The Wayright

By Blacksteel21

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I Wayright sono una famiglia grande quanto disomogenea, affari in sospeso e antichi rancori hanno fatto sì ch... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4.
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
capitolo 11
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
capitolo 32
capitolo 33
capitolo 34
capitolo 35
capitolo 36
capitolo 37
capitolo 38
capitolo 39
capitolo 40
capitolo 41
capitolo 42
capitolo 43
capitolo 44
capitolo 45
capitolo 46
capitolo 47
capitolo 48
capitolo 49
capitolo 50
capitolo 51
capitolo 52
capitolo 53
capitolo 54
capitolo 55
capitolo 56
capitolo 57
capitolo 58
capitolo 59
capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62
capitolo 63
capitolo 64
capitolo 65
capitolo 66
capitolo 67
capitolo 68
capitolo 69
capitolo 70
capitolo 71
capitolo 72
capitolo 73
capitolo 74
capitolo 75
capitolo 76
capitolo 77
capitolo 78
capitolo 79
capitolo 80
capitolo 81
capitolo 82
capitolo 83
capitolo 84
capitolo 85
capitolo 86
capitolo 87
capitolo 88
capitolo 89
capitolo 90
capitolo 91
Capitolo 92
capitolo 93
capitolo 94
EPILOGO

Capitolo 10

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By Blacksteel21


Capitolo 10

"We fight all the time
You and I...that's alright
We're the same soul
I don't need... I don't need to hear you say
That if we weren't so alike
You'd like me a whole lot more
Listen to me now
I need to let you know

You don't have to go it alone"

U2 - SOMETIMES YOU CAN'T MAKE IT ON YOUR OWN

CHRIS

Erano trascorsi tre giorni esatti dalla bomba che Rachel Bradbury mi aveva scagliato contro ed io ero ancora vivo e in buone condizioni. Sinceramente non credevo che sarebbe stato possibile sopravvivere così a lungo, ma dopotutto c'era poco da festeggiare, dovevo mettere in pratica il consiglio di Wes prima di potermi definire sano e salvo.

La sola idea di dover mettere piedi nella tana dell'orso mi faceva sbiancare, ma sapevo che il signor Bradbury era in casa e questo avrebbe reso Tyler calmo e mansueto o almeno era quello che speravo. Non poteva uccidermi davanti a tutti ... no?

Con questi quesiti in mente mi vestii e scesi in salotto. Non avevo dormito molto, Seth sembrava non avere riposo, si muoveva in continuazione ed io avevo troppi pensieri in testa per poter dormire e non sognare adolescenti incazzati che provavano ad accoltellarmi o decapitarmi con un grosso machete. Alla fine avevo deciso di desistere e adesso mi ritrovavo a fissare i grandi che si preparano per l'incontro con l'avvocato del nonno.

- Torneremo entro pranzo, in frigo c'è tutto quello che vi serve per la colazione. Mi raccomando, tieni d'occhio tuo fratello. So che sta cercando di andar via da qui il prima possibile, ma bisogna che firmi anche lui altrimenti niente eredità, ricordaglielo se inizia a rompere. - la zia Monica parlava concitatamente con Matt che la stava a sentire annuendo di tanto in tanto.

- Ciao ragazzi, fate i bravi. Torniamo presto! - mia madre mi schioccò un bacio sulla guancia e seguì gli altri oltre la porta.

Come sempre Seth e Wes erano gli unici che mancavano quando ci sedemmo a fare colazione riuniti intorno al tavolo della cucina, di dimensioni più modeste rispetto a quello della sala. In realtà era molto più carino ritrovarci senza gli adulti, non facevano altro che parlare di testamenti e clausole ed io non ne potevo più. Capii che non avrei toccato nulla anche quel giorno quando mi ritrovai a fissare lo stesso cucchiaio di cereali per dieci minuti consecutivi. Sentivo i ragazzi parlare intorno a me, ma non riuscivo a concentrarmi sulla conversazione.

Cazzo, vivere era diventato insopportabile da quando Rachel Bradbury aveva gettato merda addosso ad un ragazzo che fondamentalmente se ne stava in giardino a prendere un po' di aria fresca ed era estraneo a qualsiasi evento.

