Come un fiore tra le mine (Re...

By Elle_Jenny

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Mason vedeva solo nero. Non desiderava vedere più la luce in fondo al tunnel perché ormai era sceso a patti... More

Prologo di Mason
Prologo di Seb
Capitolo 1 - Mason
Capitolo 3 - Mason
Capitolo 4 - Seb
Capitolo 5 - Mason
Capitolo 6 - Seb
Capitolo 7 - Seb
Capitolo 8 - Mason
Capitolo 9 - Seb
Capitolo 10 - Mason
Capitolo 11 - Mason
Capitolo 12 - Seb
Capitolo 13 - Mason
Capitolo 14 - Seb e un po' di Mason
Capitolo 15 - Mason e un po' di Seb
Capitolo 16 - Seb
Capitolo 17 - Mason
Capitolo 18 - Mason
Capitolo 19 - Seb
Capitolo 20 - Mason
Capitolo 21 - Mason
Capitolo 22 - Seb
Capitolo 23 - Mason
Capitolo 24 - Mason e Seb
Capitolo 25 - Mason
Capitolo 26 - Seb
Capitolo 27 - Mason
Capitolo 28 - Seb
Capitolo 29 - Mason
Epilogo
Capitolo Speciale - Andy e Ben

Capitolo 2 - Seb

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By Elle_Jenny

«Andy?» chiamò Toby, assumendo un'espressione apparentemente pensierosa, mentre osservava Seb, grattandosi con l'indice una tempia. Aveva i riccioli castani scarmigliati, gli occhi truccati ed affilati, sembrava sempre un diavolo astuto e pronto a seminare guai e terrore, come affermava quotidianamente Thomas.

In realtà, qualche punto interrogativo nasceva sulla testa di Seb quando Thomas lo diceva ma nel mentre sorrideva; in quei casi, Seb si chiedeva cosa passasse per la testa di quell'uomo quando aveva il suo ragazzo davanti.

Quel giorno Toby indossava un chocker fucsia, abbinato ad una felpa leggermente crop-top dello stesso colore che lasciava un leggero filo di pancia scoperta quando si muoveva. In base ad uno dei racconti del suo migliore amico sempre conditi da un buon numero di parolacce ed insulti, quella felpa era stata la causa di una bella litigata con Thomas, il suo ragazzo. Thomas era un tipo geloso, anche Toby lo era, ed era anche molto sadico.

Adorava far infuriare quell'uomo. Adorava far infuriare un po' tutti.

Seb spesso aveva assistito con ansia ed occhi sgranati al gonfiarsi delle vene del collo di Thonas Parker, fino ad arrivare ad un passo dallo scoppiare come petardi. Non erano ancora mai scoppiate, ma sospettava che non avrebbero resistito a lungo con Toby che non faceva altro che provocarlo.

Seb si chiedeva costantemente come facessero a non uccidersi a vicenda ogni giorno. Eppure, si amavano davvero.

L'amore era un mondo sconosciuto e Seb non aveva ancora avuto modo di esplorarlo perché a ventidue anni poteva dire con certezza di aver avuto solo brevi relazioni mediocri. Anche il sesso era stato mediocre e Seb ammetteva di sentirsi parecchio frustrato.

Ma lui aveva bisogno della sua anima gemella.

Ultimamente, però, era sorto un gran problema: si ritrovava troppo spesso a pensare ad un paio di occhi azzurri, malinconici ed arrabbiati. E dopo aver conosciuto Rachel Reyes aveva iniziato a pensarci ancora più del suo solito.

«Sì, Toby?» rispose Andy, trattenendosi dallo sghignazzare e dall'alzare gli occhi al cielo, probabilmente.

Andy era uno spilungone di un metro e ottanta, tutto pelle chiara, gambe lunghe da corridore e capelli tendente al colore della lava dei vulcani. Era sempre calmo - proprio come Toby e Seb -, pronunciava sempre il giusto numero di parole - proprio come Seb - ed aveva sempre una parola gentile per tutti - la fotocopia di Toby, letteralmente.

Senza contare che era l'unico in quel trio - che spesso Seb chiamava PowerPuff Girls al maschile, andando contro l'indignazione perenne di Toby - ad indossare sempre abiti da maschio. Nel senso, Andy indossava sempre e solo jeans, tute, T-shirt e felpe di colori basici, a differenza di Toby, che forse esagerava con le sfumature di rosa, e di Seb che adorava le felpe con le stampe, anche da donna, le scarpe colorate e truccarsi gli occhi come Toby.

