I figli dei Samath

By Zhor-D

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Vincitore Wattys 2021 Il Samath stava per morire, ma gli fu dato il compito di guidare i suoi figli: i resh b... More

Guida alla Lettura
I Resh be'th
Proemio
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 32.1
Capitolo 32.2
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Premessa Approfondimenti
Mappa di Haksh
Calendario di Haksh
I culti di Haksh (prima parte)
I culti di Haksh (seconda parte)
Storia del Samath
La notte del giorno dopo
Alfabeti e Linguaggi
Appunti di Saho're - prima parte
Appunti Saho're - seconda parte
Appunti Saho're - terza parte
Per una pace perpetua tra i popoli
Eirikur e la creazione della Bozanj
Karak il muto, realizzatore dell'Areale esterno
Riconoscimenti

Capitolo 54

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By Zhor-D

7 Mo'gh Ahkoth 1842 – Sala spirale; Haksh

Quella mattina Hatsei si svegliò dopo essersi appena addormentato. Non aveva chiuso occhio e, come se non bastasse, il braccio destro continuava a morderlo. Le stecche con cui era stato fasciato si rivelarono inutili di notte e aveva pensato di bloccare la zona della rottura anche con delle cinture di cuoio. Fu una pessima idea che gli fece fare subito marcia indietro e cercare una posizione abbastanza comoda per riposarsi. Per lo meno lo aveva distratto dai suoi pensieri. 

Una voce possente bussò alla porta annunciando la sveglia.

Si alzò controvoglia. Prese una casacca pulita e se la infilò a fatica cercando di non dare soddisfazione al dolore con i suoi gemiti. Preferì pestare al suolo la sua frustrazione. Trovò Shoudhe nel corridoio della grotta. Era malconcio anche lui e l'espressione preoccupata in viso, che aggravava delle occhiaie già scavate, fu uno specchio per il licaone con cui riflettersi.

"Preside Shoudhe, volevo chiederle..."

"Non ora, ragazzo" fu subito bloccato con un gesto della mano. "Avremo modo di parlare."

Non lo guardò nemmeno, i suoi occhi, in attesa degli altri maturanti, si perdevano in quel cunicolo dove dei timidi raggi scansionavano il terreno.

Il giovane resh be'th voleva chiedergli molte cose riguardo il maturatore. La frase: "Quello non è Gharai" lo aveva turbato molto di più rispetto ai suoi compagni. Non capiva perché avesse dovuto fingere la propria morte e perché non avesse condiviso quel segreto con loro. Lo ripeteva sempre nelle sue lezioni:

"All'interno di questa stanza non deve esistere nessun segreto tra noi".

Cosa dobbiamo fare adesso io e Go'se?

Si massaggiò il braccio osservando la figura del governatore ancora marmorea e autorevole nonostante la spossatezza. Tra tutti i segreti condivisi, quello del ragazzo era uno dei pochi importanti che non vedeva l'ora di far sapere anche ai suoi amici. Il maturamento stava per finire e Gharai aveva chiesto ai suoi pupilli di non rivelarlo finché non avesse dato loro il consenso.

Quando Go'se uscì dalla sua stanza, stava per correre da Hatsei al solito modo, ma lui fece un cenno negativo che la bloccò immediatamente. La mangusta cercò quindi di arrestarsi simulando la presenza di un impaccio nel terreno. Shoudhe fece per aiutarla, ma vide che non era necessario, per cui le rivolse un veloce sorriso. Lo sguardo tra i due ragazzi fu un abbraccio pieno di conforto e paura. Hatsei si sentì in colpa, sia per non poterla salutare con un bacio come ogni mattina, sia per i numerosi graffi che si era procurata nell'ilham. Sapeva fosse un pensiero stupido, ma avrebbe voluto proteggerla anche in quel frangente.

Non appena gli altri furono nel corridoio, il rinoceronte disse poche parole invitandoli a seguirlo verso la sala spirale. Anche il resto della classe notò la preoccupazione del preside e furono ansiosi di sapere cosa avesse dovuto dirgli. La sera prima non avevano potuto confrontarsi sull'accaduto e, nonostante la voglia di risposte, nessuno aprì bocca per paura di distruggere quel silenzio, spontaneo e opprimente al tempo stesso, che si era creato nel percorrere quel tragitto familiare.

