Mignoli |Fil rouge h.s #0.5|

By ghiacciobollente

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Infondo la vita, Vivienne, non l'ha mai saputa gestire NA: Prequel della mia storia 'Fil rouge'. More

Mirrors
Let her go
Wake me up when september ends
Beautiful
Try
Wings
Poison
Elastic heart
Human
Breakeven
21 Guns
Never say never
Give me love
Madness
I miss you
Cosmic love
Creep
It Will Rain
Skinny love
Hold Me While You Wait
Unconditionally
Torn
Take Me To Church
Natural
I Hate Everything About You
Paralyzed
Love The Way You Lie (Part II)
Blue Jeans
Cinnamon Girl/Flashforward
Million Reasons
Let's Hurt Tonight
Naked
The Reason/Missing-moment
Us
Sign Of The Times/Epilogo
Trailer✨
Extra I
Extra II
Extra III

All about you

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By ghiacciobollente

Perchè lei è sicura di essere così immatura su queste cose, non voglio che tu cambi su questo
E questo amore finirà e tutto sarà dimenticato poi un giorno ci rideremo su
E tu dici che è tutto a posto
E io so che è una bugia
Dal nero dei tuoi occhi

Non devi far questo a te stesso
Come se non ci fosse nessuno che si preoccupa per te
Non devi comportarti come se fossi solo
Come se le pareti ti stessero circondando

Non devi fingere che nessuno ne sia a conoscenza
Come se non ci fosse nessuno che può capirti
Io non sono solo qualche faccia che hai conosciuto
Io so tutto di te

E dovresti sapere che qualcuno si preoccupa per te
Io so tutto di te

Sono qui ancora aggrappata tu stai trovando il modo di rompere i legami, sono più forti di quanto puoi immaginare
Tu puoi dire che io non ho provato, ti ho lasciato in basso, ti ho lasciato dietro ma tu sei il primo che sta dicendo addio
E tu dici che è tutto a posto
E io so che è una bugia
Dal nero dei tuoi occhi

Non devi far questo a te stesso
Come se non ci fosse nessuno che si preoccupa per te
Non devi comportarti come se fossi solo
Come se le pareti ti stessero circondando

Non devi fingere che nessuno ne sia a conoscenza
Come se non ci fosse nessuno che può capirti
Io non sono solo qualche faccia che hai conosciuto
Io so tutto di te

E dovresti sapere che qualcuno si preoccupa per te
Io so tutto di te
E dovresti sapere che qualcuno si preoccupa per te
Io so tutto di te

E tu dici che è tutto a posto
E io so che è una bugia
Dal nero dei tuoi occhi

Sono qui ancora aggrappata tu stai trovando il modo di rompere i legami, sono più forti di quanto puoi immaginare
Tu puoi dire che io non ho provato, ti ho lasciato in basso, ti ho lasciato dietro ma tu sei il primo che sta dicendo addio

E non devi far questo a te stesso
Come se non ci fosse nessuno che si preoccupa per te
Non devi comportarti come se fossi solo
Come se le pareti ti stessero circondando

