Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 58 - Vocazione
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 61 - In principio fu il buio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]

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By Mari_Blackstar

Il tla tlack dell'orologio da taschino scandiva il passare dei secondi. Brycen lo apriva e lo chiudeva senza curarsi dell'ora, lo sguardo fisso sul gancetto che catturava lo sportellino metallico per poi spingerlo di nuovo all'indietro. Si era ritirato nel salone di preghiera per riordinare le idee, ma la sua mente si era svuotata, persa in un vorticare di pensieri che faticava a concretizzare. Aveva studiato per anni, scritto innumerevoli pagine e ragionato per così tanto tempo su come controbattere a ogni opposizione che credeva sarebbe stato facile esporre i frutti del suo lavoro, ma a breve la sua famiglia si sarebbe riunita nel salone e lui non aveva ancora deciso come iniziare il discorso.

Forse avrebbe dovuto chiedere più tempo. Forse era stata un'idea poco logica e particolarmente stupida, anche se meno di un'ora prima era sembrato il contrario. Forse era inutile arrovellarsi su come condurre una discussione che nessuno voleva ascoltare. Forse...

«Smettila immediatamente.»

Una mano avvolse la sua, impedendogli di aprire lo sportellino per l'ennesima volta. Brycen alzò lo sguardo in un sussulto e si scontrò con gli occhi blu di sua sorella, che lo fissavano severi. Era così immerso nei suoi pensieri che non l'aveva sentita entrare.

«Scusami, lo metto via.»

«Non parlo dell'orologio» disse Mari, liberandogli la mano. «Smettila di abbandonarti all'ansia. Conosco quello sguardo vacuo, sono certa che proprio adesso tu stia pensando "forse avrei dovuto chiedere più tempo" o qualcosa del genere.»

Brycen distolse lo sguardo, sentendo sua sorella sbuffare.

«Ecco, lo sapevo. Per certe cose sei ancora identico a quand'eri un ragazzino. Sei solito ripetere che il ragionamento conduce alla risoluzione dei problemi, io trovo piuttosto che ti sia utile solo a crearne di altri.»

«Sono vere entrambe le cose, ritengo» disse Brycen, facendo scivolare l'orologio nella tasca.

Alzò lo sguardo verso la parete di fronte a sé, l'unica a mostrare note di colore in quella stanza. Non c'erano poltrone né suppellettili, solo un tappeto candido e quel mosaico screziato di mille tonalità in cui si nascondeva l'effigie di Beyled. Riusciva davvero a scorgere i contorni della sua figura o era solo un inganno della mente?

Sospirò. «Temo di essere stato troppo avventato. Ho il presentimento che la situazione non avrà esito positivo.»

«Oh, no, questa è una certezza. Quello che ti preoccupa davvero è che possa rivelarsi inutile, ma non lo sarà.» Mari lo affiancò, appoggiando le spalle al muro. «Una volta mi avevi fatto un esempio con un sasso e un lago, ricordi? È sufficiente lanciarne uno per creare delle increspature nell'acqua. Anche se il sasso va a fondo, la superficie continuerà a essere smossa.»

«Ma tornerà calma dopo un po' di tempo, come se niente l'avesse scalfita.»

«Vorrà dire che si lancerà un altro sasso, poi un altro e un altro ancora, finché il fondale non sarà pieno di sassi e... Non lo so, me l'ero preparata fin qui. Sei tu quello bravo con le metafore.» Mari alzò le spalle, lasciando la lunga treccia viola con le dita. «Se non lanci nessun sasso non avrai per certo nessuna increspatura, perciò vale sempre la pena farlo. Ecco il punto. Non mi riesce un discorso motivazionale migliore di questo, perciò dovrai accontentarti»

Brycen distese le labbra. «È più che sufficiente, grazie.»

«Ne sono sollevata, perché i parenti sono già tutti in salone» disse Mari, ricambiando il sorriso con aria giocosa. «Io torno da Edvokin e Chloe. Raggiungici quando sei pronto.»

