Luna Nuova || Teen Wolf

De -Lysithea-

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[IN REVISIONE] Beacon Hills: una nuova città dove, si spera, io possa ricominciare; non c'era più nulla per m... Mai multe

Revisione cominciata
Trailer
Capitolo 1 - Trasloco (R)
Capitolo 2 - Progetto (R)
Capitolo 4 - Fantasmi (R)
Capitolo 5 - Sparizioni (R)
Capitolo 6 - Sogni strani (R)
Capitolo 7 - Preparativi (R)
Capitolo 8 - Il Ballo (pt. 1) (R)
Capitolo 9 - Il Ballo (pt.2) (R)
Capitolo 10 - Tentativo Fallito (R)
Capitolo 11 - Imbranata (R)
Capitolo 12 - Litigi (R)
Capitolo 13 - Selezioni (R)
Capitolo 14 - Calum (R)
Capitolo 15 - Segreti Svelati (R)
Capitolo 16 - Inaspettato (R)
Capitolo 17 - Serata in famiglia (R)
Capitolo 18 - Appuntamento (R)
Capitolo 19 - Limite (R)
Capitolo 20 - Coppia improbabile (R)
Capitolo 21 - Terzo Grado
Capitolo 22 - Scacchi
Capitolo 23- Chiarimenti
Capitolo 24 - Evelyn
Capitolo 25 - Confessione
Capitolo 26 - Passato
Capitolo 27- Piano
Capitolo 28 - Festa
Capitolo 29 - Massacro
Capitolo 30 - Branco
Capitolo 31 - Partita
Capitolo 32 - Attimo
Capitolo 33 - Confusione
Epilogo
Ringraziamenti
Copertina Sequel (ONLINE)
TRAILER LUNA PIENA
Cambio copertina Luna Nuova
Curiosità
Desiderio e grazie a tutti quanti

Capitolo 3 - Guai in vista (R)

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De -Lysithea-

Ma perché non poteva capitarmi un compagno che avesse un viso più raccomandabile tipo, che so, Scott?

Theo pareva più il solito ragazzo abituato ad aspettare che gli altri facessero tutto al posto suo! Non mi sembrava giusto che, oltre a essere la nuova arrivata, dovessi sobbarcarmi del doppio del lavoro. Finita la lezione mi rivolse solo un ambiguo "Ci divertiremo, vedrai" e poi sparì; se non fosse per il fatto che lessi il suo nome su un biglietto, per me poteva anche chiamarsi Jasmine! Ottimo inizio direi.

Arrivai a casa presto e mentre notavo che tutti dopo scuola si radunavano al campo di Lacrosse per socializzare e tifare la squadra della Beacon High, io me ne stavo da sola acciambellata sul divano in pigiama a guardare qualche stupido programma: niente di più emozionante, insomma.

Il suono del campanello mi urtò eccessivamente, dato che mi costrinse ad alzarmi dalla mia comoda postazione.

«Ciao!»

No, no, no.

«Ehm, ciao.» Theo non poteva essere davvero sulla soglia di casa mia, perlomeno non quando ero conciata terribilmente.

Non che mi importasse di essere trovata attraente da lui, ma era una questione di orgoglio personale.

Abbozzò un sorrisetto e mi squadrò da capo a piedi facendomi ribollire il sangue nelle vene. «Posso entrare?»

Ero così tentata di sbattergli la porta in faccia per tornare a rintanarmi nella mia cuccia che fui sul punto di farlo per davvero. Peccato solo che la mia bocca decise diversamente dal mio corpo. «Certo, vieni pure.»

Si guardò intorno affascinato o almeno credetti fosse così: la sua espressione era abbastanza indecifrabile e lo vidi particolarmente interessato alle antiche chincaglierie che quella casa conteneva. «Allora, compagna di progetto, quando si inizia?»

Lo fissai sbigottita qualche secondo: era serio?
«Io direi che potremo cominciare solo quando la professoressa ci assegnerà un tema. Non credi?»

