The Promise 2

By heavnsqueen

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Volume 2 (sequel The Promise) "Together but alone." A causa di una promessa, Diamond One si trova obbligata a... More

Introduzione
❤️‍🩹A voi❤️‍🩹
Prologo
Eros 1
Diamond 1
Eros 2
Eros 2 (parte 2)
Diamond 2
Eros 3
Eros 3 (parte 2)
Diamond 3
Diamond 3 (parte 2)
Diamond 4
Diamond 4 (parte 2)
Eros 4
Diamond 5
Diamond 5 (parte 2)
Eros 5
Eros 5 (parte 2)
Diamond 6
Diamond 6 (parte 2)
Eros 6
Diamond 7
Diamond 7 (parte 2)
Diamond 8
Eros 7
Eros 8
Diamond 9
Eros 9
Diamond 10
Eros 10
Diamond 11
Eros 11
Diamond 12
Eros 12
Diamond 13
Eros 13
Diamond 14
Eros 14
Eros 15
Diamond 15
Eros 16
Eros 16 (parte 2)
Diamond 16
Diamond 16 (parte 2)
Eros 17
Diamond 17
Diamond 17 (parte 2)
Eros 18
Eros 19
Diamond 19
Eros 20
Eros 21
Diamond 20
Ringraziamenti
The Promise 3

Diamond 18

522 23 9
By heavnsqueen

Si soffre molto per il poco che ci manca e gustiamo poco il molto che abbiamo.
William Shakespeare

Stupida.
Stupida.
Stupida.
Stupida.

Come hai potuto commettere un simile errore?

Strinsi la testa fra le mani, non riuscendo a trattenere le lacrime.

Tremavo, avevo paura, ero in ansia. Non avrei dovuto prendere quella pistola, non avrei dovuto rischiare. Avrei dovuto assicurarmi di essere in grado di sparare a quella distanza e in quello stato d'animo prima di agire.

Mi dispiace, sono stata una stupida ad agire in quel modo, a seguire l'istinto peggiorando la situazione. Emilien non merita tutto questo dolore. Sono stata io a spingerlo a sfidare l'Alpha, a farlo salire su quel ring. È a causa mia se adesso è ferito, se ha perso tanto sangue.

Isabel, al contrario, è riuscita a fare quello che io non sono stata capace di fare: aiutarlo.

Gli ha dato un pugnale per difendersi ed è rimasta al suo fianco.

Mi metto sempre a confronto con lei, desiderando essere migliore. Sin dal nostro primo incontro, l'ho considerata una persona da superare, desiderando competere con lei. Ma la verità è che non posso essere come Isabel. Lei sa sempre cosa fare e come comportarsi, mentre io commetto errori su errori.

E alla fine, la Helianthus ha perso, mentre la ninfetta ha vinto.

Comprendo il motivo per cui Emilien non vuole lasciarla. Lei non lo avrebbe mai gettato verso la morte volontariamente.

Stupida.
Sei soltanto una stupida, Diamond.

Nel tentativo di fare giustizia per Victoria, stavo rischiando di perdere l'unico uomo che mi abbia mai amato per quella che sono, accettando i miei difetti e facendomi sentire speciale.

Ho premuto il grilletto. Una pallottola è partita dalla pistola che stringevo, perforando il suo braccio e facendolo crollare a terra. Stava perdendo, Emilien stava per perdere tutto quello per cui aveva lottato in questi anni, e tutto per colpa mia.

Per più volte l'Alpha è riuscito a ferirlo con quel pugnale, facendolo cadere a terra, colpendolo e urlandogli di arrendersi. E avrebbe perso se Isabel non si fosse intromessa.

Isabel è riuscita a ribaltare il corso di quella sfida, mentre io la stavo solo condannando.

Mi sento il fiato mancare, il petto stretto. Vorrei solo urlare, tornare indietro nel tempo e rifiutare la richiesta di Victoria, cercando un altro modo per lenire il dolore del suo passato. Non avrei mai dovuto accettare, avrei dovuto convincerla a chiedere qualcosa di diverso.

