La dama rossa

By IsaLiv44

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[COMPLETO] Carlyon, 1094. Eirlys Ffelig viene accolta nella capitale Carlyon solo dal freddo e dal silenzio... More

Prima parte
Capitolo 1: Una principessa dimenticata
Capitolo 2: Il primo passo
Capitolo 3: Una strada senza possibilità di ritorno
Capitolo 4: Un'alba tetra
Capitolo 5: Il rispetto delle tradizioni
Capitolo 6: La prima notte di nozze
Capitolo 7: Un segreto rivelato
Capitolo 8: Un orecchino per un principe
Capitolo 9: La tregua
Capitolo 10: Il cervo rosso
Capitolo 11: Un nuovo giocatore
Capitolo 12: Una sospirata pace
Capitolo 13: Il profumo di un'amante
Capitolo 14: Uno scomodo pettegolezzo
Capitolo 15: La rivincita del cadetto
Capitolo 16: Una spiacevole situazione
Capitolo 17: Ivar il violento
Capitolo 18: Un bambino indesiderato
Capitolo 19: Un principe e la sua promessa
Capitolo 20: Una principessa senza eredi
Capitolo 21: Conall
Capitolo 22: Conseguenze
Capitolo 23: Improbabili alleanze
Capitolo 24: Un barlume di vita
Capitolo 25: Eoghan
Capitolo 26: La rosa e la spada
Capitolo 27: La parola fine
Capitolo 28: Ritorsione
Capitolo 29: Lettere e lacrime
Capitolo 30: Il gioco della regina
Capitolo 31: Una coppa o una possibilità
Capitolo 32: Un segreto dalla vita corta
Avviso
Capitolo 33: Angus, bambino mio
Capitolo 34: Tradimenti
Capitolo 35: Forse, finalmente, addio
Capitolo 36: Una sola parola
Capitolo 37: Verità o menzogna?
Capitolo 38: Un silenzio carico di odio
Capitolo 39: Sull'orlo della fine
Capitolo 40: L'odore del mare
Seconda parte
Capitolo 1: Moirin
Capitolo 2: Trionfo e morte
Capitolo 3: Salto nel vuoto
Capitolo 4: Ad un passo dal trono
Capitolo 5: La parola al popolo
Capitolo 6: La guerra infuria
Capitolo 7: L'altra faccia della verità
Capitolo 8: Un piede in fallo
Capitolo 9: Un sogno infranto
Capitolo 10: La dignità di una regina
Capitolo 11: Mormorii dal passato
Capitolo 12: Una donna portò discordia
Capitolo 13: Un'inquietudine crescente
Capitolo 14: Un grande e doloroso amore
Capitolo 15: Un cavallo rubato
Avviso
Capitolo 16: Uno scontro tanto atteso
Capitolo 17: Tutto per loro
Capitolo 18: Misera vita
Capitolo 19: Un suono inudibile
Capitolo 20: Il richiamo del mare
Epilogo
Figli D'Inverno

Prologo

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By IsaLiv44

Premessa

Lyonesse è un'isola leggendaria scomparsa che, secondo la tradizione, era parte delle isole Scilly. Sempre secondo la tradizione il regno di Lyonesse si estendeva da Scilly all'estremità occidentale della Cornovaglia ed era un regno cristiano, con più di centoquaranta chiese.

Il mito vuole che nel 1099 l'isola fu sommersa dalle acque e solo un uomo, Trevelyan, in groppa ad un cavallo bianco, riuscì a salvarsi.

Inverno 1067, Fortezza di Scilly

Urla di donna rimbombavano in modo straziante lungo le pareti di pietra delle segrete. Erano urla di disperazione, frustrate e angosciate. Urla che solo una figlia del diavolo poteva riuscire ad emettere. E, in quel preciso momento, quella donna assomigliava terribilmente ad una creatura demoniaca. Vestita di stracci, pallida come la luna e con gli occhi iniettati di sangue, aveva le vene che pulsavano terribilmente sulla gola segnata da lividi nerastri. Cercava di divincolarsi con tutte le sue forze dalla presa ferrea dei suoi assalitori e non poteva distogliere lo sguardo disperato dal bambino che piangeva a pochi metri di distanza.

