โžฃ The daughter of Sirius Blac...

By chiaa1bam

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AVVISO
๐…๐ˆ๐‘๐’๐“ ๐๐€๐‘๐“
Capitolo 1: A casa Caroline
Capitolo 2 : Origliare una riunione top secret
Capitolo 3: Questioni di Casa
Capitolo 4 : Come primo giorno non c'รจ male
Capitolo 5 : La coppia che scoppia
Capitolo 6: Sabato e domenica
Capitolo 8: Charlie, lo studioso di draghi
Capitolo 9: Grandioso addio
Capitolo 10: Visita al Ministero
Capitolo 11: In morte di Sirius Black
๐’๐„๐‚๐Ž๐๐ƒ ๐๐€๐‘๐“
Capitolo 12: Una lettera inaspettata
Capitolo 13: C'รจ qualcosa di strano in Draco
Capitolo 14: Segreti
Capitolo 15: Saper andare avanti
Capitolo 16: Il capovolgersi dei momenti
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Author's Space
Author's Space 2

Capitolo 7: Necessitร  di un esecito

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By chiaa1bam

Il fuoco a quel punto scoppiettava abbastanza e riscaldava per bene tutta la grande sala comune e chi in quel momento si trovava lì. Molti dopo la partita, specialmente noi giocatori, andammo a riposare per un pò. Quando mi risvegliati, me ne stetti sul grosso tappeto a studiare l'ultima lezione di Storia della Magia e la stupida teoria di Difesa contro le Arti Oscure. Non era per niente quello che avevo immaginato al mio arrivo ad Hogwarts; insomma, bisogna usare la magia, no? Sventolare in aria, anche in maniera scorretta, le bacchette e dicendo qualche impronunciabile incantesimo. Purtroppo le cose non erano così, dato che mi sentivo letteralmente all'asilo. Per questo non ero l'unica che pensava ci volesse qualcuno o qualcosa che potesse aiutarci. «Potrei davvero imparare qualcosa da questi libri per bambini, troppi pochi dettagli e nessuna nota in più sugli argomenti e spiegazioni davvero elementari».

Un languorino improvviso mi interruppe dal maledire mentalmente la Umbridge da qualsiasi cosa. Il mio stomaco brontolava come non mai, fortunatamente il banchetto del cena si teneva tra pochi minuti. Di corsa, salii per le scale a chiocciola fino alla mia stanza per posare i libri e successivamente bussare a quella di Fred nell'altra torre. Non lo avevo visto dalla fine della partita, sparito dentro la sua camera. Bussai un paio di volte, prima che Lee Jordan mi aprisse.

«Hey splendore, cerchi Weasley?» il ragazzo mi sorrise smagliante. Al mio cenno di sì con a testa si fece da parte «Entra pure, sta dormendo. Non dirgli che ti ho fatto entrare» disse prima di scappare via. Risi divertita. Lee Jordan era un tipo simpatico, animo della festa e soprattutto il miglior cronista che Hogwarts poteva avere. Lo avevo conosciuto di recente, a fine partita era giunto nella piccola stanza da cui entravamo in campo. («Complimenti davvero! Sono Lee Jordan, il cronista» mi aveva stretto la mano energicamente «Sarà stato davvero difficile risalire sulla scopa dopo quello spintone». «Non me lo aspettavo, ma mi sono rialzata» affermai con un sorriso soddisfatto. «Lo credo bene. Zambini è tutto muscoli e un piccolina come te poteva davvero rimetterci la pelle».)

«Fred, amore, andiamo a cena?» domandai inoltrandomi nel dormitorio maschile. Fortunatamente lui era l'unico ad esserci. Mi avvicinai e sedetti al suo letto scorgendolo ancora dormiente, come Lee mi aveva preannunciato ed io avevo immaginato. Aveva la camicia aperta che mostrava il succhiotto che gli avevo lasciato sabato sulla sua clavicola. Il muscoli del viso erano rilassati, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta. Respirava rumorosamente, mentre il petto faceva su e giù in maniera evidente e le mani erano portate entrambe sul busto. Sembrava davvero nel pieno della sua dormita e svegliarlo mi sarebbe costata una piccola vendetta da parte sua. Mi limitai a posargli un lieve bacio sulla fronte e mi alzai per andarmene, però la sua mano mi trattenne. Mi girai verso la sua direzione notando che i suoi occhi erano semi aperti e sorridenti. «Buongiorno» mi augurò con voce impastata.

