The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 81

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By Blacksteel21


SETH

Rientrare in camera fu difficile, l'aria lì dentro era soffocante, Koll fumava vicino alla finestra, non disse nulla al mio arrivo e nemmeno prima che andassi via. Non avevamo più parlato da quella sera, da quando tutto il mio risentimento era venuto a galla. Era ancora tutto come quella notte, i fogli giacevano strappati sul letto, come cadaveri, come vittime di quella guerra che stavamo combattendo.

Me ne andai felice di avere una motivo che mi tenesse fuori casa tutto il giorno, Wes aveva ragione mi sarei dovuto decidere a dirgli di andarsene, ormai stava bene, poteva cavarsela ed anche io avrei dovuto cavarmela. Così tirai fuori il cellulare e composi il numero di Dominik, attesi impaziente ma non prese la chiamata, riprovai ancora una volta ma niente, era arrabbiato ed io lo capivo. Forse se semplicemente mi lasciasse perdere sarebbe stato un bene per tutti, pensai, d'altronde io non avevo nulla di buono da offrire.

Alla fine gli lasciai un messaggio in segreteria – Ciao Dominik .... So che quello che è successo l'altra sera ti ha turbato ... mi dispiace, non avrei voluto che succedesse, che tu ... avessi a che fare con lui ... scusa se ti chiamo, probabilmente vuoi startene da solo per ora ... ma ecco ... se volessi parlare ... chiamami –

Quando arrivai al pub mi misi subito al lavoro, sentivo le occhiate di Byron su di me ma mi ostinavo a far finta di niente, volevo disperatamente pensare a qualcos'altro quella sera. Mi muovevo in fretta evitando accuratamente ogni suo tentativo di intercettare i miei occhi e cominciare una conversazione. Ad un tratto mi voltai per prendere altri bicchieri e lui mi venne addosso di proposito urtandomi e facendomi sbattere contro il bancone.

- Che cazzo – sbottai dolorante.

- Ho attirato la tua attenzione adesso? – mormorò incrociando le braccia sul petto.

- Piantala – dissi scocciato –non voglio parlarne –

- Me ne sono accorto – protestò risentito – cazzo, Seth ... era tornato e non mi hai detto niente, sono il tuo migliore amico potevi evitare che me lo vedessi piombare all'improvviso come una specie di manifestazione demoniaca –

- Mi dispiace – ammisi abbassando gli occhi – non credevo si sarebbe presentato qui ...-

- E quella scenata invece la prevedevi – chiese ancora agitato – mi spieghi con che intenzioni è tornato ? Cosa state combinando? –

Mi strinsi nelle spalle – lui ...dice che mi rivuole ... che vuole stare con me sul serio da adesso in poi – stavo tremando leggermente – mi ha detto ... che mi ama ...- ripetere quelle parole mi fece abbassare il tono della voce.

Sì, lo aveva detto, anche se io avevo fatto finta di non sentirlo, di non farci caso, era quello che non faceva altro che ripetermi da quando era tornato. Strano, erano le parole che non avevo fatto altro che desiderare di sentire in passato ma adesso, adesso cercavo disperatamente di negarle.

- E tu? – chiese in tono serio il mio amico – tu che cosa stai facendo? Che intenzione hai? –

- Francamente non lo so ... io l'ho sempre visto prendere scorciatoie – risposi – per avermi non gli serviva niente, solo uno schiocco delle dita. Era come una macchina in corsa che non riuscivo a raggiungere ... ma ora io sono in vantaggio ... l'ho superato e mi sento come se non volessi più permettergli di raggiungermi –

Mi passò una mano sulla spalla con quel suo tocco comprensivo e caloroso – sarà difficile Seth ... ma dimmi la verità ... non ti sei ancora stancato di gareggiare, vero? –

Quella domanda mi lasciò in silenzio per un po', era quella la parte dannatamente bella di stare con lui, di averci a che fare, la sfida. Koll mi stremava, era vero, mi finiva, ma era anche capace di fare emergere me stesso, di darmi qualcosa per cui stare vivo, per cui combattere, che fosse per ritagliarmi spazio nella sua vita, che fosse per ottenere la sua attenzione. Mi permetteva di tenere insieme i pezzi di me stesso tutti puntati ad un comune obiettivo e questo mi piaceva, la sfida che sembravano lanciarsi perennemente i nostri occhi. Perché io ero rotto, rotto dentro, lo ero sempre stato e faticavo ad andare avanti senza perdere pezzi, lui mi serviva a tenermi in piedi. Mi serviva a non diventare semplicemente uno specchio che riflette le persone che ha davanti senza più poter assumere la sua forma reale. Poi le sue parole tornarono alla mia mente inattese " ti stavi sforzando ... odio vederti fingere Seth, mi fa incazzare".

- E se da quella gara dipendesse la mia vita? – mormorai più a me che a lui.