- Fanculo! - gli altri improvvisamente smisero di parlare mentre mollavo tazza e cucchiaio nel lavabo e mi dirigevo impettito verso l'ingresso – sono stufo di aspettare che qualcuno venga a pestarmi, vado da quel bastardo di Tyler a chiarire. -

- Ben detto, cugino! - Matt mi diede il cinque.

- Però se non dovessi tornare entro dieci minuti forse sarebbe meglio chiamare qualcuno ... la polizia, i paramedici ... spero non ci sia bisogno del coroner. - biascicai con una nuova visione di me riverso in una pozza di sangue ai piedi di un temibilissimo Tyler munito di sega elettrica che rideva come un folle.

- Vai tranquillo, vado a sedermi in veranda. Se dovessi sentire delle urla chiamerò qualcuno. - si offrì Kevin e non capii se quella fosse stata una battuta o altro. L'umorismo inglese mi aveva sempre confuso parecchio.

Era inutile perdere tempo, camminai verso la porta costringendomi a lasciare il mio porto sicuro rappresentato da casa per immettermi verso un destino incerto e probabilmente portatore di sventura. Casa Bradbury era davanti a me. Non sembrava il rifugio di due scellerati come Rachel e Tyler, invece ci vivevano davvero lì dentro, sperai di uscirci una volta entrato, quindi alzai la mano quasi meccanicamente e la premetti sul citofono, pentendomene immediatamente.

Mi preparai al peggio ed arrivò prima ancora di quanto avevo immaginato. Ad aprirmi fu Tyler. Era sempre stato alto e molto muscoloso, quella caratteristica tendevo a minimizzarla ogni volta che potevo, era l'unico modo che conoscevo per domare la fottuta paura che provavo alla sua vista, ma poi ... quando ce l'avevo davvero davanti ... le cose cambiavano.

- Tu ... lurido figlio di puttana che ha il coraggio di ... - iniziò in un sussurro basso che gli sfigurò il bel viso pallido e dai tratti decisi.

- Messaggero non porta pena! - lo interruppi allontanandomi da quella mano che stava cercando di afferrarmi.

- Che cazzo vorrebbe dire? -

- Che chi porta il messaggio non deve pagare nessuna conseguenza negativa! Ed io sono il messaggero ... di me stesso. -

Tyler era perfino più incazzato di prima, dovevo averlo confuso, di certo lo avevo fatto spazientire. - Voglio ucciderti, ho proprio voglia di scavare una fossa stanotte e di infilarci dentro il tuo corpo freddo, bastardo.

- No, non è affatto gentile da parte tua. Voglio soltanto parlare e c'è tuo padre qui in giro, vero? - mi guardai intorno, atterrito dallo sguardo di puro furore che Tyler mi aveva lanciato. - SIGNOR BRADBURY??? SIGNOR BRADBURY? - urlai un attimo dopo infilandomi con il capo all'interno della stanza. Tyler mi fu addosso, vidi il suo pugno chiudersi a mezzo metro dal mio volto, poi mi spinse fuori con uno strattone.

- Sì, chi mi cerca? -

Il colpo non arrivò. Aprii appena gli occhi che avevo serrato, il viso del signor Bradbury faceva capolino da una finestra a qualche metro da me, lì dove doveva esserci il salotto, immaginai, tornando a respirare normalmente. Qualcuno lassù doveva essere dalla mia parte quel giorno. Tyler aveva i pugni al proprio posto adesso ma non smise mai di guardarmi come se avesse voluto staccarmi la testa dal collo con un morso.

- Sono Chris! Il figlio di Norman e Jane Wayright! - dissi, affabile prima di catapultarmi in casa ed evitare le manacce di Tyler che continuava a digrignare i denti. - mio padre sperava di averla a cena una di queste sere, abbiamo saputo che è tornato da poco, non volevamo disturbare. -

Guardando quell'uomo alto ed impettito capii che non mi piaceva almeno quanto il figlio. Che cazzo avevo fatto? Perché stavo invitando i Bradbury a cena da noi? Perché sei un piccolo idiota che segue i consigli di Wes, mi dissi, portandomi una mano al volto.

