The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 29

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By Blacksteel21


WES

Chris mi passò il frullato al caramello che avevamo appena comprato, era fresco e dopo una giornata trascorsa sotto i raggi del sole non poteva che aiutarci. Lo bevvi, godendomi la sensazione dei piccoli pezzi di ghiaccio che scivolavano giù lungo la mia gola arsa.
- Ci voleva proprio! - commentò quello con espressione goduriosa sul volto – senti, Wes ... volevo parlarti di una cosa, ma in spiaggia non siamo stati un attimo da soli quindi ho dovuto lasciar perdere. Seth ... non se la sta cavando bene, vero? -
Era carino il suo modo di preoccuparsi continuamente per il fratello maggiore, supposi che dopotutto non ci fosse proprio astio tra quei due, nonostante il carattere scostante e difficile di Seth. Mi chiesi quanto di quello che era successo un paio di notti fa potessi raccontare a Chris ... beh, mio cugino non mi aveva detto espressamente di tenere la bocca chiusa, quindi ...
- E' per Koll, vero? Cosa gli sta facendo? Non ho mai visto Seth tanto perso ... sono preoccupato e mia madre vorrebbe che provassi a parlarci io, con loro è ancora più chiuso del normale ... -
- Senti, non so cosa stia succedendo davvero, però hai ragione. C'è qualcosa che non va, l'altra sera mi ha praticamente trascinato con lui ... -
- Dove? - chiese Chris attento.
- A casa di quel tipo! Ho dovuto fargli da palo mentre metteva a soqquadro l'appartamento in cerca di non so che cosa ... poi siamo usciti, ci siamo appostati nelle vicinanze di un posto losco da far paura ... - mio cugino era silenzioso, sembrava piuttosto sconvolto mentre ascoltava.
- Porca puttana, Wes ... avresti dovuto fermarlo! Seth sta perdendo la testa, non puoi assecondarlo in questo modo ... -
- Beh, non credevo che saremmo arrivati a tanto! E poi lo conosci anche tu ... ci sarebbe andato anche senza di me. - e chissà che cosa avrebbe combinato, pensai, tacendo quei pensieri a Chris, chissà cosa sarebbe accaduto se io non fossi stato lì con lui.
- Andiamo a casa ... - Chris era amareggiato, camminava a qualche metro da me, scalciando di tanto in tanto un sassolino che rotolava accanto a lui – mi aiuterai a metterlo in sesto? -
Sorrisi, non ero mai stato bravo a salvare la gente, Matty era l'ancora di salvezza della famiglia Reed, non io. Ma qualcosa nello sguardo di mio cugino mi spinse ad annuire – se hai bisogno di una mano ci sarò, ma non credo che né io né te possiamo incidere davvero in ciò che sta succedendo dentro Seth ... non è del nostro aiuto che ha bisogno. Deve uscire da questo inferno da solo, sulle sue gambe, oppure annegarci dentro una volta per tutte. -
Non aggiungemmo altro, continuammo a camminare verso casa, ignorando il brusio proveniente dal mio cellulare. Doveva essere mia madre, preoccupata per il mio ritardo come sempre. Il vialetto dei Wayright si snodava di fronte ai nostri piedi, non aveva senso intavolare una discussione con Monica quando ero ormai in dirittura di arrivo.
- Wes ... quest'auto ... - Chris si immobilizzò istantaneamente tanto che per poco non gli finì addosso. Soltanto un attimo dopo, con un'imprecazione tra le labbra, capì il motivo di tanto shock.
- Quel bastardo! No ... non può essere ... - e invece sì, quella era la sua targa, non potevo sbagliarmi. Mio padre era a casa dei Wayright per chissà quale assurda ragione e quegli idioti perbenisti l'avevano perfino fatto entrare! Doveva essere colpa di Matt, quel bambino cieco che cercava di trovare il buono anche dove era chiaro che non ci fosse mai stato.
Entrai in casa come una furia, insensibile ai richiami di Chris. Spalancai la porta calciandola via con violenza, ero furioso ed incontrare la figura pacata di mio padre mi fece perdere le staffe totalmente. Se ne stava seduto sulla poltrona di Norman, con la gazzetta del giorno aperta sulle gambe e l'aria di uno che fosse esattamente dove sarebbe dovuto stare.
- Wes! Figliolo ... era da molto tempo che non ci vedevamo. Ti trovo cresciuto. - mi salutò bonariamente quello alzandosi dalla poltrona con le braccia protese verso di me.
Non poteva essere possibile. - Fermati. Immediatamente. - gli intimai ritrovandomi le braccia di Chris intorno al corpo. Porte che si aprivano una dopo l'altra, i miei zii e cugini si stavano riversando nella stanza, sicuri che sarebbe finita male per lui.

