The Mistake [Z.M.]

By _Sabraa_

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- «Cosa vuoi da me?» sussurro, con la bile in gola. Lo guardo negli occhi, sono due pozzi profondi e bui, in... More

Prologo.
Regrets.
Punishment.
Scream it out.
Revenge.
Crazy.
Stitches.
Help.
Again.
Need U.
Who.
Don't Touch.
Respect.
Sorry.
Midnight.
Angel.
I can't.
Drug.
Higher level.
She.
One.
Too late.
Where?
Perfume.
Part of me.
Demons.
Fight.
Please.
Promise.
Save.
Don't see.
Tell me.
Illusion.
Eyes.
Epilogo; Always.

Afraid.

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By _Sabraa_

«Hai la patente?» mi chiede mentre mi rimette la manetta e la lega al letto.

«No.» ho solo diciassette anni, come potrei?

«Bene. Hai mai guidato?» ma è stupido o cosa? Crede davvero che io guiderei senza neanche avere la patente?

«Certo che no.» sbotto e lui sbuffa.

«Dovrò guidare io, allora.» sbraita e io corruccio la fronte.

«Mi avresti lasciato guidare?» chiedo, non ha per niente senso. Avrei potuto benissimo parcheggiare in un luogo qualunque e scendere chiedendo aiuto a qualche passante.

«Sì, ma ti avrei ammanettata alla macchina o al mio polso, non sono stupido tesoro. Semplicemente non credo di riuscire a guidare, ma a quanto pare devo.» sospira e si passa le mani tra i capelli.

«Riposati, tra un paio d'ore partiamo.» mi annuncia, ma non ho per niente voglia di dormire e comunque non ci riuscirei.

Resto seduta e lui si distende affianco a me, sospirando.

«Vaffanculo.» mormora a causa del dolore alla ferita. Beh, sono contenta che un po' stia soffrendo anche lui. Dopo quello che mi ha fatto non ho intenzione di compatirlo minimamente. Se lo merita e merita anche che mia sorella lo abbia lasciato. E' solo un bugiardo e approfittatore.

Cala la notte e Zayn si alza a fatica per poi aprire un cassetto della scrivania e cacciare una bustina.

All'interno vi è una polverina bianca che lui sistema sulla scrivania creando una striscia. Arrotola una sterlina che ha in tasca e sniffa per poi sbattere le palpebre.

«Pensavo non ne avessi.» affermo spontaneamente.

«Un tizio ieri notte è venuto qui e me l'ha portata.» ora si spiegano le voci che ho sentito, quindi non stavo sognando e forse anche i pianti che sentivo erano veri.

«Ora dobbiamo andare.» mi informa e si avvicina per poi slegarmi dal letto e ammanettarti al suo polso.

Il fatto che adesso sia sotto l'effetto di stupefacenti peggiora ulteriormente le cose. Di solito quando è fatto diventa molto aggressivo e violento. Non voglio ripetere l'esperienza di essere picchiata e frustata.

Mi porta fuori dalla stanza e percorriamo il corridoio in cui corsi per cercare disperatamente la salvezza.

Arriviamo alla porta e sento il cuore in gola. Non esco di qui da quasi una settimana.

«Non fare scherzi.» mi raccomanda e poi con la mano ammanettata alla mia intreccia le nostre dita nascondendo la manetta con la manica della sua felpa.

Apre la porta ed usciamo. Mi guardo intorno e stiamo in mezzo al nulla, per questo nessuno mi sentiva urlare.

Ci sono solo baracche e qualche barbone, nessuno che possa aiutarmi.

Sospiro e alzo lo sguardo verso il cielo stellato. Almeno posso godermi questo.

Mi porta verso un'auto molto vecchia e rovinata e mi fa sedere per poi aprire la manetta e chiudere la portiera. Per un attimo penso di uscire e correre via, ma so che è inutile. Lui è più veloce di me e inoltre non c'è nessuno a cui posso chiedere aiuto.

Prende il posto del guidatore mentre io ancora fisso il finestrino e mette la sicura al mio sportello.

Mette in moto e io sospiro provando a cercare un modo per uscire di qui ed essere di nuovo libera come lui mi aveva promesso. Voglio tornare a casa e ci riuscirò, non mi importa quanto questo possa essere difficile.

Accende la radio e continua a guidare mentre io osservo il mondo fuori dal finestrino sperando di poterci fare di nuovo parte.

«Dormi, ci vorrà tempo.» mi dice, ma non ho per niente voglia di farlo. Mi passo le mani tra i capelli e sbuffo, non sopporto tutto questo.

