The Wayright

Par Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... Plus

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

capitolo 11

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Par Blacksteel21


Capitolo 11

"You ever toss and turn your lying awake and thinking about the one you love?
I don't think so.
You ever close your eyes your making believe your holding the one your dreaming of?
Well if you say so.
It hurts so bad when you finally know just how low, low, low, low, low, she'll go.

Baby did a bad bad thing, baby did a bad bad thing. "

CHRIS ISAAK - BABY DID A BAD BAD THING


WES

Dovevo evidentemente essermi appisolato sul comodissimo divano extra-large dei Wayright perché ad un tratto mi ritrovai a balzare su, disturbato da voci che si facevano sempre più forti e fastidiose.

- Non esiste, Amanda. Va subito a fare le valigie! Non ci sto a queste bassezze, è davvero troppo! -

Mi guardai intorno per incontrare lo sguardo confuso di Kevin, anche lui appisolato insieme a Celine e qualche metro da me. Poi gli zii e mia madre entrarono in stanza. Avevano delle facce spaventose sul volto, zio Benjamin era il più furibondo di tutti ovviamente.

- Che succede? - chiesi stiracchiandomi un po'.

- Succede che Richard ha davvero oltrepassato il segno stavolta! - esclamò proprio quest'ultimo prima di versarsi una dose abbondante di brandy direttamente dal mobiletto degli alcolici di zio Norman.

- Anche da morto? - chiesi, pacato. Doveva aver combinato qualcosa di grosso a giudicare dalle facce angosciate di tutti, ma ehi, stavamo parlando pur sempre di nonno Richard, non c'era molto di cui stupirsi!

- Proprio così. C'era una clausola segreta nel testamento ... stabilisce che l'eredità può essere riscossa soltanto se passeremo l'estate insieme, qui a South Gate nella casa dove siamo cresciuti ... - chiarì mia madre lanciandomi un'occhiata eloquente.

Era proprio tipico del gusto del nonno, dovevo ammettere. Risi forte, era divertente ed era quello che meritavano soprattutto. - Buon divertimento allora! Vi servirà, no? Per appianare certe divergenze, se sapete cosa intendo ... - sussurrai strizzando l'occhio in direzione di mia madre che mi fulminò all'istante.

- Forse non hai capito. Questo vale anche per te ed i tuoi cugini ... - aggiunse lei gustandosi l'espressione di puro orrore che dovette dipingersi sui nostri volti.

No, non poteva essere. Per un attimo sperai di aver capito male, poi però incrociai le facce sconvolte di Kevin e Celine. - Ma ... noi dobbiamo tornare negli Hamptons ... i genitori di Kevin ci aspettano per trascorrere un mese con loro ... - disse subito quest'ultima con le mani ai capelli.

- Tesoro, non si può ... ovviamente Kevin è escluso da tutto questo, può tornare a casa quando più desidera ma tu però dovrai rimanere qui con noi e i tuoi cugini ... soltanto così potremo riscattare la nostra parte di eredità. - spiegò loro Amanda con un tono che io non avrei riservato neanche al bambino più idiota che conoscevo.

- Vi dispiace troppo rinunciavi per caso? - mi intromisi alzandomi da lì – perché io sto per partire, insomma rimanere qui per un altro giorno in più non è un'opzione molto allettante ... -

Lo sguardo che mi lanciarono tutti fu più che eloquente. Mia madre più degli altri. - Dovrai prima passare sul mio corpo, Weston, e non sarà impresa facile. Va a dirlo anche a Seth, nessuno deve fare programmi per questa estate, non c'è altro da dire, è andata così quest'anno. -

Mi morsi la lingua, ma decisi di tenere il mi malcontento per me una volta tanto e così mi allontanai dalla stanza, certo che ben presto zio Benjamin sarebbe tornato alla carica con le sue minacce inutili. Sapevamo tutti che era sempre stato molto avido e che quindi non sarebbe mai andato da nessuna parte sapendo che la sua eredità era in gioco. Seth se ne stava in stanza, non dormiva però, alzò lo sguardo su di me e per un attimo rimase così, a fissarmi.

- Che vuoi? -

Feci spallucce – non dover passare le mie vacanze qui con voi ad esempio. -

- Beh, quella è la porta, cugino. Nessuno ti trattiene ... -

Risi un po', godendomi l'espressione confusa che si stava formando sul suo volto. - io so qualcosa che tu non sai ... - cantilenai.

- E di cui non mi importa ... - continuò lui, tornando subito al suo cellulare.

