The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 24

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By Blacksteel21


Capitolo 24

TYLER

Incontrai il mio viso tumefatto e lievemente gonfio sullo zigomo allo specchio, portai una mano sulla pelle pesta, tra il violaceo e un giallo malsano, poi premetti le dita con forza. Dolore ... un dolore sopportabile ma pressante che si irradiava per tutto l'osso. Avevo bisogno di quel dolore, dovevo aggrapparmi a quella sensazione e non cedere agli impulsi del momento.

Lui non era in casa, lo sentivo dall'aria che si respirava, scesi in cucina e mia madre era lì, tra le mani reggeva un bicchierino pieno fino all'orlo e l'odore del cognac che usava per preparare alcuni dolci riempiva l'intera stanza. Quando mi notò i suoi occhi assenti tornarono a vedere, provò a sorridere ma tutto ciò che emerse dal suo viso pallido e tirato fu un tentativo fallimentare.

- Quello è per le crepes. - dissi a mo' di saluto svuotando il bicchiere ricolmo nel lavabo – non dargli ulteriori motivi per prendersela anche con voi. -

- Lui non c'è. E' andato ad una battuta di caccia con Compton ... ho incontrato sua moglie mentre facevo la spesa, è stata lei a dirmelo credendo che io lo sapessi. Starà via tre giorni. -

- Il punto non è quanto starà via, ma che purtroppo tornerà. - dissi, sorridendo – non fissarmi in quel modo, ho preso pugni peggiori di questo. - mi voltai dall'altra parte, sapevo che quello spettacolo doveva farle molto male. Si sentiva in colpa per averlo portato nelle nostre vite, lo ripeteva spesso davanti a Rachel e me, come se quelle parole potessero rendere la sua presenza in questa casa meno opprimente, come se continuare a ripetere il proprio dispiacere potesse cambiare qualcosa.

- Credevo che avremmo potuto aspettare la fine della scuola, ma dodici mesi sono troppi. Non ti aveva mai colpito così prima di adesso ... dobbiamo andare ... abbiamo tre giorni di tempo per organizzarci e cercare dove stare. -

Ed ecco che ricominciava con la solita storia trita e ritrita. Sbuffai, lasciando perdere il caffè che stavo bevendo e la guardai dritta negli occhi – Cosa stai dicendo? Non abbiamo un posto dove stare, mamma. -

- I-io metterò qualche soldo da parte ... -

- Lo sai anche tu che lui se ne accorgerebbe. - dissi, stizzito. Anch'io avevo dei soldi da parte, ma non era così che doveva andare. Non saremmo stati noi ad abbandonare quella casa.

- Questa volta ha oltrepassato il limite, Ty. Guarda cosa ti ha fatto! - era in lacrime, lasciai che riempisse il suo dannato bicchiere di cognac stavolta e glielo vidi mandare giù in due veloci sorsate. Per poco non vomitò, era uno spettacolo penoso.

- Mamma, ascoltami ... anche se fuggissimo lui ci troverebbe e dopo di che ti farebbe causa. Probabilmente verresti arrestata e giudicata colpevole per sequestro di minori. Tu finiresti in carcere, noi passeremmo sotto la sua tutela ... dimmi un po' che cazzo avremmo risolto a quel punto! - non aspettai una sua risposta, sapeva anche lei che avevo ragione. Doveva esserci un altro modo per liberarci di Luis ed io l'avrei trovato.

- Intanto ho preso l'appuntamento per la rimozione del tatuaggio ... - disse dopo un lungo silenzio carico di emozione – dopodomani alle quindici. -

- Ok. Dov'è Rachel? -

- In camera sua ... ha visite. -

Visite? Alle dieci del mattino? Salii le scale, mi sentivo irrequieto. Quel tatuaggio non era un semplice disegno scaricato da internet e fatto in un momento di noia o euforia, quel tatuaggio era stato disegnato da Caleb ... l'avevo ritrovato una notte di due anni fa, giaceva ormai dimenticato dentro alcuni scatoloni pieni di libri e quaderni che gli erano appartenuti. Caleb non era nato per fare la guerra, era sempre stato troppo sensibile e introverso, un artista che aveva dovuto mettere da parte le proprie passioni e la propria identità per assecondare il volere di Luis. Era stato trasformato in un soldatino perfetto, ma quel disegno ... quel disegno esprimeva il suo vero io. Quel ragazzo innamorato della bellezza, che avrebbe preferito di gran lunga creare qualcosa piuttosto che distruggerla.