Ho commesso un errore e mi pento.

Il solo pensiero dell'immensa sofferenza che Emilien starà provando in questo momento mi soffoca l'anima.

Sono certa che Isabel lo starà medicando, aiutandolo a sentirsi meglio.

Io, invece, sono qui al Blue, con Victoria sul ring e Brayan visibilmente preoccupato.

Avrei voluto seguirlo, stare con lui, ma Brayan mi ha fermata e costretta a guardare Emilien mentre attraversava la sala con enorme sicurezza, nonostante la scia di sangue che stava lasciando dietro di sé, dimostrando di essere un leader degno di tale nome.

Sono sicura che stesse soffrendo, ma non l'ha mostrato. Al contrario, camminava con determinazione, come se non avesse subito alcuna ferita, seguito da tutti i suoi uomini e dalla sua ninfetta. Erano come rocce impenetrabili, nessuno di loro mostrava alcun segno di paura nonostante quello che era appena accaduto. La loro corazza era così solida da impedire ai loro sentimenti di emergere.

In quel momento, con le guance arrossate e umide di lacrime, le mani tremanti, i battiti irregolari e la sudorazione alta, mi sentii fuori luogo. Era come se non appartenessi a quel mondo, come se fossi troppo umana per stare in mezzo a loro.

Se mi fossi trovata nella stessa situazione di Emilien, molto probabilmente sarei crollata all'istante. Non avrei sopportato tutto quel dolore e non sarei mai riuscita ad emanare quella stessa sicurezza.

Lui è tra gli uomini più forti che io abbia mai incontrato nella mia vita, e per questo lo ammiro.

Ammiro la sua costante capacità di autocontrollo, il modo in cui non permette alle emozioni di influenzare le sue decisioni.

Mi ha sempre consigliato di usare la testa anziché il cuore, poiché il cuore può condurre alla rovina. Forse è giunto il momento di dare ascolto alle sue parole, se solo riuscissi a farlo...

<Diamond, dobbiamo uscire. Ora.> disse Brayan, stringendomi il braccio e facendomi arretrare lentamente verso la porta, mentre Victoria era sul ring pronunciando molte parole che non riuscii a comprendere.

In quel momento, mi sentii come estraniata dal mondo, come se fossi in uno stato di distacco dalla realtà circostante. Osservavo tutto come se fossi una spettatrice distaccata dalla situazione, come se stessi assistendo a uno spettacolo teatrale. Le parole di Victoria mi raggiungevano come sussurri lontani, quasi incomprensibili.

<Dannazione, Diamond, cammina.> disse Brayan con un filo di voce, trascinandomi fuori dalla sala.

Attraversammo tutto il corridoio, superando il quadro di satana e tornando alla sala principale. Sentimmo applausi in lontananza e molteplici voci acclamare il nuovo Alpha.

<Ma guarda un po' chi si rivede.> disse un uomo, bloccando la porta d'uscita.

Brayan strinse con più forza il mio braccio mentre si voltava per andarsene, ma un altro uomo si posizionò dietro di noi.

<Dove credi di andare, mostriciattolo?> disse l'uomo con un sorriso, mentre io guardavo Brayan non capendo nulla di quello che stava accadendo.

<Andiamo, ragazzi, siamo in pace adesso.> rispose il biondo con un sorriso. <Dimentichiamo il passato e andiamo avanti.> concluse prima di stringermi la mano e addentrarsi in un corridoio.

<Brayan!> esclamai quasi inciampando per la velocità con cui stava correndo.

<Diamond, non è il momento.> disse di fretta, passando da un corridoio all'altro senza mai fermarsi.

Continuammo a correre finché non sentimmo più i loro passi alle nostre spalle. Poi Brayan entrò in una stanza e si chiuse dentro con me.

