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By workingclasscheroine

29.8K 3.1K 9.1K

Quando Paul arriva all'Universitร  di Cambridge, il suo obiettivo รจ quello di far scorrere tutto liscio fino a... More

CAST
1. The Prime Minister
2. The Breakfast Club
3. The Lord of the Rings
4. The Sleeping Beauty
5. The Secret We Keep
6. The Saturday Night Fever
7. The Tea Party
8. The Mistery Gang
9. The Fight Club
10. The Concussion
11. The Unintended Mask
12. The Backs
13. The Punt Tour
14. The Reason Why
15. The Lunch Date
16. The Dancing Queen
17. The Birthday Boy
18. The Broken Ones
19. The Patched Hearts
20. The Carpe Diem
21. The Red Skirt
22. The Allied Powers
23. The Art of War
24. The Plot Twist
25. The Ruthless Voice
26. The Kafka Trap
27. The Car Ride
28. The Double Date
29. The Drunk Calling
30. The Re-Education Program
31. The Romantic Comedy
32. The F*cking Sheets
33. The Unexpected Visitor
35. The Question Game
36. The Absent Guard
37. The Final Duel
38. The Scared Child
39. The Last Trip
40. The Monet Affair
41. The Fallen Angel
42. The Little Brother
43. The Longest Dinner
44. The Unsolicited Opinions
45. The Unequal Struggle
46. The First Rule
47. The Lovely Bastard
48. The Crystal Boy
49. The Catkins๏ฟผ' Philosophy
50. The Pool Party
51. The Immortal Youth
52. The White Nights
53. The Unfamiliar Familiarity
54. The Unshakable Complicity
55. The Water Strider
56. The Breakfast Fail
57. The Safe Haven
58. The Baby's Name
59. The Second Mouse
60. The Eagle
61. The Ghost of Christmas Past
62. The Mix Cd
63. The Haunted House
64. The Prodigal Son
65. The Bench

34. The Invisible Charybdis

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By workingclasscheroine

Passiamo quasi tre ore chiusi dentro Caffè Nero.

Il mio fratellino mi ascolta parlare della mia nuova vita con gli occhi spalancati e un sorriso dipinto sulle labbra, e tutto il suo corpo manifesta un morboso interesse.

Mike è sempre stato un bravo ascoltatore: non interrompe mai, e sa porre le domande giuste.

Gli racconto tutto, nei minimi dettagli (sono sempre stati i dettagli a fare la differenza, per noi), descrivendogli luoghi e persone come se dovessero prendere vita di fronte ai suoi occhi. 

Sono poche le cose che tengo per me.

Minimizzo la questione della rissa tra me e l'ormai quasi dimenticato Klaus Voorman, e taccio del tutto i miei problemi con il consiglio disciplinare.

Se mio padre conoscesse questi dettagli, se mai Mike glieli rivelasse per errore o in buona fede, nulla lo tratterrebbe dal rinchiudermi ad Oxford per il resto della mia vita.

E, in fondo, tacere qualcosa non equivale propriamente a mentire.

Per fortuna, l'attenzione di Mike è più solleticata dalla descrizione dei miei nuovi amici, piuttosto che dai miei trascorsi accademici.

Soddisfo finché posso la sua curiosità su Churchill, Shiva e Phineas. Questo è un argomento più semplice: il solo pensare a loro basta a distendere del tutto i miei nervi.

Ometto solo il dettaglio delle notti passate accanto a Churchill, in parte perché non voglio che Mike senta di essere stato sostituito, e in parte perché è qualcosa di così naturale e allo stesso tempo così fottutamente difficile da spiegare agli altri.

"È fantastico, sul serio" dice Mike, al termine della nostra chiacchierata, "Sembra la trama di un libro"

Rido.

"Solo qualcuno con molto tempo da perdere scriverebbe un libro del genere"

Mike si limita a sorridere, con dolcezza.