Seb e Toby avevano provato varie volte a conciare Andy in modo più sexy, anche quando ogni tanto riuscivano a farlo uscire dal suo tugurio da introverso e a trascinarlo al Red Moon, ma lui preferiva continuare ad indossare pantaloni della tuta e felpe senza stampe carine.

Barboso, ma Seb gli voleva bene lo stesso.

Ognuno aveva i suoi gusti ed Andy era uno sportivo a tutti gli effetti. Non apprezzava il vestiario eccentrico e troppo colorato su se stesso.

C'era anche da dire, nel caso di Toby, che il suo aspetto esteriore e il suo modo di vestirsi così carino, roseo ed etereo, facevano a cazzotti, letteralmente, con il suo caratteraccio.

Andy, quel ragazzo dagli occhi color verde oliva, era stato mandato per forza da qualcuno per compensare tutte le mancanze di Seb e Toby, i quali, entrambi, erano un completo disastro sia con la vita che negli sport.

«Tu che sei più, come dire, umanamente romantico, conosci quella serie che mandano in onda circa dall'800, dove ad ogni puntata festeggiano un matrimonio o un divorzio?»

«Beautiful, dici?» disse Andy, guardando Toby con labbra frementi.

Voleva ridere e Seb doveva capire se volesse ridere per Toby o per la storia che Seb aveva appena raccontato ai suoi due migliori amici o per entrambe le cose.

Toby schioccò le dita dinnanzi al viso pallido di Andy. «Ecco! Lo sapevo che lo sapevi

«Mia nonna Dorina non si perde un episodio. Dice spesso a nonna Ester che anche a lei sarebbe piaciuto sposarsi in vestaglia da notte su un isolotto delle Hawaii. Comunque, perché questa domanda?» chiese Andy.

«E tua nonna Ester cosa le risponde?» chiese Seb, curioso di sapere la reazione dell'altra nonna di Andy ed ignorando la domanda indirizzata a Toby.

Seb e Toby avevano conosciuto in più di un occasione le super nonne di Andy, Ester e Dorina. Erano una graziosa coppia di anziane signore, chiacchierone e mezze hippy, le quali stavano insieme da quasi cinquant'anni, andando contro al pensiero retrogrado e al bigottismo che aveva regnato sovrano negli anni Settanta.

Andy, in base ai suoi racconti, era cresciuto con quattro fratelli maggiori, una sorella gemella, due nonne lesbiche, per le quali gli anni sembravano non essere per nulla trascorsi, e due genitori spesso in giro per il mondo, non si capiva bene dove, a fare i medici missionari.

«Le dice che se vuole rinnovare le promesse su un'isola, che se la scelga nudista, allora», rispose Andy, rabbrividendo al solo pensiero delle sue nonne su un'isola per nudisti.

Seb sghignazzò. Quelle due vecchiette da giovani dovevano essere state due sporcaccione.

Toby iniziò a dondolare con la sedia, proprio come uno studente liceale ribelle e svogliato. Seb era tentato di dirgli di non dondolarsi, ma lo aveva già ripreso in passato e Toby lo aveva ignorato. Quando sarebbe caduto, perché prima o poi il karma gli avrebbe tirato un calcio, con il culo per terra, Seb aveva già pronto il rimprovero: «Ah, te l'avevo detto! Ora ti mantieni il livido sul culo e non potrai dare la colpa al sesso, idiota!»

«Anche a me piacerebbe visitare un'isola nudista, ma non sono certo che Thomas lo gradirebbe. Uh, dovrei proprio andarci. Comunque, la vicenda che ci ha appena raccontato Seb mi sembra proprio la sceneggiatura di Beautiful», replicò il suo grazioso migliore amico.

«Toby, il tuo secondo nome è Indelicato», asserì Andy, scuotendo il capo.

«Ho molti secondi nomi. Thomas dice che è Lucifero», rispose Toby, sogghignando malefico.

Seb emise un luuunghissimo sospiro melodrammatico ed incrociò le braccia sul tavolino del bar dell'Università che avevano occupato. Iniziò a picchiettare distrattamente con l'indice il bicchiere di carta vuoto del caffellatte pieno di panna che aveva bevuto insieme ai suoi amici.