Passa un'ora nel completo silenzio e disprezzo.

Sento di poter dare a pugni a qualcosa o tirarmi i capelli dalla testa.

«Senti, non ho intenzione di passare il tempo insieme con te che non mi parli e con l'espressione di chi vorrebbe uccidere qualcuno. Mi sembra che ti stia trattando bene, perché non mi dai una chance?» mi guarda un attimo prima di tornare sulla strada. Mi scappa una risatina ironica.

«Preferirei essere in una casa che va in fiamme piuttosto che stare qui con te che fingi di essere un bravo ragazzo.» rispondo e adesso sembro davvero mia sorella.

Lui abbassa lo sguardo, forse un po' ferito, e poi sospira.

«Se mi hai salvato, se sei rimasta con me nonostante potessi scappare, significa che un po' ci tieni a me.» afferma ed è ridicolo. Lo conosco appena per non parlare del fatto che mi ha torturata e rapita.

«Mi facevi pena, questo è tutto. Pensavo ci fosse qualcosa di buono, di umano in te, ma mi sbagliavo.» dico secca e smetto di guardarlo, incrociando le braccia al petto.

«Non solo l'unico mostro qui dentro, sappiamo bene entrambi cosa sei capace di fare.» risponde, pungente e io non ho la più pallida idea di cosa stia parlando. Zoe ha fatto qualcosa di orribile e io non lo so?

«Cosa intendi?» chiedo, scorbutica.

«Lo sai bene.» accenna un ghigno e smette di parlare con me. Sbuffo e guardo la strada provando a capire se sta dicendo la verità. Cosa avrebbe potuto fare mia sorella? Lei è esuberante, lo ammetto, ma non è capace di fare qualcosa che possa essere minimamente paragonabile a ciò che fa Zayn.

Mi addormento e al mio risveglio siamo fermi in un parcheggio sotterraneo.

Zayn ha gli occhi chiusi e le labbra socchiuse ed il suo sediolino è abbassato.

E' ancora troppo ferito per poter guidare a lungo.

Guardo l'orario ed è passata un'altra ora da quando siamo partiti.

Ritorno con lo sguardo sul moro al mio fianco. Sembra stia dormendo.

«Zayn?» lo richiamo, ma non risponde.

Mi guardo intorno e non c'è nessuno.

Sospiro.

Provo ad aprire la portiera, ma c'è la sicura.

Ingoio rumorosamente sperando di non fare una cazzata.

Mi accerto di nuovo che Zayn dorma e poi scavalco il sediolino andando sui posti di dietro.

Guardo verso il moro e ha ancora gli occhi chiusi, prendo un grosso respiro e con le mani tremanti provo ad aprire la portiera di dietro pregando tutti gli dei che l'abbia lasciata senza sicura.

Tiro la maniglia e una scarica mi investe quando la macchina si apre.

Mi volto di nuovo verso Zayn, per essere sicura che non si sia svegliato, e poi esco di fretta, correndo il più veloce possibile.

Forse questa volta posso farcela davvero, forse sono salva finalmente.

Corro a più non posso nel parcheggio cercando disperatamente un'uscita.

Nel silenzio si sente solo il rimbombo dei miei passi e il mio respiro affaticato.

Supero un pilastro e mi schianto contro un uomo, cadendo a terra.

«Scusami, ti senti bene, dolcezza?» si abbassa e mi porge una mano per aiutarmi ad alzare.

«Sì, sì, mi deve aiutare la prego.» lo supplico ancora affannata e guardandomi intorno per assicurarmi che Zayn non mi stia seguendo.

«Qualsiasi cosa per te.» mi sorride e qualcosa nel suo sguardo mi mette i brividi. Avrà più o meno l'età di Zayn, ma non è per niente come lui. E' più basso e goffo e non la sua bellezza.

«Sto scappando da un uomo che mi ha tenuta prigioniera, ho bisogno di una mano, la prego. Chiamate la polizia oppure per favore fatemi chiamare la mia famiglia.» gli chiedo mettendomi quasi in ginocchio, ho bisogno davvero che mi aiuti per quanto non sembri affidabile.

«Ho capito tesoro, vieni, ti accompagno a casa non c'è bisogno di chiamare la polizia.» mi prende per il polso e fa per accompagnarmi, ma non mi fido. Non salirò in macchina con lui. Tra Zayn e un altro sconosciuto inaffidabile preferisco il primo.

«No, per favore, prestami solo il telefono, non ce n'è bisogno.» provo a staccarmi, ma lui continua a tenermi stretta.