«Buongiorno dormiglione, hai dormito un sacco lo sai?» lo presi in giro con un sorrisetto. «Solo un paio di ore, no?» si chiese. «Volevi dire quasi quattro ore. Non hai neanche pranzato, figuriamoci fatto i compiti» lo corressi puntando l'indice sulla punta del naso. Lui, con un veloce movimento, mi mise a sedere sulle gambe circondandomi i fianchi. «Mi passerai tu i compiti, no? Almeno gli appunti» disse cercando di convincermi. Avevo risposto in maniera molto vaga alla sua domanda. Io e Fred raggiungemmo velocemente la Sala Grande, più per il fatto che lo tirassi dal polso io che altro. Quando ci sedemmo trovammo già tutti a mangiare, con i loro piatti colmi di buonissime pietanze, al solito.

«Hey ragazzi, vedo che siete arrivati alla buon ora!» George ci sorrise, guardando il fratello assonnato e con i capelli più arruffati del solito. Cercò di sistemare la cravatta di Fred al meglio, scuotendo la testa. «Sempre il solito post partita, eh?». «Tranquillo fratellino, è a posto. Piuttosto,» Fred divenne improvvisamente più pimpante «Chi porterete alla festa di Natale?».

«Volevi dire il grande ballo?» Hermione lo corresse «Quello prima delle vacanze». «Esatto, proprio quello. Con chi ci andate?» domandò, guardando specialmente i ragazzi. Il discorso tra di loro continuò per un paio di minuti, rumorosi come al solito. («Non fare il furbetto Fred, solo perché tu hai la ragazza con cui andarci non significa che devi prenderci in giro» George gli diede una piccola spinta col gomito, ma Fred affermo tutto il contrario: «Certo che no! Tu con chi ci vai, eh George?» di nuovo chiese. George, fiero di lui, fece il nome del capitano della nostra squadra di Quidditch. «Gliel'ho chiesto negli spogliatoi prima di tornare ad Hogwarts».)

«Ah! Il ballo!» Ginny esclamò con un enorme sorriso, ormai giocando con il cibo rimasto nel piatto. Tra quelli che avevano parlato del ballo, lei era di sicuro quella più affascinata, ma questo lo rendeva strana agli occhi di tutti noi, specialmente quelli di Ron. Il ragazzo, ogni volta, la osservava con uno sguardo misto tra il disgusto e il dubbio. Lanciò un piccolo sguardo a me e ad Hermione per capirci qualcosa di più. Gli sussurrai il fatto che Harry gli avesse chiesto di andarci insieme come amici e quello rimase sorpreso. «Davvero?» sussurrò, sporgendosi appena in avanti con una faccia allibita. Persino lui smise di mangiare: si aspettava che lo avesse chiesto a Cho Chang. Quando terminammo di cenare, la rossa mi tirò per il polso andando da una parte all'altra del corridoio con occhi sognanti. Guardai Hermione in segno di aiuto, ma lei alzò le spalle. «Non ho idea di che dirle» mi disse.

Distaccato da tutto il resto dei presenti, Harry rimaneva pensieroso. Lo aveva dichiarato di fronte a noi che doveva pensare a qualcosa di importante che avesse a che fare con il nostro apprendere gli incantesimi. Lui era quello che più di tutti, l'aveva con la Umbridge. «Sta tranquillo Harry» lo distrarsi dal suo incessante riflettere «Troveremo sicuramente una soluzione». Poi, mi alzai, avendo finito di mangiare.

Arrivati in sala comune, mi sedetti con le due ragazze del nostro gruppo davanti il camino, con sguardo perso, finché Ginny, i cui occhi ancora brillavano per la contentezza del momento disse: «Hermione, tu con chi vai al ballo quest'anno?» le chiese «Ora che non vai con Krum?». «Qualcuno mi ha chiesto di andarci con lui, in realtà. Ma non ti dirò nulla perché so che mi prenderesti in giro fino alla morte. C'è altro a cui pensare, ovvero a trovare un posto dove la Umbridge non possa arrivare. Ci serve un esercito, qualcuno che ci insegni gli incantesimi e dato che non abbiamo molto tempo, dobbiamo pensare ad un luogo facile, sicuro e a prova di Umbridge».

