Bluebird

By Mari_Blackstar

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[COMPLETA - IN REVISIONE] Trasferirsi nella moderna e multiculturale repubblica di Sayfa avrebbe dovuto segna... More

EXTRA - Premesse & Fanart
EXTRA - Moodboard [Parte 1]
EXTRA - Moodboard [Parte 2]
✿ Primo arco: Primavera ✿
Capitolo 1 - Curiosi occhi neri [Revisionato]
Capitolo 2 - Nessuno sospetta mai di una ragazza graziosa [Revisionato]
Capitolo 4 - Accettabile compromesso [Revisionato]
Capitolo 5 - Un brindisi alle idee stupide [Revisionato]
Capitolo 6 - La linea del necessario [Revisionato]
Capitolo 7 - Pur di vederti sorridere [Revisionato]
Capitolo 8 - Qualcosa di vero [Revisionato]
Capitolo 9 - Bethelie [Revisionato]
Capitolo 10 - Senza più esitazione [Revisionato]
Capitolo 11 - Così ho trovato la mia fede [Revisionato]
Capitolo 12 - Se solo ti lasciassi andare [Revisionato]
☀ Secondo arco: Estate ☀
Capitolo 13 - Inno alla Vittoria [Revisionato]
Capitolo 14 - Quello di cui ho bisogno [Revisionato]
Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]
Capitolo 16 - Vodka. Liscia. Doppia. [Revisionato]
Capitolo 17 - Altocumuli [Revisionato]
Capitolo 18 - Occhi velati di nebbia [Revisionato]
Capitolo 20 - Non è impossibile [Revisionato]
Capitolo 19 - Eredità [Revisionato]
Capitolo 21 - Cosa ti piacerebbe fare? [Revisionato]
Capitolo 22 - Essere uomo [Revisionato]
Capitolo 23 - Respira [Revisionato]
Capitolo 24 - La scelta migliore [Revisionato]
Capitolo 25 - Ti fidi di me? [Revisionato]
Capitolo 26 - Chloe [Revisionato]
Capitolo 27 - Sognare a occhi aperti [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (1/2) [Revisionato]
Capitolo 28 - Giudizio (2/2) [Revisionato]
Capitolo 29 - Ogni giorno della mia vita [Revisionato]
Capitolo 30 - Non preoccuparti [Revisionato]
Capitolo 31 - Quando si parte? [Revisionato]
Capitolo 32 - Semplice precauzione [Revisionato]
❦ Terzo arco: Autunno ❦
Capitolo 33 - Rimuovere il velo [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (1/2) [Revisionato]
Capitolo 34 - Casa dolce casa (2/2) [Revisionato]
Capitolo 35 - Le radici delle orchidee [Revisionato]
Capitolo 36 - Così semplice [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (1/2) [Revisionato]
Capitolo 37 - Chi sei davvero (2/2) [Revisionato]
Capitolo 38 - Deriva [Revisionato]
Capitolo 39 - Far suonare i tamburi [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (1/2) [Revisionato]
Capitolo 40 - Un brindisi ai novelli sposi (2/2) [Revisionato]
Capitolo 41 - Mandare un messaggio [Revisionato]
Capitolo 42 - Qualunque cosa accada [Revisionato]
Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko [Revisionato]
Capitolo 44 - Come un vero uomo [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (1/2) [Revisionato]
Capitolo 45 - Increspature nell'acqua (2/2) [Revisionato]
Capitolo 46 - Era più semplice fingere [Revisionato]
Capitolo 47 - Famiglia [Revisionato]
Capitolo 48 - Ti amo [Revisionato]
⚠️ [EXTRA] AVVISO⚠️
❆ Quarto arco: Inverno ❆
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 1]
Capitolo 52 - La fortuna bacia gli audaci [Parte 2]
Capitolo 53 - Cortesia tra colleghi
Capitolo 54 - Una Tessitrice non è fatta per la vita comune
Capitolo 55 - Ciò che hai sempre desiderato
Capitolo 56 - Tempo, respiro, speranza
Capitolo 57 - Solo un essere umano
Capitolo 58 - Vocazione
Capitolo 59 - Inspirare ed espirare
Capitolo 60 - Mantenere l'equilibrio
Capitolo 61 - In principio fu il buio
Capitolo 62 - Quando, non se
Capitolo 63 - Chiudi gli occhi
Capitolo 64 - Quante volte
Capitolo 65 - Oscurità, silenzio, vuoto
Capitolo 66 - Non c'era Chloe
Capitolo 67 - I frutti della negazione
Capitolo 68 - Soltanto una bugia
Capitolo 69 - Chiudere il cerchio
Capitolo 70 - Caro Brycen
Capitolo 71 - Lo giuro
Capitolo 72 - Libertà e vita
Capitolo 73 - C'è sempre tempo per risanare la propria anima
Capitolo 74 - Costruire
[EXTRA] Ringraziamenti
Epilogo
[EXTRA] Funfacts

Capitolo 3 - Valeva la pena sperare [Revisionato]

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By Mari_Blackstar

La Galleria Bouleau si ergeva tra gli edifici moderni del centro città, sfoggiando il classico stile architettonico lasyardeo. Si ergeva imponente su pilastri sottili di pietra scura, alleggerita da vetrate che correvano su ogni facciata. Sembrava che ogni colonna si arrampicasse verso l'alto, spingendo lo sguardo fino al cielo: le adiacenti costruzioni in vetro e metallo la superavano in altezza, eppure la Galleria non sfigurava con la sua linea slanciata e appuntita, costellata di archi e intricati dettagli che decoravano le colonne e le volte.

