Wings

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La luce del sole arriva strisciante
illuminando la nostra pelle
vediamo il giorno andarsene
con i racconti di tutto ciò che abbiamo fatto
mi fa pensare a te
mi fa pensare a te
sotto ad un trilione di stelle
balliamo in cima alle auto
facendo foto al palco
così lontano da dove siamo
mi fanno pensare a te
mi fanno pensare a te

Oh, le luci scendono
nel momento in cui siamo persi e trovati
voglio essere al tuo fianco
se queste ali potessero volare
oh dannazione questi muri
nel momento in cui siamo alti 10 piedi
e come mi hai detto dopo tutto
"ricorderemo stanotte
per il resto della nostra vita"

Sono un'estranea
i miei pensieri scivolano via
le mie parole mi stanno lasciando
vanno da un'altra parte
perchè pensavo a te
solo dal pensarti

Oh, le luci scendono
nel momento in cui siamo persi e trovati
voglio essere al tuo fianco
se queste ali potessero volare
oh dannazione questi muri
nel momento in cui siamo alti 10 piedi
e come mi hai detto dopo tutto
"ricorderemo stanotte
per il resto della nostra vita"
se queste ali potessero volare

Oh, le luci scendono
nel momento in cui siamo persi e trovati
voglio essere al tuo fianco
se queste ali potessero volare
oh dannazione questi muri
nel momento in cui siamo alti 10 piedi ( 3 metri)
e come mi hai detto dopo tutto
"ricorderemo stanotte
per il resto della nostra vita"
Wings- Birdy
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Questa era la prima estate da adolescente e finora mi piaceva. Io, Nathan e il nostro gruppo di amici - dieci compreso noi - eravamo al lago, nel pontile di fronte a casa della nonna. Kate, Chad e Vinny si lanciavano gavettoni, Sid e Ben pomiciavano in modo disgustoso e Nathan era seduto sul pianale del pick-up con gli altri. La musica sparata a palla proveniva dal pick-up di Finn e non riuscivo a tenere la testa ferma senza seguire il ritmo.
Tutti erano abbronzati e un po' li invidiavo, io ero pallida come una mozzarella e prima di uscire di casa avevo dovuto spalmare la crema solare con un alto fattore di protezione ma non mi lamentavo. Oggi mi sentivo carina, indossavo un bikini verde smeraldo e mi stava bene, soprattutto sopra. Mi faceva delle tette da paura.
Me ne stavo seduta sul molo con le gambe in ammollo. In Luglio, vivere da queste parti era impossibile per il caldo torrido. Oggi non soffiava neppure un po' di vento e, anche se l'acqua era freddina, la superficie del lago era priva di increspature.
Di colpo sentii qualcosa sulla testa e mi spaventai. Alzai il viso, proteggendomi gli occhi con una mano e sorrisi, vedendo mio fratello. Nate, nonostante avesse sedici anni, era altissimo e con le spalle larghe. Era bello, almeno era quello che ripeteva Kate. Indossava solo dei bermuda, infradito e un cappellino da baseball con la visiera girata dietro.
Mi toccai il capo, scoprendo un cappello di paglia, quello che teneva sempre in macchina.
《Ti prenderai un'insolazione》, disse, abbassandosi alla mia altezza. Ridacchiai e gli rubai la lattina di soda gelata dalle mani, bevendone un sorso.
Anche se non si faceva problemi a farmi uscire con lui e non mi trattava come una cretina alla scoperta del mondo, continuava a preoccuparsi. Lo dimostrava con le piccole cose come, appunto, questo cappello.
《Grazie ma sto bene.》
《Hai messo la protezione solare?》
Annuii, baciandogli la guancia.
《Ascolta, abbiamo finito da bere, Scott e io andiamo a casa sua per il rifornirci. Vuoi venire con noi?》
《Non mi va, tanto fate presto, no?》
Annuii e si rialzò. 《Non entrare in casa della nonna.》
《Lo so, scemo.》
Martha's House era pericolante, papà ci aveva permesso di venire qui solo dopo che promettemmo di non metterci piede. Per me non era un problema, non mi sarei avvicinata a quella catapecchia neanche morta, mai e poi mai.
Poco dopo sentii il rombo del motore del pick-up di Scott.
《Rossa!》
Sorrisi mentre Ray si sedeva affianco a me. Era carino, tanto. Aveva i capelli scuri e gli occhi così azzurri da sembrare grigi. Ultimamente passavamo molto tempo insieme e mi aveva detto che gli piaceva la mia risata. Era dolce e introverso.
