Bluebird

Bởi Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... Xem Thêm

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 58 - Vocazione
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 61 - In principio fu il buio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]

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Bởi Mari_Blackstar

«Non sarebbe meraviglioso poter fermare il tempo?»

Chloe si strinse al fianco di Brycen, la testa posata sul suo petto. Lui sorrise, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli per accarezzare la spalla nuda. Se il suo Naru gli avesse permesso di congelare anche il tempo, quella sarebbe stata un'ottima occasione per farlo: conversare con Chloe era ancora più piacevole dopo aver fatto l'amore. Nell'ultimo mese avevano trascorso insieme molte notti, eppure quei momenti sembravano sempre troppo brevi. Brycen avrebbe fatto di tutto per rosicchiare qualche minuto in più con lei, avvolto da un benessere tale che il mondo intero sembrava essere in pace.

«Un'idea senza dubbio gradevole... Temo però che si rivelerebbe controproducente a lungo termine» disse, sfiorando la testa di Chloe in un bacio leggero. «I Naru che manipolano il tempo richiedono un livello di concentrazione elevato, perciò non sarebbe possibile fermarlo per svolgere attività troppo complesse. Nessuno di loro può agire durante il sonno, il che vorrebbe dire accumulare ore di veglia senza poter usufruire del giusto riposo, affaticando mente e corpo. Inoltre, poiché il tempo continua a scorrere per il Dotai, più fa uso delle sue capacità e più rapidamente invecchia.»

«Non è quello che intendevo...» sospirò Chloe, stropicciando le labbra in una smorfia. «Dimentica i limiti dei Naru: mi piacerebbe avere la capacità di mantenere il presente inalterato.»

«Credevo che il concetto di cambiamento fosse sacro, per voi heikun.»

«Lo è perché così funziona il mondo: è necessario, ma non è detto che sia sempre bello. E se per assurdo si potesse cambiare l'essenza stessa della realtà... Se dovessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di vivere così per sempre.»

«Desiderio interessante, ma pericoloso» ragionò Brycen, rigirandosi i suoi capelli tra le dita. Era più piacevole che tormentare la catenella dell'orologio da taschino. «Ogni proiezione sul futuro diverrebbe inaccessibile e ogni progetto per raggiungerlo sarebbe vano, sicché ci troveremmo a vivere senza uno scopo. Resterebbero immutate tanto le gioie quanto le sofferenze, ma verrebbe meno la possibilità di sperare in qualcosa di meglio.»

«E così la preoccupazione che possa accadere qualcosa di peggio» ribatté Chloe. «Mi andrebbe bene. Sapere che non perderò ciò che ho adesso mi è sufficiente, a costo di sopportare in eterno anche tutto il resto.»

«Mi correggo, allora: è un desiderio bizzarro.»

«A me sembra equilibrato.»

«È davvero necessario che lo sia?» Brycen raggiunse la sua mano e intrecciò le dita con le sue, stringendole al petto. «Siamo già entrati nell'ambito dell'assurdo, perciò non è necessario sottostare alle costrizioni imposte dalla realtà. Se dobbiamo sognare qualcosa di impossibile, perché distruggere soltanto alcuni dei modelli logici che lo rendono tale? Abbattiamoli tutti. Spingiamo la nostra immaginazione più lontano, aspirando alla perfezione.»

«La perfezione funziona come Assoluto solo a livello concettuale, altrimenti è un paradosso.»

Brycen arricciò il naso. «Opinabile.»

«Ed ecco il paradosso: la perfezione non dovrebbe essere opinabile per definizione.»

Un sorriso tronfio distese le labbra di Chloe. I suoi occhi brillarono di una provocazione giocosa, intrigata, che strappò a Brycen un soffio ilare. Dea, poteva amarla più di così?

«D'accordo: sorvoliamo sulla semantica, per il momento. Torniamo sul tuo desiderio equilibrato» disse Brycen, e l'ironia con cui aveva marcato il termine gli costò un'occhiataccia da parte di Chloe. «Posto per assurdo che sia possibile mantenere inalterato il presente, la condizione logica a cui è sottoposto è che tale presente sia verosimile, dunque realmente concretizzabile prima di essere fermato. Consapevole di ciò, sei certa di voler esprimere questo desiderio adesso? Il presente attuale è davvero la tua massima aspirazione?»

Chloe scrollò le spalle, abbandonando di nuovo la testa sul suo petto. «È un buon presente: sono in salute, ho un fidanzato meraviglioso, amici che mi vogliono bene, un appartamento mio e un lavoro che mi piace.»