La sala spirale era luminosa come al solito e Shoudhe, se già appariva stanco e sbattuto, con quella luce sembrò un cadavere pieno di lividi violacei e notevolmente deperito. Percorse l'immensa chiocciola della stanza fino al punto più profondo e si sedette dove un ciclo prima c'era Gharai. Anche i ragazzi si accomodarono sui gradoni, negli stessi posti e pronti a una conversazione che si sarebbe trasformata, secondo loro, in una delle ultime lezioni.

"Non so se ve lo ha mai detto, ma sono stato il maturatore di Gharai. Tornare qui mi fa un certo effetto: lo vedo lì, accanto a voi, di nuovo ragazzo. Era molto talentuoso e particolare, di sicuro avrete notato la sua bizzarria." Si grattò un angolo della bocca. "Sapeva farsi volere bene... E per me era come un figlio. Voi come state?"

Le risposte dei ragazzi lasciarono Shoudhe desolato e turbato, non immaginava usassero parole come perplessità o amarezza, ma fu quello che fecero. Visibilmente spaesato, iniziò a indagare il perché avessero quelle sensazioni, anziché tristezza e dolore. La sua mente gli tirò un brutto scherzo, era come se avesse dimenticato il motivo per il quale fosse lì e che Gharai fosse morto lune fa: i ragazzi, con le loro risposte, glielo ricordarono. Aveva infatti immaginato dei possibili scenari di come potesse essere andato il loro maturamento e i suoi sospetti furono confermati.

La comunicazione non fu vista come un modo per relazionarsi all'altro, ma come una modalità per ricevere e fornire informazioni. Il presunto Gharai aveva reso quei ragazzi una sorta di informatori fin dall'inizio. Baharas aveva ragione, il maturatore che conoscevano era davvero stato ucciso da diverse lune.

"Anche se non capisco perché abbia dovuto fare tutta questa farsa se voleva tornare a casa" si sfogò Hatsei, pronto a eruttare e con un tono scocciato.

"Che vuoi dire?" Shoudhe fu sull'attenti.

"Prima dell'ilham ci disse di 'non credere e che la morte non è mai reale'. Sapevamo sarebbe tornato a casa per badare alla madre malata, ma questa pantomima poteva risparmiarsela: non ci ha detto nulla di tutto ciò."

"Dove vorresti andare a parare? Gharai non è morto?" Forse il ragazzo sapeva qualcosa, così Shoudhe volle scoprire il suo gioco.

"Il maturatore ha voluto fingere la sua morte. Ne sono sicuro io, noi e lo sa anche lei, preside Shoudhe." La classe annuì.

"Forse questa è la sua ultima lezione" esclamò il piccione Bhoeom ancora speranzoso, "non tutti i segreti si possono scoprire. Infatti, voi due siete stati fantastici" concluse riferendosi a Hatsei e Go'se.

Il rinoceronte stava brancolando nel buio e quei ragazzi erano completamente fuori dalla realtà per lui.

"Adesso basta!" Si alzò dalla sedia irritato e deluso. "Se non l'avete capito, il vostro maturatore è stato ucciso. Come fate a non vederlo? Chi sarebbe così pazzo da fingere la sua morte? Per andare via poi!" Si fermò per ritrovare la calma, ma non fu facile. Guardò i volti atterriti di tutti prima di continuare. "Scusatemi. Voi siete delle vittime e io non sono stato in grado di proteggervi, né come resh be'th né come governatore. Ma ora vi sto chiedendo di aiutarmi, la situazione è molto più seria di quello che immaginate e abbiamo bisogno di sapere più cose possibili."

La classe rimase in silenzio cercando qualcosa che potesse essere utile, ma nulla.

"Preside Shoudhe." Fu Go'se a parlare. "Gharai, o meglio, quello che credevamo fosse tale mi ha confessato qualcosa tramite la telepatia, ma ho paura che lei possa punirci." Fissava Hatsei, tremava nel dirlo e si fece ancora più piccola di quello che già era.

