13 Boys, 1 Heart ❥SEVENTEEN

By arielcarterlawliet

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Lee Yoonji, 16 anni, è la sorella gemella di Lee Chan, nonché la pigrizia fatta persona. Ancora però non sa c... More

Capitolo 1: Audizioni
Capitolo 2: Risultati
Capitolo 3: Imprevisto
Capitolo 4: Trasformazione
Capitolo 5: Camere
Capitolo 7: Cellulare
Capitolo 8: Piscina
Capitolo 9: Lee Chan
Capitolo 10: Chiamata
Capitolo 11: Aiuto
Capitolo 12: Scoperta
Capitolo 13: Addio?
Capitolo 14: Finzione
Capitolo 15: Menzogne

Capitolo 6: Difficoltà

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By arielcarterlawliet

Dopo esserci preparati tutti a dovere, zaini in spalla ed una buona dose di energia mattutina per cominciare la giornata, il manager ci ha fatti caricare su un pullman privato per dirigerci verso gli studi di registrazione e la sala prove.

Adesso sono seduta vicino al finestrino con affianco a me Dokyeom, che ha stranamente insistito per stare nei posti doppi con me in questo piccolo pullman.

Parliamo per un po', ma ogni qualvolta che incappiamo in un momento "morto" interviene sempre Joshua dal sedile dietro a fare qualche battuta divertente, con il suo insuperabile carisma.

Ad un certo punto anche Seungkwan si unisce alla nostra conversazione, e posso facilmente constatare che pure lui non è niente male. A vederlo così, mi sembra un tipo a posto.

Durante il viaggio osservo anche fuori dal finestrino, col naso appiccicato al vetro e la bocca aperta per la meraviglia.

Ieri, quando siamo arrivati qui, non ci ho fatto per niente caso, probabilmente perchè dopo il volo in aereo ero sfinita, ma qui in Giappone è tutto così strano.

Non sono una tipa a cui piace viaggiare, perché francamente non me ne è mai importato nulla, ma devo proprio ammettere che il Giappone a primo impatto mi piace.

Tra l'altro a scuola, precisamente quando ero alle medie, ho studiato giapponese per tutti e tre gli anni, ma non posso dire di saperlo masticare bene. So leggerlo e scriverlo, e poi mi ricordo giusto qualche parola e frase fatta, cosa che mi potrebbe comunque tornare utile nel caso mi perda in mezzo a tutto questo casino.

Dopo circa mezz'ora di viaggio passata allegramente a parlare coi miei ormai "stabiliti" compagni di viaggio, il pullman si ferma sotto ad un'insegna che reca il nome di Studi Pledis Entertainment di Tokyo.

Wow, ci hanno proprio riservato una sede specifica, e questa non me l'aspettavo. Così ci faranno proprio sentire delle persone importanti, nonostante abbiamo appena cominciato la nostra carriera.

« Arrivati, finalmente! Non se ne poteva più!» sento subito sbraitare S. Coups dai sedili in fondo, seguito poi dai lamenti di tutti gli altri ragazzi del suo gruppetto.

Possibile che abbiano sempre qualcosa da ridere o da lamentarsi? Sono quasi peggio di me, l'eterna pigrona che sbraita per ogni cosa!

L'unica differenza è che io adesso sono Dino, quindi non posso per nulla al mondo comportarmi come farei nella realtà.

Anzi, dovrò proprio lasciare la mia pigrizia da parte per il prossimo mese.

***

«Mamma mia che caldo, sono tre ore che proviamo ininterrottamente!»

Il lamento ad alta voce di Mingyu risuona per tutta la sala prove, e tutti annuiscono, con le fronti gocciolanti e gli occhi fuori dalle orbite. Questa volta anch'io non posso far altro che unirmi, dato che con le prove stiamo proprio esagerando (ed è solo il primo giorno...).

«Voglio dell'acqua, adesso!» grida Woozi, piegato in ginocchio sul pavimento, asciugandosi la faccia imperlata di sudore con una manica della maglietta.

«Zitti, e continuate a ballare!» ci rimprovera immediatamente il manager, che è rimasto a guardarci per tutto il tempo mentre ci esercitavamo con i maestri di ballo, ovvero all'incirca per tre ore.

«Ma... siamo troppo stanchi!» interviene allora Jun, a braccia conserte. Il suo viso è il più rosso di tutti, e all'improvviso prende a sventolarsi un po' la maglia per avere aria, lasciando intravedere ad intermittenza la sua leggera muscolatura.

«Manager Jung, dopo tre ore ininterrotte di prove abbiamo bisogno di una pausa, ne va della nostra salute!» grida deciso Vernon, andandogli incontro con un'aria determinata.