Quel mattino aveva raggiunto Andy e Toby al college prima che dovessero scappare alle loro rispettive lezioni, nonostante la sua presenza non fosse necessaria, dato che avrebbe iniziato le lezioni con la professoressa Reyes solo la settimana seguente, ma aveva avuto bisogno di parlare con loro. Seb provava un dolore interiore insopportabile quando non poteva parlare con nessuno. Per anni aveva torturato sua madre e Dylan con le sue chiacchiere da logorroico incallito proprio perché non aveva mai avuto amici con cui confidarsi e sfogarsi; aveva torturato anche la sua psicologa. Poi, finalmente, erano giunti in suo soccorso Toby ed Andy.

Toby ed Andy erano così diversi tra di loro, anche Seb era diverso dai suoi amici, eppure... la loro amicizia funzionava.

«Io non so davvero cosa fare. La professoressa Reyes mi ha invitato questa sera a cena a casa sua e ci sarà anche Mason, capite? Quei due sono cugini e io l'ho capito che quella donna vuole, come dire...» Seb iniziò a muovere freneticamente le mani perché non gli venivano in mente le parole giuste.

«Combinare qualcosa?» gli andò incontro Andy.

Seb annuì più volte. «Esatto, ed io ho anche acconsentito! Perché?»

«Perché sei coglione», continuò a dire Toby.

Seb annuì di nuovo. «Vero anche questo! E io so già, che non appena Mason mi vedrà, mi ringhierà contro perché lo fa sempre. Inizierà a dire "Sebastian, ogni volta che ti ho davanti agli occhi mi sale la pressione" con quel suo vocione rauco da ex militare», blaterò, tentando di imitare il vocione di Mason. «Però, sapete qual è il vero problema?»

Toby roteò gli occhi al cielo. «Eccolo che parte con i suoi viaggi mentali. Anche Thomas mi dice sempre che gli faccio salire la pressione, ma poi quasi ogni sera mi scop...»

«Toby», sibilò Andy, dandogli una gomitata.

«Mi hai toccato. Non farlo mai più».

Andy sembrava sfinito psicologicamente. «Tu smettila di fare quello a cui non importa niente perché non sei più credibile».

Toby iniziò a borbottare sottovoce ed a scimmiottare la voce di Andy, facendo una smorfia dietro l'altra.

Andy scosse il capo e portò i suoi occhi verde scuro su Seb. «Stavi dicendo, Seb? Qual è il vero problema?»

Seb aveva voglia di piagnucolare. Ma non poteva piagnucolare perché era un'assistente universitario, un quasi professore, doveva mantenere una certa facciata professionale.

Ma a chi voleva prendere in giro... Seb e la professionalità erano un po' come Toby e la calma: viaggiavano su strade parallele.

«Il vero problema è che... Oh, santa pazienza! Ho conosciuto Mason al Centro Veterani nemmeno un anno fa, non so nulla su di lui, solo che ha avuto un incidente in Siria che lo ha costretto alla sedia a rotelle ma non voglio nemmeno chiedere la sua storia a mia madre o a Dylan. Però, ogni volta che vedo quell'uomo mi viene voglia di... di stuzzicarlo, capite? E nonostante le sue risposte burbere, i suoi silenzi così... rumorosi, il suo chiamarmi continuamente Sebastian, nonostante io gli chieda ogni volta di chiamarmi Seb come fanno tutti, non mi offendo mica, anzi, mi si smuove qualcosa di sconosciuto e strano nello stomaco. Cos'ho che non va? Toby, mi hai mischiato qualcosa, vero? Sto diventando sadico anch'io? Io non voglio essere sadico come te. Certe volte fai paura e io non voglio fare paura!»

Toby lo guardò di traverso. «Ehi, ora non dare la colpa a me! Io ti osservo, ogni volta che lo incontri. Diventi tutto vibrante, più del tuo solito. "Allora, Mason Musone, quale livello punta il tuo merdometro personale quest'oggi?"», Toby scimmiottò la voce di Seb.

Andy si lasciò finalmente sfuggire una leggera risata. «Non hai nulla che non vada, Seb. Io credo che quell'uomo ti piaccia».