«Un'ultima cosa.» Brycen afferrò la mano di sua sorella e portò le nocche non alla fronte, ma alla guancia. Non aveva mai salutato a quel modo neppure Bethelie, concedeva quel piccolo gesto soltanto a lei. «Devo ringraziare molte persone nella mia vita, ma tu meriti la mia riconoscenza più di chiunque altro. Sei stata la prima a supportarmi e non eri che una bambina. A volte penso... No. So per certo che ho trovato le mie risposte perché tu mi hai spinto a cercarle, perché mi hai permesso di credere che potevo essere qualcosa di diverso da un mostro. Io da solo non credo che ne avrei avuto la forza, Mari. Se sono qui oggi, se sono riuscito ad accettare il mio Naru, è solo perché quel giorno tu mi hai sorriso.»

Mari aprì la mano, accarezzandogli il viso. Lei e Jlenna erano state le prime a scoprire di Subsidence, ma la reazione di sua madre era stata di stupore e panico. Il suo amore materno aveva infine prevalso, eppure considerava ancora quel potere al pari di una disgrazia con cui convivere, qualcosa di oscuro da chiudere a chiave sperando che non venisse mai fuori.

Mari, invece, aveva riso. Troppo piccola per aver assimilato il terrore verso i Dotai, forse troppo piccola persino per capire cosa fosse accaduto, l'aveva accolto con una gioia così sincera da strappare Brycen alla disperazione. Quell'entusiasmo non si era mai spento, né quand'era cresciuta abbastanza sapere cosa fosse un Naru, né quando ne era rimasta ferita. Sua sorella l'aveva sempre guardato con gli occhi dell'affetto, persino quando Brycen non credeva di meritare altro che disprezzo.

Mari si gettò tra le sue braccia, stringendogli il busto tanto forte da spezzargli il fiato. Lui le avvolse le spalle e la tenne stretta per un po', beandosi del profumo di limone che doveva aver spruzzato sui capelli per coprire l'odore di alcool e arrosto che la locanda le aveva lasciato addosso. Era così pungente, eppure non riusciva a pensare a un aroma più rilassante.

Quando sua sorella scivolò via dalla sua presa per lasciarlo da solo, Brycen si sentiva già meglio. Alzò di nuovo lo sguardo al mosaico, cercando il viso della Dea Bianca in quel miscuglio indecifrabile di forme e colori. Un tempo aveva paura di farlo, era terrificato alla sola idea di entrare in quella stanza, eppure adesso gli sembrava che Beyled stesse sorridendo. Non lo vedeva, ma lo percepiva. Riunì le mani a triangolo e si concesse qualche minuto per pregare, poi si diresse verso il salone.

«Brycen!» Jlenna lo fermò sulla soglia, il viso pallido. «Cosa sta accadendo? Tuo padre è furioso!»

«Lo so. Temo lo sarai anche tu, quando tutto questo sarà finito.»

«Ascolta, di qualunque cosa abbiate discusso tu e tuo padre, sono certa che possiamo risolvere la questione in modo più discreto. La situazione è così tesa, non vorrai rischiare di scatenare un grosso litigio! Per favore, lascia cadere la questione. Porta pazienza per questi ultimi due giorni e—»

«Non posso restare ancora in silenzio, madre» la fermò Brycen. «Ho lasciato che mi fermassi durante quella cena, ma oggi sono io che ti chiedo un favore: siedi con gli altri e ascolta. Non pretendo il tuo appoggio, ma concedimi almeno questo.»

Jlenna lo scrutò a lungo, gli occhi fissi nei suoi. Oceano contro oceano, un incontro tra maree in cui era sempre Brycen a cedere – ma non quella volta. Tenne alto lo sguardo finché sua madre non si arrese, scuotendo il capo in un sospiro.

«Che l'armonia cromatica guidi le tue parole» disse Jlenna, poi rientrò nel salone.

Brycen respirò a fondo e la seguì. Avanzò sotto gli sguardi attenti dei suoi parenti, seduti sui divani secondo l'ordine dei loro nuclei familiari – a destra le famiglie di Nvieska e Olga, a sinistra quelle di Jlenna e Ljudmilla, con le figlie più grandi vicino alla poltrona centrale da cui Danika troneggiava sulla sala.

Brycen offrì un rispettoso cenno di saluto alla Matriarca, poi si spostò a osservare i suoi familiari uno per uno. Non aveva ancora cominciato a parlare e già molti lo fissavano come se avesse commesso un crimine, così cercò per ultimi gli sguardi di Edvokin, Mari e Chloe. Nei loro sorrisi trovò coraggio, ristoro, fiducia. Slegò il nastro che legava i capelli e passò le dita tra le ciocche, sfaldando le trecce in cui erano acconciate per farle ricadere sulle spalle.

