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Da workingclasscheroine

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Quando Paul arriva all'Universitร  di Cambridge, il suo obiettivo รจ quello di far scorrere tutto liscio fino a... Altro

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
12. The Backs
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
15. The Lunch Date
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
21. The Red Skirt
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
34. The Invisible Charybdis
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The Catkins๏ฟผ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
55. The Water Strider
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

61. The Ghost of Christmas Past

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Da workingclasscheroine

Aspetto qualche minuto, prima di uscire dal bagno.

È come tornare al liceo: la ragazza che ho trascinato in una stanza che si raccomanda di uscire almeno un quarto d'ora dopo di lei, l'adrenalina che segue al fare qualcosa di segreto e probabilmente sbagliato.

Ma non c'è una ragazza, stavolta.

Ci sarà Churchill con i capelli ancora spettinati dalla stretta delle mie dita, i suoi occhi che brillano sotto il riflesso argenteo della luna e i primi due bottoni della camicia slacciati.

Mi sorriderà, nel vedermi arrivare, il suo braccio che si incastra immediatamente sulle mie spalle, e mi sfilerà dalla bocca la prima sigaretta che tenterò di accendere.

Non so come fai a fumare questa merda, commenterà, la Winston che pende dalle sue labbra e io altrettanto.

Sento gli angoli della bocca tirare verso l'alto, la mia espressione che si riflette nello specchio e mi fa sorridere ancora di più.

Non riconosco il ragazzo che ricambia il mio sguardo, e forse per questo mi è così facile sorridergli.

I suoi occhi brillano di un verde intenso sotto la luce accecante dei neon, le sue guance sono più rosee di quanto le mie siano mai state.

È sempre stato questo, il mio aspetto?

Lo guardo ancora, questo sconosciuto che certamente non può essere Paul McCartney, e sento di provare dell'affetto per lui.

Il sorriso che ha stampato in volto lo fa sembrare più piccolo di quel che è, di gran lunga più innocente, magnificamente più felice.

E non riesco ad odiarlo.

Distolgo lo sguardo prima che l'incantesimo si rompa, perché io conosco il buio e lo sporco e il tormento che perseguitano quel ragazzo, e che sono destinati a raggiungerlo ancora. Sempre.

Ma ancor più forte di questi pensieri, di nuovo, l'immagine di Churchill che mi aspetta -impaziente, mi rimprovererà di averci messo troppo- a lenire ogni sensazione negativa, come unguento sulle ferite.

Neanche trovarmi davanti il bel volto di Stuart Sutcliffe, non appena fuori dalla porta del bagno, riesce a far vacillare il mio sorriso.

Lui sussulta, invece, e allarga immediatamente le mani in un gesto di istintiva difesa.

"Ehy" lo richiamo, seppur malvolentieri. "Mi dispiace, va bene? Non dovevo reagire in quel modo"

"No, infatti" concorda. Tormenta con le dita la collanina che porta al collo, ed è evidentemente teso. "Non dovevi e non ce n'era nessun bisogno, in ogni caso. Non c'è mai stato"

"Ho esagerato" ammetto, tendendogli una mano. "Tutto ok?"

Mi rivolge un accenno di sorriso, un'espressione a metà tra la benevolenza e il bieco fastidio, e incrocia le braccia al petto.

"È esattamente questo a cui mi riferivo" commenta, sarcastico. "Tu non capisci. Non c'entro io. Non ce n'era bisogno e basta. Per lui ci sei solo tu, sempre. È così evidente che fai venire voglia di prenderti a schiaffi"

Combatto l'istinto di sorridere mentre mi stringe la mano.

"Non sei poi così male, Sutcliffe" concedo, strappandogli una mezza risata.

"Neanche tu" ammette a sua volta. "Almeno quando non cerchi di pestarmi. Sei solo terribilmente stupido"

"Sta' alla larga dal mio amico e non credo avremo problemi" gli consiglio, ma con una certa leggerezza.