Non devi fingere che nessuno ne sia a conoscenza
Come se non ci fosse nessuno che può capirti
Io non sono solo qualche faccia che hai conosciuto
Io so tutto di te
Io so tutto di te
All about you- Birdy
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Vuoi farti due risate?》 Fu la prima cosa che dissi, quando Nate rispose. Camminai avanti e indietro in quella stanza polverosa e sorrisi sotto i baffi.
Che hai in mente?》 Domandò, divertito. Ridacchiai, fissando il bambino di fronte a me che si guardava intorno spaesato.
Vieni alla locanda, nella camera che usiamo come sgabuzzino.
Chiusi la chiamata e starnutii per la troppa polvere.
《Voglio andarmene!》
《Tra un po', stai zitto.》
Il moccioso storse il naso e tirò su gli occhiali da vista.
《Voglio andarmene!》 Ripeté, pestando i piedi per terra. Odiavo i bambini, era ufficiale!
Tirai fuori dalla tasca del pantaloni un pugno di caramelle alla frutta e gliele mostrai.
《Te le do se fai il bravo.》
Mi studiò con attenzione, divertendomi. Sembrava un adulto intrappolato nel corpo di un bambino.
《Ci sono quelle alla fragola?》
《Sì.》
Corse da me e tese la mano, gliene diedi due.
《Non ho la certezza che starai calmo》, spiegai, prima che protestasse.
《Lo dirò alla mamma!》
Risi. 《Cosa? Che accetti caramelle dagli sconosciuti?》
《Uffa!》 Sbuffò, sedendosi su un baule polveroso. Con i piedi neanche toccava il pavimento e iniziò ad agitarli a mezz'aria.
《Cosa ci facevi in giro per la locanda?》 Gli chiesi, incuriosita. Lo avevo trovato a ficcanasare su un piano diverso da quello in cui alloggiava la sua famiglia.
《Sì, papà mi ha dato il permesso. Dice che sono responsabile.》
Inarcai le sopracciglia, scettica. 《Almeno lo sai cosa vuol dire "responsabile"?》
《Certo che lo so!》
Il dubbio rimase ma decisi di non chiarire. Onestamente, non me ne fregava un cavolo.
《Quanti anni hai?》
《Nove, tu?》
Ne dimostrava sette. Indossava dei jeans troppo larghi per il suo corpo magrolino e una t-shirt dei Red Socks. Molto bene.
《Quindici. Ancora non so come ti chiami.》
《Aaron.》
《Io sono Vivienne.》
《Perché siamo qui?》 Domandò, portando in bocca la caramella.
《Dopo te lo dico》, borbottai. In realtà aspettavo Nathan, speravo si sbrigasse perché ero pur sempre a lavoro.
《Allora》, continuai, 《hai qualche amichetto?》
Abbassò il capo. Non sembrava uno di quei bambini rompi scatole che passavano la vita a fare capricci ma probabilmente mi sbagliavo, lo avevo incontrato solo dieci minuti prima.
《Sì, Timothy.》
《E basta?》
《A scuola mi prendono in giro.》
Oh Gesù, i bambini disagiati no!
《Come mai?》
《Perché sono intelligente》, disse, con nonchalance. Ridacchiai per la schiettezza infantile con cui parlò.
Mi ricorda qualcuno...
《Non ascoltarli. I bambini sono delle merde, senza offesa.》
《Mamma dice che le parolacce sono vietate.》
Sbuffai. 《"Merda" non è una parolaccia, ma un altro modo per dire "cacca".》
《Ma mamma-》
《Vedi tua madre in giro?》 Sbottai, esasperata.
