The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 30

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By Blacksteel21


TYLER

Rachel comparve sulla soglia della mia stanza con un'insolita tuta nera ed un cappello da basket che doveva essere appartenuto a me almeno una vita fa. La guardai, confuso, mentre rovistava velocemente nel mio armadio ben attenta a non tirar fuori i miei scheletri.

- Si può sapere che diavolo vuoi? - le chiesi a quel punto, sollevando il mio sguardo dal computer.

- Una di quelle tue canotte fighe, quelle che usi per gli allenamenti ... non ho assolutamente niente del genere nel mio armadio. - sbuffò lei, ancora intenta nella sua ricerca.

Era assurdo, perché mai una sfaticata senza possibilità di salvezza come mia sorella Rachel mostrava un interesse fin troppo tardivo per lo sport? Doveva esserci senza dubbio lo zampino di un ragazzo, sperai soltanto che non si trattasse di chi pensavo.

- Sono qui ... - dissi aprendo lo sportello del cassettone accanto al mio letto svogliatamente – dove devi andare esattamente? Non sai neppure che forma abbia una palla ... -

- Quanto sei divertente! E poi figurati se metto a repentaglio la vita delle mie unghie ricostruite per giocare ... vado a fare jogging. - ribatté lei, acida.

- Quindi sai anche correre adesso ... interessante. - mi beccai la sua occhiataccia ma non riuscii a smettere di ridere. Era comico anche soltanto vederla vestita in quel modo – con chi ci vai? -

- Perché lo chiedi se lo sai già? Con Chris e non fare quella faccia. - mi rimbeccò mentre squadrava con attenzione le mie canottiere decisamente grandi per lei.

Wayright, ovviamente. Lui era ovunque di recente, trascorreva parecchio tempo con lei, non sapevo quanto fosse vera quell'amicizia, cosa ci fosse sotto, ma qualcosa nello sguardo di Rachel mi impediva di pensare che da parte suo non ci fosse interesse.

- E' una checca, l'hai capito, vero? - le chiesi incenerendola con lo sguardo.

- Siamo soltanto amici ... - chiarì subito lei, distogliendo gli occhi dai miei e dandomi le spalle apparentemente per cambiare la sua t-shirt con la mia – ma poi qual è il problema? Perché continui a rompere le palle? Da quando in qua ti importano le mie relazioni sociali? -

Ed ecco che si metteva sulla difensiva – fa come diavolo vuoi, Rachel. Ma devi capire quando stai combattendo una battaglia persa in partenza. - dissi, tornando svogliatamente alla mia guida online sui test fisici e mentali che avrei dovuto sostenere a breve. Luis era tornato all'attacco ovviamente, c'era voluto un po' a quel suo orgoglio ferito di risanarsi, ma alla fine quella stessa mattina mi aveva comunicato di aver preso delle decisioni che mi riguardavano, era logico che non mi avesse interpellato prima. Era così che funzionava per mio padre, lui decideva e gli altri si adeguavano, semplice.

- Cosa stai leggendo? - non ebbi neanche il tempo di chiudere la pagina perché Rachel aveva bloccato lo schermo con le mani, vidi il suo viso cambiare, farsi sempre più cupo continuando con la lettura.

- Quando? - chiese semplicemente con tono funereo.

- La prossima settimana. Primo test attitudinale. - dissi secco.

- Dii che ti piacciono i fiori ed il rosa. Basterà a tenerli lontani da te preventivamente - ci ritrovammo a ridere, non di gusto, era una risata che serviva a smorzare quella terribile angoscia che ci aveva sopraffatti. Sapevo che Rachel ci stava male per questo, ma non potevo farci proprio nulla, la guardai andare alla porta, poi si fermò un attimo e sospirò.

- Lo sa la tua ragazza? -

- Non è la mia ragazza. - precisai immediatamente.

- Però viene qui ogni giorno da tre giorni ... - disse lei con espressione adesso guardinga sul volto. Doveva essere confusa, probabilmente non credeva che avrei mai portato una ragazza a casa e quella era anche la mia intenzione, prima che facessi un casino con il tatuaggio almeno.