Seb sgranò gli occhi. Guardò Andy, poi Toby, poi di nuovo Andy ed infine di nuovo Toby. Le rotelle nel suo cervello iniziarono a ruggire mentre si muovevano più velocemente.

Mi piace Mason? Mi piace davvero? Ma proprio... davvero davvero?

«Eccolo che va nel panico», brontolò Toby.

Andy lanciò un'altra occhiataccia a Toby, prima di regalare un sorriso rassicurante a Seb. «Non è un vero problema se quell'uomo ti piace, Seb».

Seb aveva iniziato a boccheggiare come un pesce palla sgonfio. Non riusciva a dire nulla perché nel suo cervello svitato c'era solo un mare di bolle di sapone.

«Infatti. Stavo per dirglielo anche io», aggiunse Toby.

«Sì, certo, Toby», fu la risposta condiscendente di Andy.

«Sei un sapientone, lo sai?»

Andy gli sorrise. «Mi hai appena fatto un complimento, Toby. Ne sei capace, allora».

Toby continuava a brontolare, Andy a sghignazzare e Seb... Seb rimuginò su quella nuova rivelazione che era scoppiata nella sua testa come un fuoco d'artificio, fin quando non udì una voce che non voleva udire. Proprio per niente.

«Ehi, Clark, quella felpa l'hai rubata a tua sorella? Ma quando imparerai a vestirti un po' da uomo?»

Seb socchiuse un istante gli occhi e soppresse un lungo sospiro di frustrazione.

Grayson Helmer. Quel maledetto bastardo che aveva attaccato verbalmente Andy qualche mese prima, ma non per la sua sessualità di cui non conosceva un tubo, ma per i suoi capelli rossi. Alcune vecchie e stupide storie affermavano che le persone con i capelli rossi portassero sfortuna.

Per colpa di Grayson, Toby era finito in ospedale perché, mentre Andy tentava di ignorare le parole di quell'idiota per evitare problemi, Toby aveva preferito di gran lunga saltargli addosso.

Seb lanciò uno sguardo allarmato in direzione di Andy, il quale, improvvisamente si pietrificò sulla sua seduta, il viso ancora più pallido e gli occhi verdi, nervosi, che iniziarono a balzare da una parte all'altra.

«Non ti preoccupare, Andy», gli sussurrò Seb. Andy si limitò ad annuire.

Tanto male che gli sarebbe andata, avrebbero sguinzagliato nuovamente Toby, che era piccolino ma quando si incazzava diventava davvero un drago sputa fuoco.

Ma era pieno di studenti, si trovavano all'interno del college e nemmeno quel cretino di Grayson, accompagnato fedelmente dalla sua coppia di compari privi di spina dorsale e quoziente intellettivo, avrebbe osato far partire una rissa, soprattutto, non dopo il reclamo che il professore Carson aveva fatto al rettore, in seguito all'azzuffata avvenuta fuori dal college.

La fortuna di Grayson? La ricchezza della sua famiglia, ovviamente.

I soldi non facevano la felicità? Beh, ma risolvevano di sicuro un mucchio di problemi.

Toby non reagiva bene alle provocazioni; aveva avuto un'adolescenza difficile ed un episodio tremendo di violenza omofoba alle spalle; aveva una cicatrice sul sopracciglio che ricordava quotidianamente a Seb quanto lui, invece, fosse stato fortunato da quel punto di vista perché non era mai stato attaccato duramente per via della sua sessualità.

Da ragazzino lo avevano scacciato perché parlava troppo e a sproposito, perché credevano che ai compiti barasse per via della sua memoria fotografica e perché era sempre stato il migliore nelle interrogazioni. Lo avevano spesso usato per i compiti e Seb si era lasciato usare solo perché aveva bisogno di far parte di qualcosa, di farsi accettare.

Sua madre aveva sempre detto a Seb che l'invidia era cugina dell'odio ed entrambi quei sentimenti negativi facevano parte delle piaghe dell'umanità, quindi suo figlio non avrebbe mai dovuto vergognarsi della sua testa perché era speciale.

Seb ci aveva messo molti anni e molta psicoanalisi per arrivare ad accettare la sua testa speciale.

Quando Toby schizzò in piedi, pronto a saltare di nuovo addosso a quel decerebrato di Grayson, anche Seb ed Andy balzarono in piedi e, chi da un lato e chi dall'altro, afferrarono entrambi il loro amico per un braccio.