"Non ti preoccupare, non potrei mai punirti" la rassicurò Shoudhe, Hatsei le accennò un sorriso e lei continuò:

"Ha detto che era una cosa proibita, ma anche che era giusto farla, altrimenti le cose non sarebbero mai cambiate. Diceva che i limiti sono fatti per essere oltrepassati e che l'amore è il modo migliore per superarli: io credo che, in questo, lui avesse ragione, dopotutto".

Shoudhe rimase immobile temendo le parole che sarebbero seguite.

Il tempo si fermò: lo sguardo di lei era rivolto verso una persona sola e il rinoceronte capì immediatamente. Fu Hatsei a terminare il discorso, ma Shoudhe non ebbe bisogno di sentire nulla. La sua bocca si contorse in una smorfia di puro odio.

"Chi altro?" Puntò i ragazzi in attesa di risposta. "Chi altro è come loro?"

Hatsei e Go'se si scambiarono un'occhiata di terrore, la stessa che provarono al momento dell'ilham.

"Solo noi due, preside." Hatsei prese quel poco coraggio che aveva nel dirlo.

"Tutti fuori, tranne voi due." Il rinoceronte era molto più che furioso.

Non appena gli altri lasciarono la stanza, si alzò in piedi e camminò avanti e indietro reggendosi la fronte. In un raptus d'ira, scaraventò la sedia contro dei gradoni, riducendola in pezzi. I due resh be'th, per paura, si avvicinarono e si fecero forza tenendosi la mano.

"No! Allontanatevi immediatamente."

Una piccola lacrima sfuggì a Go'se, l'asciugò velocemente. Sapeva già cosa sarebbe successo loro e sperava con tutta sé stessa che ci potesse essere un'altra soluzione.

"Non voglio lasciarti" disse a Hatsei telepaticamente.

Shoudhe andò verso la sedia e la rialzò, in una mano aveva una delle gambe distrutte.

"L'ho rotta" disse tra sé ad alta voce.

Lasciò cadere il pezzo e si sedette sul primo gradone davanti a loro; le dita incrociate reggevano il suo mento pensieroso. Iniziò dentro di sé lo stesso discorso in mille modi diversi, alla fine decise di prenderlo da un'altra angolazione anche se non ne fu convinto. Abbandonò completamente l'impostore: ora doveva pensare a quei due ragazzi.

"Hatsei, Go'se, conoscete gli Zale'dh?" chiese voltandosi verso i due che fecero no col capo, mentendo. "Sono dei resh be'th, come noi. Però hanno fatto una scelta di vita molto differente e pericolosa." Si domandò più volte se fosse stato necessario dirlo, mettersi a nudo forse avrebbe fatto capire ai ragazzi che comprendeva ciò che stavano vivendo, ma non gli andava giù il fatto di dover ricorrere nuovamente a lui per risolvere una situazione critica.

"Mio fratello è uno di loro e, nonostante gli voglia un gran bene, spero con tutto il cuore per voi che non dobbiate incontrarlo. C'è ancora tempo per rimediare."

Si sedette a fianco a loro, non era un governatore o un maturatore, era un padre.

"Quando aveva la vostra età, iniziò a provare qualcosa per una gazzella del nostro paese. Si chiamava Bhera'l, ma non appena i nostri maturatori si accorsero della loro relazione, li obbligarono a lasciarsi altrimenti avrebbero dovuto esiliarli." Fece una pausa per guardarli intensamente. "Lui e lei non ascoltarono. All'epoca ero giovane e, nonostante sapessi fosse sbagliato, non ne capivo il motivo. I nostri maturatori furono molto duri e non diedero nessuna spiegazione al riguardo: ora li comprendo."

Volle prendere le mani di entrambi.

"Ragazzi, l'unione tra due resh be'th di specie diverse non porta a niente di buono, anzi non porta proprio a niente. Sono consapevole del fatto che ora vi sembrerò l'essere più crudo, insensibile e meschino che sia mai apparso su Haksh, ma... Vi sto parlando con il cuore in mano: lasciatevi. Per favore, lasciatevi. L'Eternità ha bandito un'unione di questo tipo fin dalla sua esistenza e non..."

"E non me ne frega niente dell'Eternità!"

Hatsei si lasciò andare a un pianto nervoso e ritirò la mano da quella del rinoceronte; Go'se fissava in silenzio il pavimento lottando con sé stessa per non implodere.