Io e Ginny ci guardammo con fare pensoso. C'erano posti ad Hogwarts che potevano fare al caso nostro? Forse sì: bastava saper cercare bene o sapere certe cose. Sia io che la rossa rassicurammo la riccia, dicendole che ci avremmo pensato al più presto. La mattina successiva iniziammo a fare un breve resoconto dei luoghi ad Hogwarts. Hermione aveva preso una grossa mappa della scuola, ed io avevo chiesto in prestito la Mappa del Malandrino per qualsiasi possibile scorciatoia, ma nulla di particolare che potesse davvero essere utile, fin quando non mi venne un'idea.

«C'è un posto!» dissi all'improvviso, quasi spaventano le due ragazze sedute al tavolo a fare colazione «Possiamo...» quando la riccia mi sovrastò con un'altra affermazione altrettanto brillante. Certo, Hermione era stata un genio ad aver scelto un posto come il Testa di Porco: era un posto di cui nessuno avrebbe mai sospettato, ma un improvviso intervento di Neville cambiò velocemente la sede dove presto avremmo imparato a fare tutti quegli incantesimi che ci sarebbero serviti per la vita. Hermione era rimasta al dir poco incantata. Disse qualcosa a Neville sul fatto che avesse trovato un posto così speciale. Evidentemente i gemelli non erano stati gli unici a scoprire della Stanza delle Necessità.

«Bravissimo Neville...» disse, ed io mi lasciai scappare uno sbuffo, alzando gli occhi al cielo. «Se mi avesse lasciato parlare» sospirai. «Tu non ne sapevi niente, eh Caroline?» sentii Ron sghignazzare a pochi centimetri da me, tenendo le braccia conserte e il viso basso per non farsi vedere, dietro alla riccia ancora presa ad osservare il posto in cui eravamo andati a finire. «Certo, se mi avesse lasciato spiegare ci saremmo venuti anche prima, ma sai com'è» dissi al ragazzo. Quello si voltò verso di me e mi diede ragione con un cenno del veloce del capo. Hermione, a volte, aveva la strana tendenza di decidere tutto lei in maniera improvvisa a fin troppo logica, a volte facendosi sfuggire qualche dettaglio, che se notato prima, faceva davvero la differenza. Ma ovviamente non lo avrebbe mai saputo.

Passammo un paio di ore ad esercitarci con qualche incantesimo più semplice. Stavamo partendo dalle basi, principalmente dagli schiantesimi, i cosiddetti a-b-c di un mago. Expelliarmus e Stupeficium volarono di qua e di là per la grande stanza, in attesa che ci fossero i risultati che volevamo ottenere. Ognuno di noi aveva la consapevolezza, ed Harry continuava a ripeterlo fino alla morte, che i grandi maghi, prima di essere tali, erano tutti studenti di Hogwarts, che avevano dato il massimo per essere grandiosi: se loro ce la potevano fare, allora perché non potevamo farcela anche noi? Naturalmente, non era la stessa cosa. Insomma, quanti studenti di Hogwarts si erano mai nascosti dagli occhi di tutti per imparare a difendersi da soli perché i loro insegnanti o solo alcuni non volevano o potevano farlo? Forse non era mai successo nella storia della magia, o magari sì, ma per tanto tempo quell'assetto fu più che fruttuoso per noi, almeno fino al ballo del ventidue dicembre.

Quel pomeriggio meno uggioso degli altri aveva accolto l'ultima lezione dell'Esercito di Silente prima delle vacanze natalizie. Avevamo consolidato la maggior parte delle cose che avevamo imparato, pronti per tornare a gennaio con nuovi incantesimi. Harry fece i suoi complimenti a tutti quanti per il nostro lavoro e dopo un piccolo applauso fummo liberi di andarci a preparare per il ballo. Corsi subito in camera, con la paura che non avrei mai finito di fare tutto quello che avevo in mente anche se c'era del tempo. In quel momento avevo la stessa ansia di Ron quando vedeva un piccolo ragnetto da qualche parte nel cortile della scuola, orribile.