- Mi medica la ferita, non intendo proseguire la cosa, né desidero che Luis la veda qui con me. -

Rachel annuì – suppongo che non gli piacerebbe molto sapere che c'è qualcuna qui pronta a trattenerti ... -

- Lei non ha questo potere, il bastardo non dovrebbe preoccuparsi. - dissi schietto. Non sapevo neanche perché me ne stavo lì a rispondere a mia sorella, forse avevo semplicemente bisogno di qualcuno con cui parlare, sarei dovuto andare da Lex e farmi una birra come ai vecchi tempi.

- E' bella ed è intelligente ... mi piace. Hai il mio appoggio. -

Scossi la testa, irritato – piantala, Rachel. Adesso che hai la mia canotta puoi anche toglierti dalle palle ... e mi raccomando bada a come la tratti. La voglio integra e pulita entro domani. - mi beccai una lunga serie di insulti sui miei modi nient 'affatto gentili, ma non ribattei, la lasciai andar via, tornando sulla lunga serie di regole che avrei fatto bene a seguire per assicurarmi l'arruolamento.

Era un caso che il giorno in cui si sarebbero tenuti i test coincidesse anche con il sesto anniversario dalla morte di Caleb. Sarebbe stato complicato sopravvivere, lo era ogni anno, ogni mese, ogni giorno. I miei occhi caddero autonomamente lungo la parete, quella era stata la sua stanza prima di passare a me in vista del suo arruolamento. Avevo eliminato ogni cosa potesse ricordarlo, il tocco personale che metteva in ogni cosa era svanito del tutto, soppiantato dalle mura bianche ed asettiche, prive di quadri, disegni e tutto quello che piaceva a lui. Non c'era niente. Quella parete vuota era per lui e alla fine capii che doveva anche descrivermi in un certo senso.

Anch'io ero vuoto come quella parete.

Quando qualche ora dopo scesi in salotto trovai mio padre intento a chiacchierare al telefono con un vecchio amico, fui fortunato perché non dovetti rispondere alle sue insistenti domande che avrebbe sollevato su dove e con chi sarei stato. Ne approfittai per correre via sul mio skate, evitavo di prendere l'auto adesso che Luis era tornato e la usava, non mi piaceva l'odore che faceva dopo che lui c'era stato dentro, odiavo quella sua colonia dal sentore dolciastro e nauseabondo.

Scesi lungo le strade del molo, lasciandomi trascinare dalla brezza fresca che mi colpiva il corpo, allargai le braccia, ero in velocità, se soltanto una di quelle auto in fila non avesse rispettato lo stop probabilmente sarei morto sul colpo. Ma non successe, raggiunsi l'isolato di Lex, mi aspettai di ritrovarlo in giardino, intento a sistemare qualcosa, invece venni subito sorpreso dalle auto parcheggiate intorno a casa sua. Era strano, Lex non era un tipo particolarmente espansivo, né popolare, eppure c'era davvero un casino quel giorno. Non avevo voglia di incontrare i miei compagni, così feci dietro front ma nello stesso istante in cui misi piede sul mio skate la voce di una ragazza mi costrinse a girarmi. Era Bridget, la sorella di Lex, si stava sbracciando, stretta ad un'altra compagna.

- Tyler! Ehi, Tyler! Dove credi andare? Vieni qui. Non sapevo che mio fratello ti avrebbe invitato, continuavamo a pressarlo ma lui non voleva chiamarti, diceva che non saresti venuto. - disse praticamente urlando dall'altra parte della strada. Sembrava fatta, come minimo doveva aver bevuto.

- Aveva ragione. - ammisi, ancora fermo sullo skate – è in casa? Passerò un'altra sera, lascia perdere. - stavo per andare via, incurante delle loro proteste quando Lex venne fuori sul portico e si diresse in fretta verso di me.

