Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 61 - In principio fu il buio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 58 - Vocazione

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By Mari_Blackstar

Chloe fece scorrere il pannello di legno della finestra, lasciando che il gentile vento autunnale smuovesse i tendaggi rossi e bianchi che decoravano la sua camera. Era gradevole e armoniosa, come solo l'architettura jiyana sapeva essere: ogni elemento d'arredo era costruito scavando e intagliando pezzi di legno chiaro, e un uso sapiente di leve e incastri permetteva di valorizzare le linee grezze e naturali di rami, tronchi e cortecce creando pezzi unici di mobilio.

Il comodino non era che un ceppo scavato e levigato, l'armadio si componeva di canne di bambù intrecciate e il materasso era posato direttamente sul suolo, in un incavo scavato nel terreno e attorniato da morbidi cuscini rotondi. Sottili rami di kudzu si arrampicavano lungo la parete ovest, dove la porta scorrevole faceva capolino tra le ampie foglie verdi, mentre le altre tre erano decorate con stampe e pitture che ritraevano paesaggi e scene di vita quotidiana. Le lanterne ondeggiavano come rotondi boccioli dal soffitto, dove un sistema di cannule si assicurava di far filtrare l'Acqua di Sihir necessaria al loro funzionamento.

Era una stanza meravigliosa, ma impersonale. Chloe non l'aveva mai notato prima, ma non c'era niente di suo in quell'ambiente: non aveva scelto i colori dei tessuti, che viravano dal rosa al verde e al bianco; non aveva selezionato il mobilio né la sua posizione; persino le illustrazioni erano presenti sin da quando aveva memoria, e quella che aveva scelto come Aggancio - dove le sottili pennellate delineavano i contorni di una donna lungo un fiume - non aveva alcunché di particolare o significativo, se non il fatto che si trovasse di fronte al letto.

Solo il mandorlo faceva eccezione. Non era tra quelli che aveva piantato lei stessa, ma i rami ritorti che si affacciavano alla sua finestra le appartenevano, persino adesso che avevano solo poche foglie ingiallite da offrire. Riuscivano a parlarle, ora come quel dodici marzo di tanti anni fa, come se il suono del vento che si insinuava tra le fronde spoglie fosse in grado di suggerire tutte le risposte di cui aveva bisogno.

"Le hai sempre avute", le sembrò di udire in un secco rimprovero. "Sono sempre state di fronte ai tuoi occhi, dovevi solo porti le domande giuste."

Chloe si affacciò alla finestra, lasciando vagare lo sguardo sul frutteto. Tra i pruni in riposo per l'avvicinarsi dell'inverno, trovò Seojun: indossava un samue color sabbia, le ampie maniche della giacca arrotolare fino al gomito e i pantaloni dal taglio largo di una tonalità più scura, com'era usanza nella costa ovest. Armato di cesoie, il Purificatore era impegnato nella potatura di un mandorlo, di cui aveva già accorciato i rami che si spingevano troppo verso l'esterno così da dare alla chioma una forma tondeggiante. Ora si stava focalizzando sul centro della pianta, liberando la zona così che la luce riuscisse a filtrare senza impedimenti tra le fronde, quando si sarebbero riempite di foglie e boccioli.

Chloe sorrise, scavalcando il traverso in un guizzo leggero. Roteò la mano a mezz'aria per rigirare fili di Sihir tra le sue dita, disfando la realtà che si aprì in una voragine oscura proprio sotto i suoi piedi, come un tessuto sdrucito a cui venivano tirate via le fibre. Il portale inghiottì la sua caduta e la proiettò qualche metro più in basso, abbastanza vicina al suolo da consentirle un placido atterraggio.

Rapida si riparò all'ombra di un tronco, sfiorando il terreno in un passo così delicato da non emettere suono. Attese, sbirciando dal suo nascondiglio, ma Seojun non diede cenno di aver notato nulla. Non poteva esserne certa, però: distava quaranta metri da lui, ma l'esperienza le aveva insegnato che non era saggio sottovalutare i sensi di un Purificatore.

Trattenne l'istinto di facilitarsi le cose usando Maelstrom, e per avvicinarsi sfruttò invece le coperture che la vegetazione del giardino le offriva. I tronchi dei pruni non erano sufficientemente spessi da offrirle riparo, perciò Chloe si mantenne cautamente nel punto cieco di suo fratello mentre riduceva le distanze tra loro in rapidi scatti. Sgattaiolava da un albero all'altro in punta di piedi, così che il suono dell'erba smossa dai suoi passi fosse così lieve da mescolarsi al naturale frusciare delle foglie.

Quando fu a pochi passi da Seojun, rallentò il respiro affinché neanche quello fosse in grado di tradirla. Aspettò con pazienza che scendesse dalla scala di legno su cui era salito, e a quel punto agì: si scagliò in avanti e piombò alle sue spalle, mirando al braccio con cui reggeva le cesoie per afferrarlo con entrambe le mani. Chloe aveva dita piccole e sottili mentre il polso di Seojun era largo e robusto, perciò gli sarebbe bastato un mero strattone per liberarsi da una presa poco salda; usando entrambe le mani, però, sarebbe riuscita a trattenerlo a sufficienza da proiettare il suo braccio dietro la schiena e piegare il suo polso per costringerlo al disarmo.

