Come un fiore tra le mine (Re...

By Elle_Jenny

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Mason vedeva solo nero. Non desiderava vedere più la luce in fondo al tunnel perché ormai era sceso a patti... More

Prologo di Mason
Prologo di Seb
Capitolo 1 - Mason
Capitolo 2 - Seb
Capitolo 3 - Mason
Capitolo 4 - Seb
Capitolo 5 - Mason
Capitolo 6 - Seb
Capitolo 7 - Seb
Capitolo 8 - Mason
Capitolo 9 - Seb
Capitolo 10 - Mason
Capitolo 11 - Mason
Capitolo 12 - Seb
Capitolo 13 - Mason
Capitolo 14 - Seb e un po' di Mason
Capitolo 15 - Mason e un po' di Seb
Capitolo 16 - Seb
Capitolo 17 - Mason
Capitolo 19 - Seb
Capitolo 20 - Mason
Capitolo 21 - Mason
Capitolo 22 - Seb
Capitolo 23 - Mason
Capitolo 24 - Mason e Seb
Capitolo 25 - Mason
Capitolo 26 - Seb
Capitolo 27 - Mason
Capitolo 28 - Seb
Capitolo 29 - Mason
Epilogo
Capitolo Speciale - Andy e Ben

Capitolo 18 - Mason

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By Elle_Jenny

Mason, a dirla tutta con onestà, non aveva ancora ben compreso come fosse passato dal non guardare alcun tipo di film e dall'accendere la TV una volta alla settimana, solo ed esclusivamente per guardare un documentario del National Geographic, al fissare con sguardo crucciato ed altrettanto confuso Sebastian, il ragazzo con gli occhi celesti più grandi ed espressivi che avesse visto in tutta la sua immonda e discutibile vita, seduto a gambe incrociate sul suo divano, con i piedi scalzi, avvolti da un paio di calzini blu con i cuoricini rossi, che recitava a memoria tutte le battute del live action de La Bella e la Bestia.

Per un istante, guardò anche lui il film, che proseguiva sul pc che Seb aveva poggiato sul tavolino rettangolare davanti al divano.

Non ci stava capendo nulla. La protagonista era una tipa nevrotica, che amava i libri e che cercava di scappare prima da un tipo egocentrico che cantava canzoni su sé stesso e che voleva sposarsela per forza; poi viene fatta prigioniera da un secondo tipo, trasformato in una bestia con delle grosse corna da caprone da qualche strega; c'era una strana rosa che perdeva petali da anni e delle tazze e dei candelabri che parlavano e cantavano.

Cazzo, che assurdità, pensò Mason mentre prendeva un sorso di quella cioccolata sorprendentemente buona e per nulla stucchevole che aveva preparato sempre Sebastian.

Allora, qui le questioni sono due: o mi sto rammollendo o mi sto rincoglionendo.

«Uh, uh, uh!» esclamò improvvisamente Sebastian, balzando dal divano come una cazzo di molla e facendo mettere sia Mason che Eva in allerta.

«Ma che cazzo...» brontolò Mason, posando la tazza ormai vuota sul mobiletto accanto al divano. Eva uggiolò per poi ritornare a dormire nella sua cuccia.

Sebastian si voltò verso di lui e gli strinse una spalla; aveva un gigantesco sorriso sulle labbra e sembrava il bambino più felice del mondo, solo perché stava vedendo uno stupido film della Disney insieme ad un uomo rotto e per nulla di compagnia come lui.

«Questa è la mia parte preferita!» esclamò, girandosi nuovamente verso il film che proseguiva sul suo pc.

Mason spostò gli occhi sullo schermo e vide la tipa nevrotica, Bella, avvolta in un vaporoso vestito giallo pulcino che stava dando una mano al tipo trasformato in bestia. Tra l'altro, le tazze avevano iniziato a cantare una canzoncina romantica e i due avevano preso a ballare.

«È una storia sai, vera più che mai...», aveva incominciato a cantare Seb, portandosi le mani al centro del petto, sulla sua felpa, che ormai era andata persa ed... era anche contento che Sebastian si sentisse a suo agio nell'andare in giro con i suoi abiti.

Okay, mi sto sia rammollendo che rincoglionendo.

Sebastian ondeggiava i fianchi magri, avvolti in degli assurdi pantaloni di tuta lilla. Mason si passò una mano tra i capelli corti ed alzò gli occhi al cielo, iniziando a contare fino a milleduecento così da calmarsi ed evitare di fissare ulteriormente il culo del ragazzo, che continuava a cantare insieme alle tazze parlanti.

Il ragazzo si voltò di scatto verso Mason, continuando a sorridere e a canticchiare.