Eppure sapevo che avrei dovuto liberarmene in qualche modo, non era la paura per quello che avrebbe potuto fare a me a scuotermi, quanto la certezza che nel prossimo litigio mia madre e Rachel si sarebbero messe in mezzo, ricevendo con tutta probabilità un trattamento anche peggiore del mio. Non esisteva un mondo in cui loro due avrebbero pagato per me. Niente laser però, non era così che volevo mandarlo via ... doveva essere nel dolore.

Mi diressi verso la stanza di Rachel fermandomi un attimo dopo davanti alla porta socchiusa. Mia sorella rideva di gusto, sembrava felice in quel momento e la cosa mi stupì parecchio.

- Non ci credo! Wow, l'avete fatto sul serio? Ma se fino a due giorni fa non eri neppure sicuro che fosse gay! -

- Lo so! E' assurdo, vero? Beh, adesso ne sono certo. E' gay al cento per cento ed il mio trattamento non gli è dispiaciuto affatto. - ridacchio quello che doveva essere Chris Wayright.

- Basta! Prima tu, poi Lewis Noble ... com'è che tutti i ragazzi carini sono o fidanzati o gay? - Rachel continuava a ridere – prendi Matt Boomer, cavolo, avevo una cotta assurda per lui e poi è uscito fuori che non gioca nella mia stessa squadra. -

- Ed io ne sono stato felicissimo! - commentò quello divertito.

- Beh, basta parlare di attori irraggiungibili. Dimmi, com'è stato? Com'è successo? -

- Alla festa, eravamo piuttosto persi, sai ... però è stato bello ... -

- Solo bello? - lo stuzzicò Rachel.

- Ok, è stato molto più che bello! E ti dirò di più ... pomeriggio verrà a casa mia, per quelle lezioni, sai ... -

- Sì, come no ... le lezioni. - sghignazzò maliziosamente lei.

Mi riscossi, origliare le discussioni di mia sorella con quel coglione di Chris Wayright mi mise ancora più di cattivo umore. Era con uno come lui che mi avrebbe sostituito quando sarei andato via? Doveva essere una punizione divina quella, mia sorella che se ne andava in giro con la persona più odiosa ed inutile dell'intero creato mentre io sarei stato in Afghanistan o Dio solo sapeva dove a leccare il culo agli amici di mio padre per ottenere un congedo del cazzo.

La risata di Rachel si fece ancora più forte e a quel punto mi mossi automaticamente verso la stanza, spalancando la porta e facendo sobbalzare quei due idioti che mi fissarono con espressione prima preoccupata, poi confusa sul volto.

- Ty, che diavolo vuoi? Quante volte ti ho detto che devi bussare prima di entrare? -

- Abbastanza da capire che se non l'ho mai fatto è perché non lo farò mai. - dissi, acido – dammi un rasoio. -

Rachel sollevò il sopracciglio. - Che devi farci? -

- La barba. - dissi secco.

- Ma te la sei fatta ieri ... -

- Devo tagliarmi le vene, allora. Che diavolo vuoi, Rachel? Dammi un dannato rasoio e basta. Cosa vuoi che ci faccia? Non andrò a sfigurare Luis se è questo che ti preoccupa. Non è neanche in casa. - dissi guadagnandomi un'occhiataccia da parte di mia sorella.