《Che fai qui?》 Domandò, facendosi più vicino. Il suo braccio sfiorò il mio. Ray aveva una cotta per me da mesi. L'aveva perfino confessato a mio fratello, per chiedergli il "permesso". Era una cosa che si faceva quando ti piaceva la sorella di un amico. Lo trovavo stupido perché, anche se Nathan gli aveva dato carta bianca senza il mio di consenso c'era poco da fare.
《Mi annoio, credo.》
《Perché non vieni di là?》 Col pollice indicò alle nostre spalle dove Finn aveva preso Sid su una spalla, minacciandola di buttarla nel lago. Alquanto cattivo se si considerava che Sidney non sapeva nuotare.
《Passo!》 Risi.
《Ti va di fare il bagno?》
《Tra un po', l'acqua sembra ghiaccio.》
《Allora sto qui, con te.》
《E perché lo faresti?》 Lo punzecchiai, dandogli una spallata giocosa. Le sue guance, già arrossate dal sole, si colorarono ancor di più. Si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo, e mi resistituì la spintarella.
《Vivienne?》
《Un attimo, adesso ti aspetti che ti chiami Raymond?》
Scoppiò in una fragorosa risata e parve più rilassato. Per qualche ragione trovavo più facile parlare con i maschi. Loro non si stranivano se ero un maschiaccio, mentre le ragazze mi guardavano male.
《Che ne dici se rimaniamo Ray e Viv?》 Proposi.
《Suona bene.》
《Eh?》
《Ray e Viv, intendo.》
Davvero? Sono solo due nomi in una frase.
Ecco. Queste cavolate da film non le capivo, anzi mi mettevano l'ansia. Sorrisi per non farlo restare male.
《Comunque...》 Tentennò, distogliendo gli occhi dai miei. Che gli prendeva? Odiavo quando le persone non arrivavano dritto al punto.
《Ehi》, sussurrai, prendendogli la mano, 《stai bene?》
《Senti...》 Balbettò. Era pallido come un fantasma.
No ne esco più.
《Cavolo, dimmi cosa c'è, Ray.》
Finalmente mi guardò. Aggrottai la fronte quando mi spostò una ciocca dietro l'orecchio e poi mi prese la lattina di soda per posarla sulle assi del molo. Un po' mi intimidii.
《Che fai?》 La mia voce divenne bassa e iniziai ad agitarmi. Sospirò e da come il suo respiro mi colpì il viso, mi accorsi che la sua faccia era tanto vicina.
《Sto... Sto morendo dall'imbarazzo》, mormorò. Era rosso come un pomodoro. Risi, isterica, torturandomi le mani.
《Me ne sono accorta.》
S'era possibile, arrossì ancor di più. Diamine, stava per baciarmi.
Il. Mio. Primo. Bacio.
Dove cavolo erano le farfalle, la pelle d'oca e il cuore martellante? Lo dicevano i film, Kate e Sid, perfino la zia Karen.
Si accostò ancora, il suo naso sfiorò il mio e ormai non potevo più tirarmi indietro.
Forse erano tutte cazzate, forse non servivano le farfalle per farsi piacere qualcuno.
Che schifo! L'amore è così?
《Posso... Posso baciarti?》
Non credi sia tardi?
《Mmm...》 Che cavolo si rispondeva? Sì, mi avrebbe fatto sembrare una facile; no, una suora di clausura. Okay, era stato gentile a chiederlo ma perché non mi aveva baciato e basta?
E se non fossi in grado di baciare? Come si fa?
Serrai gli occhi e aspettai. Poi la manna dal cielo.
Grazie a Dio.
Al suono del clacson, Ray saltò indietro. Rimasi confusa e mi osservai attorno. Sbiancai appena notai un pick-up blu. Non era di Nate.
Harry. Il suo tempismo faceva pena, avrebbe dovuto essere a Blacksburg la prossima settimana non oggi. E poi che ci faceva da queste parti? Non lo vedevo dalle vacanze di primavera.
Da quel momento in poi lo avevo evitato come la peste. Aveva provato a fare il simpatico ma continuava a non importarmi. Lo trovavo odioso con quel sorriso perfetto, per non parlare del fatto che era il cocco di papà.
La nausea mi attanagliò lo stomaco appena scese, con gli occhi puntati su di me, e sbattè con forza la portiera.