Brycen seguì i passi di Chloe oltre l'ingresso, osservandola volteggiare da un quadro all'altro con crescente entusiasmo nello sguardo. Il rosa pastello dell'abito che aveva scelto le donava più del rosso mattone della divisa da cameriera, illuminando il suo incarnato. Con i capelli azzurri che scivolavano lisci oltre la schiena, somigliava a un prato fiorito sotto il cielo d'estate; Brycen però non gliel'aveva detto, così come non le aveva chiesto che sport praticasse. L'attaccatura dietro il collo dell'abito di Chloe metteva in risalto la muscolatura tonica di spalle e braccia, e le gambe sotto la corta gonna a ruota mostravano la definizione di un'atleta. Più dettagli notava di lei e più la incuriosiva, ma si ostinava a tenere ogni domanda al sicuro nella sua mente.

«Tu che stile pittorico preferisci?» chiese Chloe, che non sembrava vittima di simili preoccupazioni.

«Non credo di apprezzarne uno più degli altri, ma posso dire che la pittura paesaggistica mi affascina particolarmente.»

«Io preferisco i soggetti umani: scene di vita quotidiana, in particolare, ma anche ritratti. Mi piace immaginare che tipo di persone sono quelle dipinte o figurarmi in mente ciò che sta accadendo, è divertente! Non che i paesaggi non mi piacciano: apprezzo tutto... tranne l'arte astratta.» Chloe avanzò, arricciando il naso di fronte a un dipinto di pure forme e colori, dove le linee si intrecciavano in trame all'apparenza casuali. «Non riesco a farmela piacere, è più forte di me. È come... Il tofu. Hai presente il tofu?»

«Sì, ma non l'ho mai assaggiato.»

«Non ti perdi nulla, è questo il punto» sbuffò Chloe, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. «Immagina che te ne venga offerto un pezzetto: magari hai sentito che ci sono numerose ricette che lo sfruttano, o che a Jiyu amano il tofu, perciò pensi: sarà squisito! Ti viene l'acquolina in bocca per le belle aspettative, poi lo assaggi e... niente. Assolutamente niente. Credimi! Se il nulla avesse un sapore, sarebbe tofu.»

«Sembra un'esperienza simile a quella di mangiare le rape mosadz. Emettono un profumo dolcissimo durante la cottura, ma all'assaggio hanno un gusto terribile.»

«Però delle rape puoi dire che non sono buone, no? Col Tofu è peggio: non puoi odiarlo e basta, perché effettivamente non è cattivo. È solo... insapore» replicò Chloe, arricciando il naso. «Ti senti tradito. Resti semplicemente lì, disilluso e perplesso, senza neanche sapere cosa dire: ti piace? Non ti piace? Sarebbe bello saperlo, se non fosse che hai assaggiato il nulla assoluto, ed è così frustrante! Ecco: per me l'arte astratta è tofu. Non la capisco e mi fa sentire stupida.»

«Sei tutt'altro che stupida» replicò Brycen, ammorbidendo il tono. «Hai un approccio che ricerca la narrazione e il sentimento attraverso l'empatia che solo la raffigurazione della realtà riesce a dare. È naturale che l'astrattismo ti disorienti, ma non c'è niente di male: l'arte non ha lo scopo di piacere a tutti. Vive di comunicazione, e le avanguardie sublimano questo concetto oltrepassando l'esperienza puramente estetica per introdurre un differente sottotesto cognitivo. È un tipo di arte che va capita e ragionata, poiché manchevole della chiave di lettura intrinseca che risiede nell'arte figurativa, privando la nostra mente di qualunque fondamento per spingerla a rielaborare la realtà in modo nuovo. Ciò tuttavia non pregiudica la capacità intellettuale di chi osserva, né la sua comprensione è sufficiente a renderla stimolante secondo il nostro gusto o il nostro pensiero, persino nel caso in cui riesca ad appagare il nostro occhio. Se l'arte astratta non riesce a emozionarti o a sobillare la tua mente, semplicemente non fa per te: non è necessaria alcuna spiegazione, ritengo. Non hai l'obbligo di mangiare tofu, né qualcuno dovrebbe giudicarti per questo.»