- Ehi, che sta succedendo? Tua sorella ha dato un festino? -

Quello ruotò gli occhi – Quella idiota, se n'è approfittata, nostra madre è dovuta partire per lavoro e starà via tutto il fine settimana. Senti, non lasciarmi solo ... fatti una birra con me, solo una birra, non ne posso più di quella gente. -

- Solo una. - accettai, seguendolo in casa, inseguito dalle urla di giubilo di quelle due idiote. Praticamente l'intera stanza era composta da idioti, mi ritrovai a pensare, incontrando il viso di molti studenti della South Gate con cui ero costretto ad avere a che fare per forza di cose. Dovetti salutarli tutti, cercare di non mandarli all'inferno e soltanto dopo dieci minuti buoni potei accomodarmi nella zona meno frequentata della stanza a bere la mia birra insieme a Lex.

- Dio, non capisco perché lo fanno ... - iniziò lui dopo aver bevuto un sorso dalla sua bottiglia – ti trattano come se fossi Dio sceso in terra. Tyler, come stai? Tyler, come vanno gli allenamenti? Tyler, hai più surfato come l'altra volta? Tyler, facciamoci una foto! -

Risi appena, non ci facevo più caso ormai. Ero sempre stato sulla bocca di tutti, per un motivo o l'altro, ero quello popolare, quello che eccelleva negli sport, quello che piaceva a tutte, quello con il padre marine, quello con la sorella facilotta e la madre mezza alcolizzata ed il fratello morto. Li odiavo, ma sorridevo.

- Senti, con questo non voglio dire che tu non sia ok ... è solo che neanche ti conoscono ... non sanno chi sei, ti trattano come una star sperando di ottenere qualcosa da te. Che gente inutile. - continuò lui incenerendo con lo sguardo i ragazzi intorno a noi, intenti a bere e fumare.

Feci segno a Lex che era tutto ok, non avevo davvero voglia di parlare, neppure con lui in fondo. Volevo andar via, la birra era quasi finita e non vedevo l'ora di filarmela e scorrazzare in giro senza meta per un altro po' ancora. In quel momento Leonard Hitch si tirò su, stava ridendo con altri ragazzi che lo esortavano a parlare, qualcuno gli tirò contro delle patatine e a quel punto iniziò a provocarli.

- Io so qualcosa che voi non sapeeete! - cantilenò tra una sorsata di birra e l'altra.

- Che sei un idiota per caso? Tranquillo, lo sappiamo. - commentò una ragazza facendo ridere gli altri.

- Vado ... - sussurrai a Lex prima di sollevarmi e farmi largo tra quella folla ancora più vociante adesso. Tutti sembravano aver preso la cosa sul serio, continuavano a pressare Hitch che alla fine parlò.

- C'è uno scoop bello succulento qui a South Gate! Un nuovo avvistamento inimmaginabile ... chi se la sente di indovinare di chi si tratta? - disse in cima alla sedia con tono suadente.

- E dai, non tirarla per le lunghe! E perché tu lo sai e io no? - chiese Boyd Richards, il mio vecchio vicino di casa impiccione almeno quanto i suoi genitori.

- Perché io ieri sera ero alla festa in spiaggia di Ricky, tu a mangiare tortillas con tuo nonno! -

- Ci si vede in giro ... in tempi migliori. - mi disse Lex mentre mi seguiva lungo la stanza – hai visto Ginevra a proposito? - il suo tono si era fatto più basso adesso.

- Sì, lei si sta occupando di una contusione che ho avuto, non la vedo molto... - dissi sbrigativo. Sapevo che Lex era pazzo di lei da praticamente tutta la vita, ma lei era in fissa con me ed io di recente avevo fatto ben poco per allontanarla via.

- Ok, ci si vede ... -

Non lo guardai negli occhi, non volevo vedere quello sguardo affranto, di chi soffre da così tanto tempo che ha perfino dimenticato com'era prima, quando si stava bene. Eppure Lex non aveva mai deciso di farla finita con me, anzi eravamo amici da molto tempo nonostante fossi lo pseudo ragazzo della donna che amava. Lui era buono ed i buoni finivano per non cavarsela mai in definitiva.

- Due ragazzi che se la fanno! Due insospettabili, tra l'altro! - la voce squillante di Hitch mi fece voltare automaticamente verso il gruppo di ragazzi che pendevano letteralmente dalle sue labbra, come Lex ed io del resto. Sapevo cosa stava succedendo, lo capii subito ... South Gate non era una cittadina poi così grossa, doveva parlare di loro, non c'erano dubbi.