"Mi piacerebbe conoscere i tuoi amici" accenna, timidamente, e so che sta facendo di tutto per lasciarmi i miei spazi e non risultare invadente.

"Puoi farlo, sai" acconsento, "Dovrebbero essere tutti al New Court, adesso"

Lui scrolla le spalle.

"La prossima volta, magari" patteggia, un po' a disagio, "Tra mezz'ora devo prendere il treno di ritorno. Papà si preoccuperà se non mi vede tornare a casa, gli ho detto che andavo a lezione"

Il sorriso mi muore sulle labbra.

Nonostante tutti i miei buoni propositi, tutta la distanza accumulata in questi mesi, sono stato capace di ferirlo ancora.

Non ho avuto tempo di ragionarci a dovere, finora, del tutto preso dalla felicità di avere di nuovo mio fratello insieme a me.

Ma lui non è qui per una visita di cortesia.

Si è messo sul primo treno nel terrore che io stessi di nuovo male, nella speranza di arrivare in tempo per ricomporre i pezzi.

"Mi dispiace, Mikey" ammetto, e allungo una mano oltre il tavolo per posarla sul suo avambraccio, "Non devi più preoccuparti per me, dico sul serio"

Lui sorride, un sorriso stanco, adulto.

Il tipo di sorriso che alla sua età non si dovrebbe conoscere.

"Avevo solo voglia di passare del tempo con te"

Sta mentendo, almeno in parte.

Lo dice perché non mi senta in colpa, perché non mi senta in debito con lui.

Lo dice perché, nonostante tutto, Mike mi conosce più di chiunque altro.

Ma la realtà è un'altra.

La realtà è che aveva bisogno di controllare che io non fossi ricaduto in una delle mie crisi, ed è stato questo a spingerlo a mentire a nostro padre: voleva risolvere il problema al posto suo, voleva lasciarmi un margine di movimento.

Mike non ha smesso di proteggermi, ma io non posso più lasciarglielo fare.

Mentre usciamo, Jimmie Nicol ci saluta con un entusiasmo tale da rovesciare a terra l'intera caraffa di caffè che sta versando, e il piccolo incidente basta a sciogliere di un po' la tensione tra e mio fratello.

Camminiamo in silenzio, il braccio di Mike che si incastra timidamente al mio, come a tenermi più vicino, e io che glielo lascio fare.

Mi racconta di Oxford, di quello che io ho lasciato e di ciò che lui ha trovato nel frattempo: una brava ragazza, Angela, che non vede l'ora di presentarmi.

"Mi rende felice" si limita a spiegare, e questo è effettivamente tutto ciò che c'è da sapere.

"Te lo meriti, Mikey" dico io, e questo è effettivamente tutto ciò che c'è da dire.

"So che non riesci a fare a meno di pensarci, che hai paura che qualcosa di brutto ti accadrà nel momento stesso in cui ti concederai di essere felice" sussurra dopo un po', quando già il treno si avvicina rombando, "Ma lo meriti anche tu, di essere felice. Vorrei che riuscissi a capirlo"

"Ci proverò, Mikey" prometto, perché questo è il massimo che possa fare: provarci.

Ma io non lo merito, di essere felice.

Non lo meriterò mai.

"Chiunque incroci il tuo cammino, Paulie" continua lui, perché nessun altro saprà mai leggermi con questa facilità, "Non può fare a meno di amarti. Se tu ti vedessi con i nostri occhi, ti innamoreresti perdutamente di te stesso"

Sorrido, con un po' di amarezza.

Potrebbe anche essere vero, ma non è questo il punto: il punto è che l'amore che ricevo, in qualsiasi forma, è del tutto immeritato.

"Il problema, Mike, è che io mi vedo con i miei" rispondo semplicemente.

E non ho mai conosciuto giudice più impietoso di me stesso.