«Lo so, ma... è più una cosa mia.» Chloe liberò un lento sospiro, senza staccare gli occhi dalla tela. «C'è un mio amico, Ianteh, che è un vero appassionato. Non solo di pittura, ma di arte in generale. Se ci fosse lui qui, davanti a questo quadro, saprebbe parlarne per ore. Il modo in cui lo fa fa sembrare tutto meraviglioso, come se ci fosse un intero mondo da scoprire: emozioni, pensieri, obiettivi, desideri...» Un soffio allegro le sfuggì dalle labbra, distese in un sorriso sognante. Le mani si alzarono a descrivere ampi cerchi a mezz'aria, come linee immaginarie dipinte nell'aria, ma poi si fermò; le braccia ricaddero lungo i fianchi, e il sorriso si spense. «Io però non sono mai riuscita a vedere le cose come le vedeva lui, a provare le sensazioni che mi descriveva o le idee che riusciva a cogliere. Ci ho provato e riprovato, ma... Nulla. È così anche adesso, me ne sto qui a guardare e non sento niente.»

Chinò il capo, la voce ridotta a un sussurro. C'era qualcosa di distante nel suo sguardo, qualcosa che Brycen non riusciva a definire: delusione? Rassegnazione? Non ne era sicuro; aveva la sensazione che ci fosse altro nelle sue parole, che il loro reale significato gli fosse precluso.

«A Zima abbiamo un termine specifico per questo: pronyzva» disse soltanto, sistemando le pieghe della giacca blu con le mani. «Temo sia impossibile da tradurre, letteralmente indica le nevicate primaverili. È usato per descrivere quella sensazione di vuoto dovuta a una delusione che non riesci a spiegare razionalmente. Quando ti capiterà di parlare nuovamente di arte con il tuo amico puoi usare pronyzva per dire come ti senti, se ti va.» Il suo sorriso si accentuò con un pizzico di divertimento mentre cercava il suo sguardo. «Lui non capirà cosa stai dicendo e quantomeno non sarai la sola a sentirti stupida.»

Chloe scoppiò a ridere e quell'ombra scura svanì in un lampo dal suo sguardo. Brycen si ritrovò a ridacchiare a sua volta, sentendo il petto farsi più leggero. Era passato troppo tempo dall'ultima volta in cui si era sentito così a suo agio con qualcuno, persino senza nessun altro attorno. Dopo aver lasciato Zima, non aveva mai conosciuto nessuno che...

No, non l'aveva mai cercato. Era fortunato che Chloe avesse trovato lui.

«Brycen! Che splendida sorpresa!»

A quel richiamo gioviale seguì una risata leggera, che attirò i loro sguardi. Lorenzo spiccava tra i visitatori per altezza e portamento, il fisico asciutto avvolto in un aderente completo grigio chiaro e i lunghi ricci azzurro ghiaccio pettinati all'indietro. Un ampio sorriso gli riempiva il volto dalle linee prominenti, tipiche della regione di Hedea, mentre avanzava verso di loro a braccia aperte.

«Lieto di vedere che hai finalmente mostrato interesse per le arti figurative.» Lorenzo afferrò il braccio di Brycen e gli baciò le guance, soffermando poi lo sguardo su Chloe. «È a questa graziosa fanciulla che dobbiamo l'onore?»

«Sì, potremmo dire così. Lorenzo, ti presento Chloe...» Brycen esitò, cercando il suo aiuto con lo sguardo. Lei fu rapida a prendere parola, offrendo a Lorenzo la mano destra da stringere.

«Ha-Rhie. Chloe Ha-Rhie, piacere di conoscerla.»

«Barone Lorenzo Andromeda, il piacere è mio.»

"Ex barone", corresse Brycen, ma non si azzardò a pronunciarlo ad alta voce. I titoli nobiliari non avevano più alcun valore a Sayfa da tredici anni, eppure gli ex nobili si rifiutavano di abbandonarli. Per alcuni era semplice tradizione, per altri la volontà di mantenere il proprio status nell'immaginario collettivo; per Lorenzo era un semplice vanto, un vezzo da sfoggiare al pari di un bell'accessorio, e non amava sentirsi ricordare che fosse privo di valore.

«Per cortesia, diamoci pure del tu. Le formalità non sono necessarie.» Lorenzo afferrò la mano di Chloe con garbo, chinandosi per sfiorarle le dita in un baciamano. «Svelami piuttosto il tuo segreto, Chloe: come sei riuscita nell'impossibile opera di convincere quest'uomo?»

«Oh, niente di che: uso l'infallibile tecnica del "continua a chiedere finché si stancheranno di dirti no".» Chloe rise, ammiccando verso Brycen. «Una delle artiste è una mia amica, Jessica Dubois. Siamo qui per vedere la sua esibizione, si esibirà a breve nella Sala Verde.»

«Non manca molto, in effetti» aggiunse Brycen, dando uno sguardo all'orologio. «Circa quindici minuti.»