Ero ufficialmente morta. Avrebbe spifferato tutto a papà, Gabe e... Ero morta!
Finn aveva abbassato la musica dell'autoradio, le mie due amiche sembravano abbagliate, mentre Harry mi raggiungeva. Che esibizionista!
Era senza maglietta dando mostra dei suoi tatuaggi, i soliti jeans neri erano fin troppo calati sui fianchi - riuscivo a scorgere la molla dei boxer bianchi - e i capelli erano legati in un cipollotto.
Arrossii furiosamente mentre mi guardava da capo a piedi. La sensazione di essere fuori posto, orrenda e ridicola tornò a galla. Volevo coprirmi, subito.
Strinsi i pugni, conficcando le unghia nei palmi.
《Vivienne》, mi salutò, fingendosi tranquillo. Da bambina avevo trascorso così tanto tempo con lui da saper riconoscere quando mentiva: tra le sopracciglia gli compariva una rughetta e infilava le mani nelle tasche dei pantaloni.
《Se non ricordo male tu sei Ray Benedict.》
Ray annuì, un po' sulle spine. Portai le braccia conserte, inarcando un sopracciglio.
《La sua faccia non è lì. Alza gli occhi, ragazzino!》
Oh mio Dio!
Avvampai e Ray iniziò a farfugliare poi si diede alla fuga, lasciandomi basita. Mi infuriai.
《Che cavolo vuoi?》 Sbottai.
《Tuo fratello dov'è?》
《Fatti gli affari tuoi!》
《Quindi ti ha lasciato qui, pressoché nuda, in un branco di maschi.》
《Non sono nuda e loro sono miei amici, idiota!》
Quando fece un passo avanti, mi sembrò una situazione familiare. Le mani iniziarono a sudare e Harry sorrise.
《Fidati, non ti considerano loro amica》, sussurrò al mio orecchio.
《Certo perché tu hai tutte le risposte del mondo》, ribattei, acida.
《Da quando in qua gli amici si baciano.》
Deglutii a vuoto. 《Noi non... Lo dirai a papà?》
Dì di no. Dì di no.
Potevo scordarmi la luce del sole, forse mi avrebbe mandato in un collegio in Svizzera. E Gabe, una volta tornato da Chicago, mi avrebbe strozzato. A solo pensiero volevo piangere.
L'espressione di Harry divenne seria. 《Quindi è così?》
Feci una smorfia. Dalla primavera - da quando aveva compreso che non lo sopportavo - aveva deciso di farmi cambiare opinione. Adesso somigliava a una zecca. Perché si curava dei miei pensieri?
《Hai una cotta per me, per caso? Perché, senza offesa, sei vecchio!》
Rise, scuotendo il capo, come incredulo. Senza volere mi scappò un sorriso. Ero consapevole di aver detto una sciocchezza ma volevo infastidirlo.
《Mi dispiace deluderti ma ho una ragazza, magari se fossi più grande...》
No, no, neanche se avessi la sua età. Bleah!
《Che c'è?》 Continuò.
《Hai sempre una ragazza.》
《Gelosa?》
《Curiosa. Questa volta chi è?》
《April, la conosci.》
Supponevo fosse la brunetta di qualche mese prima.
《Sei stato con una May e una June, adesso c'è April. Che fantasia...》
Mi tirò una ciocca di capelli, divertito. 《Hai la lingua lunga, Rossa.》
Sorrisi, sfacciata. 《Prova a tagliarmela e papà farà la stessa cosa con un'altra parte del tuo corpo.》
Si morse le labbra e mi squadrò, rendendomi ansiosa. 《Sento caldo.》
《Che c'entra adesso?》 La facilità con cui passava da un discorso all'altro mi disorientava.
《Ti va di fare il bagno?》
Pensai scherzasse, finché non si mise a trafficare col la fibbia della cintura. Sgranai gli occhi e gli bloccai i polsi.
La situazione più imbarazzante della mia vita.
Insomma, eravamo vicinissimi e sembrava che avessi le mani su quella parte del suo corpo. Volli sparire. Guardai alle sue spalle e notai tutti i miei amici a fissarci ma subito finsero indifferenza, tornando a fare le loro cose.
《Viv?》 Aveva la faccia da bambino pestifero.
