The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 16

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By Blacksteel21


Capitolo 16

"Take a bow and say goodbye
Let the hours pass on by
Now you get to feel so high
It's over, it's all over now
Take a bow and close your eyes
For a moment fantasize
That you get to feel like, get to feel like
It's all over now"

KASABIAN - BOW

CHRIS

Lewis Noble era davvero l'ottava meraviglia su questa terra, pensavo, mentre lasciavo correre il mio sguardo lungo il suo profilo deciso ma delicato allo stesso tempo. Era una fottuta opera d'arte e in quel preciso istante ce l'avevo perfino in stanza!

Lo guardai con attenzione, scrutando quella pelle abbronzata e liscia con un pizzico di barba sul mento e i capelli chiari, del colore del grano appena illuminati dalla lampade a muro dietro di lui. Aveva delle mani sottili ma lunghe, non proprio adatte per giocare a basket, ma nonostante tutto era davvero bravo anche in quello, oltre a sembrare un fottuto angelo sceso in terra. Sfogliò la pagina dei miei appunti e si immerse in un altro capitolo senza spostare lo sguardo dal quaderno.

I suoi occhi, Chris, di che colore sono i suoi occhi? Mi chiesi, improvvisamente preso dal panico nel non conoscere una risposta precisa a quella domanda. Erano chiari ... verdi? No, forse azzurri o magari grigi. Senza volerlo mi spinsi in avanti sulla sedia, troppo avanti.

Rimasi un attimo sospeso nel nulla prima che il mio sedere scivolasse via dalla sedia, facendomi atterrare un istante dopo sulle gambe lunghe e distese di Lewis che sobbalzò sul letto portando le sue mani ad afferrare le mie spalle.

- Ehi! Chris, tutto bene? - i suoi occhi erano ad una distanza davvero minima dai miei. Ed erano verdi ... verdi come i trifogli in primavera. Il mio dubbio era stato scacciato ma l'onta di vergogna che arrivò subito dopo fu davvero troppo forte.

- Tutto bene, tutto bene! - dissi sollevandomi in piedi subito dopo – ho soltanto perso l'equilibrio mentre mi dondolavo. Torniamo a noi. Chi ha scritto Il Corsaro? - lo interrogai immediatamente per allontanare l'attenzione da me.

Lewis sgranò i suoi bellissimo occhi verdi e per un istante rimase senza parole. - Oh ... Il Corsaro ... sì, cazzo ... ce l'ho sulla punta della lingua, ti giuro. - disse poi portandosi una mano al volto.

Sghignazzai tra me e me, meno ricordava più tempo avremmo passato insieme, pensai, soddisfatto. - Ok, ti do un piccolo aiuto. E' più noto per le sue poesie! -

- Lord Byron! - urlò un attimo dopo con gli occhi illuminati dalla gioia.

- Sì! Grande, Lewis! Ci sei! - sorrisi e mi sentii cedere di fronte a quel viso adesso allegro e aperto. Porca puttana, non potevo continuare in quel modo ... c'erano state più o meno due o tre lezioni a casa mia eppure non ero riuscito a scoprire nulla riguardo la sua vita sentimentale, in parte perché mi ostinavo a non chiedergli nulla di personale, ma dovevo iniziare ad investigare con più vigore o non avrei concluso nulla.

- Senti, non è che hai qualche amica da presentarmi? - buttai lì improvvisamente.

Lewis mi fissò un attimo, decisamente confuso. - Emh ... non ho molte amiche in realtà, ma mia sorella forse potrebbe conoscerne qualcuna ... perché? -

Ecco. Perché, Chris? Che cazzo stai facendo? Perché devi sempre esporre le cose nel peggior modo possibile?

- No, è che ... sono carine ... le ragazze. - balbettai guardandomi intorno come un perfetto idiota. - insomma, single da un po' ormai. - avrei voluto morire in quell'esatto istante, ero davvero la vergogna del genere umano.

- Ok, certo ... proverò a parlarne con mia sorella, nessun problema. - disse lui sorridendo appena – però se non hai nulla da fare potremmo uscire insieme una di queste sere. Ti presento i miei amici e magari nel frattempo puoi anche interrogarmi. -

Risi più per il nervoso che per altro. Ok, mi ero assicurato qualche uscita con Lewis ma avevo decisamente peggiorato la mia situazione. Mi ero appena dichiarato etero per non so quale motivo al mondo e stavo davvero imprecando a più non posso dentro di me. Che diavolo!