Con uno strattone, riuscì a liberarsi un braccio e a tenderlo verso la creatura indifesa ma gli uomini che la imprigionavano la costrinsero ad indietreggiare.

<< Lasciatemi!>> urlò con voce tanto stridula da spaventare tutti gli astanti. << Lasciatelo!>> continuò, con sempre maggiore furore.

Nessuno le diede ascolto. Nella stanza erano presenti altri due uomini, un guerriero ed un nobile, ed una donna che rimaneva in disparte, avvolta nella penombra.

Il nobile ordinò con un gesto ad uno dei due soldati che reggevano la donna di bloccare il bambino. Il piccolo, che non poteva avere più di quattro anni, cominciò a piangere e a divincolarsi come un serpente. Il soldato, spazientito, lo colpì con forza sul volto rompendogli il naso e acuendo ancora di più il suo pianto disperato.

Il guerriero, nel frattempo, afferrò una lama incandescente che era rimasta a scaldare in un braciere posto in un angolo della prigione e si avvicinò di qualche passo.

Il nobile fissò il bambino, il bel volto sporco di sangue, e lanciò uno sguardo quasi titubante alla donna nascosta nell'ombra. Quando lei annuì, diede il suo ordine.

<< Accecate il bambino.>>

L'urlo della donna imprigionata fu talmente forte da scuotere le fondamenta di quella fortezza e si trasformò in un grido di furore.

<< Ti maledico bastardo!>> urlò. << Maledico te e la tua stirpe degenerata!>>


Primavera 1094, Carlyon

Gli zoccoli dei cavalli affondarono nel terreno fangoso. L'aria era fredda ed umida, troppo fredda ed umida per una sera di fine maggio. I cavalli seguivano ormai da una settimana il corso del fiume Ultimo, l'unico grande fiume che attraversava l'isola di Lyonesse e che si gettava nel mare celtico, il mare che lambiva entrambe le coste di Lyonesse e della Cornovaglia normanna.

Il giorno precedente il fiume era straripato, aveva inondando campi coltivati e case, spaventato bestiami e persone, ed aveva rallentato anche il viaggio della piccola carovana. Si erano messi in viaggio lo stesso, come accadeva ormai ogni mattina da una settimana, ma i cavalli avevano fatto fatica ad avanzare nell'acqua gelida che lambiva loro le zampe ed erano scivolati spesso lungo l'argine fangoso. Erano tre cavalli, tre robusti destrieri che il re aveva inviato per trasportare in tutta comodità la giovane sconosciuta durante il suo viaggio, e con loro aveva inviato anche un robusto soldato celtico armato di tutto punto per difendere la piccola carovana da ladri e mendicanti che avrebbero potuto incontrare durante il tragitto. Erano partiti dal castello di Scilly, situato nell'estrema punta nord del regno di Lyonesse, e, seguendo il corso del fiume Ultimo, si dirigevano verso la capitale.

La piccola carovana era composta dal robusto soldato, Sholto, e da due donne. Sholto montava un gigantesco stallone pezzato con una foltissima criniera nero pece che avanzava in cima alla piccola fila sbuffando e scalciando, stanco della pioggia e del fango. L'uomo era coperto dalla sua armatura e avanzava con una mano sul suo enorme spadone e l'altra tenendo le redini del destriero, era stanco e nervoso ed il suo unico desiderio era un bel boccale di birra ed una donna che potesse scaldarlo. Per arrivare a Scilly dal palazzo reale aveva impiegato all'andata quattro giorni, incitando il suo cavallo ad avanzare a ritmo sostenuto. Aveva trovato immediatamente quel compito di scorta alquanto noioso e, probabilmente, avrebbe già imprecato e maledetto il suo re se con lui ci fossero stati altri uomini. Purtroppo c'erano solo due donne. Una di loro Sholto la conosceva solamente di vista: si chiamava Tara Douglas, castellana della fortezza di Scilly. Era una donna matura con i lunghi capelli neri macchiati di argento sulle tempie, aveva un volto severo ed era abituata ad essere obbedita. Sholto l'aveva ammirata nel fiore della sua bellezza quando viveva, per diritto di sangue, alla corte del vecchio re Tristan VI. Era stata una delle donne più belle dell'intera corte, ancor più bella delle figlie del re, ed aveva sposato il conte di Mount inizialmente. In seguito alla morte del primo marito, ed alla perdita di posizione della sua famiglia agli occhi del re, era stata costretta a sposare sir Douglas, un uomo non adatto per rango e posizione, e si era ritirata sconsolata nella lugubre fortezza di Scilly. L'altra donna Sholto non l'aveva mai vista in vita sua ma era lei che stava scortando a palazzo. Cavalcava abilmente la giumenta nera che il re le aveva donato e non si era lamentata nemmeno una volta per la pioggia o per il freddo. Sholto non l'aveva guardata attentamente, non ne provava interesse, aveva solamente notato le mani piene di geloni e delle ciocche rosse che sfuggivano al cappuccio del mantello. Aveva udito anche la sua voce, una voce timida e squillante, ed aveva rapidamente concluso che doveva essere una ragazza molto giovane e con scarsa esperienza della corte. Era una preda troppo facile per quel mondo di vipere.