O quantomeno quella era la sua intenzione.

Fece a malapena in tempo a distendere le braccia che il Purificatore scartò di lato, sottraendosi a quell'assalto senza neppure guardarla. Chloe sentì il suono delle cesoie che cadevano a terra mentre Seojun si spostava alle sue spalle, poi le mani grandi dell'uomo le coprirono gli occhi e premettero contro la sua fronte. Il ginocchio destro cedette sotto la spinta di un calcio, che pur essendo debole fu sufficiente a destabilizzare il suo equilibrio: Chloe si abbandonò suo malgrado all'indietro, cadendo sul prato in uno sbuffo.

«Da quanto?»

«Trentanove juni.» Seojun allontanò le mani dal viso, inginocchiandosi al suo fianco con un accenno di sorriso a piegare gli angoli delle labbra. «Sei migliorata, sorellina.»

Chloe arricciò il naso. Tredici metri: la sua mente era così abituata al sistema metrico di Sayfa che la conversione era diventata naturale. «Non abbastanza. Puntavo almeno a quindici.»

«Nessuno riesce ad arrivare a quindici juni da me senza che me ne accorga.»

«Neanche Shèngli?»

«Il problema con Shèngli è che, se anche la sentissi arrivare, non avresti comunque il tempo di reagire.»

Seojun sbuffò quello che doveva essere l'accenno di una risata, poi allungò la mano verso di lei. Non appena Chloe l'ebbe afferrata, il Purificatore si issò in piedi e la sollevò da terra in un gesto fluido, come se non pesasse più di una foglia.

Chloe si ripulì dall'erba che le aveva sporcato la corta casacca blu e sollevò lo sguardo, allungando un sorriso nell'osservare da vicino il lavoro che Seojun aveva fatto sull'albero. Era un po' tardi per la potatura, ma i segni sui rami erano dell'angolazione corretta ed era stato attento a non troncare più del necessario.

«Non sapevo ti fossi dato al giardinaggio.»

«È per le mandorle» si affrettò a rispondere lui, raccogliendo le cesoie. «Avevi ragione, sarebbe un peccato se il tuo lavoro andasse sprecato. Se non puoi occuparti degli alberi come un tempo, ho pensato che dovrebbe farlo qualcun altro.»

Le rivolse un sorriso accennato, incerto, come se stesse cercando di ricordare come si faceva. Sin da quando Chloe aveva memoria, Seojun le aveva sempre riservato gli sguardi più gentili di cui era capace. Persino durante l'addestramento nelle arti marziali, persino quando il suo volto assumeva i tratti inflessibili di un Purificatore e persino quando lei era solo una bambina che non era in grado di comprendere il perché del suo atteggiamento.

Come aveva fatto a non notarlo? Tutto l'affetto che Seojun riversava in quei piccoli gesti, senza pretendere nulla in cambio. Come aveva potuto metterlo in secondo piano, solo perché rivolto a Kiyoko e non a Chloe?

Aveva trascorso così tanto tempo a separare le sue due metà, la ragazza e la Tessitrice, che non si era resa conto di quante cose avesse lasciato indietro. Aveva smesso di indossare abiti tradizionali, eliminato i piatti tipici dalla sua dieta, abbandonato le usanze più comuni; di Jiyu si era concessa di mantenere piccoli dettagli, ma aveva tagliato fuori tutto il resto. Era il suo modo per tenere tutto in ordine: non poteva rischiare di confondere le cose. Per permettere a Chloe di sopravvivere, doveva essere diversa da Kiyoko.

Solo adesso riconosceva quando fosse sciocco quel pensiero: erano entrambe metà di lei, proprio come le due estremità dei suoi portali. Aveva rinunciato all'una o all'altra, alternando i ruoli, per troppi anni: era stanca di dover vivere spezzata.

«Devo chiederti scusa, Seo: sono stata una pessima sorella. In tutti questi anni non ti ho mai neanche ringraziato per tutte le cose che hai fatto per me. Questo, ad esempio.» Chloe posò lo sguardo sul mandorlo. Era ancora giovane, perciò le fu sufficiente allungare un braccio per sfiorare un ramo con le dita, accarezzando il taglio netto che Seojun aveva inciso subito dopo un'intersezione. «Hai avuto un'idea splendida, mi hai resa davvero felice. Grazie.»

Seojun la osservò a lungo, rigirandosi lentamente le cesoie tra le dita, ma infine si limitò ad annuire in un mugugno di assenso.

«Non è colpa tua, sai» borbottò, grattando la fronte in prossimità della cicatrice. «Ho tentato, ma temo di aver dimenticato come si faccia ad essere un buon fratello maggiore.»