- Certo! Sarebbe figo. Comunque questa è la roba per dopodomani ... se hai qualche problema puoi sempre chiamarmi, lo sai. - dissi lanciandogli un secondo quaderno di matematica che Lewis prese al volo in un movimento veloce che gli fece guizzare i muscoli delle braccia.

Cercai di non sbrodolarmi addosso per quella visione piuttosto paradisiaca, mi limitai a lasciarmi dare una pacca sulla spalla dal ragazzo mentre mi ringraziava e passava oltre, seguito a ruota da me che come sempre lo accompagnavo alla porta.

Ero appena arrivato all'ultimo gradino che dava all'entrata quando mia madre aprì la porta d'ingresso rivelando l'intera famiglia Bradbury tutta agghindata e sorridente. Cazzo, la cena!

- Buonasera, siamo in anticipo per caso? Ho portato un Pinot Nero che Norman non potrà non apprezzare! - salutò Luis mentre mia madre li invitava gentilmente ad entrare e accomodarsi. Incontrai lo sguardo gentile di Rachel, evitai totalmente di guardare il fratello, sapevo che sguardo mi avrebbe riservato lui.

- Ehi, Chris! Come va? - Luis mi strinse la mano gioviale, poi mi diede una pacca sulla spalla che per poco non mi fece sbattere con le ginocchia a terra tanto era portentosa. Ecco da chi ne aveva preso quel bastardo di Tyler.

- Alla grande, signor Bradbury. Prego, accomodatevi. - non dovetti scambiare altre parole con loro perché un attimo dopo i miei zii e mio padre entrarono in stanza e l'attenzione dei coniugi fu tutta concentrata sui miei parenti. Soltanto in quel momento mi resi conto che Lewis era ancora accanto a me, piuttosto imbarazzato.

- Scusami, c'è una sorta di cena con i Bradbury ... - spiegai, accompagnandolo verso la porta.

- Sei amico loro? Di Tyler, intendo. -

- Io? No! Mai. - ero profondamente offeso da quelle parole – perché? -

Lewis fece spallucce, continuava a fissarmi con una strana espressione sul volto. - E' molto bravo a basket, ma picchia duro. Tutto qui ... non andiamo molto d'accordo. -

- Dimmi chi è che va d'accordo con lui. L'uomo capace di sopportarlo non deve essere ancora nato. - questa battuta lo fece ridere parecchio, ci ritrovammo a parlare un altro po' di quanto fosse insopportabile, ma ben presto venni chiamato a gran voce da mia madre, così dovetti salutare Lewis e correre a cambiarmi per quella fottuta cena.

Salii in camera ben felice di poter sfuggire per qualche minuto alla famigliola degli orrori. La loro madre era chiaramente sotto effetto di qualche calmante massiccio, pensai, ricordando il viso sorridente e leggermente stralunato della donna. Luis era un pezzo di merda patentato, mio padre lo diceva sempre, ed i figli non potevano essere poi così diversi da loro, anche se Rachel l'avevo un po' rivalutata di recente. Gettai un'occhiata sommaria ai miei vestiti, alla fine scelsi quelli che mia madre mi aveva preparato per la serata. Una polo bianca ed un semplice pantalone nero. Misi le scarpe sportive e mi spruzzai una dose abbondante della mia colonia preferita, la stessa che aiutava Wes a rimorchiare.

Stavo per uscire quando incontrai il viso sorridente di Rachel fare capolino dalla porta.

- Ehi! Ti ho trovato finalmente ... questa casa è mastodontica e caotica. Credo di aver intravisto uno dei tuoi cugini mentre si cambiava. - la sua espressione si fece maliziosa, poi rise piano.

- Deve essere Wes, non ha ancora capito che le porte si chiudono oltre ad aprirsi. - risposi sorridente, lasciando vagare lo sguardo lungo il vestitino da bambolina di Rachel. Niente a che fare con i suoi soliti abiti succinti.

- E' per via di mio padre. - chiarì lei seguendo la mia occhiata – ho dovuto rifare il guardaroba ma non credo sia abbastanza per lui. Posso essere onesta con te, Chris? -

Avrei voluto dirle di no, di tenersi i suoi fottuti segreti per lei, ma purtroppo non mi sembrava carino da dire, soprattutto ad una ragazza che non vedeva l'ora di renderti partecipe delle sue tribolazioni.