«Ti sorprenderà
Come il sole ad est
Quando sale su
E spalanca il blu
Dell'immensità...»

Porse una mano a Mason con il palmo all'insù. Mason lo guardò, iniziando ad allarmarsi. Il cuore aveva preso a battergli più velocemente del normale. Gli mancava solamente la tachicardia.

«Mi concedi un ballo, Mason Musone? Faremo piano e potrai reggerti a me», gli chiese, poi gli fece un occhiolino ammiccante. «Sono magro, ma non fragile come pensi», aggiunse ed iniziò a muovere le dita mentre la canzone proseguiva e i due tipi avevano preso a volteggiare per la sala da ballo della Bestia.

Mason non aveva mai ballato un lento, nemmeno quando aveva avuto ancora tutte e due le gambe perfettamente funzionanti, nemmeno quando Timothy era ancora con lui.

La tachicardia aumentò fin quasi ad assordargli le orecchie.

Seb si scostò i capelli viola dalla fronte e ridusse il sorriso ad un'unica linea dolce. «Ti fidi di me, Mason?»

Mason fece viaggiare velocemente gli occhi per tutto il viso giovane di Seb prima di prendere un luuunghissimo respiro ed afferrare il suo bastone.

Rispose mentre si metteva lentamente in piedi e circondava con un braccio i fianchi snelli di Seb: «Se non mi fidassi di te, Seb, non saresti nemmeno in questa casa».

Il sorriso si aprì nuovamente sulle labbra di Seb, arricciò il naso pieno di lentiggini, poi gli avvolse la schiena con entrambe le braccia ed appoggiò il capo proprio al centro del suo petto; probabilmente, Seb poteva udire perfettamente il suo cuore che aveva iniziato a fare il coglione, battendo troppo velocemente, nemmeno Mason fosse ritornato a correre come un tempo.

Mason aveva finito per aggrapparsi davvero al corpo più magro di Seb, il quale stava semplicemente continuando ad ondeggiare piano i fianchi, ma non perché la gamba gli facesse male più del previsto o perché avesse paura di cadere. Mason si stava aggrappando a Seb perché aveva bisogno di lui, delle sue chiacchiere, dei suoi capelli viola, dei suoi film Disney e dei suoi occhi enormi.

Abbassò la testa e gli lasciò un singolo bacio in mezzo alla testa, serrando gli occhi.

«Ti riporta via, come la marea, la felicità», cantò, piano, Seb, seguendo le ultime parole della tazza o teiera parlante o quello che cazzo era.

Mason alzò la mano che non manteneva il suo bastone e la spostò sulla nuca di Seb, immergendo le dita nei suoi capelli. Sebastian lo guardò negli occhi, continuava a sorridere e Mason era quasi tentato di ricambiare il suo sorriso. Lo avrebbe fatto, forse, se non avesse avuto delle parole sulla punta della lingua che avevano urgente bisogno di uscire fuori.

«Quando mi gironzoli intorno, Seb, non so più chi io sia, cazzo».

Anche Seb alzò un braccio e gli circondò la nuca con una mano tiepida. «Ma io so chi sei. Sei Mason Muson: un uomo molto affascinante, con gli occhi azzurri sempre tristi, ma che da un po' di tempo hanno incominciato ad avere delle sfumature diverse, più vive; sei un uomo molto burbero, ma che sa amare, anche se non te ne rendi conto, anche se credi di avere un cuore di ghiaccio. Ami Eva, ami Rachel, ami Evan, amerai per sempre Timothy e spero che un giorno riserverai un pezzo del tuo presunto cuore di ghiaccio anche... anche a me», disse, sembrando improvvisamente insicuro verso la fine del suo discorso. Affondò i denti nel suo labbro inferiore, ma non spostò mai gli occhi da quelli di Mason.

Mason, il quale era sempre stato pessimo con le parole, preferì non dire niente, abbassò il capo verso Sebastian e baciò quelle labbra che in qualche modo riuscivano a dire sempre la cazzo di cosa giusta. Sperò di far comprendere al ragazzo con quel semplice bacio che, se aveva gli occhi meno tristi, era solo grazie a lui e che un bel pezzo del suo cuore di ghiaccio ormai era diventato di sua proprietà.

Sebastian mugolò quando gli morse il labbro inferiore, per poi ritornare a baciarlo con più intensità. A Mason piacevano le labbra di Sebastian, erano piene, avevano sempre il gusto di un qualche tipo di burro cacao fruttato ed erano dannatamente perfette da baciare.

«Oddio...» mormorò Seb quando si separarono, aveva le guance rosse e gli occhi socchiusi, ma Mason riuscì a notare le sue pupille dilatate. «Penso di non essere più in grado di sorreggerti perché mi stanno tremano le ginocchia».