«No, affatto: è solo che non te ne ho mai dato occasione.» Chloe sospirò, abbassando lo sguardo sulle foglie cadute. «Ricordi la prima volta che mi accompagnasti sul Monte Nyonjian, per il mio addestramento?»

«Sì, lo ricordo. Non scelsi la migliore delle giornate: il clima era così rigido da farti tremare.»

«Non era freddo» lo corresse Chloe, cercando di nuovo il suo sguardo.

Il Purificatore aggrottò la fronte: non lo biasimava per quella confusione. Era stata lei a dare quella giustificazione da bambina, poiché era la soluzione più immediata che la sua mente era stata in grado di concepire. Adesso che rievocava quei ricordi, però, le sue emozioni le sembravano così ovvie che le venne da ridere, e liberò uno sbuffo ilare nel far ciondolare la testa di lato.

«La via era così stretta e i pendii così ripidi che temevo di cadere da un momento all'altro, perché il vento forte rendeva difficile camminare. Non sapevo ancora controllare Maelstrom così bene, perciò se fossi scivolata sarei morta. Ne ero terrorizzata: era per paura, che tremavo. E quando mi hai presa in braccio, non era per il calore della tua stretta che mi sono acquietata, ma perché mi facevi sentire al sicuro.» Distese le labbra in un sorriso agrodolce, che mescolava tenerezza e rammarico. «Mi dispiace, Seo. Avrei voluto capirlo prima. Avrei dovuto dirti grazie mille altre volte.»

«L'unico riconoscimento di cui ho bisogno è che tu stia bene.» Seojun distese le labbra, sgualcendo il tatuaggio sulla sua guancia. Tamburellò con le dita sul manico delle cesoie, e Chloe ebbe la sensazione che stesse disperatamente cercando qualcosa da dire: i suoi occhi puntavano il suo viso, ma senza incrociare il suo sguardo. Quando lo fece, prese fiato a vuoto prima di pronunciare qualcosa. «Vuoi unirti a me o devi tornare a Mehtap?»

Chloe seguì con lo sguardo la sua mano, che si aprì a indicare i mandorli ancora da potare. Fu tentata di accettare, addolcendosi nel vedere che aveva ancora quell'accenno di sorriso sulle labbra, ma infine scosse il capo.

«A dire il vero, speravo potessi rispondere a una domanda.»

Seojun incrociò le braccia al petto e annuì per incitarla a proseguire, ma Chloe si concesse alcuni istanti di silenzio, ripetendo più e più volte quella frase nella sua mente prima di essere pronta a dirlo a voce alta. «È mai successo che un membro dell'Ordine decidesse di ritirarsi?»

«Sì, seppur raramente. Tutti coloro che hanno infranto il Giuramento sono stati puniti con la morte.»

«No, non parlo dei traditori. E neanche dei Senza Volto troppo anziani per addestrare nuovi Adepti» specificò Chloe, tormentandosi le dita. «Quello che mi domando è se ci sia mai stato qualcuno che abbia semplicemente cambiato idea. Qualcuno che, pur conservando la propria fede e riconoscendo l'importanza dell'Ordine, si sia reso conto che forse la sua vera vocazione risiede in qualcosa di differente, che potrebbe servire gli Dei in un altro modo.»

La sua voce si assottigliò in un refolo sottile, come se il fiato non fosse sufficiente a farle pronunciare quella frase nella sua interezza. Sentì lo stomaco chiudersi e spingere verso il diaframma, costringendola a schiudere le labbra per richiamare a sé nuova aria, inspirando avidamente.

Non si azzardò a distogliere lo sguardo. Non si concesse neanche di sbattere le palpebre finché non riuscì a leggere negli occhi di Seojun un lampo di consapevolezza, a conferma del fatto che il reale significato di quelle parole l'avesse raggiunto. A quel punto fu lui ad abbassare lo sguardo, rallentando il suo respiro fino a renderne il suono impercettibile.

«Non ci è concesso cambiare idea» mormorò ad un tratto. «Abbiamo fatto un voto nei sacri nomi di Edoi e Hun, non è una scelta che può essere annullata senza abiurare loro.»

«I Monaci però possono farlo: a loro è permesso abbandonare la loro carica, se lo desiderano.»

«I Monaci non giurano per la vita.»

«Nessuno dovrebbe giurare per la vita.» Chloe sospirò, sistemandosi le ciocche azzurre dietro l'orecchio. «Sono lieta che tu non abbia ripensamenti, Seo. Ad essere sincera, ti ammiro molto: il mondo ha bisogno di persone come te, persone disposte a tutto pur di proteggere gli altri, pur di rendere migliori le loro vite. È così che dovrebbe essere: tu non sei un Purificatore perché hai preso questa decisione anni fa e ora ne sei rimasto incastrato, ma perché vuoi esserlo. Rinnovi quel giuramento ogni giorno della tua vita, e lo fai con la stessa sicurezza della prima volta. Ma gli altri? Ci hai mai pensato?»

