Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 58 - Vocazione
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 61 - In principio fu il buio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]

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By Mari_Blackstar

Chloe chiuse il libro in un sospiro. Tamburellò con le dita sulla copertina, ma infine lo abbandonò sul comodino e si alzò dalla sedia, stiracchiando le braccia mentre vagava per la stanza spoglia dell'ospedale.

Le strutture sanitarie di Sayfa erano le più all'avanguardia del continente, ma erano state costruite o ristrutturate secondo i canoni dello stile repubblicano: forme semplici ed essenziali, puntando alla funzionalità a discapito dello stile. La camera in cui si trovava Chloe era dominata da bianco pallido e metalli chiari, con le medesime coperte sui quattro lettini. Armadi, comodini e scrivanie sembravano i bozzetti di un dipinto mai concluso, linee tratteggiate su uno sfondo asettico e privo di decorazioni.

Chloe arricciò il naso. A Jiyu gli ammalati riposavano tra tendaggi colorati, suppellettili di legno levigato in forme armoniose, pitture e ornamenti a ravvivare le pareti. L'aria profumava di incensi e aromi, non di disinfettante, e le ampie finestre si affacciavano su giardini, laghi e frutteti. Non le era mai servito un soggiorno in ospedale – un Monaco della Vita era sempre disponibile al Tempio di Hoshu – ma avrebbe preferito restare una settimana costretta a letto nella sua madrepatria piuttosto che trascorrere un solo giorno in un ambiente così freddo e vuoto.

Quantomeno era luminoso. Chloe aveva tirato le tende appena giunta in ospedale, ma il tessuto era così leggero che i raggi del sole in tramonto rischiaravano ogni angolo della camera. Brycen doveva essere stato davvero molto stanco per addormentarsi con tutta quella luce: ad Acamar non riusciva a chiudere occhio se le imposte non erano chiuse del tutto, eppure adesso riposava da prima che Chloe arrivasse.

Il dottor Argus le aveva detto che era stato fortunato: una persona normale avrebbe riportato serie lesioni ai polmoni e alla trachea dopo aver respirato così tanto fumo, senza considerare che gli effetti permanenti di Subsidence lo avevano protetto dalle ustioni e dal calore. La sua natura Dotai aveva mitigato i danni e rendeva i medici fiduciosi di una rapida ripresa – eppure, ogni volta che sentiva il respiro affannoso di Brycen attraversargli la gola in un fischio graffiante, a Chloe sembrava che una lama lacerasse il suo stomaco.

"Avresti dovuto dirglielo" si rimproverò.

Il suo Giuramento agli Dèi non le impediva di rivelare Maelstrom. Se ne avesse parlato a Brycen, insieme avrebbero salvato Zakeel in meno di un minuto: Chloe avrebbe potuto cercarlo con i suoi portali-spia e poi creare un passaggio diretto per Brycen, che non avrebbe dovuto far altro che portare Zakeel con sé all'interno del vortice per uscire dall'appartamento in fiamme.

Ma rendere note le sue abilità comportava dei rischi, perché i Naru erano manifestazioni uniche: ogni potere rappresentava un collegamento esclusivo con il Sihir, che aveva permesso ai Centri di Ricerca di studiarli e catalogarli. Solo dopo la morte di un Dotai la sua abilità poteva svilupparsi in qualcun altro, perciò non potevano esistere due persone con lo stesso Naru contemporaneamente. Tra gli esperti della Sihirlim non era raro trovare studiosi come Brycen, in grado di riconoscere i Naru a colpo d'occhio o con poche informazioni, e Chloe non poteva correre il rischio che qualcuno risalisse a lei a causa dei suoi portali.

Registrarsi come Dotai ai Centri di Ricerca era fuori discussione, ma dichiarare il proprio Naru era obbligatorio per le leggi sayfane; se Chloe voleva parlare di Maelstrom a Brycen o ai suoi amici, doveva innanzitutto trovare una motivazione per quel rifiuto.

E come avrebbe giustificato il suo silenzio a riguardo? Cos'avrebbe raccontato sul suo Sblocco? Avrebbe dovuto ricamare una storia per rendere credibile la sua esperienza nell'utilizzare le sue abilità, poi cercare una scusa coerente per evitare di usarlo troppo spesso. Parlare del suo malessere li avrebbe fatti preoccupare, soprattutto Brycen: avrebbe insistito per studiare il suo caso. Avrebbe valutato ogni teoria, cercato con ogni mezzo di trovare una soluzione e...

Hai già avuto la tua risposta. Non c'è necessità di cercare oltre.