«Ho chiesto a mia sorella di riunirvi perché vorrei affrontare certe discussioni che aleggiano irrisolte da troppo tempo. Partirò con la più recente, ossia il duello tra Donzella Chloe e Vlamidir Toralov, su cui mio padre ha sollevato rimostranze nonostante sia stato svolto secondo giuste regole.» Brycen guardò Trylenn, immobile nella sua postura rigida con le braccia incrociate e il viso distorto in un'espressione severa. I suoi occhi erano ghiaccio bollente, ma Brycen non si voltò per evitarli. «Se nutrite perplessità a riguardo, questo è il momento adatto per renderle note. Sarà mia premura offrire una risposta adeguata ai vostri dubbi per chiudere l'argomento in via definitiva.»

Zii e cugini si lanciarono occhiate confuse, mormorando tra loro. A parlare per prima fu sua zia Nvieska, dopo un'ultima occhiata di intesa con le sue sorelle. «Ritengo che le nostre perplessità siano semplici da intuire. Perché è stata Donzella Chloe a duellare?»

«L'offesa era a lei diretta e ha ritenuto opportuno risolvere la questione di persona. Ha agito in conformità alle nostre leggi, che prevedono per una donna la possibilità di difendersi.»

Jacov liberò una risata di scherno che gli costò l'occhiataccia di Zenaida, ma fu solo il più esplicito. Gli altri si abbandonarono a sogghigni beffardi e sbuffi ironici, senza curarsi di celare il loro divertimento.

«Mi sembra ovvio che questa possibilità sia da intendersi come necessità estrema, ossia in mancanza di un uomo che possa intervenire al suo posto» spiegò sua zia Ljudmilla, arricciando il naso sottile. «A mancare in questa situazione è invece il coraggio di mio nipote nel prendersi le sue responsabilità.»

«Le uniche responsabilità che mi appartengono sono quelle dichiarate dalla Santa Velaj» ribatté Brycen. «Lei desiderava che le diatribe venissero risolte in modo civile, per questo ha istituito il tribunale. Non ha mai lasciato scritto che approvasse l'usanza del duello, pare invece che durante il suo regno fosse addirittura illegale. È solo una pratica che ci trasciniamo da quando Zima era divisa in una moltitudine di popolazioni.»

«Era illegale perché il duello praticato dagli antichi popoli era barbaro e privo di alcun onore, a differenza di quello odierno» puntualizzò suo zio Galak, accarezzando i folti baffi di un blu talmente scuro da sembrare nero.

«E da quando l'onore corrisponde all'abilità di spada? Tra le sette Virtù Cromatiche non ne ricordo neanche una che lo dichiari.»

«Non mi sorprende che non la rammenti, data la tua ostinazione a non seguirla» disse Trylenn. Anche se il suo tono era composto, le mani intrecciate erano così rigide da far vibrare le dita sotto i guanti scuri. «Prima Virtù Cromatica, il rosso del coraggio. Invita a non indietreggiare di fronte alle avversità della vita e ad affrontare le proprie paure a testa alta, accettando pericolo e sofferenza senza smarrimento. Dimostrare il proprio valore mettendo in palio il proprio sangue, ecco dove si trova l'onore che cerchi. Qualcosa che tu non sei in grado di comprendere.»

«Il coraggio non è sintomo di violenza, ma di forza interiore. Se anche è vero che vi sono situazioni in cui le due cose coincidono, la Virtù non recita di creare avversità per sfoggiare il proprio valore, e un duello non mi sembra una disgrazia accidentale a cui dover far fronte.» Brycen cominciò a camminare attorno al tavolo, busto dritto e testa alta. «Piuttosto, perché di fronte ad un insulto non si dovrebbe rispondere con l'indaco della pazienza e il blu della compassione? Anche quelle sono Virtù, e non invitano forse a sopportare con serenità ciò che provoca malessere o fastidio, contenendo la rabbia ove non necessario? Non decantano l'importanza della comprensione, del dialogo e persino del perdono?»

«Difatti, tutte queste Virtù vengono rispettate in un duello» puntualizzò Galak, stizzito. «Elimina ogni forma di rancore, così che il perdono venga guadagnato, e non è mai la rabbia a guidare un duellante.»