- Oh, Chris! Certo, mi ricordo di te ... sei cresciuto parecchio. Complimenti! - l'uomo mi fissava con attenzione – sono stato molto maleducato a non andare a trovare Norman ieri. Ovviamente ho saputo quanto è successo e sono davvero rammaricato per la scomparsa di Richard. Era un grande uomo tuo nonno, uno di quelli che mantiene alto il nome di questo Paese. Avevo in mente di passare più tardi ... ma so quanto possa essere caotico questo momento per tutti loro ... - la sua espressione si fece pietosa, peccato che fosse davvero poco credibile.

- Sì, in effetti siamo tutti molto occupati. - dissi, nel più totale imbarazzo.

- E' comprensibile. Ma il vostro invito è molto apprezzato, la prossima settimana saremo disponibili per qualsiasi cosa. Devo ancora sdebitarmi con tuo padre per il consulto legale di qualche anno fa... -

Mi ritrovai a muovere il capo su e giù. Bene, davvero molto bene, pensai, non hai fatto altro che peggiorare la situazione. Hai appena invitato il lupo nella tua tana, nella tua fottutissima tana!

- Sei compagno di Tyler o di Rachel? - chiese l'uomo con interesse.

- Sono un suo amico. - dissi sorridendo amabilmente. Tyler sembrava pronto a strapparmi via il cuore dal petto dopo quell'affermazione.

- Vieni sopra, a proposito. I tuoi esercizi di chimica erano desolanti, dobbiamo riprenderli se vuoi passare l'anno ... -

Rimasi immobile, Tyler aveva parlato con un tono talmente calmo da non sembrare neppure il suo, ma io lo conoscevo, sapevo cosa stava cercando di fare, quel bastardo voleva trascinarmi lontano dalla protezione che suo padre mi garantiva. E poi accusare me di non saper svolgere correttamente gli esercizi quando avevo un A praticamente ovunque mi fece incazzare anche più del resto.

- N-no! Non preoccuparti, verrò a prendere lezioni un'altra volta ... -

- Insisto. - Tyler mi passò le sue braccia muscolose intorno al collo in una presa che all'esterno poteva sembrare amichevole, ma in realtà era soltanto assassina.

- Buono studio, ragazzi! Ricordatevi di pensare sempre al vostro futuro! -

Con quella massima spaventosa da parte del signor Bradbury venni velocemente trascinato al piano superiore, non appena l'uomo non fu più a vista, mi ritrovai a pancia in giù, steso per lungo sul parquet. Mi lasciai trascinare come un cadavere sin dentro la tana del lupo, imprecando mentalmente contro Wes e le sue idee di merda.

- Ultimo desiderio? - Tyler chiuse la porta alle sue spalle, poi lo vidi trafficare con qualcosa in fondo all'armadio, ero certo che qualsiasi cosa fosse non mi sarebbe piaciuta. Infatti venne fuori con un tirapugni borchiato che mi fece mancare il fiato.

- No, senti, Tyler, io posso spiegarti ... - lo vidi avvicinarsi, stava torreggiando su di me adesso – tua sorella, t-ti ha mentito, capisci? I-io l'ho soltanto rifiutata ... n-non sono quel tipo di ragazzo ... - sussurrai nel più completo terrore. Sarei morto ...

- Ah, davvero? Hai visto il livido sul suo viso? -

Tyler era spaventoso, lo guardai come si fissa un angelo maestoso e terribile allo stesso tempo, lui era così.

- Se l'è procurato da sola, ti giuro! Si è presa a schiaffi da sola, proprio davanti a me. Poi ha iniziato a dare di matto, i-io ero soltanto sconvolto. -

Quello si avvicinò, la sua mano scese sul mio viso lentamente, fino a quando non premette le borchie gelide sulla mia palle. Rabbrividii immediatamente, cercando di non pensare al dolore che sarebbe venuto dopo. Non potevo impedire a Tyler di pestarmi o forse ... se soltanto fossi stato sincero al massimo ...

- Tyler, io sono gay. - un battito di ciglia, poi si fermò del tutto. Lo avevo detto, cazzo, era la prima volta che mi ritrovavo ad ammetterlo davanti ad un estraneo e la cosa mi fece stare più che male.