Chloe chiuse gli occhi, scacciando la voce di Chen-Yi dalla mente in un respiro profondo. Aveva affrontato quel discorso con se stessa innumerevoli volte, ma era una matassa troppo difficile da districare. Parlare di Maelstrom portava con sé un ventaglio di domande a cui non poteva rispondere: le sue uniche opzioni erano tacere – come aveva fatto con Kelay, logorando la sua fiducia giorno dopo giorno fino a perderla del tutto – o mentire. Quello le sarebbe riuscito bene, ma che senso avrebbe avuto rivelare quella singola verità se per sorreggerla avrebbe dovuto costruire un intero castello di bugie?

Aiutare Brycen di nascosto era sembrata la scelta migliore: si sarebbe assicurata che uscisse sano e salvo dall'incendio insieme a Zakeel, ma al contempo avrebbe protetto il suo segreto.

Un buon compromesso. Tutti vincono.

Ma ora che Brycen era su un letto d'ospedale con la gola lacerata dalle polveri e i polmoni intossicati dal fumo, obbligato a dormire con una maschera dell'ossigeno, Chloe sentiva le sue certezze sgretolarsi una a una.

"La scelta migliore per chi?" si domandò, stringendo la stoffa rossa della gonna tra le dita. "Solo per te stessa."

Un lamento rauco la informò che Brycen si era svegliato. Chloe si precipitò al suo fianco: vide che faticava ad aprire gli occhi, così si sedette sul bordo del letto per schermarlo dalla luce.

«Amore» sussurrò, carezzandogli la fronte. «Ben svegliato. Come ti senti?»

Brycen tastò la maschera dell'ossigeno in un sussulto prima di acquietarsi. Schiuse le labbra per inspirare, ma l'aria attraversò a fatica la gola prima di morire in un rantolo strozzato. «Come se avessi respirato ghiaia. Che ore sono?»

«Quasi le sei.»

«Ho dormito così tanto? Mi sento... molto stanco. Ho un dolore lancinante alle tempie e... Dea, la luce è davvero così forte o sono solo i miei occhi?»

"È colpa mia" si ammonì Chloe, abbassando lo sguardo. Espirò piano, ma il nodo che le attorcigliava la gola non voleva saperne di sciogliersi.

Non doveva lasciare che accadesse. Cercare compromessi, valutare l'opzione più cauta, calcolare le percentuali di rischio per decidere come agire... Quelle erano le abitudini di una Tessitrice, che aveva imparato a sopprimere il suo istinto e i suoi sentimenti in favore di una risposta analitica, ma Chloe non voleva essere quella persona tutto il tempo.

«Non avere quell'aria affranta, tesoro: non è così grave. Sono stato peggio.» Brycen abbozzò un sorriso, sollevando il busto dal letto inclinato. «Posso togliere la maschera? Non va così male, finché evito respiri profondi.»

«Il dottor Argus ha raccomandato di tenerla quando dormi, ma se sei sveglio è a tua discrezione. Rimettila se senti il fiato corto» disse Chloe, aiutandolo a mettersi seduto. Brycen si liberò subito della maschera e Chloe la raccolse per appenderla al sostegno, chiudendo la bombola dell'ossigeno così come le avevano mostrato. «Ha detto anche che passerà più tardi per farti qualche altro esame, vuole tenere i tuoi polmoni sotto controllo.»

«E il ragazzo, Zakeel... Lui sta bene?»

«Sì. L'Esaustione lo ha debilitato parecchio, ma non è ferito. Non so se l'abbiano già fatto andare via o meno: ho sentito dire al dottor Argus che aspettavano l'arrivo dei suoi genitori e di uno psicologo dal Centro di Ricerca.»

Il viso di Brycen si distese. «Ne sono lieto. Ha bisogno di qualcuno al suo fianco: era così scosso, quando abbiamo parlato...»

«Non preoccuparti. Purtroppo non è così raro che uno Sblocco scatenato finisca in tragedia, Esaustione o meno. Sapranno cosa fare, con lui.»

«E l'incendio? Come stanno tutti?»

«Il fuoco è stato estinto del tutto. Gli Akarsi sono riusciti a contenere i danni alle altre palazzine, ma i Sovalye hanno comunque messo tutta la zona in sicurezza.» Chloe sistemò le ciocche azzurre dietro le orecchie, evitando lo sguardo di Brycen. Non aveva ancora pensato a cosa rispondere se le avesse chiesto perché era corsa via. «Non ci sono vittime e i feriti non sono in pericolo di vita, anche se alcuni hanno riportato ustioni gravissime. Considerata la situazione, siamo stati fortunati: con una simile potenza di fuoco sarebbe potuta andare molto peggio.»

Brycen annuì, liberando un lento sospiro. «Ci sono notizie del Dotai che ci ha portati fuori?»

«Quale Dotai?»