Sholto rallentò l'andamento del cavallo e alzò il volto. Tara Douglas lo aveva raggiunto dal fondo della fila col suo piccolo stallone color bronzo e gli stava per rivolgere la parola.

<< Quanto a lungo dobbiamo cavalcare sotto la pioggia, soldato?>> lo interpellò bruscamente mentre il suo cavallo sbuffava e arrancava sotto la pioggia battente.

Sholto lanciò uno sguardo alla strada ed indicò con la mano. <<Mia Signora, manca poco. Si intravedono già le porte di Carlyon.>>

Carlyon, la città dei leoni. Leggenda voleva che il primo re di Lyonesse avesse ucciso un maestoso leone prima di poter occupare il suo trono.

Tara Douglas non rispose. Costrinse il suo cavallo a rallentare il passo e bisbigliò all'orecchio della ragazza. Sholto si girò ad osservarla, la vide sospirare e poi intravide i suoi grandi occhi dal colore indefinibile che scrutavano la strada. "Sono forse azzurri?" si chiese. "O forse grigi?" Non era riuscito ad osservarli abbastanza a lungo da poter decidere. Una cosa però era certa: se fosse stata una giornata serena, lo spettacolo che la ragazza avrebbe potuto vedere sarebbe stato straordinario.

Carlyon era una città antica che era nata come piccolo villaggio di pescatori. Prima dell'ingresso in città c'erano decine di campi coltivati, sporadiche fattorie di contadini e servi della gleba, e il fiume Ultimo che indirizzava verso la capitale. Poi si giungeva alla riva del mare. Il villaggio di pescatori era nato sulla sponda del mare, un agglomerato di casupole di legno e paglia, povere e cadenti. Pian piano, con la crescita della città, queste ultime erano state rinforzate con altro legno e pietra e, quando il mare aveva cominciato ad inondare la terra, i cittadini avevano costruito canali e palafitte creando una vera e propria città che galleggiava sull'acqua. Si erano ricollegati con canali e ponticelli ai pezzi isolati di terra che non erano stati sommersi ed una ridente cittadina di pescatori e commercianti si era trasformata in una sfarzosa e opulenta capitale di uomini. Sholto sapeva che una volta giunti al mare si sarebbero dovuti fermare ed avrebbero affittato una piccola barca per attraversare i canali. Se fosse stata una giornata serena il sole avrebbe illuminato la pietra bianca di cui erano fatte tutte le case della città e l'acqua dei canali sarebbe parsa di un chiaro verde acqua mentre la piccola carovana procedeva verso il palazzo reale. Al tramonto poi avrebbero assistito allo sgombero delle bancarelle dal mercato centrale, avrebbero visto i bambini correre scalzi sulle strade lastricate, saltare i gradini di pietra, avrebbero udito le chiacchiere degli anziani seduti sugli scalini fuori dalle loro case che si godevano gli ultimi caldi raggi del sole primaverile. Se fosse stata una giornata serena, al tramonto, avrebbero assistito agli straordinari effetti che la luce provocava sulla pietra opaca delle torri del palazzo reale che svettavano al di sopra della città e potevano esser viste da qualsiasi punto.