"Brian mi aspetta al nostro tavolo" risponde, sullo stesso tono. "Le cose vanno bene, sai. Non avrei fatto niente. E, comunque, siete già in troppi anche senza di me"

Mi lancia uno sguardo di sincera simpatia, un'ombra di preoccupazione sul viso.

"Prenditi cura di-"

"Certo" lo interrompo. "Lo faccio sempre"

Sorride.

"Prenditi cura di te" completa. "È questo che volevo dire"

Una lieve pacca sulla spalla, e sparisce dietro la porta del bagno.

Churchill non è solo, quando lo raggiungo.

Phineas ha tutta l'aria di essere nel mezzo di una delle sue ramanzine, Shiva accanto a lui che annuisce a ogni sua pausa. E Churchill resta tra loro, a braccia incrociate e con la schiena contro il muro, e alza ripetutamente gli occhi al cielo.

"Hey" li saluto, picchiettando l'indice sul pacchetto per estrarne una sigaretta. "Cosa mi sto perdendo?"

"La Santa Inquisizione" commenta Churchill. Il suo braccio destro mi si allaccia attorno al collo, le sue dita mi sfilano dalle labbra la sigaretta ancora spenta. "I nostri amici hanno paura che finiremo per spaccarci la faccia a vicenda"

"Abbiamo una curiosa tendenza a farlo, in effetti" concordo, strappandogli un sorriso divertito.

"Vedete?" mi contraddice poi, stringendo la presa attorno alle mie spalle. "Tutto ok. Due cuori e una capanna"

"È davvero tutto ok?" si assicura Phineas, con un sospiro rassegnato e gli occhi che rimbalzano tra noi.

"Davvero" confermo, accostando la fiamma dell'accendino al viso di Churchill perché possa accendere la sigaretta.

"Siete estenuanti, lo sapete?" commenta Shiva, a metà tra il rassegnato e il divertito. "Come cazzo si fa a tenere il passo?"

Un sorriso da parte di tutti, che si tramuta presto in una risata complice. Persino Phineas, alla fine, si concede uno sbuffo divertito.

"D'accordo, ci siamo stancati di fare da balia a voi due" scherza, alzando la birra in aria come in un brindisi. "Staccatevi la testa o adottate un bambino. O tutte e due le cose, se preferite. Voglio solo ubriacarmi in pace"

"Non un bambino, per favore" ride Shiva, facendo cozzare la propria bottiglie contro quella di Phineas. "Non so bene cosa pensare di te, Cass, ma sono certo di non volere un piccolo Churchill tra i piedi"

"Per tua informazione, baby George, i bambini mi adorano"

"Certo che sì" concordo, divertito. "Sei uno di loro"

Churchill mi rifila uno spintone, il suo braccio ancora ben saldo sulle mie spalle.

"Non so come fai a fumare questa merda" commenta poi, esalando il fumo verso l'alto.

Sorrido.

Mi concedo di vivere a pieno questo momento, di godere della compagnia dei miei amici, della vicinanza del ragazzo più straordinario che abbia mai conosciuto.

Mi abbandono contro il corpo di Churchill, senza neanche accorgermene, ma nessuno sembra fare una piega: è il mio posto, questo. Accanto a lui.

Lo è da sempre, nonostante i miei stupidi tentativi di mascherarlo, e tutti ne sono coscienti.

La mia evidente gelosia nei confronti di Stuart, il malcelato rancore nei confronti di Cyn, la stupida invidia che provo quando Phineas o Shiva mi raccontano qualcosa di lui che ancora non so.

E ancor prima: Churchill e Jane insieme, l'infantile paura di essere stato sostituito, il sollievo inspiegabile che era seguito nell'accorgermi che, invece, ero arrivato in tempo.

Lo avevo appena conosciuto, allora, ma già sapevo quale fosse il mio posto: mai troppo lontano da lui.

"Vado a recuperare il mio maglione" mormoro, allontanandomi delicatamente dalla sua stretta.