- Andiamo Wes ... sei sempre stato il più simile a me ... sai che un uomo può sbagliare, siamo umani anche noi genitori ... tu sei mio figlio, potresti almeno ... - ma non lo lasciai concludere, era già tanto che mi fossi trattenuto dal picchiare quel volto spocchioso che continuava a sorridere come se nulla fosse.
- Non sono più tuo figlio da molto tempo ormai. Tu sei morto per me. - dissi seccamente.
- Andiamo, so che tua madre è stata molto dura nei miei confronti, un lavaggio del cervello durato troppi anni, ma adesso ... -
- Che cosa!?!? Ma ti stai sentendo? Credi che Monica abbia davvero dovuto raccontarci le tue malefatte per farci aprire gli occhi su chi tu sia veramente? Credi che sia davvero così idiota? Non sono Matt, non ho mai cercato del buono a cui aggrapparmi in te, perché semplicemente non c'è ... sei soltanto un bastardo, inutile, prototipo di quello che potrebbe essere un uomo. - sentì il respiro mancarmi mentre mia madre mi raggiungeva velocemente e mi sussurrava di calmarmi. Vidi Norman mettere le mani sulle spalle di mio padre, probabilmente per guidarlo fuori, ma quello si dibatté, spingendo via lo zio.
- Tocca mio fratello ancora e giuro che stavolta non ci sarà nessuno a salvarti da me. - sussurrò Ben con gli occhi iniettati di sangue.
- Papà, calmati ... - Celine era bianca come un cencio, Amanda ad un passo dallo svenire, mentre Kevin osservava la scena a bocca aperta, probabilmente maledicendosi di aver aver tentennato un po' troppo a prendere il volo e scappare da questo manicomio.
- Ma sapete ... sono stufo di vivere nella menzogna per il bene dei Wayright. - dissi rabbiosamente mentre un brivido freddo mi correva la schiena. - noi Reed abbiamo sempre vissuto nella merda e indovinate un po', alla fine ci siamo abituati, eravamo la famiglia disastrata, i due piccoli Reed figli di quel bastardo di Markus, la componente della grande casata che metteva in imbarazzo gli integerrimi Wayright inglesi e americani. Sapete che vi dico, che mia madre è sempre stata troppo buona con tutti voi. - i miei occhi dovettero brillare di cattiveria, perché Monica scosse la testa, pregandomi di tacere, ma era troppo tardi.
- No, Wes ... tesoro, no ... -
- Amanda ... - dissi alzando la voce in modo teatrale. La donna sobbalzò, mentre Ben sudava freddo – non hai nulla da aggiungere? Eppure ... scommetto che tu nei sai più di molti altri qui dentro. Forse eccetto i diretti interessati ed il sottoscritto. -
- Wes, taci. Non adesso. - la voce di Ben tremò, che strano! Dov'era finita tutta la sua spavalderia?
- E quando allora? Quando sarete lontani dal giudizio di Norman, Jane ed i vostri nipoti? - risi forte, nonostante stessi facendo il gioco bastardo di mio padre e lo capii dal sorriso soddisfatto che comparve sul suo volto. Beh, forse non eravamo poi così diversi lui ed io, questo dovevo concederglielo – no, è troppo comodo così. Non è divertente, capite? -
- Adesso basta. Dii quello che devi dire, Wes. Non ne posso più di questa farsa. - disse Norman con la mascella serrata dalla rabbia.
- Come vuoi, zio! Ma reggetevi forte, cari, soprattutto tu dolce Celine. Ti senti ferma sui piedi? - le chiesi, godendomi l'espressione tra il confuso e lo sconvolto sul suo viso – beh, che importa. Non esiste un modo carino per dirvi che la donna con cui mio padre tradiva Monica è la nostra affabile Amanda Lewton! - silenzio, visi sconvolti, occhi sgranati e mugolii di dolore, tutto avvenne insieme.