- Porca puttana, Leonard, chi diavolo sono? Smettila con questa storia! Se lo sai dillo oppure vai a fanculo! - commentò uno del terzo anno, scocciato.

Quello rise, divertito – Ok, diciamo che uno dei due lo conosci molto bene, ci giochi insieme a basket! -

Lewis. Ovviamente. Fissai il viso del tipo che si faceva sempre più pensieroso, gli altri cominciarono ad urlare nomi, non c'era nulla da fare. Qualcuno dalle retrovie lo indovinò e a quel punto Hitch sollevò la mano, entusiasta.

- Beccato! - disse rivolto al ragazzo che sgranò gli occhi.

- Cosa? Lewis? Lewis Noble???Davvero?! - un brusio spaventoso e crescente si fece largo per tutta la stanza, tra i ragazzi sconvolti che fissavano Leonard in cerca di conferme – come lo sai? Con chi era? Chi era l'altro? -

Quello rise sotto i baffi, al settimo cielo. Doveva essere il massimo per un viscido come lui trovarsi al centro dell'attenzione almeno una volta nella sua miserabile vita, pensai, digrignando i denti. Capii che quel tipo mi faceva schifo più di tutti gli altri che lo stavano a sentire, furono i miei piedi a muoversi verso di lui.

- L'altro è ancora più insospettabile, ve lo assicuro! Eppure dovevate vedere come ci davano dentro ... - fece il gesto di ficcarsi due dita in gola.

- Chi è? Dai! Quanti anni ha? Viene a scuola da noi, no? - le domande erano insistenti, dovevo andar via ma non mi mossi, che cosa mi importava di quella gente? Erano idioti, non avevo mai avuto a che fare con loro, eppure quella volta ...

- Puoi venire un attimo fuori, Hitch? - chiesi con voce autoritaria che lo mise subito sull'attenti.

Quello mi guardò, tra il confuso e il lusingato – non potresti aspettare soltanto due minuti? Finisco con loro e ... -

- No. - dissi secco ed immediatamente sentii il rumore dei suoi passi dietro di me, intorno a noi il vociare era cresciuto, c'era chi lo esortava a finire di raccontare lo scoop, chi lo mandava a quel paese. Ed io? Che diavolo stavo facendo?

Ci ritrovammo fuori da soli, il suo viso era una maschera di confusione adesso, un pizzico di paura gli oscurò lo sguardo quando mi voltai verso di lui a mascella serrata.

- B-bradbury ... va tutto bene? - pigolò adesso totalmente privo di quell'entusiasmo che lo aveva caratterizzato per tutta la serata.

- Non finirai di raccontare la tua storia di merda. - dissi con un tono che non ammetteva repliche.

- Perché? Che c'è di male? Li ho visti e se sapessi di chi si tratta! Di Wayright! Non lo detesti? Non ha allungato le mani su tua sorella ... oh, beh ... a vederlo ieri non sembra capace di poter toccare una donna neanche con un bastoncino ... -

- Chiudi la bocca se ci tieni ai denti, Hitch. Mi hai capito? - quello annuì velocemente – ottimo, se non ti riuscisse bene ho degli incentivi ... come delle foto di tua sorella con me in atteggiamenti piuttosto inequivocabili. Potrebbero finire ovunque, Hitch.-

Quello sbiancò letteralmente – N-non ce n'è bisogno, te lo assicuro ... scusami, io ... non sapevo che ... -

- Che fosse il ragazzo di mia sorella adesso? Bada a quello che fai, Hitch. Ti sto col fiato sul collo. - me ne andai così, lasciando quell'essere a tremare in giardino.

Che cosa avevo fatto? Perché l'avevo fatto? Mi portai le mani al viso, non faceva parte di me salvare il culo alla gente. Non faceva parte di me.