L'arrivo dei primi clienti ci costrinse a metterci al lavoro sul serio, tornammo ai nostri posti e cominciammo a prendere le ordinazioni della serata ma quei pensieri non smisero di tormentarmi. Non riuscivo a dimenticare lo sguardo di Koll che leggeva nei brandelli della mia anima e quello di Dominik che dall'alto mi giudicava per il fallimento che dovevo sembrare ai suoi occhi. Non volevo ferirlo, non riuscivo a pensare che a questo. Nonostante le cose si stessero mettendo dannatamente male, non volevo ferire quel ragazzo, non volevo contaminarlo, cosa voleva dire allora? Che non potesse entrare in contatto con il vero me? Forse era meglio semplicemente prendere le distanze e fare in modo che non vedesse altro che lo turbasse. Semplicemente forse questo non era il momento per noi, forse avrebbe dovuto conoscermi prima, prima che tutto cambiasse dentro di me, quando c'era ancora qualcosa da proteggere e salvare, quando un cavaliere come lui avrebbe potuto combattere per una purezza da tenere al sicuro.

Non mi accorsi neanche che la folla se n'era andata e che stavamo cominciando a chiudere, fu un altro gesto di Byron a riportarmi con i piedi per terra. Io mi ritrovai a guardarlo come se mi sorprendesse la sua presenza in quel luogo ... ma dove credi essere Seth? Si chiese una parte di me, sei ancora nel mondo reale, torna in te.

- Seth ...- mi chiamò lui preoccupato – ce la fai a continuare? Hai l'aria di uno che sta per dare di stomaco –

Io annuii debolmente – sì ... certo che posso –

Mi voltai e andai a mettere il blocco alla porta, quando la aprii rimasi interdetto per qualche istante, un paio di occhi azzurri mi sorrisero insieme ad un viso familiare che non mi capitava di vedere da tempo.

- Seth, ne è passato di tempo – disse mentre una mano si muoveva ad accarezzare il mio viso sorpreso – sembri distrutto –

- Trisha ....- mormorai allargando la porta e facendola passare.

La seguii dentro anche io lasciando perdere la chiusura esterna, lei si muoveva con estrema eleganza nella sala e quando Byron la vide i suoi occhi si illuminarono. Si strinsero forte e si baciarono intensamene come facevano sempre.

- Che ci fai qui? – mormorò lui sognante.

- Sorpresa! Era da un po' che non passavo da queste parti ... a trovare Seth ...- rispose quella tornando con gli occhi su di me.

Trisha era la ragazza di Byron da cinque anni, si erano conosciuti in un momento davvero buio per il mio amico, dopo che lui aveva chiuso una storia con una donna che lo aveva davvero distrutto. Era a pezzi Byron, come non lo era mai stato in vita sua e Trisha lo aveva rimesso in sesto, aveva visto le vere potenzialità del mio amico e non si era lasciata intimidire dal poco lusinghiero aspetto esteriore. Gli aveva gettato una fune ed aveva atteso che lui la afferrasse ed adesso erano inseparabili. Era una brava ragazza Trisha, una che sapeva vedere lontano, una tra le poche persone che non sentivo di detestare e che come Byron cercavano di essermi amiche.

- Dovresti andare – dissi al mio amico – ci penso io qui –

- Sei sicuro? – chiese incerto – guarda che posso restare –

- No – insistetti – andate ... è già tardi, non ho altro da fare io, metto in ordine e chiudo tutto –

- Va bene – acconsentì e si tolse il grembiule – buonanotte Seth ... stai attento –

Io annuii distrattamente mentre mi perdevo ad osservarli negli ultimi momento prima che andassero via. Mi chiesi come sarebbe stato avere una storia come la loro, senza complicazioni e senza sofferenza. Mi diressi sul retro a chiudere la porta del magazzino che dava sulla strada e continuavo a pensare. Pensai a quando mi ero rifugiato in quel posto, a quando mi ero rannicchiato a terra nel buio. Era cambiata qualcosa dentro di me, ogni giorno cambiava qualcosa, mi sentivo diverso e per certi versi troppo dannatamente me stesso. Mi chiedevo di continuo quando il mio modo di vivere mi avrebbe condotto al collasso ed avevo paura sia di non avere risposta a quella domanda, che in realtà scoprire di averla. Era questo che in realtà volevo che Dominik non vedesse, quanto mi dibattevo per non cedere alla mia natura volubile, lui che era così giusto sarebbe rimasto sconvolto dal vedere lo sforzo che facevo. Avrei dovuto scegliere però se sparire lentamente sotto lo sguardo di Dominik e costruire qualcuno da capo, qualcuno che aveva vissuto anni fa e che non lo avrebbe ferito oppure ...

Uscii dal magazzino e mi diressi di nuovo nella sala del Pub, lanciai un occhiata di sfuggita ai tavoli e mi accorsi della figura che silenziosa si era introdotta nel locale, stava ferma davanti al jubox e mi guardava. Mi specchiai in quelle pupille per non so quanto tempo, mi sentivo paralizzato era come se quegli occhi potessero leggermi dentro ed attraverso di loro potessi vedere il vero me. Quel viso era capace di condurmi in paradiso e mi sarebbe davvero piaciuto chiedergli ... scusa ...

Sai chi vive dentro di me?

