𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 π…πŽπ‘π“π”π...

By workingclasscheroine

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Quando Paul arriva all'UniversitΓ  di Cambridge, il suo obiettivo Γ¨ quello di far scorrere tutto liscio fino a... More

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
12. The Backs
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
15. The Lunch Date
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
21. The Red Skirt
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
34. The Invisible Charybdis
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The CatkinsοΏΌ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
61. The Ghost of Christmas Past
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

55. The Water Strider

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By workingclasscheroine

Una lama di sole mi sfiora gli occhi, strattonandomi via da un sogno già dimenticato.

È una maledetta imposizione di Churchill, questa, il dormire con le tende spalancate.

Detesta svegliarsi nel buio, ed è evidentemente insensibile alla luce che mi ferisce ora lo sguardo.

"Come fa il mio cervello a capire che dobbiamo alzarci, se tutto intorno è ancora notte?" si giustifica, quando me ne lamento.

Phineas, che nell'estate del primo anno ha condiviso con lui una camera ad Amburgo, ci scherza ancora su.

"Churchill è una di quelle persone che, al mattino, ha bisogno di controllare che il sole sia ancora al suo posto"

Come sempre, quando dice cose così profondamente vere e in un tono così scherzoso, mi chiedo se ne renda conto.

Phineas è tanto trasparente quanto illeggibile, a volte.

Si muove tra di noi come uno di quegli insetti capaci di camminare sull'acqua, così leggero da non rompere mai la tensione che ci tiene insieme.

È un talento raro, che non appartiene a nessun altro -né a me, né a Shiva, né tantomeno a Churchill- e che, forse per questo, finiamo per non apprezzare mai abbastanza.

Sposto lo sguardo sul ragazzo che dorme accanto a me, i capelli arruffati e un pugno stretto sotto il mento, e mi chiedo in quanto tempo sarò capace di distruggerlo.

Io non sono capace di camminare sull'acqua, non conosco leggerezza.

Gli sfioro il volto con le dita: la linea dolce della mascella, il ponte del naso, la sporgenza dello zigomo.

L'ombra del mio indice traccia un solco sulle sue guance, come se lo carezzassi due volte.

Il mio tocco che si rifrange contro la sua pelle come un'onda, la mia oscurità che si proietta su di lui appena mi avvicino troppo.

Un sentimento di soffocante tenerezza che mi riempie il petto, la consapevolezza di non poter amare un essere umano più di così, con questo sentimento che è forse meno dell'amore romantico ma allo stesso tempo infinitamente di più.

Si agita nel sonno, arriccia appena il naso in risposta al tocco delle mie dita, e mi allontano all'istante per non turbare il suo riposo.

Io non sono capace di camminare sull'acqua.

Ogni mio movimento è destinato a perpetuarsi in onde concentriche, come un'onda o uno tsunami.

Mi alzo in piedi, ben attento a non svegliarlo.

Prima di uscire, non riesco a trattenere l'istinto che mi impone di tornare in camera.

Solo per un istante, solo per osservarlo per un'ultima volta.

Dorme ancora.

Quando torno, gli altri sono finalmente svegli.

Il divano letto è aperto e le coperte sfatte, e Churchill e Phineas stanno commentando distrattamente il telegiornale del mattino.

Shiva se ne sta in disparte, irrequieto, e percorre la stanza in piccoli passi nervosi, tormentando l'unghia dell'anulare con i denti.

Non appena richiudo la porta alle mie spalle, catalizzando l'attenzione di tutti su di me, il suo nervosismo sembra tramutarsi in fastidio.

"Dove cazzo eri?" sbotta, fiondandosi nella mia direzione con così tanta furia che l'istinto mi impone di indietreggiare.

"Fuori" ribatto, colto alla sprovvista.

"Ti ho chiamato tre volte" mi aggredisce, e non lo ho mai visto più arrabbiato di così. "Dove cazzo hai il telefono?"

Come se non li vedesse, tendo stupidamente il cartone dei caffè, sollevo la busta ripiena di brownies.

"Avevo le mani occupate"

"Lascialo perdere, Shiva" lo rimprovera Phineas, bonario e un po' curioso.

"Già, amico" gli fa eco Churchill, sbadigliando, "Sembri sua madre. O il fottuto Cerbero"

"Va tutto bene" li zittisco, riportando gli occhi su Shiva.

Le sue pupille sono ancora dilatate da un misto di rabbia e paura.

"Mi dispiace" sussurro, allungando la mano verso la sua spalla. "Stavo solo prendendo la colazione"

Si sottrae istantaneamente al mio tocco, come se potesse ustionarlo.

"Ti ho chiamato" ripete, a voce bassa, e non sembra più arrabbiato, ma solo molto triste e molto deluso.

Immagino per un attimo di vedere le cose dalla sua prospettiva.

Il nostro discorso di ieri sera, il mio terribile umore.

Immagino di vedermi sparire senza spiegazioni, all'improvviso, di trovarmi irraggiungibile.