"È per questo che hai bisogno di me" spiega lui, e non mi è mai sembrato così simile alla mamma come in questo momento, "Puoi avere in prestito i miei occhi, ogni volta in cui dubiterai"

Sorrido mentre lui sale sul treno, senza rispondere.

Un attimo prima che le porte si chiudano, lo richiamo.

"Mike?"

Lui si volta.

"Sì?"

"Dopo tutte queste ore, credo sia arrivato il momento di dirtelo"

"Cosa?"

"Hai il naso sporco di panna"

Mike si agita, rosso in viso, passandosi nervosamente la mano sul volto.

"Che stronzo" è l'ultima cosa che gli sento dire, prima che le portiere si richiudano.

Trascorro l'intera giornata a vagare da un angolo all'altro di Cambridge.

Quando mi sento troppo stanco, e non trascorre molto tempo perché io lo sia, mi rifugio al Magdalene Bridge per infilarmi nel punt di Chip.

Lui sembra contento di rivedermi, e si limita a sorridere e a lasciarmi sdraiare sul fondo.

"Nessun pagamento, ragazzo" impone, spicciolo e rassicurante come sempre, "So già cosa fare"

Mentre il mondo scorre, silenzioso, e il dolore diventa sordo, mi concedo di riportare alla mente i maledetti fatti che mi hanno allontanato da Oxford e da me stesso.

Ripenso a lei, seppur senza volerlo, e per qualche istante dimentico di respirare.

Mike ha torto.

Se qualcuno ancora mi ama, è solo perché non conosce abbastanza di me da restarne raccapricciato, o perché, come lui, è troppo cieco per riconoscere il mostro che che abita il mio corpo.

E non merito la pace che ho trovato qui a Cambridge, non la ho mai meritata.

La Cariddi che mi abita lo sa bene, e non smette di ricordarmelo.

Sembra essere passata un'eternità quando Chip mi lascia, infine, di fronte al St. John's.

Come saluto, una semplice pacca sulla spalla e un sorriso paterno.

Gli sono grato per il suo silenzio, perché è anche il mio.

Ci sono momenti in cui il solo suono del battito d'ali di una farfalla sarebbe capace di provocarmi dolore.

Non controllo i miei piedi, che prendono, involontariamente, la direzione opposta rispetto a quella del St. John's.

Non so cosa mi aspetto di trovare, non so cosa sto cercando.

Non trovo sollievo nel bel volto di Jane Asher, quando mi apre la porta della sua camera, né nel suo sguardo preoccupato.

Ma lascio ugualmente che mi carezzi la guancia, con dolcezza, e che mi attiri a sé per tentare di mettere a tacere un dolore che non può conoscere.

Non pone alcuna domanda, si trattiene dall'ovvia tentazione di psicoanalizzarmi, e che leggo con chiarezza nei suoi occhi.

Si limita ad accogliermi tra le sue braccia e tra le sue gambe, e mi bacia la fronte quando una lacrima sfugge al controllo delle mie ciglia per schiantarsi sul suo viso.

Resto con lei finché non cala la notte, ad annegare il dolore nella dolcezza della sua carne, e mi rivesto solo ore dopo la scomparsa del sole.

Quando torno a casa, non so nemmeno che ore siano.

Apro la porta meccanicamente, come se non fossi altro che una marionetta nelle mani di qualcun altro, e come in un sogno sento la voce di Churchill provenire dal bagno.

All your dreams are made of strawberry lemonade
And you make sure I eat today, you take me walking to where you played when you were young

Sta canticchiando Talk Tonight degli Oasis, e sembra di buon umore.

I'll never say that I won't ever make you cry, and this I'll say I don't know why
I know I'm leavin' but I'll be back another day

Le mie labbra seguono istintivamente il contorno della melodia, e per qualche ragione concentrarmi su qualcosa di così semplice ha sulla mia psiche un effetto calmante.

I wanna talk tonight until the mornin' light 'bout how you saved my life

"Sei tornato"

Sussulto nel sentirlo così vicino.

