The Promise 2

By heavnsqueen

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Volume 2 (sequel The Promise) "Together but alone." A causa di una promessa, Diamond One si trova obbligata a... More

Introduzione
❤️‍🩹A voi❤️‍🩹
Prologo
Eros 1
Diamond 1
Eros 2
Eros 2 (parte 2)
Diamond 2
Eros 3
Eros 3 (parte 2)
Diamond 3
Diamond 3 (parte 2)
Diamond 4
Diamond 4 (parte 2)
Eros 4
Diamond 5
Diamond 5 (parte 2)
Eros 5
Eros 5 (parte 2)
Diamond 6
Diamond 6 (parte 2)
Eros 6
Diamond 7
Diamond 7 (parte 2)
Diamond 8
Eros 7
Eros 8
Diamond 9
Eros 9
Diamond 10
Eros 10
Diamond 11
Eros 11
Diamond 12
Eros 12
Diamond 13
Eros 13
Diamond 14
Eros 14
Eros 15
Diamond 15
Eros 16
Eros 16 (parte 2)
Diamond 16
Diamond 16 (parte 2)
Eros 17
Diamond 17
Diamond 17 (parte 2)
Eros 18
Diamond 18
Eros 19
Diamond 19
Eros 20
Diamond 20
Ringraziamenti
The Promise 3

Eros 21

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By heavnsqueen

La miglior scelta che puoi fare è decidere di non fidarti di nessuno.
Eros Knight


Mossi lentamente le mani, sentendo il dolore pulsare attraverso di esse. Il corpo era privo di forze e la ferita sulla coscia continuava a bruciare.

Riaprii lentamente gli occhi e per un istante vidi tutto nero. Poi alzai lo sguardo e vidi le mie mani legate da una corda appesa al soffitto.

Mi guardai attorno, poi chiusi gli occhi e inclinai la testa all'indietro, cercando di ricordare come fossi arrivato in quella situazione.

Dannazione!

Ho seguito il cuore anziché la mente, ho ascoltato Diamond e ora mi trovo legato in un magazzino abbandonato.

Non riesco a ricordare cosa sia successo la scorsa notte. L'ultima immagine nitida che ho è quella di me seduto con Sveva, bevendo vodka e rum.

La testa pulsava ancora e il corpo sembrava stanco. Tirai le mani cercando di liberarmi, ma senza successo. Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno.

<Ben svegliato, Eros Knight.> udii una voce femminile alle mie spalle e, d'istinto, mi voltai verso di lei.

I miei occhi la seguirono attentamente mentre si avvicinava, fino a posizionarsi di fronte a me.

Sorrisi leggermente. <Non mi hai deluso, brava.> affermai con calma.

Ero consapevole che lei non fosse cambiata, stava solo fingendo per ottenere ciò che desiderava di più: la fazione dell'Alpha.

<Ho imparato dal migliore.> affermò, ricambiando il sorriso, prima di avvicinarsi a me.

Le sue gambe erano avvolte in pantaloni rossi di pelle, abbinati a un top nero e a stivaletti dal tacco alto dello stesso colore. Io, invece, ero ancora vestito con la camicia nera e i pantaloni neri che avevo scelto prima di lasciare la villa.

<Errato. Non hai imparato nulla da me. Se l'avessi fatto, non mi avresti condotto in uno dei primi posti dove i miei uomini cercherebbero.> risposi, sollevando lo sguardo e guardandola con enorme sicurezza.

Una mossa furba da parte sua, ma non abbastanza per i Phala. Ogni magazzino abbandonato in Brasile è segnato sulle nostre mappe; sappiamo esattamente dove e quando andare. Di solito li usiamo per nascondere carichi di droga o per uccidere qualcuno senza lasciare tracce. E questo dettaglio è sfuggito a Victoria.

<Perché pensi che voglia nascondermi?> domandò, avvicinandosi e accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.

Ignorai la sua risposta, stringendo gli occhi con forza mentre la testa girava e il corpo chiedeva pietà. <Ieri mi hai drogato, vero?> chiesi, riconoscendo i sintomi.