«Ha usato il suo Naru per creare dei vortici nell'appartamento, alcuni aspiravano fuoco e fumo mentre altri rilasciavano aria pulita. È stato grazie al suo intervento se ho raggiunto Zakeel in tempo, mi ha concesso abbastanza respiro per proseguire e proteggerlo dopo l'Esaustione» spiegò Brycen. La sua voce rauca e affaticata non riusciva a nascondere quel lampo di entusiasmo che lo illuminava quando trovava qualcosa su cui ragionare. «Ci ha spinti dentro uno dei suoi vortici per farci uscire dall'edificio. Era completamente zuppo: credo abbia usato il suo Naru per raggiungere il mare e... No, un lago; un lago è più probabile, più vicino. Penso si sia tuffato così da bagnarsi gli abiti per proteggersi dalle fiamme, poi è tornato indietro per salvarci; ecco perché non vedevo vortici dopo aver lasciato la camera. Affascinante, vero? Maelstrom è un Naru incredibilmente versatile.»

«Maelstrom?» Chloe deglutì. Se l'aveva capito Brycen, avrebbe potuto farlo anche qualcun altro: le sue preoccupazioni erano fondate e la sua cautela non era esagerata.

Eppure neanche quella conferma riusciva a darle pace.

«Quel Dotai ha usato i vortici per assorbire e rilasciare elementi da una zona all'altra, ma anche come passaggio per uno spostamento rapido. Inoltre ho il presentimento che ci stesse osservando dall'esterno, e di certo non poteva farlo attraverso le finestre.» Brycen sfiorò la coperta con le dita, tracciando simboli che Chloe non riusciva a decifrare. Non sembravano lettere o rune, né formavano un qualche disegno; forse avevano senso solo nella sua mente, che cercava un sostituto a carta e penna. «È vero che molti Naru fanno affidamento su vortici e portali, tuttavia Maelstrom è l'unico che può combinare tutti gli utilizzi che ho—»

Brycen tossì, gettando il capo in avanti in uno spasmo violento. Chloe scattò in piedi in un sussulto e scoprì che le sue mani stavano tremando: non aveva idea di come aiutarlo. Non poteva fare niente se non restare a guardarlo mentre annaspava, e ogni suo respiro rauco era una coltellata nel petto che sapeva di meritare.

Un lungo sospiro scivolò dalle labbra di Brycen quando la crisi cessò. «Tsveta... Devo parlare più lentamente. Scusa se ti ho fatto preoccupare.»

«Sarebbe meglio se riposassi un po'. Ti lascio tranquillo.»

Brycen liberò una risata leggera. «Ho riposato finora.»

«Sì, ma non credo che parlare tanto ti faccia bene. Non dovresti sforzarti.» Chloe si voltò, aprendo il cassetto del comodino per frugare all'interno. «Ti ho portato qualcosa da leggere e dei fogli per scrivere, così puoi tenerti impegnato. C'è una radio sulla scrivania, ma è troppo grande per spostarla sul comodino. Se vuoi ascoltare qualcosa, posso cercare la stazione per te e—»

«Chloe.» Brycen si allungò ad afferrarle un polso, cercando la sua mano. «Cosa c'è che non va?»

«Nulla. Voglio solo che tu stia bene.»

«Solo questo? Sembri così agitata... Riesci a malapena a guardarmi negli occhi.» Brycen intrecciò le dita con le sue e Chloe ringraziò che non fosse in grado di percepire quanto le sue mani fossero fredde. «Il dottor Argus ha detto altro che dovrei sapere?»

«No, affatto. Era molto positivo: secondo le sue stime, dovresti rimetterti completamente in un paio di settimane.»

«Tuttavia... ?»

Chloe esitò, giocherellando con le sue dita. Gli offrì un sorriso incerto, l'accenno di una risatina che non sarebbe mai stata sufficiente a convincerlo. Aveva usato un tono troppo duro, i muscoli erano troppo tesi, le frasi troppo schematiche.

"Sai come dovresti comportarti per non farlo preoccupare" si ammonì. "Sai fare meglio di così."

Ma non era quello che voleva, non del tutto: c'era una parte di lei che sperava di tradirsi. Chloe poteva sentirla scalpitare nel suo stomaco, pregando che Brycen notasse quelle sue piccole incongruenze e chiedesse spiegazioni, così sarebbe stata costretta a parlare. Era un desiderio pericoloso e sciocco, eppure...

«Dovrei sentirmi sollevata, ma non ci riesco.» Chloe si sedette in un lungo respiro. Non poteva dirgli tutto, ma non voleva neanche tacere su ogni cosa. Non su ciò che provava. Non con lui. «È tutto sfocato. Ho le guance in fiamme, le mani gelide e le ossa doloranti. Sento come un formicolio ma lungo ogni muscolo, non solo sulla pelle, e—»

Si fermò. Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva confuso le sue emozioni con le sensazioni corporee?