《Dice che sa sempre tutto!》
《Sì, fidati.》
《Posso avere un'altra caramella?》
Gliela tirai e l'afferrò al volo, facendomi sorridere.
《Comunque, prendevano in giro anche me》, ammisi. Mi fissò con i suoi grandi occhi scuri così come i capelli. Era sinceramente interessato. Era strano.
《Perché?》
Scrollai le spalle, sedendomi su uno sgabello con l'imbottitura rovinata. Mi fissai i piedi, un pizzico a disagio. 《Dicevano che ero stramba, pallida come un fantasma e che i miei capelli facevano schifo.》
《E tu?》
《Li ho ignorati. Solo le mosche girano attorno alla merda.》
Rise, tappandosi la bocca con le dita. 《Anche io li ignoro, la mamma-》
《Tua mamma dice tante cose, eh?》
Annuii, mangiando l'ennesima caramella poi - con meticolosità - piegò la cartaccia per infilarla nella tasca dei pantaloni.
《La tua non dice niente?》 Ribattè, curioso. Non era più sul piede di guerra ma non potei fare a meno di irrigidirmi.
Supponevo non sapesse cosa significava non avere una madre. Io ero cresciuta con papà ed era stato una mamma migliore di Lyssa, mi andava bene.
《Anche mia madre parla tanto》, mentii.
《E la ascolti?》
《Uhm... Sì, certo, perché non dovrei?》
《Perché-》
L'entrata di Nathan mi salvò da un'altra domanda imbarazzante e tirai un sospiro di sollievo. Aaron si tese e un lampo di paura gli attraversò il viso.
《È mio fratello》, lo rassicurai.
《Ti sei messa a rapire bambini?》 Esordì, divertito. Aaron scatto in piedi.
《Mi hai rapito?》 Urlò.
E ti pareva.
《Ho la faccia di qualcuno che rapisce mocciosi?》
Quando non rispose, mi offesi. 《Ehi!》
《Ancora non ho capito perché mi hai fatto venire qui?》
《Cristo!》 Borbottai. 《Nate, guardalo bene!》 Lo spronai, indicando Aaron. Passarono un paio di minuti di silenzio finché la realizzazione non lo colpii. Un attimo dopo, un sorriso inquietante gli sollevò gli angoli della bocca.
Ecco perché è mio fratello.
Mi lanciò un'occhiata complice, una chiara conferma a fare tutto ciò che mi passava per la mente. Mi schiarii la gola, portai le braccia conserte e mi rivolsi al bimbo.
《Ti piacciono gli scherzi, Aaron?》
《Mmm... Perché?》
Fa troppe domande!
《Ne voglio fare uno e vorrei che mi aiutassi.》
《Cosa avrò in cambio?》
Eh?
《Sei un moccioso, non allargarti!》 Esclamò mio fratello. Grugnii. Al giorno d'oggi era stressante preparare uno scherzo degno di questo nome.
《Cosa vuoi?》 Bofonchiai.
《Venti dollari e un pacco di caramelle alla fragola.》
《Eh?》 Protestai. 《Hai nove anni, che cavolo devi farci con venti dollari?》
《Senti ragazzino》, Nate si frugò nelle tasche dei jeans, 《ho cinque dollari, un penny e due mentine.》
Cedetti e frugai nei pantaloni. 《Io ho tre caramelle e un...》 Strorsi il naso mentre stringevo una cicca usata e avvolta in un fazzolettino. Tossii, fingendo che non fosse qualcosa di schifoso.
《Se non te le fai bastare, andrò dai tuoi e dirò che te ne vai in giro a disturbare》, continuò Nathan.
《Ma non l'ho fatto!》
Nate sogghignò. 《A chi pensi crederanno?》