- Wes ... esci di qui. - mia madre mi spinse via mentre incontravo lo sguardo sconvolto di zio Norman e zia Jane. No, non sarei andato via in quel modo, dovevo godermelo quel dolore che avevo provocato, perché era lo stesso dolore che avevo dovuto soffocare io per anni ed anni.
- N-no ... non può essere ... - sussurrò Celine, stretta tra le bracca di un tramortito Kevin – tu tu ... sei pazzo. Sei un bugiardo pazzo! - urlò poi cercando di sfuggire alla presa ferrea del suo ragazzo.
- Guarda tua madre, per Dio! Guardala in volto! Non vedi la vergogna? Oh, io la vedo! Qualcuno qui ha vinto il Nobel per l'adulterio dell'anno! -
La vidi, la mano di mia madre che viaggiava veloce contro la mia guancia, ma non mi spostai. Sopportai l'urto stoicamente, chiudendo gli occhi appena, ma non smettendo mai di ridere. Fu Chris a trascinarmi di peso fuori dalla stanza mentre Ben stava saltando letteralmente al collo di mio padre. Urla, imprecazioni, la voce di Norman che cercava di riportare la calma e poi l'erba fredda sulle mie braccia. Eravamo a terra, il respiro pesante, gli occhi rivolti a quel cielo pieno di stelle.
- T-tu ... è vero quello che hai detto? - chiese Chris dopo un lungo momento di silenzio spaventoso.
Annuii, un peso era andato, ma non mi sentivo davvero meglio.
- P-perché non l'hai detto subito! I miei sarebbero stati ancora più vicini a voi e a tua madre ... noi ... pensavamo che fosse una sconosciuta! Non l'avremmo mai fatta venire qui se avessimo saputo ... -
- Mia madre non voleva rovinare i rapporti ed io ho tenuto la bocca chiusa per proteggere Matt, ma adesso anche lui era venuto a conoscenza di quanto era successo, quindi, mi sono detto ... che diavolo, è arrivato il momento che ognuno raccolga ciò che ha seminato, anche per i Wayright inglesi! - dissi, strappando un ciuffo di erba. Non avevo visto Matt lì, né Seth.
- Non posso crederci, incredibile ... ma Ben ... lui sapeva tutto? -
Annuii – Mia madre e Ben lo hanno scoperto praticamente insieme, erano gli unici a saperlo, oltre Amanda e mio padre ovviamente. I-io ... ho sentito una telefonata, sono stato il primo a beccarli insieme, poi l'ho detto a mia madre e lei a Ben, ma non hanno voluto rovinare i rapporti con Celine, né con voi ... insomma, io ero l'unico fottuto. - dissi, scuotendo la testa – va da Matt, per favore. Non sono sicuro di poter mettere piede lì dentro senza picchiare qualcuno o venir picchiato da qualcuno. Controllalo da parte mia. -
Chris si alzò da lì – Mi dispiace, Wes ... un bambino non dovrebbe portare dentro un segreto così orribile. -
Era vero, ecco perché non ero mai stato un bambino spensierato come i miei coetanei, ma quanto meno avevo dato la possibilità a Matt di crescere bene. Era quello che facevano i fratelli maggiori, no? Anche a costo di soffrire.
Chris andò via e al suo posto un'altra figura venne fuori.
- Non mi aspettavo di vederti così presto. - dissi fissando Kevin venire lentamente verso di me. Il suo viso era bianco, chi diceva che gli inglesi non mostravano mai alcuna emozioni si sbagliava di grosso.
- Perché? Perché l'hai fatto?? Perché adesso? - chiese quasi pregando.
Sorrisi, fissandolo sfacciatamente. - Perché adesso sono certo che tornerai tra di noi, Kev. - forse mi sarei beccato un secondo schiaffo, ma era importante chiarire la mia posizione di vantaggio.


