Infinity

By Chtsara

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In un mondo in cui il ritorno di Voldemort sembra sempre meno probabile, Hermione Granger, Harry Potter e Ron... More

Prefazione
I - Sull'Espresso di Hogwarts
II - La Guferia
III - Il sogno
IV - La leggenda dei quattro Fondatori
V - La Conchiglia Bianca
VII - La sfida
VIII - Un compleanno speciale
IX - Sentimenti nascosti
X - La vigilia di Natale
XI - La filastrocca
XII - Apparenze
XIII - Il Voto Infrangibile
XIV - Il desiderio
XV - La Torre di Astronomia
XVI - Infinito
Ringraziamenti

VI - Problemi di cuore

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By Chtsara

Il campo di Quidditch era meno affollato di quanto Hermione pensasse, quindi non ci mise molto a trovare un sedile abbastanza alto sugli spalti da poter osservare i giocatori.

Le selezioni si sarebbero svolte la settimana successiva, motivo per il quale l'eccitazione dei ragazzi più desiderosi di entrare nelle squadre era palpabile perfino nell'aria.

Harry aiutava Ron ad esercitarsi affinché potesse avere più probabilità di essere nuovamente confermato come Portiere del Grifondoro, avendo Oliver Baston terminato i propri studi ad Hogwarts: nel cielo, però, sembravano solo due puntini indistinti dei quali Hermione riusciva a malapena a distinguere i contorni.

Gli altri studenti erano decisamente più piccoli, ma non meno determinati: scorrazzavano per il campo lanciandosi delle semplici palline da baseball, divisi in tante piccole squadre a seconda della Casa a cui appartenevano.

Hermione era talmente concentrata a guardare il campo da non accorgersi del ragazzo che si sedette sul sedile accanto al suo, finché questi non decise di esordire con un "Ciao" per catturare la sua attenzione.

Si voltò verso di lui, reprimendo a malapena l'impulso di fare un balzo per lo spavento, e si ritrovò davanti uno studente di Grifondoro avente delle spalle larghe, i capelli mossi e un sorriso piuttosto sicuro di sé.

"Sono Cormac McLaggen", si presentò porgendole una mano, quando ebbe capito che lei non avrebbe spiccicato parola per la sorpresa.

Hermione gliela strinse, e solo in quel momento notò la corporatura decisamente muscolosa e possente del ragazzo: la sua mano, infatti, era sparita del tutto in quella di lui. "Hermione Granger".

"L'amica di Harry Potter e Ron Weasley, eh?", le chiese senza smettere di sorridere.

Hermione annuì e li indicò in campo. "Sono venuta a vedere il loro allenamento".

Cormac, però, non si girò verso di loro: rimase a fissare Hermione con espressione furba e curiosa. "Ti piace il Quidditch?".

Di certo non avrebbe potuto dirgli che in realtà era venuta esclusivamente con la speranza di dimenticare quel che era successo con Draco, quindi si strinse nelle spalle e annuì. "Sì, direi di sì".

"La settimana prossima farò il provino per entrare in squadra", disse Cormac, sorridendo - se possibile - ulteriormente. "Mi farebbe piacere se venissi ad assistere".

Hermione si girò a guardarlo con aria interrogativa, come se fosse certa di aver capito male.

Ma Cormac era là, in attesa della sua risposta, con uno sguardo spigliato e spontaneo: aveva i capelli castani che sembravano catturare i raggi del sole, e una bocca carnosa reggeva il confronto con la mascella ben pronunciata.

Per quanto il suo piglio sicuro e sfrontato potesse infastidirla, non poteva certo negare che fosse un bel ragazzo: frequentava sicuramente il settimo anno e le era parso di vederlo di tanto in tanto nella Sala Comune di Grifondoro, ma non vi aveva mai fatto caso più del dovuto.

"Perché no?", accettò quindi, scrollando le spalle. Magari ne avrebbe approfittato per distrarsi un po', dopotutto, e non poteva dare per scontato che Cormac fosse la stessa persona fastidiosa che a primo impatto dava l'impressione di essere.

"Ottimo". Il sorriso di Cormac arrivò quasi fino alle orecchie e d'impulso cinse le spalle di Hermione con il braccio destro, per poi voltarsi a guardare gli allenamenti senza perdere nemmeno un briciolo della sua felicità.

Hermione si ritrovò intrappolata contro il suo petto, sentendo il peso del braccio di Cormac gravarle sempre di più sulle spalle, e poté avvertire benissimo le proprie guance cominciare a tingersi di rosso.

Riportò gli occhi sui giocatori alla ricerca di Harry e Ron, ma la sua attenzione venne catturata da ben altro.

Uno studente dai capelli biondo platino era in piedi vicino all'entrata del campo, con le braccia incrociate e la schiena poggiata in modo disinvolto contro la parete degli spogliatoi. Nonostante ciò, dava l'impressione di disinteressarsi del tutto degli allenamenti: aveva gli occhi fissi su Hermione, come se a quella distanza fosse stato in grado di riconoscerla.