Mason sogghignò, lentamente ritornò a sedersi sul divano, dando tregua anche alla sua gamba matta, ma riuscì nel movimento a trascinarsi dietro anche Sebastian, tirandoselo per un braccio. Il ragazzo finì per sedersi a cavalcioni su di lui. Finalmente, Mason avrebbe potuto afferrare con entrambe le mani quel culo che Seb gli stava sventolando sotto al naso da troppo tempo.

«Seb».

Il ragazzo sbatté le ciglia lentamente, poi gli accarezzò una guancia. «Mhmm?» mugugnò in risposta.

Mason gli spostò le mani sotto la felpa e le fece vagare fin quando non avvertì sotto i suoi polpastrelli la pelle liscia del ragazzo. Seb socchiuse gli occhi, ritornò a mordersi il labbro inferiore e compì un movimento con il bacino che portò le loro erezioni evidenti a sfregarsi piacevolmente tra di loro.

Cazzo, quanto mi è mancato tutto questo contatto con un ragazzo.

«Vorrei tanto toccarti in parecchi modi diversi», gli confessò, la voce rauca, mentre continuava a toccargli la schiena e a farselo sempre più vicino, come se non ne avesse mai abbastanza.

«Ti ho già detto che puoi mettermi addosso tutte e dieci le dita che non mi offenderei. Mi piace da morire il tuo tocco», replicò Sebastian, inclinando il capo per fargli scorrere la punta del naso sul collo, poi sulla guancia.

«Sappi che puoi farlo anche tu». Per favore, cazzo, toccami.

Seb lo guardò negli occhi e del ragazzo chiacchierone, quasi bambinesco, non c'era più traccia, sostituto da una versione eccitata ed audace di Seb che gli stava facendo girare la testa.

«Ottimo, Mason Musone. Io sono uno che prende molto alla lettera», rispose per poi iniziare a lasciargli una scia di piccoli baci che iniziavano dall'incavo del collo per poi terminare precisamente sulle sue labbra.

In un attimo, Mason si rianimò, spostando una mano sullo stomaco piatto e contratto di Seb e l'altra sulla sua nuca, tra i suoi capelli.

Il bacio era partito lento, quasi esplorativo, per poi diventare più profondo, languido, bisognoso.
Mason fece scorrere lentamente la mano verso il basso, fino ad infilare solo il mignolo al di sotto dell'elastico della tuta di Seb.

«Dimmi che posso», gli chiese sulle labbra.

Seb si limitò ad annuire più volte, spostando anche lui entrambe le mani sul cavallo dei pantaloni di Mason e - Gesù bambino santissimo - quando finalmente entrambe i loro sessi eccitati furono liberi da quelle gabbie di stoffa fu sublime.

Sotto lo sguardo eccitato di Seb, Mason si leccò una mano per poi circondare insieme le loro erezioni, il pollice che si muoveva su entrambe le punte.

Seb incastrò il viso nell'incavo del collo di Mason, rilasciò un lungo sospiro e mugolò. Gli prese tra i denti una porzione di pelle del collo, Mason roteò gli occhi e buttò il capo all'indietro, contro lo schienale del divano mentre continuava a dare piacere ad entrambi. Mentre Seb, semplicemente toccandolo con le labbra, gli stava dando quel genere di piacere puro che faceva ardere la pelle e lo stomaco.

«Non hai idea, Mason... non hai idea», sussurrò Seb, muovendo il bacino per andare sempre più incontro al suo tocco.

«Di cosa?» replicò, usando la mano libera per abbassargli la zip della felpa così da poter toccare più pelle.

Seb gli gemette nell'orecchio e Mason mai, mai si sarebbe aspettato che quel ragazzino che si imbarazzava quando lo guardava troppo negli occhi potesse essere così... audace.

«Non hai idea... da quanto tempo desidero di essere toccato da te», gli confessò.

Quella confessione servì a Mason per aumentare il ritmo della sua mano, per rendere quel momento più piacevole per entrambi.

Mason comprese dalla tensione delle sue spalle, dallo stomaco di Seb che si contrasse all'interno e dal suo viso completamente arrossato che stava per venire e lo fece poco dopo, mentre si baciavano. Seb venne rabbrividendo e gemendo sulle labbra di Mason.

Erano un disastro ansante, eppure, eppure Mason stava sorridendo.

«Porca vacca», sussurrò Seb. Circondò il viso di Mason con entrambe le mani. «Porca paletta», continuò a dire, fissandolo con gli occhi sgranati, le guance rosse e le labbra socchiuse mentre continuava a prendere lunghi respiri.

«Basterebbe un porca puttana», replicò Mason perché a lui di essere delicato non era mai interessato.