«Non è mia intenzione sminuire l'importanza di un simile traguardo, ma... Chloe, il tuo appartamento è letteralmente una stanza. E quando parli di lavoro, ti riferisci a entrambe le tue occupazioni?»

«Non ho poi così bisogno di spazio» disse lei. «E scrivere su commissione non è così male.»

«È uno spreco della tua creatività e del tuo talento. Posso soprassedere sulla dubbia eticità della professione, ma rifiuto di credere che ti renda realmente soddisfatta. Vorresti dirmi che non preferiresti portare avanti le tue idee e pubblicare i tuoi romanzi?»

«Scrivo perché mi piace, non perché voglio farne un lavoro.» Chloe sospirò. C'era qualcosa di sbagliato nella sua voce, come un meccanismo inceppato; Brycen allungò il collo e si sporse in avanti, ma non riusciva a scorgere la sua espressione. «So che detesti le commissioni, ma se anche le abbandonassi non potrei dedicarmi alla mia scrittura e basta, dovrei trovare qualcos'altro.»

«Perché non lavorare come barista a tempo pieno, allora? È quello il lavoro che ti piace, non puoi negare che fare la scrittrice fantasma sia solo un ripiego.»

«Beh, non dipende da me. Il Nerea non ha bisogno di un'altra persona stabile.»

«E cosa ti vieta di cercare lavoro in un altro locale?» Brycen scivolò via dalla sua presa per voltarsi su un fianco, liberandole il viso dalle ciocche azzurre. «Sei un'esperta di cocktail e hai un talento con bottiglie e bicchieri da far invidia a un giocoliere Sehr, ma il Nerea chiude nella fascia oraria in cui potresti valorizzare maggiormente le tue doti. Inoltre, pur con le dovute eccezioni, la clientela media del bar è... singolare. Comprendo il tuo divertimento nel confrontarti con loro, ma ritengo che troveresti molto più stimolante l'ambiente di un caffè letterario.»

Chloe inarcò un sopracciglio. «Perché ho la sensazione che non siano i primi esempi che ti sono venuti in mente?»

«Non ho mai pensato al tuo lavoro al Nerea come qualcosa di permanente. Se devo essere sincero, mi sorprende che per te sia il contrario.»

«Mindy mi odierebbe, se la lasciassi da sola» disse Chloe, soffiando una risata leggera. Brycen aggrottò la fronte quando la vide sistemarsi a pancia in su, gli occhi rivolti al soffitto: stava evitando il suo sguardo?

«Terrebbe il broncio per qualche giorno, ma sarebbe la prima a darti il suo appoggio se decidessi di cercare un'occasione migliore» insistette Brycen. «Lei stessa è di passaggio: la sua esperienza al Nerea si concluderà quando avrà l'opportunità di aprire la pasticceria dei suoi sogni. Cosa che, a proposito, si scontra con il tuo desiderio del presente immutato: hai disdegnato un paradosso solo per crearne un altro.»

Chloe sbuffò, incrociando le braccia al petto. «Non era da prendere così alla lettera. Doveva essere una cosa carina, senza troppe riflessioni dietro.»

«Chloe, tu detesti le cose senza riflessioni dietro.»

«Non quanto le detesti tu, a quanto pare» si lamentò lei, piccata. «Perché ti infastidisce tanto? Qualcuno diceva che la vera felicità risiede nell'assenza del desiderio, se non ricordo male.»

«Qualcuno, sì. Qualcuno ritiene invece che la felicità si ottenga vivendo virtuosamente, qualcun altro pone l'accento sul disinteresse verso il mondo, qualcuno crede persino che sia solo una condizione momentanea nell'alternanza tra gioia e dolore. C'è chi dice che sia irraggiungibile e chi accusa come bugiardo chi dichiara di non aspirare ad essa: è un dibattito che non verrà mai chiuso, ritengo.» Brycen le sfiorò un braccio, accarezzandolo fino a raggiungere la sua mano. Cercò di farsi spazio per liberarla dall'intreccio delle braccia, avvolgendola con la sua. «Non credo che la tua sia una risposta sbagliata di per sé, ma sei tra le persone più distanti dall'atarassia che abbia mai incontrato. E non riesco a capire perché proprio tu, tra tutti, dovresti accontentarti.»

«Perché sono felice» Chloe rilassò i muscoli in un sospiro, accogliendo la stretta della sua mano. «Qui, ora, con te, sono felice. Sto bene così e non ho bisogno di nient'altro.»