Lei rise, facendo due passi indietro e mettendo le mani nelle tasche. <Ovvio.> rispose. <Sapevo che avresti chiesto un drink al bancone, così gli ho chiesto di aggiungere un po' di cocaina e marijuana.>

Mi venne da ridere al pensiero. Cocaina e marijuana insieme... Questa psicopatica voleva davvero uccidermi.

<E hai anche fatto in modo che io bevessi per amplificarne gli effetti...> alzai lo sguardo verso le mani legate. <Complimenti> dissi sinceramente. <Sei riuscita a cogliermi alla sprovvista.> conclusi, rivolgendo lo sguardo verso di lei. <Complimenti.>

Avrei dovuto prevederlo. Avrei dovuto considerare ogni possibile reazione anziché affidarmi al caso o alle parole di Diamond. Lei non conosce il nostro mondo, ha soltanto creduto al lato angelico mostratole da Victoria, e non posso biasimarla per questo. Chiunque avrebbe fatto lo stesso. Io stesso l'ho sottovalutata.

<Non sembri spaventato o sorpreso.> osservò, incrociando le braccia sul petto.

<Perché non lo sono.> risposi con estrema sincerità. <Ho affrontato situazioni peggiori.> conclusi.

<Aspetta un attimo.> disse prima di superarmi e avviarsi verso un punto imprecisato dietro di me.

Mossi il collo cercando di alleviare la sensazione di stanchezza che mi avvolgeva, mentre il corpo pulsava come se fosse stato ridotto in frantumi.

<Eccomi> affermò con un'eccessiva dose di entusiasmo, posizionandosi di fronte a me. <La riconosci?> domandò, alzando una parrucca rossa.

<Una parrucca?> chiesi, non capendo a cosa si stesse riferendo.

<Davvero non ricordi?> chiese con stupore. <Perfetto. Ti racconterò una storia.> aggiunse, battendo le mani come una bambina.

Si mise la parrucca in testa. <C'era una volta un uomo> disse, iniziando a girare attorno a me. <Che per assicurarsi il sostegno di un'intera fazione, decise di sfruttare una bambina, scopandola e manipolandola prima di esiliarla in un altro paese. Quella stessa donna trascorse tutti gli anni successivi a pianificare la sua vendetta, decidendo come avrebbe reso la vita di quell'uomo un inferno come lui aveva fatto con lei.>

Si posizionò di fronte a me, sistemando la parrucca rossa sulla sua testa. <Si avvicinò così all'unica donna che sia mai riuscita a sottomettere quell'uomo. Le raccontò come la sua vita fosse stata distrutta da lui, notò le ferite sulle braccia e usò il suo dolore per manipolarla, spingendola ad eseguire qualsiasi cosa le dicesse.>

<Hai sfruttato l'unica donna che ti abbia mai creduta e sostenuta. Lo consideri un successo?> domandai, interrompendo il suo stupido racconto.

<È tua la colpa.> affermò. <Non avresti dovuto permetterle di entrare nella tua vita.> tolse la parrucca e si avvicinò a me. <Diamond è una brava ragazza, ma la mia vendetta era più importante. Avresti dovuto insegnarle a non essere così ingenua. Mi sono presentata come una vittima indifesa e lei ha voluto incarnare la giustizia.> alzò le spalle. <Ha fatto tutto da sola. L'unica cosa che le avevo chiesto era il titolo di Alpha, per poterti annientare.>

<E cosa aspetti a vendicarti?>

<La mia vendetta è già iniziata. Ti ho scopato, Eros. Ho abusato del tuo corpo, ti ho frustato e ferito. Sono venuta su di te mentre ti abbandonavi a me, pensando che fossi Diamond. Quella droga ha fatto il suo effetto, hai persino visto tua madre.> dichiarò con noncuranza, gettando la parrucca a terra.

