaginare e poco serviva perché Lucius lo convincesse, nonostante Ron ed Hermione continuassero a dirgli che non doveva assolutamente farlo. «Non dargliela Harry, è un'ottima mossa, ma non fidarti. Ci uccideranno comunque non appena gliel'avrai data» dissi.

«Lei sa come si gioca» la risata di Bellatrix rieccheggiò per l'anfiteatro con uno sguardo e modo di fare divertito «Vedi Lucius che strana coincidenza: vieni a prendere la profezia e poi ti ritrovi la figlia di Black. Doppio premio».

«Macché doppio premio?» soggiunse Ron.

«Semplice carino, la tua amica è molto speciale e le persone molto speciali hanno dei ruoli importanti in questi giochi e soprattutto non stanno tra le gente poco speciali».

«Ne ho abbastanza di te! Expelliarmus!» la colpì mancandola per poco, mentre parte del muro alle sue spalle era caduto rumorosamente giù. Di nuovo provai a colpirla, iniziando un vero duello, quando Lucius intervenne nuovamente. D'un tratto accade di nuovo che un nube bianca ci travolgesse nuovamente lì potei tirare un sospiro di sollievo: l'Ordine. «Lascia stare mio figlioccio e mia figlia» Sirius Black apparve contrastando l'uomo dalla chioma bianca.

In pochi attimi si scatenò il caos, mentre una vera battaglia era iniziata. Scoprii di riuscire a cavarmela troppo bene per essere una principiante, annientando con grande facilità uno dei mangiamorte che ostacolava il mio cammino verso Bellatrix. Sarei arrivata a quella strega, mi sarei vendicata di lei e ne sarebbe rimasta solo cenere della sua figura. Nonostante Remus Lupin stesse cercando di allontanarmi, consigliandomi di tornare a casa con gli altri e che il nostro compito era finito,non volevo accennare ad andarmene. «Fallo per il bambino, non è pronto a reggere duelli così stancanti e tu devi assolutamente andare a riposare. Va tutto bene. Andate voi» Lupin mi tenne per le spalle, con uno sguardo che intimava grande fiducia, ma ciò non mi servì a molto, specialmente nei momenti successivi. In quell'istante in cui sembrava che avessimo un minimo di vantaggio, le mie poche certezze si sgretolarono nell'esatto momento in cui Bellatrix Lestrange aveva tirato una maledizione senza perdono a mio padre. «Avada Kedavra».

Tutti avevano visto quella scena, chiunque si era distratto anche solo un secondo, ma non seppi perché, tutto quell'attimo sembrò durare un'eternità per me. Urlai, nonostante non avessi abbastanza voce per farlo. Caddi in un pianto disperato, mentre il sangue mi ribolliva nelle vene senza pace. Mi sentii mancare l'aria. Invano Fred riuscì a trattenermi, poiché ero giunta di fronte all'arco di pietra senza però toccarlo.

«Papà!» gridai ancora e ancora, sperando che forse avrei potuto salvarlo, ma ero solo una sciocca. Non era possibile purtroppo. Mi scesero delle lacrime incontrollate, incapace di mettere ordine i pensieri nella mia testa o di placare il dolore che mi attraversava. Tra le voci che in quel momento si fecero ancora più vive nella mia testa, quella di mio padre si fece più forte. «Va tutto bene piccola mia...» disse, poi scomparve.

Fred mi sollevò lentamente, avendo paura di qualsiasi reazione da parte mia; la verità era che non avevo la benché minima forza di contrastare qualcuno o dire qualcosa. Grazie al suo aiuto uscimmo dalla Stanza della Morte, uscendo una volte per tutte dall'Ufficio Misteri, fino ad arrivare dove era avvenuta la seconda parte della battaglia e il signore oscuro aveva fatto la sua apparizione di fronte al Ministro Caramell. Una delle paure più grandi per quell'uomo aveva sommerso tutte le altre, forse traumatizzandolo a vita. Cosa feci io? Me ne andai via, non disposta a rispondere ad una sola delle domande che mi avrebbero fatto i giornalisti, con i gemelli Weasley al mio seguito.