- Siamo bloccati qui. Richard ha deciso che per poterci appropriare della nostra eredità dovremmo prima passare le vacanze estive insieme ... benvenuto all'inferno, Seth. - dissi teatralmente. Mio cugino sbiancò improvvisamente, lo sentii imprecare e in men che non si dica iniziò ad inveire contro il nonno.

- Vecchio bastardo ... è sempre stato così subdolo in qualsiasi cosa facesse. Guarda un po', si è rivelato un gran pezzo di merda anche nella morte. -

- Non sai quanto. - sì, lo era stato. Tralasciando la famiglia di Seth, i veri conti in sospeso riguardavano noi Reed e i Wayright inglesi. Mi morsi le labbra, come potevo sopravvivere ad altri due mesi e mezzo intrappolato in casa con la gente che più detestavo al mondo? Era una prova quella ed una grossa per giunta!

- Ammetto che sarà divertente però ... - incredulo tornai a guardare Seth, la sua espressione era mutata, mi fissava con un certo divertimento sul volto – ci siamo sempre divertiti tu ed io, capisco però che questa città non sia il massimo per te. Più stai qui più crescono le possibilità di incontrarlo, vero? -

Beccato. Rimasi a fissare quel suo viso soddisfatto per un tempo indefinito.

- Credevi che non me lo ricordassi, eh? Invece il vecchio Seth non dimentica nulla. - rise forte – a proposito, l'ho visto la settimana scorsa giù al pub ... era con una ragazza niente male. -

- Ha sempre avuto degli ottimi gusti. Modestamente. - commentai ridendo insieme a lui.

- Ed anche una buona dose di confusione tra sessi, direi. -

- Senza contare che non ha mai tenuto molto in conto le parentele nello scegliere i suoi partners ... - qualche anno prima non sarei mai riuscito a parlare di Wayne in quei termini ma in qualche modo stavo davvero elaborando il lutto di quella perdita. Ero sempre stato troppo allegro per deprimermi davvero o concentrare tutte le mie attenzioni su un unico essere umano.

- Che estate pazzesca! - Seth doveva trovare quei ricordi particolarmente divertenti – sei sempre stato uno stronzo, Wes, ma quella volta stavi davvero rigando dritto. Eri come una ragazzina alle prese con il suo primo grande amore! -

- Oh, sì ... che peccato averlo beccato mentre si scopava la dolce Celine! Credo proprio che quello sia stato il mio prima trauma amoroso. - dissi, scoppiando a ridere un attimo dopo. Seth mi seguì a ruota.

- E da quel momento in poi l'hai sempre detestata ... comprensibile, anche se credo che dovresti iniziare a metterci una pietra sopra. Non su Celine, mi correggo. -

Rimasi in silenzio. Non era quello il punto, beh di certo quello aveva influito ma ciò che era successo dopo aveva cambiato le carte in gioco ad un punto tale da aver cambiato anche me.

- Wayne era uno stronzo, ma andava pazzo per te ... -

- Sì, sarebbe stato carino se si fosse fermato soltanto al primo Wayright che si fosse trovato davanti però. Peccato che ha sempre avuto quel suo temperamento da pervertito. Che dire, il passato è passato, non si rivive né si può cambiare! C'est la vie, cugino! -

- Intendo dire che l'ha usata ... credo fosse una sorta di ripicca nei tuoi confronti, tu gli interessavi troppo, in un modo che fuggiva alla sua comprensione. Credo che ne fosse spaventato in qualche modo ... - Seth si era lanciato in uno dei suoi rari momenti di riflessione. - ha deciso di mandare tutto a puttane in poche parole. Però eravate una bella coppia. -

- Sono d'accordo. Sapevamo come divertirci e non prenderci sul serio – poi un'idea malsana mi balenò nella mente – senti, cugino, dici che Kevin la sa questa storia? -

Gli occhi di Seth brillarono, doveva aver capito dove intendevo arrivare. - Nah, figurati! A guardarla da fuori sembra una santa lei, l'inglese non immagina neanche le insidie che la cara cugina nasconde sotto quella maschera da perfetto prototipo di donna. Perché? Che intendi fare, Wes? -

Finsi di pensarci un po' su – Non so, lo sai che mi è sempre piaciuto scuotere le acque calme ... e poi avrò così tanto tempo libero qui, mi annoio facilmente io. Magari potrebbero diventare i miei nuovi compagni di giochi, no? -

- Dubito che qualcuno vorrebbe giocare con te conoscendoti, ma fai pure. Hai tutto il mio appoggio ... facciamoli tornare a casa urlanti dallo shock. - il sorriso sul volto di Seth era cattivo, perfetto riflesso di quello che stava apparendo sul mio viso. Eravamo in affari io ed il caro cugino, lo lasciai e lui tornò presto al suo cellulare. Una volta in corridoio venni subito attratto da una figura in avvicinamento. Era Kevin e a giudicare dagli indumenti che portava in mano stava per andare a fare una doccia. Non appena fu a poco più di qualche metro da me mi parai davanti, bloccandolo.