Risi di fronte alle sue affermazioni. <Credi davvero che mi interessi? Se desideravi fare sesso con me, potevi semplicemente chiederlo. Avrei soddisfatto la tua richiesta e avremmo evitato tutto questo spreco di energie.> mentii, comprendendo il motivo della stanchezza nel mio corpo e il dolore diffuso che lo accompagnava.

<Posso farti una domanda? Cos'ha Diamond che io e Isabel non abbiamo?>

<È vera.> risposi senza nemmeno pensarci.

Lei non inganna, non pianifica, non mente per ottenere quello che vuole. È migliore di tutti noi, è migliore di me.

Diamond è l'unica donna che sia riuscita a farmi ritrovare mia madre in lei. La sua gentilezza, la sua innocenza, la sua onestà. Incarna tutti gli ideali che mia madre ha cercato di trasmettermi; per me, Diamond rappresenta la perfezione, sia estetica che morale.

La mia little red rose è una delle poche donne in questo mondo che sarebbero disposte ad aiutare una psicopatica come Victoria in nome della giustizia.

È stata ingenua, lo ammetto. Si è fidata di una donna che ha sfruttato il suo punto debole per manipolarla e spingerla a fare quello che lei più desiderava.

Ha provato ad aiutare Victoria, vedendo in lei l'ingiustizia subita in giovane età e cercando di curare le ferite del suo passato. Tuttavia, non sapeva che quella stessa donna avesse scoperto e sfruttato il suo punto debole: i suoi ricordi.

<Anch'io ero vera. Ti ho amato, Eros. Ti ho amato con tutta me stessa.> affermò, guardandomi con rabbia e con gli occhi lucidi.

<No, tu bramavi il potere. Eri disposta a fare qualsiasi cosa pur di essere considerata degna erede dell'Alpha. Non mi amavi, amavi l'idea di regnare su tutto il paese.>

<Io ho tradito mio padre per te!> urlò con le lacrime che rigavano il suo volto.

<Hai tradito tuo padre per il potere che avresti ottenuto una volta che io fossi diventato Alpha.>

<No. Non è vero.> scosse la testa. <Sarei rimasta con te anche se avessi perso.>

<No, perché sarei morto. Non mi sarei mai arreso all'Alpha e lo sai bene. Se avessi vinto, avresti governato al mio fianco. Ma se tuo padre avesse vinto, avresti governato come la donna che riuscì a far uccidere il König. Non recitare la parte dell'angioletto, Sveva. Non lo sei. Non lo sei mai stata.>

<Sveva...> affermò, ridendo. <Sai perché ho scelto questo nome?> domandò, asciugandosi le lacrime.

<Per me.> risposi con un sorriso, immaginando la sua risposta.

È da sempre stato ben noto a tutti il mio interesse per le opere di Italo Svevo. Non mi sorpresi affatto quando mi disse che aveva scelto il nome Sveva, giustificandolo ingenuamente come un nome unico e speciale come lei.

<Esatto. Per te. Per tutti questi anni, il tuo nome e i nostri ricordi mi hanno tormentata fino a rendermi ossessionata dall'idea di vederti distrutto davanti a me.> si avvicinò a me finché non potei scorgere ogni sfumatura azzurra nei suoi occhi. <Voglio vederti soffrire, Eros. Voglio vederti crollare in ginocchio, stremato a implorare pietà.> pronunciò prima di alzare la mano e fare entrare tre uomini.

Sorrisi, mantenendo il mio sguardo fisso nei suoi occhi. <Se credi che mi vedrai in ginocchio a chiedere pietà, allora non mi hai mai davvero conosciuto.> affermai, mentre quegli uomini mi circondavano.

Victoria si avvicinò, sbottonando la mia camicia e alzandola, scoprendo la schiena. <Era un'esagerazione, a me bastano le tue urla di dolore.>

<Che non sentirai.> affermai, serrando i denti nel momento stesso in cui un colpo di frusta mi raggiunse la schiena.

Strinsi le mani con forza, rivolgendo lo sguardo verso di lei.

