The Mistake [Z.M.]

By _Sabraa_

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- «Cosa vuoi da me?» sussurro, con la bile in gola. Lo guardo negli occhi, sono due pozzi profondi e bui, in... More

Prologo.
Regrets.
Punishment.
Scream it out.
Revenge.
Crazy.
Help.
Again.
Afraid.
Need U.
Who.
Don't Touch.
Respect.
Sorry.
Midnight.
Angel.
I can't.
Drug.
Higher level.
She.
One.
Too late.
Where?
Perfume.
Part of me.
Demons.
Fight.
Please.
Promise.
Save.
Don't see.
Tell me.
Illusion.
Eyes.
Epilogo; Always.

Stitches.

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By _Sabraa_

Quando riapro gli occhi, Zayn non è più al mio fianco.

Aspetto che si presenti con la colazione o per portarmi in bagno, ma di lui non c'è neanche l'ombra.

Arriva la sera e lui ancora non si è fatto vivo.

Non è suo solito e inutile dire che questo mi agita molto.

Se stesse organizzando un modo per sbarazzarsi di me?

Forse si è reso conto che è troppo rischioso tenermi e vuole uccidermi per poi nascondere il mio corpo in un bosco o cose del genere.

Cala la notte e l'ansia cresce.

Resto sveglia quasi tutta la notte, con la paura che Zayn entri nella camera e mi uccida mentre dormo.

E' quasi l'alba quando Zayn barcolla nella stanza, sembra ubriaco.

Si butta su letto e geme, ansimando.

Lo guardo con attenzione e noto un pezzo di maglia sul fianco impregnato di sangue. Sento un colpo al cuore e il sangue mi si gela nelle vene.

«Oh mio dio!» urlo, respirando affannosamente. «Z-» mi correggo, «Cosa è successo?!» grido, in preda al panico.

Geme, senza rispondermi e io non so che fare.

«Oh mio dio.» ripeto, senza parole.

Infilo le mani tra i capelli provando a ragionane. Lui sussurra qualcosa che non riesco a capire, sbatte le palpebre per poi infilare la mano tremante in tasca e cacciare una chiave. E' la chiave per aprire la mia manetta. Lo fisso, ancora senza parole e confusa. Zayn geme e stende il braccio verso di me incitandomi a prenderla.

Lo faccio e mi libero per poi scendere dal letto. Non posso crederci, sono libera.

Ho l'opportunità di scappare, di tornare a casa, di poter riabbracciare la mia famiglia e riprendere la mia vita.

Guardo verso Zayn che con la mano stringe la ferita macchiandosi le dita di sangue.

Perché dovrei restare e aiutarlo? Perchè dovrei rinunciare alla mia libertà per aiutare un pazzo che mi ha rinchiusa in una squallida camera, mi ha tenuta legata come un cane e mi ha umiliata per quattro giorni?

Mi volto verso la porta della stanza, il cuore mi batte forte mentre avanzo verso l'uscita. Afferro la maniglia, riesco a respirare l'odore della libertà, la speranza mi riempie i polmoni e il sangue scorre veloce nelle mie vene. Abbasso la maniglia e apro la porta con la gioia nel petto e le lacrime agli occhi.

Guardo alle mie spalle un'ultima volta e incontro i suoi occhi.

Il suo petto si alza e abbassa velocemente, affaticato.

Osservo come la sua vita sta lentamente evaporando dal suo corpo per perdersi nell'aria cupa della stanza.

Voglio davvero lasciarlo morire?

Posso abbandonarlo su un letto mentre muore dissanguato?

Posso sopravvivere con questo senso di colpa?

Sospiro e una lacrima scende sul suo volto prima che i suoi occhi si chiudano.

Richiudo la porta del mio inferno e corro verso la scrivania iniziando a frugare nei cassetti.

So che me ne pentirò presto.

Trovo delle bende e acqua ossigenata.

Torno da lui e lo tiro più su, facendogli poggiare la testa sul cuscino. Lui geme e boccheggia.