- Significa che mi piacciono i ragazzi! E che non potrei mai abusare di una donna! - rincarai la dose.

- So che cazzo significa, Wayright! - tuonò lui, facendomi raggomitolare con più veemenza contro il materasso del suo letto. Era un letto incredibilmente comodo per uno come lui tra l'altro, me lo ero sempre immaginato a dormire su qualcosa di più duro, come una lastra di ghiaccio o una bara di legno ...

- Non fare quella faccia, non dirmi che non te l'aspettavi. Frocetto, checca ... non era così che mi hai sempre chiamato in questi anni? E adesso pretendi che io abbia provato ad abusare di tua sorella! - sbuffai, forse ero incauto ma non ne potevo semplicemente più.

Tyler fremette di rabbia. - Allora ... allora l'hai illusa! Ecco! -

No, non potevo crederci. - Bene, procedi se pensi davvero che sia andata così. - rimasi immobile, sdraiato sul suo letto, a fissare il suo viso pallido e quel pugno stretto sollevato a metà. Tanto valeva che fosse quello il momento in cui le prendevo, avevo giusto il tempo per tornare a casa e cercare di mandare via sangue e gonfiore prima che i miei tornassero. I cugini mi avrebbero retto il gioco, trovando qualche alibi da usare per spiegare il dannato melone che sarebbe diventato il mio viso. - avanti, forza ... fallo se devi. -

Quello si morse le labbra, tentennò, la voce di suo padre echeggiava tra i muri, stava fischiettando un motivetto allegro e forse fu quello a cambiare le cose. Tyler si voltò verso la porta come se si fosse ricordato soltanto in quel momento di non essere da solo. Abbassò il pugno, poi si spostò di lato.

- Vattene, Wayright. - disse seccamente.

Mi alzai da lì come una saetta, senza farmelo ripetere due volte. Tanta fortuna era troppa perfino per me. Mi ritrovai sulla porta della stanza e stupendomi di me stesso mi fermai un istante.

- Senti, siamo a posto adesso? - gli chiesi con uno sguardo che doveva essere implorante.

Quello mi lanciò un'occhiata spaventosamente raggelante. - Siamo mai stati a posto io e te, Wayright? -

- Ho sempre pensato che tu non ci stessi perfettamente a posto con la testa, ma non ho problemi ad accettare le diversità altrui. -

Lo vidi ridere appena, un sorriso quasi impercettibile che scomparve ancora prima che fossi certo di averlo davvero visto – Come sempre parli troppo Vattene, esci, goditi la giornata, perché non posso assicurarti per quanto altro tempo ancora mi sentirò così magnanimo da lasciarti respirare. -

Mi portai le mani al petto – Inteso. Ci si vede, Bradbury. -

- Spera di non vedermi mai più, Wayrigh, perché sarebbe l'ultima immagine che avresti quella. -

Eravamo alle solite, pensai, scappavo da quelli come lui da quando ero praticamente abbastanza grande da non riuscire a tenere a freno la mia linguaccia. Era così che andava ed una vita diversa da quella non mi sarebbe neanche piaciuta in fin dei conti. Ero la valvola di sfogo di molti ragazzini frustrati con una vita di merda alle spalle e soltanto in quel momento mi chiesi quale fosse il problema dei fratelli Bradbury.

La loro vita non doveva essere idilliaca come sembrava da fuori, sapevo di per certo che non lo era, almeno dopo la morte di Caleb. Tornai in salotto e non potei fare a meno di notare il viso smorto di Martha Bradbury mentre portava una tazza di thè al marito. Doveva aver pianto, ma il suo viso mutò non appena incontro lo sguardo del marito, rise gioiosamente e si fece accarezzare.

Quella scena mi mise i brividi. Nessuno doveva fingere tanto davanti al proprio marito ... alla fine lasciai la casa, profondamente turbato da quelle nuove scoperte.

Forse Rachel e Tyler non erano disturbati senza un motivo dietro, forse quello era il loro modo personale per sfogare l'insoddisfazione e l'impotenza che sentivano nei confronti della loro esistenza.