Il volto di Koll mi sorrideva bonariamente, io stavo per dire qualcosa ma lui rispose prima che potessi aprire bocca e lo fece come se avesse sentito la domanda che avevo nella mia testa.

- Sta tranquillo .... Ho aspettato che prendesse la macchina e andasse via –

Poi fece uno scatto repentino e catturò un mio braccio con la mano, mi strattonò violentemente a sé facendomi sbattere contro il jukeboxe , mi intrappolò fra il suo corpo e la macchina e poi premette un bottone sorridente.

Quella musica graffiante si sparse per tutta la sala, quella canzone, come potevo dimenticarla, era la nostra canzone, Red River Valley. Non sapevo come lo fosse diventata ma a quanto pare neanche lui l'aveva dimenticava. Suonò una sera tardi mentre io a fine turno compilavo la lista per i fornitori e lui finiva il suo caffè, non stavamo ancora insieme ma mentre quelle parole riempivano la sala noi ci guardavamo. Sentivo lo stomaco in subbuglio mentre il suo sguardo era ancora più intenso, ci eravamo giurati amore quella notte senza neanche dire una parola.

- Te lo ricordi? – mormorò al mio orecchio riportandomi al presente e stringendo il mio corpo contro il suo – questa canzone .... Quella notte ... -

- Sì – risposi a fatica – io ... -

Le sue mani si mossero lungo i miei fianchi mentre le sue labbra si accostavano più intimamente al mio orecchio – Vieni e siedi al mio fianco se mi ami ...- cominciò a cantare– non avere fretta di dirmi addio ma ricorda la valle del fiume rosso ed il cowboy che ti amò veramente ... -

Poi spostò il viso di fronte al mio, la sua bocca sfiorava la mia quasi impercettibilmente, a quel punto fui io ad unirle. In uno scatto fulmineo mi sporsi verso di lui e catturai le sue labbra, sentii le sue mani aggrapparsi più saldamente al mio corpo e stringermi verso di sé. Mi era mancanto quel contatto, fu come se qualcosa di primordiale si fosse liberato dentro di me, la sentivo fluire in tutto il mio corpo, lo spinsi con violenza alla parete, senza smetter di baciarlo. Lo sentii ridere, una risata bassa e piena di desiderio, non mi lasciò dominarlo, si staccò dal muro e mi spinse verso i tavoli di legno. Afferrò le mie gambe e con un movimento deciso mi mise a sedere su uno di essi, piazzando il suo bacino in mezzo alle mie cosce mentre con la mani mi massaggiava la vita infilando una mano sotto la linea dei jeans. Quel gesto mi riportò alla realtà, mi staccai dalla sue labbra quasi trasalendo, i suoi occhi verdi mi fissavano.

- Andiamo a casa Seth ...- momormorò – torniamo a casa ... -

Fu così che mi aggrappai di nuovo a quella schiena mentre la notte e la città scorrevano veloci e la moto saettava verso un posto dove avremmo potuto stare soli, dove la luce non ci avrebbe raggiunti e nessuno avrebbe potuto vedere quanto segretamente stavamo aspettando questo momento.

Quando rientrammo nella mia camera le macerie erano ancora lì, quel letto che sembrava una vasca di aculei divenne il terreno perfetto per far ricrescere tutto. Lo sentii avvicinarsi a me, aderire alla mia schiena e cominciare a baciarmi il collo, mentre le sue mani scendevano delicate a liberarmi dei miei vestiti. Li sentivo scivolare lungo il mio corpo mentre mi voltavo a guardarlo, la fonte di tutto quanto, il mio inizio e la mia fine, mi gettai anche io su di lui a quel punto, a liberarlo dei suoi indumenti. Finimmo sul letto, sentivo le lenzuola e la carta sotto la schiena e quel bagliore verde provenire dai suoi occhi che mi imprigionava. Il mo corpo cominciava a tremare mentre il suo tocco si faceva più deciso, sentivo le sue labbra percorrermi lo stomaco.

- Seth ...- mormorava la sua bocca soffiando sulla mia pelle – voglio sentirti ... sentire che sei mio ... -

Cercai di parlare ma dovetti soffocare un gemito che rischiava di venire fuori dalla mia bocca troppo forte. Sentivo l'erezione di Koll che si faceva strada dentro di me, le mie mani si aggrapparono alle sue spalle, artigliando forte la sua carne. Lo sentii muoversi piano mentre portava le labbra alle mie e soffocò i miei gemiti con un bacio che mi mozzò il respiro. Lo desideravo da morire, qualunque cosa mi facesse la desideravo, volevo essere avvolto da quel calore che mi era mancato in quelle settimane. Volevo che il vero me fluisse via, che si riappropriasse del mio corpo, che si dibattesse e vivesse.

- Dii il mio nome – mormorò lui al mio orecchio – dillo Seth ... -

Le sue spinte aumentavano, il ritmo era serrato e la mia mente era ormai in balia di quelle sensazioni, non riuscivo quasi più a trattenere i gemiti che prepotenti mi uscivano dalla bocca per finire al suo orecchio.