Non mi sta guardando, il telefono in mano e le dita che digitano furiosamente quello che deve essere un messaggio destinato a Cyn.

È vestito in maniera casual, per essere Churchill: una felpa blu scuro, il colletto bianco di una t-shirt che fa capolino al di sotto, un paio di jeans.

"Stai uscendo?" chiedo, stupidamente.

Lui sorride, ancora con gli occhi chini sullo schermo, e solleva lo sguardo con l'ovvia intenzione di rispondere con qualcosa di meritatamente sarcastico.

Il suo sorriso, tuttavia, si spegne non appena incontra il mio viso.

"No" risponde allora, semplicemente, "Non sto uscendo"

E io non dovrei lasciarglielo fare, dovrei volerlo felice e lontano da me, dovrei scuotere la testa e sorridere, dire che sto bene e che non ho bisogno che lui rinunci a qualcosa che lo rende felice.

Ma tutto ciò che riesco a provare è una soffocante, dolcissima sensazione di sollievo.

Percorro in un istante la distanza che ci separa.

Per qualche strana ragione, gli abbracci tra me e Churchill sono terribilmente rari, ridotti a brevissime strette e concessi solo in occasioni eccezionali.

Ma non ho tempo di ragionarci mentre gli getto le braccia al collo, affondando il naso nel tessuto della sua felpa.

Lui ricambia l'abbraccio, dopo appena un attimo di esitazione, le sue braccia che si stringono intorno al mio corpo e le dita della sua mano destra che mi si allargano sulla nuca.

Non accenno a lasciarlo andare, e lui resta in silenzio, le sue dita che mi carezzano delicatamente i capelli e il suo profumo che mi invade le narici fino a intossicarmi.

"Stai bene?"

"No"

Non chiede altro, e io non avrei altro da dire.

Così mi limito a restare immobile, e a godere dell'unico luogo al mondo dove pare io possa trovare sollievo dal dolore: le braccia del mio migliore amico.

Potrei esistere semplicemente così, come un grumo di atomi tra le sue mani, e dimenticare di essere stato una volta un essere senziente.

Dimenticare le urla, le mie colpe, il dolore, gli incubi.

Dimenticare ciò che mi ha reso una persona che quelli come Mike o Churchill, come Shiva e Phineas, non dovrebbero amare.

Dimenticare la mia maledizione, il mio essere una sorta di Re Mida della polvere, questa capacità di distruggere tutto ciò che tocco.

Potrei restare semplicemente così, il calore del corpo di un altro che mi si irradia attraverso e che è l'unico diversivo al gelo che immagino dentro di me.

"Dammi solo un secondo" mormora invece Churchill, e allontana appena una mano per sfilarsi il telefono dalla tasca.

Allento la stretta su di lui per concedergli più spazio, obbediente, ma il suo braccio resta saldamente ancorato ai miei fianchi per tutto il tempo, il messaggio digitato con l'aiuto di una sola mano.

"D'accordo" prosegue, gettando distrattamente il cellulare sulla scrivania, "Hai bisogno di parlare?"

"No" ripeto, a bassa voce.

"E allora cosa-"

Gli premo una mano sulle labbra prima che possa terminare un'altra domanda.

"Sta' zitto, Church" supplico, e la mia voce suona molto più stanca di quanto dovrebbe, molto più disperata, "Ti prego. Sta' solo zitto"

Per una volta, obbedisce senza commentare.

L'orribile luce a led di camera nostra, dalle soffuse tinte giallastre, getta a terra delle ombre inquietanti, e tutto è semplicemente troppo.

Sfioro le dita di Churchill con le mie, prendo delicatamente la sua mano per guidarlo verso il letto.

Scalcio via le scarpe e mi infilo tra le coperte, trascinandolo al mio fianco. Il mio viso sepolto nella curva del suo collo, come se non dovesse più riemergerne, come se questo buio profumato potesse essere la sua eterna dimora.