«Lo so che sto esagerando, è una sciocchezza» si affrettò a dire, passandosi una mano sul viso. «Stai bene, stiamo tutti bene... Dèi, riesco a sentire Mindy lamentarsi per tutte le volte che l'ho rimproverata per una cosa simile. Eppure eccomi qui: non è importante come sia finito tutto, riesco a pensare solo al peggio che sarebbe potuto accadere.»

«Chloe, io—»

«Non dire che ti dispiace. Per chiedere scusa dovresti essere pentito di ciò che hai fatto, ma sappiamo entrambi che lo rifaresti senza esitazione.»

Brycen espirò piano. Allungò un sorriso mesto, arrendevole: non aveva giustificazioni da offrire e non sembrava intenzionato a cercarne. Almeno uno dei due era convinto fino in fondo di ciò che aveva fatto.

«Sei stato un incosciente!» Chloe strinse più forte la sua mano. Non voleva alzare così tanto la voce, ma lo fece; non voleva neppure rimproverarlo, ma la paura di perderlo non si era dissipata in sollievo quando il peggio era passato. Si era mescolata al senso di colpa e picchiava contro il suo petto, facendole tremare le gambe. «Essere un Dotai non ti rende invincibile: non sei addestrato a gestire situazioni simili e stai imparando solo adesso a gestire Subsidence. Ti serve la massima concentrazione per le cose più semplici, figurarsi se hai difficoltà a usare il Focus. Non avresti dovuto gettarti nel pericolo in modo così irresponsabile, non puoi aiutare nessuno se non sei neanche certo di poter salvare te stesso.»

«Lo so» disse Brycen, sostenendo il suo sguardo.

Nessuna di quelle accuse doveva essere nuova, per lui. Da quando lo conosceva, Chloe non l'aveva mai visto prendere una decisione senza pensare ed era certa che avesse soppesato ognuna di quelle argomentazioni prima di agire – e poi le aveva ignorate. Ecco la differenza tra loro due: a livello logico aveva ragione lei, ma a Brycen non importava. Giusto o sbagliato che fosse, era pronto a sacrificare se stesso – ogni sua certezza, la sua morale, la sua razionalità – per qualcun altro. Sarebbe sempre stato disposto a rischiare la sua vita per la mera speranza di salvarne un'altra.

Lei non era stata in grado di rinunciare neppure ai suoi segreti.

«Hai rischiato di morire e io te l'ho lasciato fare.» La voce di Chloe si ridusse ad un sussurro appena udibile, strozzato. «Non importa se è andato tutto bene o se tra un paio di settimane sarai guarito, adesso stai male e la colpa è solo mia. Mi dispiace, Brycen. Mi dispiace così tanto...»

«Ho scelto io di farlo, Chloe. Non è affatto colpa tua.»

«Sono stata io ad averti chiamato dall'Accademia, io ti ho lasciato andare lì dentro.»

«E sono entrambe cose per cui ti ringrazio infinitamente.» Brycen le afferrò anche l'altra mano e le baciò le dita, poi le strinse al petto come fossero la cosa più preziosa che avesse mai toccato. «Sei venuta a chiamarmi perché hai creduto in me, hai creduto che potessi aiutarvi. E hai scelto di lasciarmi libero di decidere nonostante il pericolo. So che ti ho chiesto molto: non so se avrei avuto la forza di farlo, se i ruoli fossero stati invertiti. Non hai idea di quanto questo abbia significato per me, Chloe.»

Chloe sbuffò una risatina amara. L'avrebbe lasciato andare comunque, se fosse stata una ragazza normale? Se non fosse stata certa di poterlo aiutare? No, forse no. Si fidava di lui, ma era anche consapevole dei suoi limiti e non era pronta a correre il rischio di perderlo. Avrebbe sbagliato persino in quello.

Era molto più egoista di quanto Brycen potesse pensare.

«Io volevo solo che spegnessi l'incendio» singhiozzò, senza frenare la tempesta che imperversava nel suo petto. Si abbandonò alla corrente e lasciò che le onde la schiantassero qua e là sugli scogli, risucchiandola nel gorgo che vorticava al posto del cuore. «Ho pensato che potessi risolvere la situazione e volevo che ti rendessi conto di cosa sei davvero capace. Non immaginavo che Zakeel fosse in pericolo, io... Dèi, perché non ho pensato subito a lui? Avrei dovuto farlo, invece ho lasciato che ci andassi di mezzo tu. E se le cose fossero andate male, io—»

«Tesoro, ascolta.» Brycen le afferrò il viso tra le mani. C'era una tale cura in ogni suo gesto, risolutezza mista a comprensione. «Capisco come ti senti, ma non hai alcuna responsabilità. È stata una mia decisione. L'ho fatto volontariamente.»

Chloe abbassò gli occhi, sentendo tremare le labbra in brevi spasmi. «Si può davvero definire una scelta volontaria se l'hai fatta solo perché non conoscevi le alternative?»