KEVIN

Me ne stavo immobile completamente sconvolto, davanti a me si era consumata la peggiore delle tragedie, l'aria era parecchio tesa dal momento in cui quell'uomo si era introdotto in casa, ma adesso era davvero troppo. Mi sembrò quasi di trovarmi in una landa desolata dopo il getto di una bomba, quella bomba apparteneva a Wes.

Eravamo profondamente attoniti, non riuscivo ancora a credere a ciò che era appena successo, mi guardai intorno incrociando sguardi persi e intrisi di dolore, soltanto Markus Reed sembrava esente da quelle preoccupazioni, se ne stava in piedi con la sua solita espressione posata sul volto, neanche i pugni di Ben erano riusciti a scomporlo. I più provati erano Jane e Norman, quest'ultimo aveva dovuto separare i due ... oltre a Monica ovviamente, quella aveva lo sguardo perso e non appena la cognata la strinse a sé scoppiò a piangere, lasciandosi andare tra le sue braccia. Mi si strinse il cuore, da quanto tempo stava portando dentro quel segreto opprimente?

- Io ... non so come tu abbia potuto fare una cosa del genere! – sbottò Jane con un tono che non le avevo mai sentito, era profondamente amareggiata quando lanciò uno sguardo folgorante ad Amanda – ti abbiamo sempre trattata come una di famiglia! Accolta come una sorella, io stessa ho fatto di tutto per metterti a tuo agio qui in America! Come hai potuto fare una cosa simile a Monica e alla sua famiglia? – poi si voltò verso Reed – e tu .... Cristo, tu dovresti schifarti di te stesso, con che faccia ti presenti qui? E pretendi di vedere i tuoi figli! Con che faccia ti guardi allo specchio la mattina? –

- Sta' zitta! – urlò all'improvviso Amanda con evidente sorpresa di tutti – è tutta colpa tua! – accusò Jane con le lacrime agli occhi.

- Cosa?- mormorò quella sconvolta.

- Sì! Come se non lo sapessi!È colpa tua! Lui ti ha sempre amata – si voltò rabbiosa contro il marito che assunse un'aria mortificata – credevo che ti avrebbe dimenticata prima o poi, ma no! Ogni dannato giorno ho avuto a che fare con un uomo che ... non faceva che desiderare l'unica donna che non avrebbe mai potuto avere! - ringhiò – dovresti vedere come ti guarda! Non ha nulla a che vedere con gli sguardi accondiscendenti che dedica a me!

- Amanda ... per favore basta – la supplicò il marito, la donna aveva cominciato a piangere disperatamente mentre Jane era pallida e sconvolta.

- Beh, è tutta colpa di Ben in fin dei conti se non sa soddisfare sua moglie. – rincarò la dose Reed.

Quelle parole furono davvero troppo, Ben si mosse nuovamente verso l'uomo sorridente, il suo viso era una maschera di odio quando si gettò contro Markus, ma fu il corpo di Norman a frapporsi tra i due. Si fece avanti, spingendo via Ben ed afferrando per il colletto Reed, lo sbatté al muro con una violenza inaudita. Non avevo mai visto Norman così incazzato, ed era spaventoso.

- Ascoltami bene – disse poi con una voce raggelante – tu non mi sei mai piaciuto, sin da quando sei entrato per la prima volta in questa casa ho sempre pensato che mia sorella meritasse di meglio e quello che pensavo di te non è cambiato con gli anni. Mia sorella si merita di meglio e se lo meritano i miei nipoti – fece una pausa durante la quale lo afferrò ancora più saldamente – sono bravi ragazzi, tutti loro, ed anno sofferto infinitamente e tutto questo per colpa tua ... sei un viscido bastardo Markus Reed e non ho fatto altro che biasimarti per tutti questi anni ma adesso ... adesso ho smesso. – l'altro aveva gli occhi bassi, era succube della figura di Norman più alto di lui di almeno dieci centimetri che col passare dei secondi sembravano metri – non so per quale motivo tu sia venuto qui stasera, non so cosa volevi dimostrare, ma adesso tu te ne andrai da questa casa e non parlerai mai più con mia sorella o con i suoi figli, questa famiglia ne ha abbastanza di te. Non ti avvicinerai a loro, a meno che non siano Wes e Matt a volerlo, sono stato chiaro? –

Fu in quel momento che sentii un rumore alla mia destra e, voltandomi verso l'entrata mi accorsi della figura di Matt che faceva il suo ingresso nella stanza, le urla non gli erano sfuggite. Si voltò a guardare la madre ancora abbracciata a Jane e le andò incontro, quella si staccò dalla donna per raggiungere il figlio e si strinsero forte.