«A me Vladimir sembrava molto arrabbiato» sbottò Egvenya.

Masha sussultò, rossa in viso. Strinse sua figlia a sé, borbottando rimproveri, poi alzò lo sguardo severo su Mari. Si lamentava già che Egvenya stesse crescendo poco aggraziata per via del tempo che trascorreva con sua cugina, quello di certo avrebbe alimentato le sue rimostranze.

«La mia cuginetta dice il vero» disse Edvokin, rivolgendo alla più giovane un occhiolino. «Temo inoltre che Vladimir sia oltremodo carente anche per quanto riguarda il non portare rancore. Non starete offrendo questa interessante lezione sulle Virtù alla persona sbagliata, zio?»

«Vladimir Toralov non fa parte della famiglia» disse Danika, e la sala sprofondò nel silenzio.

Tutti rivolsero lo sguardo alla Matriarca. Il suo viso era una maschera imperturbabile che neppure il dialogo più acceso riusciva a spezzare, e Brycen era certo che il più delle volte non prestasse attenzione a ciò che dicevano. Danika era pronta a tutto pur di mantenere le apparenze con il vicinato, ma non sembrava davvero interessata a ciò che accadeva all'interno delle mura di casa Metsiz.

«Se il ragazzo si è reso indecoroso, peggio per lui. Non è un nostro problema» proseguì, ottenendo approvazione in mormorii concordi. «Sei stato fortunato, Brycen. Pare che Kholod sia serena a riguardo. La vergogna della sconfitta di quel Toralov ha oscurato quella della tua codardia, perciò non sprecare il nostro tempo cercando patetiche scuse per giustificare il tuo deprecabile comportamento.»

«Non ho bisogno di giustificarmi perché non ho commesso alcun errore, né lo ha fatto Chloe» disse Brycen, ignorando i risolini di scherno che seguirono. «Riflettete sulle vostre affermazioni. Se ritenete il duello onorevole come dite, se siete realmente convinti che risponda ai precetti delle Virtù, allora perché una donna macchierebbe la purezza del proprio animo se ne prendesse parte? Prendete una decisione univoca, è una pratica degna di rispetto oppure no?»

«Lo è, ma per un uomo» disse Trylenn.

«E quale sarebbe la ragione?»

«Non è ovvio? La risposta sarebbe evidente persino a un bambino. Sayfa ti ha instupidito o cosa?» Jakov sghignazzò. «Le donne non sono fatte per il combattimento. Sono per natura più deboli e poco portate per lo sforzo fisico, è ovvio che Beyled non le abbia create per questo.»

«Deboli?» Zenaida drizzò il busto. Quel gesto fu sufficiente a far tentennare suo marito e suo fratello, che incassarono la testa nelle spalle e rivolsero lo sguardo altrove. «Vorresti insinuare che vi siamo inferiori? Che non saremmo in grado di combattere, se fosse nelle nostre intenzioni?»

«Mio fratello ha solo impostato un po' male la frase, non si permetterebbe mai» si intromise Terje. Era poco più che sedicenne, eppure mostrava più maturità del primogenito.

«Non è questione di capacità, bensì di decoro» disse Masha, allungando un sorriso gentile. «È stata la Santa Velaj stessa a dichiararlo nelle Scritture: È mio desiderio che le donne abbandonino gli spargimenti di sangue, sicché–»

«I miei simili» la corresse Brycen.

Masha sfarfallò le ciglia. «Prego?»

Brycen superò tavolo e divani, accostandosi al busto della Santa Velaj posto in fondo alla sala. Nella colonna che lo sorreggeva vi erano i sette libri delle Sacre Scritture, e Brycen sfilò con cura il terzo per sfogliarne le pagine candide.

«È mio desiderio che i miei simili abbandonino gli spargimenti di sangue,» cominciò a leggere, «sicché è stato fatto loro dono di elevato intelletto. Essi, che possiedono più ragionevolezza di ogni altro essere sulla terra di Halka, risolveranno ogni alterco attraverso la parola, ché non vada sprecata la capacità di ponderare che la Dea Bianca ha offerto. Immagino sia questo il passaggio a cui fai riferimento, cugina.»

Masha annuì. «Per l'appunto. La parola della nostra amata Santa dovrebbe essere una risposta sufficiente ai tuoi quesiti.»