《Harry?》
《Che fai?》
《Ehm... E tu?》
《Se mi lasciassi, toglierei i jeans.》
《Te lo scordi!》
《Perché?》
《Non hai il costume!》
《Ho i boxer.》
Gli era dato di volta il cervello. Le sue mutande erano bianche, solo io ero consapevole di cosa sarebbe accaduto?
Mollai la presa. 《Sai che c'è? Fai quel che ti pare, basta che non mi rompi.》
Appena cercai di superarlo mi tagliò la strada.
《Andiamo Viv, che ti costa accontentarmi?》
《Non hai una fidanzata per questo?》
Che andasse a tormentare lei.
《Sfortunatamente per te è dai suoi genitori.》 E sorrise, innocente. Sbuffai e il mio sguardo incrociò quello di Ray. Sembrava sospettoso. Harry aveva rovinato tutto e la cosa peggiore era che mi sentii sollevata.
Abbassai il capo, a disagio. Non avrebbe ceduto e, se fossi andata dagli altri, Kate e Sidney mi avrebbero fatto sanguinare le orecchie con i loro commenti.
《L'acqua è gelata》, borbottai.
《È un sì?》
《È una constatazione.》
《Ti terrò al caldo, tranquilla.》
Quanto era montato! Avevo voglia di prenderlo a schiaffi.
《Accetto solo se giuri che non parlerai con papà e Gabe di quello che hai visto.》
Soi tolse gli stivaletti i pantaloni, faticò per sfilarli o almeno lo intuii da come si mosse, poi alzò il mignolo. Mi prendeva in giro?
Gli rivolsi un'occhiataccia e gli diedi le spalle.
《Mi butto prima io》, decisi. Eppure mi circondò la vita con un braccio e mi sollevò. Sussultai dalla sorpresa.
《Harry!》 Strillai, calciando l'aria. 《Dio mio! Continui a starmi sulle palle in un modo assurdo!》
Scoppiò a ridere. 《Me ne farò una ragione.》
Mi privò del cappello di paglia e si lanciò nel vuoto senza darmi possibilità di inspirare un po' d'aria. L'acqua non era congelata, di più. Il freddo entrò fino alle ossa e mi tolse il respiro. Era profonda circa due metri o poco più, per cui affondammo insieme, sempre abbracciati. Dopo quella che mi parve un'eternità, emergemmo.
《Cazzo, cazzo, cazzo!》
Ansimai mentre imprecava.
《È ghiacciata!》
《Te l'avevo detto stupido, è sempre stato così.》
Per qualche strano motivo, che fosse estate o inverno, l'acqua era costantemente fredda.
Mi abbracciai il corpo, anche se era inutile.
《Viv, stai bene?》
《No!》
È ufficiale, ti odio tanto da volerti uccidere.
Mi voltò verso di lui. Improvvisamente, tutte le parolacce che avrei voluto gridare mi morirono in gola. Una ciocca gli era sfuggita dallo chignon e adesso era attaccata alla guancia. Cercai di scostarla e lui ebbe la stessa idea, con i miei di capelli. Sorrise, raggiante, e io lo imitai ma con un sorriso piccolino. La mano rimase sul mio viso e col pollice tolse qualche gocciolina d'acqua.
《Hai gli occhi più belli che abbia mai visto, Pulce.》
Non hai visto i tuoi.
Sapevo di avere un bel faccino, quand'ero piccola papà - spronato dalla zia - mi iscriveva sempre al concorso di bellezza nella sezione bimbe che si svolgeva tutti gli anni durante la fiera. Non ricordavo molto solo che adoravo mettermi in mostra e che per sette anni di fila fui la bambina più bella di Blacksburg. A otto anni mi rifiutai di continuare a partecipare.
《Grazie?》
Ridacchiò per la mia esitazione. 《E hai le labbra blu.》 Vi passò le dita sopra ma mi spostai.
《Anche tu.》
《Per cui non posso toccarti.》
《A quanto pare.》
《Il ragazzino può provare a baciarti e io non posso neppure sfiorarti》, mi prese in giro. 《Io ho più diritti di lui.》
Non resistetti, mi lanciai addosso a lui, provando ad annegarlo. Avrei reso un servizio alla comunità e a quella povera tizia che se lo ritrovava come ragazzo.
Il piano non funzionò: mi prese dalla vita e mi scaraventò lontano. Allora iniziai a schizzarlo ma rispose al fuoco.
《Non ti sopporto!》
《Bugiarda!》
《Smettila!》
《Hai cominciato tu!》
《Cos'è, sei un bambino?》
In tutto quel caos riuscì a bloccarmi le braccia. Almeno non mi sembrava più di gelare.