«È per loro che il Giuramento esiste, io credo» disse Seojun, le sopracciglia aggrottate. «"La natura dell'uomo è l'imperfezione", sono gli Dei stessi a dircelo. È lecito vacillare, non conosco nessuno che non abbia attraversato un momento di debolezza nella sua vita. È in quei casi che abbiamo bisogno di qualcosa a cui aggrapparci, qualcosa che sia solido a sufficienza da sostenere le nostre insicurezze, spingendoci a superarle. E il Giuramento è quel qualcosa. È il fondamento inamovibile che ci impedisce di sprofondare.»

«E se diventasse una gabbia che ci costringe alla rassegnazione?» Chloe liberò un soffio sofferente. Aveva trattenuto quelle parole per così tanto tempo che vennero fuori raschiandole la gola. «Gli esseri umani non sono creature statiche: Edoi e Hun hanno creato le nostre anime perché fossero in continuo divenire, come le spire di un vortice che non smette di girare.»

Sollevò il palmo, accarezzando il Sihir che permeava l'aria. Lo attirò a sé e lasciò che fluisse attraverso il suo corpo, manipolandolo tra le sue dita fin quando non ne ottenne il controllo. Uno strappo si aprì sulla sua mano, una crepa distorta che cominciò a turbinare su se stessa in modo lento e costante.

Non sapeva dire se oltre quel varco oscuro vi fosse davvero la dimensione degli Dei, ma di una cosa era certa: se avesse interrotto il suo controllo sul Sihir e fermato il suo moto, il vortice sarebbe collassato. Doveva esserci una ragione, se gli Dei avevano scelto come loro simbolo qualcosa che poteva sopravvivere solo attraverso il movimento.

«Il cambiamento e l'evoluzione fanno parte del loro disegno, tanto nel mondo quanto nelle nostre vite, perciò qual è il senso di tutto questo?» Chloe chiuse il pugno, soffocando il portale tra le sue dita. «Se la Volontà è la più grande libertà che gli Dei ci hanno offerto, perché vincolarci in un Giuramento che la distrugge?»

«Il nostro non è un impegno ordinario. Non credo che l'intento degli Dei fosse quello di metterci in catene, quanto più scoraggiarci dal prendere questa decisione senza riflettere. Chi sceglie di servirli attraverso l'Ordine dev'essere certo di volerlo fare.»

Chloe scosse il capo, arricciando il naso in una smorfia poco convinta. «Nessuno può promettere tanto, Seo. Posso offrire il mio impegno e la mia devozione, ma non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. Oggi potrei giurare senza esitazione, eppure cambiare idea tra dieci o vent'anni. Ci sono troppe variabili, troppe possibilità, non è qualcosa che posso prevedere.»

«Per questo abbiamo promesso di dare priorità al nostro dovere a prescindere da tutto. Accettiamo l'onore di compiere il dovere che abbiamo scelto, qualunque cosa ci riservi il futuro.»

Seojun abbassò lo sguardo, rigirandosi le cesoie tra le dita spesse. Sospirò e si avvicinò alla scala, lasciandole cadere all'interno di una cesta in cui teneva gli altri strumenti utili alla potatura. Chloe non vi prestò troppa attenzione. Teneva lo sguardo fisso sul Purificatore, in attesa che incrociasse di nuovo il suo sguardo; quando lo fece, un'ombra di sofferente serietà era calata sul suo viso.

«Devo chiedertelo apertamente, Kiyoko» disse Seojun, drizzando il busto. Chloe poteva scorgere un malcelato nervosismo che correva lungo il suo corpo teso, irrigidendo il collo. «Per quale motivo stiamo affrontando questa discussione?»

«Non ho perso la mia fede, né ho rinunciato alla volontà di servire Edoi e Hun» lo rassicurò Chloe, e lo vide rilassare i muscoli delle spalle in un lento sospiro. «Ma voglio anche vivere, Seo. Vivere davvero. Ho trovato delle persone che amo e che vorrei al mio fianco, delle passioni da coltivare, dei sogni da raggiungere.»

«Una vita normale non è compatibile con il nostro ruolo, sorellina. Per questo siamo chiamati ad abbandonarla, abbiamo scelto di sacrificarla per-»

«Voi avete scelto di sacrificarla» lo fermò Chloe, marcando quelle parole con più risentimento di quello che pensava di avere. «Io non ho mai avuto niente del genere. Sono stata cresciuta come una Tessitrice, Seo. Il mondo fuori da Hoshu esisteva solo attraverso le nozioni della mia formazione. Il Tempio è stata la mia unica casa e voi l'unica famiglia che abbia mai avuto, le uniche persone con cui mi era concesso parlare.Ho Giurato senza comprendere a cosa stavo rinunciando: si può davvero definire una scelta volontaria se l'ho fatto solo perché non conoscevo le alternative?»

Seojun voltò lo sguardo e tacque. Restò assorto in un'espressione meditabonda per lunghi istanti: qualunque fossero i pensieri che stavano attraversando la sua mente, lo lasciavano tormentato. Aveva le sopracciglia aggrottate e lo sguardo vacuo, perso oltre la corteccia su cui erano puntati. La sfiorò con le dita, percorrendo i solchi con i polpastrelli e poi posandovi la mano.