Ma la piccola carovana non avrebbe apprezzato le bellezze di Carlyon a causa di quella pioggia battente e di quel grigiore che tendeva sempre più ad incupirsi. Sholto per un attimo si rammaricò che la bambina non potesse ammirare la maestosità della capitale ma, un secondo dopo, smise di crucciarsene e spronò lo stallone a proseguire.

Cavalcarono ancora per qualche ora mentre il cielo si incupiva e rumoreggiava spavaldo fino a giungere alle porte della città. Lì Sholto ordinò alle donne di smontare da cavallo e affittò una barchetta da un pescatore. Aiutò Tara a salire e poi la giovane ragazza e le portò silenziosamente attraverso le strade marine buie e tetre.

Arrivarono a palazzo in poco tempo, senza incontrare nessuno, e si introdussero nell'immenso cortile vuoto, sommessamente illuminato da qualche torcia. Tara e la ragazza erano bagnate ed infreddolite, Sholto era affamato. Le condusse scontrosamente all'interno del settore del palazzo dei servi, all'ingresso dove venivano accolti gli ospiti durante la notte.

<< Liberatevi dei mantelli fradici, signore.>> le ammonì. << Dovete scaldarvi al fuoco.>>

Tara Douglas si liberò dal mantello, mostrando il suo corpo non più snello e slanciato, e poi aiutò la sua protetta infreddolita a togliersi il proprio. Fu quello il primo momento in cui Sholto osservò attentamente la ragazza. Era molto magra, anche troppo, e aveva la pelle candida come la neve. Indossava uno sgraziato vestito marrone, troppo corto ai piedi ed alle maniche, che sformava il suo corpo di donna appena sbocciato. Aveva le mani piene di geloni e sanguinanti, il viso rosso e secco a causa del freddo e della pioggia, ma i grandi occhi dal colore indefinibile dominavano l'attenzione di chiunque. Sholto poté osservali meglio, anche se nella penombra dell'ingresso. Erano sicuramente azzurri, ma di un azzurro sporco, sembrava un azzurro screziato di milioni di piccole pietre grigie. Tutta la figura era completata da una chioma di folti capelli biondo rossicci, malamente intrappolati in una lunga treccia che dondolava fino ai fianchi della giovane dama. Sholto non avrebbe mai detto che quella ragazza fosse bella, ma sicuramente aveva eccitato la sua mente. Per un attimo la immaginò nuda, stesa sul suo corpo muscoloso, e pensò a quanto sarebbe potuto essere soddisfacente affondare dentro di lei.

Fu solo un attimo però.

<< Siete giunta, quindi.>>

Una voce, sonora ed annoiata, distolse Sholto dai suoi pensieri. Immediatamente il soldato si girò e lo imitarono sia Tara Douglas che la ragazza.

<< Siete bagnata e infreddolita. Spero non vi ammaliate.>>

A parlare era stata Blaine d'Irlanda, regina di Lyonesse. Blaine era una donna sulla quarantina, sformata dalle sue quattro gravidanze, con i capelli biondissimi ed un forte accento straniero che non era mai riuscita completamente ad eliminare.

<< Vi ringrazio per il vostro interesse, Maestà.>> rispose la ragazzina e Sholto notò in lei uno sguardo serio e determinato.

Blaine sorrise e fece una piccola riverenza.

<< È un piacere rivedervi finalmente Eirlys Ffelig, siete diventata una vera bellezza.>>

Sholto abbassò lo sguardo. Aveva dunque accompagnato a Carlyon la figlia di Tristan VII, il re spodestato?

Povera ragazza, pensò, mentre la vide allontanarsi al seguito della regina e delle sue dame. Sarebbe dovuta entrare a Carlyon in pompa magna con abiti regali e non nel silenzio di quella notte tetra vestita come una povera contadina.

Nota autore

Sono sempre stata affascinata dal mito dell'isola di Lyonesse, che ricorda molto il regno scomparso di Atlantide, e ho deciso di scrivere questa storia già da diverso tempo.

I fatti ed i personaggi narrati sono completamente di fantasia; introdurrò probabilmente nella trama personaggi realmente esistiti ed attingerò a parte del mito dell'isola scomparsa nella narrazione.

Spero questo mito possa essere interessante per voi quanto lo è stato per me.

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