- Dimmi ... -

- Credo che tu potresti piacergli ... -

Rimasi a bocca aperta, dovevo sembrare parecchio scemo in quel momento ma non potevo farci niente. - In che senso? -

Rachel strabuzzò gli occhi – Che hai capito, idiota! Potresti piacergli come fidanzato per me! -

- Ahh ... - tirai un sospiro di sollievo, avevo già abbastanza problemi per dovermela vedere con una cotta di tale portata. - oh, perché dovrei? Non sono particolarmente prestante ... -

- Beh, gli piace la tua famiglia, suppongo. Questa casa in effetti non farebbe schifo a nessuno, inoltre non sembri uno di quelli che potrebbe saltarmi addosso e lasciarmi gravida sul ciglio di una strada senza prendersi poi le proprie responsabilità.

Quell'immagina mi fece rabbrividire letteralmente. - Il mio essere gay lo tranquillizza ... ho capito. -

Rachel rise e non potei fare a meno di seguirla a ruota, che situazione di merda. - Non è che ti andrebbe di inscenare qualcosa del genere? Sai, la smetterebbe di rompere e mi lascerebbe un po' di libertà in più se mi sapesse con te ... ovviamente so che sei gay e che non ti interesso, questo è ovvio. - chiarì subito dopo lei, fissandomi con due occhi enormi e pieni di speranza che mi fecero sentire male. - dimmi che ti andrebbe. Inoltre potresti vantarti in giro di stare con me ... nessuno avrebbe più dubbi sulle tue preferenze sessuali.

Proprio quello che mi serve, pensai rattristato, avevo già fatto abbastanza casino con Lewis senza che fosse stato necessario uscire con Rachel e mostrare al mondo quanto fossi etero.

- Senti, francamente c'è un ragazzo che mi interessa ... - iniziai senza sapere dove volevo andare a parare.

- Bene! Ti aiuterò con lui allora. L'importante è che mio padre pensi che ci stiamo davvero frequentando. - i suoi occhi brillavano di gioia e le sue mani avevano preso a stringermi senza sosta. - ti prego, Chris, ti supplico ... rendi la mia vita un po' meno schifosa! Tu sei l'unico che può aiutarmi! -

Avrei voluto trovare la forza di oppormi, ma il suo viso in attesa mi fece perdere qualsiasi voglia di oppormi, abbassai gli occhi e cedetti.

- Va bene, è andata. - dissi sotto gli abbracci e le urla euforiche di Rachel che si gettò letteralmente su di me dalla gioia. La trattenni con le punta delle dita prima che entrambi precipitassimo sul mio letto, l'uno sopra all'altro. Cercai di districarmi tra i capelli lunghi e mossi di Rachel che mi finirono in bocca, lei continuava a strapazzarmi al culmine della felicità soltanto quella voce riuscì ad immobilizzarla allo stesso modo di quanto accadde a me.

- Che cazzo sta succedendo qui ... - Tyler stava fremendo di rabbia, vidi il suo petto gonfiarsi mentre si gettava verso di noi, bloccato subito dopo dal corpo della sorella.

- No! E' tutto ok. Lui è il mio ragazzo adesso! Non stava facendo nulla di male. - gli assicurò lei mentre stringeva le braccia del fratello in una presa ferrea.

- Cosa? Ma l'hai capito che è frocio? -

- Grazie per il tuo apporto sempre molto delicato. - commentai rivolgendo un'occhiata malevola a Tyler che si limitò a fare spallucce e a fissarmi sempre peggio.

- Sì, è tutto ok. Tranquillo. -

- Se lo dite voi. - Tyler era piuttosto confuso – ci vogliono a cena. Mi dispiace dover interrompere il vostro ... bah, che cazzo ne so come definirlo. -

Scossi la testa, conscio di quanto quell'enorme casino fosse tutto da ricondurre a me e alla mia incapacità di ragionare. Ero stato io ad invitarli a casa mia, io ad accettare quella relazione con Rachel ... ma sapevo almeno quello che stavo facendo?

Neanche a chiederlo, non ne avevo la minima idea. Ma che importava, continuai a camminare con un certo languorino adesso.

SETH

Bloccato, era così che mi sentivo, bloccato lì dentro con loro, portai gli occhi allo schermo del cellulare che non segnava alcuna chiamata né messaggi. Sentivo in lontananza mia madre chiamarmi per la centesima volta, gli ospiti erano arrivati. Sospirai e riposi il cellulare in tasca, uscii dalla mia camera e mi diressi al piano di sotto nella sala da pranzo. Erano già tutti riuniti intorno al tavolo imbandito di ogni prelibatezza possibile ed immaginabile che le mie zie avevano preparato per l'arrivo dei Bradbury. Loro non mi piacevano molto, anzi per la precisione Luis non mi piaceva, era rozzo, autoritario e fin troppo despota per i miei gusti.