Lorenzo schioccò le labbra in un lampo di consapevolezza. «Oh, Dubois! La Dotai, giusto? Spero di riuscire ad assistere, potrebbe essere un ottimo spunto di discussione per questo Kures. Ne convieni, Brycen? Gli artisti Dotai sono sempre così interessanti.»

«È una splendida idea» concordò Brycen, chiudendo e riaprendo lo sportellino dell'orologio più volte del necessario, senza neanche rendersene conto. «Ho intenzione di parlare con la signorina Dubois dopo l'esibizione, di certo vi aggiornerò sull'esito della nostra conversazione.»

«Meraviglioso, ne sono già impaziente. È sempre un piacere ascoltare i tuoi eloqui, trasudano di saggezza e passione come pochi.» Lorenzo allargò il sorriso, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Scivolò con lo sguardo oltre le loro spalle, e le sue labbra tradirono una smorfia di fastidio.

«Sono desolato, devo congedarmi: resterei a chiacchierare più che volentieri, ma ho alcuni acquisti da concludere» sospirò, riunendo le mani al petto in segno di scuse. «Vi lascio liberi di proseguire la visita. Chloe, mi aspetto di vederti alla Corte una di queste sere: saranno tutti più che lieti di conoscere la fidanzata di Brycen.»

Brycen trasalì, irrigidendo il busto. «Oh, ehm... Lei...»

«Sono una sua amica» chiarì Chloe.

Lorenzo sgranò gli occhi di stupore, poi allungò il sorriso. «Ah, un'amica, certo... In ogni caso una fanciulla dagli ottimi gusti. Vi auguro buon proseguimento, dunque. È stato un breve ma più che lieto incontro, Brycen; ti aspetto alla Corte.»

Brycen annuì, chinando il capo in un cenno di saluto. Seguì Lorenzo con lo sguardo mentre si allontanava, e quando fu abbastanza distante si abbandonò ad un sospiro, passandosi una mano sul viso.

«Mi dispiace per il fraintendimento.»

«E perché mai?» ridacchiò Chloe. «Sembra simpatico. Ha un modo piuttosto sfacciato di mostrare il suo interesse, ma anche molto elegante. Andrebbe d'accordo con Ianteh.»

«Spero non ti abbia infastidita.»

«Me? Tesoro, è con te che ci stava provando!»

Brycen aggrottò le sopracciglia. «Con me?»

Si voltò verso la direzione in cui l'altro si era allontanato, sebbene la sua figura fosse sparita dalla sua visuale. Lorenzo era un amico leale e affezionato: aveva una personalità disinvolta, talvolta eccentrica, ma Brycen non rammentava atteggiamenti particolari nei suoi confronti.

«Ne sei sicura?»

«Era piuttosto evidente» confermò Chloe, distendendo le labbra. «Quando ha detto fidanzata lo ha fatto per capire cosa c'è tra noi. Non dirmi che non hai visto il suo sorriso quando l'ho corretto!»

Brycen si accarezzò il mento, liberando un mugolio pensoso. «Cos'hai da dire sul baciamano? Solitamente non è così formale.»

«Oh, suvvia, era solo scena: ha baciato la sua, di mano. Voleva vedere la tua reazione!»

«Però ha detto a te che hai degli ottimi gusti.»

«Perché sono qui con te.» Chloe ridacchiò divertita. «Era un modo per dire che sei affascinante. Ti stava mangiando con gli occhi!»

«Ah.»

«Davvero non te ne sei accorto?»

Brycen scosse il capo. Era così palese? Chloe parlava come se fosse ovvio, ma l'ipotesi non l'aveva neanche sfiorato.

"Perché è un uomo", si rimproverò con disappunto.

Un sacrilegio verso la Dea Bianca e la natura del mondo che aveva creato: così lo avrebbero definito a Zima. Brycen trovava disgustosa quella definizione, tanto quanto lo sfruttamento del nome di Beyled per giustificarlo, eppure il suo subconscio era ancora vittima di quei preconcetti. Riconoscerli non era sufficiente: voleva eliminarli del tutto. Si rifiutava di permettere alla sua mente di dividere tra normalità ed eccezione, quasi fosse un'anomalia da tollerare. Lorenzo non era un sacrilegio, così come Brycen non era un mostro.

Inspirò fino in fondo, liberando l'aria in un lento sospiro. «Temo di non essere bravo a notare certe cose.»

«Ah, lo vedo. Probabilmente non ti accorgeresti che ci stanno provando con te neanche con dei segnali luminosi.» Chloe rise e gli fece l'occhiolino, roteando per svoltare l'angolo in direzione della Sala Verde. «Cos'è la Corte di cui parlava?»

«La Corte di Andromeda» disse Brycen, allungando il passo per affiancarla. «Ci riuniamo regolarmente per dialogare di interessi comuni: letteratura, arte, filosofia e politica per lo più. È lì che ho conosciuto Lorenzo: è il fondatore, come puoi intuire dal nome, e la sede è di sua proprietà.»