Tornai a casa, a Grimmauld Place, stanca e avvilita, con un diavolo per capello e non una bella cera. Non passai neanche dalla cucina, dove i signori Weasley attendevano notizie. Mi chiusi nella mia stanza, tirando per aria tutto ciò che potesse capitarmi per le mani, per nulla accettando quella morte immeritata. Perché Sirius Black, mio padre, non era un assassino. Mio padre aveva sempre pagato a sue spese le malefatte di chiunque, costretto lontano dalle persone che amava, sempre in fuga. Quando sembrava finalmente che avesse trovato un piccolo pezzo di puzzle, questo gli era stato strappato via, e adesso a farne le spese ero io. La ragazza che non era pronta a tutto questo; la ragazza che non aveva abbastanza i nervi saldi per terminare una gravidanza ed elaborare un lutto; quella ragazza che avrebbe creduto che morire fosse una delle scelte migliori da prendere in quel momento.

Rimasi chiusa in camera mia non so per quanti giorni. Probabilmente un'intera settimana, tutta passata a piangere per quello che era accaduto. Ero triste e malinconica; non mangiavo granché e ciò era male per me e per la bambina, assicurato che fosse una femmina. Fred non smetteva mai di passare del tempo con me, nonostante lo costringessi ad andare a finire i preparativi per l'apertura del suo negozio di scherzi, i gemelli erano già parecchio in ritardo; e forse, il parlare così spesso di qualcosa di gioioso come quello mi aveva aiutato a non sprofondare in un lungo e buio abisso. L'unico momento in cui fui sicura di potermi alzare dal letto e prendere una boccata d'aria, fu il giorno dell funerale, preparato da Malocchio, Lupin e Tonks. I tre ci avevano messo un'eternità affinché tutto fosse pronto per una cerimonia di appena venti minuti. Era mio dovere parteciparvi.

«Non ho mai detto una cosa a mio padre, tra le tante che dovevo ancora confessargli» iniziai il mio breve discorso, accerchiata dall'Ordine della Fenice, quelle persone che non mi avrebbero mai abbandonato. Misi le mani sul mio ormai evidente pancione, accentuato ancora di più dal vestito nero che indossavo quel giorno. «Pensavo che un giorno, appena preso il diploma sarei corsa qui a casa per fare una bellissima festa, per raccontargli di come la mia vita era migliorata, di come ero felice di aver trovato una famiglia così bella come questa, e non esagero, per me siete davvero una famiglia. Non avrei potuto trovare persone migliori di così. Diciamocelo pure, mio padre aveva scelto voi per scappare dalla sua, terribile e piena di ricordi tristi e voleva che l'avessi anch'io. Sarebbe stato così orgoglioso di me, se seduti a questa tavola gli avessi confessato che stava per diventare nonno. Probabilmente si sarebbe arrabbiato un pò per la mia irresponsabilità, ma avrebbe riempito di fiocchi rosa l'intera casa al meglio delle sue possibilità. Ricorderemo sempre Sirius Black, per l'uomo gentile e onesto che era, per il padre amorevole che è stato per me, per un uomo infinitamente coraggioso e pronto a sacrificarsi per coloro che ama. Al giorno d'oggi chi mai lo farebbe, chi mai metterebbe a rischio la sua vita per salvare quella di qualcuno? Oggi celebriamo Sirius Black per l'eroe che era, facendogli una promessa. Io prometto che riuscirò a vendicare sia lui che mia madre. Perché loro meritano giustizia».

Un lungo applauso susseguì quel lungo discorso. La cena si era svolta regolarmente, così poi feci una piccola passeggiata per schiarirmi le idee.

«Ora tutto questo sarà mio, suppongo. L'ultima discendente dei Black...».

«Forse anche l'ultima» disse Fred. Il ragazzo mi aveva seguita, parlando solo nel momento che aveva ritenuto più giusto. «Ora che hai tutte queste cose, diventi la rappresentante della casa Black a tutti gli effetti. Comunque, volevo farti una proposta riguardante il bambino, ci stavo giusto pensando poco fa...Non so se è il momento più adatto, ma volevo dirtelo se per te va bene».

«Dimmi pure, Fred» lo incitai a parlarmi della sua idea.

«Pensavo di mettere due cognomi alla bambina: Weasley e Black. Il nome verrebbe un pò lungo, ma pensavo ti avrebbe fatto piacere» sorrise, così come feci io.

«Certo che mi piacerebbe Fred. Va bene».

«Ti prometto che passeremo una bellissima estate, Caroline. La più bella della tua vita» mi cinse i fianchi, facendo strusciare i nostri nasi. Sentii il suo respiro sulle labbra, prima di baciarle come se non lo facessi da tempo. Ero sicura che quella sarebbe stata una bella estate.

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