Presi posto accanto a mio fratello e diressi il mio sguardo su ognuno di loro, la signora Bradbury era una donna solitamente energica, sempre solare ... eppure quella sera mi sembrava fin troppo sorridente, come se si stesse sforzando per compiacere qualcuno o forse per nascondere la vera disperazione che provava dentro. I loro due figli minori non li conoscevo bene, erano coetanei di Chris e a quanto avevo appreso da lui non erano facili da gestire. Fissai lo sguardo su Tyler che mangiava tranquillamente, scambiando di tanto in tanto qualche parola con mio padre, quel viso mago e affilato mi ricordava vagamente Caleb. Lui aveva la mia età, un tipo socievole, ottimo atleta, sempre circondato da amici, in prima linea per dare una mano. Oltre quel vago tratto del viso, non riuscivo però a riscontrare altre somiglianze fra i due fratelli. Tyler era duro, nonostante la calma che sembrava emanare in quel momento, doveva aver passato dei momenti di merda.

- Allora Luis, quanto ti fermerai? – domandò mio padre, cominciando quella che sarebbe stata una lunga serata piena di convenevoli inutili.

- Non so ancora, possono richiamarmi da un momento all'altro ma per il momento mi occupo un po' della famiglia – rispose gioviale e diede una pacca sulla spalla al figlio seduto accanto a lui.

Quello sorrise rilassato ma mi fu chiaro quanto quello fosse un comportamento di circostanza per lui, lo leggevo chiaramente nei suoi occhi. Era questa forse la più grande differenza fra lui e Caleb, in fondo al viso del maggiore c'era un'infinita bontà, qualcosa che mi ricordava Matt per certi versi. Ma in Tyler c'era un indole selvaggia che non voleva essere dominata, che a stento riusciva a controllarsi, qualcosa che senza dubbio poteva rappresentare un pericolo.

- Lo stai facendo di nuovo – bisbigliò Chris al mio orecchio – stai fissando la gente, Seth ... –

Distolsi la mia attenzione dagli ospiti per un momento – E allora? –

- Dai, sei inquietante quando lo fai ... non li analizzare in quel modo! – insistette.

- Sì – poi esclamò Luis – anche Ty pensa di intraprendere la carriera! Questo paese ha sempre bisogno di aiuto e lui è un giovane parecchio dotato, sono sicuro che ci renderà orgogliosi! –

Sì, decisamente non mi piaceva quell'uomo, anche Caleb avrebbe dovuto iniziare il servizio eppure era morto, era stato un incidente dicevano, una corsa folle in auto e uno schianto senza precedenti ... ma quello suo sguardo io lo non avevo dimenticato. Ogni giorno dentro quel ragazzo moriva qualcosa e quell'uomo non sembrava dargli peso, fingeva di non vedere, gli faceva comodo credere che tutti volessero ciò che voleva lui. Né la donna china sul piatto piena di muta disperazione, né quella figlia che disperatamente urlava di essere salvata e neppure quella piccola tigre che ha scambiato per un gatto domestico. Quell'uomo era fin troppo pieno di sé per rendersi conto che della famiglia felice di cui si vantava non era rimasto niente.

- Allora Seth – sentii chiamare il mio nome così mi voltai, era stato proprio lui a parlare – non ricordo esattamente di cosa ti occupi tu ... –

- Non di servizio militare. – dissi secco.

Gli occhi dell'intera tavola furono su di me all'istante, potevo percepire chiaramente la tensione nella stanza ma non mi importava. Ero nervoso, per un mucchio di cose, Koll non chiamava, avrei dovuto passare una settimana senza sapere un cazzo, quel tipo era seduto di fronte a me, ricordandomi tutto il peggio che c'era nel mondo. Ma soprattutto nessuno gli andava a dire niente, beh, lo avrei fatto io.

- Oh certo ... insomma non tutti sono portati per il servizio – disse vagamente preso alla sprovvista.

- Io non le sembro portato? – continuai a provocarlo.

Sentivo la mano di Chris sotto il tavolo che mi afferrava la gamba nel tentativo di farmi tacere, persino Debby aveva cominciato ad assestarmi dei calci.

- Hai qualche rimostranza verso il servizio? – mi chiese alla fine apertamente.