SETH

Era qualcosa che non riuscivo più a controllare, mi sembrava di essere sopraffatto, quelle informazione, quei brandelli di verità avevano creato una sorta di dipendenza dentro di me, volevo saperne sempre di più. Ero stato in casa poco e niente, ero sempre per strada , passavo ore in silenzio a seguirlo a distanza, osservando e annotando mentalmente quelle facce e chiedendomi quale di loro me lo stesse portando via. Avevo visto che era tornato in quel locale a riportare la busta gialla, ce n'erano state altre, non nello stesso posto, passava in locali diversi, qualche albergo, negozi, incontrava persone e prendeva buste gialle a tutte le ore, per poi riportarle anche nell'arco dello stesso giorno e poi mi chiamava, sorrideva, mi toccava ... tutto come sempre. Ed io mi sentivo ogni giorno più pazzo, ogni giorno più desideroso di sapere di avere il coraggio di chiedere delle spiegazioni ed allo stesso tempo frustrato di non poterlo cogliere sul fatto, di scrutare a distanza la persona del messaggio. Forse non era di South Gate mi dissi, forse l'aveva conosciuta in uno dei suoi viaggi, forse era stata solo una scappatella ... forse ... ma importava davvero cosa fosse? Qualunque cosa stesse facendo mi stava ferendo, mi stava tradendo con il sorriso sulle labbra, con la più totale disinvoltura e questo mi stava portando alla pazzia.

- SETH!- urlò una voce dietro di me.

Mi voltai sobbalzando per incontrare il viso preoccupato di Byron – sì? –

- Ti ho chiamato per dieci minuti buoni, sembravi totalmente assente, che ti prende? – mi chiese con una certa tensione nella voce.

- Non è niente, ero solo un po' distratto- lo rassicurai – termino subito l'inventario. –

- Lascia perdere il dannato inventario ... che succede Seth, avevi uno sguardo ... preoccupante.

Abbassai lo sguardo, il suo tono era chiaro, ci conoscevamo da anni io e Byron, ne avevamo passate tante e sempre insieme per spalleggiarci. Io lo avevo aiutato, lui aveva aiutato me, sapevamo capire da uno sguardo quando le cose cominciavano ad andare male ed io non ebbi il coraggio di negare ancora. Restai in silenzio mentre la mia mente andava senza che io lo volessi ad un altro ricordo doloroso, ad un'altra persona importante.

Avevo avuto una sola storia prima di Koll, Tim era stato il mio primo ragazzo, ci eravamo conosciuti a scuola, al terzo anno. Eravamo rimasti insieme fino all'ultimo anno del liceo ed io credevo che lui condividesse i miei stessi sentimenti, avevo fatto di tutto per essere perfetto davanti ai suoi occhi. Non volevo essere Seth il pazzo, come mi soprannominavano a casa, non volevo essere possessivo, rabbioso, sospettoso, non volevo far trasparire le mie stranezze. Volevo che lui mi amasse, volevo essere amabile, ero gentile, disponibile, dolce, mi sarei fatto fare a pezzi per lui ma fu inutile. Lui era insicuro, nessuno sapeva che fosse gay e lo teneva segreto con quanta più tenacia potesse, era dannatamente frustrante, era come essere dei ricercati, costantemente in tensione. Tutto il mio essere andò in pezzi quando lui con tutta la calma e l'indifferenza del mondo mi disse che lasciava la città per andare a studiare in Spagna. Niente spiegazioni, niente mi dispiace, niente proviamo a vedere come va a distanza, nulla. Stava solo scappando, si stava rifugiando in un luogo che lo avrebbe reso libero, ma da certe insicurezze non ci si libera andando via, perché sono dentro di noi e lui ne sarebbe stato prigioniero ovunque. Quello che ebbe da dire fu un semplice "direi di metterci un punto Seth", come se quello che provavo io non era degno di nota. Mi sentivo morire, annegare ... ma non dissi nulla, mi sforzai di mostrarmi comprensivo, sperai che cambiasse idea, che ci desse una possibilità, ma non lo fece, lui prese quell'aereo e io rimasi a terra, solo. Da quel momento capii che se non stringi a te qualcuno con tutto sé stesso, quello andrà via, sparirà per sempre, non importa se rischi di soffocarlo, ucciderlo, non importa, purché non si allontani, altrimenti si sarebbe staccato via portandosi con se tutto.