«Affinché un albero cresca retto e forte, è necessario fissare dei tutori che possano guidarlo verso l'alto e sostenerlo contro le raffiche di vento. Se le legature sono troppo strette, tuttavia...» Seojun sospirò, chinando il capo. Si concesse un altro istante di silenzio prima di continuare: «Ti ho visto crescere, sorellina. Non posso non riconoscere che la tua è una situazione inconsueta, ma un Giuramento agli Dei non è qualcosa che si può trascurare. Quale che sia la motivazione, se scegli di infrangerlo dovrai affrontarne le conseguenze.»

«Non ho intenzione di infrangerlo, desidero solo poterlo seguire in modo diverso.»

Chloe si umettò le labbra, cercando di racimolare istanti preziosi. Deciderlo non era difficile come ammetterlo: una volta che l'avesse fatto, sarebbe cambiato tutto.

Inspirò ed espirò, lasciando che i profumi del suo giardino le portassero conforto, poi fu pronta.

«Voglio diventare una Monaca dell'Anima» disse, e la naturalezza con cui le parole trovarono strada fuori dalle sue labbra la fece sorridere. «È questo il mio sogno, la mia vera vocazione. So che il lavoro di noi Tessitori è essenziale, ma quello dei Monaci lo è altrettanto. Io vorrei sfruttare ciò che ho appreso per aiutare chi ho davanti ai miei occhi, invece di essere costretta ad agire nelle ombre, come fossi un fantasma. Vorrei essere un supporto per gli altri così come Yu-Zhay lo è stato per me.»

Il Purificatore sollevò le sopracciglia, poi liberò un pesante sospiro. «Capisco» disse soltanto, stropicciando le labbra in una smorfia. «Vorrei darti una risposta che possa esserti di supporto, ma sono solo un Purificatore: non ho l'autorità per un simile giudizio. Spetta agli Dei scegliere, e la Madre è l'unica che può parlare in vece loro.»

Chloe annuì, abbassando il capo. Non poteva esimersi da quel confronto: avere il supporto di Yu-Zhay o quello di Seojun sarebbe stato inutile se la Madre non avesse ritenuto valide le sue motivazioni. E prima di rivolgersi a lei, avrebbe dovuto convincere il suo mentore: quello, più di tutto, faceva correre un brivido freddo lungo la schiena.

«Glielo dirai?» mormorò a fior di labbra, e di fronte all'espressione confusa di Seojun proseguì: «Riferirai a Chen-Yi quanto ci siamo detti?»

Il Purificatore la fissò in silenzio per qualche istante, poi rivolse il suo sguardo alla cima del mandorlo. Lo ammirò come se cercasse la risposta in quelle foglie prossime ad appassire, e quando ne vide una staccarsi la seguì con lo sguardo, accompagnandola fin quando non raggiunse il terreno.

«Non sono un Tessitore, riportare informazioni non è nel mio ruolo» dichiarò infine, piegando le labbra in un sorriso sghembo, appena accennato. «Servo gli Dei, non Chen-Yi. L'unica cosa che mi riguarda è che tu sia fedele a Edoi e Hun, e non ho dubbi su questo: se fosse vero il contrario, questa discussione non sarebbe mai avvenuta. Ho visto gli occhi di innumerevoli traditori, sorellina, e i tuoi non somigliano ai loro: di questo ne sono certo.»

Chloe gli si gettò contro e gli avvolse le braccia attorno al busto, stringendosi a lui. Quel moto di affettività dovette spiazzare Seojun, perché il fiato gli si mozzò in gola: aveva spinto in avanti le braccia, mosse da un chiaro istinto di sopravvivenza, ma ora le teneva sollevate per metà, rigide e immobili, così come lo era l'intero corpo. Non lo biasimava per quella sorpresa: Kiyoko non era tipo da abbracci, dopotutto. Chloe, però, sì.

E non vedeva l'ora di fargliela conoscere.



Non ricordava di aver mai atteso Chen-Yi con un tale miscuglio di impazienza e apprensione.

Aveva trascorso da sola l'intera serata pur di acquietare quelle sensazioni, sfruttando la meditazione per liberare la mente e sedare il tumulto che si avvinghiava al suo stomaco come artigli ricurvi.

Quand'ebbe concluso le sembrava di avere ancora l'animo sottosopra, ma in misura quantomeno gestibile ad affrontare la conversazione. Perciò si sedette sul letto, sistemando la gonna a balze sulle gambe con più cura del necessario e prendendosi il tempo di sciogliere e rifare la lunga treccia che racchiudeva i suoi capelli.

E attese.

Passarono ore o forse pochi minuti quando sentì la voce del suo mentore chiamare il suo nome, e un sospiro scivolò dalle sue labbra sottili. Ansia e sollievo si mescolarono di nuovo a quel suono, ma Chloe strinse le redini su entrambi e li riportò sotto controllo.