- Solo per chi ne fa una questione personale ed al di fuori di quello non vede altro - risposi schietto, lui rimase in silenzio – credo che a lei non freghi un accidente di quello che faccio nella vita, ma se per caso mi sbaglio, studio Arte all'Accademia. Ma questo non fa di me un eroe della patria, credo di non aver bisogno di questo genere di cose per sentirmi sicuro di me ... –

Ad un tratto sentii una risata fragorosa scoppiare in lontananza, voltandomi notai che era mio cugino Wes vistosamente divertito, si copriva maldestramente le labbra con una mano ma era chiaro a tutti che stesse ridendo. La stessa espressione divertita era presente sul viso di Rachel che però lo nascondeva con più discrezione. Il resto degli sguardi erano dall'imbarazzato di mia madre al furioso di mio padre, passando per tutte le sfumature esistenti dipinte sui volti del resto dei miei parenti e Chris. Tyler mi guardava con un espressione difficile da decifrare ed in quel momento non mi interessava capirla, avevo detto chiaramente quello che pensavo e sapevo che il mio ero un pensiero condiviso. Bevvi l'ultimo sorso di vino e mi sollevai da tavola.

- Seth ...- cercò di dire mio padre così nervoso che le parole faticarono ad uscirgli di bocca – credo che tu debba delle scuse ai nostri ospiti ... –

- Io non credo! –

Mi voltai ed uscii dalla stanza, quanto meno per i primi dieci secondi successivi avrebbero parlato di qualcos'altro che non fosse stato l'arruolamento. Tornai in camera e mi distesi sul letto fissando il soffitto, Koll, sempre lui per la testa. Mi chiesi cosa stesse facendo in questo momento, se anche lui mi stesse pensando, mi rannicchiai in posizione fetale, mi ero ripromesso di prenderla meglio ma non ce l'avevo fatta alla fine.

- Cugino ... - sentii la voce di Wes provenire dalla porta della mia camera – hai dato il meglio di te sotto, complimenti. Mi puoi prestare il pc? –

Non ebbi la fora di rispondere o replicare alcunché così annuii e basta senza neanche guardarlo.

- Seth? Ma che hai? – continuò curioso – non che non abbia apprezzato la tua uscita passivo-aggressiva a cena ma mi sembra che tu abbia qualche problemino ... –

- Niente che tu possa risolvere, prendi il pc e sparisci. – mormorai sempre più stretto al cuscino.

- Il tuo uomo misterioso? Non è nei paraggi? Ti ho visto torchiare il cellulare tutto il giorno! – insistette.

- E' via per lavoro – dissi amaramente, odiavo quelle parole, mi sembrava di sentirgliele pronunciare – mi passerà ... voglio solo stare per conto mio adesso. –

Sentii la porta richiudersi ed io affondai più profondamente dentro di me, dentro quello strano vuoto che mi dominava in assenza di Koll. Lui era davvero il centro del mio universo e mi sembrava quasi di star con il fiato sospeso fino a quando non avessi saputo che era davvero tornato.

Non rimasi solo ancora a lungo però, la cena doveva essere terminata ed i miei fratelli si erano precipitati a dirmi quanto avessi esagerato.

- Dico sul serio Seth, il signor Bradbury non mi è mai sembrato una a posto col cervello – mi disse Chris – non avresti dovuto dire quelle cose, così alla leggera. –

- Seth, è stato molto irresponsabile da parte tua – mi ammonì Debby – papà e mamma hanno fatto una pessima figura, che ti costa essere civile ogni tanto? –

Ero davvero stanco di sentirli parlare, di sentirmi dire quanto fossi strano ed inappropriato, mi chiusi in camera alla fine, sbattendo fuori chiunque ed ignorando mia madre che continuava a chiamarmi per chiedermi se stessi bene. No, non stavo bene per niente, ero intrappolato.

Koll, ti prego, torna.


NOTE DELLE AUTRICI: Aggiornamento in arrivo!!!
Eh, sì ... ci ha fatto davvero molto piacere sentirvi numerose, quindi abbiamo ritagliato un po' del nostro tempo per aggiornare.
Ok, Chris è riuscito ad incasinarsi da solo ... quel ragazzo ha una bravura innata nel farlo >-< quella sua boccaccia larga lo rende un pericolo perfino per se stesso!
D'altronde potremmo dire lo stesso anche del fratello, sempre schietto e pungente come un rasoio ... questo suo comportamento potrebbe essere una lama a doppio taglio, per rimanere sempre in argomento :D
Cosa pensate che accadrà a questo punto?
Per chi shippate?
Fateci sapere :)
Grazie a tutti voi per aver letto-seguito-preferito e soprattutto recensito!
Un bacio grosso!


- BLACKSTEEL - 

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