《Sei una ragazzina.》
《Ho quattordici anni, tu che giustificazione hai?》
《Te la taglierei davvero questa lingua.》
Sorrisi, per la prima volta senza ostilità, e per ripicca gli feci la linguaccia. Senza nessun preavviso, mi acchiappò la nuca per stamparmi un bacio sulla fronte. Mi irrigidii dalla sorpresa.
Papà diceva sempre che se mai un ragazzo mi avesse baciato sulla fronte, dovevo tenermelo stretto perché significava che mi rispettava.
Però Harry non dovevo calcolarlo come ragazzo. Era... Harry!
《Sarebbe stato il tuo primo bacio?》
《Harry!》
《Sei arrossita. È un sì.》
《Perché ti importa tanto?》
Doveva stare attento a quel che gli usciva dalla bocca. Aggrottai le sopracciglia, scettica, e lo spronai a continuare con un gesto della mano.
《Sei seria? Quel ragazzino?》
《È gentile》, lo difesi. Ed era carino, dolce e...
《Gentile? Questa è la prima cosa che ti viene in mente quando pensi a lui?》 Scoppiò a ridere, come un matto, attirando l'attenzione dei ragazzi. Mi morsi le labbra per trattenermi.
《Smettila》, bofonchiai.
《Oh Gesù! È una mammoletta, Viv, non va bene per te.》
《Perché?》
《Te lo mangeresti in un boccone.》
《Ehi!》 Protestai, infastidita. Perché doveva dire una cosa carina e subito dopo una brutta?
《Intendo che non saprebbe tenerti testa. Andiamo... È scappato, lasciandoti sola. È una femminuccia.》
Sbuffai. 《Tu sei convinto di sapere tutto su di me, vero?》
Annuì. 《Come fossi parte di me. Scommetto che sei contenta che vi abbia interrotti.》
Preferisco darmi fuoco che ammetterlo.
Lo sfidai con lo sguardo. 《No, hai rovinato tutto.》 Sapevo che mi avrebbe creduto, ero un'attrice nata, infatti mi fulminò.
《Tu non lo bacerai.》
《E come mi fermerai?》
《Non lo bacerai, Viv》, ripetè, cocciuto.
《Geloso?》
《Infastidito.》
Ruotai gli occhi, gli avrei risposto solo quando avesse cambiato discorso. Siccome odiava essere ignorato, mi tirò vicino a sé. Tutta questa confidenza mi esasperava, non si curava che mi stesse antipatico.
Nell'acqua fredda, percepii la sua pelle calda, mi sentii come quando lo consideravo il mio migliore amico e mi metteva prima delle sue ragazze. Mi si formò un nodo in gola.
《Ehi, Harry, come l'hai convinta?》
Mi riscossi con la voce di Nate, neanche mi ero accorta che era tornato. Era sul pontile e sorrideva. Mi staccai da Harry, nuotando verso mio fratello.
《Puoi aiutarmi?》 Lo pregai, alzando le braccia. Mi studiò e aggrottò la fronte. Nate e io ci capivamo con un'occhiata. Non usò nessuna parola eppure fu come chiedesse se Harry mi avesse fatto qualcosa. Scossi il capo in segno negativo.
Nell'attimo in cui provò a tirarmi fuori, sentii le mani di Harry sui fianchi e mi spinse in su.
《Grazie》, mormorai. 《Vado... Vado ad asciugarmi.》
《No!》 Dissero tutti e due. Mi confusero.
《Perché?》
Harry si mise di fronte a me. 《Andrà Nate a prendere il telo.》
《Sì, vado io.》
《Se ci tieni tanto...》
Fece una corsetta, durante la quale lui rimase sempre davanti a me come una guardia del corpo. Fissavo tutto tranne Harry.
Nate mi avvolse un asciugamano attorno alle spalle - assicurandosi che fossi ben coperta - e ne diede uno a Harry, poi raggiunse gli altri.
Eppure anziché asciugarsi, lo usò su di me. Fu imbarazzante e tenero nel contempo.
Mi distrassi, vedendo una piuma tatuata sul lato esterno dell'avambraccio. Era grande il giusto, senza colori ma piena di sfumature e dettagli. Se non mi sbagliavo era stato il suo primo tatuaggio.
Senza volere la sfiorai con i polpastrelli.