«Quali alternative?»

«Quel Dotai. Vi ha tirati fuori con un portale, avrebbe potuto fare la stessa cosa con Zakeel. Non avrebbe dovuto fare altro, entrare e uscire. Non saremmo neanche qui a parlarne.»

«Non potevamo saperlo. Non avevamo idea di chi sarebbe arrivato né quando, ma lo avrei fatto comunque. Hai ragione, è stato irresponsabile e so che senza Maelstrom non sarebbe finita bene, ma ho fatto ciò che sentivo di dover fare e non me ne pento. Ho voluto farlo. Nulla di quanto accaduto è colpa tua.»

"Questa discussione non ha senso" realizzò Chloe, chiudendo gli occhi in un sospiro. "Stai parlando di qualcosa che non può comprendere e che non puoi spiegargli."

Cosa si aspettava? Che la rimproverasse per decisioni che non poteva conoscere? Che la perdonasse per colpe che non poteva immaginare? Che capisse ciò che voleva dire pur conoscendo solo una verità parziale?

Era inutile. Aveva preso la sua decisione e non c'era niente da fare per rimediare, niente che potesse assolverla. Non poteva neppure scusarsi come desiderava, perché avrebbe dovuto parlare di Maelstrom e farlo adesso, solo per ripulirsi la coscienza, le sembrava persino peggio. Non era differente da quella sera al gala con Tertius: l'unica scelta che aveva era prendere atto del suo errore, per evitare di ripeterlo.

E accatastare quel senso di colpa insieme a tutti gli altri con cui avrebbe dovuto convivere.

«Signor Brycen? Chiedo scusa per il disturbo, è permesso?»

Il viso scuro di un uomo di mezz'età si affacciò all'ingresso, sbirciando oltre la porta aperta. Rannicchiato sotto il suo braccio c'era Zakeel, il viso smunto e lo sguardo svuotato. Un guizzo di sorpresa gli attraversò l'espressione quando si accorse di Chloe, ma non ricambiò il saluto che lei mimò con la mano.

«Zakeel! È un sollievo vedere che stai bene. Prego, entrate pure.» Brycen scivolò giù dal letto per mettersi in piedi, ignorando gli inviti dell'uomo a non alzarsi. «Posso fare qualcosa per voi?»

«Cosa possiamo fare noi per lei» lo corresse l'uomo, stringendo Zakeel a sé con sincera commozione. «Sono Aondar, il padre di Zakeel. Ho saputo cos'ha fatto per mio figlio e non ho parole per esprimere la mia gratitudine, le siamo entrambi debitori.»

Brycen mostrò un sorriso sghembo, arrossendo sulle gote. «Non servono ringraziamenti, ho fatto solo ciò che dovevo. È stato per lo più merito del mio Naru e—»

«Sei stato l'unico a capire che lo Sblocco era andato fuori controllo e che Zakeel era in pericolo» mormorò Chloe, affiancandolo. «E non hai esitato a entrare in quella palazzina. È stato un gesto folle, ma Zakeel è salvo solo grazie a te.»

«Signorina, per caso lei è del quartiere?» Aondar rivolse a Chloe un'occhiata dubbiosa, squadrandola da capo a piedi. «Mi sembra familiare.»

Chloe sorrise. «Non proprio. Lavoro al Nerea.»

Solo allora l'espressione dell'uomo si tinse di consapevolezza. Non si ricordava di lei? La sua famiglia non frequentava il bar in modo assiduo, ma Zakeel sembrava averla riconosciuta. I volti dei lavoratori di Via Meridia erano noti nella zona tanto quanto quelli dei suoi abitanti.

"I volti sayfani" si corresse Chloe. "Una jiyana non passa inosservata, ma al tempo stesso è trasparente."

«Chloe è la mia fidanzata» aggiunse Brycen. «È stata lei a chiamarmi, quando ha visto le fiamme.»

«Allora devo ringraziarla due volte: mi hanno detto che avete aiutato a domare l'incendio, voi e gli altri del quartiere. Grazie per tutto ciò che avete fatto.» Aondar incrociò i polsi al petto, stendendo le mani a toccare le spalle nel simbolo sacro lucista. «Che il Signore della Luce vi abbia in gloria, entrambi: possa la sua luce rischiarare le notti a venire.»

«Sia così per voi» rispose Brycen.

Non il più corretto Che mai si esaurisca, così per me e per voi, com'era usanza tra i lucisti. Brycen aveva detto il vero: rispettava gli altri credi, ma non dimenticava mai il suo.