Provo a togliergli la maglia per vedere la ferita, ma non ci riesco.

«Zayn ho bisogno che tu mi aiuti.» gli dico, ma lui non reagisce, ha gli occhi chiusi, il viso pallido e sudato.

Non sapendo come fare, afferro il tessuto e lo strappo svelando la ferita molto più profonda di quanto immaginassi.

«Merda.» sussurro e bagno una benda con l'acqua ossigenata per poi tamponare la ferita. Lui si lamenta e stringe il lenzuolo nella mano.

Guardo la ferita provocata probabilmente da un coltello ed entro nel panico. Non basterà di certo fasciarla per farla rimarginare. Che diavolo devo fare?!

«Zayn, non...non so che fare.» balbetto, facendomi prendere dal panico.

Lui mi afferra il polso e mi spinge a guardarlo. Ha il viso sofferente, è bagnato di sudore e lacrime e le labbra gli tremano.

«Devi calmarti, okay? Respira.» dice, ansimando. Faccio come mi dice e prendo un grosso respiro.

«Ora, nel cassetto a destra della scrivania c'è un kit per il pronto soccorso con ago e filo. Prendilo.» tremo alle sue parole. Vuole che io gli metta i punti senza avere né l'esperienza né ciò che è necessario per farlo adeguatamente? E' fuori di testa.

«No, io non posso farlo, non...» mi ferma e mi stringe ancora di più il polso.

«Sto morendo, se non lo fai perderò troppo sangue e morirò. Decidi cosa vuoi fare, ma se non vuoi curarmi uccidimi prima di andare via.» mi guarda negli occhi e dei brividi mi percorrono la schiena. Non voglio ucciderlo e neanche lasciarlo morire dissanguato. E' un bastardo, pazzo e lunatico, ma non posso vivere con questo peso nello stomaco.

Mi alzo dal letto e prendo il kit come mi ha detto e porto tutto sul letto per poi mettermi a cavalcioni delle sue gambe senza appoggiarmi col sedere.

«Ora prendi l'accendino che ho in tasca.» eseguo e lo guardo aspettando la prossima direttiva.

«Prendi l'ago e passalo sulla fiamma dell'accendino.» sterilizzo l'ago anche se non serve a molto. Si dovrebbe usare un porta aghi e non le mani nude per evitare infezioni, ma non abbiamo tutto il necessario per farlo.

«Okay, può bastare. Adesso infila il filo e fissalo.» faccio come mi dice e inizio a sudare freddo.

«Bene, ora...mettimi i punti. Entra da un'estremità ed esci dall'altra, lega il punto e rinfila l'ago per poi tornare all'estremità precedente. Quando...quando hai finito lega l'ultimo punto e taglia.» mi spiega con le poche forze che gli rimangono. Sto andando in iperventilazione, come faccio a farlo? Non sono un medico e tanto meno so mettere dei punti di sutura.

«Zayn, forse sarebbe meglio chiamare un'ambulanza o andare in ospedale.» dico e lui serra gli occhi.

«Non posso.» geme, «Fallo o uccidimi e vattene. Non ti costringo a salvarmi la pelle, so che non vorresti, ma solo, decidi.» riapre gli occhi e trafigge i miei, ormai pieni di lacrime e terrore. Sono così spaventata e combattuta. Come ci sono finita in questo guaio?

Mi afferra la mano tremante e l'accarezza.

«Vai via, Zoe. Torna a casa.» ansima prima di lasciarmi la mano e chiudere gli occhi.

«Zayn!» urlo. E' morto? Non può essere, non può essere morto per colpa mia. Non voglio essere colpevole di una morte anche se desideravo tanto la sua non vuol dire che lo volessi davvero. Volevo e voglio solo tornare a casa, dalla mia famiglia e dai miei amici. Non voglio che muoia, solo che mi lasci stare.

