Black Fire [IN REVISIONE]

Da HaurGBlack

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La vita di Karen è una vera palla. La routine quotidiana le dà il volta stomaco e la sfortuna sembra persegui... Altro

Prologo
1^ Parte.
.1.|Karen (revisionato)
.2.| Karen (revisionato)
.3. | Karen (revisionato)
.4. | Karen (revisionato)
.5. | Karen (revisionato)
Ciao!
.6. | Karen (revisionato)
Pubblicità
2^ Parte.
.8. | Karen (revisionato)
.9. | Griugor (revisionato)
.10. | Karen (revisionato)
Bo.
.11. | Griugor (revisionato)
.12. | Karen (revisionato)
.13. | Karen (revisionato)
.14. | Karen (revisionato)
.15. | (revisionato)
.16. | Griugor (revisionato)
IMPORTANTE!
.17. | Karen (revisionato)
.18. | Karen (revisionato)
.19. | Karen (revisionato)
.20. | Griugor (revisionato)
.21. (revisionato)
.22. | Karen| (revisionato)
.23. | Griugor |(revisionato)
.24. | Karen |(revisionato)
.25. | Griugor |(revisionato)
.26.| Griugor |(revisionato)
.27. | Griugor |(revisionato)
Cazzo ne so
Stronzo chi non legge
New Cover!
Pronuncia
Avviso
Mini sorpresa :D
Copertina mlml
Nuova copertina!
Importante
STO SCLERANDO

.7. | Karen (revisionato)

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Da HaurGBlack

《Spostati.》gli ordino, mascherando male la mia faccia sconvolta. Solo in adesso, quando mi ha intrappolata al muro, tra le sue braccia, mi accorgo del suo odore: profuma di boschi, di selvaggio, di un cuore avvolto dalle tenebre.

Ora capisco perché non ha paura di me, ma questo non giustifica il fatto che mi pedina.
Mi vergogno profondamente per aver pensato in un primo momento che volesse baciarmi; il sangue mi affiora nuovamente alle guance. Non lo farebbe mai, insomma, ci conosciamo da neanche una settimana.

Solo una settimana e mi ha salvata all'incirca tre volte; e non ho ancora trovato una risposta a tutte queste domande.

Perché per un sono stata afflitta da svenimenti improvvisi?
Perché due giorni fa ho fatto quello strano sogno? E perché da quel momento ho costantemente sete di sangue? Come sono finita nel bosco? E perché lui mi ha salvata? Ma, sopratutto, perché è venuto a cercarmi?

Non ho idea di quello che mi sta succedendo, ma ho la netta sensazione che lui ne sappia qualcosa. E non vuole dirmelo. Non so neanche il suo nome. Fantastico.

Una settimana passata con un perfetto sconosciuto, il quale sembra conoscermi da una vita -in quanto si prende il lusso di trattarmi come uno straccio- e non sapere neanche il suo nome.
Vuole aiutarmi, certo. Apparendo dal nulla e credendo di essere il re del mondo.

《Dimmi il tuo nome.》gli ordino con tono distaccato, imitandolo quasi alla perfezione. Quasi.

《Griugor, Karen. Griugor》sussurra allontanandosi dal mio collo. Non mi stupisco che sia a conoscenza del mio nome, dopotutto mi conosce sin dal primo momento in cui mi ha incontrata.
Mi è piaciuto il modo in cui lo ha detto: quasi soffermandosi su di esso, con voce suadente, lentamente, come se volesse assaporarlo. Ne sono quasi colpita. E penso che il mio nome non è stato così perfetto fino ad ora, quando lui lo ha pronunciato.
Con quelle labbra più che perfette.

Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi, fissi su di me da chissà quanto tempo.
Più neri che mai, in forte contrasto con in suoi capelli bianchi. Ma non vuole mostrarmi ciò che prova, se prova qualcosa. Sembra intento a fissare i miei, senza lasciar trapelare nulla dai suoi; come se stesse scavando dentro di me e stesse cercando qualcosa. Qualcosa che ancora non ha trovato.

《Bene, adesso lasciami andare, sono in ritardo per le lezioni.》dico perentoria.

《Anch'io.》 attendo qualche minuto, cercando di non osservarlo imbarazzata. Dato che non ha minimamente mosso le braccia, le cui mani imprigionano le mie spalle, decido di staccarle da me. E lasciandolo lì, quasi scappo via. Mi volto, ma è sparito. Probabilmente nello stesso momento in cui ho mosso il primo passo per andarmene.