Si appoggiò alla porta chiusa, cercando di riprendere fiato. Io mi sedetti sul letto, sentendo il cuore battere in gola. <Mi spieghi che sta succedendo?> chiesi con il fiato corto.

<Nulla di importante, vecchi amici.> rispose, scrollando le spalle con noncuranza.

<Amici?> chiesi incredula, stendendomi sul letto e respirando affannosamente.

Mi alzai dal letto osservando la stanza: era illuminata da candele, le lenzuola erano nere e sulla parete pendevano vari utensili di cui potevo solo immaginare l'uso. <Dove siamo?> chiesi, voltandomi verso Brayan.

<Non ne ho idea, ma è evidente che su quel letto qualcuno si è divertito.> affermò, aprendo di poco la porta per guardare fuori. <Dobbiamo uscire da qui.> aggiunse, richiudendo la porta e voltandosi verso di me.

<Emilien ha vinto, perché non dici loro che fai parte della sua fazione?> chiesi.

<È vero, ha vinto. Ma non pensare che tutti quelli che si sono inginocchiati gli siano fedeli. Molti lo hanno fatto solo per timore di essere uccisi. Non dimenticare, Diamond, che siamo in guerra contro questa gente da secoli.> rispose con serietà.

Aveva ragione, come potevo aspettarmi che fossero davvero in pace? Emilien ha vinto la sfida e il loro rispetto, ma non la loro lealtà.

<Devo vedere Emilien. Andiamocene da qui.> dissi, impaziente di uscire da quella stanza.

Brayan aprì lentamente la porta e mi porse la sua mano, che io strinsi. Uscimmo senza fare il minimo rumore e ripercorremmo lo stesso corridoio.

<ECCOLI!> sentimmo urlare da dietro e il biondo non ci pensò due volte prima di fare cadere ogni quadro davanti a sé per ostacolare la loro strada.

Ripercorremmo la stessa strada di prima fino ad arrivare alla sala principale. Sotto gli occhi increduli di tutti, uscimmo dalla porta e ci allontanammo dal locale.

<E ora?> chiesi, con il fiato corto, rivolgendo lo sguardo verso Brayan che, visibilmente confuso, osservava l'ambiente circostante.

<E ora... E ora...> balbettò, continuando a guardarsi intorno in cerca di una soluzione, con una mano appoggiata dietro la nuca.

<Brayan!> urlò Roman dall'interno di un'auto.

<Dio, grazie.> esclamò Brayan con un sospiro di sollievo, prima di correre nella direzione di Roman e salire frettolosamente nell'auto.

I due uomini ci raggiunsero e continuarono a colpire sui finestrini prima che Roman accelerasse e li superasse, allontanandosi rapidamente.

Mi rilassai sul sedile posteriore, sentendo il cuore battere forte nel petto, mentre il biondino si sedette davanti.

<E quelli chi erano?> chiese Roman, e Brayan si voltò verso di lui.

<Perché tutti fate la stessa domanda...> rispose affannosamente.

<Brayan. Non te lo chiederò nuovamente.>

Li guardai senza intervenire nella conversazione. L'unico pensiero che avevo in mente era Emilien e la sua condizione fisica.

Come sta? Lo hanno curato? Sta ancora provando dolore? Sono riusciti a bloccare il sangue? E a estrarre la pallottola?

La mia testa sembrava sul punto di esplodere, come se ogni pensiero fosse un martello che picchiava incessantemente contro il mio cranio.

<Roman, dov'è Emilien?> chiesi, interrompendo i continui tentativi di Brayan di evitare di rispondere alla sua domanda.

<È stato portato in un luogo sicuro per ricevere le cure necessarie.> rispose Roman.

<Con Isabel?> domandai, guardando Roman dallo specchietto.