- Se è per quello avresti tutto il mio sostegno, anzi ti aiuterei pure ... - disse prima di alzarsi dal letto e aprire qualche cassetto alla ricerca della sua roba. Chris Wayright era seduto accanto a lei, mi fissava come se avesse appena visto un fottuto mostro a quattro teste sbucare urlante da un armadio. - tu che hai da guardare, idiota? -

- Che hai fatto all'occhio? - chiese esitante.

- Quello che farò a te se non ti levi dalle palle entro cinque minuti. - dissi lanciandogli un'occhiata eloquente. Il suo viso non cambiò espressione, né i suoi occhi vennero distolti dai miei. Era sempre stato così con lui ... non mi temeva realmente, scappare era sempre stata una reazione automatica per chi non era abbastanza forte da combattere, ma lui non mi temeva a dovere. Ci guardammo per un attimo, mi chiesi se fosse davvero così sbagliato che Rachel avesse trovato uno come lui con cui passare i suoi pomeriggi quando io non ci sarei più stato. Lo era ... Wayright era il peggio. Questione chiusa.

- Ecco a te, adesso togli la tua brutta faccia da qui – mi disse Rachel passandomi il rasoio e spingendomi fuori.

- Le tue amiche non la pensano così. - ribattei maliziosamente.

- Le mie amiche dovrebbero iniziare a portare gli occhiali allora. Sciò. Ci vediamo dopo. -

Chiusi la porta alle mie spalle ed immediatamente le loro risa mi raggiunsero. Strinsi con forza il rasoio tra le mani, Rachel non era mai stata così spensierata con me, forse le ricordavo i motivi per cui la sua vita stava crollando giorno dopo giorno. Io rappresentavo la famiglia, quella terribile costrizione che non le permetteva di essere felice e spensierata come qualsiasi altra sua coetanea. Mentre Wayright ... che cosa diavolo ci trovava in uno come lui? Era soltanto un fottutissimo frocio del cazzo che probabilmente se n'era sbattuti più di quanti se ne fosse portati a letto mia sorella. Ma lei non aveva mai avuto un amico maschio, aveva avuto gente con cui usciva, tipi da una notte e via, ma niente del genere.

Aprii l'armadio e con quei pensieri distruttivi in testa stappai la vecchia bottiglia di vodka pura che tenevo ben nascosta sul fondo. Ne bevvi un sorso infinito, smettendo soltanto quando ero ormai prossimo al soffocamento. La mia gola era in fiamme, una scia di fuoco che scese lungo la mia trachea fino a raggiungere il mio petto. Mi tolsi di dosso la maglietta, gettandolo lontana con un gesto sbrigativo, così rimasi a torso nudo, a fissare la mia pelle pallida eccetto per le tumefazioni violacee sui fianchi e su qualche costa a sinistra. Estrassi la lama del rasoio rompendo l'involucro di plastica e presi la piccola scheggia appuntita tra pollice ed indice. Sentivo già un senso di confusione crescente farsi strada dentro di me. Strinsi gli occhi, mettendo a fuoco la mia figura allo specchio. Mi voltai reggendomi appena con il mobiletto sotto, fino ad incontrare i segni scuri e le belle sfumature del tatuaggio ... doveva essere il viso di qualcuno davvero importante per mio fratello. Forse una ragazza che aveva dovuto lasciare prima della partenza, forse un semplice disegno nato dal nulla. Avvicinai la lama alla mia pelle, percorrendo lentamente quel viso da guancia a guancia. Dolore. Una linea di sangue rosse e zampillante colorò le sue labbra fino a diventare un sorriso largo ed inquietante. Strinsi i denti, poi mandai giù il resto della bottiglia. Un'altra linea ancora più profonda della prima che la rese cieca stavolta. Il sangue era ovunque, scorreva come rivoli di acqua rossa lungo il mio braccio, mi macchiava il petto, le scarpe, il pavimento sotto di me ...

Il mondo non era mai stato così vivido e allo stesso tempo evanescente.