«Credi che la sua fosse solo cortesia o potrei davvero partecipare a una delle riunioni? Sembra interessante.»

Brycen sollevò le sopracciglia. La sorpresa gli fermò il respiro per un istante, liberandolo in un soffio divertito. «Saresti la benvenuta. È più caotico di ciò che potresti immaginare, ma credo lo troveresti anche molto stimolante.»

«Parlate anche di Naru, quindi? Non mi hai ancora detto perché ti interessano tanto.»

Brycen esitò un istante, allungando lo sguardo verso l'orologio e arricciando il naso in una leggera smorfia. «Temo sia una risposta difficile da riassumere brevemente.»

«Se dici così sono ancora più curiosa! Te lo chiederò la prossima volta, allora. Non sperare di sfuggirmi: hai sentito, no? La mia è una tecnica infallibile.» Chloe drizzò il busto e avanzò a testa alta, con giocosa superbia. Abbandonò presto quella sceneggiata in una risata leggera, intrecciando le mani dietro la schiena «Dimmelo, se dovessi esagerare. A volte mi lascio trascinare troppo dall'entusiasmo.»

«Va bene così» la rassicurò Brycen, addolcendo il sorriso. «Mi piace il tuo entusiasmo.»

Varcata la soglia della Sala Verde, Mindy agitò un braccio per attirare la loro attenzione. Brycen era così abituato a vederla in divisa che di primo acchito si stupì di vederla indossare un abito color crema, che valorizzava la carnagione olivastra e le forme burrose. Al suo fianco vi era un giovane dai capelli ramati che doveva essere il suo fidanzato, Nosh: fu lui ad avvicinarsi per primo, allargando un ampio sorriso sul volto ambrato. Non era molto più alto di Chloe, ma aveva una muscolatura definita e massiccia: a Brycen si spezzò il fiato quando Nosh lo avvolse in un abbraccio, nella più calorosa delle tradizioni notranesi.

«Mucho gusto, hermano! Ci siamo già visti o sbaglio?»

Brycen tossicchiò, lisciandosi la giacca. «Non credo, no. Probabilmente sarà capitato di incontrarci al Nerea, di sfuggita.»

«Di certo non in palestra» si intromise Mindy. Salutò Brycen con un sorriso più allegro del solito e allungò il collo per baciare Chloe sulle guance. «Tu e Chloe siete gli unici folli che hanno il coraggio di allenarvi, ma dove le trovate le energie?»

«Il pugilato ti carica» si giustificò Nosh, stendendo un braccio in un lento e immaginario pugno. «È come la musica, no? Ti mette in equilibrio, ti diverte, sfoga via tutto.»

Brycen sfarfallò le ciglia, spostando lo sguardo su Chloe. Prima ancora che potesse prendere fiato, lei rise.

«No, io non sono una pugile. Pratico arti marziali miste, principalmente per autodifesa.»

«Non farti fregare da quel faccino adorabile» Nosh gli posò una mano sulla spalla, le labbra curvate all'insù. «Sarebbe in grado di stendere pure me, en un abrir y cerrar de ojos

«Ragazzi, è arrivata Chloe e non mi dite nulla?»

Brycen si voltò, scorgendo nella folla tre figure che si muovevano verso di loro. In testa c'era il giovane dalla pelle scura che aveva parlato, con un leggero difetto di pronuncia che lo portava a sibilare le esse: puntò Chloe con un sorriso radioso e la accolse tra le braccia, stringendola con affetto. Quell'entusiasmo si raffreddò quando notò Brycen, e l'espressione regredì a un sorriso rigido e impacciato mentre sistemava le pieghe sulla camicia a quadri. Brycen non credeva di avere un'espressione differente quando si fece avanti per stringergli la mano, in una presa cortese ma debole da ambo le parti.

«Brycen, giusto? Louis Kalyvaz, piacere di conoscerti.»

«Piacere mio. Chloe mi ha parlato molto bene di te.»

Nell'incrociare il suo sguardo, Brycen si immobilizzò. Le pupille grigie degli abitanti di Kautia erano stranianti, viste da così vicino: nel tenue lavanda delle iridi di Louis, quei puntini perlacei quasi svanivano. Quel difetto genetico non era che una caratteristica come tante, ma Brycen non aveva idea di come comportarsi: avrebbe dovuto evitare di fissarlo o sarebbe stato più maleducato distogliere lo sguardo?

«Per le Stelle, Chloe! Staccati, fa caldo»

Brycen approfittò di quel commento per voltarsi, osservando Chloe ridere mentre gettava le braccia al collo di quello che, per esclusione, non poteva che essere Edward: Brycen sapeva che era loro coetaneo, ma il fisico robusto e la folta barba nera lo facevano sembrare più grande. Il volto quadrato era contratto in una smorfia arcigna, ma oltre a sbuffare grugniti lamentosi non fece alcunché per scacciare l'amica. Quando Chloe lo liberò, Edward si presentò a Brycen con un semplice cenno del capo, strofinando le lenti degli occhiali sulla maglia per pulirle.