- Ed hai ancora la faccia tosta di chiedermi perché non voglio più avere a che fare con te? – ringhiò Matt con uno sguardo rabbioso che non avevo mai visto impresso sul visto solitamente così mite del biondo.

Norman spinse con forza Reed, facendolo dirigere verso la porta, nemmeno in quell'ultimo istante il viso superbo dell'uomo mutò, mantenne quella compostezza snervante di quando era entrato e soltanto quando se ne andò riuscii a tirare un sospiro di sollievo.

Il silenzio regnava sovrano adesso, c'era terra bruciata intorno a tutti noi, senza aggiungere altro Matt e Monica si incamminarono al piano di sopra, i genitori di Celine stavano distanti, senza nemmeno guardarsi. Lei era sconvolta, distrutta, guardò me, poi gli altri due.

- Mio Dio ... - bisbigliò sul punto di riprendere a piangere, provai ad avvicinarmi ma lei sollevò una mano – per favore, Kevin ... ho b-bisogno di stare da sola per un po'. –

- T-tesoro ... - la mano di Amanda venne allontanata bruscamente, gli occhi di Celine erano divampati di rabbia. La lasciai correre via, mentre la desolazione calava su Ben ed Amanda. Non riuscivo a sopportare quell'atmosfera, non sapevo come comportarmi soprattutto ... il modo in cui quella terribile verità era venuta a galla era stato davvero devastante. Uscii in giardino per schiarirmi le idee, ma non solo ... volevo trovare Wes e volevo capire cosa diavolo gli fosse passato per la testa. Seguii le voci in lontananza, vidi Chris scuotere la testa, affranto, prima di tornare in casa e lasciare l'altro dietro, nella solitudine della notte.

Volevo davvero capire, il motivo alla base di quell'azione sconsiderata, cosa fosse scattato nella sua mente per spingerlo a rivelare una cosa del genere in quel modo, incurante delle conseguenze.

" Perché adesso sono certo che tornerai tra di noi, Kev."

Quella frase mi aveva lasciato paralizzato, guardavo quegli occhi profondi e bellissimi e mi rendevo conto dell'assoluta serietà ed intensità delle parole. Celine era indubbiamente sconvolta e di certo i suoi non si sarebbero ripresi alla svelta dal faccia a faccia col passato, soprattutto ora che tutti erano a conoscenza dell'accaduto. Le parole di Wes e quel sorriso sfacciato mi avevano davvero dato i brividi, era davvero capace di tanto? Trattare così gli esseri umani, agire come se niente oltre il proprio scopo fosse importante? In quel momento mi chiesi se quello che aveva detto Reed fosse vero, se Wes fosse più simile al padre di quanto si potesse immaginare, forse anche più di quanto egli stesso potesse credere. Perché ciò che aveva lasciato dietro di sé erano brandelli di persone, persone la cui vita non sarebbe più stata la stessa dopo quella notte, tutto era distrutto, ogni castello di carte che si erano costruiti per andare avanti era andato in fumo ... in piedi su quelle macerie c'era solo Wes.

Fui in un primo momento scosso da un brivido di rabbia di fronte a quelle parole, qualcosa di istintivo, perché di certo andava punito, ma alla fine quell'impeto scemò. Rimase una sensazione strana, un brivido che mi fece gelare il sangue, di quanto altro può mai essere capace, mi chiesi? Non replicai alla sua affermazione, e probabilmente con sua grande delusione, andai via dal giardino, tornando nel presente, nella vita reale che si respirava lì dentro, anche se era satura di dolore ed incomprensioni.