Un altro colpo, seguito da un altro ancora, si susseguirono sull'addome, sulla schiena e sul fianco, provenienti da tre fruste diverse.

<Cederai, Eros. Non si fermeranno finché la tua pelle non verrà lacerata.> affermò, incrociando le braccia sul petto e guardandomi con enorme rabbia.

<Tu mi ami ancora.> dissi, inspirando a fondo e deglutendo a vuoto. <Vorresti essere Diamond. L'invidia, Victoria, l'invidia che provavi per Isabel, ora la stai provando per Diamond.> aggiunsi, prima di essere colpito in pieno viso con un pugno.

Il sangue iniziò a scorrere dal naso mentre le fruste continuavano a colpirmi senza tregua.

<Io non ti amo. Io ti odio.>

Inclinai la testa all'indietro, cercando di bloccare almeno un po' il flusso di sangue che usciva dal naso.

<Se davvero mi odiassi, mi avresti già ucciso. Se davvero mi odiassi, avresti detestato il tuo stesso corpo dopo aver abusato del mio.> affermai, faticando a parlare per il dolore che mi attraversava ogni parte del corpo e rivolgendo lo sguardo verso di lei. <Tu desideri che io mi penta e torni con te. Sei ossessionata da me, Victoria. Devi farti curare.> strinsi gli occhi, sentendo il sangue scorrere dalle ferite lasciate dalle fruste. <Ti posso consigliare la clinica Lux, è una delle migliori cliniche psichiatriche in Brasile.> affermai ironicamente, sentendo le mie unghie conficcarsi nella pelle per quanto forte stessi stringendo i pugni.

Non le avrei concesso il piacere di vedermi debole di fronte a lei. Non avrei emesso alcun grido, né mi sarei lamentato o piegato. Ho sempre cercato di mantenere il controllo su me stesso, e sarei riuscito a farlo anche questa volta.

<La morte è troppo veloce. Voglio vederti soffrire come ho sofferto io in tutti questi anni.> alzò la mano, fermando i suoi uomini. <Per cosa dovrei invidiare Diamond o Isabel? La prima nemmeno conosce il tuo vero nome, mentre la seconda è intrappolata in una relazione tossica da una vita intera.>

I suoi uomini si allontanarono per un attimo e io potei riprendere fiato, sentendo la pelle bruciare.

<Chi ha bisogno di cure sei tu, Eros. Pensi di agire per il bene delle persone che ti circondano, ma in realtà le stai solo distruggendo. Giorno dopo giorno le costringi a sceglierti, mentre tu stesso non ti sceglieresti. Mi fanno pena, sia Diamond che Isabel. Sono così legate a te che non riescono a vedere il mostro che sei nella realtà.>

Pulii il sangue che scendeva dal naso contro il braccio. <Ora sono diventato un mostro? Pensi che se fossi stato davvero un "mostro", sarebbero rimaste con me? Non ho mai costretto nessuno a rimanere nella mia vita, nessuno al di fuori della mia fazione, e loro non ne fanno parte. Vedi, Victoria, o Sveva, o come desideri essere chiamata, se fossi veramente un mostro come credi, le avrei tenute legate a me per sempre. Con un semplice giuramento avrei legato la loro esistenza alla mia. Pensi che qualcuno me lo avrebbe impedito?> risposi, lasciandomi sfuggire una smorfia di dolore.

<Ovviamente no, sei il grande König, il ragazzo che è riuscito a ottenere un titolo così grande a una così giovane età. L'uomo che è riuscito a sconfiggere l'Alpha e a unire due fazioni in guerra da secoli. Chi avrebbe il coraggio di vietarti qualcosa? Peccato che io esista.>

<Tu sei solo un momentaneo ostacolo nel mio cammino e presto seguirai tuo padre nella tomba.> risposi, prima di notare i suoi uomini mentre indossavano dei guantoni da boxe.

Alzai gli occhi al cielo, preparandomi psicologicamente a ricevere i loro colpi.