- Che cosa vuoi, Wes? Togliti ... - era bello Kevin. Di una bellezza eterea. Non era il solito ragazzo americano, beh ovviamente era inglese lui e questo influiva in qualche modo sull'aura che aveva intorno. Rimasi a fissare il suo viso sottile e pallido, ogni tratto era in perfetto equilibrio con il resto, come un dipinto bellissimo che soltanto delle mani esperte avrebbero potuto dipingere.

- Invitami a fare la doccia con te. - dissi ad un tratto, trovandomi più vicino di quanto pensassi a quel suo viso adesso scosso dallo shock.

- N-no! Che diavolo ti passa per la mente? - Kevin indietreggiò come se si fosse trovato davanti il diavolo in persona. Ma i suoi occhi non smettevano di fissarmi, li vidi scorrere lungo le mie labbra, gli si mozzò il fiato a quel punto.

- Proprio quello che passa a te, soltanto che io ho il coraggio di dirlo ad alta voce. - lo schernii – andiamo, lei non lo scoprirà neppure. E' troppo presa da Vanity Fair per contare quanto tempo ci stai impiegando per fare la doccia ... sarà divertente. - lo provocai un altro po', bloccando il suo corpo magro contro la parete del corridoio. Kevin mi spinse via, lasciando cadere a terra la pila di indumenti che teneva tra le mani.

- Continua pure a sperare, Weston. Userò il bagno di sotto vorrà dire. -

Lo aiutai a raccogliere le sue cose con un sorriso che non riuscivo a togliermi di dosso. Forse avrei ripagato Celine con la sua stessa moneta, farmi beccare con il suo ragazzo nel mio letto sarebbe diventato l'obiettivo della mia estate, decisi.

KEVIN

Il Diavolo.

Il Diavolo, certamente lui doveva essere il Diavolo. Mi ritrovai a stringere i vestiti contro il petto con tutta la forza che avevo e fuggire impettito da quel corridoi. La mia camminata fu svelta ma controllata, non volevo che lui mi vedesse scappare ma in realtà era quello che stavo facendo. Stavo fuggendo, Wes era una forza che, mi ritrovai ad ammettere, non ero in grado di fronteggiare, più provavo a tenergli, più lui si faceva avanti insinuandosi nella mia mente, fissandomi con quegli occhi chiari e profondi come dannati abissi. Nessuno mi aveva mai guardato con quell'intensità, mi sentivo mancare l'aria quando avevo i suoi occhi addosso.

Scesi frettolosamente le scale e mi gettai sulla porta del bagno libero, la chiusi alle mie spalle e presi una boccata d'aria, ero solo lì, al sicuro. Sollevai lo sguardo e notai la presenza di una grossa vasca, mi sfuggì un sorriso, meglio di così non poteva andare. Decisi di lasciare la porta e andai a regolare l'acqua, quando fu perfetta mi spogliai e m immersi in quel fantastico tepore, sospirando di sollievo.

Quello fu in assoluto il mio momento personale di paradiso, al riparo, al silenzio, lontano dai drammi almeno per qualche minuto. Da quando ero entrato in quella casa mi era sembrato di mettere piede direttamente nelle sabbie mobili, una volta dentro non riuscivo più a venirne fuori. Adesso c'era anche questa clausola inattesa, sarebbe stato comodo prendere un aereo e tornare a casa, ma non era così semplice, non potevo lasciare Celine lì da sola, eravamo arrivati insieme e dovevo restare con lei fino alla fine, la conoscevo, non poteva farcela senza di me.

Sospirai, ne ero davvero sicuro che tutto questo era solo per lei? Oppure ero io a non volermene andare? Perché magari voler andar via significava arrendersi? Oppure arrendersi significava restare? Ma poi arrendersi a cosa? A lui?

Ad un tratto sentii un rumore, qualcosa provenire dalla porta, vidi la maniglia abbassarsi e con un gesto repentino Wes fu dentro la stanza. Sgranai gli occhi ritraendo istintivamente le ginocchia al petto mentre lui rideva divertito. Il suo sguardo passava in rassegna ogni tratto di pelle che riaffiorava dalla vasca, mi ritrovai a boccheggiare sotto quegli occhi dannatamente privi di scrupoli e intrisi di qualcosa di spaventoso.