Annuisce distratto, senza badarmi troppo, la sua attenzione del tutto assorbita dal botta e risposta che Phineas e Shiva stanno portando avanti.

Jane Asher è troppo diretta, a tratti spietata, ma su una cosa ha certamente ragione: Churchill ha troppo potere su di me. E questo, un giorno o l'altro, mi spezzerà il cuore.

Ripenso alla raccomandazione di Stuart. Prenditi cura di te. Al suo commento sarcastico. Siete già in troppi anche senza di me.

Nonostante l'improvvisa freddezza tra noi, Cyn è ancora mia amica. Ed è del tutto innocente.

Raccontale di come ti ho fatto venire, di come mi hai supplicato perché accadesse.

Un'ondata di senso di colpa che mi lascia senza fiato.

È per questo che la respingo, realizzo. Mi sto creando una giustificazione.

Come se tenerla lontana potesse darmi un qualche tipo di assoluzione, io continuo ad accoltellare il nostro rapporto nella speranza di soffocare le mie colpe.

Sarebbe più facile, se lei fosse cattiva. Se se lo meritasse.

Ma non lo è.

Non è cattiva. Non se lo merita.

E allora ho dovuto raccontarmi una nuova storia, modellare la realtà in maniera tale da renderla ciò che volevo disperatamente che fosse.

Cyn che si getta tra me e un potenziale aggressore, pur di difendermi.

Cyn che mi legge i suoi racconti solo dietro la promessa di non parlarne con nessuno.

Cyn che ride dietro a una tazza di the e mi allunga l'ennesimo libro.

Cyn che canta David Bowie a squarciagola, i suoi capelli d'oro che si sfilacciano nel vento.

Cyn che mi passa i suoi appunti, una marea di evidenziatori che si sparge sul nostro solito tavolo in biblioteca.

Cyn che mi confessa di voler fuggire.

Cyn che mi confessa di starsi innamorando.

Del ragazzo che io ho baciato. Del ragazzo che mi ha baciato.

La parte più egoista di me continua a ribellarsi, continua a ripetermi che ne abbiamo bisogno.

Abbiamo bisogno di Churchill.

Più di quanto ne abbia bisogno lei, più di quanto chiunque possa aver bisogno di qualcun altro.

È più difficile di così, però.

Se il pensiero di essere egoista nei confronti di Cyn mi riesce tristemente facile, immediato, con Churchill è diverso.

Jane ha commesso un solo errore, nella sua valutazione: mi ha sottovalutato.

Ha voluto fermamente credere nel fatto che Church fosse capace di spezzarmi il cuore, ha identificato in lui il pericolo principale.

È una cosa che fanno tutti, questa.

Credermi inoffensivo, meritevole, bisognoso.

Anche Churchill ha commesso lo stesso errore, stralci dei nostri primi momenti insieme che mi affollano la mente.

"Stai già facendo grandi progetti, Amy" mi schernisce, "Attenta, o potrei spezzarti il cuore".

"O potrei spezzartelo io" ribatto, divertito "Non capisco perché sottovalutare questa opzione"

Ma io posso fare ben più che spezzare il suo cuore, ora lo so con certezza.

Posso distruggerlo.

E lo farò.

Continuo a nascondere questa consapevolezza, continuo a fingere che non esista, lo stringo contro di me nella speranza di poter diventare qualcun altro. Cassius di cui lui non ha paura, verso cui prova dell'affetto.

E vorrei poter essere solo questo.

Ma il Paul McCartney che credevo di poter abbandonare ad Oxford è ancora con me, mi segue ad ogni passo, e non ha intenzione di mollare la presa.

Lascialo andare, mi ripete, non appena ci vede avvicinarci troppo. Sai che non lo meriti. Sai che lo stai condannando.

E forse Paul, nonostante tutto, è una persona migliore di quanto lo sia Cass, perché Cass non fa che rispondere: solo un altro po'. Non ancora. Dammi più tempo.

"Paul!"

Sussulto.

Un nome e una voce che appartengono a un altro luogo, a un altro tempo.