L'ultima ad avvicinarsi fu Sabrina, sorella gemella di Jessica. Scoccò a Edward un'occhiataccia, sussurrandogli qualcosa all'orecchio prima di distendere le labbra per rivolgere a Brycen un sorriso mellifluo.

«Grazie di essere venuto ad assistere» disse, stringendogli la mano tra le sue. «Mia sorella è andata a prepararsi, ci raggiungerà al termine dell'esibizione. Chloe ti ha già mostrato le sue opere?»

«Non ancora, siamo appena entrati in Sala.»

Sabrina sollevò un braccio in un gesto elegante, indicandogli la via. «Seguimi, rimediamo subito.»

Chloe l'aveva definita attraente ai limiti del possibile, ma Brycen aveva pensato che si trattasse di un'esagerazione fino a quel momento. Sabrina era la ragazza più bella che avesse mai incontrato: i fluenti capelli rosa incorniciavano un viso armonioso, con zigomi alti e labbra piene, a cui un piccolo neo appena sopra le labbra contribuiva a dar carattere. Era alta quanto una donna zimea, e il florido fisico a clessidra fasciato in uno stretto abito avorio attirava gli sguardi dei presenti tanto quanto le opere esposte.

Brycen si lasciò guidare tra le installazioni, un tripudio di sfumature, forme e materiali che catturava l'occhio e giocava con le percezioni tattili in un'esperienza interattiva, alternando elementi armonici a quelli più paradossali. La fantasia di Jessica era sublimata dal tocco di Chromaster, creando effetti altrimenti impossibili: legno trasparente come vetro, pigmenti che reagivano al minimo spostamento di luce creando sorprendenti illusioni ottiche, macchie di pittura sospese per aria.

Fu in grado di visitare solo una porzione della Sala prima di sedersi per assistere all'esibizione, e il frenetico vociare dei presenti si quietò man mano che ognuno prendeva posto. In breve l'attenzione e gli sguardi furono rivolti verso il piccolo palco che sorgeva in fondo alla Sala, su cui Jessica fece presto la sua comparsa.

Non aveva una grande presenza scenica. Salì sul palco trascinando il passo, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni larghi. Bofonchiò la sua presentazione come se si fosse appena svegliata o avesse dimenticato che cosa dire: la voce era così bassa e le parole tanto masticate che Brycen faticò a comprendere cosa diceva, ma qualunque incertezza scomparve quando Jessica sollevò le braccia e schioccò le dita.

L'oscurità calò sui presenti, facendoli sprofondare nel buio. Le luci al Sihir sulle pareti continuavano a brillare, eppure Brycen non riusciva a scorgere null'altro che quei puntini luminosi sospesi come stelle nel cielo notturno.

Qualcosa emerse dall'abisso in un vorticare di colori liquidi, prendendo la forma di quattro grandi tele disposte a semicerchio sul palco. Brycen riuscì a vedere di nuovo il legno chiaro della pedana, mentre la figura di Jessica apparve solo per metà: sembrava disegnata con il tratto sporco e irregolare di un illustratore che si era fermato allo schizzo, gettando solo tracce di colore qua e là per dare l'impressione della tridimensionalità. L'artista immaginario era indeciso, cancellava le linee e ne tracciava di nuove in uno slancio continuo, e così lo schizzo prese vita: Jessica agitò le braccia e gettò colore sulle tele, lasciandolo colare sulle fibre per dipingere immagini in movimento. Ora un banco di pesci nelle profondità marine, ora petali di fiori in caduta da un ramo, ora un ruscello che scorreva giù tra i sassi; scorci di realtà che svanivano fugacemente e mutavano in macchie di colore, saltando da una tela all'altra per aprire nuove finestre sul mondo.

I contorni della figura di Jessica si fecero più definiti, i suoi colori più pieni e la sua apparenza più realistica. Piegò le braccia e tirò via dall'oscurità dei piccoli omini, semplici linee scure che si arrampicarono sulle tele e cominciarono a sfogliarle e strapparle, fino a liberare un caleidoscopio di colori che inondò l'intera sala.

Le sagome degli spettatori riemersero, dapprima come ombre fumose di un grigio pallido, poi riacquistando i propri colori man mano che l'ambiente circostante mutava insieme a loro: ora un prato fiorito, ora soffici nubi, ora una voragine che sembrava inghiottire l'intera platea.

Jessica agitò le braccia un'ultima volta, disegnando un arco a mezz'aria e trainando a sé il flusso cromatico; lo spinse all'interno del petto e quando ogni sfumatura venne risucchiata il suo aspetto tornò alla normalità, così come tutto il resto.

Brycen si unì agli applausi del pubblico, estasiato. La meraviglia gli aveva tolto la parola, ma aveva riempito il suo animo di speranza: sentiva il cuore martellare nel petto e i nei muscoli guizzava una tale euforia che avrebbe potuto cominciare a correre.