«Lo sarebbe se avesse scritto una sola volta la parola donna.» Brycen chiuse il libro e lo rimise a posto. «Non ve n'è traccia, né nel paragrafo che ho letto né nel resto del capitolo dedicato all'argomento. Perciò mi chiedo, dov'è reso esplicito che questa descrizione sia valida solo per loro? Dov'è affermato che siano le uniche a dover seguire questa condotta, mentre gli uomini possano – anzi, debbano – attenersi all'opposto?»

«Sei di certo un esempio di quanto vere siano le sue parole, se non sei in grado di comprenderlo da solo» si lamentò Ljudmilla. «Non è reso esplicito in quanto si tratta di un'ovvietà, lo specifica proprio nel dire "miei simili". Quanto segue è destinato alle donne come lei, come la nostra amata Dea. Beyled è donna e così il suo vessillo, perciò è lecito pensare che vi sia verso queste una particolare attenzione.»

«Perché non usare il femminile, dunque? La Santa non ha detto mie simili, si è mantenuta neutrale nel genere per tutto il suo discorso. Perché avrebbe dovuto farlo, se si rivolgeva alle sole donne?»

Ljudmilla schiuse le labbra, ma non rispose. Alcuni si scambiarono un'occhiata pensosa, eppure Brycen non era certo che stessero davvero riflettendo sul quesito. Suo zio Liev, seduto accanto a Edvokin, si concesse persino di sbadigliare.

«Ve lo dico io, perché non era quella la sua intenzione. Lei parlava all'umanità, siamo noi – tutti noi – i suoi simili. La Santa non mette a confronto uomo e donna in questo passaggio, ma l'essere umano e le bestie. A noi è stata concessa la ragione, perciò ci esorta a sfruttarla senza cedere all'istinto primordiale che possiedono gli animali. Questo è il messaggio che voleva mandare.»

«E chi sei tu per dirlo?» sbottò sua zia Nvieska, elevando la voce acuta tra i borbottii dei parenti. «Quanta arroganza! Neanche una Sacerdotessa si azzarderebbe a mettere in discussione le Scritture, come osi pensare di poterti permettere tu di farlo? Dovresti essere punito per—»

«Per cosa, averle lette con attenzione?» Brycen si rigirò la catenella dell'orologio tra le dita. Sentiva il nervosismo pizzicargli le dita e solleticargli il petto, ma si impose di mantenere il controllo. «Sto solo analizzando ciò che leggo, come molta gente ha fatto prima di me. Voi stessi non basate le vostre credenze sulle Scritture, ma sulle parafrasi che vi sono state offerte. La comprensione che per voi risulta ovvia lo è solo perché così vi è stato detto da terzi, non perché vi siete fermati a riflettere sulle parole della Santa Velaj. Avete mai cercato una motivazione alla coniugazione neutra di questo passaggio, ad esempio, o avete deliberatamente scelto di ignorare le palesi incongruenze?»

«Se sei tanto convinto di ciò che dici, allora perché hai permesso che Chloe combattesse?» sbottò suo zio Wojek, battendosi le mani sulle cosce. «Accusi noi, ma a me sembra che il primo ad essere superficiale e incoerente sia proprio tu.»

«È stata una sua scelta, io l'ho rispettata.» Brycen roteò gli occhi, il tono simile a quello di una cantilena. Quante volte ancora avrebbe dovuto ripetere gli stessi discorsi?

«Che posizione comoda!» trillò Karamilla, liberando una risata acuta. «In pratica rifuggi da ogni colpa per addossarle tutte sulla tua amata. Se è questo che corrisponde alla tua idea di coraggio, sia lodata Beyled che sei l'unico a pensarla così.»

«Non mi sta addossando nulla, ho insistito io per il duello» disse Chloe.

Mari annuì. «Mio fratello era fortemente contrario, sono stata io ad incoraggiarla.»

«E io con lei» aggiunse Edvokin. «Visto l'esito dello scontro, posso affermare senza alcun dubbio che abbiamo optato per la scelta migliore.»

«Avresti dovuto assistere, sorella.» Sevre afferrò Karamilla per un braccio, rivolgendole un ampio sorriso. «Non è stata affatto violenta, tutt'altro. Non sembrava neanche un combattimento, Donzella Chloe era così leggiadra che pareva danzare. Io non credo che Beyled sarebbe contraria a qualcosa di simile.»