«Non ti preoccupare, dolcezza, ti puoi fidare. La mia macchina è qui vicina e poi voglio conoscerti meglio, sembri così carina.» sorride in un modo che mi fa accapponare la pelle. Mi tira verso un'auto e non riesco a fermarlo.

«No, non voglio, davvero.» mi dimeno.

«Stai zitta, non vorrai che il tuo rapitore ti trovi?» afferma. In realtà lo preferirei.

«Lasciami!» urlo e lui continua a trascinarmi verso la sua automobile. Perché tutte a me?

«Perché diamine urli?! Ti sto solo aiutando. Ti porto a casa.» insiste, ma il suo sguardo non promette niente di buono.

«Lasciami, ti ho detto! Non voglio il tuo aiuto!» grido e provo in tutti i modi a liberarmi.

«Mi costringi ad essere cattivo, voglio solo essere utile, ma se non vuoi ascoltarmi dovrò prenderti con le cattive.» mi afferra e mi tappa la bocca, spingendomi da dietro verso la sua auto ormai vicina.

Inizio a piangere, non riuscendo a respirare.

Posso davvero essere così sfortunata da essere rapita nuovamente e da un altro psicopatico?

Cosa c'è di sbagliato in me?

«Lasciala stare.» sento urlare alle mie spalle e non sono mai stata così contenta di sentire la sua voce.

L'uomo ridacchia e si volta tenendomi stretta e mostrandomi Zayn che si trova qualche metro distante ed ha i pugni stretti.

«Altrimenti?» lo provoca.

Zayn alza una delle mani rendendo così visibile una pistola che sta puntando ora verso di noi. Sobbalzo e spalanco gli occhi, provando a liberarmi.

«Lasciala o sparo.» lo avverte e non ho mai visto il suo sguardo così duro.

«Se spari, colpisci anche lei, vuoi davvero far morire questo bocconcino?» sento la puzza d'alcool mentre parla ad un millimetro dal mio viso.

«Vuoi mettermi alla prova? Non mi interessa di lei, voglio solo assicurarmi di non finire in carcere a causa tua.» mi si gela il sangue nelle vene. Mi ucciderebbe davvero se questo significherebbe non rimetterci la pelle in carcere?

Inizio a dimenarmi, provando ad urlare, mentre piango disperatamente.

«Allora lasciami divertire un po' e poi la uccidi, non ti costerebbe niente, non rischierei di andare in carcere solo per sbatterci anche te.» propone l'altro, ma Zayn scuote la testa.

«Lei non è per te.» dice semplicemente.

«E allora spara.» lo provoca, pensando che Zayn non lo avrebbe fatto.

Zayn alza le spalle e punta la pistola verso di noi, chiudo gli occhi e inizio a singhiozzare, non posso credere che morirò così. Non posso credere che Zayn mi ucciderà solo per non andare in prigione. Mi aveva giurato che non lo avrebbe fatto, ma ormai so bene che le sue promesse valgono niente.

Sento lo sparo nel silenzio del parcheggio e l'uomo urla, ma io non sento alcun dolore.

La presa su di me diminuisce e riesco a liberarmi. L'uomo è steso a terra e impreca, mentre il sangue scorre sulla gamba.

«Vieni subito qui!» mi urla Zayn e io eseguo, o meglio dire, corro verso di lui, preferendo mille volte stare con lui che con qualsiasi altro pazzo maniaco.

Quando ormai sono più che vicina, mi afferra e mi stringe contro il suo petto tanto forte da sentire il battito del suo cuore.

«Dio, cosa ti è venuto in mente?!» mi rimprovera, ma sembra sollevato.

«Volevo solo tornare a casa.» sento le lacrime sulle guance.

«Ora dovrò uccidere questo tizio.» sospira, allontanandomi.

«No, non farlo! Già è ferito, andiamocene.» non voglio assistere ad un omicidio anche se quell'uomo se lo merita.

«Dirà che sei con me e rischierò di andare in carcere.» afferma, puntandogli la pistola in testa.

«Amico, ti giuro che non dirò niente, lasciami andare.» lo supplica l'uomo a terra.

«Sei un bastardo, ti si legge in faccia, perchè dovrei fidarmi?» dice con la mascella marcata e lo sguardo cupo.

«Se mi lasci andare ti sarò debitore e non dirò niente. Inoltre la polizia non è proprio mia amica.» ride ironicamente e nervosamente.

«Zayn, lascialo stare, per favore. Lo hai già ferito, non ce n'è bisogno.» gli prendo un braccio.