Ma non sa minimamente cosa lo aspetta adesso: il nostro manager, da come mi ha detto mio fratello, è poco tollerante in situazioni del genere.

Nella misera settimana che Chan ha trascorso con questo gruppo, si è reso perfettamente conto di tutto. Proprio qualsiasi cosa, non gli è sfuggito nulla.

Il manager è severissimo, tuttavia c'è ovviamente pure chi si lamenta sempre anche per le piccole cose. Come qualcosa non va come vorrebbero, eccoli pronti ad aprir bocca per brontolare o dire la loro. Riferimenti puramente casuali.

Ma ci sono anche i più discreti e prudenti, come me o come Dokyeom, Joshua, Wonwoo, The8, e tanti altri, che soffrono in silenzio. Ed in questi casi credo proprio che sia la cosa migliore da fare.

Anche io, in tutta sincerità, sto morendo di fatica in questa sala prove. Apparterrei quindi alla prima categoria, dei lamentoni cronici, se solo aprissi per un attimo bocca. Non ce la faccio più, non sono per niente allenata né fisicamente né mentalmente ad una vita del genere, ma devo sforzarmi di sopportare a denti stretti.

Per di più, devo tenere ben presente che adesso io sono Dino, e non posso assolutamente permettermi di essere stanca. O per lo meno, non agli occhi degli altri. Tutti ormai mi conoscono come l'iperattivo del gruppo, e non posso comportarmi come più mi pare e piace, cambiando così le loro opinioni su di me. Risulterebbe troppo sospetto, e sarei poi a rischio ancor di più.

Tuttavia, ogni volta che gli altri si concedono una lamentela, mi viene un gran nervoso.

Forse tutti loro erano abituati agli agi e alla bambagia sin da piccoli? Beh, mi dispiace per loro, ma questa vita sarà completamente diversa da come se l'aspettavano! E poi sono stati loro a volerlo, mi pare!

Fatiche, sforzi, rinunce... anche fare l'idol costa, come mi diceva sempre mio fratello Chan. E ora me ne sto accorgendo parecchio, sperimentandolo sulla mia stessa pelle.

«D'accordo, allora pausa di 5 minuti, ma né uno di più, né uno di meno. Forza, siete liberi» acconsente sorprendentemente il manager, gesticolando nervoso e andando poi a parlare un po' con il team di truccatori, fotografi, registi e coreografi.

Tiro così un sospiro di sollievo, pensando che finalmente posso andare in bagno a darmi una sistemata, anche perché mi ci vuole proprio, in questo stato penoso.

Sprizzo sudore da tutti i pori, e ho il fiatone. E anche sete. E a dirla tutta fame, ma dovrò per forza aspettare il pranzo.

In 5 minuti posso comunque ricaricarmi a dovere, anzi devo ricaricarmi a dovere, altrimenti c'è il rischio che non riesca più a riprendermi, non riuscendo a sopportare di danzare per un altro minuto di più.

Comunque la sala prove, a parte l'equipe al nostro seguito, si è già praticamente svuotata di tutti i miei compagni di gruppo. Sono già andati quasi tutti in bagno o fuori in terrazza, a parte Jun, Woozi, Joshua e pochi altri.

Quindi, se non mi sbrigo a correre in bagno, presumo che ci sarà una gran fila. E quando i 5 minuti saranno scaduti, non potrò più approfittare della pausa, dannazione!

Così inizio istintivamente ad allontanarmi con una leggera corsetta, ma, mentre sto trascinando i miei piedi verso il bagno, sento una mano che stringe il mio polso.

Mi volto di scatto, accorgendomi che si tratta di Joshua.

«Ehi, Dino, dove vai?» dice curioso, bloccandomi.

Giro la testa di lato ridacchiando. Ma che razza di domanda è?

Forse Chan è pure un cammello, che non beve né fa pipì per ore e ore? Spero proprio di no. Nettamente.

«Al bagno, a bere un goccio d'acqua» rispondo con fare ovvio, sperando di non scandalizzarlo.

«Ma, se non sbaglio, l'altra volta mi avevi chiaramente detto che sei capace di resistere per parecchio tempo senza bere né bisogno di andare in bagno» ridacchia lui, facendo riferimento a cose che evidentemente Chan gli aveva detto in precedenza.

Aish, questa non ci voleva. E poi, sta insistendo per provocarmi o perché vuole semplicemente fare conversazione?

«Sì, ma... vedi, il fatto è che ogni tanto anche i più iperattivi possono permettersi un'eccezione, eheheh» sdrammatizzo allora, condendo il tutto con una risatina sciocca.