Mi faccio coraggio e stringo l'ago prima di asciugarmi gli occhi. Mi avvicino alla ferita e con tutte le forze che ho infilo l'ago nella pelle. Zayn riprende i sensi e urla strazianti escono dalla sua bocca.

Provo a ricordare le spiegazioni di Zayn e lego il punto per poi rinfilare l'ago e continuare a mettere gli altri punti. Zayn geme, urla e trema e ad un certo punto perde i sensi. Chiudo l'ultimo punto con le mani tremanti e lo taglio con le forbici presenti nel kit.

Ce l'ho fatta.

Ho probabilmente salvato la vita di un uomo.

Un uomo pazzo e che mi ha rapita, ma pur sempre un uomo.

Respiro faticosamente e il mio petto si alza e abbassa. Guardo le mie mani macchiate di sangue e il suo fianco ricucito in modo approssimato.

Oh mio dio.

Sento lo stomaco rivoltarsi e vomito per terra, cacciando tutta l'adrenalina, la paura e l'ansia che avevo accumulato.

Respiro affannosamente e mi alzo dal letto. Tremo ancora quando poso tutti gli aggeggi che ho usato e vado in bagno per sciacquarmi il volto.

Quando mi trovo davanti allo specchio, quasi non mi riconosco.

Il mio viso è pallido, i capelli sono disordinati, gli occhi gonfi e vitrei e le labbra secche. Apro il rubinetto e mi rinfresco il volto e le braccia.

Ho appena messo dei punti di sutura ad un uomo che mi ha reso questi ultimi quattro giorni un inferno.

Resto in quel bagno finché il cuore non rallenta e il respiro diventa più regolare.

Mi faccio forza e con le gambe ancora molli ritorno in quella stanza per controllare che sia ancora vivo.

Dopodiché me ne andrò. Ho già fatto troppo per lui, non gli devo niente, anzi.

Entro nella stanza e mi siedo affianco a lui per poi avvicinare l'orecchio al suo volto per sentire se respira ancora. Fortunatamente non l'ho ucciso.

Sospiro, sollevata e mi butto sul letto al suo fianco.

Chiudo gli occhi.

Mi sento così stanca.

Tutta l'adrenalina che ho avuto in quei minuti è svanita e mi ha lasciata terribilmente debole.

Quando riapro gli occhi la luce nella stanza è molto più luminosa.

Mi sono addormentata, merda.

Mi volto verso Zayn e anche lui ha gli occhi aperti, mi sta fissando.

Ci guardiamo senza sapere che dire. In particolare io mi sento completamente congelata. Cosa dovrei dire o fare? Sarei dovuta andare via prima che si svegliasse, ma come una stupida sono crollata.

«Grazie.» la sua voce è debole, ma riesco a capire bene ciò che dice. Dei brividi mi percorrono la schiena e ancora non so che dire. Di certo non "prego".

La sua mano si avvicina e con le dita sfiora il mio polso. Tremo per il contatto con la sua pelle e mi allontano.

Restiamo a fissare il soffitto in silenzio, non so come uscire da questa situazione.

«Perché sei rimasta?» chiede e il cuore accelera.

«Semplicemente non potevo lasciarti morire o ucciderti, non potevo sopportare questo peso. Io non sono così.» rispondo e riesco a guardarlo in viso. Lui sta sorridendo.

«Perché mi hai dato la chiave?» chiedo io questa volta.

«Perché sapevo che sarei morto comunque, ma almeno liberandoti mi avresti ucciso prima e non avrei dovuto aspettare la morte per chissà quanto, pensando a tutto ciò che ho sbagliato nella mia vita. Ero convinto che tu mi dessi il colpo di grazia, non pensavo che mi avresti aiutato. Non è da...te.» risponde guardandomi negli occhi e corrucciando le sopracciglia. Per la prima volta il suo viso è confuso e posso vedere un barlume di insicurezza.

«Resterai?» mi chiede e io rimango senza parole. Mi sta chiedendo davvero di restare con lui? Che domanda è?! E'...folle.

Ma ormai sono abituata alla sua follia.

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