Quella mattina si respirava un aria carica di tensione, Robert ci aspettava al suo studio, finalmente il tanto atteso testamento sarebbe stato aperto. Non sapevo perché mi sentissi così teso, era solo un testamento e dopo sarei potuto tornare a St Louis da Dylan e riprendere la mia vita da capo. Pregai che non nascessero diatribe, che tutti accettassero la ripartizione che era stata assegnata e non avevo dubbi al riguardo. Fondamentalmente tutti loro non vedevano l'ora di tornare alle proprie vite, quella non era una riunione di famiglia, sembrava una specie di esperimento che faceva vivere un mucchio di sconosciuti sotto lo stesso tetto e nessuno ne era realmente felice.

Quando scesi in cucina trovai Debby, Matt e Wes che facevano colazione, li salutai e ovviamente ricevetti risposta immediata solo dal primo e dalla piccola . Il fratello mi fissò per un po' e alla fine parlò.

- Il grande giorno, eh? –

- Già ... - mormorai.

- Non vedo l'ora che questa cosa sia finita, così potrò tornarmene alla mia bella vacanza piena di gente che sopporto! – esclamò sorridente.

In quell'istante apparve Kevin, aveva l'aspetto di uno che aveva passato la notte in bianco, forse a causa della sbornia, sentì l'ultima esclamazione e fissò Wes severamente. Iniziò ad armeggiare con delle scodelle.

- Buongiorno Kev ... - mormorò lui con un cucchiaino di yogurt tra le labbra in una posa sensuale.

- Senti – rispose l'altro stizzito – se non mi sopporti e non vedi l'ora di andartene non parlarmi. – il suo tono fu gelido.

Ovviamente ciò non turbò minimamente Wes che rise come sempre – è porridge quello? Mangiate davvero il porridge? – continuò non curante.

Kevin non rispose, stava chino con la testa sul piatto, fu Matt a parlare.

- Comunque io mi fermo qui ancora per un po'... - disse sorridendo.

- Io riparto appena si sistemano le cose, credo sia meglio – chiarii subito, non ne potevo più di quella tensione.

Alle mie parole toccò a Matt rabbuiarsi, avevamo legato parecchio in quei giorni, non avrei davvero voluto vederlo incupirsi, ma allo stesso tempo sapevo che dovevo andare, non potevo piantarmi come ospite in una casa in cui non ero voluto, questo era chiaro.

- Sono certo che potremmo rimanere in contatto però ... – esclamai genericamente.

Ad un tratto si sollevò dal tavolo e uscì dalla stanza a grandi passi e con la testa china, sentii che era colpa mia, avevamo legato molto e sapevo che si era affezionato e mi dispiaceva. Mi ritrovai a pensare che magari avrei potuto cercare qualche albergo in città almeno per qualche giorno in più, avrei potuto scrivere in serenità e avremmo avuto più tempo per salutarci, anche se alla fine ci sarebbe comunque stato un addio.

- Povero Matt – bisbigliò Debby – si è parecchio affezionato, zio. –

- E' un ragazzo in gamba, lo siete tutti quanti... insomma, mi ha fatto piacere conoscervi e di certo non sono pentito di tutto questo – ammisi – magari ci rivedremo ... lo spero. -

- Tutto questo è molto bello - commentò Wes divertito – ma temo tu sia in ritardo. –

- Come? –

- I nostri genitori sono usciti per recarsi dall'avvocato Miller da un bel pezzo ... – precisò la bambina.

Perfetto!

Nel frattempo Kevin aveva terminato la colazione e dopo aver lavato la scodella aveva lasciato la cucina senza dire niente sotto lo sguardo curioso di Wes.

A quel punto mi ritrovai sorprendentemente in ritardo, abbandonai la tazza di caffè e corsi fuori dalla grande villa. Lo studio di Robert non era molto distante, giusto ad una fermata di metro, così senza indugi corsi sperando di non dovermi sorbire strane occhiate al mio arrivo.

- E' arrivato ... – annunciò Norman con voce greve al mio arrivo.

Lo studio di Robert era molto elegante, con dei grandi dipinti e svariate librerie di legno alte fino a raggiungere il soffitto. L'avvocato era seduto sulla scrivania al centro della stanza, circondato da una lunga serie di tomi e scartoffie che analizzava. Soltanto quando lo salutai alzò lo sguardo dai suoi fogli e mi sorrise, cortese. Mi fece segno di sedermi e a quel punto mi accomodai accanto agli altri, sull'ultima sedia libera.