«Certo, certo, vai pure» mi risponde Joshua, diventato improvvisamente serio, per poi mollare la presa e lasciarmi andare.

Mh... che strano. Già da oggi li vedo tutti molto sospetti, a cominciare dal casino successo nella doccia con Mingyu. Non sarà mica che stanno già iniziando a capire la mia vera identità?

È passato solamente un giorno e, se così fosse, sarebbe veramente un casino.

***

In bagno, tanto per rincarare la mia dose di sfiga, mi ritrovo faccia a faccia con la banda di stronzetti composta da Vernon, S. Coups e Mingyu, così sposto d'istinto lo sguardo altrove per evitarli.

Loro continuano comunque a fissarmi cupamente in silenzio fino a che non apro la porta del mio bagno, dopodiché iniziano di nuovo a parlare fra di loro come se non ci fossi.

Fiuh, menomale...

Mentre sono seduta sul water, aguzzo le orecchie e mi metto attentamente in ascolto. Potrebbero spettegolare di qualcuno, e in questo caso devo assolutamente saperlo.

«Quel perdente di Dino ha stufato, vero ragazzi?» esordisce Mingyu ad alta voce, evidentemente per provocarmi.

Aish, mi verrebbe da uscire di qui e picchiarlo, ma non posso farlo. Devo trattenermi. Devo pensare ad altro.

Aish, la vita però è così ingiusta!

«Bene, i 5 minuti sono scaduti!» sento poco dopo la prepotente voce del manager che tuona, proveniente dalla sala prove.

Poi sento dei passi muoversi e uscire dal bagno. Credo che stiano tutti tornando in sala prove.

Così mi alzo anche io e mi rivesto velocemente, ma, mentre sto per aprire la porta per uscire, un improvviso capogiro mi travolge.

Mi reggo istintivamente alla maniglia della porta con una mano, e l'altra me la porto alla fronte. Ora sento un immenso dolore alla testa, che aumenta sempre di più col passare dei secondi.

Vorrei tanto stendermi da qualche parte, ma ovviamente non posso farlo. È così difficile mettersi nei panni di un'altra persona, specialmente se questa è niente meno che mio fratello gemello.

«Dino, manchi solo tu!» urlano in coro i tre dell'ave Maria dalla sala prove, scoppiando a ridere.

«Ti si è intoppato qualcosa?! Muoviti! Esci da lì!» tuona poi il manager, avvicinandosi coi suoi passi pesanti alla porta del bagno.

Cavoli, questa non ci voleva...

Chiudo gli occhi, un po' per la paura e un po' per alleviare il male alla testa, dopodiché cado a terra con un tonfo, senza nemmeno rendermene conto.

Non mi sento più la testa, e nemmeno il corpo. Guardo il soffitto bianco e subito dopo chiudo gli occhi.

«Cos'è stato? Cos'è stato?! Qualcuno lo porti immediatamente fuori di lì!» urla ancora la voce del manager, ed è l'unica cosa che riesco a sentire prima di svenire definivamente.

***

Crampi alle gambe, alle braccia, mal di gola, raffreddore, giramenti di testa. È tutto ciò che sento, in questo momento.

L'unica cosa bella è che capisco di essere stesa su un qualcosa di soffice, e non più sul duro pavimento del bagno.

Il bagno... i giramenti di testa...

Aspetta! Quindi io sono svenuta, e qualcuno deve avermi portato qui!

Improvvisamente mi metto ad ansimare per l'agitazione, e mi alzo seduta dopo aver aperto gli occhi.

Mi rendo conto di essere distesa a letto in una piccola stanza illuminata, e che davanti a me c'è un Dokyeom piuttosto sudato, che sta guardando assorto fuori dalla finestra.

Comincio anche a tremare, sperando solo che non mi abbiano toccato troppo, scoprendo la mia vera identità.

Fa' che non si sia accorto, fa' che non si sia accorto.

«Ehi, Dino, come stai? Sei sveglio?» mi chiede Dokyeom, avendo sentito i miei versi, per poi sventolarmi una mano davanti alla faccia.

«S-sì, ho ripreso conoscenza. Ma... che cosa mi è successo?» domando a mia volta, con una piccola menzogna. Mi ricordo esattamente cosa è successo prima dello svenimento, ma voglio assolutamente sapere anche la versione dei fatti di Dokyeom, ma soprattutto devo capire chi mi ha portata qui, e anche da quanto tempo sto dormendo.

Forse sono troppe cose, ma ho bisogno di saperle. Dovrò accertarmi personalmente ogni volta che credo che qualcuno abbia dei dubbi su di me. Non posso fare altrimenti.