Chloe meditò se imitarlo o meno. Quell'approccio cortese non sembrava così sbagliato, ma le benedizioni luciste le facevano storcere il naso. La Chiesa della Luce era la religione più diffusa a Sayfa, ma non era l'unica: i culti minori e le antiche fedi regionali resistevano ancora, e di rado gli stranieri si convertivano. C'erano persino molti atei, ma i lucisti non si ponevano il problema: come Aondar, non esitavano a imporre i loro auguri e il nome del loro Dio su tutto il resto.

Optò per un sorriso di circostanza. Aondar ne sembrò comunque soddisfatto; li salutò con un cenno del capo e guidò Zakeel verso la porta, ma Brycen li fermò.

«Zakeel, aspetta» chiamò a voce alta, cosa che gli costò un colpo di tosse. «Se vuoi fare qualcosa per ringraziarmi, ti prego di non odiare il tuo Naru.»

Il ragazzo abbassò gli occhi, le labbra serrate. Troppo tardi, suggeriva il suo sguardo. Nessuna spiegazione sullo Sblocco l'avrebbe consolato. Nessun accorato discorso avrebbe potuto spegnere il suo senso di colpa.

Maelstrom si era manifestato in modo naturale quando Chloe era così piccola da non riuscire a ricordarlo, eppure sentiva la sofferenza di Zakeel grattarle la gola come se la provasse lei stessa. L'idea di convivere con una simile distruzione faceva impallidire le sue preoccupazioni. E non osava pensare a come Zakeel si sarebbe sentito se ci fossero state vittime.

Chloe rivedeva poco, in lui, del ragazzino che ordinava un cappuccino al Nerea con gli amici. Sfrontato, vivace, spensierato; lo ricordava agitarsi sulla sedia discutendo dei suoi fumetti preferiti, ridere sguaiatamente a battute sciocche, lamentarsi dello studio per la lezione del giorno successivo.

Dov'era finito? Lo Zakeel che aveva di fronte si stringeva tremante nelle spalle senza spiccicare parola. Aveva gli occhi spauriti e arrossati da un pianto recente, e la sua attenzione vagava e si perdeva nei meandri oscuri della sua mente. Nel loro risvegliarsi, quelle fiamme avevano bruciato tanto la sua casa quanto frammenti della sua anima.

Poteva fare qualcosa per lui? Per alleviare la sua sofferenza, per ricordargli che la sua anima era ancora lì e che c'era sempre tempo per risanarla?

«Zakeel...»

«Quand'eravamo ragazzini, mia sorella ha rischiato di morire per causa mia.»

Chloe trattenne il fiato. Si voltò verso Brycen, ma lui non la stava guardando: i suoi occhi cercavano quelli di Zakeel, offrendogli una comprensione che solo l'esperienza poteva dare.

«Avevo sedici anni, lei solo dodici» proseguì, rigirandosi la catenella dell'orologio da taschino tra le dita. Non sembrava bruciato, ma forse avrebbe dovuto comprarne uno nuovo. «Giocavamo in giardino e lei si arrampicò su un albero, ignorando i miei avvertimenti. È sempre stata cocciuta: la pregai di scendere e lei salì ancora più in alto, ma la gonna si incastrò tra i rami e cadde, lussandosi la caviglia. Scoppiò in lacrime, lamentando un dolore così forte da non riuscire a rialzarsi, e io... ho creduto di poterla aiutare. Ho pensato che se avessi raffreddato la contusione avrei migliorato le sue condizioni e alleviato il dolore, ma non ero in grado di controllare il mio Naru bene quanto credevo.

«Le congelai la gamba fino al ginocchio. Nostra madre la portò immediatamente da una dottoressa fidata, ma dovettero amputarle due dita del piede e servirono più di sei mesi perché guarisse dalle ustioni da freddo e tornasse a camminare. Quello fu il giorno in cui giurai che non avrei mai più usato il mio Naru.»

Brycen deglutì, abbassando lo sguardo. Aveva gli occhi umidi, la voce ridotta a un filo strozzato che grattava contro la gola; la sua mano tremava in quella di Chloe e lei lo abbracciò, posando la fronte contro la sua spalla.

Aondar borbottò in un goffo tentativo di esprimere il suo dispiacere. Zakeel si limitò ad alzare lo sguardo: anche lui aveva capito. Sapeva che il racconto non era concluso.

«Circa un anno dopo, io e un'amica a me cara fummo quasi travolti da una slavina» disse Brycen, e la tensione sul suo viso si distese. «Stavamo percorrendo un sentiero di montagna quando alcuni blocchi di neve si staccarono dalla sommità, precipitando verso di noi. Lei rimase immobile: era paralizzata dalla paura, e io sapevo di non essere abbastanza forte da trascinarla via in tempo. Ero terrorizzato. Sprigionai il mio Naru per disperazione, nella speranza di fare... qualcosa. Qualunque cosa potesse aiutarla.