E se il destino esiste, cazzo, questa è sottilissima ironia.

"Che ci fai qui?" chiedo, laconico, afferrando il mio maglione.

"Non mi hai lasciato granché scelta" risponde lui, il fantasma di un Natale passato. "Non rispondi ai miei messaggi"

"Permettimi di spiegarti come funziona, fratellino" sibilo, mentre la lana mi copre ancora gli occhi. "Quando qualcuno non ti risponde, probabilmente, il sottotesto è che non abbia voglia di parlarti"

"Ma tu sei mio fratello" ribadisce Mike, sullo stesso tono. "E non hai mai voglia di parlarmi"

"Ottima deduzione"

"Sono qui da stamattina" mi rimprovera. "Ho passato l'intera giornata a cercarti, non avevo idea di dove cazzo fossi finito-"

"Mi hai trovato. Ora torna a casa" ordino, senza pensare, mentre tento di superarlo.

Le sue dita mi artigliano una spalla, frenandomi sul posto.

"Così potrai chiamarmi non appena avrai preso troppe pillole?" chiede, e i suoi occhi sono colmi di una rabbia che non gli appartiene. "Perché è così che fai, tu"

Resto immobile, congelato dall'orrore e dalla sorpresa, il cuore che mi rimbomba nel cervello fino ad assordarmi.

"Hey"

Un braccio che mi si incastra sulle spalle, costringendo Mike a mollare la presa, gli occhi di Churchill che cercano immediatamente i miei.

Non sono mai stato così felice di vederlo.

"Questo tizio ti sta creando problemi?" chiede, la sua voce calma e vagamente minacciosa.

"Sono suo fratello" risponde Mike, al mio posto, lanciandogli un'occhiata di fuoco.

"Questo non risponde alla mia domanda" ribatte Church, sullo stesso tono.

"Non abbiamo finito" borbotta l'altro, incrociando le braccia al petto. "Perché non vai a prenderti una birra?"

"Non ci conosciamo ancora, amico" concede Churchill, sarcastico. "Ma lascia che ti anticipi qualcosa su di me: non sono un tipo che accetta ordini"

Mike gli rivolge uno sguardo di pura antipatia.

"Sei di troppo" sentenzia, raddrizzando le spalle in quel modo insicuro che ha di mostrarsi più grande. "Sono cose personali"

"Non dovresti urlarle in un pub, allora"

Lo ha sentito.

La consapevolezza mi si schianta addosso come un treno merci, lasciandomi senza fiato.

"Va tutto bene" mi ritrovo a dire. Tossisco, tentando di mantenere ferma la voce. "Stiamo solo parlando"

L'intera situazione mi dà la nausea.

Churchill mi sfiora appena con lo sguardo, troppo impegnato a fulminare Mike, e forse è meglio così: non sarei capace di gestire le domande che affollano i suoi occhi, ora.

"Church" sussurro, ancora. "Per favore, lasciaci soli. È tutto ok"

Il suo braccio abbandona le mie spalle, un'improvvisa sensazione di freddo che mi percorre la spina dorsale, in un brivido.

"Sono fuori, se hai bisogno di me" concede, lanciando un'ultima occhiata minacciosa a mio fratello.

Mike lo guarda andare via, con la mascella serrata e il viso trasfigurato dalla tensione, ma la sua espressione muta immediatamente, non appena incontra la mia.

La rabbia lo abbandona in un istante.

"Mi dispiace" mormora, mentre i suoi occhi si riempiono di lacrime. Li alza al cielo, nello sforzo di non piangere, e questo stupido istinto -non piangere, mai, di fronte a nessuno- mi è così familiare che vorrei abbracciarlo.

Ma non ci riesco.

"Dio Santo. Non so perché lo ho detto, Paulie"

Si passa una mano tra i capelli, nervosamente.

Sono troppo lunghi, dovrei prenderlo in giro per questo. Dovrei dirgli che sembra un idiota, minacciare di tagliarglieli nel sonno.