«Hey furia! Non dovresti correre così tanto, hai tutto il tempo che desideri» Ginny entrò nella stanza rimanendo scioccata nel vedere la scena. Il mio vestito era già appeso e pronto da mettere e accanto le scarpe; sul letto erano sparpagliati in maniera più o meno confusionaria tutti i cosmetici che mi servivano e mollette per capelli. «Sono solo le sette Ginevra Weasley. Non abbiamo molto tempo!» urlai quasi istericamente. Quel ballo era il primo a cui partecipavo ; oltre a divertirmi, volevo fare bella figura e desideravo che tutto fosse perfetto. Mi asciugai velocemente con il grande accappatoio verde menta, guardando il vestito che avrei dovuto indossare per l'occasione.

«Questo è il vestito che ti ha spedito tuo padre?» mi domandò la rossa per cambiare discorso e allentare un pò la mia tensione. «Sì, ce ne sono anche altri nella scatola lì, me ne ha presi tre se non sbaglio» affermai «Non capisco se è per il fatto che voglia davvero darmi la possibilità di scegliere, o se ne abbia presi così tanti per farsi perdonare. In qualche modo, forse, vuole alleviare la sua colpa per non esserci stato per tutto questo tempo e darmi quello che non ha mai potuto in tutti questi anni. Gli avevo detto che capivo bene la situazione, anche se ero rimasta triste della cosa. Comunque...» alzai le spalle.

«Deve essere stato difficile non aver avuto i tuoi accanto per tutto questo tempo. Forse è stata dura anche per lui e ti fa regali perché al momento non può assicurarti nient'altro. È un buon metodo secondo me» Ginny mi sorrise e rise guardando verso la mia direzione; io feci la stessa cosa, sedendomi qualche minuto per osservare nuovamente l'abito. «Secondo te piacerà a Fred?».

«A Fred? Beh, lui ama le cose che brillano. Più scintillanti sono, meglio è. Fino ad oggi si chiedeva come ti saresti preparata e che aspetto avresti avuto. Sembra davvero molto innamorato, ma anche molto paranoico».

«È la conseguenza di essere innamorati di qualcuno. Non fai che pensarci notte e giorno, per qualsiasi cosa, pure per la cosa più stupida. Poi, appena ce l'hai davanti, quella persona, tutto sparisce improvvisamente. L'amore è una cosa strana» dissi.

«Ti senti così quando pensi a Fred? Paranoica e pensierosa e poi libera improvvisamente?» Ginny mi domandò non staccando gli occhi dal vestito appeso davanti gli occhi, passando velocemente a quelli nella scatola. D'istinto, feci un sorriso e mi alzai. Presi uno di quelli ancora piegati, e tra i due ne scelsi uno porgendolo a lei. «Provalo. Poi mi racconti perché quel muso lungo» dissi.

Tolsi il mio vestito dalla gruccia, indossandolo una volta e per tutte e guardandomi allo specchio fui abbastanza soddisfatta. Quel vestito, non era scollacciato da mostrare le mie forme o con ricami fin troppo eleganti per essere messo ad un ballo di scuola. La sottoveste era di un rosa pallido, a bretelle con una scollatura a barca, si gonfiava sotto rimanendo comunque molto morbido. Sopra di essa, uno strato sottile di tessuto semi trasparente la copriva totalmente pieno di piccoli brillantini. Le maniche erano lunghe, leggermente bombate sulla fine, così come lo era la parte sulle spalle, chiudendosi poco prima del bordo.

«Ti sta benissimo!» l'improvvisa voce di Hermione mi fece voltare verso la porta. La riccia era appena arrivata per indossare il suo vestito, a detta di Ginny, pur essendo quello usato per il Ballo del Ceppo, in occasione del Torneo Tre Maghi, era molto bello. «Aspetta! Ferma!» la ripresi prima che potesse aprire la sua valigia, beccandomi un'occhiata quasi minacciosa da parte sua. «Non ho lasciato che Ginny mettesse quello dell'anno scorso, non posso permetterlo neanche a te» corsi a prendere il vestito sul fondo della scatola e glielo porsi «Prova questo».