《Te la ricordi?》
Annuii. L'aveva fatta scegliere a me. Un giorno mi mostrò i disegni di due piume e mi chiese quale fosse più bella, anche se preferiva di più l'altra, si tatuò questa perché piaceva a me.
《Viv?》 Mi richiamò, mentre mi tamponava i capelli. Ero di nuovo a capo chino, aspettando che finisse. Mi sentivo una bambina e probabilmente lo ero.
《Mmm...》
《Cosa devo fare?》
《Ti è entrata troppa acqua nel cervello?》
《Non sto scherzando. Cosa devo fare perché ritorni a volermi bene?》
Mi mossi sui talloni, sentendo una fitta al cuore. Era colpa sua, mi aveva messo da parte. Quando si trasferì al college non pretendevo che chiamasse ogni sera ma che, almeno, qualche volta chiedesse di parlare con me; che durante le vacanze stesse un pochino con me, anziché snobbarmi per una delle sue tante ragazze. Invece niente.
《Mi accompagni a casa, per favore?》
Sospirò, pesantemente. Harry rimase attaccato a me mentre salutavo tutti. Ray mi regalò un sorriso timido, invece Scott e Finn mi sollevarono da terra, abbracciandomi. Risi. Erano dei bestioni che giocavano nella squadra di football del liceo e, dato che ero minuta rispetto a loro e la più piccola del gruppo, mi consideravano una specie di portafortuna.
Mi divertii vedere il muso di Harry e come mi trascinò via, ora capivo perché Gabe era il suo migliore amico. Si comportava come papà e mio fratello maggiore.
《Come si chiamano?》 Domandò, quando fummo in macchina.
《Chi?》
《I due armadi.》
《Scott Miller e Finn Jensen.》
Era una battaglia persa in partenza. Eravamo come fratelli per cui credeva di avere il diritto di sapere tutto e a me non importava perché avevo la coscienza pulita. Se davvero Scott e Finn avessero avuto cattive intenzioni, Nate li avrebbe uccisi amici o meno.
《E poi?》
Sbuffai. 《Chad Trainor, Ben Stanton è il ragazzo di Sidney Michealson, Kate Kennedy e Vinny White. Se vuoi posso recuperare anche il numero della loro previdenza sociale. Che ne dici?》
《Dovresti moderare il sarcasmo, allontana le persone.》
《A quanto pare non abbastanza.》
Mi mollò una spintarella, il fatto che non me l'aspettassi mi fece sbattere contro il finestrino. Lo fissai, allibita, mentre sogghignava.
《Ti odio!》
《Mi ami, Rossa!》
《Tzè... Sogna!》
Restammo in silenzio mentre alla radio passava un successo estivo. In alcuni istanti mi parve di percepire il suo sguardo addosso però, a differenza delle altre volte, non mi sentii fuori posto. Mi piacque.
Forse potevo smetterla di essere cattiva. Nathan pensava fossi stronza, non era colpa mia: avevo imparato da Gabriel.
Parcheggiò di fronte casa e mi affrettai a prendere la tracolla ai miei piedi. Non gli diedi tempo di aprire bocca che saltai giù. Per poco non mi ruppi l'osso del collo per quanto era alto il suo dannato pick-up.
《E... Harry?》 Mi fermai, un attimo prima di chiudere la portiera.
《Ti ricordi quando dicesti che non si smette di amare qualcuno solo perché è dall'altra parte del mondo. Credo fosse il giorno prima che partissi per il college.》
Sorrise, ma stavolta era un sorriso timido e non da sbruffone.
《Smettila di fare il lecchino. Ti vorrò bene per sempre, anche se sei odioso》, ammisi. Era la verità ed ero consapevole che, adesso che gli avevo ripulito la coscienza, sarebbe tornato a ignorarmi.
《Non montarti la testa, non diventerò la tua amichetta del cuore.》
Rise, tanto forte che la sua risata mi raggiunse mentre percorrevo il vialetto. Non glielo avrei mai detto che mi mancava come l'aria. Ogni giorno.
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Credo che la cosa più difficile sia stata trovare la canzone adatta. In Fil rouge ho sempre insinuato che Harry in qualche modo l'avesse illusa.
Specifico che qui negli atteggiamenti di Vivienne non c'è malizia. È semplicemente spigliata.
La domanda di rito sarebbe: primo bacio? Ma ho deciso di farmi una vagonata di cazzi miei haha

Mignoli |Fil rouge h.s #0.5|Where stories live. Discover now