«Ecco, si è sentito un grande tonfo provenire da uno dei bagni, e il manager ha iniziato ad imprecare, ordinandoci di tirarti fuori di lì. Dopo che io e Joshua siamo riusciti a forzare la serratura ti abbiamo visto svenuto, e il manager ha deciso che qualcuno doveva portarti in infermieria, e sorvegliarti fino a fine prove. Io mi sono offerto per portarti qua, e sono lieto di sapere che due ore di sonno ti sono servite per recuperare. Del resto, penso proprio che lo svenimento che hai avuto sia dovuto ad una grande spossatezza» mi racconta, con un luminoso sorriso di sollievo stampato in volto.

Gli sorrido a mia volta, grata per questa spiegazione dettagliata, dopodiché arrossisco inevitabilmente.

Dokyeom si è offerto per venire qui ad aiutarmi... e questo mi sta facendo diventare rossa come un peperone. Ma non devo montarmi la testa: lo avrà fatto sicuramente per astenersi da altre tre ore di estenuanti prove, non di sicuro perché nutre una qualche simpatia verso di me!

È semplicemente ridicolo anche solo pensarlo, dal momento che lui, come tutti, pensa che io sia un maschio.

O forse no?

«Tieni, eccoti un bicchier d'acqua zuccherata. Ti servirà a recuperare un po' le forze» aggiunge, dopo essersi alzato in piedi ed avermelo preso da un comodino vicino, segno che me l'aveva preparato in precedenza.

Ma quanto può essere adorabile?

«G-grazie...» balbetto in risposta, prendendo il bicchiere fra le mani. Nel mentre le nostre dita si sfiorano leggermente, e non posso fare a meno di notarlo con una certa agitazione.

«Comunque senti, fra circa mezz'ora le prove saranno finite, e nel tardo pomeriggio ci aspetta un servizio fotografico. Te la senti di venire, o dobbiamo dire al manager di farti riposare un altro po'?» mi chiede ancora Dokyeom, costringendomi a interrompere i miei pensieri.

In realtà sto ancora abbastanza male, più che altro sono debole per mancanza di ore di sonno e di calorie, ma, dovendomi mostrare come un ragazzo forte, non posso fare a meno di accettare.

«Sto benone, fratello. Stai sicuro che ci sarò» lo rassicuro, forzando un sorriso per tranquillizzarlo e battendogli il cinque. Ogni tanto la mia mascolinità se ne va per la tangente, perché inconsapevolmente adotto comportamenti da ragazza (quale sono), quindi è più che giusto che ogni tanto mi sforzi di fare delle uscite da maschio, così a sorpresa.

«Benissimo, allora vado subito ad avviarlo» dice Dokyeom, rivolgendomi un ultimo sorriso prima di lasciare la stanza e tornarsene nella sala prove.

Non appena si è allontanato abbastanza e ha chiuso la porta alle sue spalle, emetto un gridolino di dolore che avevo trattenuto fino a quel momento.

La testa mi scoppia e mi fanno male tutti i muscoli. Sono i manager che ci fanno lavorare più del dovuto, o sono io che sono fuori allenamento (o meglio, non lo sono mai stata)?

Ma ora non importa trovare una risposta, piuttosto... devo darmi una sistemata.

Così mi alzo dal letto a fatica, e dopo un immediato capogiro mi faccio forza per estrarre il cellulare dalla tasca.

Questo è il momento adatto per poter contattare Chan senza essere vista, ma c'è un problema.

Quando infatti tasto la tasca anteriore dei pantaloni, mi accorgo che il cellulare... non c'è più.

«Oh, no! No, no, no, ti prego!»

Mi metto le mani fra i corti capelli, disperata, iniziando a setacciare la stanza in lungo e in largo. Quel cellulare è la mia ancora di salvezza, e se qualcuno dovesse vedere i messaggi scritti dentro, posso considerarmi finita.

Il cellulare potrebbe trovarsi o da qualche parte nascosto in bagno, o nel peggiore dei casi in corridoio, alla portata di tutto e di tutti.

A questo punto preferisco sicuramente che si rompa in mille pezzi sotto i piedi di qualcuno che passa, piuttosto che far scoprire a qualcuno la mia identità!

Inizio nuovamente a tremare per l'agitazione, ma l'arrivo di Dokyeom mi interrompe, aprendo la porta e comparendo all'improvviso sulla soglia della porta della stanza.

«Allora, pronto per il servizio fotografico, Dino?» mi domanda, prendendomi a braccetto e trascinandomi fuori dalla camera.

Cazzarola, e adesso?

Riuscirò a cavarmela senza svenire di nuovo, ma soprattutto... senza che mi scoprano?

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