<Davvero non sai già la risposta? Diamond, io ti rispetto, ma questa volta non puoi dire nulla. Lo hai quasi ucciso.>

<Portami da lui.>

Dovevo vederlo, stargli accanto, chiedergli perdono per ogni errore commesso. Non potevo restare in questo limbo di incertezza, non potendo nemmeno essere sicura che fosse vivo. No. Non gli accadrà nulla di male. Emilien è un uomo incredibilmente forte e se c'è qualcuno capace di superare anche la situazione più difficile, quello era lui.

Con l'aiuto di Isabel...

<No, i suoi ordini erano che vi riportassi a casa.>

<Cosa? No. Non ho intenzione di stare con le braccia conserte ad aspettare notizie da quella ninfetta.> risposi con tono fermo. <Tu mi porterai da lui.>

Roman incontrò il mio sguardo riflesso nello specchietto. <Non lavoro per te. Sei fortunata ad essere molto cara al König, altrimenti saresti già morta.> affermò, guardandomi con rabbia.

<Roman, io non credo che...> Brayan tentò di intervenire, ma Roman lo interruppe con un'occhiata severa. <Non ci provare. Lo ha quasi ucciso.>

<Non l'ho fatto apposta! So di aver commesso un grave errore, ma non per questo mi puoi parlare così.> dichiarai, posizionandomi sul sedile accanto al finestrino, guardando il paesaggio che scorreva rapidamente fuori.

<Due colpi di pugnale e una pallottola nel braccio. A cosa stavi pensando mentre premevi il grilletto? E se avessi colpito il cuore? Nulla può giustificare questo tuo errore, Diamond.> rispose, pronunciando quelle parole con una freddezza che mi fece rabbrividire

Lo so. E non voglio nemmeno trovare una giustificazione valida. Perché non esiste. Ho sbagliato e mi assumo le mie responsabilità. L'unica cosa che desidero al momento è Emilien, assicurarmi che stia bene e che stia ricevendo le cure di cui ha bisogno.

Sicuramente anche lui mi starà incolpando, altrimenti perché avrebbe ordinato a Roman di portarmi alla villa anziché da lui?

L'unica cosa che desidero con tutta me stessa è che stia bene. Tutto qui.

Per favore, Isabel, prenditi cura di lui, per me.

Abbassai lo sguardo, vedendo la mano di Brayan tendersi verso di me. Allungai la mia e la strinsi, appoggiando la testa sul finestrino.

"Mi pento di averti aiutato quel giorno."

Queste furono le parole che mi rivolse, intuendo che il momento in cui Victoria mi chiese aiuto fosse proprio quando finse di essere malato per obbligare Roman a portarla.

Lui si pente, ma non mi ha giudicato come Roman.
Lui si pente, ma non me l'ha fatto pesare.
Lui si pente, ma comunque continua a starmi accanto.

Ha detto che mi considera come una sorella, che mi vuole bene in quel modo e io non potrei desiderare fratello migliore.

Mi confessò che la sua vera sorella era stata inviata in missione in Russia, per "punizione". Spero soltanto che Emilien veda il suo pentimento e la faccia tornare, Brayan merita tutto il bene di questo mondo.

Arrivammo alla villa e Roman si fermò, mantenendo il motore acceso. <Tu non scendi?> chiese Brayan, anticipando la mia domanda.

<No, voi andate.> rispose Roman.

<Nemmeno io scenderò.> dissi, rifiutando di mettere piede al di fuori della macchina.

<Perfetto, allora rimani qui.> disse Roman, aprendo la portiera e scendendo per poi salire su una delle macchine posizionate davanti alla villa.

Scesi anch'io e richiusi la portiera con forza. <Sei un bastardo!> urlai con rabbia mentre accelerava uscendo dalla villa.

Superai Brayan, mettendomi al volante. <Andiamo, Brayan, sali.> affermai, e lui mi guardò confuso. <Sali.> ribadii, vedendolo immobile nella sua posizione.

Obbedì aprendo la portiera e accomodandosi accanto a me.

<Sai guidare?> domandò, allacciando la cintura di sicurezza e guardandomi dubbioso.

So guidare bene le moto, non le auto, ma quanto potrà essere diverso?