«In qualche modo riuscii a trasformare la neve in ghiaccio, ancorandola alla parete rocciosa per concederci il tempo di scappare. Le salvai la vita; e non sarei qui, adesso, se non fosse stato per quel giorno. Non avrei potuto aiutare né lei né te se avessi davvero tenuto fede al mio giuramento.»

«Ma io non lo meritavo» borbottò Zakeel. «Sono io che ho dato fuoco a tutto.»

«Non dipendeva da te, non è qualcosa che potevi controllare» disse Chloe. «Uno Sblocco è inevitabile: non c'è niente che si possa fare per prevenirlo o renderlo inoffensivo, persino le emozioni positive possono scatenarlo. Si è trattato di un incidente, Zakeel: non hai fatto nulla di sbagliato. Nulla di quanto successo è colpa tua.»

Sorrise, tenendo la voce ben alta. Si accorse che stava imitando l'eloquio di Yu-Zhay, il modo quieto e deciso che aveva di pronunciare le parole, come fossero porti sicuri in cui rifugiarsi. Persino quando non comprendeva i suoi discorsi, quando suonavano come frasi vuote a cui non era in grado di credere, la sua voce riusciva sempre a calmarla.

«Posso comprendere ciò che provi, Zakeel» disse Brycen, dando un paio di colpetti sulla spalla di Chloe. Lei afferrò il messaggio e lo liberò dalla sua presa, lasciando che avanzasse verso Zakeel. «So che non esiste giustificazione che riesca a farti sentire meglio: ogni volta che guardavo mia sorella mi sentivo morire. Ancora oggi ho la sensazione di averle fatto un torto che non riuscirò mai a ripagare e temo che non sarò mai in grado di perdonarmi per quanto successo. Salvare la mia amica non ha cancellato il mio senso di colpa, ma quel giorno ho capito una cosa: un Naru non è una maledizione, anche se adesso ti è difficile non vederlo come tale. Non credo neanche sia un dono: è una possibilità. Un talento che solo tu, Zakeel, puoi sfruttare.»

«Farei solo male a qualcun altro.»

«Non se impari a controllarlo. Oggi non hai avuto scelta, ma come lo userai in futuro dipende solo da te. E su questo possiamo lavorarci.»

Brycen si piegò sulle ginocchia, offrendo il palmo a Zakeel. Aondar incoraggiò il figlio ad assecondare quel gesto, e il ragazzo sollevò una mano esitante per posarla su quella di Brycen. Lui inspirò con cautela e un turbine d'aria fredda disegnò lampi ghiacciati a mezz'aria prima di addensarsi, ammorbidendo i suoi tratti per formare una piccola nuvola bianca. Minuscoli fiocchi di neve caddero sulla mano di Zakeel, sciogliendosi a contatto con la sua pelle calda.

«Da questo momento hai tu il timone, Zakeel, e ci sono persone che possono insegnarti a governare questa nave in sicurezza» disse Brycen. La sua voce era affaticata, ma non smetteva di sorridere. «Puoi decidere tu come usare il tuo Naru, che sia per farne arte, per aiutare qualcuno o semplicemente per scaldarti durante l'inverno. Non odiarlo, Zakeel: oggi ha generato un incendio, ma domani potrebbe aiutarti a spegnerne uno. Hai davanti a te infinite prospettive e la facoltà di afferrare quella che desideri. Tienilo sempre a mente, d'accordo?»

La nuvola si dissolse in uno sbuffo di nebbia quando Brycen chiuse la mano attorno a quella di Zakeel. Lui tirò su col naso e singhiozzò, gli occhi gonfi di lacrime che non riusciva più a trattenere.

Era un bene. Piangere gli avrebbe fatto bene. Così Chloe sorrise quando Zakeel si gettò tra le braccia di Brycen, lasciando che si sfogasse finché non trovò la forza di annuire e, forse, anche quella di credere alle loro parole.

Chloe si accostò a Brycen dopo che Zakeel e suo padre furono andati via, sfiorandogli il braccio in una carezza. «Non mi avevi mai detto di tua sorella.»

«Non mi piace ricordarlo.» Brycen rilassò i muscoli al suo tocco. Il sorriso che le offrì era stanco, ma sereno. «Mari insiste perché lo dimentichi. Ogni volta che provavo a scusarmi, o se aveva la sensazione che io ci stessi ripensando, mi lanciava qualcosa contro. Credo che lo farebbe anche adesso, se sapesse che ne ho fatto menzione.»

«Più parli di lei e più non vedo l'ora di conoscerla» disse Chloe, ridendo. Risalì con le mani fino ai suoi capelli e sfilò il nastro che li teneva raccolti, districando le ciocche. «Sei stato bravo, con Zakeel.»

«Spero che sia vero. Non credo sia sufficiente, mi sembra di aver solo detto delle ovvietà, ma...»

