Cuore ribelle

By giovaneelibera

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Spagna, 1910. Aurora è una ragazza ribelle, spensierata e piena di vita, oltre ad essere bellissima. È stata... More

Prologo
capitolo 1
capitolo 2
capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 11
Capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Epilogo
Nuova storia
Novità

Capitolo 48

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By giovaneelibera

La sera calò in fretta su Santa Helena, e per le donne Onieva era tempo di tornare a casa.

"Juan, Salvador, è tardi, dobbiamo tornare alla villa" disse Aurora, guardando i due uomini che fino ad allora avevano giocato con Eneas.

"No, Aurora, rimanete un altro pò..per favore" la supplicò Juan.

"Potresti rimanere a dormire qui, come sai lo spazio di certo non manca" affermò Salvador.

"Sono sicura che vostra moglie non me lo permetterebbe mai. . Dai Eneas, andiamo" disse Aurora.

"Aurora, mia madre non dirà assolutamente nulla, rimanete con noi!" insistette Juan.

Aurora era indecisa sul da farsi e guardò la madre, che gli accarezzò il braccio.

"Fà quello che ti senti" le sussurrò.

"Noi.. potremmo tornare anche domani" disse la ragazza, ma lesse la delusione sul volto di Juan.

"Non se ne parla! Anzi, sentiamo il parere del bambino.. Eneas, vuoi restare ancora con il nonno o vuoi tornare a casa?" chiese Salvador al piccolo, inginocchiandosi davanti a lui.

"Nonno e papà! Nonno e papà!" esclamò Eneas, stupendo Juan e Aurora.

"Papà? Juan, per caso gli hai detto qualcosa?" gli domandò Aurora incredula.

"No Aurora, te lo assicuro" disse il Martinez sconvolto.

"Mamma, non sono più piccolo. Tu mi hai detto che il papà è la persona che ti.. che ti vuole bene e gioca con te. Tu vuoi essere il mio papà?" chiese il bambino a Juan con tono innocente, facendo commuovere Eleonora, che ora era stretta tra le braccia di Salvador.

"Certo che lo voglio essere, ometto" disse il ragazzo prendendo in braccio il bambino ed abbracciandolo forte.

Aurora chinò lo sguardo e cercò di nascondere le lacrime.

"Mamma, perché piangi?" chiese Eneas guardando sua madre, attirando l'attenzione di tutti.

"Niente amore, mi brucia solo un pò l'occhio" mentì Aurora.

"Allora, mamma? Rimarrai qui?" gli domandò Juan speranzoso, con la guancia accostata a quella di suo figlio.

Aurora annuì e il bambino urlò di gioia, mentre il ragazzo sorrideva gioioso.

"Che bello vederli così.. sembrano una vera famiglia" sorrise Eleonora vedendo la scena.

"Loro sono una famiglia.. spero solo che mio figlio non rovinerà di nuovo tutto" sospirò Salvador.

"Lo spero anch'io... Eneas sembra già essersi affezionato a lui"

"È un bambino adorabile"

"Già. E il merito è anche nostro... ci assomiglia un pò, non credi?" chiese Eleonora orgogliosa.

"Ci assomiglia perché i nostri figli sono identici a noi" rise Salvador.

"dettagli" scherzò Eleonora, accorgendosi solo ora di quanto il suo viso fosse vicino a quello di Salvador.
I due si guardarono intensamente, come se volessero comunicare qualcosa che con le parole non sarebbero riusciti a dire.

"Se vuoi.. puoi rimanere anche tu.. qui, con noi.. con me" disse Salvador, ed Eleonora si sentì cedere le gambe per l'emozione e la scossa elettrica che le avevano dato quelle parole.

"No, Salvador, per me.. sarebbe troppo difficile. Preferisco tornare a casa"

L'uomo annuì e preferì non ribattere, mentre pensava come inevitabilmente, il loro cuore fosse affetto dallo stesso male.

I Martinez, Aurora ed Eneas salutarono Eleonora e si diressero verso la sala da pranzo per cenare, ma al tavolo era presente anche Beatrice.

"Cosa ci fa lei ancora qui?" domandò con disprezzo.

"Rimane qui stanotte" rispose Juan.

"I vostri bisogni li potete sfogare anche fuori questa villa" commentò la donna acida, mentre Aurora coprì immediatamente le orecchie al bambino.

"Beatrice, nessuno ti costringe a rimanere. Se vuoi andare, fà pure" disse Salvador facendo sorridere Aurora.

"Salvador, anche tu! Questa è casa mia, e l'intrusa è quella cameriera!"

"Quella cameriera, come la chiamate, è molto più nobile di voi ed è la madre del vostro unico nipote, perciò attenta a come parlate!" esclamò Juan furioso.