«Ecco, dai ascolto alla bambolina.» afferma e Zayn si innervosisce maggiormente. Si avvicina e si abbassa verso di lui che è ancora a terra. Gli punta la pistola sotto il mento e gli alza il volto mentre lui suda freddo.

«Chiamala di nuovo così e ti arriverà una pallottola nel cervello.» ringhia e mi vengono i brividi.

«O-okay, amico, non lo dirò.» balbetta l'uomo, terrorizzato.

«Ora striscia via di qui e se solo aprirai bocca su cosa hai visto, ti ridurrò tanto male che cagherai dalla bocca e camminerai sulle mani.» lo fissa per un paio di secondi e poi si alza, tornando verso di me.

Mi prende per il polso e mi sta per portare via, ma prima si volta di nuovo verso l'uomo.

«Ah, quasi dimenticavo.» lo guarda, «Non sono tuo amico.» appena finisce la frase, parte un altro colpo e istintivamente urlo, spaventata.

Mi porto le mani alla bocca e respiro in modo irregolare. Lo ha ucciso?

Guardo verso di lui, ma lo ha solo sparato sul braccio e con un soccorso può sopravvivere.

Sospiro di sollievo, ma ancora tremo.

Era davvero pronto ad ucciderlo per tenermi ancora con lui e non rischiare di andare in carcere?

Mi afferra per il polso e mi trascina via, è incazzato e si vede molto.

Mi riporta in auto e sbatte la portiera per poi sedersi al posto di guida e posare la pistola nel vano portaoggetti.

Si passa le mani tra i capelli e impreca a bassa voce per poi dare un colpo al volante, spaventandomi.

Mi torturo le mani, spaventata da una prossima violenta reazione sperando solo che non mi uccida di botte.

«Ti stava per stuprare, ti rendi conto?! Perché sei così stupida da scappare in un posto del genere?! Non posso distrarmi un attimo che rischi di essere molestata da un verme!» inizia a gridare e io semplicemente scuoto la testa. Secondo lui è davvero così ridicolo scappare dal proprio rapitore?

«Invece di essere stuprata da uno sconosciuto, verrò stuprata da te, quindi non mi cambia molto. Almeno ho provato a salvarmi.» rispondo con non so che coraggio.

«Io non ti stuprerei mai, se avessi voluto lo avrei già fatto, non trovi?» dice ironico e io sospiro, non ha tutti i torti.

«Mi hai picchiata e mi hai violata comunque, anche se in altri modi.» la voce mi trema al ricordo.

«Lo so, ma credimi quando ti dico che non farò mai più niente del genere, almeno non senza il tuo consenso.» fa per prendermi la mano, ma io la allontano all'istante.

«Non ti darò mai il consenso di usarmi.» gli occhi mi stanno per lacrimare e guardo un punto indefinito fuori dal parabrezza.

«Non ho intenzione di farlo.» mi dice e la sua voce è più dolce.

«Voglio solo andare via di qui e tornare a casa.» inizio a piangere per quanto cerchi di trattenermi. Mi asciugo le lacrime e provo a tenere dentro le altre. Sono stanca di tutto questo, sono stanca di lui che mi tiene come un giocattolino a cui non può giocare nessun altro.

Sono stanca di stare con lui e di sopportare questa situazione.

«Vorrei che tu fossi felice anche qui.» sussurra e mi accarezza i capelli. Chiudo gli occhi e mi scappa una piccola risatina ironica e amara.

«Non è vero, vuoi solo che resti con te perché ti fa più comodo. Sei un egoista. Vuoi stare bene tu, pensando con la tua mente malata che io ti amerò se resterò qui. Mi dispiace deluderti, ma non potrò mai amare una persona che mi costringe a stare con lei, non amerò mai una persona che non accetta un rifiuto, non amerò mai una persona che pretende che io la ami. Se davvero vuoi che ti ami, mi dispiace, ma stai sbagliando tutto.» lo guardo per un attimo e il suo sguardo si abbassa. Stringe il volante tra le dita e sospira per poi guadare il parcheggio.

«Se non amerai me, non amerai nessun altro.» la sua voce profonda mi mette i brividi e sento un colpo al cuore. Alza lo sguardo e fissa i miei occhi.

«Se non ti avrò io, non ti avrà nessuno».








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OKAYYY, scusate il ritardo piccoli unicorni, ma sono ancora occupata dalla scuola a causa dell'alternanza scuola-lavoro trovandomi infatti in una terza liceo, quindi non ho avuto il tempo di scrivere e neanche di rileggere questo sgorbietto di capitolo (?)

Quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori di battitura o di distrazione e...niente, grazie per leggere, commentare e votare!

Un beso, peipis! <3

xx

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