- Ko...ll – dissi piano, quasi di sfuggita, perduto fra i suoi baci e le sue carezze – Koll ... -

- Seth ... sei ... mio – mormorò prima di afferrare un lembo della mia pelle e cominciare a succhiarlo e baciarlo forte.

Il mio corpo rispondeva a quello di Koll senza opporsi, desideroso ormai di raggiungere l'orgasmo a cui ci stavamo avvicinando. Con un colpo di reni ben assestato lo sbilanciai, ribaltando le posizioni, adesso lui era sdraiato sul letto ed io lo sovrastavo, sentivo il suo desiderio dentro di me e potevo vederlo nella luce che splendeva nei suoi occhi verdi. Non esitai, continuai a muovermi facendolo gemere, sollevò la schiena dal materasso per catturare le mie labbra ancora una volta, muovendo il bacino per accrescere ancora di più quella sensazione. Sentii anche la sua mano farsi largo adesso e posizionarsi in mezzo alla mie gambe, sentire il suo movimento su di me fu troppo, chiusi gli occhi e per impedirmi di urlare morsi con violenza la sua spalla. Lui stringeva la mano sempre più intorno a me ed io torturavo la sua pelle con le labbra e i denti.

- Dimmi che mi ami Seth ...- sussurrò Koll con la voce rotta dal desiderio – dimmi che mi ami ... che sei mio ... che lo sarai sempre –

Mi fermai a guardarlo mentre diceva quelle parole, il suo viso era traboccante di sentimento come non lo era mai stato, era per un amore così che mi ero dilaniato, per un amore del genere avrei potuto piangere tutte le lacrime di cui ero capace. Un amore tanto intenso da paralizzare, proibito tanto da apparire solo dopo il tramonto, un amore che spazzava via il resto con ferocia.

- Koll ... -

L'orgasmo ci investì entrambi con una violenza che dovetti serrare gli occhi e nascondere la testa nell'incavo del suo collo per non urlare, lui si strinse a me con altrettanta forza e si lasciò andare dentro di me. Eravamo esausti, sia nella mente che nel corpo e crollammo come se fossimo state marionette appese a dei fili e quelli fossero stati recisi all'improvviso. Il mio corpo giaceva immobile accanto al suo, sentivo le sue braccia avvolgermi ed il suo naso sfiorarmi una tempia, mi addormentai senza neanche accorgermene.

Quando il giorno dopo aprii gli occhi scoprii di essere solo a letto, mi guardai intorno e notai un asciugamano sporca di sangue, sgranai gli occhio e poi vidi Koll uscire dal bagno.

- Tutto bene? – chiesi con una punta di terrore nella voce.

Quello sorrise tranquillo – certo ... solo un punto saltato ... niente di grave, la ferita si sta rimarginando bene ... ma sai la ginnastica di ieri ha messo la sutura a dura prova – rise – e non solo, guarda la mia spalla! – indicò divertito il segno rosso del sangue pestato dove una volta c'erano passati i miei denti.

Avvampai, non seppi il perché ma mi sentii profondamente in imbarazzo, forse perché non avevo fatto altro che spingerlo via mentre la sera prima alla fine mi ero gettato fra le sue braccia senza un minimo di freno. Far affiorare quei ricordi mi fece distogliere lo sguardo dal suo corpo nudo e cominciai a vestirmi in fretta.

- Seth ... ieri notte... - cominciò.

- Preferirei non parlarne - dissi a denti stretti prima di dirigermi alla porta.

- Come vuoi ma spero tu abbia fatto pace con te stesso – quelle parole mi bloccarono – lo sguardo che avevi ieri lo conosco ... stai di nuovo dubitando di te e di come sei fatto ... non farlo –

Un calore mi esplose nel petto sentendo quelle affermazioni, così annuì ormai certo di essere arrossito, poi mi voltai e lasciai la mia camera. Scesi di fretta in cucina e mi versai del caffè, poco dopo sentii altri passi e voltandomi mi accorsi dell'ingresso di mio cugino Wes. Mi squadrò da capo a piedi e mi dedicò un sorriso degno dello stregatto di Alice.

- Diavolo cugino – mormorai – ti mancano la coda e le orecchie ... cosa ti rende tanto di buon umore? –

Quello rise – tu! Dimmi un po' campione, com'è andata ieri notte? –

- Cosa? – risposi accigliato e a disagio.

- Seth a meno che tu non abbia scoperto il magico mondo dei film porno credo che tu e il tuo uomo abbiate fatto sesso ieri! – avvampai letteralmente senza parole e lui scoppiò a ridere – non si è sentito poi molto ... diciamo che ho origliato –

- Sei un pervertito Wes – dissi posando la tazza e cercando di sfuggirgli.

- Non svicolare, raccontami tutto! Ti ha stretto nelle sue forti braccia? – continuò schernendomi.

- Fottiti – sbottai cominciando a camminare in fretta verso il piano di sopra.

- Corri già da lui? Secondo Round? –

Gli chiusi la porta in faccia e mi ritrovai a fissare il viso di Koll divertito, stava leggendo uno dei miei libri.