"Juan, non c'è bisogno che ti agiti così tanto. Tua madre in fondo ha ragione, questa è casa sua, ma le consiglio signora di essere più educata, perché a quanto pare avete dimenticato questa dote" disse Aurora calma.

Beatrice gridò di rabbia e scappò nella sus stanza.

"Credo che tu sia diventata il mio idolo" sorrise Salvador alla vista della moglie.

Aurora rise e la cena passò abbastanza tranquillamente, con Juan e Salvador che non facevano altre che giocare e scherzare con il bambino.

Dopo cena, Aurora uscì con il bambino fuori in giardino, per mostrargli i meravigliosi fiori.

"Ti piace questo posto, tesoro?" chiese la ragazza ad Eneas.

"Tanto, mamma"

"E cosa ne pensi del nonno e.. di..."

"Nonno e papà sono tanto simpatici! Come te!" esclamò Eneas abbracciando le gambe della madre.

"Oh, siete qui!" esclamò una voce che Aurora conosceva come la sua.

"Papà!" esclamò il bambino corredo da Juan e saltandogli addosso.

Aurora li guardava con un sorriso triste. Il pensiero che in realtà non fossero una vera famiglia unita la rattristiva molto.

Juan si avvicinò ad Aurora con il bambino in braccio.

"Ci sediamo su quella panchina?" le chiese indicandone una di legno.

La ragazza annuì e i tre si sedettero uno accanto all'altro, con Eneas al centro.

"Mamma! Guarda! Una farfalla! " esclamò il bambino indicando l'insetto con il dito.

"È bella non è vero?" disse Juan sorridendo e guardando Aurora.

"Sì si"

"Bella come la mamma" commentò Juan tenendo lo sguardo fisso sulla ragazza, che però non lasciò trapelare alcuna emozione.

"No, mamma è più bella" affermò il bambino salendo sulle gambe della madre e appoggiando la testa sul suo petto.

"Sei pentita di essere rimasta qui?" le chiese Juan vedendo che la ragazza non parlava.

"No, per me viene prima la felicità di mio figlio" rispose lei accarezzando i capelli del bambino.

"E la tua, di felicità?"

La ragazza sospirò.

"Qualcuno me l'ha tolta tanto tempo fa. Per fortuna Eneas me l'ha ridata" sorrise la ragazza.

"Aurora, io.. devo chiederti scusa. Non mi sono comportato correttamente con te"

"Le scuse non mi bastano Juan. Lascia perdere, ormai è storia passata "

"Non è vero, non lo è, e sono stato io la causa della maggior parte delle tue sofferenze"

"Sei stato anche causa di tanta gioia, perciò smettila con questo discorso" disse la ragazza, notando che il bambino si era ormai addormentato.

Juan li guardò, e pensò che non ci fosse niente di più bello al mondo: suo figlio e la donna che amava e desiderava più al mondo. Peccato che lui aveva rovinato tutto.

"Puoi indicarmi la nostra stanza? Eneas sta dormendo"

"La..la..nostra stanza?" balbettò Juan con il cuore a mille.

"Quella mia e di Eneas, lui ovviamente dormirà con me"

"Ah..ehm. .si certo.. andiamo" disse il ragazzo, mentre Aurora cercò di nascondere un sorriso.

Giunti alla stanza, i due ragazzi si salutarono e Juan andò in camera sua, ma per tutta la notte non riuscì a dormire.
Verso le tre, si svegliò ed andò in camera di Aurora. La ragazza dormiva abbracciata al figlio, ed aveva l'espressione serena e malinconica che la caratterizzavano. Juan accarezzò la testa di suo figlio e lo baciò, mentre rimase a guardare Aurora.
Con lentezza e delicatezza, posò le sue labbra sulle sue, come una piuma che si appoggiava su uno stagno: silenzioso, delicato, ma magico.
Li guardò insieme per l'ultima volta ed uscì dalla stanza, non notando che sul viso di Aurora era comparsa una piccola lacrima, accompagnata da un sorriso.

Il giorno seguente, Juan promise ad Aurora ed Eneas che sarebbe passato a trovarli. Aurora credette alle sue parole e attese paziente, ma dopo una settimana, di Juan non vi era traccia.
La ragazza era adirata e delusa, e temeva che li avesse abbandonati.
Una mattina, qualcuno bussò al grande portone. Aurora decise di andare ad aprire, immaginando di trovare Juan e dirgli tutta la sua amarezza e delusioni, ma le sue intenzioni svanirono quando vide un Juan pallido, sconvolto e stanco.

"Juan, che ti è successo? Entra" lo invitò Aurora, ma lui si passò una mano fra i capelli, disperato.

"Aurora, mio padre è scomparso"

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