Sentii la mano di Byron posarsi sulla mia spalla, la sua preoccupazione cresceva ogni istante di più – ti scongiuro, Seth ... dimmi cosa succede. –

Tirai un lungo respiro, non sapevo come dirlo, che parole usare, come mettere i miei pensieri in parole, fissai il viso del mio migliore amico totalmente smarrito prima di pronunciare quelle poche parole – credo che Koll abbia un altro. Ho paura. –

I suoi occhi si sgranarono appena, prima la sorpresa ma poi arrivò la rabbia, storse il muso – quel bastardo, lo ammazzo quel figlio di puttana! Ha avuto la faccia tosta di presentarsi qui anche stasera! –

Gli poggiai una mano sul braccio – per favore By, non dire niente. Lui non sa che l'ho scoperto .... Io ... non so quando affronterò la cosa .... Ci sto pensando. –

- Cosa? Che diavolo c'è da pensare? Digli che è finita! Non hai bisogno di quel bastardo – mi disse convinto scuotendomi leggermente per le spalle.

- Davvero? – chiesi in un tono che lo rabbuiò – scusa ... so che non vuoi sentire questi discorsi ... -

- Non dire così Seth ... solo che guardarti in questo stato mi fa male al cuore ... - mormorò- abbiamo sempre avuto un concetto diverso di amore ... ma mai permetterei a te stesso di disintegrarti per qualcuno che non mostra un briciolo dell'affetto che tu provi per lui. Ti voglio bene Seth, sei il mio migliore amico, non permetterò che accada la stessa cosa che successe con Tim. –

Risi amaramente – credimi By, non lo voglio neanche io ... non so come andranno le cose ... so solo che sta già succedendo. -

Sperai di non toccare il fondo, di non dare a Byron quel dolore, sperai di non fare a me stesso quello che avevo fatto quella volta, ma sapevo che quello che stava succedendo non mi lasciava indifferente. Tim e Koll non erano lontanamente paragonabili, quello che sentivo per Koll andava oltre ogni misura. Poi uscii dal magazzino, non avevo davvero idea di come si sarebbero evolute le cose tra noi ma ero certo di una cosa, non volevo lasciarlo andare, non volevo arrendermi semplicemente agli eventi come era successo con Tim. A costo di fargli vedere la parte peggiore di me che lui aveva visto in passato ma che piano, piano stavo abbandonando. La paranoia, la rabbia, stavano tornando a galla, volevo stringerlo per non farlo scappare.

Conclusi il turno il fretta, dopo il magazzino riordinai qualche bicchiere e poi uscii in strada, era notte inoltrata , mi strinsi nel giubbino di pelle e voltandomi mi accorsi di una figura all'angolo della strada, lo riconobbi immediatamente e mi avvicinai risoluto verso di lui.

Koll mi porse il casco della moto – casa tua stasera? – chiesi con un tono neutro che lo stupì alquanto.

-Beh, se non vuoi ... - disse leggermente spiazzato.

- Parti domandi? – incalzai, lui annuì – che aspettiamo allora, se non mi andasse non verrei – poi mi infilai il casco e salii sulla moto.

Il viaggio fu breve come sempre ma se c'era qualcosa di diverso in quella serata era dentro di me, nelle mie intenzioni.

Salimmo nel suo appartamento ed iniziò la nostra solita danza, i baci, i nostri corpi stretti, ad un tratto mi scostai, spingendolo contro il letto, cadde sul materasso e mi guardò incerto. Non volevo essere sottomesso quella volta, non avevo voglia di fare il bravo bambino ansioso , sarebbe stato lui ad essere alla mia mercé quella sera, sarebbe stato lui a supplicare.