Brycen serrò le labbra. Non erano le risposte che si aspettava di sentire da Chloe: quel tono rassegnato e privo di vigore non le si addiceva. Quel concetto era fuori posto tra le sue labbra, aveva il suono di una nota disarmonica che era impossibile ignorare. Sembrava sbagliato. Sembrava falso.

Forse Chloe era davvero felice, eppure Brycen sapeva che quella non era la verità. Non del tutto, non per lei. Chloe abbracciava a pieno il presente, trovando gioia e meraviglia nelle piccole cose, ma questo non le aveva mai impedito di sognare. Era lui quello ancorato al suolo da un raziocinio che scivolava troppo spesso nel pessimismo; lei era quella che lo spingeva a volare. Quella che avrebbe accettato di salpare alla scoperta dell'ignoto. Quella che avrebbe accolto un inverno uguale ai precedenti, ma che aveva desiderato la neve.

«Anch'io sono felice con te, Chloe. Lo sono perché, tra le altre cose, mi hai riconsegnato la speranza che avevo perduto: sei stata tu a spronarmi ad avere fiducia nel futuro, a insegnarmi come guardare al cambiamento con ottimismo. Perciò ti chiedo scusa, ma non accetterò una risposta che non ti appartiene.» Brycen si puntellò su un gomito per issarsi, lasciando che i capelli viola le sfiorassero le spalle di Chloe mentre cercava il suo sguardo. Dovette spronarla a concederglielo, accarezzandole una guancia con il naso e le labbra, fino a raggiungere la sua bocca. «Sei in grado di ipotizzare decine di possibili scenari di vita per ogni persona che conosci, vorresti farmi credere che non hai mai pensato a dove potrebbe portarti il tuo futuro?»

«Che posso dire? Forse ero troppo impegnata a farlo per gli altri.»

Brycen schiuse le labbra, ma quando cercò parole per obiettare non ne trovò nessuna. Se ne rendeva conto solo adesso: Chloe aveva scritto innumerevoli racconti che vedevano Brycen e i suoi amici come protagonisti, ma lei non era mai presente. Si perdeva in vaneggiamenti sulle vite altrui, ipotizzando su tutti i risvolti del loro futuro, eppure Brycen non riusciva a ricordare un singolo progetto a lungo termine che avesse dichiarato per se stessa.

E ora non poteva fare a meno di chiedersi la motivazione. Appagamento? Assenza di desiderio? No, quella era una sensazione che gli era fin troppo familiare: Brycen concedeva alla sua mente di sognare, ma di rado aveva il coraggio di affrontare quelle prospettive nel concreto, di sopportare il possibile fallimento.

Era più semplice convincersi di non volerlo affatto.

«Potresti rimediare adesso» suggerì Brycen. La vide abbassare gli occhi e la baciò di nuovo, posando la fronte contro la sua. «Non fraintendermi, Chloe: sono lieto che il presente ti renda felice. Essere soddisfatti con ciò che si possiede è un traguardo che pochi possono vantare, ma non devi condannare il tuo futuro all'oblio per questo. Non c'è motivo di rigettare a prescindere l'idea di un miglioramento.»

«Maggiore è il peso che poni sul piatto della bilancia, maggiore ne servirà per mantenerla in equilibrio» sussurrò lei. Suonava come un dogma heikun; Chloe li intonava con una sacralità che le induriva il tono, ma Brycen non ricordava di averlo mai sentito. «Credo di aver finalmente trovato il mio e... non vorrei lasciarmelo sfuggire. So che questo presente è qualcosa che riesco a gestire e che nonostante tutto mi fa stare bene, perciò lo accetto così com'è.»

«Ma noi siamo entrati nell'ambito dell'assurdo, ricordi? Abbiamo abbandonato la logica e viaggiamo nell'irrealtà dell'impossibile sin da quando hai espresso quel desiderio» disse Brycen, abbandonandosi sui cuscini al suo fianco. «Se anche ritieni non sia necessario rincorrere un futuro diverso, non è detto che tu debba astenerti persino dal sognarlo. Perciò considera la mia domanda sul piano ipotetico, se preferisci, dove ogni possibilità è soggetta solo alla nostra volontà e fantasia: cos'è che desideri davvero

Chloe appoggiò la testa sulla sua spalla, inspirando a fondo. Contemplò il soffitto così a lungo che Brycen pensò che non avrebbe mai risposto, poi le sue labbra si allargarono in un sorriso radioso.