Si alzò in piedi, trovando la figura del mentore di fronte ai suoi occhi, immutata sin da quando avesse memoria: la maschera bianca a coprire le fattezze del viso, le morbide vesti scure dell'Heiko Jun ad avvolgergli il corpo, il cappuccio tirato sul capo. Tutti i Senza Volto indossavano il medesimo abbigliamento e la medesima maschera, ma Chloe era certa che avrebbe riconosciuto la figura del suo mentore tra tutti loro, anche senza necessità di incrociare i suoi occhi cremisi.

Chen-Yi liberò le mani dalle ampie maniche e le chiuse a vortice, e Chloe si affrettò a ricambiare il saluto, chinando il capo in silenzio.

«Quali aggiornamenti porti?»

«Non sono emerse attività sospette nella rete di finanziamenti di Arturo Soleni, ad oggi risulta essere tutto in regola» disse Chloe, nascondendo la smania di concludere in fretta quel discorso dietro una facciata di imperturbabilità. «Le informazioni relative alle ricerche sono confidenziali, ma rispecchiano quanto dichiarato, almeno in apparenza. L'ipotesi di Kolt resta attualmente la più verosimile: non escluderei con certezza le altre possibilità, ma le sperimentazioni sulla compatibilità tra Sihir e materia sono le uniche per cui avrebbe senso nascondere il proprio coinvolgimento.»

Chen-Yi annuì soddisfatto. «Quanto ai contatti con l'ex principe?»

«Nessuno al di fuori del Dapalis. Sono entrambi molto attenti a riguardo, non mi è stato possibile neppure tracciare un collegamento con Glen Atalia, il croupier.» Chloe arricciò il naso. Quel dettaglio non era fondamentale, ma aver fallito nel trovare una conferma la infastidiva. «La moglie di Arturo, però, è imparentata con i Lunae alla lontana. Inoltre Arturo ha affermato di conoscere qualcuno ai piani alti, suggerendo che si tratti di qualcuno che possa vantare una certa influenza in Consiglio. Dato il contesto, solo la figura di un Rappresentante avrebbe potuto offrirgli una tale sicurezza, e dubito sia un caso che ne abbia parlato proprio in merito a quel progetto, assicurandosi però di tacere sulla sua identità.»

«Hai svolto un ottimo lavoro, finora» riconobbe il Senza Volto, facendo scivolare le mani dietro la schiena. «Visionerò il rapporto con la dovuta attenzione il prima possibile, e se la Madre sarà concorde riceverai nuove disposizioni a riguardo. Tieniti pronta.»

Chloe annuì in modo appena percettibile, serrando le labbra sottili. Un guizzo di angoscia s'impossessò di nuovo della sua gola, legando le corde vocali in un nodo difficile da sciogliere, ma se avesse rimandato ancora quel confronto le cose sarebbero peggiorate.

Avrebbe portato a termine la missione con Tertius, perché nessuno conosceva i dettagli tanto quanto lei, ma doveva rendere chiare le sue intenzioni prima che decidessero di assegnarle altri compiti. Doveva parlarne adesso, quali che fossero le possibili conseguenze.

Chen-Yi però anticipò ogni sua intenzione, ricominciando a parlare: «Ad ogni modo, se anche il collegamento con Tertius fosse errato, è bene tenere d'occhio sin da ora l'evolversi di simili sperimentazioni. L'unico obiettivo rimasto è avere accesso agli sviluppi della ricerca, ma la casualità ci è favorevole in questo: la posizione che è stata offerta a Brycen è sufficientemente centrale per aggiornarci dei relativi progressi. Inoltre, poiché la proposta è giunta da Arturo stesso, ciò lo rende un infiltrato insospettabile.»

«Brycen ha rifiutato. Ha acconsentito allo studio delle sue teorie nel modo in cui si riterrà opportuno, ma non farà parte del progetto» spiegò con cautela. «Ho in mente di sfruttare Kolt, in ogni caso: è entrato nelle simpatie di Arturo, e ho motivo di credere che un paio di settimane saranno sufficienti a guadagnarsi la sua fiducia per diventare uno degli investitori.»

«Non sarà necessario. In così poco tempo, dubito che Arturo abbia già cominciato la ricerca di un nuovo traduttore. Siamo ancora in tempo: non rifiuterà l'aiuto di Brycen, se dirà di voler ritrattare la sua risposta.»

«Brycen non lavorerà con Soleni» ripeté Chloe, scandendo con lentezza ogni parola. Finse di non essere riuscita a leggere tra le righe, ignorando la consapevolezza che contraeva i muscoli del suo stomaco. «La sua decisione non cambierà, non vuole essere coinvolto personalmente.»

«E in che modo questo dovrebbe costituire un problema?» Il tono di Chen-Yi si fece più duro, attento. «È innamorato di te, intrattieni una relazione con lui ormai da mesi. Vista la tua influenza su di lui, non sarà difficile per te fargli cambiare idea: trova il modo di convincerlo ad accettare la proposta di Arturo, e fai sì che ti riferisca ogni dettaglio.»