<Se rimani vivo.> disse, avvicinandosi a me con un'aria malinconica. <Peccato, avevo davvero sognato una vita insieme a te. Una famiglia, una casa, con te al mio fianco.> concluse, posandomi un bacio sulle labbra. <Peccato...> sussurrò sulle mie labbra, prima di allontanarsi lentamente.

<La clinica Lux ha ancora dei posti vuoti, se vuoi posso farti scegliere la stanza.> risposi ironicamente.

<Colpitelo. Continuate a colpirlo finché non crollerà dal dolore.> ordinò, ma i tre uomini esitarono un attimo prima di avvicinarsi. <Cosa state aspettando?! Colpitelo.> ribadì, e solo in quel momento uno di loro ebbe il coraggio di tirare il primo colpo.

Chiusi gli occhi con forza, serrai i denti e strinsi le mani in due pugni. Non avrei permesso nemmeno a una parola di sfuggirmi, non le avrei concesso questa soddisfazione.

Il lato positivo di tutto questo è che posso finalmente dimostrare a Diamond che avevo ragione a dubitare di lei.

Posso dimostrare alla mia piccola Helianthus che la sua amata protetta è solo una manipolatrice, un'ingannatrice con l'unico obiettivo di ottenere potere e vendetta.

Lo stesso obiettivo che avevo io quando sono entrato nel mondo della criminalità organizzata. Victoria non sa che le sue scelte le ho già fatte io, e non comprende che in confronto a me, lei non è nulla.

Sono certo che, prima o poi, qualcuno dei Phala si chiederà il motivo della mia scomparsa. A quel punto, tutta la fazione verrà mobilitata per trovarmi.

Questo magazzino sarà uno dei primi luoghi che controlleranno. Quando ci troveranno, avrò l'opportunità di far provare a Victoria ogni singola sofferenza che ho sperimentato.

Sentii il gusto metallico del sangue sulla mia lingua subito dopo l'ennesimo colpo allo stomaco. Sputai per terra e alzai lo sguardo su di lei, vedendola mentre mi osservava attentamente.

<Implorami di farli smettere e forse potrai avere un attimo di respiro.> disse, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Sorrisi, percependo ancora il sapore ferroso del sangue sulla lingua.

Inclinai la testa all'indietro e serrai i denti con grande forza nel momento in cui uno di loro mi colpì così in basso da sfiorare le parti intime.

Gocce di sudore mi rigarono la fronte mentre il mio corpo implorava pietà, esausto e dolorante.

<Hai ancora un po' di marijuana?> chiesi ironicamente, rivolgendo lo sguardo stanco verso di lei. <Voglio divertirmi ancora un po'.> aggiunsi, sorridendo debolmente.

<Colpitelo con le fruste, i bastoni, le cinture, i pugni. Non mi importa quali strumenti userete, voglio vederlo piegarsi. Voglio sentire le sue urla di dolore.> dichiarò con rabbia e fastidio, prima di raggiungere una sedia e accomodarsi, osservando i suoi uomini mentre eseguivano i suoi ordini, anche se con qualche esitazione.

Avevo ragione a decidere di non fidarmi di nessuno oltre me stesso, a seguire la ragione anziché il cuore.

Ero consapevole che non fosse sincera, che avrebbe cercato vendetta, ma non mi sarei aspettato che lo facesse così rapidamente e con tanta ferocia.

Dovevo fare più attenzione, prevedere ogni possibile mossa da parte sua. È stata una mancanza da parte mia, e sono pronto a prendermi ogni responsabilità per questo errore.

Sentii un nodo alla gola e il bisogno di esternare tutto quel dolore urlando, ma decisi di chiudere gli occhi e inspirare profondamente cercando di distogliere la concentrazione dai colpi e di pensare ad altro.

<Cadrai, Eros. È arrivata la tua fine.> affermò, alzando il tono di voce per farsi sentire.

Il mio sguardo si posò su di lei e un sorriso si dipinse sul mio volto, consapevole che, nonostante le sue minacce, non avrebbe mai avuto il coraggio di portare a termine il suo intento di uccidermi.

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