«È un buon inizio. Aveva bisogno di sentir parlare qualcuno che può davvero comprendere cosa si prova, per cominciare a crederci davvero. Il tuo esempio potrà essergli di ispirazione.» Chloe gli pettinò i capelli con le dita e li intrecciò con cura, legandoli all'estremità. «Ora però dovresti davvero smettere di parlare, dico sul serio. Se non fai riposare la gola finirai per peggiorare l'infiammazione. Torna a letto, io vado ad avvertire il dottor Argus che ti sei sei svegliato.»

«Chloe, aspetta.»

Brycen la prese per mano e la avvicinò a sé, chinandosi per sfiorare le sue labbra. Le scostò una ciocca di capelli per accarezzarle il viso e incrociò il suo sguardo, parlandole più di quanto avrebbe mai potuto fare a voce. Chloe si abbandonò tra le sue braccia in un sospiro, lasciandosi stringere e baciare ancora, bisognosa di quel contatto più di quanto avesse creduto.

Non importava quanto tempo fosse passato, né che adesso fosse guarita; c'erano volte in cui riusciva a trovare conforto solo nelle sensazioni fisiche – sentire il sapore di Brycen sulle labbra, le sue mani fredde sulla schiena, avvolta nel suo abbraccio che sapeva essere tanto gentile quanto intenso. La tensione nel suo corpo si allentò mentre lo baciava e lo stringeva, districando all'istante il groviglio che sedimentava nel suo stomaco. Le acque della sua anima giacevano di nuovo placide nel suo petto, e un'energia frizzante guizzava tra i muscoli per restituirgli la vita. Era un fremito che vibrava contro la cassa toracica e rimbombava in tutto il corpo, risalendo fino alla gola e scivolando lungo le gambe, e la faceva sentire leggera come quand'era immersa nell'Acqua di una Fonte.

Chloe rise di un sollievo che nessuno a parte lei avrebbe mai potuto comprendere. Troppo appiccicosa, la rimproverava Mindy, troppo romantica; andava bene così. Era più semplice lasciarle credere che fosse solo drogata d'amore, come lei la definiva. Come poteva spiegarlo? C'era stato un tempo in cui non aveva altro che percezioni confuse a scuoterla, in cui non sapeva che sapore avesse la felicità, ma quel tempo era finito e ogni gesto di Brycen – ogni suo bacio, ogni suo abbraccio, ogni suo sorriso – glielo ricordava. Aveva ritrovato la sua anima, e non l'avrebbe più lasciata andare.

«È tutto a posto, Bry. Scusa se ho fatto dei discorsi un po' strani, dovevo ancora elaborare tutto» mormorò Chloe in un soffio, il mento poggiato contro il suo petto. «Sei stato un incosciente, ma anche un eroe. Sono fiera di te più di quanto lo sia di me stessa: tu vali più di ogni preoccupazione, e giuro che la prossima volta non esiterò a fare la cosa giusta.»

Brycen le lanciò un'occhiata meditabonda. Chloe poteva leggere nella sua espressione che aveva ancora domande da fare, che il significato di quelle parole gli sfuggiva tra le dita ed era incapace di trovare un nesso tra le spiegazioni vaghe e sconclusionate che lei gli aveva offerto – eppure, Brycen annuì.

«D'accordo» disse, il tono morbido come una carezza prima di un ultimo bacio.

Tutto il resto era nel suo sorriso, nello sguardo curioso che l'amore rivestiva di pazienza. Brycen avrebbe accettato e rispettato ogni silenzio di Chloe, le sue frasi confuse e persino i suoi silenzi, perché comprendere ogni punto oscuro non sarebbe mai stato più importante del suo benessere.

Ed era uno dei motivi per cui lo amava così tanto.


Qualcuno qui si è pentito della sua scelta... Tutto è finito bene, certo, ma non è sufficiente e Chloe lo sa bene. Se avesse pensato meno a se stessa, avrebbe risolto la situazione con più rapidità e senza che Brycen ne venisse fuori ferito: ha messo la sua priorità altrove, come le è stato insegnato a fare, ma ha già cambiato idea ^^'

Dall'altro lato, Brycen è invece sicuro della sua decisione: pur essendo consapevole che il rischio era molto alto, Brycen avrebbe comunque preferito affrontare la morte piuttosto che non aiutare qualcuno. Chloe però ha ragione a definirlo un incosciente: per quanto siano state nobili le sue intenzioni, se non fosse stato per Chloe sarebbero morti sia lui che Zakeel :')  

Voi che ne pensare? Da che parte state? 👀 Team Brycen, Team Chloe o una via di mezzo?

Siete d'accordo con la decisione di Chloe o avreste preferito che rivelasse il suo Naru? Fatemi sapere tra i commenti!

Continuiamo la serie di disegni su Brycen da giovane, qui lo vediamo alle prese con il suo potere!



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