SETH

Non ero l'unico, era un modo in qualche modo carino di dirlo, sembrava quasi una scusa a quella situazione. Lui mi amava, teneva a me, solo che non ero l'unico, amava anche qualcun altro. Ero patetico. Un fremito mi aveva scosso il corpo alla vista di quel messaggio, centinaia erano le domande ed altrettante le risposte che pretendevo ma in quel momento non feci nulla. Semplicemente la paura mi aveva bloccato, non volevo conoscere davvero la verità dalla sua bocca, temevo che le mie illusioni venissero spazzate via da quello che lui mi avrebbe detto. Ma una parte di me non riusciva a darsi pace, non riusciva a farsi andare bene l'essere uno fra altri.

Ero sgattaiolato via in silenzio, senza aspettare che uscisse dalla doccia, non sarei riuscito a mantenere la mia lucidità, lo sapevo. Mi ero rivestito ed ero scappato via sperando di tornare a casa prima che i miei tornassero, mio malgrado non fu così, rientrando li sentii parlare, erano in salotto. Cercai di fare il più silenziosamente possibile e salii in camera mia sperando di non incontrare nessuno nel mio tragitto, ma non fu così, in corridoio incrociai la figura di mio cugino Wes.

Ci osservammo per un momento, entrambi incerti e con l'aria di chi ne aveva viste troppe per una sola notte per poter reagire ad altro, non mi sfuggii il livido sulla sua guancia.

- Te l'avevo detto che era una cosa più grande di te – gli dissi fissandolo – è pericoloso giocare con le vite degli altri. –

Quello si fece sfuggire un mezzo sorriso amaro – già ... invece essere intrappolato nella propria com'è? – mi chiese, io mi irrigidii – hai un aspetto di merda Seth. –

- Anche tu – dissi subito dopo.

- Io me lo sono andata a cercare, in un modo o nell'altro continuo ad avere il comando della mia vita – spiegò – tu ci sei dentro, sei incastrato per bene, cugino. Fossi in te me ne libererei alla svelta e mi metterei al sicuro. –

Abbassai gli occhi – Troppo tardi. –

Passai oltre, diretto in camera mia.

Troppo tardi, era vero, non potevo fare più nulla, non riuscivo a concepire la mia vita senza Koll ed avvicinarmi a lui era l'unica cosa che sapevo fare.

Mi distesi sul letto, immobile, a contemplare il soffitto, non riuscivo a parlare, a pensare, nella mia mente non riuscivo a contemplare la possibilità del tradimento. Mi sentivo ferito, stordito, furioso per quello che avevo scoperto eppure la mia rabbia si sarebbe potuta tranquillamente abbattere su chiunque tranne che su di lui. Mi dissi che avrei potuto sopportarlo, sarei stato forte, sicuro, sorridente, lui non avrebbe sospettato, compreso che io sapevo. Ma a che scopo? Quanto avrei potuto convivere con quella menzogna prima che mi uccidesse?

Ad un tratto sentii il cellulare squillare, i battiti del mio cuore accelerarono, lo presi fra le mani tremante, era lui. Accettai la chiamata e portai il telefono all'orecchio.

- Ehi rosso, te ne vai in punta di piedi adesso? – il suo tono era pacato, vagamente provocante, un brivido mi attraversò la schiena.

- Io ... no ... ecco – stavo ansimando, mi imposi la calma prima di continuare – stavo ... dovevo tornare a casa, i miei sono rientrati e dovevo tornare subito. –

- Capisco ... pensavo ti saresti trattenuto un altro po' ... mi sei mancato. –

Ancora quel tono caldo, ancora un'altra fitta al petto, non era vero, non poteva essere vero, se voleva me perché stare con qualcun altro?

- Anche tu mi sei mancato ... – mormorai, le parole mi si incespicavano in bocca.

- Seth? Stai bene? – chiese dubbioso.

Dovevo calmarmi, non potevo permettere che capisse, non adesso, la paura che potesse lasciarmi era più grande di tutto il resto. Presi un respiro profondo e schiarì la voce.