«Viaggiare» disse, e sollevò un braccio come a voler afferrare l'intera Halka e stringerla tra le dita. «Mi piacerebbe andare ovunque, vedere il mondo. Vorrei conoscere molte più persone e imparare le loro usanze, assaggiare i loro cibi, sperimentare tutto ciò che riesco. Vorrei leggere più libri, vedere spettacoli, provare giochi, conoscere quante più cose la mia mente riesce a ricordare. Vorrei provare... ogni cosa. Ogni sensazione a cui riesci a pensare, vorrei farla mia.»

"Questa sei tu" pensò Brycen.

Ecco le risposte che si aspettava da lei. Ecco quello sguardo sognante che l'aveva fatto innamorare, quella spontanea vitalità che sembrava rendere possibile ogni cosa.

Sorrise, stringendola a sé. «Mi sembra un buon piano.»

«Lo spero: sei incluso in tutto questo, perciò dovrai fartelo andare bene» disse Chloe, ridendo. «Pubblicare un romanzo sarebbe grandioso, e ammetto che l'idea di lavorare in un caffè letterario mi stuzzica. Anche un bar in cui fare turni serali non sarebbe male, ma... Se devo essere sincera non lo definirei il lavoro dei sogni, capisci? Scrivere e fare cocktail sono le mie passioni, ma come mestiere punterei su qualcos'altro.»

«Ad esempio?»

Chloe esitò. Abbassò lo sguardo e rise, nascondendo il viso tra le mani. «Mi sarebbe piaciuto diventare una Monaca dell'Anima.»

Brycen strabuzzò gli occhi. «Una... Monaca?»

Guardò Chloe, immaginandola avvolta in vaporose vesti bianche e grigie, la lunga collana di perle heikun appesa al collo. Si sforzò di non trovare stravagante quell'immagine, ma era inaspettata: ciò che sapeva sui Monaci...

Non era molto, in effetti. L'ordine monastico heikun era difficile da inquadrare per chi non aveva una conoscenza profonda della cultura jiyana. Brycen sapeva che erano tutti legati alle divinità da un giuramento di devozione assoluta, ma faticava a comprendere il modo in cui i loro compiti religiosi si mescolavano a quelli civili. I Monaci non erano solo guide spirituali, ma svolgevano i più disparati ruoli nella società a seconda del loro ramo: non c'erano soldati a Jiyu, ma Monaci della Guerra; le città erano governate non da monarchi o politici, ma da Monaci della Diplomazia; i Monaci della Vita si occupavano di risanare le ferite fisiche, ai Monaci dell'Anima era invece affidato il benessere mentale.

Brycen aveva opinioni contrastanti in merito. Assegnare certe professioni ai Monaci, che perseguivano una condotta etica e morale strettamente in linea con la dottrina heikun, aveva contribuito alla prosperità di un paese che vantava la popolazione più produttiva, libera e pacifica dell'intero continente – o quantomeno era ciò che riportavano i testi.

Eppure l'influenza dei Monaci, pur promotrice di valori positivi, restava ambigua: legge, cultura, economia, politica... Ogni aspetto del paese era legato alla religione in modo indissolubile. Quella jiyana era una teocrazia differente da quella zimea, ma non si imponeva forse allo stesso modo? Dichiarava il libero arbitrio e accettava la diversità di ideologie e culti, eppure le istituzioni fondamentali del paese erano prerogativa dell'ordine monastico.

L'heikun rappresentava, di fatto, l'unica opzione che un jiyano avesse a disposizione. Un'opzione che, come Chloe gli aveva dimostrato, non veniva messa in discussione neanche a livello teorico: quando ne avevano parlato non gli era sembrata solo ostile, ma terrorizzata. Come se fosse peccato il solo porsi delle domande.

Quanti si trovavano nella sua stessa situazione? La popolazione jiyana era stata educata o costretta? Aveva assorbito la morale heikun o la seguiva solo perché gli era stata imposta? Il risultato era positivo, eppure Brycen si domandava se fosse sufficiente a giustificare i metodi con cui era stato raggiunto. A livello teorico Jiyu era l'utopia tanto osannata a Sayfa, ma a livello pratico non gli sembrava diversa da qualsiasi altra prigione.

«È troppo assurdo, vero?» Chloe ridacchiò, rigirandosi una ciocca tra le dita.

Brycen si accorse di aver corrugato la fronte e subito rilassò l'espressione, distendendo le labbra. «No, affatto. Il ruolo che svolgono ti si addice, credo che sarebbe perfettamente nelle tue corde. Il mio era banale stupore: una vocazione monastica era l'ultima risposta che mi aspettavo di ottenere, soprattutto vista la situazione.»

«Che situazione?»