- Signori – annunciò un attimo dopo – vi informo subito che gli averi di vostro padre consistono sia in denaro che in alcune proprietà che lui ha fato costruire per voi. Tutto è stato suddiviso equamente fra le parti, quindi da questo punto di vista dovreste essere d'accordo – prese in mano un foglio e iniziò a leggere – il denaro che vostro padre possedeva ammonta a mezzo milione di dollari, che diviso per quattro fa centoventicinque milioni ciascuno che vi saranno accreditati su conto – ci informò – andando poi alle proprietà, per Norman abbiamo qui l'attestato di proprietà della casa familiare al 122 di South Gate che come sappiamo Richard ha lasciato a te in quanto figlio primogenito, per Monica ha fatto costruire una bellissima villa a Coney Island, a due passi da una delle spiagge più belle della zona. Poi Benjamin, una villa a Brayton con un maneggio per Celine. Per quanto riguarda Nikolaj, tuo padre sapeva che la casa in cui vivi è in affitto così te ne ha comprata una al centro di St Louis. Niente di troppo stravagante non temere, sapeva che sei un uomo discreto – sorrise - per quanto riguarda strettamente i suoi oggetti personali e da collezione, come la barca, la moto, la macchina sportiva ed altri che troverete in elenco, li lascia ai nipoti che potranno sceglierli a loro piacimento una volta raggiunti i diciotto anni. –

- Molto bene – convenne Benjamin – non resta che firmare? – chiese sbrigativamente con un mezzo sorriso rilassato sul volto.

- Non così in fretta – lo fermò Robert ed i suoi occhi luccicarono – in realtà vi è una clausola, un piccolo contratto da rispettare prima di poter riscattare la vostra eredità. –

Quella frase ci fece restare tutti di sasso, ci guardammo incerti ma era evidente che nessuno sapesse nulla di questa cosa, papà doveva averla decisa senza informare nemmeno Norman.

- Quale contratto? – chiese curioso quest'ultimo.

- Affinché l'eredità venga loro ripartita – lesse testualmente Robert – i miei figli e le loro famiglie si impegnano a trascorrere l'intero periodo estivo che succederà la mia morte insieme sotto il tetto dell'amata casa che ho faticosamente costruito per loro. Se rispetteranno questa clausola trascorrendo tre mesi insieme come una famiglia allora potranno disporre liberamente dei beni che ho lasciato loro. –

Quelle parole ci lasciarono raggelati, dagli occhi dei miei fratelli dovetti notare che la cosa non li allettava per niente e non solo perché c'ero di mezzo io. Sembrava che la prospettiva di rimanere ancora insieme non piacesse neanche a loro, in particolar modo a Benjamin che sembrava andare poco d'accordo con gli altri due.

- Se questa è la volontà di papà ... - sentenziò Norman.

- No! – sbottò subito Benjamin – io e Amanda avevamo altri progetti per le vacanze! –

- Se non parteciperai – lo informò Robert – tutti quanti non riceveranno nulla, vostro padre era sempre stato preoccupato per la vostra poca unione e spirito di famiglia ed ancora più preoccupato del fatto che i vostri figli si conoscano appena ... –

- Puttanate – continuò Benjamin – lui è sempre stato il primo a sparire per mesi ed infischiarsene nella famiglia, cosa pretende adesso? Che cosa si aspetta da noi? –

- Ben! – lo interruppe Monica – mi sembra che questa non sia una richiesta assurda e se per Norman non è un problema sopportarti allora per te non lo sarà restare qui. –

Quello tacque come del resto facemmo tutti, era deciso, questo mi parve evidente, sarei dovuto restare per tutta l'estate in quella casa, con loro.

- Allora firmate qui – ci porse il foglio – alla fine dell'estate ci rivedremo per i documenti, mi premurerò di passare a controllare di tanto in tanto ... - rise.

A quel punto era finita, lo salutammo ed andò via, restammo in silenzio ancora un po' prima che Norman prendesse la parola.