Per fortuna il ristorante era vuoto, infatti, dieci minuti dopo ci trovavamo sotto la finestrella per il passaggio delle vivande e spiavamo la cucina in fermento.
《C'è anche papà!》 Esultai. 《Allora, hai capito il piano?》 Ribadii, per quella che era l'ennesima volta. Aaron annuì, deciso.
《Non avrò guai?》
《Sei un bambino》, sussurrò mio fratello, 《fai gli occhi dolci e se ti chiedono da dove ti è venuta l'idea, noi non ci conosciamo.》
Batterono il cinque e poi fu il mio turno. Okay, i bambini erano fastidiosi e ripetevano troppi "perchè", ma Aaron era quasi simpatico.
《Vai e colpisci!》
Solo allora mi accorsi che non aveva un dentino nell'arcata inferiore.
《Lo dice anche mia-》
《Aaron, concentrati!》
Spero di non incontrare mai sua madre.
Il piccoletto corse in cucina. Gabriel stava controllando il contenuto di una casseruola, poi si allontanò per parlare con papà.
Tre, due, uno...
《Papà!》 Gridò, prima di abbracciare una gamba di Gabe. Il mio di padre sputò l'acqua che stava bevendo e scese il silenzio più totale mentre Gabriel impallidiva. Era risaputo perfino ai muri che mio fratello si facesse troppe ragazze da quando aveva quindici anni. Il rischio che potesse aver sparso i suoi spermatozoi era altissimo. Il fatto che il bambino gli somigliasse in maniera impressionante era un vantaggio.
《Sei il mio papà!》 Trillò. Per essere un ragazzino ci sapeva fare!
《C-come?》
Richard si resse su un tavolo mentre la vena sulla tempia iniziava a pulsare.
《Gabriel. Christopher. Butterfield.》
Forse l'abbiamo combinata grossa!
《Papà》, balbettò, in preda al panico.
《Papà!》 Aaron non si arrendeva.
Nate represse una risata troppo forte e in un attimo gli occhi di tutti furono su di noi.
《Cazzo》, mi sfuggì, purtroppo non riuscii ad essere seria e scoppiai a ridere. 《Scappa, scappa, scappa!》
Corsi a perdifiato, ignorando Nathan. Avevamo una logica da teppisti: se ci beccavano, ognuno pensava per sé.
Arrivai al giardino retrostante il Red Flower e mi nascosi dietro un albero.