Lei si divincolò debolmente sotto il braccio di Cormac, ma senza risultati: il ragazzo, addirittura, sembrò non accorgersene neanche.

Hermione sentiva l'incomprensibile bisogno di allontanarsi da lui, mentre il suo volto continuava ad ardere sotto lo sguardo insistente di Draco.

Anche Ron dovette accorgersi della loro presenza, perché - non appena ebbe posato gli occhi su di lei e Cormac - non fu in grado di vedere in tempo la Pluffa che Harry gli stava lanciando, la quale gli finì dritta in testa e rischiò di disarcionarlo dalla scopa.

Hermione saltò in piedi dallo spavento, riuscendo a sfuggire dalla presa di Cormac solo perché anche lui aveva notato l'incidente avvenuto in campo.

Harry volò in direzione di Ron, nonostante le sue rassicurazioni: sembrava non essersi fatto nulla, essendo la Pluffa piuttosto morbida, eppure una risata improvvisa catturò l'attenzione di entrambi.

Draco stava ridendo senza alcun ritegno, additando Ron come se avesse appena assistito ad una scena esilarante.

A quel punto, Hermione si sentì ribollire dalla rabbia. Malfoy poteva prendersela con lei, con il suo sangue sporco e con la sua aria da saccente, ma non aveva alcun diritto di schernire i suoi migliori amici in pubblico, soprattutto se Hermione ne era la causa.

Ron iniziò a sbraitargli insulti di tutti i tipi insieme ad Harry e agli altri Grifondoro, Cormac compreso, malgrado il sorriso appena accennato che gli si era formato fra le labbra quando Ron era stato colpito.

"Non c'è neanche un Serpeverde che mi sia mai stato simpatico", commentò Cormac, mentre Hermione si risedeva al suo posto nel vano tentativo di calmarsi. "E sono al settimo anno, quindi ne ho conosciuti parecchi".

Se la loro conversazione fosse avvenuta qualche settimana prima, Hermione avrebbe risposto: "Vale lo stesso per me" senza troppi problemi.

Ma aveva conosciuto Draco e c'era stato un momento, seppur breve, in cui le era quasi sembrato che stessero per diventare amici; poi Malfoy aveva rovinato tutto, inconsapevolmente o meno, e ora sembrava addirittura voler peggiorare la situazione.

Nel vederlo uscire dal campo continuando a ridere, Hermione si sentì sollevata: la sua presenza l'aveva innervosita parecchio, soprattutto vicino a Cormac, il quale non perse tempo a cingerle nuovamente le spalle con il suo braccio pesante e muscoloso.

***

Il malumore di Ron non migliorò nemmeno quando tornarono nella Sala Comune di Grifondoro, ed Hermione non poté biasimarlo quando si sedette sulla poltrona più comoda accanto al camino e cominciò a mangiare una quantità industriale di Gelatine Tuttigusti+1.

"Io lo ammazzo", cominciò a dire, tra un boccone e l'altro. "Giuro su quello che volete che io un giorno lo ammazzerò".

Harry si accomodò sulla poltrona adiacente alla sua sospirando: "Ed io ti aiuterò".

Hermione rimase in silenzio, non sapendo cosa dire. Non avrebbe mai potuto dar loro una mano in una questione del genere, e iniziò a chiedersi in segreto se per caso quella sua decisione non dipendesse esclusivamente dal rapporto che stava per nascere fra lei e Malfoy.

Ron, sorpreso del fatto che non avesse detto neanche una parola, si voltò nella sua direzione. "Hai notato che durante gli allenamenti ti guardava?".

"No", mentì lei, non riuscendo a reprimere un sorriso nervoso. "Non ci ho proprio fatto caso".

"Tu no, ma di sicuro quel troll di McLaggen sì", brontolò Ron, lanciandole un'occhiataccia. "Non sapevo lo conoscessi".

"Infatti non lo conoscevo".

Mentre Harry stringeva le labbra, Ron inarcò le sopracciglia. "Sembravate piuttosto intimi".

In risposta alla sua constatazione, Cormac scese le scale a chiocciola del dormitorio maschile e, notando Hermione accanto al camino, le si avvicinò con uno sguardo luminoso e un sorriso splendente. Le prese il viso fra le mani e le scoccò un bacio sulla fronte, per poi dirigersi a passo sicuro verso l'uscita della Sala Comune.

Hermione rimase al suo posto, paralizzata per la sorpresa, e non si accorse nemmeno dei borbottii infastiditi che Ron si lasciò scappare sottovoce.

Uscì a sua volta dalla Sala Comune dopo qualche minuto, con l'intenzione di chiarire con Cormac prima che si facesse strane idee in testa.

"Dove vai?", le chiese Ron con tono ansioso, poco prima che Hermione oltrepassasse il ritratto della Signora Grassa.

Si voltò quel tanto da potergli rispondere con un sorriso: "A parlare con quel troll di McLaggen".

***

Camminò per un po' per i corridoi di Hogwarts prima di riuscire ad individuare la sua schiena larga e possente, ma - quando lo notò con le spalle contro un muro - seguì l'istinto di nascondersi per capire cosa stesse succedendo.