Chloe schiuse le labbra in un sussulto. Deglutì, sentendo la bocca improvvisamente secca. «Ho già un piano a cui sto lavorando, Kolt-»

«Kolt rallenterebbe l'operazione di settimane» Chen-Yi sovrastò le sue parole, muovendo un passo avanti. Non stava urlando; non lo faceva mai. C'era però una tale risolutezza, nella sua voce, da farle vibrare le ossa. «Sono le tue stime a parlare, non le mie. E se dovesse fallire, non potrei inviare nell'immediato una Dimorante con cui effettuare un secondo tentativo: sarebbe troppo sospetto, e ciò porterebbe a sprecare altro tempo. Inoltre, utilizzare Brycen non richiederebbe l'utilizzo di nuovi fondi. Per quale ragione puntare su un'opzione simile, quando hai la perfetta soluzione a portata di mano?»

«Brycen appartiene a Chloe, e mi avevi assicurato che non sarebbe stata l'ennesima copertura. Hai detto che la mia vita a Sayfa non avrebbe avuto alcun collegamento con l'Ordine.»

«Ma ti ho anche avvisato riguardo alle tue priorità» obiettò il Senza Volto, sibilando a denti stretti. «Sei una Tessitrice, prima di tutto: la tua esperienza come Chloe non può e non deve interferire con i tuoi doveri, di questo si era già discusso. È stata la casualità a intessere un simile collegamento, e non possiamo voltare lo sguardo all'opportunità che ci si presenta davanti. Rappresenta la scelta migliore per i nostri propositi, perciò mi aspetto che agirai come richiesto.»

Chloe chiuse gli occhi e li riaprì, e sembrò che ogni suono fosse scomparso dal mondo per un istante. Era tutto immutato, eppure diverso; immobile, eppure barcollante. Guardò Chen-Yi negli occhi e capì, con improvvisa chiarezza, che non poteva più dissimulare. Il tempo in cui le era concesso indugiare sull'orlo del baratro era finito, e non poteva attendere nessun momento opportuno per saltare.

Poteva farlo solo adesso.

«No» biascicò, a voce così bassa che per un attimo pensò di averlo immaginato, di aver pronunciato quel rifiuto solo nella sua mente. Così alzò il capo, e si schiarì la gola con più decisione. «No, non ho intenzione di manipolarlo. Non è necessario, non puoi costringermi a farlo.»

Chen-Yi si accigliò. Chloe riuscì a scorgere i suoi occhi rossi assottigliarsi dietro le fessure della maschera, poi l'emanazione spirituale venne avanti. I contorni della sua figura sfumarono in lembi di fumo sfocato, e l'immagine del suo mentore si proiettò a un passo dal suo viso in uno scatto fulminio, tanto rapido da mozzarle il fiato.

«Non devo costringerti. Tu hai giurato obbedienza.»

«Agli Dei, non a te. Solo la Madre parla per loro.»

«E io parlo in sua vece. Ti ho avvertito, Kiyoko: più volte ti ho offerto il mio consiglio e altrettante hai scelto di ignorarlo, così ora sei più cieca di quando sei partita. Servire gli Dei è tuo dovere, la tua libertà finisce dove la volontà di Edoi e Hun richiede il tuo intervento.»

«Lo so, ma-»

«Non esiste nessun "ma"» la zittì, e un lampo d'ira gli attraversò lo sguardo. «Ti ho permesso di ricorrere a scorciatoie e deviazioni troppo a lungo, ed ecco che le conseguenze che temevo si stanno palesando. È tempo di dimostrare che sei ancora pronta a tener fede al tuo Giuramento, Kiyoko: ti concedo una settimana per portare a termine il compito che ti ho assegnato, altrimenti...»

La proiezione del Senza Volto svanì, lasciando il vuoto davanti ai suoi occhi tanto quanto nel suo petto.

A Chloe sembrò che uno dei suoi vortici si fosse aperto nel suo stomaco, e la nausea si mescolò ad una fame d'aria che la costrinse a rapidi respiri a bocca aperta. La vista divenne via via sempre più sfocata, e il battito incessante del suo cuore sovrastò qualsiasi altro suono. Restavano solo le parole del suo mentore, persino quelle che non aveva pronunciato: rimbalzavano nella sua mente, infilzavano le sue carni come spiedi, stringevano ai polsi le catene di cui credeva di essersi liberata.

Chloe avanzò tra brividi che rendevano incerti i suoi passi, costringendola a cercare supporto nel tavolo al centro della stanza. Si mosse per inerzia, cercando di contrastare quella sensazione che sembrava volerla trascinare al suolo, tenendo gli occhi sbarrati nel disperato tentativo di far svanire la nube oscura che le appannava la vista. Allontanò una sedia e vi si accasciò malamente, sedendosi come se fosse necessario alla sua sopravvivenza.