La sensazione calmante delle sue dita che percorrono la mia schiena, le mie avvinghiate alla stoffa blu della sua felpa.

"Piccolo" sussurra, tra i miei capelli.

Forse neanche si accorge di averlo detto, o forse sono io che lo sto immaginando, ma entrambi lasciamo che quella parola si perda tra le ciocche scure dei miei capelli, che rotoli giù per la mia spina dorsale intaccando ogni singola vertebra.

Detesterei sentirmi piccolo di fronte a chiunque altro.

Ma, come sempre, con Churchill è diverso: lui è sempre l'eccezione.

Me la faccio andare bene, questa piccola parola che mi fa rabbrividire in modo stupido e arrossire contro la pelle del suo collo.

Mi andrebbe bene anche portarla ai massimi termini: diventare così minuscolo da poter vivere in una delle sue tasche, come un vecchio orologio o lo scontrino di un fast food.

Il dolore c'è ancora, ma è come se fosse fermo sulla soglia della porta, una enorme e immobile Cariddi.

Aspetta il momento in cui uscirò da questa mia dolce bolla per attaccarmi di nuovo, per incollarmisi al petto con i denti e vomitarmi addosso nuovi ricordi.

Ma, per ora, non le resta altro che ringhiare e raschiare i piedi a terra, impotente.

"Dimmi di cosa hai bisogno" mormora Churchill, sollevandomi delicatamente il mento con le dita, e il suono della sua voce fa quasi ridacchiare Cariddi.

Sta certamente pensando all'ironia della sorte, all'ironia della Fortuna nel mettermi accanto la persona che più sarò in grado di ferire, qualcuno a cui non potrò mai dire la verità senza avere la certezza di perderlo un attimo dopo.

Serro gli occhi, con forza, e torno ad affogare contro il suo corpo per mettere a tacere le risate immaginarie che affollano il mio cervello.

"Ho bisogno di smettere di esistere" confesso, semplicemente, "Almeno per qualche ora"

Churchill rafforza la stretta intorno a me, come se fossi destinato a sfuggirgli dalle dita come fumo.

"Questo non posso davvero permettertelo, ragazzino" sussurra, dolcemente.

Le sue labbra sfiorano appena l'attaccatura dei miei capelli.

"Però, se lo vuoi" aggiunge, "Per un po' possiamo esistere solo io e te"

Note

Aaa finalmente questo capitolo è finito!!

È stato difficilissimo da pensare e da scrivere, e anche abbastanza pesante da affrontare.

Povero Cass 💔

Btw una precisazione che avevo scordato nello scorso capitolo: Jimmie Nicol è il tizio che per qualche settimana sostituì Ringo in tour con i Beatles.

Per il resto, chissà cosa nasconde il nostro amico Cass :)))))))

E soprattutto, si chiarisce preliminarmente anche una questione importante: lui non ha intenzione di pensare troppo a ciò che Churchill rappresenta. E questo, semplicemente, perché sa di essere destinato a perderlo.

Sa che, nello stesso momento in cui conoscerà la verità, tutto sarà finito.

Quindi non è una sorpresa che non riesca a cogliere i segnali di ciò che stia succedendo. Anche se ne è cosciente, anche se qualcosa inizia forse a intuirla, per lui non ha la minima importanza.

Crede di non meritare amore in generale, e in particolare di non meritare quello di Churchill.

Vi sto spiegando troppe cose basta, troppe info mi rendono meno misteriosa.

Ps: ho trovato questa foto di John che ho fatto ricolorare a caso a un sito perché di farlo io non avevo la minima voglia e:


Questi capelli scompigliati 🥲 sei proprio il mio Church🤍

Also come sempre non rileggo perché sono PIGRA e a maggior ragione stavolta che il capitolo è stato un PARTO.

Segnalatemi eventuali errori e giuro che correggo.

Love you,

H. 🤍

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