Brycen era certo che l'esperienza avrebbe toccato persino gli animi dei suoi familiari: gli sembrava impossibile che potesse esistere qualcuno in grado di assistere a una simile esibizione senza venirne scosso. Come si poteva restare impassibili di fronte a tanta bellezza? Come si poteva osservare un potere in grado di creare uno spettacolo tanto stupefacente e giudicarlo presuntuoso, maligno o persino eretico? Se solo gli zimei avessero potuto vedere con i propri occhi ciò che di buono i Dotai erano in grado di fare...

No, non sarebbe stato sufficiente. Il suo non era che un pensiero illusorio, un'utopia che poteva esistere soltanto nella sua mente. Un semplice spettacolo, per quanto entusiasmante, non sarebbe stato in grado di modificare un pensiero tanto radicato in un intero regno.

"Però può essere un tassello" si ritrovò a pensare, battendo le mani con vigore.

Valeva la pena sperare. E chissà che un giorno non sarebbe riuscito a concretizzare tutte le informazioni che stava accumulando e studiando, in nome di quel desiderio di cambiamento che ancora sedimentava nel suo animo.

Brycen terminò di ammirare le opere esposte nella Sala Verde, poi seguì Chloe e i suoi amici all'esterno. Rimasero a chiacchierare per un po', commentando le installazioni e l'esibizione, fin quando Jessica non li raggiunse. Solo adesso che poteva vederla da vicino Brycen notò le differenze tra lei e Sabrina: condividevano gli stessi occhi azzurri, l'altezza e il neo sul viso ovale, ma la somiglianza nei lineamenti non era così marcata. Jessica aveva i capelli più ricci, corti fino al collo e spruzzati di colore. Il fisico era esile e piatto, attraversato da intricati tatuaggi che risalivano lungo gambe e braccia.

Il gruppo la accolse in un applauso, ma l'entusiasmo ebbe vita breve: Jessica aveva l'espressione smarrita e lo sguardo perso nel vuoto, tanto da far trasalire sua sorella.

«Santa Luce, cos'è successo?»

«Ho venduto due composizioni.»

Sabrina sfarfallò le ciglia, boccheggiando per un breve istante. «Hai vendu— Sul serio? Jess, ma è fantastico! Mi hai fatta spaventare, perché diamine hai quell'espressione da funerale?»

«Guarda che ha sempre quella faccia, non è una novità» si lamentò Edward, ma Sabrina lo zittì con un'occhiataccia.

«È solo che non me l'aspettavo, è il primo giorno» si giustificò Jessica, scrollando le spalle. «Non mi sembra vero. Sto ancora aspettando che esca qualcuno a dirmi: no guarda, abbiamo sbagliato.»

«E a quel punto li facciamo parlare con Eddie» suggerì Mindy. L'omone incrociò le braccia al petto, annuendo in aria minacciosa.

«Tra l'altro, il tizio che le ha comprate ha detto di conoscerti, Chlò» Jessica avanzò verso di lei, colpendole la spalla con un buffetto. «Conosci ex baroni e non dici niente?»

Chloe liberò un verso di comprensione. «Lorenzo Andromeda?» Jessica annuì. «Oh! In realtà è Brycen a conoscerlo, non io.»

«Sì, è un mio caro amico» confermò Brycen. «Lo abbiamo incrociato in galleria poco prima della tua esibizione. Se hai catturato la sua attenzione, puoi star certa che riceverai presto altre proposte di acquisto: Lorenzo è molto influente nel settore, non mancherà di farti buona pubblicità.»

Jessica lo fissò a bocca aperta, l'espressione congelata nel più totale stupore.

«Caspita, io non so cosa...» bofonchiò, affondando le dita sottili tra i capelli mentre faceva vagare lo sguardo. «Insomma, grazie.»

«Non devi ringraziare me, non ho fatto letteralmente nulla.»

«Tranne essere così affascinante da fare colpo su Lorenzo.»

Chloe lo bisbigliò all'orecchio di Louis, ma Brycen riuscì comunque a sentirla. Li notò sogghignare con la coda dell'occhio e si sforzò di non incrociare i loro sguardi, sentendo avvampare le guance.

«Se le tue opere sono piaciute a Lorenzo è solo merito del tuo talento e della tua creatività, oltre che del tuo Naru» continuò Brycen, schiarendosi la voce. «A tal proposito... Mi piacerebbe farti qualche domanda su Chromaster, se non ti dispiace. Ma prima lascia che mi presenti come si conviene: Brycen Metsiz. I miei complimenti per l'esibizione, è stata superlativa: è stato un onore potervi assistere.»

Brycen le offrì la mano destra e lei la strinse con l'aria ancora frastornata, presentandosi solo come Jess.

«Vogliamo spostarci a casa, nel frattempo?» propose Sabrina, posando lo sguardo su ognuno di loro alla ricerca di approvazione. «Brycen, spero tu non sia allergico ai gatti: ne abbiamo quattro.»