- Più tardi faccio un salto dalla tua amica a farmi dare un occhiata ai punti – mi comunicò – farò attenzione –

- Ok –

Ed io? Cosa stavo facendo io? Avevo forse scelto? Di certo non ero pronto a perdere quella gara di velocità mi resi conto, poi fissai il cellulare che vibrava ,il numero era quello di Dominik. Tuttavia non ero pronto neanche a perdere me stesso.

TYLER

- Quindi vi va bene se esco, ragazzi? - chiese mia madre per la terza volta nel giro di qualche ora. Il suo viso sembrava già molto più rilassato rispetto ai giorni precedenti. La lontananza di Luis le stava facendo bene.

- Ma certo, anche noi stiamo andando via comunque. Goditi la serata tra amiche. - rispose Rachel sorridente.

- Fate i bravi e rispondete al telefono. - concluse poi dopo averci dedicato un'altra occhiata rilassata. C'era della profonda bellezza nel semplice atto di riappropriarsi di qualcosa che ci era stata strappata via dall'arrivo di Luis ... come la libertà, appunto. La vidi lasciare la stanza e qualche attimo dopo sentii la porta di ingresso sbattere appena. Ricordavo la discussione avuta con mia madre quella stessa mattina, anche lei era a conoscenza del fatto che ci fossi io dietro quel cambiamento repentino in nostro padre, eppure non aveva scavato oltre, doveva aver deciso di lasciar perdere e andare avanti per il bene di tutti.

- Ti ho visto stamattina ... -

- Mmm? - guardai Rachel confuso.

- Più che altro ti ho sentito, ti sei svegliato e ti sei alzato come se dovessi ancora partecipare agli allenamenti per l'arruolamento ... -

- Certe abitudini sono dure a morire ... - dissi semplicemente.

- Ma per fortuna alla fine muoiono – commentò lei – una volta tanto le nostre speranze non sono andate perse ... lui non ti ha più parlato? -

- No, non dopo il mio incidente. Ad ogni modo la voce giungerà anche a lui, saprà che non sto continuando con gli allenamenti. - ed era quello che volevo, volevo che soffrisse per le mie scelte, che si rendesse conto di quanto quel sogno che stringeva al petto da una vita fosse soltanto suo e non mio.

- Questo è molto più crudele di qualsiasi altra cosa avessi potuto fargli e ne sono felice. - lo sguardo di Rachel era determinato, la vidi prendere la borsa che aveva abbandonato sul mobiletto all'entrata, poi metterla in spalla – dove vai? Esci con Kate? -

Annuii, a dire il vero ero già in ritardo, ma non mi importava molto. Presi le chiavi ed insieme a Rachel uscimmo di casa dopo aver spento le luci.

- Puoi darmi uno strappo? Devo vedermi con Jen e Drew tra poco, casa loro ti viene di strada. - acconsentii ed entrammo in auto. Vidi Rachel lanciare un'occhiata di sbieco alla villa dei Wayright, probabilmente anch'io avevo fatto la stessa cosa senza rendermene conto. Mi voltai subito verso la strada, ma non abbastanza in fretta da lasciarmi sfuggire i due tipi all'ingresso.

- Quel Sean ... - Rachel parlò con voce risentita – gli ha praticamente spiattellato in faccia che se lo vorrebbe portare a letto! -

Quella notizia mi lasciò perplesso, la guardai ma non ci fu bisogno di aggiungere nulla, mia sorella partì come un fiume in piena – Glielo avevo detto io! Certe cose sono chiare come il sole, ma non per quell'idiota, ingenuo di Chris! Credevo che non si sarebbero più parlati quanto meno ed invece no ... era a casa sua adesso e chissà che diavolo di scuse starà trovando per il suo comportamento di merda. Scuse che comunque Chris accetterà, dal momento che è uno stupido idiota. - mia sorella sbuffò.

Continuavo a guidare mentre una sensazione di fastidio mi risaliva lungo il petto. No, mi dissi, non c'è alcuna ragione per cui tu debba prendertela in questo modo, Tyler. Nessuna ragione sensata e tu hai chiuso con le stronzate adesso.

- Forse gli piace ... forse non riesce a liberarsene perché in fondo è felice che Sean gli presti così tante attenzioni ed è perfino pronto a perdonargli di averlo raggirato alla grande. - Rachel si portò la testa tra le mani – mio Dio, ho proprio bisogno di svagarmi altrimenti giuro che li ammazzo. -

- Rachel ... - iniziai per la centesima volta da quando Wayright era entrato nelle nostre vite – temo che tu continui a dimenticare che Wayright è ... -

- Gay. Hai ragione. Lo faccio e non posso più permettermelo. -

Ed io continuavo a dimenticare che non lo fossi, pensai, amareggiato. Per fortuna Rachel scese e finalmente non ci fu più nessun chiacchiericcio fastidioso ad accompagnarmi fino a casa di Kate. Sperai che andassero al sodo quei due se ancora non ci fossero arrivati, Wayright sarebbe rinsavito e avrebbe diretto i suoi sentimenti patetici su qualcun altro, in ogni caso non avrebbe fatto alcun tipo di differenza per me.