Asserii pensieroso, come se ciò che avessi detto io non avesse alcun senso; feci dunque per avviarmi nuovamente verso la porta con il chiaro intento di invitarlo ad andarsene, che lui si piazzò sul divano, precisamente dove poco prima ero seduta io. Si era tolto la giacca di pelle nera, rimanendo solo con una maglia bianca che evidenziava i muscoli. Sobbalzai a quella vista, maledicendomi di trovarlo attraente.

«Comodo.» Accavallò le gambe e si appoggiò  alle mani incrociate dietro la testa.

«Lo so, è mio!»
Mi passai una mano sul viso: che figura da bambina. In mia difesa però dovevo ammettere che quel ragazzo mi stava sui nervi, soprattutto perché non riuscivo a capire le sue reali intenzioni.

Sconfitta, andai ad acciambellarmi sull'angolo opposto, tenendo le mani in grembo e lo sguardo fisso su di lui, attenta ad ogni minimo movimento e restando in allerta.

Rimanemmo in silenzio qualche minuto: io, curiosa come di sapere il perché della sua inaspettata visita, lui... Be' sinceramente non lo sapevo.

«Allora, c'è qualcosa in particolare che vorresti dirmi?» chiesi speranzosa nel fatto che si aprisse.

«In realtà no. Sono venuto qui solo per far conoscenza e, dato che dovremo passare assieme molto tempo, immaginavo potesse essere d'aiuto sapere con chi sto lavorando.» Sfoderò un sorriso che poteva apparire sincero, ma sotto sotto sentivo che c'era altro.

«E cosa vorresti scoprire di me?»
Ero parecchio nervosa: per prima cosa, avere un quasi sconosciuto sul divano che ti fissava non aiutava e, secondo, odiavo parlare di me.

Piegò la testa di lato, forse cercando di dare un senso alle sue parole senza sembrare troppo inquietante. «Sinceramente? Il più possibile. Sono sempre stato il tipo di persona che non si lascia ingannare da un bel visino come il tuo ma che, al contrario, si impegna a scavare sotto la superficie per trovare la vera essenza delle cose.»

Mi scandagliò a fondo con i suoi occhi azzurro verde come per scrutarmi dentro. Un attimo, azzurri? Stamattina erano gialli! Bah, ero finalmente certa di essere sull'orlo di un crollo psicologico se vedevo anche cose inesistenti.

Ripensai alle parole che aveva appena detto e lo osservai interdetta: sotto di me non avrebbe scavato un bel nulla!
Se avessi anche avuto una mezza idea di confessargli qualcosa, dopo questa sua frase filosofica con una punta di arroganza, se lo poteva sognare.

«Bene, tu comincia pure ad indagare, io poi ti aspetto al varco con una mazza in mano.»
Mi alzai e, decisa ad interrompere quella conversazione, andai in cucina a prendere da bere. Fatti nemmeno due passi, avvertii che mi stava seguendo.

«E adesso cosa vuoi?»

Mi girai esasperata. Aveva un'espressione allarmata: subito mi tirò a sè in cucina e mi fece segno di stare zitta.
Sul momento fui pronta a ribattere, ma qualcosa, forse la serie violenta di colpi alla mia porta, mi indussero a seguire il suo consiglio.

Mi teneva per un braccio, stringendo forte quasi da farmi male. Poi, mi lanciò un'occhiata e disse: «Non muoverti di un solo millimetro.»

Asserii pietrificata, mentre lo osservavo andarsene.

Un silenzio inquietante invase l'abitazione e io mi rannicchiai in un angolo terrorizzata; Theo non aveva dato alcun segno di vita, i colpi erano cessati all'improvviso e l'unico rumore che riuscivo a sentire era il battito forte del mio cuore.

«Diana!»

Un urlo, un fragore e rumore di mobili spostati con violenza. Sentivo porcellane rompersi, sedie fracassarsi e colpi forti alle pareti, come se vi avessero lanciato qualcosa di pesante contro.