Seb iniziò a ridacchiare, poi sospirò, ma poco dopo ritornò a ridere. «Immaginati se Evan entrasse proprio in questo momento da quella porta», ipotizzò.

Mason aggrottò la fronte, abbassò un attimo gli occhi sul pasticcio tra di loro che avevano combinato, poi scosse il capo. «Quando scoprì Michael nel letto di Jamie per poco non si fece venire un aneurisma, invece, se vedesse noi così, con le tute scalate e gli uccelli al vento, andrebbe di corsa in cucina a stapparsi una birra per poi brindare al nostro orgasmo».

Seb continuò a ridere per cinque minuti buoni e Mason passò tutti e cinque quei minuti ad ascoltarlo ridere.

💜🖤

«Perché continui a fissarmi?» borbottò Seb, aveva la bocca piena di pizza.

Dopo essersi dati una sistemata e una ripulita, avevano deciso di ordinare una pizza d'asporto. Si erano posizionati nuovamente sul divano e si stavano ingozzando di pizza, patatine e Coca Cola. Mason non si sentiva così rilassato da parecchi anni.

Aveva incominciato a fissare Sebastian mentre mangiava la sua pizza piena di formaggio, salsiccia e funghi. Ma non lo stava fissando perché aveva sul serio iniziato a pensare che fosse il ragazzo più adorabile e sexy del mondo, ma perché si era accorto di una cosa.

«Perché stavo pensando al fatto che so poco e niente di te mentre tu sai molto su di me».

Seb lanciò nel cartone della pizza un cornicione mangiucchiato, successivamente, prese un fazzoletto per pulirsi le labbra e le mani.

«Cosa vorresti sapere su di me?» domandò, cauto.

Mason scrollò le spalle. «Quello che vuoi. Quello che ti senti di dirmi».

Seb diventò improvvisamente pensieroso e la piega all'insù delle sue labbra si fece tesa.

«Non ho un granché da dirti. Sono cresciuto per gran parte della mia vita solo con mia madre e Dylan. Mio padre è morto in missione in Afganistan quando ero piccolo. Sono sempre stato un bambino... diverso. Per molti, ero lo strano di turno. Insomma, so di essere diverso, ma io volevo solo degli amici, ma ho sempre fatto difficoltà ad averne ed ho sofferto molto di solitudine. Io...» Seb iniziò a picchiettarsi una tempia con l'indice. «Ho la memoria fotografica, ho sempre assimilato tutto con facilità, memorizzando ogni minimo particolare e fin troppo spesso a scuola sono stato accusato di imbrogliare, di copiare, quando semplicemente ho una... buona memoria. Mi sono sentito molto solo, Mason, però... però, oggi va meglio. Ho finalmente incontrato delle persone che mi vogliono bene e che non mi rompono le palle se mi ricordo un avvenimento successo dieci anni prima senza fare difficoltà o che mi giudicano perché mi piace passare le ore nei negozi di manga e fumetti».

Mason irrigidì le mascelle e strinse la lattina di Coca Cola fino a sentirla scricchiolare. Seb sgranò gli occhi e li abbassò su quella lattina mezza vuota che stava per essere completamente accartocciata.

«Non puoi essere stato davvero accusato di imbrogliare quando hai semplicemente la memoria fotografica. Eri circondato da ignoranti e gelosi, Seb. Non sei diverso, hai solo una testa... speciale. L'ho capito un po' tardi, ma l'ho capito».

Seb lo guardò per qualche secondo, poi le sue labbra ritornarono a sorridere. «Quindi sono speciale?»

Mason lo fissò di traverso. «Hai sentito. Non farmelo ripetere solo per poter gongolare maggiormente».

Seb ridacchiò, per poi rifarsi serio poco dopo.

«Mason?»

«Dimmi, Seb».

Seb abbassò gli occhi ed iniziò a giocare con le sue stesse dita.

«Abbiamo qualcosa? Noi abbiamo qualcosa?»

«Sì, Seb, abbiamo qualcosa e non mi piace condividere. Ora, però...» Mason appallottolò un fazzoletto e glielo lanciò contro. «Finisci di mangiare la tua di pizza piena funghi. Odio i cazzo di funghi».

Seb mise di lato il cartone della pizza per scivolargli più vicino sul divano, gli scoccò sulla guancia un bacio che sapeva un po' di funghi, ma a Mason non era dispiaciuto nemmeno più di tanto. Non gli dispiacevano mai i suoi baci.

«Nemmeno a me piace condividere, Mason Musone. Ed ora, finiremo di vedere La Bella e la Bestia».

Meraviglioso, cazzo. Non vedevo l'ora.

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