«Non farlo, Toby», sussurrò Seb.

«Non cedere alle sue provocazioni», mormorò Andy. «Per piacere».

Toby vibrava, era un concentrato di ira e voglia di sbranare quel deficiente.

Toby Clark diceva un sacco di parolacce, insultava chiunque, faceva credere di non volere bene a nessuno, ma in realtà lui possedeva uno di quei cuori un po' raggrinziti che odiavano le ingiustizie.

«Uh, ma guardatelo», lo sbeffeggiò Grayson, la voce carica di scherno. «Ti fai mantenere dai tuoi amichetti del cuore: lo strano e il rosso porta sfortuna. Ma che trio di sfigati. Ah, a proposito, meglio che ci grattiamo le palle, ragazzi».

Ora commette un omicidio colposo come minimo. Dov'è quel Ciclope di Thomas quando serve!

Ma le labbra del suo migliore amico, improvvisamente e lentamente, si distesero in uno di quei suoi sorrisi diabolici, quei sorrisi che facevano tremare le gambe di chiunque lo guardasse e che promettevano solo un mare di guai.

Oh, santa pace. Ansia.

«Hai mai pensato di berti un cicchetto di benzina aromatizzata al cianuro, Gray

Grayson guardò Toby come solitamente un serial killer doveva guardare la sua vittima. «E tu hai mai pensato di farti curare, maledetto froc...»

«Cosa succede qui? Helmer, Sanders, Melville, ho stampato i vostri cognomi a fuoco nella mente e qualcosa mi dice che ancora non avete imparato la lezione. Filate in aula o in biblioteca, ma sparite dalla mia vista», rombò la voce dell'affascinante professore Benjamin Carson, il quale comparve in loro soccorso come il sexy cavaliere dall'armatura scintillante qual era.

I tre idioti sbruffoni non appena videro il professore si trasformarono in tre statue di pietra. «Andiamo, Grayson. Non voglio altre rogne con il professor Carson», borbottò Melville.

Sanders annuì, concorde. «Nemmeno io. Se ne combino un'altra, mia madre mi spedisce come un pacco postale a lavorare in miniera».

Grayson aveva gli occhi che lanciavano fulmini e saette in direzione di tutti. «Me ne vado, ma non perché me lo ha detto lei, professore», ringhiò.

Il professore guardò Grayson con un sorrisetto sulle labbra, i bellissimi occhi eterocromi scintillarono di divertimento e fastidio allo stesso tempo. «Non sia mai che ogni tanto tu ascoltassi quello che ti dice un professore».

Quando quei tre idioti se ne andarono, Seb si afflosciò sulla sedia e sospirò. Era un fascio di nervi tesi e ruotò le spalle per allenare la tensione.

«Tutto bene, ragazzi?» domandò il professor Carson.

Toby emise un verso di disgusto. «Li avrei volentieri presi a cal...»

«Toby», sibilò Andy.

Seb guardò Andy e lo trovò con la fronte aggrottata mentre con gli occhi evitava di guardare il professore Carson.

Seb sorrise come un clown psicopatico.

«Lynch, se non sbaglio lei dovrebbe essere già in classe. La sua lezione inizierà precisamente tra...» il professore diede un'occhiata veloce al suo orologio da polso, «sette minuti».

Andy guardò l'uomo con la coda dell'occhio, aveva improvvisamente le guance rosse. «Ho lezione con lei quindi, teoricamente, anche a lei rimangono sette minuti, professore».

Toby sghignazzò. «Oh, merda».

Seb diede un calcio sotto al tavolo al suo amico. «Non calciarmi», sibilò.

«Taci, ogni tanto», lo riprese Seb.

«Ha parlato il logorroico».

Seb scosse il capo, poi occhieggiò il professor Carson osservare il suo allievo con un leggero sorriso sulle labbra. Sembrava... deliziato ed interessato a ciò che aveva davanti agli occhi.

Il professor Benjamin Carson era un insegnante del dipartimento di Scienze Motorie e Sportive e, soprattutto, non era un vecchiaccio pervertito. La sua età doveva essere intorno ai trent'anni, aveva due spalle che potevano essere paragonate ad una pista di atterraggio aerea ed una chioma folta di capelli color castano chiaro.