«Fidati di lei. Sono al dir poco fantastici questi vestiti. Provalo» Ginny balzò fuori dal piccolo separè in un angolo della stanza, ancor prima che Hermione potesse ribattere. La stessa ragazza si sporse di poco per vedere cosa stesse indossando la ragazza e vide il vestito rosso che avevo scelto per lei. Anche quello era un vestito molto semplice. Non aveva nulla di particolare, ma nel complesso era il migliore in eleganza. Era senza spalline, lasciava scoperta tutta la parte del decoltè e aveva una modesta scollatura a cuore. In vita era stretto e fasciava bene l'addome, divenendo largo sulla gonna dove c'era uno spacco quasi invisibile, ma d'effetto.

«Allora? Che ne pensi signorina Granger, sei sicura che tu non voglia provarlo?» sia io che Ginny ridemmo nel vedere il dipinto dello stupore sul suo viso. Si arrese, alzando le mani verso l'alto. Si convinse della cosa e andò a provarlo dietro il separé nell'angolo tra il mio letto e quello della Johnson. Sia io che Ginny la prendevamo in giro perché finalmente avremmo visto una donna in tutta la sua eleganza. Effettivamente Hermione era l'incarnazione di una perfetta principessa, sia nel modo di muoversi che nel modo di indossare quel vestito lilla perlato che le donava tantissimo. Si trattava di un abito le cui spalline erano sottilissime e si allacciavano dietro il collo. I due lembi di tessuto di forma triangolare si univano in una lunga fascia che avvolgeva magnificamente il suo addome. La gonna si apriva a ventaglio fino al pavimento.

«Sei splendida» ammisi, ammirando quanto quella ragazza, all'apparenza topo di biblioteca, fosse stupenda. Sorrisi ampiamente, finendo di acconciare i capelli lasciando che prendessero una forma ricurva. Una volta che tutte e tre fummo pronte, scendemmo in sala comune, dove già c'era un clima da festa. Alcune delle coppie si stavano già dirigendo verso la Sala Grande, lo stesso facemmo noi pensando che i nostri cavalieri fossero lì ad aspettarci. Li raggiungemmo presto, trovandoli proprio davanti l'entrata, accento la grande porta. Erano tutti così carini con i loro smoking e i mantelli stirati. Persino Ron faceva figura con un nuovo abito che non fosse antico.

«Buonasera fanciulle» esordì George facendo appena un inchino. «Ciao ragazzi! Siete elegantissimi» ricambiai il suo saluto con un plié. Guardato subito Fred alla mia destra, il quale Abeba la bocca leggermente aperta e avrei giurato anche un filo invisibile di bava. «Chiudi la bocca o entreranno le mosche» posai un dito sotto il suo mento, affinché la bocca fosse chiusa, trattenendo una risata. «Scusami tanto, amore, ma sei davvero stupenda stasera» disse le ultime parole in un sussurro.

Senza aspettare qualcun altro, finalmente facemmo il nostro ingresso dentro la Sala Grande. All'interno di essa c'erano già molti studenti. Certuni si sporsero curiosi non appena potei sentire il tacco della mia scarpa battere sul pavimento marmoreo. Il fatto che mi sentissi a disagio fu inevitabile, fortunatamente avevo al mio fianco l'unico che potesse darmi sicurezza, mentre le mie gambi cominciavano a tremare per l'emozione. Credo che nessuno si aspettasse di vedermi in quel modo, data la mia fama per essere una persona con un pessimo carattere e da secchiona. Per tutto il percorso di fronte al tavolo, c'era un susseguirsi di voci. Poco lontano avevo sentito dire «Quella è la Black?» da alcuni Serpeverde rimasti senza parole. «Non preoccuparti» Feed mi strinse la mano «Sei stupenda, molto più di questa gente invidiosa».

La cena prima dell'apertura delle danze mi aveva dato la grande opportunità di osservare l'ambiente in cui mi trovavo con particolare attenzione. I nove alberi di natale, decorati tutti dal professor Vitious, erano grandi e ricoperti di sottile neve bianca. Quattro per lato ed uno al centro dove di solito si trovava il ta dei professori. Ai muri, incantati come se fossero quelli di un palazzo di ghiaccio erano anch'essi decorati e delle luci illuminavano lo spazio adepto al ballo. Lo raggiungemmo subito aver finito di cenare, dando inizio alle danze. Avendo imparato nelle settimane precedenti i giusti passi, dando sfoggio delle nostre abilità con orgoglio, mettendo da parte lo stress delle ultime settimane. Sulla pista da ballo ci stavamo divertendo come non mai variando dalla musica classica a quella più ritmata. Non me ne sarei mai andata da lì se non fosse che Fred aveva avuto una delle sue idee.