Ha pensato che li stessi abbandonando, realizzo d'un tratto.

Ha pensato che li stessi abbandonando di nuovo.

"Mi dispiace" mormoro quindi, per l'ennesima volta, solo perché non so che altro dire.

So che Shiva non è davvero arrabbiato con me, ma so anche che la mia disattenzione è imperdonabile: lui non l'ha ancora superata, e io non lo sto aiutando a dimenticare.

Continuo a fingere che il mio stupido tentativo di fuga non sia mai avvenuto, e lui continua a consentirmelo, addossandosi di fronte agli altri il peso di un segreto non suo.

Sono stato fuori solo per pochi minuti.

Cosa avrebbe fatto, se avessi tardato ancora?

Avrebbe raccontato tutto a Churchill e Phineas, probabilmente: allontanarsi da solo, senza dare spiegazioni, sarebbe stato difficile.

O, forse, mi avrebbe semplicemente lasciato andare, finalmente libero dal peso delle mie bugie, sollevato alla prospettiva di non dover più soffrire per mia mano.

Scarto l'ultima opzione senza neanche rifletterci: il fottuto coglione è così testardo che sarebbe venuto a cercarmi fino in capo al mondo, senza darsi pace.

E io, decisamente, non merito che qualcuno mi ami quanto Shiva ama me.

È questo il motivo per cui non riprovo a toccarlo, non lo fermo quando scrolla semplicemente le spalle e torna a gettarsi accanto a Phineas.

"Tutto bene?" chiede quest'ultimo, aggrottando le sopracciglia.

Churchill lascia scorrere lo sguardo tra me e Shiva, in silenzio, e la sua espressione è illeggibile.

"Tutto bene" conferma Shiva, prima che possa intervenire. "Mi sta solo sul cazzo che sia andato a farsi un giro senza di noi, così senza avvisare" aggiunge, "Dovrebbe essere un weekend da passare tutti insieme"

La sua lealtà è una stilettata al petto: una lama fatta di affetto e senso di colpa.

"A me non dispiace" scherza Phineas, sorridendo. Ancora: non riesco mai a capire quanto intuisca e quanto scelga di lasciar correre, solo per non metterci in situazioni difficili. "Cosa hai preso da mangiare?"

"Giù le mani, Phin" impone Churchill, con quella finta aria annoiata che preannuncia sempre uno dei suoi piani. "Bevete al volo quei caffè e correte a prepararvi. Facciamo colazione fuori"

"Dove?" si lamenta Phineas, alzando gli occhi al cielo.

Non sembra particolarmente entusiasta all'idea di uscire, ma dire di no a Churchill non è mai davvero un'opzione.

"Fuori" ripete l'interessato, e sorride.

I suoi occhi si spostano nei miei.

"Spero che tu abbia preso il caffè più forte che avevano" commenta, semplicemente. "Sarà una lunga giornata"

"Sai, quando hai detto che andavamo a fare colazione fuori" borbotta Phineas, tra il polemico e il perplesso, "Mi ero fatto un'idea diversa"

Churchill corruga appena le sopracciglia, ma sembra divertito.

"Che idea?"

"Non questa, direi" commenta Shiva, rigirandosi in mano la scatola di brownie che abbiamo portato con noi. "Questa è una casa"

"Cazzo, questo sì che è acume" lo prende in giro Churchill, "Cambridge ha fatto un grande acquisto, con te"

"Va' a farti fottere"

L'interessato si lascia sfuggire un ghigno, e prende a rovistare nella tasca del cappotto fino a tirarne fuori tira un mazzo di chiavi.

"Fate spazio, cazzo" ci rimprovera, divertito dal nostro immobilismo. "Le porte non si aprono da sole"

Adora tutto questo, è chiaro.

Adora sapere che stiamo aspettando la sua prossima mossa, e adora tenercela celata sino alla fine.

"È di tua proprietà?" insiste Shiva, che chiaramente detesta essere tenuto all'oscuro di qualcosa.

Noto, con una certa preoccupazione, che i suoi occhi hanno preso a scrutare la strada, come a controllare che nessuno ci veda.

Non posso fare a meno di chiedermi a che standard di follia Churchill li avesse abituati, prima che io arrivassi qui.

"No" ribatte l'interessato, sempre con quel sorriso stampato in faccia. Il mistero lo mette di buon umore. "Non tutti possono permettersi una proprietà in ogni città del globo, baby George"

"Sarò ripetitivo, Churchill, ma davvero: va' a farti fottere"

"Stiamo per commettere un reato?" chiedo io, invece, con un tono che comunica più rassegnazione che nervosismo.

"Non ancora" è la rincuorante risposta di Churchill.

Spinge la chiave nella toppa prima che qualcuno di noi trovi il coraggio per chiedergli che cazzo intenda, e in un attimo è già dentro.

Lo seguiamo, ovviamente: è quello che facciamo sempre.

"Non sono solo" sta gridando, mentre richiudo la porta alle nostre spalle, "Sei presentabile?"