«Quella attuale. Io e te, adesso. Così. Dopo aver... Insomma, guardaci: questo non è esattamente il contesto in cui...» Brycen spostò lo sguardo, sentendo il viso avvampare. La sua mente trovava ancora difficile elaborare quell'argomento sul piano razionale. Ricordare che lui e Chloe erano ancora nudi, abbracciati sotto le lenzuola dopo l'intimità che avevano condiviso... Gli risultava spontaneo finché restava una sensazione, ma l'imbarazzo tornava a scalciare nel petto quando diventava un pensiero. «Non metto in dubbio che saresti in grado di abbracciare il voto di povertà, e di certo possiedi la devozione agli Dèi che quello di obbedienza richiede, ma riguardo alla castità...»

«Dèi, no!» Chloe scoppiò a ridere, così forte che Brycen sentì l'imbarazzo bruciare più forte sulle guance. Affondò il viso contro il suo petto e rise di gusto, finché l'ilarità non scemò abbastanza da permetterle di parlare. «Povertà, obbedienza e castità sono i voti di Rinuncia, li osservano solo i Monaci della Preghiera. Tutti gli altri non hanno restrizioni a riguardo: non solo possono fare sesso, ma anche avere figli e formare nuclei familiari. Oh, Dèi... Non vedo l'ora di raccontarlo a Mindy. La castità!»

Rise di nuovo, agitando le gambe sotto il lenzuolo. Brycen sbuffò, ma il suono della risata di Chloe era così cristallino e puro che si ritrovò a piegare all'insù gli angoli delle labbra, sentendo il petto più leggero.

«Ammetto che questa precisazione rende l'eventualità meno sorprendente» disse Brycen. «Cosa ti ha spinto a prendere in considerazione questa scelta?»

«Ho avuto modo di conoscere un Monaco dell'Anima, qualche anno prima di trasferirmi a Sayfa.» Chloe abbassò lo sguardo, stropicciando il lenzuolo tra le dita. «Era molto diverso da ciò che mi aspettavo, ma in modo positivo: avevo sempre sottovalutato quel ruolo, prima di lui. Non comprendevo perché qualcuno dovesse avere bisogno di loro se non a causa di una vera e propria malattia mentale. Credevo che le cose fossero più lineari, al tempo: che ci fosse una sola risposta per ogni domanda, che ogni situazione scatenasse solo e soltanto una specifica emozione.»

«Viveva al Tempio che sorgeva vicino casa tua?» ipotizzò Brycen, cercando con cautela le sue dita. «O per conoscere intendi come paziente?»

Chloe ritirò la mano. Sistemò alcune ciocche dietro le orecchie, poi la abbandonò lungo il fianco. «Anche vivere nei Templi è un obbligo solo per i Monaci della Preghiera. Non oso immaginare quante altre sciocchezze sugli heikun abbiano scritto nei libri!»

«Ho sempre trovato confuso il modo in cui veniva trattato l'argomento, in effetti» disse Brycen, abbozzando un sorriso. Chloe aveva dimenticato la domanda o quello era il suo modo per rispondere? Se aveva escluso la prima opzione... «Dunque questo Monaco ti ha ispirata a seguire le sue orme.»

Chloe annuì. «Osservandolo ho capito quanto l'aiuto dei Monaci dell'Anima possa far bene alle persone. Sanno rimettere il controllo della tua vita nelle tue mani. Sono davvero in grado di risanare un'anima, anche quando sembra perduta. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto essere come loro, come lui. Mi sarebbe piaciuto essere utile allo stesso modo.»

«Perché non l'hai fatto? Esiste un limite d'età per prendere i voti?»

«No, ma...» Chloe lasciò morire quell'obiezione in un soffio. Lasciò vagare lo sguardo in un silenzio pesante, dal sapore innaturale. Brycen aveva imparato a distinguerli, a riconoscere quelli che non gli era concesso toccare. «Non posso diventare Monaca dell'Anima se vivo a Sayfa.»

«Ma potresti studiare psicologia. Mi rendo conto che non sarebbe la stessa cosa, ma da quanto ho letto è la professione che più ci si avvicina. L'hai mai presa in considerazione come possibilità?»

«Sbaglio o abbiamo abbandonato la conversazione ipotetica?»

«Dico sul serio, Chloe. Saresti ancora in tempo per farlo, se volessi, e non si può negare che tu abbia una certa predisposizione.»

«Sarebbe bello.... Ma era solo un'idea come un'altra, non darci troppo peso. Se dovessi provare tutti i lavori che mi piacerebbe fare, dovrei cambiarne uno al mese!» Chloe liberò un soffio ilare. Le dita si strinsero attorno al lenzuolo, tormentandone i lembi. «Direi che adesso è arrivato il tuo turno, io ho parlato fin troppo. Cos'è che desideri tu?»