Passai la notte sul divano del salotto da solo, non volevo invadere lo spazio di Celine in quel momento, così mi accontentai di quella sistemazione ma il mattino seguente dovetti farmi strada verso camera nostra. Il mio aereo sarebbe decollato in tarda mattinata, avevo preparato tutto il necessario il pomeriggio che avrebbe preceduto quella terribile serata, qualcuno avrebbe dovuto accompagnarmi all'aeroporto ma non mi sembrava il caso di disturbare in un momento del genere. Così chiamai un taxi prima di salire in camera a salutare Celine e gli altri.

Aprii piano la porta, per paura di svegliarla ma Celine era già in piedi, girovagava con aria assente per la stanza e appena mi vide mi sorrise forzatamente.

- Tutto bene? – le chiesi con un tono incerto.

- Credo ... - sussurrò.

- Devo prendere le valige – la informai, poi mi accostai ai bagagli, lei si avvicinò per abbracciarmi – mi dispiace doverti lasciare adesso. – mormorai stringendola forte .

- No preoccuparti, promettimi che mi chiamerai ... – disse in un sussurro.

- Lo farò. –

Le poggiai un bacio sulle labbra e poi presi i bagagli ed uscii dalla stanza, scesi nell'atrio e dopo aver lanciato un'altra occhiata a quella casa silenziosa me ne andai. Una parte di me si chiese perché alla fine avessi deciso di non salutare lui, ma un'altra ben più saggia non volle rispondere, era così che doveva andare. Una volta fuori mi accorsi che il taxi era già in attesa, così sistemai i bagagli sul retro e salii velocemente.

- All'aeroporto, per favore – dissi di fretta e chiusi lo sportello, il taxi lasciò il vialetto e soltanto in quell'istante mi resi conto di non essere da solo, per poco non mi venne un infarto – che ci fai tu qui?! – urlai.

Wes rise, con quel tono carezzevole che lo contraddistingueva da sempre – te la stavi svignando senza salutarmi, eh? Dove hai lasciato le tue maniere da gentleman inglese? - iniziò, divertito - ho pensato che volessi compagnia fino alla destinazione. –

- Pessima idea – ribattei con i battiti accelerati – devi scendere subito, Wes. Devi lasciarmi in pace. –

- Beh, ormai sono qui ... mi accerterò che tu non perda il volo – mormorò appoggiandosi meglio allo schienale del sedile, senza mai smettere di sorridere.

Non risposi, mi spostai più lontano possibile da lui e guardi fuori dal finestrino, per tutto il viaggio rimanemmo distanti ed in silenzio, ma dentro di me ero in subbuglio.

Arrivati a destinazione presi la mia roba e senza attendere cominciai ad incamminarmi a passo svelto verso i metal detector, sapevo perfettamente di averlo alle calcagna ma volevo seminarlo giusto in tempo per accedere alla zona destinata esclusivamente ai passeggeri. Il mio obbiettivo si infranse quando Wes con uno scatto mi afferrò un polso, sottraendomi la valigia.

- Che diavolo fai? – sbottai irritato – dammela! Devo partire! –

Quello rise, i suoi occhi emanavano una luce spaventosamente lasciva – Perché non provi a riprendertela allora? -

- Sei stupido? Piantala di giocare adesso! – esclamai – dammi quella dannata cosa! Non posso rischiare di perdere l'aereo! –

Mi avvicinai ma lui indietreggio appena, ancora con quel sorrisetto stampato in faccia, feci due passi in avanti, pronto a balzargli addosso e strappargliela dalle mani con violenza, ma era troppo tardi, Wes se la stava dando a gambe. Sbuffai, adesso ero incazzato. Lo seguii intenzionato a riprendermi la valigia il più in fretta possibile, quel pazzo si stava dirigendo verso la toilette davanti a noi. Entrai nel bagno totalmente vuoto e la valigia era lì, proprio al centro della stanza, in bella vista.

- Che cazzo di idiota ... - sussurrai recuperandola un attimo dopo. Poi successe tutto troppo in fretta, mi voltai per lasciare la stanza ma eccolo lì ... Wes stava bloccando l'uscita, lo vidi ridere appena prima di chiudersi la porta dietro.

- Wes, prenderò quel dannato aereo – lo avvertii serissimo.