Mi posizionai di fronte a lui, mi osservava con aria incerta, abbassai lo sguardo per incrociare i suoi occhi, non c'era molto del solito Seth in me in quel momento. Iniziai a togliermi i vestiti lentamente, lo vidi deglutire mentre restavo completamente nudo davanti a lui. Allungò una mano verso il mio addome, io la intercettai prima che potesse toccarmi, la strinsi e poi la lasciai per portare le mie dita sui suoi vestiti. Glieli tolsi come aveva fatto con i miei un milione di volte e vidi il suo sguardo, il desiderio stava crescendo sempre di più, si inumidiva spesso le labbra impaziente. Era così diverso visto da quella prospettiva, era così che apparivo io? Così fragile? Una volta che fummo entrambi nudi, lo spinsi giù con la schiena contro il materasso e salii a cavalcioni su di lui, il contatto delle nostre intimità mi fece accapponare la pelle ed una scossa elettrica mi fece curvare la schiena. Koll si sollevò appena per incontrare le mie labbra, era eccitato, potevo sentire ogni fibra del suo corpo tendersi per il desiderio, la sua bocca divorava la mia ferocemente ed io faticavo a pensare lucidamente. Lo sentivo strusciare l'inguine contro il mio, mi sforzai di mantenere il controllo, lui era mio mi dissi, lo avrei messo in chiaro con chiunque. Spostai le mie labbra sul suo petto ed iniziai a divorare la sua pelle, succhiando, mordendo, leccando ogni lembo che passava sotto le mie labbra. Lo sentivo ansimare leggermente mente la sua pelle si macchiava di rosso al mio passaggio, chiunque sarebbe venuto dopo avrebbe visto quei segni, avrebbe trovato il marchio del mio desiderio, lui era mio.

- Seth ...- ansimò ad un tratto afferrandomi per il mento – ti voglio ... adesso. –

Avvertii i suoi movimenti, stava cercando di ribaltare le posizioni, no mi dissi, non quella notte, mi piaceva vederlo così, non avrei rinunciato a dominarlo, era da tanto tempo che non prendevo il controllo – scordatelo – dissi a denti stretti, fu quasi un ringhio, impiegai tutta la forza che avevo per mantenerlo con la schiena contro il materasso – resta giù –

Lo vidi ridere, ma non era una risata divertita, non c'era traccia di divertimento nel suo sguardo, solo un mix di curiosità e desiderio, eccitazione pura. Non protestò, rimase disteso mentre io mi posizionavo meglio su di lui, accogliendo la sua erezione dentro di me. Ci fu il caos a quel punto, una miriade di sensazioni che invasero entrambi, mi muovevo ritmicamente sopra di lui e dopo poco anche il suo bacino cominciò a sincronizzarsi con i miei movimenti per accrescere quelle sensazione. Le mie unghie erano piantate nella sua pelle e sentivo la pressione dei suoi polpastrelli suoi miei fianchi. Gemevo e ansimavo sgraziatamente mentre chiamavo il suo nome. Cambiammo posizione più di una volta, mi ritrovai con il viso contro materasso, sentendo le sue spinte sempre più in profondità, sentivo il piacere crescere e l'orgasmo minacciare di esplodere. Volevo trattenermi, volevo che durasse per sempre quella danza contorta ed animalesca in cui c'eravamo lanciati. Non era minimamente come lo facevamo di solito, non c'era dolcezza, sussurri, c'erano grida e morsi, c'era la mia frustrazione e il mio bisogno.

Koll era ancora una volta seduto sul letto ed io sopra di lui, sentivo la sua mano fra le gambe che mi massaggiava e la sua erezione dentro di me, non riuscii più a trattenermi, urlai l'ultima volta prima di cadere senza fiato sul suo petto, anche lui dopo l'ultima spinta venne dentro di me afferrandomi la schiena e stringendosi contro il mio corpo. Poi precipitammo sul materasso, distrutti.

Passarono un paio di minuti prima che riuscissimo a parlare, prima che il nostro cuore smettesse di cavalcare e quella sensazione di totale piacere abbandonasse i nostri corpi. Interminabili minuti di silenzio passati a sentire i nostri respiri riempire la stanza, sentivo le dita di Koll passare lungo la pelle della mia schiena ed io annusavo l'odore acre della nicotina dei suoi capelli.

- Seth ... è stato ... Dio, non so com'è stato. – mormorò lui dopo il lungo silenzio.