Brycen scrutò la sua espressione, cercando crepe nel sorriso in cui aveva piegato le labbra, ma non trovò che curiosità in quegli occhi neri che ora lo fissavano senza fuggire. Era davvero serena? A lui la discussione non sembrava conclusa.

Sospirò. La strinse a sé e le baciò la fronte, concedendole quella tregua. «Sai già la risposta: vorrei concludere i saggi a cui sto lavorando, dare un significato tangibile a tutti questi anni di studi e ragionamenti.»

«E tu sai già che non mi accontento mai della versione breve.» Chloe si sistemò meglio al suo fianco, il mento poggiato sul suo petto come una bambina in attesa di ascoltare una fiaba. Brycen si umettò le labbra, poi le distese.

«Vorrei pubblicare le mie riflessioni sulla Santa Velaj a Zima» disse, e suonava così folle che gli sfuggì una risata, ma il petto s'infiammò di una vitalità che si diffuse in tutto il corpo. Si nutrì del suo respiro e irruppe nella sua mente, strappando le parole ai suoi pensieri per portarle alla bocca. «Una simile rivelazione potrebbe distruggere le fondamenta della nostra religione, ma io credo che potrebbe invece rafforzarle. Gli insegnamenti che ci sono stati tramandati dalle Scritture, così come la vita della Santa Velaj stessa, sono stati fortemente fraintesi. Non parlo solo della possibilità che fosse una Dotai, ma di tutto il resto: più approfondisco gli studi sul suo conto, più mi soffermo sui testi sacri, più mi rendo conto che ci sarebbe così tanto da dire, così tante cose che la mia gente continua ad ignorare, troppo accecati dai dogmi che ci sono stati imposti per riuscire a vedere.

«Vorrei trascrivere questi ragionamenti nella speranza che possano essere utili a far crollare i limiti che la popolazione si è autoimposta, liberandola dal pregiudizio e dai timori che si trascina ormai da troppo tempo. Mi piacerebbe incoraggiare il dibattito, stimolare lo scambio di idee e il confronto attraverso un ragionamento logico, avvicinare i miei concittadini a una riflessione più profonda. Non perché sia nel mio interesse avere un ruolo in tutto questo, ma solo perché vorrei che accadesse. Magari con una zarina non ortodossa che apra le porte alla visione progressista e alle influenze di Sayfa: questo sarebbe un buon inizio. È utopico pensare di poter essere la scintilla di un tale cambiamento, ma nutro la speranza che possano quantomeno essere un tassello del domino che porterà Zima ad evolversi.»

«Non credo sia utopico: io lo trovo bellissimo.» Chloe soffiò un sospiro compiaciuto sul suo petto, allungando il sorriso. «Ne parli come se fosse qualcosa di insignificante, ma chi può dire come influenzerà il futuro? Magari non sarà domani, magari moriremo prima di vederlo, ma ogni azione ha la sua conseguenza nell'Equilibrio del Caos. È impossibile prevedere il suo flusso, perciò muoverci verso la direzione che vogliamo raggiungere è la cosa migliore che possiamo fare, anche quando ci sembra superfluo o inutile.»

«È ciò che spero.» Brycen si schiarí la voce, lasciandosi sfuggire un soffio ilare. «Noto che apprezzi nuovamente il cambiamento.»

Chloe arricciò il naso, offrendogli una linguaccia. «E poi, che altro?»

«Vorrei comprendere come sfruttare Subsidence per renderlo... utile. Ho come la sensazione che non riuscirò mai a concretizzare la mia filosofia sui Naru, se non riesco neanche a dare un senso al mio.»

«Dev'esserci per forza un senso? Se l'unico scopo della vita è semplicemente vivere, perché quello di un Naru non può essere solo quello della sua esperienza?»

«Questa è solo l'interpretazione di Mosher, ma ce ne sono molte altre altrettanto valide» disse Brycen. «Secondo Rulmar, ad esempio, la vita ha ragion d'essere solo in funzione della presenza degli altri e di come ci adoperiamo per aiutarli. Trovo che il suo pensiero si avvicini molto alle volontà di Beyled: dopo aver creato il mondo, lo ha affidato agli uomini affinché lo rendessero migliore secondo le proprie capacità e inclinazioni. Ritengo che chiedersi come poterlo fare sia la domanda che ogni Dotai – ogni persona – dovrebbe porsi, che creda o meno nella Dea Bianca.»