"So come ti senti, ragazzo, ma..."

"No, lei non lo sa come mi sento, e non siamo stupidi. Sappiamo che questa cosa è vista come sbagliata, ma perché? Se l'è mai chiesto? Abbiamo preso informazioni, proprio come ci ha detto il nostro maturatore... O quello che è. Conosciamo ogni cosa. Gli Zale'dh. L'Eternità. Il fatto che non possiamo avere figli e il fatto che la grande guerra sia scoppiata con questo pretesto. 'La nascita di un resh be'th mostruoso'. Ma per favore! La verità è che se ogni resh be'th amasse veramente chi vuole, e non chi viene scelto dalla propria famiglia, i ge'th e quindi l'Eternità, avrebbero meno sudditi da ammaestrare. E questo non può tollerarlo."

Ogni parola pronunciata da Hatsei fu per Shoudhe come rivivere il discorso del fratello molti anni prima. Fu confuso, non riconobbe se quello che provava fosse nostalgia o amarezza.

"Anche lui disse le stesse cose... Senza la parte della grande guerra: non la conosceva. Ciò che dici è vero, l'Eternità e i ge'th crollerebbero. Se tutti però amassimo resh be'th di specie diverse, non esisterebbero più resh be'th. Pensateci, in fondo è contro natura."

"La nostra stessa nascita è contro natura" ribatté il licaone determinato.

Un sorriso triste nacque spontaneo sul viso del rinoceronte. Rimase in silenzio per alcuni secondi e provò a convincerli in un altro modo.

"Sapete anche in cosa consiste l'esilio?" I due non si mossero minimamente. "Uscirete dal ge'th e dalla Bozanj, la vostra famiglia sarà informata della cosa e verrà consigliato loro di mentire dicendo agli altri che siete morti. Se vi avvicinerete a un ge'th sarete visti come criminali e chiunque potrebbe uccidervi rimanendo impunito. Dovrete rinunciare ai vostri sogni, alle vostre amicizie, al vostro futuro. Vivrete alla giornata cercando di sopravvivere in quell'inferno che è ora il mondo là fuori. Voi non l'avete ancora visto, non sapete ciò che c'è al di là, ma fidatevi: è spaventoso. Siete davvero sicuri che ne valga la pena?"

Iniziò a mentire, pur di risparmiargli quella vita, avrebbe fatto il possibile per salvarli da ciò che era stato scritto per loro. Si odiò, ma sapeva che era per il loro bene.

"Molti si sono pentiti della scelta fatta, alcuni hanno trovato la vera compagna tra gli Zale'dh, ma nessuna di queste coppie ha mai voluto avere figli. Non volevano fargli patire l'orrore che stavano passando. So che è difficile accettare una cosa del genere, ma credetemi quando dico che ne va della vostra vita. Hatsei, Go'se, datemi retta. Terminate il maturamento e accogliete il vostro futuro, il vostro vero futuro."

Go'se, che era stata in silenzio fino a quel momento, disse tra le lacrime:

"Io amo Hatsei. Ma ho paura... Tutto questo mi spaventa e non so come comportarmi. La nostra... Io non voglio che rinunci al suo sogno per me, è troppo importante. Non so se riuscirei mai a perdonarmi se non potesse realizzarlo. Forse abbiamo..."  

"Go'se, ma che dici? Il mio sogno, senza di te, non ha senso. Però non voglio farti soffrire... Mi sento uno stupido a essere stato fregato così. Voglio che tu sia felice... E non che stia male per colpa mia, sei la cosa più bella che mi sia capitata..." e lo sarai sempre.

Non smetterò mai di amarti.

Si abbracciarono intensamente, era il loro ultimo gesto d'affetto.

"Immagino quanto possa esservi costato, ma avete fatto la scelta giusta, ragazzi. Con il tempo, riuscirete a rendervene conto." Shoudhe tirò un pesante e insoddisfacente sospiro di sollievo.

Ci fu uno sguardo giovane e maturo, che avvolge e scalda, che protegge e incoraggia. Uno sguardo che avvisa che è giunto il momento. 

"Affronteremo l'esilio insieme." La loro determinazione fu cristallizzata nelle iridi.

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