Mi sono innamorato di te.

Rabbrividii, soltanto ricordare quelle parole mi dava la nausea. Come aveva potuto arrivare a tanto? In che mondo assurdo viveva? E soprattutto chi gli aveva fatto credere che contasse abbastanza per me da potermi dire certe cose ed aspettarsi che non dessi di matto come avevo fatto? Nessuno. Non io. Io non avevo fatto assolutamente nulla per lui, mai. Niente di verosimilmente affettuoso, era solo sesso, era sempre stato solo quello tra di noi.

Eppure gli sei stato fedele per settimane, mi ricordò una vocina che stentavo a mettere a tacere. Glielo hai promesso, lo hai fatto quella notte al falò e tutto questo pur di non vederlo scappare via da te. Quindi, un po' del tuo ce lo hai messo, Tyler. Forse il pazzo visionario non è lui, ma tu ...

No, non potevo accettarlo. L'avevo fatto perché andare a letto con lui era semplice, non si aspettava niente di niente da me, non mi assillava con stupidi discorsi sulla moda o altre cazzate del genere, lui c'era quando ne avevo bisogno. Ecco tutto.

Ma anche lui ha iniziato a pretendere di più ad un tratto, mi fece notare ancora una volta la voce dentro di me, e tu lo hai accontentato, gli hai dato la sicurezza che fossi soltanto suo, che ti bastasse più di quanto potesse fare una ragazza.

Ero tornato indietro, però, mi dissi dopo con rabbia, lo avevo trattato di merda, avevo fatto sì che non potesse più tornare da me senza perdere tutta la dignità che gli era rimasta e sapevo per certo che non lo avrebbe fatto, che non sarebbe mai caduto così in basso, perché purtroppo lo conoscevo abbastanza poterlo affermare con sicurezza.

Con quei pensieri in testa avevo raggiunto il quartiere in cui viveva Kate. Sorrisi al pensiero che tutto stesse tornando alla normalità per me, forse anche meglio del solito, visto che Luis non mi sarebbe più stato tra le palle. Stavo per uscire con una delle ragazze più belle di tutta la California con ogni probabilità, non mi sarei dovuto nascondere da niente e nessuno con lei, anzi avrei potuto mettermi e metterla in mostra. Era quello che volevamo entrambi, dopotutto. Il vecchio Tyler che mi era tanto mancato.

Suonai il citofono e attesi per qualche attimo, poi il viso bellissimo di Kate sbucò dalla porta, ammiccante come sempre.

- Scusa il ritardo. Ho dovuto portare mia sorella dalle sue amiche – le dissi con la migliore espressione convincente sul volto, quella rise e in un attimo mi trascinò dentro.

- Qual è il problema? Abbiamo un sacco di tempo davanti. I miei non ci sono oggi – gongolò – sono andati ad accompagnare mio fratello ad una gara di surf e rimarranno via per la notte. -

- Interessante – no, capii che non lo era o che quanto meno non stavo reagendo nel modo giusto – credevo che volessi fare un giro in centro ... -

Kate si strinse a me, facendo aderire i suoi seni generosissimi contro il mio petto – per quello c'è sempre tempo, mentre i miei genitori mancano soltanto una volta. Direi di approfittarne. - sussurrò ad un centimetro da me prima di baciarmi con passione. Risposi al bacio stringendola ancora di più contro il mio corpo, Kate stava fremendo e sospirando senza ritegno, la spinsi contro il divano senza smettere di baciarla. La sua mano scivolò lungo le mie spalle, fino a scendere in basso, sul mio sedere, lo stesso stavano facendo le mie. La presi per i fianchi, la mia coscia le impediva di chiudere le sue mentre iniziavamo a liberarci dei nostri indumenti. Il suo reggiseno in pizzo nero si slacciò sotto i miei tocchi precisi ed esperti, aveva un bellissimo seno, lo sapevo, l'avevo visto in spiaggia, ma nonostante lo accarezzassi qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto.

Panico. Le sue mani scorrevano sui miei jeans, poi sulla cerniera, la stava tirando giù, poi si intrufolò. Cercai di concentrarmi su tutte quelle sensazioni, sulla sua bocca carnosa contro la mia, la sua saliva calda, il suo corpo formoso e morbido che provocava il mio, stringendosi contro.

Niente. Panico totale. C'era qualcosa che non andava lì sotto ed io non riuscivo a capirne il perché. Lei era bellissima, il suo corpo era fantastico e i suoi movimenti perfetti.

- Kate ... -

Lei sorrise appena – Tranquillo, va tutto bene. So che hai avuto un sacco di esperienze, devo solo impegnarmi di più – la vidi ammiccare, poi scese giù, i suoi occhi azzurri mi guardavano, era terribilmente sexy, porca puttana, allora perché il mio amico non voleva collaborare?