- E' stato diverso. – dissi semplicemente.

- Beh era da molto tempo che non lo facevamo così... mi era mancata la tua ferocia ...- si ritrovò ad ammettere imbarazzato - ultimamente eri diventato quasi ... timido. -

- Credimi ... ultimamente mi sento tutto tranne che timido ... – mi ritrovai a dire sorridendo amaramente, come tutto il casino che ho in testa – spero non ti sia dispiaciuto. –

- Scherzi? – sorrise passandomi la mano fra i capelli- mi piace questo lato di te ... hai una luce negli occhi che non vedevo da tempo... -

- Dici?- sollevai un sopracciglio e poi gli sorrisi maliziosamente.

- Già ... hai l'aria di essere un piccolo predatore ... di solito invece sembri così arrendevole ... -

- Credimi Koll ... - il mio tono era serio, mi sporsi più vicino possibile al suo viso – credimi quando ti dico che hai scambiato una tigre per un gatto domestico, non posso essere dominato anche se a me piace credere il contrario. –

Lui unii le nostre labbra in un bacio selvaggio quanto i precedenti, sentii una delle sue mani afferrarmi una coscia ed io portai le mie fra i suoi capelli.

- Una tigre eh?- rifletté staccandosi dal bacio – credo sia vero... deve essere stato questo ad attrarmi verso di te ...il desiderio di domarti. –

- E' una battaglia persa – mormorai mentre tutte le mie paranoie tornavano a galla, mentre quei pochi istanti in cui la mia mente era stata sgombra appartenevano al passato, ormai i ricordi brucianti mi assalivano nuovamente e la rabbia prendeva possesso di me.

-Sì .... Me lo ricordo ... lo so che sei inarrestabile ... come una calamità naturale, per questo mi piaci ...- sussurrò ancora leccandomi l'orecchio.

– Quando torni? –

- I primi di luglio, sto via solo una settimana. Poi come promesso sarò tuo per l'estate. - disse accendendomi una sigaretta.

Quelle parole furono come uno sparo nel mio cervello, afferrai la sigaretta dalle sue labbra con violenza frantumandola tra le dita, il suo sguardo divenne incerto.

- Tu sei mio sempre – ringhiai – sempre, non solo per l'estate! Io ti amo Koll, questo vale qualcosa. Non ti lascerò mai a nessuno, capito? –

- Io non voglio nessun altro Seth ... quindi sta calmo .... –

Bugiardo ... bugiardo ...

Mi passai una mano al collo per sfiorare la sua collana, per un istante mi chiesi se anche quell'altro potesse averla, mi faceva di nuovo male lo stomaco.

- Seth? Ma che ti prende stasera? – quasi rise – hai una faccia così crucciata adesso ... perché non dormi un po'? –

- Avrò una settimana per dormire – risposi contrariato – adesso voglio stare con te. -

Mi arrampicai di nuovo sul suo corpo, ricominciando a baciarlo, mi venne in mente che se quell'altro era uno conosciuto in qualche viaggio forse lo avrebbe rivisto presto e volevo che quei segni fossero visibili, volevo imprimere la mia essenza in quel corpo, volevo che chiunque lo vedesse sapesse.

- Seth ... i tuoi hanno davvero pensato al Dio del caos quando ti hanno dato questo nome ... - mugolò appena mi vide scendere con la lingua al suo ombelico – non esiste un nome che ti renda più giustizia. -

NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutte, belle donzelle :)

Detto questo vogliamo ringraziarvi per essere sempre così attente e affettuosecon noi :) speriamo che anche questo nuovo capitolo sia di vostro gradimento... come vedete i nostri personaggi sono in netta evoluzione. Seth ha deciso diabbandonare le vesti di gattino e tramutarsi in una vera e propria tigre pur distringere a sé il cuore di Koll con ancora più forza! Sarà positivo? MentreTyler ha appena fatto una buona azione, pur non volendo. Come vi abbiamo detto... tutto è in continuo mutamento!
Speriamo di sentirvi numerose come sempre ^^
Un bacione grande

-BLACKSTEEL 6v

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