Perché non riesco a dire niente?

"Ero così preoccupato. L'unico modo di avere notizie di mio fratello era chiamare il suo fottuto dormitorio. E sapevano dirmi solo che eri vivo" singhiozza, in un pianto privo di lacrime. "E sai qual è la cosa triste? Che mi bastava. Era la risposta di cui avevo bisogno. Cazzo"

Si passa il bordo della manica sul naso, per asciugarne l'umidità, e so che ora dovrei sgridarlo.

La mamma lo avrebbe sgridato: rovinerà il suo bel cappotto nuovo.

Di' qualcosa. Qualsiasi cosa.

"Quella sera ero alla stazione di Cambridge, quando la custode mi ha richiamato per dire che stavi bene, che eri tornato a casa. Dopo la nostra telefonata ero salito sul primo treno. E ho passato l'intero tragitto a sperare che sarebbe bastato. Mi dicevo Ti prego, fa che io sia in tempo"

Vomita altre parole, Mike.

Tutto quello che non ha mai avuto il coraggio di dirmi, tutta la paura e il dolore che ha sempre cercato di risparmiarmi.

"Avrei voluto vederti, quella sera. Ma è come hai detto tu: quando qualcuno non ti risponde, probabilmente è perché non vuole parlarti. Così ho fatto il tragitto al contrario. Ho fatto come volevi tu. Ti ho lasciato spazio. Ho aspettato che ti facessi vivo" elenca, la voce roca e gli occhi arrossati dalle lacrime trattenute. "Ma sembra che a te non interessi un cazzo. Di niente. Non ti interessa di me, e tantomeno di papà. E non è giusto, Paul. Non è giusto per niente"

Prende fiato, mi lascia qualche secondo di pausa perché io possa giustificarmi, difendermi. Ma ancora: non ho niente da dire. Non riesco ad aprire bocca.

"Io sono condannato a volerti bene" mi accusa, con un rancore che non credevo potesse appartenergli. "Perché invece per te è così facile odiarmi?"

Ed è questa rabbia, questo terribile risentimento che trapela dalle sue parole, a sbloccarmi.

"No" scuoto la testa, allungo le mani per stringermelo contro. "No. Non è così"

Lascio che pianga, finalmente, riparato dal nascondiglio offerto dalla mia spalla.

"Mi dispiace, Mike" sussurro, sforzandomi a mia volta di trattenere le lacrime. "Mi dispiace per tutto"

"Perché mi fai questo?" singhiozza, disperato, le sue dita che mi si artigliano addosso. "Perché continui a farmi del male?"

"Dio, Mikey" mormoro, ancora, incapace di trovare le parole giuste. "Mi dispiace. Non ti odio. Io non-" mi sforzo di scegliere quelle migliori, "Io non so cosa fare. Sono stato così egoista. Lo sono sempre stato"

"Mi dispiace per quello che ho detto" sussurra lui, contro la mia spalla. "Davvero. Mi è uscito fuori senza che potessi fermarmi"

Mi chiedo cosa stiano pensando le persone intorno a noi, nel vedere questi due ragazzi avvinghiati e sull'orlo delle lacrime, ma per una volta non mi interessa.

"Eri arrabbiato" concedo, a bassa voce. "Lo capisco. Lo sarei anche io"

"Torna ad Oxford" mi supplica, di getto. "Ho la macchina a pochi minuti da qui"

Non so quale sia la mia espressione, al momento, ma i suoi occhi si rabbuiano all'istante.

"Solo per qualche giorno" specifica, "Ti prego. Abbiamo bisogno di una famiglia. Tutti noi"

"Non farò guidare il mio fratellino in piena notte" lo rimprovero, allontanandolo da me. "Resta da noi in hotel, stanotte. Ripartirai domani"

Mi prendo un attimo, prima di proseguire.

"Ed io verrò con te"


Note

Chi non muore di rivede.

Vi lascio alle vostre macchinazioni sul passato di Cass 🤪🤪

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