Era assurdo ... no, doveva essere un incubo, pensai, quando la sua bocca iniziò a succhiare ed il panico non cessava di attanagliarmi. Niente. No, non era possibile, stavo per dare di matto. Mi concentrai, cercai di isolarmi da quei pensieri spaventosi, di concentrarmi unicamente su quella sensazione di umido e calore insieme, di quelle mani che si muovevano insieme alle sue labbra in un'armonia perfetta. Ma non c'era niente di salvabile, mi resi conto che i brividi che mi pervadevano erano dovuti al disgusto e realizzarlo fu sconcertante. Non so quanto tempo trascorse, ma fu tutto inutile. Il mio ex amico non voleva collaborare.

- Ehi ... senti ... -

Kate sollevò appena il viso da lì – Può capitare, sta tranquillo – sorrise ancora come se niente fosse e quel gesto mi fece incazzare ulteriormente – sei teso, hai parecchie cose a cui pensare, no? Gli allenamenti ... va tutto bene. -

- Non va tutto bene – smentii le sue parole e mi alzai da lì, tirandomi su la zip. Mi sentii subito meglio, ma non abbastanza da riuscire a mandare via quella delusione cocente. Non mi era mai successo prima di allora, non avevo mai fatto cilecca in vita mia, neanche con delle tipe tutt'altro che attraenti come Kate.

Vergogna. Ecco cosa provavo ... una terribile vergogna senza fine.

- E dai, non prendertela ... vuoi una birra? Parliamo un po', usciamo se vuoi ... possiamo provarci più tardi. -

Quella accondiscendenza mi faceva andar fuori di testa – Cosa? Con te? Andiamo, quello era il meglio che sapevi fare? Che tristezza. Ed io che credevo ne valesse la pena ... - Kate rimase immobile, incredula – lasciamo perdere, ti prego. Ho di meglio da fare che starmene qui. -

- Sei un bastardo ... - disse in un sussurro prima di scoppiare in lacrime.

- Già. Scommetto che lo sapevi questo. Eppure eccoti qui, con me. - il mio sguardo era infuocato. La detestavo, doveva essere colpa sua, non potevo credere che qualcosa fosse cambiato in me ... non potevo semplicemente.

- V-vattene via ... lasciami da sola! -

Lo feci con enorme gioia nel cuore. Lasciai quella casa, i miei passi si stavano tramutando in una corsa a perdifiato verso la mia auto. Era un incubo ... non poteva essere vero, che cosa diavolo mi era successo?

Doveva essere stato Wayright. Andare a letto con lui aveva cambiato qualcosa in me, eppure sperai che mi stessi sbagliando. Forse ero teso, avevo avuto una settimana spaventosa sotto ogni punta di vista, ma la mia vita aveva sempre lasciato molto a desiderare e prima di allora non avevo mai avuto problemi a scoparmi una tipa.

Senza rendermene conto stavo tornando a casa, il motore della mia auto rombava rabbiosamente. Che cos'avrei fatto a quel punto? Strinsi lo sterzo con rabbia, non avevo mai immaginato un finale di serata così deludente. Forse avrei dovuto impegnarmi di più, concentrarmi, occuparmi del suo corpo, forse avevo bisogno di più tempo quella volta. Era troppo tardi ormai, avevo mandato tutto a puttane, ma ci avrei riprovato ... non poteva finire in quel modo, io non ero quello.

Ero Tyler Bradbury, le ragazze facevano la fila per venire a letto con me perché sapevano che non le avrei mai deluse. Invece ... invece adesso. Urlai, stavo andando fuori di testa, colpii lo sterzo con violenza. Era tutta colpa sua, pensai, Wayright mi aveva mandato in pappa il cervello, non c'era altra soluzione.

Smontai dall'auto, lui era ancora lì, intento a parlare con un Sean che rideva a crepapelle. Puoi guardarlo, ma soltanto un attimo, mi concessi. Lui non si voltò, Sean invece rispose al mio sguardo, ma non mi importava. Le spalle di Wayright, la sua vita stretta, le gambe magre ma muscolose. Immaginai di averlo sotto il mio corpo, quel viso abbronzato, gli occhi verdi e luminosi e quelle labbra .. quella labbra piene e piccole, perfette.

Il mio amico era ancora in vita, mi resi conto, la mia erezione si scontrava con il tessuto stretto dei jeans, facendomi male. Quella rivelazione mi rese anche più disperato di prima. Chiusi la porta di casa dietro le mie spalle e mi ci spiaccicai letteralmente sopra.

Quel bastardo se lo era portato a letto ... anzi, era più probabile che fosse stato Wayright a portarsi a letto Sean. Immaginai che quel bastardo non vedesse l'ora, lo aveva raggirato alla grande, eppure il buono e caritatevole Chris lo aveva perdonato. Rachel doveva avere ragione ... forse Sean non gli era indifferente come mi era sembrato ... forse voleva soltanto divertirsi e non pensare più a quello che era successo tra di noi.

- Che cazzo te ne importa comunque ... - mi dissi, mentre mi dirigevo in stanza e sbattevo la porta dietro le mie spalle. Ero stanco e teso, avevo bisogno di riposare e riprendermi da quella settimana turbolenta, poi ogni cosa sarebbe andata bene, ogni tassello sarebbe andato al posto giusto proprio come doveva essere.