«No, anzi: adoro i gatti. Ma non vorrei distur—»

«Non sono le creature più adorabili del mondo?» si intromise Chloe, sfoggiando un ampio sorriso. «Un concentrato di caoticità in formato peloso. Sono semplicemente troppo carini, così aggraziati eppure così buffi. Come si fa a non adorarli?»

Mindy l'afferrò per un braccio, sporgendosi per cercare lo sguardo di Brycen. «Non spaventarti se dovessi vedere Chloe rincorrere uno dei gatti urlando "Perché non vuoi il mio amore?". È tutto normale, stai tranquillo.»

«Non spaventarti nemmeno dei gatti» aggiunse Edward. «Quella pazza cambia il colore del pelo ogni giorno, ne lasci uno nero e te lo ritrovi... Che cazzo ne so, verde a strisce viola.»

«Così hanno più personalità» sbuffò Jessica.

«Possiamo pensare alla cena, prima di perderci in chiacchiere?» domandò Sabrina, schioccando le dita per richiamare l'attenzione. «Brycen, ti unisci a noi? L'intenzione è quella di cucinare qualcosa insieme, possiamo decidere che cosa strada facendo.»

«Ti ringrazio, mi farebbe molto piacere. Ma non vorrei approfittare della—»

«Vi è avanzato del pollo?» lo interruppe Mindy. «Non possiamo invitarlo a cena senza fargli assaggiare il mio pollo speziato.»

«Valido argomento.» Louis annuì, incrociando le braccia al petto. «Ti fa capire all'istante perché preferiamo cenare a casa, te l'assicuro.»

Sabrina sospirò, arricciando le labbra in un mormorio pensoso. «Non credo di averne abbastanza, ma potremmo passare a comprarlo. La macelleria dovrebbe essere ancora aperta.»

Brycen cercò di prendere parola, ma ogni tentativo fu sedato all'istante. Nosh gli assestò una pacca amichevole sulla schiena, sbuffando una risata nell'affiancarlo.

«No le va a servir nada, profesor. Non sanno prendere un no come risposta.»

"Naturale" pensò Brycen, allungando il sorriso. "D'altronde sono gli amici di Chloe."

Brycen li osservò chiacchierare tra loro mentre passeggiavano, scambiandosi commenti complici o insulti scherzosi. Erano un gruppo così eterogeneo che era difficile immaginare come si fosse formata la chimica che scorreva tra loro, nei loro sguardi e nelle loro risate, ma più li guardava e più Brycen sentiva il petto bruciare di nostalgia: rivedeva davanti agli occhi i suoi anni giovanili, quando non passava un pomeriggio lontano da sua sorella Mari, quando suo cugino Edvokin lo trascinava nelle sue peripezie alla costante ricerca di divertimento, quand'era sufficiente voltarsi per trovare Bethelie al suo fianco, a rischiarare le sue giornate e le sue angosce col suo sorriso. Quei ricordi erano così vividi che a volte Brycen credeva di poter allungare un braccio e afferrarli, ma quando stringeva le mani questi mutavano in fumo, sfuggendogli dalle dita. Appartenevano al passato, ormai: lui e Bethelie avevano logorato il sentimento che li legava con le loro stesse mani, e la distanza lo costringeva ad accettare le lettere di Edvokin e Mari come sostitute della loro presenza.

Non era mai riuscito a stringere un simile rapporto, da allora. C'erano persone a lui care che chiamava amiche, come Lorenzo, ma il loro legame non era comparabile a quel sentimento genuino e profondo che aveva condiviso con loro tre. Brycen si era infine convinto che quel tipo di amicizia fosse prerogativa dell'infanzia e dell'adolescenza, qualcosa che non poteva nascere in età adulta e che non avrebbe mai più ritrovato.

Ma quando Chloe si voltò e gli sorrise, afferrandogli un braccio per trascinarlo nella conversazione, pensò che forse aveva tratto quella conclusione troppo in fretta.

E non era mai stato più felice di essersi sbagliato.

Alzi la mano chi vorrebbe assistere all'esibizione di Jessica! :D

Brycen ne è rimasto folgorato per diverse ragioni, in parte per il valore artistico in sé e in parte perché nel suo paese natale i Dotai non sono visti proprio benissimo... E questo per lui è un punto molto personale. I colori poi giocano un ruolo fondamentale a Zima, andando avanti con la lettura ve ne renderete conto :D

Oggi facciamo anche la conoscenza degli amici di Chloe, che non hanno perso tempo a trascinare Brycen insieme a loro. Ammettiamolo, qualcuno si aspettava qualcosa di diverso? XD

Ma non dimentichiamoci dell'invito di Lorenzo! Per adesso, però, vi do appuntamento al prossimo capitolo e vi lascio con altri disegni ♥ Qui Nosh ha i capelli biondi e non rossicci perché ho cambiato il colore in revisione xD

Mindy Bradua

Nosh Arroz

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