- Non ne dubito – cantilenò avvicinandosi – ma non prima che io ti abbia dato il mio personale saluto ... -

Deglutii, l'espressione sul suo viso era ferina ed i suoi occhi ... emanavano qualcosa di assolutamente primitivo e selvaggio. Lo vidi farsi sempre più vicino a me, fino a quando non mi ritrovai con le spalle al muro ed il suo corpo a pochi centimetri di distanza dal mio. Quelle dannate e bellissime labbra erano sempre più vicine, mi sentii in trappola, lasciai che mi imprigionasse in un bacio da mozzare il fiato. Sentivo la sua pelle sfiorarmi, le sue labbra umide e carnose, la sua lingua lottare con la mia. Avevo il batticuore e senza nemmeno accorgermene avevo serrato gli occhi e mi ero completamente abbandonato alle sue cure, lo lasciai fare, si allontanò appena e mi sussurrò ad un centimetro dalle labbra.

- Ricordati bene questo momento – disse – imprimilo a fuoco nella tua mente ... portalo con te e pensaci giorno e notte. Solo io posso farti sentire così ... sono la tentazione che non puoi combattere ... puoi soltanto cedere. -

Poi l'inatteso, sentii le sue dita sollevarmi la maglietta, il mio corpo si irrigidì istintivamente, volevo già ribellarmi ma l'altra mano si poggiò prontamente sul mio petto, intimandomi di stare fermo. Rimasi immobile mentre scendeva con le dita alla cintura e sbottonava con un gesto fluido i miei jeans. Un brivido mi percorse il corpo.

- Fermati! C-cosa stai facendo? – chiesi senza fiato.

Ma lui non mi sentii, era preda delle sue azioni, concentrato e meticoloso abbassò di poco i miei indumenti compreso l'intimo. La vergogna si impossessò di me quando rivelò ad entrambi lo stato in cui ero, sorrise, soddisfatto prima di avvicinarsi al mio inguine. La sensazione della sua bocca umida mi provocò una scarica fortissima che mi scosse il corpo, tremai e portai istintivamente una mano ai suoi capelli. Volevo scostarlo ma non ci riuscii, sentivo i suoi movimenti, sentivo la sua lingua scendere ed inglobare ogni centimetro di me, non riuscii a fare altro che ansimare, perso totalmente nel piacere che Wes mi stava dando. Non ci volle molto, la mia eccitazione era tale che l'orgasmo arrivò prepotente e devastante.

- Wes!! – esclamai scosso dall'ennesimo spasmo, afferrandogli ancora più saldamente i capelli tra le dita.

Lo sentii sghignazzare, poi si ripulì la bocca e mi osservò con il suo spaventoso sguardo carico di cattive intenzioni, la mia testa girava, il mio cuore minacciava di esplodere. In un lampo di lucidità mi tirai su gli indumenti ed afferrai la valigia, dovevo andarmene, ed immediatamente. Temevo che avrebbe tentato ancora una volta di bloccarmi, ma non lo fece.

- Ricordatelo Kev ... ricordati questo ... e fa buon viaggio. –

Aprii la porta con furia, gettandomi nel corridoio, correndo spasmodico il più lontano possibile dal demonio, desideroso di salire su quell'aereo che mi avrebbe portato al sicuro. Ma ormai nessun posto era sicuro, ormai ero dannato. Fin dentro l'anima.


ANGOLO AUTRICI:


( Colpi di tosse ripetutti ...) Eccoci qua! XD Che diavolo è successo? vi starete chiedendo ... letteralmente di tutto! XD La verità è esplosa a casa Wayright e come possiamo notare non è stata esattamente una liberazione, non per tutti! Che succederà adesso? Quali drammi si ripercuoteranno sulle vite dei poveri mebri della famiglia ... certo che i Wayright inglesi hanno davvero accusato parecchio, Wes l'ha fatta bella grossa ;) e sappiamo che non è della sua confessione soltanto che parliamo ... questo aeroporto è stato galeotto XD Ormai siamo davvero nel vivo della storia, da qui in poi si susseguirà davvero l'inverosimile XD i colpi di scena non mancheranno è una promessa ;) Noi vi lasciamo la parola e siamo criosissime di sapere cosa ne pensate di questo capitolo succulento :D
Ci vediamo presto con Seth e Tyler ( le sorprese non finiscono) ....
Un bacione


BLACKSTEEL

T?9q

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