"Lo sono sempre!" risponde una voce poco lontana.

Il suono è fin troppo familiare, e tutti noi lo riconosciamo all'istante.

"Oh, Dio" si lamenta Shiva, dando espressione ai pensieri di ognuno.

La Tartaruga è seduta su un vecchio divano in velluto, di un verde scuro che risalta contro il color crema delle pareti, e sta leggendo il The Guardian di oggi.

La stanza è, così come il corridoio che abbiamo attraversato, disseminata di libri di tutti i tipi.

"Buongiorno, Harry" augura Churchill, allegro. "C'è qualche novità interessante?"

"Il mondo sta andando a puttane" commenta l'interessato, senza neanche alzare gli occhi dal giornale. "Il pianeta muore, le guerre continuano e la politica discute"

"Devo sbrigarmi a diventare Primo Ministro, allora"

"Decisamente, figliolo. Questo, se non altro, ci darebbe il colpo di grazia"

Churchill ride, lasciando scorrere lo sguardo sulla stanza.

"Questo posto è un disastro" commenta, perfettamente a suo agio. "Che fine ha fatto la governante che ti ho mandato?"

"Licenziata in tronco" confessa la Tartaruga, voltando pagina. "Non faceva che mettere in disordine"

Churchill libera il divano e le due poltrone dai volumi che li occupano, poggiandoli a terra come niente fosse, e ci fa segno di accomodarci.

"Lei metteva in disordine?" chiede poi, con un'occhiata critica alle pile di volumi che ricoprono ogni superficie utile.

"Ho trovato Les Fleurs du Mal tra i libri di giardinaggio" si lamenta la Tartaruga, senza scomporsi, guardando tutti noi come a cercare sostegno. "Chi mai potrebbe credere che parli davvero di fiori?"

Churchill si getta accanto a lui, sul divano, e ci rivolge uno sguardo rassegnato e profondamente comico.

"Verrò io, in questi giorni" concede, con una tenerezza del tutto nuova nella voce. "Ti darò una mano a riordinare"

"Mi sarebbe d'aiuto" ammette la Tartaruga, ancora arroccata dietro la sua copia del Guardian. "Vieni quando vuoi, la tua camera è sempre in ordine. È l'unica parte della casa in cui lascio entrare le maledette governanti"

La dolcezza e la familiarità che trasudano da questa espressione, la tua camera, fa sorridere tutti noi.

Se è vero che Churchill ha trovato un padre, qui a Cambridge, queste parole testimoniano qualcosa di più.

Non c'è unilateralità in questo rapporto, è evidente dal modo in cui la Tartaruga ha pronunciato le sue ultime frasi: un misto di tenerezza e speranza, come un padre che si bea delle attenzioni di suo figlio, pur fingendo di disdegnarle.

"D'accordo" sta dicendo Church, e il sorriso sulle sue labbra lo rende particolarmente bello. "Magari questo posto tornerà ad avere un pavimento"

"Niente sistemi di catalogazione eccentrici, Winston" lo minaccia la Tartaruga, di tutta risposta.

"Sei tu l'eccentrico, Harry" ribatte Churchill, con un sorriso irriverente che, in una famiglia normale, gli costerebbe un ceffone immediato.

"Questa è una calunnia" ridacchia invece la Tartaruga, arrotolando il giornale per sbatterglielo giocosamente addosso.

"Harry ha un modo tutto suo, di riordinare i libri" spiega Churchill, ignorandolo. "Pretende che Anna Karenina stia accanto al Grande Gatsby, perché crede che potrebbero consolarsi a vicenda. E mette sempre Romeo e Giulietta vicino a Memorie di un giovane medico"

"Sono un ottimista" si difende l'interessato, abbandonando infine il giornale sul tavolino. "Ma basta parlare di me. A cosa devo questa invasione?"

"Mi creda, professor Davies" borbotta Shiva, chiaramente a disagio, agitandosi sulla sua poltrona, "Ce lo chiediamo anche noi"

"Harry" lo corregge la Tartaruga, sorridendo, "Fuori dall'Università, ovviamente"

"Beh, Harry" concede Phineas, che sembra molto più tranquillo di noi, "Chiedilo allo stronzo a cui hai dato le chiavi di casa tua"

"Mi mancavi" si difende Churchill, angelico. "Non posso sentire la tua mancanza?"

"Ti serve un favore" conclude la Tartaruga, con un sorriso divertito.

"Ovviamente" ammette Church, senza pudore. "Però abbiamo portato i brownies"

Note

Non succede nulla, lo so. E io manco da una vita.

Credo di aver avuto bisogno di sbloccarmi, di superare la paura della pagina vuota.

E spero che questo capitolo, un po' corridoio, riesca a darmi la forza necessaria per andare avanti.

Non sparirò, questo posso giurarlo: non c'è giorno in cui io non pensi agli Audentes e a voi.

Questo momento passerà, spero presto.

Grazie per l'amore e per la pazienza, che non è scontato vengano di pari passo.

Vi voglio bene,

H.

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