Messaggio inviato: ore 18:40
A: Dillon
Vieni a prendermi. ORA!

Mi piegai in due. Non sapevo se regolare il respiro o tapparmi la bocca per non ridere. Mi salirono le lacrime agli occhi e nell'indecisione le ginocchia cedettero e capitolai sul prato umido
《Merda》, borbottai. E come una stupida non potevo fare a meno di rivivere la scena della cucina nella mia testa e ridere come una matta.
Avevo paura della vendetta di Gabe. Mi sdraiai, consapevole che avrei dovuto lavare la divisa per l'erba.
Il cielo era coperto, il sole stava per tramontare e c'era freschetto ma non mi importò. Era da tanto che non mi sentivo così: libera, spensierata.
Ero cresciuta in un istante e ora non potevo tornare indietro... Che merda!
Chiusi gli occhi e il dolore alle gambe diminuì.
Il cellulare cominciò a squillare: Gabriel. Misi la modalità silenziosa per non correre rischi.
Mi coprii il viso con un braccio e mi rilassai.
Le cose stavano andando bene ultimamente, okay, il test di chimica era andato male e ora stavo sudando sette camicie per recuperare ma in compenso l'ultima partita di calcio era stata perfetta e la coach Williams si era complimentata con me. Non era una persona che si lasciava scappare sviolinate, ma mi aveva sorriso in modo strano - la figlia del demonio non sorrideva spesso - e poi dato una pacca che per poco non mi spezzò la schiena.
《Hanno stanato Nate, ora cercano te.》
Sussultai, guardando di fronte a me. Perché era tanto difficile evitarlo?
《Gli hai fatto credere di essere padre》, rise. 《Sei un genio del male!》
Restai seria e controllai l'ora sul cellulare. 《Sono le sette e due minuti, il mio turno è finito. Posso andarmene senza spargimenti di sangue.》
Non distolsi lo sguardo, mettendolo a disagio. Vidi come si morse le labbra, come si mosse sui talloni, infine sbuffò e si passò una mano tra i capelli.
Si meritava la mia freddezza. Che cavolo! Mi aveva detto che Dillon mi avrebbe mollato appena fossi stata tanto gentile con lui. Era stato offensivo, cattivo, volgare. Mi aveva ferito. Che stronzo.
《Quindi...》
《Devo andare a prendere la tracolla. Ci vediamo.》
Strinsi i denti quando mi affiancò mentre camminavo. Per cercare di sfuggirgli, rischiavo di farmi beccare da mio fratello.
Riflettendoci preferisco l'ira di Gabe.
《Cosa hai fatto in questi giorni?》
《Scuola, allenamenti, locanda, mi sono data da fare con Dillon... Non puoi capire! Quel ragazzo è una-》
Mi scappò un urlo di dolore quando mi ritrovai contro il muro prima che potessi girare l'angolo e raggiungere la porta.
《Ahia!》 Piagnucolai, seria. Mi massaggiai la nuca. Che male!
Mi spaventai perché era troppo vicino e con l'espressione arrabbiata. Gli occhi erano ridotti in fessure e provai a spingermi indietro come se la parete potesse inghiottirmi.
《Harry-》
《Che diamine hai detto?》
《Sono andata a scuola?》
《Dopo...》
《Allenamenti?》
《Dopo!》
《Locan-》
《Cazzo, Viv!》
《Mi stai facendo paura》, ammisi, 《per favore, spostati.》
Provai ad allontanarlo ma mi bloccò le mani.
《Cosa hai fatto con Dillon?》 Mi ignorò come se il suo corpo non fosse attaccato al mio e la sua faccia vicinissima alla mia. Stavo per vomitare.
Niente, ho detto una bugia.
《Io...》 Non riuscii a continuare.
Lasciami andare o baciami. Anzi, baciami direttamente.
《Cosa importa?》 Sfiatai. Forse... Forse se faceva così un po' era geloso e non perché ero la sua sorellina.
《Sei una bambina!》 Urlò.
Come non detto.
Abbassai il capo, concentrando l'attenzione sui nostri piedi attaccati.
《E quel ragazzino non ti merita! Non deve accadere, non a quindici anni e con uno come lui.》
Avrei voluto chiedergli quando avesse perso la verginità ma poi mi sarei ossessionata nel capire chi fosse stata la stronza che non avrebbe mai dimenticato.
《E chi è che mi merita?》 Pigolai, mentre arrossivo. I miei polsi erano ancora tra le sue dita e me li teneva lungo il corpo cosicché non potessi scappare.
《Un ragazzo che ti ami, responsabile, gentile e che veda solo te, che ti faccia ridere e che sia innamorato del tuo sorriso; un ragazzo che capisca che la vita vera non è come il liceo in cui è il re indiscusso e che pensi a te come un fortuna e non una conquista.》
Se... Se vuoi, puoi essere tu.
Sospirai, sorridendo un poco, avevo il cuore a mille e la pelle d'oca.
《Ti sei appena descritto.》
Harry mi amava, non nel modo che desideravo ma mi amava, era responsabile, sensibile, mi faceva ridere ma... non mi vedeva.
Percepii che lo avevo preso in contropiede. Rimase in silenzio per un momento che mi parve eterno. Forse si sentiva come me?
Fa che sia così. Fa che sia così!
《Ecco uno come me.》
Facciamo te e mi risparmio la ricerca?
《Egocentrico del cavolo! Credi di essere perfetto?》