Brycen inarcò un sopracciglio. Sevre possedeva un animo equilibrato e attento – sarebbe stato portato per le discipline giuridiche, se avesse potuto accedervi – ma di norma preferiva il silenzio, come tutti i giovani. Persino Synne e Terje, i più grandi tra i minorenni, facevano sentire poco o nulla la loro voce. Solo Egvenya si lasciava sfuggire qualche commento, seppur prontamente sedato da sua madre, mentre suo fratello Zynost e i figli di Zenaida erano ancora troppo piccoli per prendere parte alle discussioni.

Sevre si voltò verso Chloe, l'espressione distesa e gli occhi carichi di ammirazione. Lei gli rivolse un sorriso dolcissimo, e Sevre abbassò lo sguardo mentre le gote si coloravano di un rosso intenso.

«Per i sette colori, avete visto? Ha ammaliato persino il mio fratellino!» esclamò Karamilla, sussultando in un verso acuto. «L'ha fatto invaghire di lei, e ora anche lui afferma assurdità per causa sua. Oh Beyled candida, come faremo? Che tragedia! Se non è mio cugino il problema, dev'essere per certo la sua compagna. Lo ha sedotto e suggestionato, ed ecco che tenta di fare lo stesso con Sevre, che è solo un ragazzino! Quella jiyana non conosce pudore né vergogna!»

Brycen si accigliò. Sentì tendersi i muscoli del collo e strinse la catenella tra le dita per sfogare la rabbia. «Chloe non ha fatto niente di male.»

Karamilla lo ignorò. Si accasciò sul divano come priva di forze, continuando a lamentarsi in versi sofferenti mentre il viso di Sevre diventava sempre più rosso.

«Io non ho ammaliato nessuno» disse Chloe, scandendo con cura ogni parola. «Vi assicuro che non—»

«State insinuando che mia figlia sia una bugiarda?»

«Lo insinuo io, madre» disse Edvokin, rivolgendo a Karamilla uno sguardo furente. «Non osare trascinare Sevre in questa storia. E voi, non ascoltate mia sorella. Chloe non ha fatto altro che essere gentile, qualcosa che risulta evidentemente estraneo a Karamilla.»

«È stata gentile anche con te, fratello? Per questo la difendi con tale veemenza?» Karamilla abbandonò il dramma all'istante, allungando un sorriso da vipera. «Li ho visti con i miei occhi, madre. Donzella Chloe corteggia Edvokin come una ragazzina. Che sorrisi gli rivolge! Che sguardi lascivi! E come vanno d'accordo!»

«E quando l'avresti visto, se non sei stata con noi più che una manciata di minuti al di fuori dei pasti?» disse Mari, lanciandole uno sguardo di sfida. «Zia, ho trascorso insieme a Chloe quasi tutto il mio tempo, e ti assicuro che Karamilla afferma il falso. Non c'è alcuna intesa tra lei e Edvokin, è solo uno stratagemma per denigrarla.»

«Oh, per favore!» Karamilla sbuffò una risata. «Dovremmo credere alle tue parole? Sappiamo tutti che pendi dalle labbra di mio fratello come una docile cagna, scodinzolando a ogni suo comando. Cosa non faresti, per averlo tra le tue gambe!»

Mari scattò in piedi, paonazza in viso. «Tu! Schifosa, lurida—!»

«Come osi rivolgere simili oscenità a mia figlia?» disse Olga.

«Come osa tua figlia accusare in tal modo la mia!» ribatté Jlenna, afferrando il polso di Mari per trattenerla. «È questa l'educazione che le hai impartito?»

«Proprio tu parli? Non mi pare che la tua educazione sia stata esemplare!»

«Fate silenzio entrambe!» tuonò Danika, e tutti tacquero all'istante. «Non dovreste litigare tra voi per motivazioni così futili. Volete che in città si chiacchieri di come siate incapaci di mantenere il contegno, alzando la voce per proferire insulti e nefandezze? E tu.» L'indice scheletrico si alzò a puntare Karamilla. «Non dovresti aizzare una sorella contro l'altra, né accusare gratuitamente i tuoi parenti.»

«Me? Rimproveri me? E su quanto ha detto Brycen finora non hai nulla da dire?»