- Sì, sto bene – risposi - anche io sarei voluto rimanere di più lì con te. Mi manchi quando non ci sei, devi ripartire? –

- Sì, l'ultimo viaggio e poi ho finito per adesso. Parto la prossima settimana, starò via quattro giorni. Al ritorno sarò tutto tuo. –

Non è vero.

Questo continuava ad urlarmi una voce crudele dentro di me, la mano che reggeva il telefono tremava mentre la vista mi si appannava per le lacrime. Lui non sarebbe stato tutto mio, forse non lo era mai stato, forse ero io ad essere l'altro. Forse stava con qualcun altro da più tempo ed io ero solo il passatempo, forse niente di quello che mi aveva detto era reale. Tutti quei dubbi mi attanagliavano il cervello fino a non riuscire più a pensare lucidamente, eppure non mi feci sfuggire niente.

- Non vedo l'ora Koll ... voglio stare con te per un po' ... solo noi due, come all'inizio – bisbigliai quelle parole come se fossero una preghiera, come se potesse essere un ultimo desiderio.

- Concludo quest'ultimo giro di programmazioni e poi torno Seth, prometto che cercherò di accontentarti. –

Quell'ultima frase suonò ancora più dolorosa delle altre, accontentarmi, cosa avrebbe detto a quell'altro? Lui soffriva come me quando Koll non c'era? Mi passai una mano sulle labbra, perché non riuscivo a dire niente?

- Ora devo andare – mi informò – ho del lavoro da sbrigare, appena puoi fammi uno squillo, così magari ci vediamo. –

Ci vediamo ... per fare sesso? Io ero quello e basta allora? – va bene. –

Furono le ultime parole che riuscii a pronunciare dopo di che interruppi la chiamata, ero scosso e con il fiato corto, ancora un milione di domande che mi vorticavano in testa. Devo lavorare, che vuol dire? Che lavoro? Perché i continui viaggi? Chi era questo tipo? Viveva qui? Da quanto stavano insieme? Non era la prima volta che stando con Koll mi ritrovavo con cento domande e nessuna risposta, ma per la prima volta da quando lo conoscevo avevo un bisogno disperato di conoscere quelle risposte. Era come se ne valesse la mia vita perché avrei potuto dare una giustificazione a tutto attraverso quelle informazioni, oppure sarei impazzito.

Tornai a stendermi sul letto e nella mia mente si prefissò un obiettivo che sapevo essere pericoloso e folle. Volevo le risposte e le avrei ottenute, con qualunque mezzo possibile avrei scoperto la verità su di lui, su di noi. Anche se questo avrebbe finito per peggiorare le cose, anche se avrei finito per annientarmi non potevo aspettare, perché ormai ero distrutto. Quel messaggio aveva rotto qualcosa dentro di me, il sigillo dell'obbedienza cieca che gli avevo sempre riservato. Sapevo di non essere l'unico, sapevo che lo stavo perdendo e di questo passo ogni giorno di più. Sapevo cosa avrebbe portato continuare a comportarmi come sempre quindi era arrivato il momento di cambiare, era arrivato il momento di alzare la testa. Non avevo più niente da perdere.


NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutte ^^
Eccoci con un nuovo capitolo! Stavolta dedicato ai nostri ragazzi squilibrati preferiti xD Già, già ... se qualcuno decide di liberarsi di un tatuaggio in maniera poco ortodossa, l'altro annega lentamente nella disperazione di un rapporto alla deriva. Le premesse non sono delle migliori, come potete notare. Cosa credete che succederà a questo punto? Nik e Chris sono i prossimi!
Come sempre seguiremo il solito modo di aggiornamento ... non appena raggiunte recensioni e visite procederemo con il nuovo capitolo, quindi, se volete sapere come continua questa storia, AFFRETTATEVI! :)
Ringraziamo tutte voi che continuate a sostenerci! Speriamo di sentirvi in numerose ^-^
Un bacio e a presto!


- BLACKSTEEL -

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