***

Ma di che lezioni parlava?
Penso, mentre entro in classe e notando la professoressa scrivere qualcosa sul registro. Ha segnato il mio ritardo, ovviamente.

Vedo Robin fare dei gesti verso di me quasi arrabbiata prima che vada a sedermi accanto a lei; la conosco molto bene e capisco subito cos'ha intenzione di dirmi.

《Robin no, non lo conosco. E ho fatto tardi perché... sono svenuta di nuovo!》la mia amica alza un sopracciglio. Non mi ha creduta, anche lei mi conosce abbastanza bene. Appoggia la testa su una mano, rivolta verso di me e aspetta una spiegazione più attendibile.

《Okay.》la fisso con sguardo supplichevole. 《Ho parlato con lui.》rivelo tutto d'un fiato.

E ho anche pensato bene di lui. È stato soltanto un momento di debolezza.
L'espressione di Robin muta completamente: da annoiata e incredula diviene sconvolta e quasi felice. Alzo gli occhi al cielo.
Dopo la scuola mi tartasserà di domande.

Guardo fuori dalla finestra, senza ascoltare la spiegazione della professoressa. È piuttosto nuvoloso, il sole è quasi invisibile e non sono in grado di vederlo. Un alone misterioso sembra avvolgerlo e coprirlo. Tutto mi sta nascondendo qualcosa. Mi sento estranea al mondo, come se non lo conoscessi per niente. Forse è proprio così.

***

《Allora?! Cos'è successo? Qualcosa di interessante? Racconta, sono tutta orecchi!》
Quasi non l'ascolto. Sono persa nei miei pensieri e non riesco a venirne fuori. Sembro addormentata. Il mio sguardo è spento e il mio viso inespressivo; sto ancora pensando a ciò che è successo cinque ore fa. Robin mi da un pizzicotto.

《Eh? Sì... cioè... no. O forse sì. Non lo so. No.》rispondo ancora con la testa da un'altra parte. La mia amica mi fissa senza capire, sta per dire qualcosa, quando il suo sguardo si sposta da un'altra parte.

《Oh, guarda! Arriva Casian!》Urla, sbracciandosi per salutarlo.
Sia ringraziato il cielo.
È da un po' che vedo Robin così felice di essere amica di Casian; ogni volta che arriva le brillano gli occhi. Io non capisco come faccia ad essere innamorata. Credo di non aver mai provato nulla che fossero le farfalle nello stomaco, il cuore a mille, o il tremolio delle gambe. Forse la prima volta in cui ho sentito battere il cuore più velocemente del previsto è stata cinque ore fa, quando Griugor si è avvicinato così tanto da farmi credere che volesse baciarmi. Ma non era soltanto paura?

Robin salta addosso a Casian non appena si avvicina, stringendolo in un abbraccio. Faccio una smorfia, disgustata. Odio le dimostrazioni di affetto.

《Robin! Stavi per uccidermi!》 scherza Casian, il quale, sorridendo, ricambia l'abbraccio. Da tempo ho notato che tra i due c'è una forte intesa, starebbero bene insieme.

Ad un tratto mi sento fuori luogo; forse devo lasciarli soli. Non lo so. Non ho mai avuto un ragazzo.
Casian mi saluta con un gesto della mano. Ricambio. Forse vuole che me ne vada.

《Anch'io ti voglio bene, Casian.》 dice Robin. La cosa sta durando troppo. Sono avvinghiati l'uno all'altra da almeno cinque minuti!
Così tolgo il disturbo e loro non se ne accorgono neanche. Tanto meglio. Dovrò tornare a casa da sola, alla fine mancano poco più di centocinquanta metri.

Per tutto il tragitto non faccio che pensare a ciò che è successo: il movimento fulmineo che ha compiuto, la forza con la quale mi ha sbattuta al muro, la rabbia e la collera con cui lo ha fatto, il sentire le sue zanne pungere il mio collo e provocarmi un leggero fastidio. Il modo in cui mi ha guardata, quando mi sono sentita debole e impotente sotto il suo sguardo penetrante, Il modo in cui ha pronunciato il mio nome. Come se fosse un reato.
Terribile.
Impossibile.
Innaturale.
Divino.

Non devo pensare questo di lui.
Non devo affatto pensare a lui.
Arrivata a casa diventa facile togliermelo dalla testa: l'odore di sangue riempie l'aria.