Dopo aver quasi perso un polmone per esserci scatenati così tanto, percorremmo la strada per il nostro dormitorio senza che nessuno lo sapesse. Avrebbero fatto due domande accorgendosi della nostra assenza, ma non sembrava essere importante in quel momento. «Piaciuta la festa? Che ne dici se finiamo in bellezza?» chiese. La sua mano mi trascinò verso camera mia, chiudendo la porta a chiave. Senza che me ne rendessi conto, le nostre labbra si unirono in un bacio sempre meno casto. Il sapore del liquore preparato da Hagrid e quello del dolcetto all'arancia che avevamo poco prima degustato tra un ballo e un altro erano gli unici sapori che potevo sentire; mentre le sua mani tenevano delicatamente il mio viso in cerca di maggiore contatto. Nel farlo, la mia schiena venne ad appoggiarsi sulla parete fredda della torre. Dalle mie labbra, si spostò verso la mandibola e poi verso il collo, respirando irregolarmente. Presi a sbottonare la camicia e il papillon intorno al collo, trovando che fosse d'impaccio, ridendo perché una cravatta sarebbe stata più facile da sciogliere. «La prossima volta una bella cravatta» pensai. Nel frattempo, Fred decise di aprire la piccola cerniera invisibile del mio vestito, forse un pò a malincuore perché gli era davvero piaciuto, togliendo poco alla volta lo strato trasparente pieno di brillantini, lasciandomi solo con la sottoveste.

Sapevo quello che stava per succedere, non ero davvero così stupida; era chiaro dove Fred volesse andare a parare. Probabilmente me lo sarei aspettato meno veloce di com'era in realtà, ma non ero per nulla in ansia o spaventata della cosa. Insomma, era più che normale. Dalle coccole che noi amavamo tanto saremmo passati a qualcosa di più serio, n'ero già consapevole. Quello di cui ero rimasta stupita in quel momento era che Fred fosse sdolcinato, delicato e mi trattasse come se fossi un' ampolla di vetro. Romantico come non lo avevo mai visto prima d'allora. Rese quel momento davvero speciale per me.

«Ti amo Fred Weasley» dissi, credendo che ormai fosse quella più vera tra tutte le mie certezze. Perché era capace di farmi stare bene; potevo fidarmi ciecamente di lui, anche se avesse voluto rapinare la Gringott nel bel mezzo della notte e tornare ad Hogwarts il giorno dopo con le tasche piene di galeoni, o peggio, fare un tour nella Foresta proibita senza sapere che direzione prendere. Il che era del tutto assurdo.

«Anche io ti amo Caroline» disse. «Prima che possa succedere qualcosa questa notte, e ciò è molto probabile, vorrei chiederti se è tutto ok. Mettendo da parte il fatto che il consenso è molto importante, non abbiamo ufficializzato tanto la nostra relazione, io non ti ho neanche chiesto se volessi essere la mia ragazza perché pensavo fosse banale da chiedere, ma non è così. Per dire, adesso è diventata importante e devo risolvere la cosa». Fred smise di riempire la mandibola di baci per fare quel discorso. Mi misi seduta ad ascoltarlo. «Vorresti dire che non ti spingeresti mai oltre con me se prima non chiarissimo il fatto che stiamo insieme ufficialmente, è così?». «Certo che no, sei l'unica con cui sta succedendo questo, davvero. Era solo un modo per dirti che volevo chiarire questo punto».

«Hai chiarito» lo interruppi.