- Sapete ... insomma a me fa piacere che voi restiate, papà ha ragione, questa è la nostra occasione. – disse con una strana luce negli occhi che non avevo mai visto in lui.

- Scusate – non so perché lo feci ma mi sentii in dovere di chiedere scusa – mi dispiace che dobbiate avermi ancora intorno ... –

- Non dirlo Nikolaj ... questo piano assurdo di papà serve anche a questo, no? – mormorò Monica – in fondo credo che volesse solo fare in modo che tornassimo ad essere la famiglia che siamo stati per anni e tu adesso ne fai parte. –

- Ha ragione – concordò Norman – tutti noi ... dovremo imparare a conoscerci di nuovo ... non ci resta che dirlo ai ragazzi. –

Il ritorno lo feci con loro, tutti in macchina dove la tensione era ben poca, bisognava informare tutti e cominciare a farci l'idea che avremmo davvero passato tutto quel tempo insieme.

Una volta arrivati a casa, decisi di lasciargli la loro privacy, comunicare alle famiglie com'era andata la visita allo studio di Robert, ero certo che ben pochi potessero essere felici di questa nuova prospettiva. Entrai in camera mia e con enorme sorpresa trovai Matt seduto sul mio letto, se ne stava a testa bassa ma appena mi sentì entrare si voltò. Aveva una strana espressione, fra il triste e qualcos'altro, se non altro avevo qualche buona notizia. Mi sedetti accanto a lui che non smetteva di guardarmi.

- Senti Matt ... -

- No – mi interruppe subito – non lo voglio sapere quando te ne vai, se stasera o all'alba domani .... Non mi salutare ... io ... cazzo, tanto lo so che non ci rivedremo mai più – la voce gli tremava e cambiava tono ad ogni parola.

Poi si voltò inchiodandomi con quegli occhi azzurri che adesso sembravano illuminati di una luce nuova, infuocata. Uno scatto. Fulmineo che mi lasciò di sasso, il suo viso si avvicinò repentino al mio, le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio viso, bramoso, come non credevo che un ragazzo come lui potesse fare. Rimasi impietrito quando, dopo un lungo istante, si staccò.

- Se proprio non ti rivedrò più dovevo farlo adesso ... – mormorò con quello sguardo ancora desideroso.

Rimasi allibito, letteralmente senza parole, buffo per uno scrittore, persino la mia mente era vuota. Fissavo quelle labbra, il sapore che ancora avevo in bocca, quel viso angelico e non riuscivo a comprendere a mettere insieme pensieri.

- Io ... - provai ad articolare faticosamente – resto ancora ... volevo – tossii – dire che resto per l'estate ... tutti restano. –

Lui mi fissò per qualche altro istante, incerto, mettendo insieme quella frase sconnessa, il suo volto si infiammò di un rosso vivo. Qualcosa che risaltava particolarmente sul suo viso infantile e lo rendeva ancora più bello. Dio, a che cosa stavo pensando? Mi vergognai di me stesso. Poi si sollevò, dritto e con la testa bassa e scappò via dalla camera, senza dire altro, lasciandomi lì, seduto e sconvolto.


NOTE DELLE AUTRICI: Salve a tutti!
Come va? Vi siamo mancate? Noi no di certo ma i nostri ragazzi probabilmente sì!
La storia sta entrando nel vivo ... un colpo di scena tosto è già stato scagliato sulla famiglia Wayright, ancora una volta dobbiamo ringraziare l'amorevole nonno Richard. Mai un uomo deceduto ha fatto più danni di lui! XD Ammettiamolo.
E così la clausola misteriosa prevede che tutti vivano sotto lo stesso tetto fino alla fine dell'estate ... qualcuno potrebbe cogliere la palla al balzo e acclamare questa svolta con estrema gioia, altri, invece, potrebbero trovarsi incastrati in situazioni tutt'altro che piacevoli. Cosa pensate che accadrà a questo punto?
Vi aspettiamo :) fatevi sentire ... qui c'è una scommessa in corso tra Black e me riguardo i personaggi preferiti e meno preferiti. Vogliamo vedere chi ha vinto!
Un bacio e grazie di tutto come sempre :)

- BLACKSTEEL -

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