Getto lo zaino a terra e annuso la brezza invernale per capire da dove provenga l'odore. Ho la gola secca e il mio stomaco sta brontolando, ho sete.
Infine riesco a scorgere in lontananza una piccola figura dietro casa mia, su una bicicletta. La bambina si sta esaminando una ferita sul ginocchio. È Hailey.

Mi avvicino lentamente, calpestando l'erba e i fiori del mio giardino; ho lo sguardo fisso su mia sorella.

《Ciao, Karen! Prima sono caduta dalla bici e mi sono ferita, mi aiuti?》 chiede. Io avanzo, senza badare alle sue parole. Sento il rumore del sangue scorrerle nelle vene, come un fiume in piena e fuoriuscire da quella piccola ferita, rosso, vermiglio, lucente. Il suo odore non fa che attrarmi.

Mi avvicino, affamata e mi chino sul piccolo ginocchio di Ayli. Sento i canini fuoriuscire dalle gengive, in attesa di essere infilzati nella carne e di succhiare il sangue. Lo sguardo di mia sorella è fisso su di me, pensa che io voglia aiutarla.

Ed è quando sfioro con il naso il ginocchio di Hailey che l'odore penetrante del sangue mi riempie i polmoni.
Mi fermo.

Che cosa sto facendo? Sto per nutrirmi di mia sorella? Il panico si impossessa di me e comincio ad ansimare.
Hailey. Stavo per mordere Hailey!
Schiudo la bocca per far uscire la paura che mi sta attanagliando il petto.

《Karen? Allora? Perché non vai a prendere un cerotto?》il mio sguardo si sposta sul suo viso e la sua espressione muta. Non riesco a decifrarla.

《Ma... perché il tuoi occhi...?》mi volto di colpo. Che intende dire? Cosa sta succedendo al mio viso?
Mi specchio nel vetro di una finestra. Quello che vedo è orribile: i miei occhi sono diventati rossi, come il sangue. Ogni traccia di colore nero è scomparsa, e la mia iride si è assottigliata, fino a formare un piccolo ovale. Sconvolta faccio per lanciare un urlo, ma poi cambio idea, per timore che la mia voce possa spaventare mia sorella.
Non mi volto nuovamente verso Hailey.

《Nulla, non preoccuparti. Oggi a scuola, avevamo un'ora libera, è arrivato l'insegnante di teatro e mi sono sbizzarrita tra tutti quei costumi e accessori. Ho anche dimenticato di togliere queste lenti a contatto da gatto!》è la prima bugia che mi venne in mente.

《Oh! Sono belle, mi piacciono tanto!》risponde Hailey. Fortunatamente ci ha creduto. Non mi resta che entrare in casa e chiudermi in camera per evitare omicidi.

《Per la ferita, non è grave. Chiama la mamma, ho dimenticato dove si trovano i cerotti.》 detto ciò fuggo dentro casa, senza salutare neanche i miei genitori.

Le lacrime cominciano a invadermi gli occhi. La consapevolezza di ciò che sto diventando mi sta torturando.
Non voglio essere un'assassina, non voglio uccidere, non voglio far del male alle persone, non a chi mi vuole bene. È impossibile che anche una minuscola ferita possa causare tutto questo.

La disperazione mi sta divorando e le lacrime scendono copiose lungo le mie guance. Sembra vogliano fuggire via da me. Dal mostro che sono diventata. Da ciò che sono.

Io sono ciò che non dovrei essere.

Capisco il senso di quelle parole solo adesso. Capisco perché Griugor ne sa più di me. Mi odierò, mi sto odiando. Lui ha passato quello che sto passando io.
Lui è come me.
Ma perché?

Piangendo, mi guardo allo specchio della mia camera. Sono terribile. Un mostro.
Mi copro il viso con le mani desiderando di strapparmelo via dalla testa. Sarei più bella.

Assassina a sedici anni. Chi mai lo avrebbe detto? E quante persone ucciderò ancora? Di quante mi nutrirò? Sarò temuta da tutti? Cosa farò? Non riesco a mantenere il controllo. Ucciderò chiunque.
Sono un mostro. La parola che riesce a descrivermi perfettamente. Ecco ciò che sono.

Un movimento alla mia destra attira la mia attenzione.
E un odore di boschi invade l'aria.
Mi volto e vedo un foglio poggiato sul mio letto; mi avvicino e lo afferro.
Il mio cuore smette di battere.

"Sei pronta a fuggire?".

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