Un bellissimo sorriso spuntò sul suo volto, quando si trovò volto di sorpresa per un bacio che gli stavo rubando. Da lì niente più freni, solo la nostra voglia di vivere insieme un momento così importante. Era un enorme passo, che neanche le più severe delle raccomandazioni potevano impedire. Un atto d'amore, semplice nella sua complessità eppure così indimenticabile, da far venire i brividi e rimanere per giorni sulla pelle. Non sapevo come avrei mai potuto controllare i miei istinti, tanto meno quelli del ragazzo dall' arruffata chioma fiamma che stava di fianco a me sulle coperte stropicciate. «Alla nostra relazione, Caroline Black» disse cercando la mia mano. «Alla nostra relazione Fred Weasley» ripetei a mia volta.

La mattina successiva, l'Hogwarts Express partì dalla stazione di Hogsmeade, verso il binario nove e tre quarti di Londra. Al nostro arrivo, Molly Weasley ci venne a prendere. La donna aveva molta fretta di arrivare a Grimmauld Place, principalmente perché i loro figli meritavano di vedere loro padre vivo per miracolo. Difatti, non poco tempo prima, era accaduto uno spiacevole incidente al Ministero. Fu soprattutto grazie a Harry e alla sua fortuita visione che scoprirono che Arthur Weasley era stato presumibilmente attaccato da un serpente. Harry aveva detto pure un nome e descrisse una brutta sensazione. I Weasley, tornarono a casa per un paio di giorni tramite passaporta, lasciando me, Harry ed Hermione ad organizzare il programma per l'Esercito di Silente. Al loro ritorno portarono buone notizie.

Il tragitto da King's Cross fino a Grimmauld Place numero dodici, fu più breve di quanto pensavamo, presi a parlare con Molly di quello che era successo alla scuola di magia nell'ultimo periodo. Lei non ne fu tanto sorpresa, ma non disse nulla. Subito, una volta messo piede fuori dalla Ford Anglia 105 E incantata, la quale era diventata enorme per contenere tutte quelle persone , disfammo i grandi bauli. «Papà!» corsi ad abbracciare l'uomo che mi aveva aspettato sull'uscio di casa con il rischio che potessero vederlo. Egli fece altrettanto, accarezzando la mia testa, tutto contento che fossi lì. «Spero che tu abbia fatto, buon viaggio. Avrai molto da raccontarmi». «Ci sono tante cose che devo dirti papà, ma dimmi come stai?». «Non c'è male. Avanti, su! Dimmi...» disse, prima di essere bruscamente interrotto.

«I ragazzi si preparano per la cena, poi ci racconteranno tutto» la donna robusta e bassina guardò i suoi figli. Con un'occhiata li mandò nelle loro camere per sistemarsi. Tornai nella mia camera con un grande sorriso, anche io, sistemando più o meno un paio di cose nell'armadio e altre no. Avrei avuto l'occasione di portare qualcosa di diverso per il resto dell'anno. Qualche felpa o camicetta adatta per la primavera e forse un altro paio di scarpe, per le uscite, si intende. «Disturbo?» domandò qualcuno alle mie spalle.

«Tu non disturbi mai, Fred» sorrisi, mentre il ragazzo chiudeva la porta, il quale fece un piccolo scatto, e abbracciandomi da dietro. Appoggiò la sua testa sulla mia spalla respirando profondamente. «Dirai a tuo padre di noi? Insomma, ora che stiamo insieme, lo farai, no?».

«Fred Weasley, hai per caso paura di mio padre?» lo presi in giro. «Non ho paura di tuo padre, Carol, farei qualsiasi cosa per te». «Qualsiasi cosa?» domandai con uno sguardo malefico, mettendolo in grande difficoltà. «Non proprio tutto» affermò, grattandosi la nuca. «Piuttosto, volevo chiederti una cosa: non è che per caso ti andrebbe di accompagnarmi al matrimonio super inaspettato di Bill? Tra l’altro sbrigati, è arrivato mio fratello Charlie».  «Charlie? Non è quello che è in Romania a studiare draghi e creature selvatiche? È arrivato?» mi voltai per guardare Fred con lo sguardo più confuso che avessi potuto avere. Era una grande sorpresa che Charlie avesse fatto una piccola sorpresa per passare il Natale a Londra. Nessuno di noi, nemmeno i suoi genitori, se lo aspettavano da lui. «Chi lo avrebbe mai detto, eh?» Fred rise «Charlie...». «Okay, vengo con te al matrimonio e non dirmi nient'altro, so già che così lo sapranno tutti quanti…vedremo» non mi restò che dire.

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