«Perciò credi che ci sia un qualche disegno divino, come i lucisti?»

«No, niente del genere» la rassicurò Brycen. Se Chloe si era impegnata per nascondere il suo fastidio, aveva fallito: il suo tono era sufficiente a suggerire quanto irritante fosse per lei quel concetto. «Non esiste alcun progetto. Beyled ha sacrificato la sua coscienza per creare la vita, ma l'ha plasmata in modo che progredisse da sé, senza necessità della presenza: ciò che ci ha lasciato è solo una vaga traccia della sua esistenza e la speranza che portassimo avanti ciò che lei ha iniziato, in modo che non lo lasciassimo morire.»

«Non è poi così distante dai precetti di Edoi e Hun» ammise Chloe in un soffio. Abbassò lo sguardo, disegnando cerchi leggeri sul petto di Brycen mentre si mordicchiava le labbra. «Siamo frutto dello scontro tra caos e ordine. Non siamo le pedine degli Dèi: l'unica cosa che ci viene chiesta è di mantenere l'equilibrio di cui siamo parte, ma non con la promessa di una ricompensa o la minaccia di una punizione, come per i lucisti. Edoi e Hun non sono altro che causa ed effetto: le sorti del mondo dipendono dalle nostre azioni come semplice conseguenza delle cose.»

"Karma" pensò Brycen.

I karmisti di Verlate ponevano l'accento sulla consequenzialità in modo più spirituale e astratto, ma era affascinante notare come due culture così distanti tra loro, prive di connessioni o influenze comuni, fossero giunte a sviluppare un'ideologia così simile.

«Però credevo che i Dotai facessero eccezione» disse Brycen. «Gli insegnamenti heikun non dichiarano che i Dotai siano prescelti degli Dèi, con lo scopo di servire la volontà di Edoi e Hun?»

«Tutti siamo chiamati a servire la volontà di Edoi e Hun» lo corresse Chloe. «I Dotai sono prescelti, ma dal caso: la ragione per cui si ottiene un Naru è la serie di coincidenze che l'ha reso possibile. Sta a noi decidere cosa farci e persino se usarlo o meno, secondo l'Assoluto della Volontà. Le nostre divinità non ci hanno dato un falso libero arbitrio, e certamente non incitano al martirio come—»

«Come i lucisti, sì. Sai, la Chiesa della Luce non è così terribile come credi; possiede molti aspetti positivi.»

«Sanno organizzare feste interessanti, questo glielo riconosco.»

Brycen gonfiò il petto in un lento sospiro, e il sorriso di scherno che aveva piegato le labbra di Chloe svanì all'istante. Si schiacciò contro il suo petto e borbottò delle scuse, il naso arricciato in una piccola smorfia.

«Se ci fossero più persone come Mindy o Sabrina tra i fedeli, sarebbe diverso... Ma la Chiesa non riesco proprio a sopportarla, e gli estremisti ancora meno. Mi spiace, ti toccherà sopportare le mie lamentele in eterno.»

«È sempre stato nelle mie intenzioni. Credevi non avessi pensato a noi, nei miei desideri?» Brycen le scostò la frangetta per accarezzarle il viso, perdendosi nei suoi occhi che non avevano mai perso la scintilla di cui si era innamorato. «Voglio più che sopportarti, Chloe: voglio sposarti. Qualunque futuro io provi a immaginare è sempre al tuo fianco, lamentele e paradossi compresi. Vorrei formare una famiglia con te, invecchiare insieme, avere dei figli. Spero di averne almeno due, perché vorrei che possano avere un rapporto come quello tra me e Mari, e vorrei essere per loro il genitore che mio padre non è mai stato per me.»

Il respiro di Chloe si mozzò in un sussulto. Schiuse le labbra, ma non venne fuori alcun suono; restò a fissare Brycen con occhi spalancati e un sorriso a metà che sembrava tener su a fatica.

Un brutto presentimento scivolò fin dentro lo stomaco, poi gli artigli della consapevolezza lo lacerarono. Quello era un discorso ordinario, a Zima: matrimonio e concepimento erano l'obiettivo sottinteso di ogni fidanzamento. Era stato naturale, per Brycen, prendere in considerazione l'idea – o quantomeno la speranza – di sposare Chloe sin dal giorno in cui le aveva confessato i suoi sentimenti. A Sayfa però le relazioni erano vissute più liberamente, mentre a Jiyu... non ne aveva idea, ma dubitava che la società jiyana imponesse simili obblighi.