La priorità era regolarizzare il respiro: se non fosse riuscita a contrastare l'iperventilazione sarebbe svenuta a breve, perciò chiuse le mani tremanti attorno alla bocca e cominciò a respirare lentamente. Si sforzò di inspirare fino in fondo e di espirare più a lungo, spingendo sul diaframma e contando almeno sei secondi, e ripeté quell'operazione fin quando non si rese conto che controllarlo diventava sempre più facile.

Focalizzare la mente su un solo pensiero era il passo successivo, meglio se qualcosa di meccanico: Chloe abbassò lo sguardo alle mattonelle e cominciò a seguire le vie di fuga con lo sguardo, cominciando a contare ogni angolo da un capo all'altro dell'appartamento. Si fermò che ne ebbe contati ottantuno, e si sentiva già meglio: il cuore aveva rallentato i battiti, sebbene martellasse ancora nella sua testa, e il respiro era più stabile. Aveva smesso di tremare e non provava più quella sensazione di nausea e vertigine che l'aveva costretta a sedere. Persino la vista era molto più nitida da che aveva cominciato quella conta.

Ironico: era stato Chen-Yi ad insegnarle come reagire agli attacchi di panico. Quand'era bambina erano più frequenti, insieme a scatti d'ira e pianto. Era difficile prevenirli, dato che non sembravano essere collegati a niente di particolare, così il suo mentore le aveva insegnato a liberarsi dalla presa di quelle emozioni fin quando gli episodi non erano cessati del tutto.

A quel tempo, però, superata la crisi non restava più nulla, come se qualunque emozione fosse di nuovo svanita; perciò da Chen-Yi aveva imparato a ritrovare il controllo, ma non a gestire quell'ansia opprimente che adesso sedimentava ancora nel suo petto. Persino dopo essersi calmata, quella sensazione non era svanita del tutto, bensì cercava con insistenza per aggrapparsi di nuovo al suo stomaco. Premeva contro la fronte, come se due mani stessero cercando di schiacciarle il cranio, e i suoi pensieri ne fuggivano come prede spaventate.

Non riusciva ad afferrarli: si accatastavano l'un l'altro, si scontravano e si disfacevano, aggrovigliandosi in gomitoli nodosi che rotolavano fuori dalla sua portata. E quando si sforzava di avvicinarsi, cercando cautamente di sbrogliarli, l'angoscia la travolgeva in un'ondata così forte da scuoterla nel profondo.

Non era in grado di gestirli, non adesso. Quel timido approccio era stato sufficiente a far aumentare di nuovo i battiti cardiaci, e la sua mente era bloccata in quel limbo sconnesso che le impediva di distrarsi.

Chloe si alzò di scatto, approfittando di avere ancora le forze per farlo. Sentiva che sarebbe sprofondata di nuovo nella sua ansia, era solo questione di tempo; perciò si avvicinò alla cucina e aprì lo sportello in cui conservava gli alcolici, afferrando la prima bottiglia alla sua portata. Non le importava sapere cos'era, ma non si sorprese quando riconobbe l'odore aromatico del gin dopo averla stappata: era la sua base preferita per i cocktail, ne teneva sempre una scorta di almeno quattro bottiglie. Non lo beveva mai se non mischiato ad altri alcolici, ma quella volta avrebbe fatto un'eccezione. Afferrò saldamente il collo della bottiglia e se la portò alle labbra, cominciando a tracannare un lungo sorso dopo l'altro.

Non le importava che non fosse il modo corretto per berlo, né si preoccupò di gustarne il sapore: sperava solo che l'alcol raggiungesse il cervello il più in fretta possibile, a costo di svuotare più di una singola bottiglia. Qualunque cosa, pur di scacciare quelle sensazioni che le bombardavano il corpo. Qualunque cosa, pur spegnere quei pensieri confusi che alimentavano la morsa del terrore nel suo petto.

Non sarebbe rimasta schiava di quel circolo vizioso di paura e angoscia. Se non era in grado di recuperare il controllo, allora avrebbe condannato per un po' la sua mente all'oblio.


La mia riserva di disegni sta finendo, maledizione 😂😂 Beccatevi il gruppo di amici al completo, per questa volta :P

Dopo Yu-Zhay, Chloe si apre anche con Seojun, riuscendo finalmente ad ammettere ad alta voce ciò che desidera. Il rapporto con lui è sincero, ma complicato: fino ad ora lo ha messo da parte, così come per tutte le altre "cose di Jiyu" che ama ma che non si è mai concessa di esplorare davvero. Ma non è mai troppo tardi per recuperare, giusto?

Peccato che, anche se Chloe è pronta a parlare, Chen-Yi non ne vuole comunque sapere di ascoltare :') E il tempo sta inesorabilmente per scadere... L'alcol può tamponare al più questa sera, ma il resto? Eh! Vedremo 👀

Purtroppo vi lascio con una triste notizia, ossia che questo sarà l'ultimo capitolo dell'anno! Causa vacanze di Natale e Capodanno (che saranno piene di lavoro, parenti, amici & roba varia) salteranno le pubblicazioni delle prossime due settimane, ma riprenderanno regolarmente a Gennaio ~ 

Buone feste a tutti ♥


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