- Wes che stai facendo? – chiesi con tono disperato mentre lui si avvicinava.

- Credevi che fosse finita, Kev? – mormorò con gli occhi luccicanti di cattive intenzioni – credevi che me ne sarei semplicemente tornato di sotto con gli altri? Mio Dio, perché non mi fai un po' di posto invece?

- Vattene! – urlai con voce tremante per tutte quelle emozioni contrastanti.

- Cacciami! – fu la sua risposta euforica, se la stava spassando a deridermi.

Senza indugio iniziò a spogliarsi ed il mio cuore accelerò i suoi battiti ogni istante di più fino a temere che mi sarebbe presto esploso. Lasciò cadere la sua t-shirt bianca, poi le sue dita lunghe e magre scesero sulla zip dei suoi jeans, lo vidi trafficare un po', incapace di distogliere lo sguardo dal suo corpo pallido e muscoloso. Rimase davanti a me, gli slip erano scivolati a terra e Wes era dannatamente pronto mentre il mio viso prendeva fuoco e non riuscivo più neppure a respirare. Senza aspettare altro si infilò nella vasca ed io mi ritrovai ancora di più a stringermi da una parte per evitare di toccarlo, ma fu inutile, lui si avvicinava sempre di più.

- Sei così bello, Kev ... - era troppo vicino adesso, i suoi piedi sfioravano le mie cosce mentre scivolavo verso il fondo ustionato da quel tocco sensuale – dovresti proprio farla finita, perché resistermi? Tanto sappiamo entrambi come andrà a finire. - rise, ed i suoi denti erano bianchi, luminosi da far male. Era un demone, forse anche peggio.

- Devi andartene! – insistetti con tutta l'autorità che riuscii a mettere nel tono di quella frase.

Lui rise senza staccare gli occhi da me – è sul serio quello che vuoi? Io non credo ... altrimenti non reagiresti in questo modo ogni volta che mi vedi – mormorò – guardati, incrociare il mio sguardo ti fa perdere il controllo ... se io volessi ... potrei farti fare quello che voglio. Sei come una bambola nelle mani di una bambina capricciosa ... –

Avevo il fiato corto e adesso, le sue mani scivolavano lente lungo la mia schiena prima di stringere la presa sui miei fianchi che urtarono contro la sua erezione prontissima. Dio, stavo male, sperai con tutto il cuore che non facesse caso a ciò che stava succedendo da tempo anche nelle mie zone basse, ma ovviamente a Wes non sfuggiva nulla.

A quel punto rise e si sollevò appena avvicinando il suo viso al mio e parlò lentamente ad un soffio dalle mie labbra – lei non è qui, lei non può vederci ...... sono qui solo per te ... lo so che vuoi la mia attenzione ... ti ho visto cercarmi disperatamente ... - poi immerse una mano nell'acqua in mezzo alle mie gambe e strinse facendomi perdere del tutto quel minimo di pudore che mi era rimasto – dii il mio nome, Kev ... -

La mia mente era annebbiata, sudavo, la gola secca, ero preda dei suoi occhi, del suo tocco, mi aveva sconfitto – We...s, mio Dio Wes! – mi baciò, catturando le mie labbra con un guizzo veloce. Mi ritrovai a stringermi più forte a lui mentre le mia bocca continuava a formulare quel nome, il suo dannato nome.

Sobbalzai terrorizzato, facendo strabordare l'acqua ormai fredda oltre il margine della vasca. Strabuzzai gli occhi, percorrendo ogni centimetro di quel dannato bagno. Ero da solo, appurai, tirai un grosso respiro di sollievo, era stato un sogno, un orribile sogno. Mi sollevai dalla vasca e mi asciugai rapidamente, dovevo uscire a prendere aria, allontanarmi per qualche ora. Posai distrattamente lo sguardo sul mio riflesso allo specchio, avevo ancora quella scena danti agli occhi, cosa diavolo mi era passato per la testa? Perché sognare quelle cose? Perché lui dannazione mi stava tormentando dal momento stesso in cui avevo messo piede in quella casa! Era stato così reale che ebbi davvero paura di me stesso, se quella situazione si fosse presentata sul serio, sarebbe stato così che avrei reagito?

Uscii dal bagno più tramortito di quando ne ero entrato, diretto verso la cucina a prendere un sorso d'acqua. Non potei fare a meno di girare cautamente ogni angolo timoroso di incrociarlo per i corridoi, raggiunta la cucina bevvi e tornai a respirare normalmente. Era di certo qualche strano residuo della sbornia, assommando le continue allusioni sessuali da parte sua che dovevo subire era più che logico reagire così. Non era il diavolo, era solo un ragazzo, un ragazzo viziato e lascivo che voleva farmi a pezzi per divertimento e io sarei stato superiore, non avrei fatto il suo gioco.