Annuii con un cenno del capo e accelerai. <Diamond.> mi chiamò e io mi voltai un attimo verso di lui. <La cintura.> mi ricordò, sorrisi prima di metterla.

Non so esattamente cosa stessi facendo, il mio unico obiettivo era raggiungere Emilien.

Seguii Roman mantenendo una distanza sicura.

Arrivammo davanti a un semaforo e premetti con forza sul freno. <Diamond... sono troppo giovane per morire...> affermò Brayan con preoccupazione, aggrappandosi alla portiera per fermare il colpo.

Alzai gli occhi al cielo prima di premere nuovamente sull'acceleratore, seguendo la macchina di Roman. <Tranquillo, so cosa sto facendo.> mentii con tono calmo.

<Sicura?> chiese lui.

<Brayan...>

Lo seguimmo per un periodo di tempo imprecisato prima di vederlo fermarsi davanti a una casa.

Parcheggiai a debita distanza da lui prima di scendere con Brayan. <I minuti più lunghi della mia vita.> dichiarò, appoggiando una mano sul cuore ed effettuando un profondo respiro.

<Tu non sai nemmeno accedere una macchina e ti lamenti di come guido?> chiesi ironicamente, prima di dirigermi verso la casa.

La residenza era modesta, non una villa, ma una casa comune poco distante dalla città.

<Sei sicura, Diamond?> chiese Brayan, osservandomi mentre bussavo alla porta.

L'ultima volta che ho seguito qualcuno fino a casa senza essere vista, mi trovavo nel bagagliaio della macchina di Emilien. Quel giorno, oltre a Emilien, ho incontrato anche l'avvocato Charles e Luke. All'epoca, non sapevo nulla del loro mondo. Non sapevo ancora che Emilien fosse il König; per me, era solo lo psichiatra n. 7.

Oggi, invece, ho appena seguito un mafioso per assicurarmi che il mio mafioso preferito stesse ricevendo le cure di cui aveva bisogno. Mi venne da ridere al solo pensiero.

La porta si aprì e sulla soglia vidi Roman che mi prese per un braccio, trascinandomi con forza all'interno della casa.

<EHI! COSA STAI FACENDO!> urlai, controllata dalla rabbia, prima che chiudesse la porta a chiave, intrappolandomi con Brayan all'interno.

Colpii con forza la porta. <ROMAN. APRI! NON NE HAI IL DIRITTO!> gridai.

<Non aprirà.> disse Brayan.

<Tu lo sapevi.> affermai, voltandomi verso di lui.

<No, ma lo intuivo. Gli ordini erano di riportarci alla villa, e Roman è un Phala, non avrebbe mai violato un ordine del König.>

Strinsi i pugni con forza, cercando di controllare la rabbia improvvisa che sentii scorrere nelle mie vene.

<Dobbiamo uscire da qui.>

Brayan scosse leggermente la testa. <Avrà già dato ordine ai nostri uomini di circondare la casa. Non c'è via d'uscita.>

Non c'è? Allora la troverò io. Non posso rimanere così, senza sapere nulla su Emilien. Non ci riesco.

Iniziai a cercare in ogni stanza un modo per uscire, ma le finestre erano tutte protette da inferriate e le porte sembravano bloccate dall'esterno.

Mi sentii soffocare mentre la casa sembrava restringersi attorno a me. Ogni stanza, ogni angolo, emetteva un'aura di claustrofobia che si insinuava sotto la pelle, facendomi sentire intrappolata in un labirinto senza uscita.

Stupida. Come hai potuto pensare che uno come Roman non ti avrebbe visto? Lo hai sottovalutato e ora ne stai pagando le conseguenze.

Mi sedetti a terra, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa alla parete.

Mi chiedo se un giorno riuscirò a fare la scelta giusta. Sembrerebbe che la mia vita sia destinata a essere segnata da errori continui. Come se non meritassi di vivere. Come se non meritassi di amare.

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