«Che tuo cugino si comporti in modo indecente non è una buona ragione per abbassarti al suo livello.» Danika indurì lo sguardo, e le sue figlie chinarono il capo in assenso. «Non mi stupisce che un uomo proferisca sciocchezze o mostri un atteggiamento pusillanime, ma è inappropriato e deludente che lo faccia una donna. Vale lo stesso per te, Maritruska: siedi composta e non sporcarti mai più la bocca con un simile turpiloquio.»

Mari serrò i pugni, il respiro così pesante che Brycen poteva sentirla sbuffare. Abbozzò un sorriso forzato e si abbandonò di nuovo sul divano, seppur rigida e nervosa, tormentando la stoffa azzurra della gonna tra le dita. Karamilla restò invece a boccheggiare per qualche istante, poi si voltò verso Brycen. L'odio lampeggiò nei suoi occhi dorati, nutrimento di una rabbia tale da arrossarle il viso.

«Tutto questo è assurdo!» sbottò, alzandosi in piedi. «È mio cugino che sta decantando una follia dietro l'altra, e io non ho intenzione di ascoltare una parola di più. Me ne vado!»

«Karamilla, aspetta» la chiamò Brycen. «Non risolveremo alcunché se ci limitiamo ad abbandonare le conversazioni. Aspetta!»

Karamilla lo fissò con il fiele negli occhi, poi si voltò. Marciò verso la porta, sbattendo i piedi a ogni passo fino a defilarsi nel corridoio.

«Mia figlia ha ragione. Tutto questo è inappropriato, specie per dei bambini.» Olga si issò dal divano. Fece cenno a suo marito Liev di imitarla e afferrò Sevre per un braccio, obbligandolo a seguirla verso l'uscita.

Edvokin però fu più veloce. Corse a frapporsi tra sua madre e la porta, afferrando gli stipiti tra le mani per impedirle il passaggio.

«Edvokin, questo non è il momento per i tuoi scherzi!»

«Mai stato più serio, madre.»

«Io vi ho chiamati qui, a me spetta congedarvi» disse Mari. «È troppo chiedere quantomeno di ascoltare mio fratello fino alla fine del suo discorso?»

«Sì, se la sua intenzione è quella di continuare simili dichiarazioni blasfeme!» Olga indurì l'espressione, drizzando le spalle nell'ergersi di fronte a suo figlio. «Esigo che liberi immediatamente il passaggio, Edvokin. Te lo ordino come madre.»

Lui non si mosse. Serrò la presa sugli stipiti con maggior vigore e restò immobile a fissarla, senza vacillare neanche quando il viso di sua madre assunse sfumature scarlatte di rabbia e vergogna.

«Basta così! È inaudito che debba riprendervi una terza volta» sentenziò Danika, le braccia tremanti nel sorreggere il suo peso mentre si alzava dalla poltrona. «Ubbidisci a tua madre, Edvokin. E lega quei capelli. Sei stato viziato fin troppo, ed ecco il risultato. Quanto a te, Brycen, non credere di non meritare rimproveri. La riunione è da considerarsi conclusa, siete tutti liberi di abbandonare il salone eccezion fatta per mio nipote. Parlerò io con lui.»

Brycen serrò le labbra in una linea dritta, lo sguardo perso a fissare un punto vuoto della stanza. Sentì gli occhi pizzicare, il petto stringersi di una delusione che infilzava coltellate tra le costole. I suoi parenti si alzarono, muovendosi verso l'uscita in borbotti e sghignazzi, ma non c'era niente che potesse fare per fermarli. La parola della Matriarca era definitiva. Si era preoccupato delle increspature, ma il suo sasso non avrebbe neanche raggiunto l'acqua.

Come poteva sperare di convincere qualcuno se non riusciva a farsi ascoltare neppure dai suoi familiari? Erano gli unici su cui aveva qualche leva da sfruttare, con cui poteva permettersi di tentare quell'approccio senza correre troppi rischi. Proclamare quelle parole fuori da casa Metsiz sarebbe stato pericoloso, le conseguenze...

Brycen trasalì. Fece cenno a Edvokin di restare immobile, poi si voltò verso Danika. «Se non avete intenzione di prestare ascolto a ciò che ho da dire, allora mi premurerò di annunciarlo in città.»


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