- Kev - al suono di quella voce sobbalzai, era davanti alla porta della cucina ed indossava perfino gli stessi indumenti del mio sogno – è andata bene in bagno senza di me? –

Tremai a quell'affermazione, se mai avesse saputo ciò che avevo sognato poco prima sarebbe stata la fine per me, non dovevo far trapelare nulla, indossai la mia migliore espressione controllata.

- Egregiamente ... peccato ti abbia dovuto vedere adesso – dissi secco, poi gli andai incontro per uscire dalla cucina.

A quel punto lui mi bloccò il passaggio col suo corpo – allora ti lascio proprio indifferente, eh? – mi chiese con un tono che tradiva puro divertimento, stava giocando con me come sempre.

- Si, decisamente – replicai puntando lo sguardo oltre le sue spalle, dritto sul corridoio vuoto.

- Allora perché non riesci più nemmeno a guardami in faccia? – soffiò al mio orecchio.

Non risposi, lo spinsi via e corsi, corsi a perdifiato lungo il corridoio, poi su per le scale ed infine alla mia camera, entrai e chiusi la porta.

- Kev? – la voce di Celine mi raggiunse leggermente turbata.

Sollevai lo sguardo e anche la sua espressione era incerta, dovevo avere un aspetto irriconoscibile, posò la rivista per osservarmi meglio.

- Ehi, tutto ok? –

- Sì ... ma tu quanto ci hai messo? – ridacchiò – hai una faccia. Stai ancora male per ieri? Non dovevi proprio accettare le provocazioni infantili di Wes e non bere tutta quella birra se non ti andava ... –

- Già – ammisi imbarazzato – sarà che ho esagerato. –

Poi mi staccai dalla porta e mi sedetti sul letto accanto a lei, le sue braccia mi avvolsero dolcemente ed io per un istante mi sentì al sicuro persino dai miei stessi pensieri. Sollevai il viso e la baciai, lei ricambiò con foga e per un momento c'eravamo davvero solo noi due in quella stanza.

- Kev ... a proposito di quello che ci hanno detto oggi ... - mi disse poi sottovoce – ecco tu ... sai che puoi andartene, vero? Non pretendo mica che tu stia qui per altri due mesi ... -

Riflettei attentamente, sia su cosa significava andarsene che su cosa voleva dire restare, sapevo consciamente in che guai mi sarei cacciato. Una parte di me aveva avuto la sua prova in quel bagno, se fossi rimasto non mi sarei liberato di Wes ne di quel suo progetto di persecuzione. Dovetti accorgermi con sgomento che tirando, tirando la corda avrebbe potuto spezzarsi con o senza la mia volontà.

- Celine ... sono il tuo ragazzo, non vado da nessuna parte. –

Lei mi strinse felice, dovevo essere l'uomo migliore del mondo ai suoi occhi, l'uomo che le stava rimanendo accanto anche se non costretto ma sapevo come stavano le cose, c'era molto più in gioco di quanto lei non sapesse. Pronunciai quelle parole non del tutto consapevole, come se fossi guidato da una strana forza sinistra che non mi faceva ragionare con lucidità. Forse avevo capito in quale strada mi aveva messo questo storia e desideravo vedere dove sarebbe andata a finire, anche se ciò avrebbe comportato sofferenza. Anche se restare voleva dire arrendersi.


NOTE DELLE AUTRICI: Salve ragazze :) eccoci con un nuovo aggiornamento lievemente in anticipo rispetto al solito. Che dirvi, le vostre recensioni ci hanno proprio entusiasmato, siete davvero delle lettrici attente e ci avete anche fatto ridere un sacco! Non potevamo non aggiornare, regalandovi un altro capitolo ricco di avvenimenti :)
Speriamo che anche questo possa essere di vostro gradimento, nel frattempo vi abbiamo lasciato con l'immagine della bellissima Celine ;) ma credete davvero che Kev possa cedere ai tentativi estremi di Wes? Di certo la strada è ancora lunga e il soggiorno del giovane inglese non sarà privo di avvenimenti spaventosi quanto incredibili. Vi lasciamo alla lettura del capitolo, ricordandovi che nel prossimo rivederemo i due darkettoni della storia: Seth e Tyler ... viva la depressione! XD
Un bacio e un grazie enorme!

Fatevi sentire!!!! - BLACKSTEEL -

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