Volevo davvero andare a vedere e se possibile aiutare, ma il mio corpo rimaneva immobile.
Uno scoppio mi destò da quello stato: non potevo lasciare Theo da solo in quel momento. Mi forzai a mettermi in piedi, presi uno di quei coltelli per tagliare il pane e mi diressi cautamente in salotto, constatando che era ridotto a un disastro: divano ribaltato, al tavolino a esso adiacente mancava una gamba ed era rovesciato a terra, tende strappate e al centro tre figure che si azzuffavano.

Un brivido mi percorse la schiena e un moto di paura di pervase: dovevo chiamare aiuto.
Riconobbi il mio compagno solo il momento prima di schivare un antico vaso che si schiantò alle mie spalle rompendosi in mille pezzi.

Presi un respiro profondo e, sperando di non farmi sentire, gattonai velocemente verso la mia borsa pregando che ci fosse dentro il telefono; nel frattempo che il resto del mobilio stava andando in pezzi, io raggiunsi la mia agognata meta e rovistai fino a che non sfiorai la familiare sagoma. Sospirai di sollievo, ma purtroppo fu per un solo attimo.

Qualcuno mi afferrò per i capelli e mi strattonò all'indietro con violenza; urlai per il dolore, mentre con la mia arma improvvisata cercai di colpirlo in un punto che speravo non l'avrebbe ucciso: la gamba. Alla fine ci riuscì anche se questo, pur grugnendo di dolore, non lasciò minimamente la presa, ma anzi si gettò su di me per disarmarmi e assieme rotolammo sul pavimento colmo di cocci. Ricevetti una gran quantità di pugni e calci nonostante tentassi di ripararmi con le braccia e provassi a mia volta a colpirlo; quello però sembrava non aver nemmeno percepito più di tanto, mentre gli affettavo il polpaccio come un prosciutto.

Ero allo stremo delle forze quando intervenne Theo levandomelo di dosso e riempiendolo di botte; grazie al cielo ero libera!
Respirare era faticoso, mi sentivo gonfia e agonizzante, ma ero viva per lo meno.

Spostai la testa in direzione della scena di lotta e ciò che vidi mi sconvolse: era rimasto uno solo dei due incappucciati, che aveva degli artigli al posto di normali unghie, zanne e brillanti occhi azzurro ghiaccio; mi morì un grido in gola. Strisciai verso la porta sfondata volendo mettere più distanza possibile tra me e quel coso, sperando che non se ne accorgesse.

«E tu dove credi di andare, principessa?»
Oh-oh. «Mi hanno chiesto di portarti da loro viva, ma non hanno detto nulla riguardo alla quantità di pezzi in cui posso consegnarti. Probabilmente non gli cambierebbe molto.» Un sorriso maligno si disegnò sul volto deforme.

«Peccato tu non possa scoprirlo, perché non la sfiorerai mai.» Il mio prode cavaliere, molto arrabbiato, si avventò su questo essere, allontanandolo da me. Lo ringraziai mentalmente, annotandomi di scusarmi per la mia sgarbataggine appena ce ne fosse stata l'occasione e riprovai a fuggire.

Appena uscii di casa, il tipo che era da poco sparito, si materializzò davanti a me.
«Presa!»

Sbuffai irritata: possibile che non riuscissimo a liberacene? Tentai di assumere una posizione di difesa, una di quelle che avevo visto nei film tante volte, e mi gettai su di lui prima che questo potesse reagire.

Mossa purtroppo inutile, dato che ne presi talmente tante che temetti che a breve avrei sputato persino un dente; mi sanguinava copiosamente il naso e sentivo di aver rotto qualche ossa, ma non mi diedi per vinta e, come ultimo disperato tentativo, morsi forte il mio avversario che si dimenò fino a scaraventarmi con una forza inumana contro il muro della casa.

Fu solo in quel momento, che persi i sensi e forse fu anche meglio così.

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