《No》, mormorò, accarezzandomi il viso, 《ma uno come me sarebbe perfetto per te.》
Oddio!
Deglutii a vuoto, mettendomi in punta di piedi. Ritornai a guardarlo, adesso non era più infuriato.
《Allora dovresti chiedermi di uscire. Perché se uno come te sarebbe perfetto per me, una come me sarebbe perfetta per te.》
No, ti prego, non l'ho detto davvero. Ti supplico.
Abbassò lo sguardo, serio, poi scoppiò a ridere.
《Questa è bella!》 Esclamò, divertito. 《Tu e io...》
Il modo in cui disse "tu e io", mi intristì. Come fosse impossibile. Feci buon viso a cattivo gioco e simulai una risatina.
《Che schifo》, borbottai, 《sarebbe come uscire con Gabe.》
《Già》, sogghignò.
《Allora perché hai detto quella cosa? Che sono buona solo per il... Lo sai.》
Sbuffò. 《No. Hai sentito come ti faceva comodo》, borbottò, infastidito.
《Ho detto che i tipi come lui spariscono quando fanno sesso con una ragazza, anche se è straordinaria. Tu... Credi davvero che pensi qualcosa di simile su di te?》
Scrollai le spalle. 《Non lo so.》
《Dio Viv...》
《Secondo te dove si è cacciata?》 La voce di Gabe mi fece scattare e a quel punto Harry mi tirò più vicino a sé, abbracciandomi per la vita. E le mie braccia, come se avessero coscienza propria, ricambiarono la stretta.
Merda!
Affondò il viso sulla mia spalla e trasalii quando con la punta del naso mi sfiorò il collo.
《Se la trovo, l'ammazzo》, continuò mio fratello.
《Non fiatare》, ridacchiò Harry. Ero di pietra.
《Viv, stai... tremando?》
Porca vacca!
《Non è vero...》
Inspirò profondamente e mi baciò la pelle.
《E comunque... Probabilmente se avessi la tua età avrei una cotta mostruosa per te. Non sei una facile ma una di quelle cui si dedicherebbero interi libri.》
Se fai così come faccio a non amarti?
Ero terrorizzata perché più diceva queste cose più sembrava che mi suggerisse di aspettarlo. E se davvero lo avessi fatto - aspettarlo - non sarebbe stata una grande rinuncia. Volevo lui, sempre.
《Non... Non sono una bambina.》
Per cui che importa dell'età. Sì, sono immatura e avere una relazione con una quindicenne è illegale in almeno cinquanta Stati ma... Non lo vedi, Harry?
Rise, stringendomi più forte. 《Sì, invece e ti voglio tanto bene.》
Io ti amo.
Che schifo.
《Perché mi hai fatto quella scenata.》
《Ero... Sono geloso.》
Annaspai. 《Perché?》
《Prima c'ero solo io, Rossa.》
Ci sei ancora. Solo tu. E ho paura che sarà sempre così.
Adesso capiva cosa si provava ad essere messi da parte?
《Okay ma non farlo più, gridarmi contro intendo.》
Tentai di scostarmi ma non me lo permise.
《Scusa》, bisbigliò. 《Non ragiono quando si tratta di te, mi dispiace.》
Sì, mi sa che comprendo.
《Ehm, Viv?》
《Cosa?》
《Ti vibrano i pantaloni.》
Ridacchiai, recuperando il cellulare. Un messaggio di Dillon. Mi stava aspettando. E dire che mi ero dimenticata di lui.
Che stronza!
《È lui?》
《Già.》
Sporse la testa per controllare se Gabe fosse ancora in giro. Mise il broncio.
《Ti accompagno.》
Mi cambiai nella stanza del personale mentre Harry faceva da guardia. Poi camminò con me fino all'esterno.
Dillon mi aspettava poggiato contro la fiancata del pick-up e per quanto fosse carino non mi sembrava abbastanza. Fissò gli occhi sulle mie dita intrecciate a quelle di Harry e gli comparve un cipiglio. Se avessi dovuto seguire l'istinto, non mi sarei staccata da quella mano, mandando Dillon al diavolo.
《Ora che ci penso non ti ho chiesto cosa hai fatto tu ultimamente.》
Harry si strinse nelle spalle. 《Sono uscito con Jasmine, la ragazza della serata alla fiera. È fantastica!》
Il sorriso che mi incurvava le labbra si fratumò e mi allontanai come scottata. Con Harry era come stare sulle montagne russe senza cintura di sicurezza: schiantarsi era assicurato.
《Ah...》 Annuii. 《Devo andare, ciao.》
Dio, che rabbia! E forse fu un comportamento immaturo ma corsi incontro a Dillon fino a saltargli addosso. Di certo non gli dispiacque la mia iniziativa dato che sorrise a trentadue denti.
E mentre sentivo la pelle bruciare per le occhiatacce di Harry, baciai Dillon.
Non ho bisogno di te. Tieniti la tua Jasmine, stronzo!
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Zazaza! Lo scherzo più cattivo che avete fatto?
Okay, il mio? Mmm... Dire a mia madre di ehm... Essere incinta e di non sapere di chi fosse (cosa non vera, ovvio). A pensarci bene ora non è più divertente perché è andata in iperventilazione e se non ci fosse stata mia sorella probabilmente mi sarei beccata un ceffone che mi avrebbe fatto ruotare la testa come la bambina de L'Esorcista.
Non mi ha parlato per una settimana e per sei mesi mi ha chiesto costantemente della mia vita sentimentale. Parecchio imbarazzante, tornassi indietro non lo rifarei.
#ScherziDisagiati.

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