Si sporse quel tanto che bastava da notare una bacchetta puntata dritta alla sua gola, tenuta in mano con aria minacciosa da Draco Malfoy.

Hermione non riuscì a sentire la loro discussione, ma l'espressione sdegnosa di entrambi restringeva il campo di parecchio.

Poi Draco si allontanò all'improvviso, senza però smettere di puntargli la bacchetta contro, e se ne andò camminando all'indietro per non perdere il contatto visivo.

Cormac rimase a fissarlo a sua volta mentre Malfoy spariva dietro l'angolo di un corridoio, per poi girarsi sbuffando per tornare alla Sala Comune di Grifondoro.

Nel farlo, riuscì a notare subito il nascondiglio di Hermione, ma non vi era ilarità sul suo viso. Le si avvicinò semplicemente senza guardarla davvero, cingendole la vita con un braccio a avvicinandosela con fare possessivo.

"Non ha capito niente", borbottò poco dopo, ed Hermione non seppe dire se si stesse rivolgendo a lei o se stesse parlando con se stesso. "Non ha capito proprio niente".

Hermione alzò gli occhi nella sua direzione e la rabbia sul suo viso la sorprese. "Cosa ti ha detto?".

"Nulla", rispose Cormac con una smorfia. "Nulla di cui tu debba preoccuparti, almeno".

***

Hermione e Cormac trascorsero la settimana successiva sotto le occhiate curiose e sorprese degli altri studenti: l'ultimo pettegolezzo sulla vita amorosa della ragazza risaliva ai tempi in cui Viktor Krum era venuto ad Hogwarts per partecipare al Torneo Tremaghi, quindi vederla in compagnia di un secondo ragazzo - che non fosse Ron o Harry - non poteva che riscuotere un certo interesse.

Hermione aveva deciso di concedergli una possibilità, avendo notato quanto la sua compagnia fosse in grado di distrarla da Draco Malfoy: nonostante la sua sfacciataggine, sembrava avere il potere di riuscire a farla ridere anche delle situazioni più stravaganti, mentre Hermione si chiedeva in silenzio se per caso ciò non fosse dovuto alla sua aria talmente sicura da metterlo quasi in ridicolo.

Ron, nel frattempo, aveva cominciato a tenerle il muso senza motivo: le poche parole che le avesse rivolto riguardavano i compiti, le lezioni e - inaspettatamente - la situazione sentimentale di Lavanda Brown.

"Lavanda?", gli domandò allora, per essere sicura di aver sentito bene.

"Sì, Lavanda Brown", ripeté Ron, mentre facevano colazione al tavolo dei Grifondoro. "Sta insieme a qualcuno?".

Cormac , seduto accanto ad Hermione, gli lanciò un'occhiata furba. "Ti piace, eh?".

Ron non si disturbò nemmeno a guardarlo o a rispondergli: rimase con gli occhi fissi in quelli di Hermione, con un'espressione di finta indifferenza dipinta sul viso.

"Mi sembra di no". Hermione lanciò subito dopo uno sguardo interrogativo ad Harry, il quale però si strinse nelle spalle con aria confusa.

"Potresti chiederglielo stasera?", le domandò Ron, intento a spalmarsi una dose generosa di marmellata su una fetta biscottata.

"Certo", gli rispose, ancora non capendo dove volesse andare a parare.

Ci pensò Cormac a chiarire i suoi dubbi, mentre uscivano da soli dalla Sala Grande dopo aver finito la colazione.

"Ron Weasley è geloso", le spiegò semplicemente. Non c'era traccia di preoccupazione o rabbia sul suo volto: era una constatazione come tante, incapace di recargli alcun fastidio.

"Geloso? Non dire sciocchezze". Hermione scosse la testa, rifiutandosi di credere ad un'eventualità del genere.

"Vedrai", rispose Cormac, cingendole la vita come ormai era solito fare. "Ma stasera riceverà una bella batosta, quando alle selezioni ti vedrà fare il tifo per me e non per lui".

A quel punto Hermione si bloccò sul posto, tanto da costringere Cormac a girarsi nella sua direzione per capire come mai si fosse fermata.

"Non mi avevi detto di voler diventare Portiere anche tu", gli fece notare con tono duro.

Cormac si strinse nelle spalle e la abbracciò. "L'avrò dimenticato".

Hermione non gli rispose: le stava mentendo, era ovvio, e per un attimo si chiese se per caso l'improvviso interesse di Cormac nei suoi confronti non fosse dipeso soltanto dal suo desiderio di farsi notare da Harry, per avere - quindi - più possibilità di essere ammesso in squadra.

Pensò a quell'eventualità anche durante le lezioni della giornata, sorprendendo addirittura la professoressa McGranitt a causa della sua aria stranamente assente.

Eppure, ci pensò qualcun altro a giustificarla, qualcuno che - seppur solo in apparenza - sembrava essere sparito dalle sue preoccupazioni.

"Vorrei chiederle di scusarla, professoressa", disse Malfoy, con il suo consueto sorriso maligno fra le labbra. "Ma la piccola Granger sta affrontando i suoi primi problemi di cuore".

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