Mi svegliai madido di sudore. L'avevo sognato. I gemiti di Chris mi rimbombavano ancora nelle orecchie quando mi misi seduto e cercai di mandar via la sensazione delle sue mani sul mio corpo. Stavo rabbrividendo, mi guardai intorno e per un attimo pensai che me lo sarei ritrovato a letto, tutto nudo e assonnato.

No, dovevo smetterla, stavo impazzendo e non potevo permetterlo. Mi resi conto di aver caldo nonostante i brividi, aprii la finestra ma non bastò. Che ore erano? Ero andato a dormire troppo presto, non mi sorprendeva che non fossi riuscito a dormire per tutta la notte. Erano le quattro del mattino quando uscii di casa per fumarmi una sigaretta.

Era un'abitudine consolidata anche quella, sapevo che Luis non c'era e non avrebbe più potuto rompere, ma il mio corpo agiva sempre prima dei miei pensieri, così mi ritrovai fuori, appoggiato allo steccato che delimitava la mia casa dalla strada, gli occhi lontani, verso quel puntino rosso che si illuminava appena oltre la siepe dei Wayright. Per un attimo immaginai cosa avrei fatto se Chris si fosse avvicinato a me, ma quei pensieri lasciarono subito il posto al riconoscimento della figura scura in avvicinamento adesso. Era il tipo ferito che Seth si era portato a casa. Il suo ragazzo o quello che era mi fissò con attenzione prima di sorridere e gettare il mozzicone della sigaretta in strada.

- Tu sei quello che mi ha portato a farmi ricucire – non era una domanda, solo una costatazione.

- In persona ... non pensavo fossi ancora qui in giro. Wayright ha deciso di adottarti? - gli chiesi vedendolo ridere appena.

- Forse ... nessuno ha ancora deciso niente, per questo sono qui. Per assicurarmi che decida bene. - i suoi occhi brillarono per un istante, non doveva essere semplice liberarsi di un tipo del genere.

- Buona fortuna allora. -

- E tu? Che ci fai in piedi a quest'ora? Cos'è che non fa dormire te? - lo guardai con attenzione, non mi aspettavo nessuna domanda, forse quel tipo aveva voglia di parlare, ma di certo aveva sbagliato persona.

- Incubi, pensieri, fallimenti personali ... le solite cose di cui a nessuno importa niente – dissi sbrigativo, poi gettai ciò che rimaneva della mia sigaretta lontano e mi apprestai a rientrare.

- Eri con Chris ... - sentire il suo nome così inaspettatamente mi fece raggelare, mi voltai verso di lui – mettiamo caso che volessi darti una consiglio ... -

- Mettiamo caso che non ne avessi bisogno – lo interruppi subito.

- Mettiamo caso che io volessi comunque dartelo. I Wayright sono problematici, l'avrai capito anche tu ormai. Quel tipo che gli sta dietro ha capito che tasti premere ... -

Stava parlando di Sean ovviamente – Buon per lui allora. - non sapevo dove volesse andare a parare, non mi importava neanche l'idea che potesse aver capito cosa c'era stato tra Chris e me, davvero, mi sentivo sfiancato, non avevo più voglia di prendermi in giro e negare l'evidenza per quella mattina.

- No, per lui non ci sarà mai nulla di buono se tu apri gli occhi. Noi due siamo persone di merda, siamo immeritevoli, abbiamo fatto del male e a volte anche intenzionalmente, ma questo dolore non è possibile da dimenticare ... noi siamo impossibili da dimenticare. -

- Ma io voglio essere dimenticato. -

- Non credo ... nessuno vuole essere dimenticato – il tipo rise appena – e poi non dimenticare, anche loro ci hanno fatto del male in un modo o nell'altro, forse senza rendersene conto, ci hanno posti di fronte ad un bivio, ci hanno costretti ad accettare vie che non avremmo mai creduto di poter percorrere. Ci hanno fatti crescere ... e crescere, nel bene o nel male, è sempre doloroso. -

Non permisi a quelle parole di raggiungermi, avevo chiuso con tutto quello, lo avevo fatto una settimana fa, nel bagno di quel locale, quando Wayright aveva creduto di potermi intrappolare con quelle parole.

- Spreca la tua voce con qualcuno che ha ancora orecchie per ascoltare, non con me. - un altro sorriso a cui non badai, continuai a camminare fino a quando non rientrai in casa.

NOTE DELLE AUTRICI: Buon pomeriggio a tutti ^^

speriamo di sentirvi numerosi u_u giusto per capire cose ne pensate di come stia andando la storia! In effetti in questo capitolo specialmente c'è parecchio da dire, non vediamo l'ora di sentire i pro Dom e i pro Koll xD sperando di non veder scorrere del sangue!
E Tyler, povero piccolo Tyler con grandi problemi disfunzionali (BEN TI STAAAAA!!!! urlerebbe qualcuno) eheheh
- BLACKSTEEL -

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