«Allora, dobbiamo sbrigarci, Lynch», replicò il prof Carson.

Con la coda dell'occhio Seb vide Toby aprire la bocca, pronto a dire qualche altra cosa fuori luogo, ma lo fermò giusto in tempo, mettendogli una mano davanti alla bocca.

E meno male che era lui il chiacchierone.

Andy si alzò in piedi, le guance sempre più dello stesso colore dei suoi capelli. La sua pelle doveva essere lavica.

«Sì... sì, certo. Andiamo. No, vado. Ecco... Sì», balbettò. «Ciao, ragazzi. Vado... vado a lezione», aggiunse, Andy, schizzando via alla velocità della luce mentre il professor Carson lo seguì un attimo dopo aver salutato con un cenno del capo Andy e Toby.

Si infilò le mani nelle tasche dei jeans e Seb ebbe l'impressione che gli occhi divertiti del professore si soffermassero qualche istante sul sedere di Andy, coperto da un paio di pantaloni neri della Nike.

Toby gli morse la mano.

Seb si lamentò per il dolore. «Perché mi hai morso?»

«Perché mi hai tappato la bocca».

«Perché ne stavi per dire un'altra delle tue».

«Da quale pulpito. Il professore vuole scoparsi Andy», Toby constatò l'ovvio, una cosa che perfino Seb aveva capito.

«Sì, ma stavi per dirlo davanti ad entrambi. Avevi quella faccia».

Toby lo guardò storto. «Quale faccia?»

Seb allungò una mano verso Toby e gli tirò un ricciolo. «Quella faccia che Thomas chiama faccia da diavolo».

«E gne gne», commentò Toby.

Seb fece una linguaccia al suo irritabile migliore amico.

Toby ricambiò con un'occhiata scocciata. «Senti, stronzate a parte. Ascoltami un attimo, Seb».

Seb si mise comodo sulla sedia. «Sono tutto orecchi. Pronto ad ascoltare qualche tuo insulto», rispose, sorridente.

Toby era ritornato ad avere la faccia di chi voleva tirare un bel pugno, ma si stava mantenendo. «Se ti piace quel Mason, provaci. Non fare i miei stessi errori, con Thomas inizialmente è stata una guerra continua, te lo ricorderai. E credo che quell'uomo, invece, ne abbia viste a sufficienza di guerre. Le provocazioni sono simpatiche all'inizio, eccitano un sacco, lo so, ma dopo un po' portano solo guai».

Seb si fece meditabondo. Poggiò il viso contro il palmo di una mano. «Da quando sei diventato così saggio?»

Toby scosse le spalle magre. «Non lo sono. Sarà stato un attimo fuggente».

Seb si lasciò trasportare, invece, da uno dei suoi consueti attimi di follia, quindi si sporse verso Toby e lo abbracciò, stretto stretto, proprio come piaceva a lui e non a Toby.

«Ti voglio taaanto bene. Lo sai?» cantilenò, sorprendentemente, più tranquillo.

«Io so solo che mi stai soffocando. Su, mollami, Seb! Stai violando il mio spazio vitale», borbottò Toby, cercando di scollarsi Seb di dosso in tutti i modi, ma Seb non avrebbe mollato fin quando le sue orecchie non avrebbero udito delle specifiche parole.

«Non ti mollo fin quando non ammetterai anche tu che mi vuoi bene».

Toby sospirò, Seb ridacchiò e si accorse che il suo migliore amico non sapeva dove appoggiare le mani, quindi le lasciava sospese in aria.

«Sì, okay, va bene! Quello che hai detto tu, lo penso anch'io!»

«Cosa avrei detto io? Non ricordo, ho la memoria breve».

Toby sbuffò. «Tu l'unica cosa che hai breve è il ca...»

«Guarda che io continuo a abbracciarti».

«Ti odio».





Nota di Jenny

Buongiorno, volevo solo scusarmi se da un periodo a questa parte sono parecchio scostante con la pubblicazione dei capitoli, ma ultimamente mi risulta un po' più difficile scrivere, ma parlo a livello di tempo durante l'arco della giornata.

Detto ciò, come sempre, spero che la storia vi stia iniziando a piacere e... al prossimo episodio dove ci sarà questa famosa cena.

💖😂

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