Brycen sapeva che Jessica non aveva intenzione di sposarsi e Mindy non voleva avere figli, ma Chloe? Non si era mai espressa. Aveva detto di voler restare insieme per sempre, ma non aveva parlato di matrimonio. Chloe, che era stata dichiarata "la persona più romantica del continente" all'unanimità del gruppo, non aveva mai sfiorato l'argomento. E ora lo fissava con lo sguardo perso nel vuoto, l'espressione incastrata in un sorriso ambiguo e confuso.

«Non intendo dire che dobbiamo farlo subito.» Brycen trasalì, i muscoli tesi e il ventre che tremava per l'agitazione. «E non necessariamente. Insomma, non è un obbligo, era solo un'idea che... Non dobbiamo parlarne adesso, in ogni caso. Stavo solo... Chloe, se non è quello che vuoi, io—»

«E un gatto.»

Brycen boccheggiò, aggrottando la fronte. «Cosa?»

«Hai dimenticato un gatto.» Chloe gli punzecchiò il petto, picchiettando con l'indice ad ogni parola. «Ci sposeremo, avremo due figli e un gatto

«Quindi tu... Insomma... Ti sta bene?»

«Certo che sì!» Chloe rise, tirandosi su per strappargli un bacio. «Ma il gatto è una clausola fondamentale, mi rifiuto di continuare a vivere senza. I bambini lo adoreranno e lui adorerà loro, ma solo nel profondo: lo nasconderà dietro una spessa scorza d'odio, come ogni gatto che si rispetti. E mi riservo il diritto di volere più gatti.»

Brycen abbandonò la testa sul cuscino, sentendo i muscoli sciogliersi nella tensione che evaporava dal corpo. Si passò una mano sul viso e sbuffò una risata liberatoria, concedendosi di riprendere fiato.

«D'accordo, avremo almeno un gatto.»

«Mi piacerebbe che fosse grigio, a pelo lungo. Una nuvola soffice e maestosa. Adorerà prendere sulla veranda al primo piano, proprio di fronte alla nostra camera da letto.»

Brycen la guardò. La casa in cui viveva aveva un piccolo giardino, ma nessuna veranda. «Che si affaccia sul mare di Acamar, regalandoci ogni sera un meraviglioso tramonto.»

Chloe gli rivolse uno sguardo complice, allargando il sorriso. «I bambini ameranno la spiaggia e insisteranno per andarci ogni giorno d'estate. Avranno una camera dei giochi tutta per loro, così potranno divertirsi anche in casa, e tanti libri da sfogliare. La libreria sarà così grande da far impallidire la tua: una stanza enorme – no, un intero piano!»

«Ottima idea. Potremmo anche considerare l'idea di uno spazio comunicante tra soggiorno e cucina: in questo modo potresti ammirare i fornelli da una distanza adeguata, dato che ti sarà proibito avvicinarti.»

«Bry, questo è crudele! Non sono così pessima.»

«Per la sicurezza di tutta la famiglia, è preferibile che sia io a cucinare.»

«E se tu non fossi in casa?»

«Assumeremo un cuoco personale.»

Chloe sembrò rifletterci su, poi allargò un sorriso furbo. «Dipende, quant'è carino il cuoco?»

«Assumeremo una cuoca personale.»

«Dipende, quant'è carina la cuoca?»

«Ah, Beyled candida.» Brycen sbuffò una risata. «L'avevo dimenticato.»

Chloe lo baciò di nuovo, e mentre lei parlava di come arredare il salone, lui pensava a come suddividere il primo piano. Sognare a occhi aperti con Chloe plasmava una vita che sembrava a portata di mano, un futuro che Brycen riusciva già a vedere: non l'utopia nella sua mente che si disgregava tra le dita quando cercava di stringerla, bensì qualcosa di concreto, raggiungibile. Chloe era questo, per lui: confortevole sicurezza, ottimismo, libertà.

E insieme a lei, tutto sembrava possibile.

Small talk? Cosa sono, si mangiano? Che Brycen sia appassionato di filosofia già lo sappiamo, ma una cosa che amo dei Chlocen è che affrontino certi discorsi *insieme* come fosse una normale chiacchierata ♥

Questo è un capitolo cozy che nasconde molti dettagli e spunti di riflessione, soprattutto per chi sa leggere tra le righe 👀 Chloe si sta esponendo sempre di più!

vuole forzarla a parlare se - com'è ormai palese - lei non vuole farlo. Voi che avreste fatto, al posto suo? L'avreste confrontata subito sul suo passato o avreste atteso, confidando che sarà lei un giorno a parlarne? 

Capelli, la migliore censura dal 1758 (?)

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